Fascio, fascino, fassino
1. Premessa
2. Lettere a "Liberazione"
3. La Camera inventa la giornata del ricordo
4. Foibe. Rizzo: i DS rispettino chi e' ancora antifascista
5. Intervista di Armando Cossutta al Corsera
1. Premessa
In seguito alla virata neo-irredentista e nazionalista degli esponenti
DS (vedi: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3167
) si e' scatenato un coro acceso di proteste, del quale cerchiamo di
dare conto in questo messaggio.
Preme sottolineare che tutto e' cominciato con le infami dichiarazioni
di Fassino, il quale in una conferenza stampa pubblica a Trieste lo
scorso 5 febbraio ha detto testualmente che l'aggressione fascista alla
Jugoslavia non poté giustificare né la perdita dei territori [SIC] né
l'esodo degli istriani. Nella lettera inviata alla federazione degli
esuli, distribuita nel corso della conferenza stampa, così invece si
legge: "il PCI sbagliò perché non avvertì le tragiche conseguenze
dell'espansionismo slavo, che nel vivo della lotta antifascista si era
manifestato in comportamenti e linguaggi propri delle contese
territoriali e nazionalistiche presenti da decenni in quelle terre".
Nazionalismo revanscista, dunque, nel riferimento alle terre
ingiustamente perdute, oltreche' scandaloso revisionismo storico,
quello di Fassino, secondo il quale il PCI sbagliò a vedere la vicenda
come una lotta tra destra e sinistra, perché andrebbe invece letta come
una delle manifestazioni di quel nazionalismo pericoloso che ha
prodotto tante sofferenze in questa parte dell'Europa e che torna a
risorgere ogni tanto come s'è visto nel decennio scorso nei Balcani...
Un altro riferimento scandaloso, razzistico e depistante, questo alla
recente guerra fratricida ed imperialista in Jugoslavia, guerra alla
quale Fassino ha peraltro partecipato attivamente da esponente del
governo D'Alema nel 1999.
Dopo avere dato spettacolo in questa maniera scandalosa a Trieste, gli
esponenti del nazionalismo italiano di marca diessina hanno coronato
l'opera votando in Parlamento a favore della istituzione di una
"giornata della memoria" slavofoba ed irredentista.
(a cura di Italo Slavo)
2. Lettere a "Liberazione"
da "Liberazione", 10/2/2004:
L'Istria? Fassino parli con i partigiani
Io che in Jugoslavia ho combatturto...
Caro Curzi, sono veramente addolorato e avvilito per la posizione
assunta da Fassino sull'Istria. Vorrei che compagni come te facessero
sentire la loro voce. Io ho da un pezzo passato gli ottantanni e sono
davvero troppo stanco e non oso telefonare all'"Unità" dalla mia casa
di riposo, perché ho la voce poco chiara e ho paura che mi prendano per
un vecchio rincitrullito. Ho combattuto in Jugoslavia prima col Regio
esercito, poi dopo l'8 settembre dalla parte giusta, con la mia
divisione Garibaldi. So quindi valutare il male che noi italiani
abbiamo fatto a quelle genti. Per fortuna ci siamo riscattati con la
Resistenza, ma ora i nostri dirigenti, anzi i politici di tutti i
colori, vorrebbero farci vergognare sostenendo cose non vere. Ma
Fassino, quando era nel Pci non ha parlato mai con i compagni di
Trieste? Non ha mai letto nulla sulla violenza del fascismo contro gli
slavi? Caro Curzi, tu che ancora hai potere e capacità di farti sentire
grida la verità.
Umberto Rosa Verbania
Fiume o morte!
Caro direttore, cerco ogni giorno di seguire su Internet "Liberazione"
e "l'Unità", mentre compro "Il Corriere" e "la Repubblica" che qui si
vendono come sai normalmente. L'Italia, purtroppo anche quella di
sinistra, mi sembra dominata da una smania di revisionismo e
rivendicazionismo territoriale: vogliamo tornare a Fiume? Vogliamo fare
autocritica per aver giustiziato Mussolini?
Adolfo Melis (Francia) via e-mail
Ho passato il pomeriggio della domenica a leggere o rileggere tutto
quello che avevo sottomano sulla occupazione italiana delle terre
dell'altra sponda dell'Adriatico. Ho anche trovato delle lettere di
condannati a morte dal Tribunale speciale fascista negli anni intorno
al 1930. Suggerisco a Fassino, e a tutti coloro che con eccessiva
disinvoltura sembrano scoprire all'improvviso il dolore e il dramma di
quelle terribili pagine di storia pure tanto recente, di studiare un
po' meglio i fatti. (a. c.)
da "Liberazione", 11/2/2004:
Le responsabilità del fascismo
Caro Curzi, il governo e parte dell'opposizione hanno deciso di
dedicare la giornata del 10 febbraio alla memoria dell'esodo degli
italiani dall'Istria e da Fiume dopo la seconda guerra mondiale. Io
sono nipote di esuli fiumani che hanno vissuto in prima persona quel
drammatico evento e voglio testimoniare le enormi responsabilità
dell'Italia fascista in quei fatti. Mio nonno e mio zio hanno
assaggiato la deportazione in Germania dopo essere stati arrestati a
Fiume dalle milizie fasciste con l'accusa di appartenere alla "razza
slava". Molti italiani di Fiume e dell'Istria, infatti, erano
considerati dal regime una razza ibrida. E' bene non dimenticare la
campagna di odio e di intolleranza che il fascismo ha alimentato contro
gli slavi.
Alexis Paulinich Cremona
Italiani dell'Istria e opportunisti nostrani
Signor direttore, che schifo questo piangere, dopo oltre mezzo secolo,
sugli italiani dell'Istria. L'opportunismo politico degli ex-post mai
comunisti (oggi bianchi come le margherite) fa da coro agli ex-post mai
fascisti (oggi dipinti di azzurro). Si scoprono le tombe, ma non si
levano i morti, altrimenti poveri Fassino, Fini, eccetera.
Oreste Belli via e-mail
3. La Camera inventa la giornata del ricordo
da "Liberazione", 12/2/2004
Foibe, il giorno senza memoria
No, non ricordano proprio. La cartolina del "giorno del ricordo" ritrae
gli onorevoli di Alleanza nazionale in festa. Anche Francesco Storace
brinda, sia pure a distanza, con i colleghi amici/nemici di partito.
Succede che le vittime delle foibe saranno ricordate come «solo un
governo di destra può fare», parola del presidente del Lazio. La Camera
approva a larga maggioranza la proposta di legge che istituisce, per il
10 febbraio, il "giorno del ricordo". «Abbiamo costretto la sinistra a
fare i conti con la storia e spero che al Senato si faccia presto ad
approvare definitivamente la legge - dice ancora Storace - Anche perché
ci sono altre cose di cui chiedere conto...». L'Ulivo unito sì no forse
risfodera l'ormai celebre senso di responsabilità. Che tristezza.
An, che considera questo provvedimento una vittoria politica, dà il
via libera ai suoi parlamentari. Roberto Menia conclude la
dichiarazione di voto tra le lacrime (anche i nazional alleati
piangono): «L'Italia compie un gesto di riconciliazione e di giustizia.
Saldiamo un debito che abbiamo, un tributo agli infoibati». Solo quelli
italiani naturalmente, perché la memoria della destra è assai
selettiva. Franco Anedda è felice, felice, felice. Così felice che
cambierebbe la camicia nera con una rosa. Che cosa è la storia? «Felice
per i congiunti delle vittime delle foibe, felice perché questo è
l'ennesimo atto di pacificazione e felice per Menia che ha portato
avanti fortemente questa battaglia. Ma ciò che veramente mi soddisfa è
l'applauso finale con la quale la camera quasi all'unanimità ha accolto
il risultato delle votazioni». Piero Fassino si lascia trasportare
dall'emozione: «Noi non compiamo nessuna abiura, non siamo in contrasto
con la nostra identità che si fonda sui valori di libertà, pace e
democrazia». Ugo Intini dello Sdi è d'accordo con il segretario dei Ds,
e questa è una notizia (brutta, ndr). «Oggi non ci divide più il
passato, ma ci uniscono il presente e il futuro». Mah. Un risultato
«positivo» anche per Marco Boato del gruppo misto, che definisce il
voto di questa legge «un fatto storico da parte di tutto il Parlamento
italiano». Un fatto storico. Per Ettore Rosato della Margherita è
«importante che il dolore e il rispetto di quei fatti venga tenuto
presente dal Parlamento». Tiziana Valpiana spiega il no di Rifondazione
comunista. «Sulle Foibe - dice - si tenta un'interpretazione storica
distorta in chiave prevalentemente anticomunista». «Ci eravamo
predisposti ad un atteggiamento di confronto, sia pure critico, sulle
proposte e sulle modalità con cui si chiedeva un riconoscimento ai
parenti delle vittime degli infoibati - aggiunge Franco Giordano - Ciò
qualora il provvedimento avesse avuto quale oggetto solo il
riconoscimento ai parenti aprendo, per questa via, una luce su errori
ed orrori prodotti in Venezia Giulia tra la guerra e il primo
dopoguerra, ma le proposte emendative cambiano la natura del
provvedimento». Bersaglio centrato.
I voti a favore sono stati 502, 15 quelli contrari, e 4 gli astenuti.
Contro hanno votato Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.
Favorevoli, invece, tutti gli altri gruppi parlamentari. Il
provvedimento, che dovrà passare al vaglio del Senato per il via libera
definitivo, istituisce per il 10 febbraio il giorno del ricordo. Una
pacificazione senza memoria, e a senso unico. (f. n.)
4. FOIBE. RIZZO: I DS RISPETTINO CHI È ANCORA ANTIFASCISTA
dal sito www.comunisti-italiani.it
Ufficio stampa
Roma, 9 febbraio 2004
La scelta delle destre e dei Ds di proclamare il 10 febbraio come
seconda giornata della memoria suscita non pochi
interrogativi. Ci interroghiamo sul fatto che questo non
rappresenti una negazione dell'unicità della Shoa
rappresentata dalla giornata della memoria del 27
gennaio. Ma quello che stupisce di più è ciò che ha
detto Fassino a Trieste per i suoi giudizi liquidatori
nei confronti della politica del Pci sposando le tesi estreme della
destra anticomunista, con una banalizzazione del passato
degna del linguaggio della guerra fredda. La condanna di
Fassino è per tutti: Togliatti, Longo, Vidali,
Berlinguer, Natta e per tutti i comunisti triestini e
friulani che, per decenni, hanno lavorato per superare
le antiche contrapposizioni e creare in quelle zone
condizioni di pace e convivenza.
Iniziative, come queste tendono ad eccitare e dividere
gli animi. Non sono quindi di nessuna utilità. Ai Ds, ed
in particolare al loro segretario piemontese Marcenaro
che offende il presidente partigiano Armando Cossutta,
chiediamo solo maggior rispetto per chi resta
orgogliosamente comunista e coerentemente antifascista.
5. Intervista di Armando Cossutta al Corsera
dal sito www.comunisti-italiani.it
"Cari Fassino e Violante, io a Togliatti dedicherei ancora
una via"
Marco Cianca
Roma, 10 febbraio 2004
Un vecchio comunista togliattiano. Armando Cossutta, 78 anni, ha
il pregio della coerenza. Non rinnega e non rivede alcunché.
Anzi, accusa i dirigenti Ds di "inaccettabile revisionismo
storico" e di "vera e propria abiura". Il pubblico
atto di contrizione per la tragedia delle foibe e dell'esodo
dall'Istria proprio non gli va giù. E' stata la goccia
che ha fatto traboccare il vaso. L'ultimo capitolo di
un'opera di demonizzazione del Pci e del "Migliore" che,
a suo dire, porta acqua solo al mulino della destra.
"Ha cominciato Luciano Violante - argomenta - con le sue
affermazioni sulla Repubblica di Salò".
Violante ha invitato a capire per quale ragione migliaia di ragazzi
e ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono con
Salò. Perché lo critica? I morti, partigiani o
repubblichini, sono tutti uguali e tutti meritano
rispetto. Altrimenti il nostro Paese non riuscirà mai ad
avere una memoria condivisa.
"Il rispetto per i morti è assoluto. Ma non si possono
confondere i carnefici con le vittime. Lo ritengo un grave errore,
storico e politico. Quei ragazzi fucilavano, facevano i
rastrellamenti, portavano via intere famiglie. Ed erano
al servizio di un'occupazione straniera, quella nazista.
Non era in corso una guerra civile ma una guerra di
liberazione".
Eppure gli storici ormai concordano nel dire che fu anche guerra
civile.
"No. E' una tesi fortemente contestata. La guerra civile avviene
all'interno di una medesima società, non quando c'è
un occupante straniero, in questo caso la Germania nazista. E da
un punto di vista storico la guerra di liberazione ha ridato
onore all'Italia".
Ma anche ragionando così non si possono condannare all'oblio
l'orrore delle foibe e la tragedia degli esuli istriani. E in
questo senso Violante e Fassino riconoscono gli errori
del Pci.
"Ho avuto una grande tristezza, un dolore particolare, un'amara
sorpresa nel vedere le loro dichiarazioni che rivelano mancanza
di documentazione e di conoscenza. Mio padre era
triestino e nella mia famiglia c'erano persone che
furono travolte da quella tragedia".
E allora perché non ritiene giusto ricordare le foibe?
"Le foibe sono esecrande. Su questo non ho dubbi, nessuno può
avere dubbi. Ma tutto deve essere collocato in una dimensione
storica. Non si può dire solo un pezzo della verità. Non
si può dimenticare la colonizzazione di quelle terre
voluta da Mussolini. Furono cambiati, italianizzati, i
cognomi delle persone e i nomi delle località. Fu
persino insediato a Lubiana un vicerè italiano. Non si
possono dimenticare gli eccidi di slavi compiuti dagli
ustascia e dai fascisti alleati dei tedeschi. E spero
che Fassino e Violante abbiano scorso le memorie di Dimitrov,
segretario generale dell'Internazionale comunista che era stata
sciolta nel '43 ma di fatto agiva ancora. Ebbene, Dimitrov
ricorda che l'Internazionale voleva dare Trieste a Tito
mentre Togliatti si battè perché questo non avvenisse. E
così fu. I dirigenti dei Ds non possono rifiutare la
propria storia".
Per questo parla di abiura?
"Sì. Provo amarezza e disorientamento di fronte ad affermazioni
perlomeno stravaganti. Walter Veltroni ha scritto in un libro di
non essere mai stato comunista. Piero Fassino giunge a
criticare l'operato di Berlinguer nei confronti di Craxi
e persino a sostenere che per non assistere al
fallimento della sua politica andò a cercarsi la morte.
Giuseppe Caldarola, che è un consigliere di D'Alema, ha
detto che il comunismo è incompatibile con la libertà. E
non si riferiva all'Unione Sovietica ma al comunismo in
quanto dottrina come piena e completa liberazione umana.
E' stato Marx a scrivere che la libertà di ognuno è
condizione per la libertà di tutti".
Ci risiamo con il Marx teorico contrapposto al comunismo reale?
"Il comunismo reale non c'è stato e non c'è da nessuna
parte".
Ma persino Fausto Bertinotti ha fatto un convegno sulle foibe.
"Che cosa ha a che fare lui con il comunismo? Bertinotti non
è mai stato comunista".
Lei difende un marchio di fabbrica per motivi elettorali...
"Non è così. La politica moderata dei Ds sta creando un
vuoto a sinistra. E non sono così presuntuoso e ridicolo
da pensare che lo possa riempire solo il mio partito.
Comunque quel vuoto va riempito. Ci sono mutazioni genetiche che
creano sconcerto e disaffezione. Possibile che il partito
comunista abbia sbagliato su tutto e che non ci sia una
cosa che abbia fatto bene? Spero che i dirigenti Ds
leggano il bel libro di Emanuele Macaluso che malgrado
le molte critiche, condivisibili o meno, e io con lui ho
polemizzato tante volte, conclude il suo lavoro con due
domande: cosa sarebbe stata l'Italia senza il Pci e cosa sarebbe
stato il Pci senza Togliatti?".
Lei è l'ultimo dei togliattiani?
"Spero che ci siano ancora milioni di togliattiani".
Ma quantomeno riconoscerà che il Pci stese un velo di
silenzio sulle foibe e sull'esodo.
"Ci fu un generale silenzio. Del Pci e della Democrazia cristiana.
Ci fu il silenzio di De Gasperi, che è morto troppo presto".
Voterà la legge per fare del 10 febbraio il giorno della
memoria degli esuli istriani?
"Vedrò di che si tratta. Non si può essere semplicistici.
Occorre che si valutino i pro e i contro, con molta obiettività".
Ma tra via Togliatti e via delle Foibe, lei quale strada sceglierebbe?
"Via Palmiro Togliatti".
Perché?
"Perché è stato uno dei padri della nostra Repubblica.
Ha saputo, malgrado le divergenze anche profonde, portare a compimento
assieme a personalità come Dossetti, la nostra
Costituzione. E con tutta la sua politica ha agito in
modo che non si arrivasse anche in Italia, come in
Grecia, ad una vera e propria guerra civile".
E' così difficile scrivere una storia condivisa? Eppure
anche Fini ha riconosciuto il fascismo come male assoluto.
"Facciamo attenzione. Fini non ha mai condannato esplicitamente
quella che io chiamo la repubblichetta di Salò. E poi la
storia la facciano gli storici. Violante non è uno storico.
Non si può usare il revisionismo in modo strumentale per
rincorrere i voti dei moderati. E da vecchio togliattiano
dico ai dirigenti dei Ds: fermatevi, fermatevi".
1. Premessa
2. Lettere a "Liberazione"
3. La Camera inventa la giornata del ricordo
4. Foibe. Rizzo: i DS rispettino chi e' ancora antifascista
5. Intervista di Armando Cossutta al Corsera
1. Premessa
In seguito alla virata neo-irredentista e nazionalista degli esponenti
DS (vedi: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3167
) si e' scatenato un coro acceso di proteste, del quale cerchiamo di
dare conto in questo messaggio.
Preme sottolineare che tutto e' cominciato con le infami dichiarazioni
di Fassino, il quale in una conferenza stampa pubblica a Trieste lo
scorso 5 febbraio ha detto testualmente che l'aggressione fascista alla
Jugoslavia non poté giustificare né la perdita dei territori [SIC] né
l'esodo degli istriani. Nella lettera inviata alla federazione degli
esuli, distribuita nel corso della conferenza stampa, così invece si
legge: "il PCI sbagliò perché non avvertì le tragiche conseguenze
dell'espansionismo slavo, che nel vivo della lotta antifascista si era
manifestato in comportamenti e linguaggi propri delle contese
territoriali e nazionalistiche presenti da decenni in quelle terre".
Nazionalismo revanscista, dunque, nel riferimento alle terre
ingiustamente perdute, oltreche' scandaloso revisionismo storico,
quello di Fassino, secondo il quale il PCI sbagliò a vedere la vicenda
come una lotta tra destra e sinistra, perché andrebbe invece letta come
una delle manifestazioni di quel nazionalismo pericoloso che ha
prodotto tante sofferenze in questa parte dell'Europa e che torna a
risorgere ogni tanto come s'è visto nel decennio scorso nei Balcani...
Un altro riferimento scandaloso, razzistico e depistante, questo alla
recente guerra fratricida ed imperialista in Jugoslavia, guerra alla
quale Fassino ha peraltro partecipato attivamente da esponente del
governo D'Alema nel 1999.
Dopo avere dato spettacolo in questa maniera scandalosa a Trieste, gli
esponenti del nazionalismo italiano di marca diessina hanno coronato
l'opera votando in Parlamento a favore della istituzione di una
"giornata della memoria" slavofoba ed irredentista.
(a cura di Italo Slavo)
2. Lettere a "Liberazione"
da "Liberazione", 10/2/2004:
L'Istria? Fassino parli con i partigiani
Io che in Jugoslavia ho combatturto...
Caro Curzi, sono veramente addolorato e avvilito per la posizione
assunta da Fassino sull'Istria. Vorrei che compagni come te facessero
sentire la loro voce. Io ho da un pezzo passato gli ottantanni e sono
davvero troppo stanco e non oso telefonare all'"Unità" dalla mia casa
di riposo, perché ho la voce poco chiara e ho paura che mi prendano per
un vecchio rincitrullito. Ho combattuto in Jugoslavia prima col Regio
esercito, poi dopo l'8 settembre dalla parte giusta, con la mia
divisione Garibaldi. So quindi valutare il male che noi italiani
abbiamo fatto a quelle genti. Per fortuna ci siamo riscattati con la
Resistenza, ma ora i nostri dirigenti, anzi i politici di tutti i
colori, vorrebbero farci vergognare sostenendo cose non vere. Ma
Fassino, quando era nel Pci non ha parlato mai con i compagni di
Trieste? Non ha mai letto nulla sulla violenza del fascismo contro gli
slavi? Caro Curzi, tu che ancora hai potere e capacità di farti sentire
grida la verità.
Umberto Rosa Verbania
Fiume o morte!
Caro direttore, cerco ogni giorno di seguire su Internet "Liberazione"
e "l'Unità", mentre compro "Il Corriere" e "la Repubblica" che qui si
vendono come sai normalmente. L'Italia, purtroppo anche quella di
sinistra, mi sembra dominata da una smania di revisionismo e
rivendicazionismo territoriale: vogliamo tornare a Fiume? Vogliamo fare
autocritica per aver giustiziato Mussolini?
Adolfo Melis (Francia) via e-mail
Ho passato il pomeriggio della domenica a leggere o rileggere tutto
quello che avevo sottomano sulla occupazione italiana delle terre
dell'altra sponda dell'Adriatico. Ho anche trovato delle lettere di
condannati a morte dal Tribunale speciale fascista negli anni intorno
al 1930. Suggerisco a Fassino, e a tutti coloro che con eccessiva
disinvoltura sembrano scoprire all'improvviso il dolore e il dramma di
quelle terribili pagine di storia pure tanto recente, di studiare un
po' meglio i fatti. (a. c.)
da "Liberazione", 11/2/2004:
Le responsabilità del fascismo
Caro Curzi, il governo e parte dell'opposizione hanno deciso di
dedicare la giornata del 10 febbraio alla memoria dell'esodo degli
italiani dall'Istria e da Fiume dopo la seconda guerra mondiale. Io
sono nipote di esuli fiumani che hanno vissuto in prima persona quel
drammatico evento e voglio testimoniare le enormi responsabilità
dell'Italia fascista in quei fatti. Mio nonno e mio zio hanno
assaggiato la deportazione in Germania dopo essere stati arrestati a
Fiume dalle milizie fasciste con l'accusa di appartenere alla "razza
slava". Molti italiani di Fiume e dell'Istria, infatti, erano
considerati dal regime una razza ibrida. E' bene non dimenticare la
campagna di odio e di intolleranza che il fascismo ha alimentato contro
gli slavi.
Alexis Paulinich Cremona
Italiani dell'Istria e opportunisti nostrani
Signor direttore, che schifo questo piangere, dopo oltre mezzo secolo,
sugli italiani dell'Istria. L'opportunismo politico degli ex-post mai
comunisti (oggi bianchi come le margherite) fa da coro agli ex-post mai
fascisti (oggi dipinti di azzurro). Si scoprono le tombe, ma non si
levano i morti, altrimenti poveri Fassino, Fini, eccetera.
Oreste Belli via e-mail
3. La Camera inventa la giornata del ricordo
da "Liberazione", 12/2/2004
Foibe, il giorno senza memoria
No, non ricordano proprio. La cartolina del "giorno del ricordo" ritrae
gli onorevoli di Alleanza nazionale in festa. Anche Francesco Storace
brinda, sia pure a distanza, con i colleghi amici/nemici di partito.
Succede che le vittime delle foibe saranno ricordate come «solo un
governo di destra può fare», parola del presidente del Lazio. La Camera
approva a larga maggioranza la proposta di legge che istituisce, per il
10 febbraio, il "giorno del ricordo". «Abbiamo costretto la sinistra a
fare i conti con la storia e spero che al Senato si faccia presto ad
approvare definitivamente la legge - dice ancora Storace - Anche perché
ci sono altre cose di cui chiedere conto...». L'Ulivo unito sì no forse
risfodera l'ormai celebre senso di responsabilità. Che tristezza.
An, che considera questo provvedimento una vittoria politica, dà il
via libera ai suoi parlamentari. Roberto Menia conclude la
dichiarazione di voto tra le lacrime (anche i nazional alleati
piangono): «L'Italia compie un gesto di riconciliazione e di giustizia.
Saldiamo un debito che abbiamo, un tributo agli infoibati». Solo quelli
italiani naturalmente, perché la memoria della destra è assai
selettiva. Franco Anedda è felice, felice, felice. Così felice che
cambierebbe la camicia nera con una rosa. Che cosa è la storia? «Felice
per i congiunti delle vittime delle foibe, felice perché questo è
l'ennesimo atto di pacificazione e felice per Menia che ha portato
avanti fortemente questa battaglia. Ma ciò che veramente mi soddisfa è
l'applauso finale con la quale la camera quasi all'unanimità ha accolto
il risultato delle votazioni». Piero Fassino si lascia trasportare
dall'emozione: «Noi non compiamo nessuna abiura, non siamo in contrasto
con la nostra identità che si fonda sui valori di libertà, pace e
democrazia». Ugo Intini dello Sdi è d'accordo con il segretario dei Ds,
e questa è una notizia (brutta, ndr). «Oggi non ci divide più il
passato, ma ci uniscono il presente e il futuro». Mah. Un risultato
«positivo» anche per Marco Boato del gruppo misto, che definisce il
voto di questa legge «un fatto storico da parte di tutto il Parlamento
italiano». Un fatto storico. Per Ettore Rosato della Margherita è
«importante che il dolore e il rispetto di quei fatti venga tenuto
presente dal Parlamento». Tiziana Valpiana spiega il no di Rifondazione
comunista. «Sulle Foibe - dice - si tenta un'interpretazione storica
distorta in chiave prevalentemente anticomunista». «Ci eravamo
predisposti ad un atteggiamento di confronto, sia pure critico, sulle
proposte e sulle modalità con cui si chiedeva un riconoscimento ai
parenti delle vittime degli infoibati - aggiunge Franco Giordano - Ciò
qualora il provvedimento avesse avuto quale oggetto solo il
riconoscimento ai parenti aprendo, per questa via, una luce su errori
ed orrori prodotti in Venezia Giulia tra la guerra e il primo
dopoguerra, ma le proposte emendative cambiano la natura del
provvedimento». Bersaglio centrato.
I voti a favore sono stati 502, 15 quelli contrari, e 4 gli astenuti.
Contro hanno votato Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.
Favorevoli, invece, tutti gli altri gruppi parlamentari. Il
provvedimento, che dovrà passare al vaglio del Senato per il via libera
definitivo, istituisce per il 10 febbraio il giorno del ricordo. Una
pacificazione senza memoria, e a senso unico. (f. n.)
4. FOIBE. RIZZO: I DS RISPETTINO CHI È ANCORA ANTIFASCISTA
dal sito www.comunisti-italiani.it
Ufficio stampa
Roma, 9 febbraio 2004
La scelta delle destre e dei Ds di proclamare il 10 febbraio come
seconda giornata della memoria suscita non pochi
interrogativi. Ci interroghiamo sul fatto che questo non
rappresenti una negazione dell'unicità della Shoa
rappresentata dalla giornata della memoria del 27
gennaio. Ma quello che stupisce di più è ciò che ha
detto Fassino a Trieste per i suoi giudizi liquidatori
nei confronti della politica del Pci sposando le tesi estreme della
destra anticomunista, con una banalizzazione del passato
degna del linguaggio della guerra fredda. La condanna di
Fassino è per tutti: Togliatti, Longo, Vidali,
Berlinguer, Natta e per tutti i comunisti triestini e
friulani che, per decenni, hanno lavorato per superare
le antiche contrapposizioni e creare in quelle zone
condizioni di pace e convivenza.
Iniziative, come queste tendono ad eccitare e dividere
gli animi. Non sono quindi di nessuna utilità. Ai Ds, ed
in particolare al loro segretario piemontese Marcenaro
che offende il presidente partigiano Armando Cossutta,
chiediamo solo maggior rispetto per chi resta
orgogliosamente comunista e coerentemente antifascista.
5. Intervista di Armando Cossutta al Corsera
dal sito www.comunisti-italiani.it
"Cari Fassino e Violante, io a Togliatti dedicherei ancora
una via"
Marco Cianca
Roma, 10 febbraio 2004
Un vecchio comunista togliattiano. Armando Cossutta, 78 anni, ha
il pregio della coerenza. Non rinnega e non rivede alcunché.
Anzi, accusa i dirigenti Ds di "inaccettabile revisionismo
storico" e di "vera e propria abiura". Il pubblico
atto di contrizione per la tragedia delle foibe e dell'esodo
dall'Istria proprio non gli va giù. E' stata la goccia
che ha fatto traboccare il vaso. L'ultimo capitolo di
un'opera di demonizzazione del Pci e del "Migliore" che,
a suo dire, porta acqua solo al mulino della destra.
"Ha cominciato Luciano Violante - argomenta - con le sue
affermazioni sulla Repubblica di Salò".
Violante ha invitato a capire per quale ragione migliaia di ragazzi
e ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono con
Salò. Perché lo critica? I morti, partigiani o
repubblichini, sono tutti uguali e tutti meritano
rispetto. Altrimenti il nostro Paese non riuscirà mai ad
avere una memoria condivisa.
"Il rispetto per i morti è assoluto. Ma non si possono
confondere i carnefici con le vittime. Lo ritengo un grave errore,
storico e politico. Quei ragazzi fucilavano, facevano i
rastrellamenti, portavano via intere famiglie. Ed erano
al servizio di un'occupazione straniera, quella nazista.
Non era in corso una guerra civile ma una guerra di
liberazione".
Eppure gli storici ormai concordano nel dire che fu anche guerra
civile.
"No. E' una tesi fortemente contestata. La guerra civile avviene
all'interno di una medesima società, non quando c'è
un occupante straniero, in questo caso la Germania nazista. E da
un punto di vista storico la guerra di liberazione ha ridato
onore all'Italia".
Ma anche ragionando così non si possono condannare all'oblio
l'orrore delle foibe e la tragedia degli esuli istriani. E in
questo senso Violante e Fassino riconoscono gli errori
del Pci.
"Ho avuto una grande tristezza, un dolore particolare, un'amara
sorpresa nel vedere le loro dichiarazioni che rivelano mancanza
di documentazione e di conoscenza. Mio padre era
triestino e nella mia famiglia c'erano persone che
furono travolte da quella tragedia".
E allora perché non ritiene giusto ricordare le foibe?
"Le foibe sono esecrande. Su questo non ho dubbi, nessuno può
avere dubbi. Ma tutto deve essere collocato in una dimensione
storica. Non si può dire solo un pezzo della verità. Non
si può dimenticare la colonizzazione di quelle terre
voluta da Mussolini. Furono cambiati, italianizzati, i
cognomi delle persone e i nomi delle località. Fu
persino insediato a Lubiana un vicerè italiano. Non si
possono dimenticare gli eccidi di slavi compiuti dagli
ustascia e dai fascisti alleati dei tedeschi. E spero
che Fassino e Violante abbiano scorso le memorie di Dimitrov,
segretario generale dell'Internazionale comunista che era stata
sciolta nel '43 ma di fatto agiva ancora. Ebbene, Dimitrov
ricorda che l'Internazionale voleva dare Trieste a Tito
mentre Togliatti si battè perché questo non avvenisse. E
così fu. I dirigenti dei Ds non possono rifiutare la
propria storia".
Per questo parla di abiura?
"Sì. Provo amarezza e disorientamento di fronte ad affermazioni
perlomeno stravaganti. Walter Veltroni ha scritto in un libro di
non essere mai stato comunista. Piero Fassino giunge a
criticare l'operato di Berlinguer nei confronti di Craxi
e persino a sostenere che per non assistere al
fallimento della sua politica andò a cercarsi la morte.
Giuseppe Caldarola, che è un consigliere di D'Alema, ha
detto che il comunismo è incompatibile con la libertà. E
non si riferiva all'Unione Sovietica ma al comunismo in
quanto dottrina come piena e completa liberazione umana.
E' stato Marx a scrivere che la libertà di ognuno è
condizione per la libertà di tutti".
Ci risiamo con il Marx teorico contrapposto al comunismo reale?
"Il comunismo reale non c'è stato e non c'è da nessuna
parte".
Ma persino Fausto Bertinotti ha fatto un convegno sulle foibe.
"Che cosa ha a che fare lui con il comunismo? Bertinotti non
è mai stato comunista".
Lei difende un marchio di fabbrica per motivi elettorali...
"Non è così. La politica moderata dei Ds sta creando un
vuoto a sinistra. E non sono così presuntuoso e ridicolo
da pensare che lo possa riempire solo il mio partito.
Comunque quel vuoto va riempito. Ci sono mutazioni genetiche che
creano sconcerto e disaffezione. Possibile che il partito
comunista abbia sbagliato su tutto e che non ci sia una
cosa che abbia fatto bene? Spero che i dirigenti Ds
leggano il bel libro di Emanuele Macaluso che malgrado
le molte critiche, condivisibili o meno, e io con lui ho
polemizzato tante volte, conclude il suo lavoro con due
domande: cosa sarebbe stata l'Italia senza il Pci e cosa sarebbe
stato il Pci senza Togliatti?".
Lei è l'ultimo dei togliattiani?
"Spero che ci siano ancora milioni di togliattiani".
Ma quantomeno riconoscerà che il Pci stese un velo di
silenzio sulle foibe e sull'esodo.
"Ci fu un generale silenzio. Del Pci e della Democrazia cristiana.
Ci fu il silenzio di De Gasperi, che è morto troppo presto".
Voterà la legge per fare del 10 febbraio il giorno della
memoria degli esuli istriani?
"Vedrò di che si tratta. Non si può essere semplicistici.
Occorre che si valutino i pro e i contro, con molta obiettività".
Ma tra via Togliatti e via delle Foibe, lei quale strada sceglierebbe?
"Via Palmiro Togliatti".
Perché?
"Perché è stato uno dei padri della nostra Repubblica.
Ha saputo, malgrado le divergenze anche profonde, portare a compimento
assieme a personalità come Dossetti, la nostra
Costituzione. E con tutta la sua politica ha agito in
modo che non si arrivasse anche in Italia, come in
Grecia, ad una vera e propria guerra civile".
E' così difficile scrivere una storia condivisa? Eppure
anche Fini ha riconosciuto il fascismo come male assoluto.
"Facciamo attenzione. Fini non ha mai condannato esplicitamente
quella che io chiamo la repubblichetta di Salò. E poi la
storia la facciano gli storici. Violante non è uno storico.
Non si può usare il revisionismo in modo strumentale per
rincorrere i voti dei moderati. E da vecchio togliattiano
dico ai dirigenti dei Ds: fermatevi, fermatevi".