A PROPOSITO DI ATTI DI TERRORISMO SUL CONFINE ORIENTALE

Ho letto con interesse l'intervento di Marco Coslovich sul Piccolo di
oggi, giovedì 26 febbraio, in merito alla richiesta all'onorevole
Casini fatta da alcuni sindaci dell'altipiano di recarsi a rendere
omaggio anche ai fucilati di Basovizza [1] oltre che alle vittime della
Risiera, di Gonars e della foiba di Basovizza. Comprendo perfettamente,
e lo condivido, il concetto che non è giusto rendere omaggio a chi si
macchiò di atti di terrorismo. Però a questo punto mi chiedo come mai
questo problema si ponga quando si parla dei fucilati di Basovizza e
non, ad esempio, quando si va sulla foiba di Basovizza, dove, da
risultanze storiche (processo celebrato nel gennaio del '49), appare
chiaramente che l'unica persona della quale si ha la certezza che sia
stata "infoibata" in quel posto era un torturatore della "banda
Collotti", riconosciuto come uno dei rastrellatori di Borst-S. Antonio
in Bosco, che poi "interrogavano" gli arrestati con la "sedia
elettrica". Nè si pone questo problema di coscienza quando si parla dei
morti del novembre 1953, alcuni dei quali, come risulta anche dalle
foto, erano scesi in piazza armati di paletti, alcuni con bombe a mano,
e si erano dedicati a sassaiole contro la polizia e all'incendio delle
automobili prima di venire pesantemente repressi. A che punto una
persona viene considerata "terrorista", dunque? Forse solo quando le
sue idee non collimano con le nostre?

Claudia Cernigoi


[1] Sulla vicenda dei quattro martiri di Basovizza - che possono essere
considerati i primi partigiani antifascisti della storia italiana -
vedi ad esempio:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1249
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1248
(ndCNJ)