KOSOVO: RUGOVA, NOSTRA INDIPENDENZA INDISPENSABILE/ANSA

(ANSA) - PRISTINA, 22 MAR - Basta violenze, ma l'indipendenza del
Kosovo e' indispensabile. Il presidente Ibrahim Rugova non sembra
avere dubbi: la disastrosa immagine offerta dagli albanesi nei
violenti disordini dei giorni scorsi, non mette a rischio il futuro
status della provincia. ''Non solo noi albanesi ma anche la comunita'
internazionale ha ormai molto chiaro che la nostra indipendenza e'
necessaria e indispensabile'', ha detto oggi incontrando i
giornalisti nella sua residenza di Pristina.
''E' vitale per tutti - ha aggiunto - un Kosovo indipendente,
democratico, integrato nell'Unione europea e nella Nato e amico dei
paesi vicini. L'indipendenza serve ad accelerare il suo sviluppo
democratico ed economico - ha detto ancora Rugova - perche' e' utile
a calmare il popolo del Kosovo e questa parte dell'Europa e del
mondo''. Rugova si e' detto ottimista che presto ''la crisi sara'
definitivamente superata, mentre noi proseguiremo il nostro processo
di avvicinamento'' al resto dell'Europa. Secondo il presidente
albanese della provincia, ''gia' oggi il Kosovo puo' dirsi
multietnico, nel senso che al pari di ogni altro paese vi risiede una
maggioranza e vivono delle minoranze: la prospettiva - ha aggiunto -
e' che si crei una comunicazione fra questi diversi gruppi etnici''.
Nessuno spazio, invece, per la proposta avanzata dal premier serbo
Vojislav Kostunica di cantonalizzazione della provincia: ''I confini
del Kosovo sono intoccabili come e' sempre stato anche in passato -
ha avvertito Rugova - qualunque movimento in questa direzione,
scatenerebbe nuovi problemi''. Rugova ha poi confermato quanto
annunciato nei giorni scorsi dal primo ministro Bajram Rexhepi: le
case dei serbi e le chiese e i monasteri ortodossi andati distrutti
negli incendi appiccati dagli albanesi, saranno ricostruiti a spese
del governo. Oggi la missione delle Nazioni Unite (Unmik) ha
diffuso un nuovo bilancio degli scontri, ben piu' grave di quello
conosciuto finora: le case serbe totalmente incendiate sono state 286
e 80 quelle danneggiate. Sono 30 le chiese e i monasteri ortodossi
distrutti e 11 quelli danneggiati. Un patrimonio storico e culturale
di valore inestimabile che difficilmente gli esigui fondi del governo
di Pristina potra' mai ricreare. Secondo la polizia
internazionale sono stati 51mila i dimostranti violenti che hanno
preso parte ai disordini, ma sono solo 163 quelli arrestati finora.
Altre 18mila persone hanno invece manifestato pacificamente, vale a
dire una minoranza di coloro che erano scesi in piazza. Il bilancio,
tuttavia, non distingue fra serbi e albanesi. In ricordo dei 28 morti
provocati dai disordini (oltre 600 sono stati i feriti) oggi in
Kosovo e' stata giornata di lutto nazionale. A Pristina e' intanto
giunto in visita il segretario generale della Nato, Jaap De Hoop
Scheffer, che incontrera' insieme al governatore Onu Harri Holkeri,
tutti i laeder dei partiti albanesi. Ufficiali della Nato hanno
definito le violenze compiute contro i serbi ''un'operazione di
pulizia etnica''.(ANSA)
BLL 22/03/2004 19:15

http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/20040322191532884248.html