In merito a questo episodio sconvolgente, perfettamente censurato da
tutti i "nostri" mass-media, si veda anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2997
http://resistance.chiffonrouge.org/article.php3?id_article=291
http://groups.yahoo.com/group/decani/message/77934
e le foto su:
http://www.novosti.co.yu/zlocin.htm
http://www.antic.org/KLA
http://www.kosovo.com/kla_decapit.jpg
http://www.kosovo.com/kla_decapit.pdf
---
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose4a21.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 21-01-04
Nuova testimonianza dei crimini perpetrati dall’UCK in Kosovo
“Così, non temete la gente. Qualsiasi cosa sia ora coperta sarà
scoperta, ed ogni segreto verrà reso noto.” (Mt 10:26)
Il resoconto sconvolgente dei fatti qui descritti, che era stato
pubblicato dal Vecernje Novosti Daily il 3 novembre, era già stato
confermato all’ERP KIM Info Service dai più alti delegati della KFOR e
dell’UNMIK. A causa dell’indagine e della mancanza di informazioni
specifiche (nominativi dei perpetratori, vittime e foto) ERP KIM non ha
pubblicato questa notizia, in attesa del termine delle indagini e della
relazione ufficiale della polizia UNMIK. Tuttavia, pare che i
particolari della vicenda siano trapelati da fonti UNMIK al quotidiano
di Belgrado Vecernje Novosti, che ne ha pubblicato il testo, le
fotografie e altri dettagli specifici. Siccome la vicenda è divenuta
pubblica, giudichiamo importante presentare ai nostri lettori la
traduzione inglese.
Da quanto è stato appreso dall’ERP Kim, in seguito alla ricerca di una
delle case albanesi nel villaggio di Prilep nella municipalità Decani,
il team investigativo della polizia ONU ha rilevato un album di
fotografie del tempo di guerra, in parte risparmiato dalle fiamme di un
incendio. Parecchi fra questi documenti, lasciati intatti dal fuoco,
mostravano crimini perpetrati dall’UCK. Le fotografie-trofeo ritraevano
teste mozzate di serbi e corpi mutilati, la cui modalità di esecuzione
risultava analoga alle fotografie-trofeo dei moujaheddin provenienti da
Bosnia, Cecenia ed altrove. Purtroppo, la decapitazione in quanto
metodo omicida non era infrequente nei conflitti bosniaci e nemmeno in
quelli kosovari. Il corpo di Fr. Chariton Lukic, monaco del monastero
dei Santi Arcangeli rapito dai terroristi dell’UCK nel luglio 1999
nelle strade di Prizren è stato trovato un anno più tardi privo di
testa.
L’Info Service di RP KIM ha appreso che sulla base di tali documenti
fotografici lo speciale team investigativo ha varato un’inchiesta
approfondita, la quale ha condotto all’identificazione di gran parte
degli uomini in uniforme UCK. L’organizzazione per i serbi dispersi è
stata inoltre coinvolta nell’identificazione delle vittime serbe
comparse nelle fotografie. Pare che le fotografie sotto accusa siano
state scattate nei dintorni di Decani (in aprile o maggio 1999).
Secondo le affermazioni rilasciate all’ERP KIM da una fonte
internazionale che ha richiesto l’anonimato, alcuni banditi dell’UCK
apparsi in fotografia occupano tuttora posizioni nei Kosovo Protection
Corps, un’organizzazione capeggiata dal “Generale” Agim Checku, di
recente arrestato in Slovenia sotto mandato di cattura Interpol, ed
inspiegabilmente rilasciato il giorno seguente su istanza speciale del
capo dell’UNMIK Sig. Hari Holkeri.
Nell’area Decani-Pec, le Unità UCK operavano sotto il comando di Ramush
Haradinaj, leader politico in carica del Partito AKK. Suo fratello Daut
Haradinaj, che occupava una posizione di preminenza all’interno
dell’UCK (egli è infatti divenuto un “generale”) è stato condannato lo
scorso anno a parecchi anni di prigione, insieme ad alcuni altri membri
precedenti dell’UCK (il cosiddetto gruppo Dukagjini) per crimini
commessi contro gli albanesi dissidenti del Kosovo. I fratelli
Haradinaj sono anche sospettati di avere sostenuto la ribellione
dell’etnia albanese del 2001 nella confinante Macedonia. Negli ultimi
due anni, numerosi testimoni albanesi del Kosovo che hanno accettato di
cooperare con la polizia UNMIK sul caso Haradinaj sono stati
assassinati o vittime di minacce. Uno dei testimoni chiave è stato
Tahir Zemaj, appartenente ai leaders dell’etnia albanese ribelle e
rivale (FARK), e stretto alleato del presidente del Kossovo Ibrahim
Rugova. Zemaj è stato ucciso nel 2002. Non uno solo fra questi
assassinii misteriosi di potenziali testimoni contro gli “eroi”
dell’UCK è stato mai delucidato dalla polizia.
Non è un segreto che oltre ai numerosi serbi del Kosovo uccisi dall’UCK
nel corso e dopo il conflitto armato del 1999 vi furono anche albanesi
dissidenti del Kosovo, in gran parte sostenitori di gruppi politici
rivali e di clan mafiosi, che furono uccisi oppure rapiti. L’articolo
seguente, pubblicato dal Vecernje Novosti getta un’ulteriore luce sui
nefandi crimini commessi dall’”esercito di Liberazione Kosovaro”. L’ERP
KIM non è riuscito nell’impresa di venire a conoscenza di quanto le
indagini su questo specifico atto criminoso siano progredite, ma
risulta incontestabile che le strutture UNMIK e KFOR possiedono
evidenze e dimostrazioni più che sufficienti riguardo ai crimini
dell’UCK e sul loro successore post-bellico “Corpo di Protezione
Kosovaro”. Come l’Info Service dell’ERP KIM ha appreso da una fonte non
ufficiale dell’UNMIK, la ragione per cui tali informazioni non vengono
rese note è il timore di un possibile conflitto con le strutture
dell’UCK che operano tuttora in Kosovo sotto nomi e modalità differenti.
Rivelare la verità di questo crimine dell’UCK costituisce un’ulteriore
promemoria indirizzato al Tribunale dell’Aia ed alla comunità
internazionale della realtà dei molti crimini bellici e post-bellici in
Kosovo che richiedono indagini urgenti. Tale necessità richiede
particolare sollecitudine, poiché gli iniziatori e gli ideologi di
questa campagna di terrore controllano tuttora la scena politica in
Kosovo, impedendo qualunque progresso tendente alla costituzione di una
società multietnica e democratica. Se tutto si svolgerà come
auspichiamo, sapremo un giorno la verità circa tutti i 960 serbi che
furono assassinati dopo il termine del conflitto armato, nonostante la
presenza della Missione ONU e la guida dei peacekeepers NATO.
Ufficio redazionale ERP KIM (Kosovo Methoija) - Novembre 2003
Traduzione a cura di Enrico Vigna ( Assoc. SOS Yugoslavia)
tutti i "nostri" mass-media, si veda anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2997
http://resistance.chiffonrouge.org/article.php3?id_article=291
http://groups.yahoo.com/group/decani/message/77934
e le foto su:
http://www.novosti.co.yu/zlocin.htm
http://www.antic.org/KLA
http://www.kosovo.com/kla_decapit.jpg
http://www.kosovo.com/kla_decapit.pdf
---
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose4a21.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 21-01-04
Nuova testimonianza dei crimini perpetrati dall’UCK in Kosovo
“Così, non temete la gente. Qualsiasi cosa sia ora coperta sarà
scoperta, ed ogni segreto verrà reso noto.” (Mt 10:26)
Il resoconto sconvolgente dei fatti qui descritti, che era stato
pubblicato dal Vecernje Novosti Daily il 3 novembre, era già stato
confermato all’ERP KIM Info Service dai più alti delegati della KFOR e
dell’UNMIK. A causa dell’indagine e della mancanza di informazioni
specifiche (nominativi dei perpetratori, vittime e foto) ERP KIM non ha
pubblicato questa notizia, in attesa del termine delle indagini e della
relazione ufficiale della polizia UNMIK. Tuttavia, pare che i
particolari della vicenda siano trapelati da fonti UNMIK al quotidiano
di Belgrado Vecernje Novosti, che ne ha pubblicato il testo, le
fotografie e altri dettagli specifici. Siccome la vicenda è divenuta
pubblica, giudichiamo importante presentare ai nostri lettori la
traduzione inglese.
Da quanto è stato appreso dall’ERP Kim, in seguito alla ricerca di una
delle case albanesi nel villaggio di Prilep nella municipalità Decani,
il team investigativo della polizia ONU ha rilevato un album di
fotografie del tempo di guerra, in parte risparmiato dalle fiamme di un
incendio. Parecchi fra questi documenti, lasciati intatti dal fuoco,
mostravano crimini perpetrati dall’UCK. Le fotografie-trofeo ritraevano
teste mozzate di serbi e corpi mutilati, la cui modalità di esecuzione
risultava analoga alle fotografie-trofeo dei moujaheddin provenienti da
Bosnia, Cecenia ed altrove. Purtroppo, la decapitazione in quanto
metodo omicida non era infrequente nei conflitti bosniaci e nemmeno in
quelli kosovari. Il corpo di Fr. Chariton Lukic, monaco del monastero
dei Santi Arcangeli rapito dai terroristi dell’UCK nel luglio 1999
nelle strade di Prizren è stato trovato un anno più tardi privo di
testa.
L’Info Service di RP KIM ha appreso che sulla base di tali documenti
fotografici lo speciale team investigativo ha varato un’inchiesta
approfondita, la quale ha condotto all’identificazione di gran parte
degli uomini in uniforme UCK. L’organizzazione per i serbi dispersi è
stata inoltre coinvolta nell’identificazione delle vittime serbe
comparse nelle fotografie. Pare che le fotografie sotto accusa siano
state scattate nei dintorni di Decani (in aprile o maggio 1999).
Secondo le affermazioni rilasciate all’ERP KIM da una fonte
internazionale che ha richiesto l’anonimato, alcuni banditi dell’UCK
apparsi in fotografia occupano tuttora posizioni nei Kosovo Protection
Corps, un’organizzazione capeggiata dal “Generale” Agim Checku, di
recente arrestato in Slovenia sotto mandato di cattura Interpol, ed
inspiegabilmente rilasciato il giorno seguente su istanza speciale del
capo dell’UNMIK Sig. Hari Holkeri.
Nell’area Decani-Pec, le Unità UCK operavano sotto il comando di Ramush
Haradinaj, leader politico in carica del Partito AKK. Suo fratello Daut
Haradinaj, che occupava una posizione di preminenza all’interno
dell’UCK (egli è infatti divenuto un “generale”) è stato condannato lo
scorso anno a parecchi anni di prigione, insieme ad alcuni altri membri
precedenti dell’UCK (il cosiddetto gruppo Dukagjini) per crimini
commessi contro gli albanesi dissidenti del Kosovo. I fratelli
Haradinaj sono anche sospettati di avere sostenuto la ribellione
dell’etnia albanese del 2001 nella confinante Macedonia. Negli ultimi
due anni, numerosi testimoni albanesi del Kosovo che hanno accettato di
cooperare con la polizia UNMIK sul caso Haradinaj sono stati
assassinati o vittime di minacce. Uno dei testimoni chiave è stato
Tahir Zemaj, appartenente ai leaders dell’etnia albanese ribelle e
rivale (FARK), e stretto alleato del presidente del Kossovo Ibrahim
Rugova. Zemaj è stato ucciso nel 2002. Non uno solo fra questi
assassinii misteriosi di potenziali testimoni contro gli “eroi”
dell’UCK è stato mai delucidato dalla polizia.
Non è un segreto che oltre ai numerosi serbi del Kosovo uccisi dall’UCK
nel corso e dopo il conflitto armato del 1999 vi furono anche albanesi
dissidenti del Kosovo, in gran parte sostenitori di gruppi politici
rivali e di clan mafiosi, che furono uccisi oppure rapiti. L’articolo
seguente, pubblicato dal Vecernje Novosti getta un’ulteriore luce sui
nefandi crimini commessi dall’”esercito di Liberazione Kosovaro”. L’ERP
KIM non è riuscito nell’impresa di venire a conoscenza di quanto le
indagini su questo specifico atto criminoso siano progredite, ma
risulta incontestabile che le strutture UNMIK e KFOR possiedono
evidenze e dimostrazioni più che sufficienti riguardo ai crimini
dell’UCK e sul loro successore post-bellico “Corpo di Protezione
Kosovaro”. Come l’Info Service dell’ERP KIM ha appreso da una fonte non
ufficiale dell’UNMIK, la ragione per cui tali informazioni non vengono
rese note è il timore di un possibile conflitto con le strutture
dell’UCK che operano tuttora in Kosovo sotto nomi e modalità differenti.
Rivelare la verità di questo crimine dell’UCK costituisce un’ulteriore
promemoria indirizzato al Tribunale dell’Aia ed alla comunità
internazionale della realtà dei molti crimini bellici e post-bellici in
Kosovo che richiedono indagini urgenti. Tale necessità richiede
particolare sollecitudine, poiché gli iniziatori e gli ideologi di
questa campagna di terrore controllano tuttora la scena politica in
Kosovo, impedendo qualunque progresso tendente alla costituzione di una
società multietnica e democratica. Se tutto si svolgerà come
auspichiamo, sapremo un giorno la verità circa tutti i 960 serbi che
furono assassinati dopo il termine del conflitto armato, nonostante la
presenza della Missione ONU e la guida dei peacekeepers NATO.
Ufficio redazionale ERP KIM (Kosovo Methoija) - Novembre 2003
Traduzione a cura di Enrico Vigna ( Assoc. SOS Yugoslavia)