Gli sloveni non fanno quello che vuole il papa

Nonostante i pressanti inviti a recarsi alle urne, giunti da parte di
tutte le cancellerie occidentali oltreche' dal papa, i cittadini
sloveni hanno disertato in massa le elezioni europee 2004.
Solo il 27,81 percento degli aventi diritto (451.000 persone su 1,6
milioni) e' andato a votare. Anche l'anno scorso, ai referendum per
l'adesione alla UE ed alla NATO, nonostante la forsennata campagna di
stampa ed il bavaglio messo alle posizioni dissidenti, la percentuale
dei votanti era stata di poco superiore al 50%.
Nel frattempo, continuano da parte vaticana le azioni per rafforzare il
potere temporale della Chiesa (vedi: religione a scuola ed
appropriazione di beni immobili) nella repubblica che proprio il
Vaticano tra i primi riconobbe come "indipendente" all'inizio del 1992.
(a cura di Italo Slavo)


PAPA: SLOVENIA CONTRIBUISCA A EUROPA FAMIGLIA DI POPOLI

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 28 MAG - Contribuire al ''comune impegno
di fare dell'Europa una vera famiglia di Popoli in un contesto di
liberta' e di mutua cooperazione'', ma salvaguardando ''la propria
identita' culturale e spirituale'' della quale fanno parte i valori
cristiani, e' il ''contributo'' che la Slovenia puo' dare al Vecchio
continente, nel discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto al primo
ministro della Repubblica di Slovenia, Anton Rop, ricevuto in
occasione dello scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo
intervenuto fra la Slovenia e la Santa Sede su alcuni temi giuridici
di comune interesse.
L'Accordo, nella parole del Papa, ''testimonia l'impegno della
Repubblica di Slovenia di mantenere buoni rapporti con la Sede
Apostolica. Questi rapporti sono fondati sul mutuo rispetto e sulla
leale collaborazione a vantaggio di tutti gli abitanti del vostro
Paese''.
Giovanni Paolo II e' apparso in discrete condizioni: dopo un
colloquio a quattr'occhi di una quindicina di minuti, al momento del
saluto a tutta la delegazione, ha scambiato qualche battuta con i suoi
ospiti, anche se ha letto solo la prima e l'ultima riga del discorso
in sloveno (lingua che non conosce), lasciando il resto ad un prelato
della segreteria di Stato, mons. Mitja Leskovar. Il Primo ministro,
che era accompagnato dalla moglie KìJadranska Kolosa e da un seguito
di altre sei persone, ha fatto dono al Papa della copia di un antico
calice, ''dono - ha detto - dell'amore di tutta la Slovenia''.
Giovanni Paolo II ha ricambiato con medaglie del pontificato.
Prima dell'udienza papale, Rop era stato con il cardinale
segretario di Stato, Angelo Sodano nella Sala dei trattati del Palazzo
apostolico, per la cerimonia dello scambio degli strumenti di ratifica
di una accordo giunto in porto dopo una lunga trattativa e che
riguarda anche questioni come l'educazione religiosa ed i beni della
Chiesa. Nel discorso pronunciato dopo la firma, il card. Sodano ha
rievocato i legami storici del popolo sloveno con Roma. ''E' doloroso
ricordare che, con l'avvento del regime comunista in Jugoslavia si
cerco' di spezzare tali vincoli che furono non solo religiosi, ma di
cultura e di civilta'. Quel sistema politico non creava solo
difficolta' alla vita della Chiesa, ma tentava di negare la storia
stessa della Slovenia, un Paese che da secoli aveva sviluppato la sua
identita', in stretta unione con la Sede di Pietro''. Ma ''la liberta'
di un popolo non si puo' soffocare'', ha aggiunto ricordando la scelta
della popolazione di separarsi dalla Jugoslavia, nel dicembre 1990, ed
il riconoscimento del nuovo Stato da parte della Santa Sede il 13
gennaio 1992.
Il cardinale non ne ha parlato, ma quel riconoscimento,
contemporaneo a quello della ugualmente cattolica Croazia, fu una
scelta nella quale il Vaticano fu preceduto solo dalla Germania e che
provoco', in seguito al successivo conflitto nella ex-Jugoslavia, una
vera frattura con il mondo ortodosso, del quale faceva e fa parte la
Serbia, frattura superata solo dopo quasi un decennio. (ANSA).
PSA 28-MAG-04 12:39 NNNN 28/05/2004 15:49