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Serbi del Kossovo: aspettando la ricostruzione


Nel marzo scorso estremisti albanesi avevano bruciato le loro case. Il
governo kossovaro aveva promesso una rapida ricostruzione ma molti
serbi del Kossovo stanno ancora aspettando. Un articolo tratto da IWPR.

(15/07/2004)

Di Tanja Vujisic – IWPR
Traduzione a cura dell'Osservatorio sui Balcani


Stana Nikolic, 73 anni, sta cercando di trovare qualche oggetto della
propria famiglia nel cortile della casa distrutta dal fuoco, dove
viveva fino al 17 marzo di quest’anno.

Quel giorno estremisti albanesi diedero fuoco a tutte le case serbe
nel villaggio di Svinjare, 4 chilometri a sud della città divisa di
Mitrovica.

La casa di Stana non è ancora stata ricostruita e lei non sa quando
potrà farvi ritorno. Delle 134 case incendiate nel villaggio, solo 30
sono sottoposte a ristrutturazione. La sua non è tra queste.

I pochi fortunati sono stati selezionati dal Comitato per la
ricostruzione, istituito dal governo del Kossovo e con a capo il
Ministro della cultura e dello sport Bexhet Brajshori. Il programma
prevede di riparare le case meno danneggiate e di lasciare per ultime
quelle che sono state completamente distrutte.

Sta diventando sempre più chiaro che la promessa del governo di
ricostruire le case distrutte ed incendiate non sarà adempiuta entro il
termine di settembre, a causa soprattutto degli errori fatti nella
valutazione dei fondi necessari.

I ritardi nel programma di ricostruzione a Svinjare si aggiungeranno
al problema più ampio del ritorno dei serbi espulsi alle loro case in
Kossovo.

La maggior parte dei serbi non vogliono fare ritorno individualmente
ai luoghi che hanno abbandonato in marzo, affermano che ritorneranno
solo in gruppo, quando tutte le loro case saranno ricostruite.

L’ultima ondata di violenza in Kossovo, secondo i dati della missione
in Kossovo delle Nazioni Unite, l’UNMIK, ha avuto come conseguenza la
parziale o completa distruzione di circa 843 case e 30 chiese,
lasciando senza casa circa 4.000 persone tra serbi, Rom ed altri non
albanesi.

In aprile il governo kossovaro ha destinato 5 milioni di euro alla
ricostruzione delle case ma in seguito ha raggiunto la somma di 12
milioni di euro.

Si teme ora che anche questa somma più elevata non sarà sufficiente,
ed il governo ed i singoli comuni stanno cercando di procurarsi più
soldi per la ricostruzione.

Mimoza Kusari, portavoce del governo kossovaro, ha riportato ad IWPR
che il governo sta prendendo in considerazione la possibilità, a causa
della grande somma di denaro che sarà necessaria, di organizzare una
conferenza di finanziatori. Ha detto che alcuni comuni hanno già
iniziato a raccogliere per conto loro fondi aggiuntivi, imponendo sovra
imposte sulla registrazione delle automobili.

Durante una visita in kossovo il 7 giugno scorso, l’Alto
Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Javier
Solana, ha affermato che l’Unione Europea potrebbe imporre delle
sanzioni se la ricostruzione non venisse terminata per settembre.

“Il discorso sulla ricostruzione non sta andando correttamente” ha
affermato a Pristina “l’inverno è molto vicino, e se per allora le case
non saranno riparate, rischiano di non esserlo mai – e non possiamo
tollerarlo”.

Il 22 giugno, il primo ministro del kossovo, Bajram Rexhepi, ha
fissato una data più avanzata affermando alla radio Free Europe che
prevede che i lavori terminino per la fine di ottobre o ai primi di
novembre.

Peggy Hicks, direttore dell’ufficio per i rimpatri dell’UNMIK, ha
affermato che dubitava che i lavori venissero completati entro la prima
scadenza data dall’UE, “non penso che saranno completati per il primo
settembre, ma le persone potranno vivere nei cortili delle proprie
case, in containers e tende, sino a che le loro case non saranno
terminate.”

Ha aggiunto, “è molto importante fare tutto il possibile per quella
data per guadagnare la fiducia delle persone a cui stiamo riparando le
case.”

I serbi a Obilic, una piccola città dalla quale furono scacciati in
marzo, hanno ricevuto delle case container come dono da parte del
contingente norvegese della KFOR. A Obilic, 108 dei 415 serbi che
vivevano lì fino a marzo hanno fatto ritorno per vivere nei containers.

Sono stati portati containers anche a Svinare come regalo della
Russia, sebbene alcuni siano stati prontamente rubati. Cinque sono
scomparsi due settimane dopo la loro consegna, e sebbene la KFOR e la
polizia delle Nazioni Unite hanno affermato di aver notato il sinistro,
hanno affermato ad IWPR di non essere responsabili della sorveglianza
di tali oggetti.

A parte le case incendiate, non è stata ancora completata una stima
del danno compiuto alle chiese ed ai monasteri serbi che sono stati
danneggiati o distrutti durante l’ondata di violenza di marzo. Una
commissione dell’UNESCO ha visitato il Kossovo in aprile, ma non ha
ancora condotto una verifica del danno.

Durante la sua visita in Kossovo Solana ha affermato che la
ricostruzione dei monumenti religiosi era un altro obbligo del governo
del Kossovo.

Ma l’unica cosa che Stana Nikolic vuole sapere è quando la sua casa
sarà completata e non chi farà il lavoro.

Vuole ritornare a Svinjare perchè è da marzo che vive nel
seminterrato della scuola superiore di Mitrovica insieme ad altri 59
serbi, provenienti principalmente da Obilic, che stanno tutti
aspettando che le loro case vengano riparate così da poter finalmente
tornare a casa.


» Fonte: © Osservatorio sui Balcani