Pensieri, versi, e notizie dalla Jugoslavia

Da Paolo Teobaldelli riceviamo e giriamo:

1. Introduzione al vocabolario occidentale del 21° secolo:
dalla semantica alla semiotica

2. Poesia: Dopo la notte

3. Pensieri dalla Jugoslavia 19 luglio 2004

4. Continua il pressing della NATO contro la repubblica Srpska
e contro Serbia e Montenegro. Obiettivo: la capitolazione


=== 1 ===


Introduzione al vocabolario occidentale del 21° secolo


Negli ultimi venti anni del 20° secolo abbiamo assistito a
cambiamenti epocali, la fine del blocco sovietico e della
guerra fredda, la nascita del villaggio globale, l'era di
Internet, la guerra in real live come una partita di calcio
e molte altre ancora.

Pero' il nuovo secolo e' iniziato con molte incertezze e dubbi,
con una grande crisi economica, con bombe del terrorismo
islamico che esplodono nei paesi che non vogliono fare la
guerra all'islam, con interventi di pace che radono al suolo
citta' intere, con civili in possesso di quantitativi di armi che
impressionerebbero i migliori eserciti e che vengono rapiti
da cattivi terroristi che non vogliono la democrazia, e ancora
con terroristi ceceni che pero' hanno passaporti turchi e
occidentali, con eserciti potenti e numerosi attaccati e assediati
da sparuti gruppi di terroristi, con paesi dove non esiste il
parlamento come il Nepal, che si offrono per mandare il
proprio esercito a democratizzare un altro paese e con
paesi europei che non vogliono entrare in Europa.

Insomma in parole povere tutto si presenta all'incontrario,
tutto e' al rovescio.

Cosi' il lettore medio, il pubblico e' disorientato e non capisce
piu' cosa fare e come decifrare le miriadi di immagini e
informazioni che riceve anche tramite telefonino cellulare.

Dunque permettemi, da modesto filosofo, semiotico e linguista,
di provare a spiegare semplicemente come poter interpretare
il tutto attraverso delle semplici chiavi di lettura.


Europa = entrare - uscire ? Semantica o semiotica?


Innanzitutto una premessa sui termini di _semantica_ e di
_semiotica_ per chi non ha mai avuto tempo o voglia di
studiare la linguistica, o la filosofia del linguaggio.

La _semantica_ e' quella disciplina che si occupa dell'analisi
del significato delle parole; essa dice che il significato e' dato
come astrazione generale. Ad esempio la parola _cane_ in
tal senso si riferisce all'idea, all'astrazione di quell'animale
che ha quattro gambe e fa bau bau.

La _semiotica_ dall'altro lato invece insiste sulla tesi che
il significato e' dato dall'uso condiviso della lingua all'interno
di una comunita' linguistica. Ad esempio in tale senso
l'espressione "Sei un cane!" diretta a qualcuno non
significa che questo qualcuno e' un animale che
ha quattro gambe e che fa bau bau, ma ad esempio
che questo qualcuno e' un bastardo, un essere cattivo
insomma.

Volgiamo ora l'attenzione, per fare un esempio piu' concreto
ad una espressione molto in voga da due decenni ormai su
tutti i mass media, soprattutto all'est europeo, quella
di "Entrare in Europa".

Analizziamo innanzitutto l'espressione semanticamente.

Il verbo "entrare" esprime il movimento di un essere o
di un oggetto da un "fuori ad un "dentro".

Vediamo poi il termine "Europa". Esso e' un termine geografico
che indica un continente che va dallo stretto di Gibilterra ad
ovest sino agli Urali a nord-est e al Bosforo a sud-est.

Quindi collegando i due termini avremo come risultato il
movimento di qualcosa o qualcuno dal di fuori al di dentro
di un continente geografico e specificatamente il continente
europeo.

Ora dato che l'espressione "Entrare in Europa" non viene
mai usata per cose o persone ma piuttosto per stati e nazioni,
va da se' che il termine non viene usato come mera
espressione semantica, poiche' e' chiaro a tutti che gli stati non
si muovono, bensi' sono geograficamente fermi, ed inoltre
quasi tutti gli stati che sono in attesa di entrare in Europa (con
l'eccezione della Turchia che ha in Europa soltanto un
pezzettino) fanno parte da sempre dell'Europa geografica.

Ugualmente si puo' dire delle nazioni poiche' il concetto
di nazione riguarda una massa di individui che insieme
costituiscono uno stato. Quindi se la maggior parte
delle persone di una nazione vota, come e' successo
nella Repubblica Ceca domenica 13 Giugno, per gli schieramenti politici
che sono contrari all'entrata in Europa,
cio' non significa sicuramente che tali persone sono pronte
a fare i bagagli e a trasferirsi altrove geograficamente, per
uscire piuttosto dall'Europa.

In conclusione dobbiamo quindi dedurre che "Entrare in
Europa" e' un espressione da analizzare semioticamente
e non semanticamente.


Dalla semantica alla semiotica:
revisione del vocabolario atlantico occidentale


L'esempio che ho appena fatto a ben vedere si applica alla
maggior parte del vocabolario usato nei media atlantici
occidentali, il quale alla prova dei fatti sembra essere
basato molto sulla semantica e poco sulla semiotica.

Dobbiamo quindi applicarci per rivedere molte delle
espressioni che vengono usate semanticamente da giornali
e media, e tale revisione si puo' fare semplicemente
guardando alla realta' dei fatti, dalla quale dobbiamo
invece trarre l'uso corretto, semioticamente parlando.

Provero' allora a fornire un breve vocabolario propedeutico,
dando anche alcune brevi spiegazioni per la nuova definizione
proposta.

=========================================

_Espressione_

* Definizione atlantica --

# Definizione semiotica ---

=========================================

_ENTRARE IN EUROPA_

* Far parte della Comunita' Europea

# Vendere tutto il patrimonio
nazionale a privati capitalisti
rinunciando a ogni garanzia
sociale quali pensione, sanita'
educazione, diritti sindacali ecc.

_NATO_

* North Atlantic Treaty Organization
(Organizzazione del Patto Atlantico; da
notare che ne fanno parte paesi molto
lontani dall'atlantico)

# New Advanced Terroristic Organization
(La realta' infatti presenta l'organizzazione atlantica
come un gruppo terroristico che ha bombardato popolazioni
civili senza dichiarare guerra:
es. Libia, Jugoslavia, Afghanistan
ecc. il che basterebbe secondo il
diritto internazionale per definirla "terroristica")

_CRIMINE CONTRO L'UMANITA'_

* Uccidere popolazioni civili inermi

# Essere contrari al capitalismo
e difendersi dalla NATO (vedi Jugoslavia 1990-1999)

_DEMOCRAZIA_

* Potere condiviso da tutti attraverso
la delega ai membri del Parlamento

# Potere che permette ai grandi
capitalisti di depredare le risorse
di tutti. Se i cittadini votano qualcuno
che non lo permette allora essa
viene sospesa con colpi di stato cruenti.
Vedi ad es. Spagna 1936, Guatemala 1954,
Cile 1973, e piu' recentemente il
Venezuela 2003 (dove la pronta reazione
popolare ha pero' fatto fallire il golpe)

_INTERVENTO DI PACE_

* Portare eserciti per restaurare la pace e
la legalita' in aree dove c'e' una guerra civile

# Invadere un paese militarmente,
bombardarne la popolazione,
arrestando e torturando decine o
centinaia di individui e occupare
tutte le attivita' produttive
(vedi Albania Somalia e Timor Est
negli anni 90' e Kosovo 1999,
Afghanistan 2001, Iraq 2003)

_ONU_

* Organizzazione delle Nazioni Unite

# Organizzazione che serve a destabilizzare
un paese sovrano con il consenso della
audience, essa fornisce all'uopo tecnici
e specialisti per spiarne installazioni
militari, archivi, centrali energetiche;
essi accuratamente redigono falsi report
atti a preparare e a giustificare eventuali
interventi bellici

_IMF_

* International Monetary Fund,
esso presta soldi per lo sviluppo
a paesi la cui economia necessita un aiuto

# strumento di pressione politica ed
economica che mira a corrompere la classe
politica cosi' da far varare leggi
antisociali che diano mano libera ai
grandi capitalisti per depredare tutto
sfruttando la manodopera a bassissimo
costo e senza diritti sindacali
(esempio lampante Argentina, la quale ha
sempre seguito i dettami dell'IMF sino
al tracollo economico totale dell'intero
paese; nota bene: quando al potere e'
andato chi non era corrotto si e' rimediato
con un paio di colpi di stato e decimando
scientificamente la parte della popolazione
avversa, cioe' anti-capitalista)

_TERRORISMO (IN GENERALE)_

* Atti bellici e cruenti contro civili inermi

# Sport praticato dagli affiliati CIA in ogni
nazione dove si cerca di ottenere il potere
o di mantenerlo ben saldo ogni volta che
la democrazia volge contro il capitalismo;
Esso viene usato come slogan per giustificare
interventi bellici (vedi ad es. l'Italia
dove ancora si deve far luce sugli autori
delle numerosi stragi fatte in varie citta'
italiane dal 69' al 93' ma si va a salvare dal
terrorismo l'Iraq dopo averlo gettato nel caos)

_TERRORISMO IRACHENO_

* Atti bellici cruenti che minacciano il mondo

# Resistenza attiva del popolo iracheno,
dichiarata e preparata gia' prima
dell'inizio dell'invasione fascista
e capitalista, come una guerra popolare
"non convenzionale" per evitare i barbari
bombardamenti americani con bombe da 2
tonnellate all'uranio che radono
al suolo interi quartieri; in tal modo
l'esercito popolare iracheno colpisce
severamente gli invasori con tecniche di
guerriglia economiche ed efficaci.

_WESTERN CONTRACTORS_

* Civili occidentali a contratto
(lavorano per la ricostruzione dell'Iraq e sono
spesso vittime dei terroristi iracheni)

# Mercenari fascisti e neonazi addestrati
alla cosiddetta "guerra sporca", cioe'
azioni dirette alla destabilizzazione;
ideati dagli ufficiali nazisti della Gestapo
nelle basi e scuole militari USA nel dopoguerra,
essi sono specialisti nel far scoppiare guerre
civili attraverso atti di terrorismo; essendo
civili essi possono vestire gli abiti dell'una
o dell'altra fazione cosi' da mettere le parti
l'una contro l'altra; una delle operazioni piu'
riuscite e' stata la guerra civile jugoslava;
invece le bombe contro siti sciiti e sunniti
miranti a far scoppiare la guerra civile in
Iraq, cosi' da dividere la popolazione, non
e' andata a buon fine; la popolazione ha capito
ed e' ancora piu' compatta contro di loro;
quando ne acchiappano uno lo fanno a pezzi.

_MASS MEDIA OCCIDENTALI_

* Mezzi di comunicazione di massa; garantiscono
la liberta' di informazione nei paesi democratici occidentali
quelli a stampa (i giornali) si dividono tra destra e sinistra
garantendo il pluralismo

# Mezzi che permettono la costruzione
di un mondo virtuale che giustifica
le ragioni del fascismo-capitalismo
occidentale; quelli a stampa si
dividono tra destra narcotizzante
e sinistra rincoglionita
(Vedi guerra civile Jugoslava
dove persino giornali esplicitamente
comunisti come il Manifesto e Liberazione
non hanno fatto altro che giustificare
sostanzialmente la "guerra sporca" fascista)


=== 2 ===


= Dopo la notte =


E' notte fonda,
quieta e silenziosa,
che' la pioggia e' cessata
e riposano fresche e tranquille
le piante.

E io giacio,
disteso nel letto, gli occhi
aperti nel buio silente
ed il pensiero che corre al domani,

quando altri fiumi di vuote parole
vomiteranno senza pausa ne' ritegno,
e cialtroni in doppiopetto tirati
a lucido e a nuovo, per nascondere
il loro arido cuore di pietra,
scoreggeranno fiumi di insulse bugie.

E' facile inondare cervelli rintontiti
da cosce sintetiche e tette zummate,
mischiare geografie e opinioni con
storielle da adolescenti regressi,
semplici e precotte idee gia' pronte
come la zuppetta o il risotto,
e poi tutti in fila per due, via
per i giusti binari a lavorare come
servi senza schiena e a trascinarsi
come molluschi spappolati ed ebeti.

Ma in questa stessa notte altrove,
c'e' chi la schiena la sente ben salda,
ed il suo cuore palpita e freme,
ed il suo sangue tutto ribolle contro
l'ignobile,
e trepida nell'attesa.

E l'indomani si alzera' e subitaneo
spezzera' quelle insulse parole,
schiaccera' come vermi quelle immani
stronzate, vili come coloro che le
pronunciano, e contro di essi eretto
solchera' la notte infinita con
il fragore di un tuono apocalittico,
svegliera' questi popolini da sagra
della porchetta o del cotechino,
e squarcera' quel velo di enorme bugia,
gettandoli nell'angoscia e nell'ansia.

E come un uragano affondera'
le navi nei porti,
come una tromba d'aria
risucchiera' gli aeroplani,
come il vento del deserto
rincorrera' i superstiti
sin nelle loro case.

E chi difendera' quei miseri
resti di falsi giganti?

Parvenze di uomini
con il cordone ombelicale
impiastricciato all'antenna tivu'?

O simildonne sintetiche
e incerte sui tacchi alti,
che usano piuttosto per
pronarsi a mo' di pecore o cagne?

E il furore della giustizia
si abbattera' su tutti loro
come un orrido cataclisma,
e mai piu' nulla sara' come prima!

Mai piu'! Mai piu'!


=== 3 ===


Pensieri dalla Jugoslavia 19 luglio 2004


Jugoslavia e Iraq in un destino comune:
la guerra continua e si allarga verso il villaggio globale


Negli ultimi 15 anni e' successo di tutto. Caduto l'impero
del Male finalmente, il blocco comunista Sovietico, il mondo
democratico occidentale promise l'espandersi del benessere
e degli standard occidentali a tutto il mondo.
Si, questo e' stato il ritornello di base all'indomani del 1989
e della caduta del muro di Berlino.
Ora dopo 15 anni i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
 
Urge fare un bilancio, ma soprattutto credo sia urgente
chiedersi se questi 15 anni abbiano dato ragione a chi
allora sosteneva che cio' dimostrava la superiorita' dei
valori occidentali, e di conseguenza spingeva per
abbandonare la storia alternativa della
sinistra verso l'idea astratta di un villaggio globale sub specie
occidentale, o invece a chi metteva in guardia e chiedeva si un
villaggio globale, ma all'insegna dei valori sociali, delle
liberta' civili e della solidarieta' tra i popoli.
Si sa, e' difficile ammettere i propri errori ma credo che
nessuno possa dire alla luce dei fatti, che aveva ragione chi
ad alta voce grido' che era arrivato il momento di abbandonare
ideologie che, dicevano, si erano mostrate inadatte a
promuovere il benessere, mentre il sistema democratico
lo aveva realizzato.
Io vivevo in questo sistema democratico occidentale e al di la'
della retorica dei discorsi mediatici conoscevo bene la mia
realta': permettetemi che ve ne parli.


Il benessere democratico occidentale.


Io ero all'epoca della caduta del muro di Berlino un giovane
studente di filosofia all'Universita' di Perugia, non avevo mai
militato in nessun partito, ero stato troppo occupato a cercare
di sopravvivere e allo stesso tempo di crearmi la possibilita' di
studiare nonostante la poverta'. Le mie preoccupazioni
fondamentali fino ad allora erano state quelle di mangiare
quanto basta per non sentire i crampi allo stomaco e di
avere d'inverno almeno un giubbetto, un maglione e delle
scarpe pesanti.
Il resto per le fotocopie (comprare i libri per gli esami e' stato
infatti quasi sempre un sogno irrealizzabile) e per le tasse
universitarie che allora iniziarono a salire vertiginosamente,
ricorderete inizio' la riforma universitaria e l'autonomia.
Come me vedevo decine e decine di altri studenti, per la
maggior parte del sud ma anche del centro che si
arrabattavano per studiare nonostante la poverta'. Ricordo
che riuscivo a mangiare alla mensa quasi tutti i giorni ma una
sola volta al giorno e poi la sera ci si ritrovava, una volta da
uno, una volta da un altro, e si collettizzava quello che si
aveva cucinando insieme e discorrendo.
Si parlava dell'Universita' e delle tasse universitarie, dei
meccanismi.
Se si riusciva ad ottenere una buona media e a finire i 2/3 degli
esami ogni anno si poteva avere uno sconto del 50% sulle
tasse; ma avere diritto ai pasti gratis, ai libri gratis e alla
camera gratis, era veramente un miraggio dato che la legge
prescriveva che tali privilegi potevano essere assegnati a chi
aveva una famiglia che non guadagnava piu' di 5.000.000 di
lire annue, circa 2.500 degli attuali euro.
Ci dicevamo: ma se uno ha una famiglia che guadagna meno
di 5 milioni annuii muore di fame prima senza arrivarci
all'Universita'.
Uno stipendio minimo era infatti allora di 10/12 milioni annui.
Eppure i posti gratis, gli assegni di studio e i buoni pasti erano
ogni anno assegnati completamente. Ma a chi?
Una buona parte degli studenti che ne usufruivano erano di
famiglia benestante. Pero'  evasori fiscali, lavoratori autonomi,
commercianti, piccoli artigiani che riuscivano ad esibire una
denuncia di redditi inferiore ai 5 milioni.
Ricordo un ragazzo che conobbi, i suoi genitori avevano una
parrucchieria e lui si vantava di avere tutto gratis, camera,
libri e pasti e in aggiunta i suoi genitori gli fornivano uno
stipendio mensile di 800mila lire, quasi lo stipendio di un
operaio. Un giorno arrivo' persino con una grossa auto, penso
fosse un'alfetta, e la sera lui e i suoi amici se ne andavano in
giro per locali e discoteche a spendere la paghetta di papa' e
mamma', tanto il resto era tutto gratis.
Nessuno di noi credo lo invidiasse. Poi una sera si schianto'
con l'auto contro una pianta, morirono in due. Vittime del
benessere occidentale; il loro benessere, di cui pero' anche
noi eravamo vittime.
Noi che dovevamo pagare tutto e che dovevamo sottostare alle
speculazioni di coloro che affittano gli appartamenti agli
studenti, 200/300 mila lire al mese per una camera doppia ed
uso cucina, noi conoscevamo molto bene il benessere
democratico occidentale.
Si cominciava cosi' anche a parlare di politica, qualcuno inizio'
a leggere l'Unita', io leggevo il Manifesto, ma anche li' era
tutto un problema.
Un mio amico che durante le pause tra le lezioni inizio' a
leggere l'Unita' seduto su una panca del corridoio della
facolta', si accorse al momento di dare gli esami quel che
costava. Lo bocciarono tutti. Fu un'altro studente che era quasi
alla fine degli studi a spiegargli qual'era il problema: aveva
sbagliato a farsi vedere con quel giornale per i corridoi della
facolta'. Ci spiego' che la maggior parte dei professori era
politicizzata, democrazia cristiana per la maggior parte, uno di
loro era persino consigliere regionale della DC. Il resto vicini ai
partiti di centro, repubblicani e liberali, e mal gradivano vedere
certi giornali in giro tra gli studenti.
Ecco dopo il benessere, capimmo pure la democrazia occidentale.
Questa era la situazione e non potevamo fare altro che cercare
di resistere e magari lottare per un cambiamento. Iniziai a
frequentare un collettivo di sinistra, e a votare per Democrazia
Proletaria.
Un giorno, in seguito alla grande retorica anticomunista che i
partiti di centro destra fecero in seguito ai fatti di Tienanmen
in Cina, decidemmo di scrivere un volantino rivendicando gli
ideali socialisti e comunisti al di la' della retorica e delle
possibili distorsioni storiche.
Per noi era comunque un ideale possibile, l'unico che potesse
darci una speranza di condizioni migliori.
Andammo a volantinare alla mensa centrale Universitaria che
si trova in fondo ad una verticale scalinata che conduce ad uno
degli edifici della casa dello studente. Essendo un po' fuori dal
centro vi risiedevano in maggior parte studenti del sud, ma
anche palestinesi, giordani e neri, quei pochi che riuscivano
ad entrarvi perche' poveri veramente.
Iniziammo a volantinare, ricordo era una bella giornata di sole
e molti studenti affluivano e prendevano i volantini, poi arrivo'
un gruppo di ragazzi, ben vestiti, iniziarono a provocarci, ad
insultarci, reagimmo, verbalmente dapprima finche non si
arrivo' alle mani.
Fu allora che rimanemmo sorpresi. Il gruppetto di provocatori
fuggi' rapidamente alla nostra vista e da dietro un angolo
vedemmo arrivare decine di agenti di polizia in assetto
antisommossa. Era tutto pronto, eravamo caduti nella trappola.
Inizio' una vera e propria battaglia, reagimmo prontamente e
presto la voce della lotta risali' la scalinata dove intanto ci
eravamo buttati per resistere meglio alle cariche violente della
polizia.
L'eco della battaglia arrivo' sino alla casa dello studente e
decine e decine di studenti scesero dalle loro stanze e si
unirono a noi nel tumulto.
I palestinesi iniziarono a sollevare le pietre del selciato delle
scale e a lanciarle con forza da sopra, subito imitati e la nostra
reazione fu forte ed inattesa: la polizia si ritiro'. Esultammo
felici.
Capimmo quel giorno che il dissenso nasce dall'esperienza
reale di umiliazione quotidiana, dal sopruso e dalla poverta' e
capimmo il valore della solidarieta' nella lotta
Cominciammo sempre di piu' a capire qual era dietro le
chiacchiere il vero volto di questo occidente democratico e
benestante.
Per questo mi chiedo: chi aveva ragione allora, coloro che
abbandonarono l'idea di un alternativa o coloro che
insistevano nella lotta?


La NATO e Comiso: qualche anno prima


In realta' personalmente riuscii anche a comprendere meglio
quello che mi era successo qualche anno prima. Avevo 15
anni allora, e me ne vagabondavo in giro per l'Italia, avevo
avuto la fortuna di trovare un lavoro per due settimane in un
cantiere come aiuto carpentiere e nonostante fossi pagato
male ed in nero mi vidi arrivare sulle mani 200 mila lire che
non avevo mai visto tutte insieme.
Un amico mi disse che stava organizzando un viaggio vicino
Palermo con altri amici, che uno di loro aveva un parente
laggiu' e che non avremmo speso per dormire e per mangiare
ci si poteva arrangiare in una dependance in campagna che i
parenti dell'amico ci mettevano a disposizione, e mi invito' a
partire con loro.
Cosi' andammo e visitammo in autostop anche Cefalu',
Palermo, era estate e dormimmo in spiaggia. Poi l'amico che
aveva i parenti li' inizio' a parlarci di Comiso, che ci sarebbe
stata una manifestazione grande contro l'arrivo dei primi missili
nucleari USA in Italia, e che a lui sarebbe piaciuto molto
andare e che c'era un camping gratuito a disposizione dei
manifestanti.
Io e gli altri non ne capivamo molto di politica, mentre lui,
credo si chiamasse Gilberto, aveva i genitori sindacalisti e
militava nella FGCI.
Decidemmo di andare e con il treno attraversammo la Sicilia
verso sud, passammo per Vittoria e arrivammo a Comiso la
mattina dopo.
Facemmo l'autostop ed un vecchietto ci carico' tutti quanti
sull'ape dietro e ci porto' al campo della Pace, cosi' si
chiamava il camping attrezzato per i manifestanti. Ci dissero
che la manifestazione era iniziata e andammo a piedi ma nei
pressi capimmo che c'era qualche problema. Vedemmo i fumi
dei lacrimogeni e la gente impaurita che correva.
Ritornammo insieme a tanti altri al campeggio. Li' iniziammo a
renderci conto di quello che era successo. I racconti furono
concordi, un gruppo di persone che erano fuori dal corteo
avevano lanciato delle pietre contro la polizia che aveva
prontamente risposto con cariche molto molto violente e
lacrimogeni. Il risultato erano stati arresti, e molte teste
spaccate.
Ancora ricordo l'immagine di un giovane tedesco grondante di
sangue seduto sotto un albero con un pezzo di stoffa bagnato
che si reggeva la testa.
Nonostante il sangue ed i racconti impauriti e arrabbiati, non
riuscivo a rendermi bene conto di quel che era successo.
Avevo solo 15 anni. Ma dopo il volantinaggio alla Mensa,
la provocazione e la carica successiva della polizia mi era
tutto molto piu' chiaro.
Era come una guerra, una guerra contro gli ideali, una guerra
contro i poveri nei cui ideali c'e' la speranza di un
cambiamento
Poi e' arrivato Mastricht e la crisi jugoslava e la guerra del
Golfo.


L'Europa di Mastricht, la Jugoslavia e l'Iraq: 15 anni di guerra


L'universita' proseguiva e proseguivano le ingiustizie.
Occupammo le facolta' contro la riforma dell'autonomia che
per noi significava soltanto aumento delle tasse e restrizione
dei servizi. Ed anche li' minacce, cariche, sgomberi.
D'estate lavoravo in fabbrica, in nero, 10 ore al giorno, poi
iniziai a studiare le lingue e a viaggiare un po' per l'Europa e
vidi che questa guerra si estendeva, in Germania si
sgomberavano i centri sociali, si cacciavano i curdi e si
chiudevano le loro testate. Molti venivano rispediti in Turchia
dove li aspettava il carcere sicuro o comunque l'oppressione.
Ci fu la prima guerra del golfo e mi disgustava pensare che le
nostre bombe cadevano e uccidevano, altri poveri pensavo.
Poi i diritti sociali venivano ristretti. Era l'Europa di
Mastricht, la spesa pubblica deve rispettare il parametro del
3%, cioe' non si deve spendere.
E la guerra continuava, si allargava sempre di piu'.
L'ultimo anno di Universita' lo feci a Duisburg nel 93/94. La
disoccupazione era ormai un problema scottante per la
Germania, sempre piu' frequenti erano gli episodi di xenofobia
dei neonazi e si parlava di restrizioni del diritto d'asilo.
Nel frattempo, io che lavoravo fino a notte tarda in un ristorante
italiano, mi arrivavano le voci confuse del conflitto jugoslavo.
Finita l'Universita' mi iscrissi a Rifondazione Comunista,
sentivo che bisognava raccogliere le forze e contrastare
questa alta marea di destra, iniziai ad informarmi sempre di
piu' e meglio che potevo.
Che delusione sentire i vecchi compagni parlare per lo piu' di
buste paga e dei giochetti interni al partito.
E soprattutto mi sdegnava la faciloneria con cui parlavano del
conflitto jugoslavo, ripetendo stupidamente le bugie della
televisione.
Alla fine divenni persino segretario della sezione del mio
paese, e feci del tutto per portare informazione nel partito e
fuori.
In un convegno che organizzammo sui curdi ai tempi di
Ocalan, incontrai Dino Frisullo, anch'egli sdegnato della
politica democratica che cacciava chi aveva diritto ad asilo
politico.
Si sentiva intorno a noi l'aria di una catastrofe imminente.
Andavo la domenica mattina in piazza con un tavolino ed i
volantini a raccogliere firme per la Baraldini e per Mumia Abu
Jamal. Ma solo qualche ragazzo era con me del partito. Alcuni
vecchi pensavano che il partito ci facesse brutta figura.
Cercai di fare del mio meglio ma alla fine deluso mi dimisi.
E la guerra continuava. Arrivarono i bombardamenti sulla
Bosnia e le prime riforme delle pensioni e della flessibilita' (i
contratti di formazione), e poi ancora bombe e missili sulla
Jugoslavia da un governo di sinistra con addirittura dentro un
piccolo partito dei comunisti.
Decisi che me ne sarei andato dall'Italia e da questa Europa
dove ormai la guerra contro i poveri ha prodotto grandi
diseguaglianze, e dove la guerra vera ha ridotto alla poverta'
milioni di persone che povere non erano perche' avevano un
sistema sociale che tutto sommato redistribuiva la ricchezza.
Un'Europa che ha abbandonato l'idea di una vera alternativa,
un'Europa succube delle multinazionali e della NATO, venduta
ai capitali e repressiva sulle liberta' civili, un sistema al
quale non riesco a rassegnarmi e mai mi rassegnero'.


La guerra continua


Cosi' eccomi in Serbia, un paese dove sono in molti come me
che non si rassegnano. La propaganda mediatica martella,
cerca di convincere ma non ci riesce, i serbi sanno da sempre
che l'Europa mente spesso e volentieri, il quisling Djindjic e'
riuscito con due anni di governo a fare piu' danni dei
bombardamenti della NATO, ma la reazione popolare ha
buttato giu' il governo.
Hanno capito qual'e' la posta in gioco, arrendersi, e la NATO
non c'e' giorno che passa che non minacci, - Dateci i generali!
- urlano - sono dei criminali! - Sono gli stessi che hanno difeso
il paese dai barbari bombardamenti della NATO e dai tentativi
di entrare in territorio jugoslavo dal confine albanese e
macedone. Li hanno ricacciati indietro piu' volte. Hanno difeso
il proprio paese e l'hanno fatto molto bene.
Insomma si chiede la capitolazione definitiva, la fine di questa
anomalia europea, l'adesione alla "Partnership for peace", la
versione moderna della Triplice alleanza.
Ed intanto la guerra continua in Iraq, i carabinieri arrestano i
comunisti iracheni, niente di strano, ci sono abituati
all'anticomunismo piu' bieco.
Beh, mi chiedo che senso abbia essere comunista ed essere
europeista?
I partiti comunisti antieuropei hanno guadagnato consenso
perche' ormai c'e' una coscienza civile che si sta diffondendo, il
capitalismo ha gettato la maschera dopo la fine del muro di
Berlino, ed il suo volto rassomiglia in maniera terribile al
mostro del passato, al nazifascismo.
Ecco la responsabilita' dell'Europa che ancora una volta sta
silente a guardare, mentre l'avvoltoio volteggia sopra e si
avventa sui cadaveri agonizzanti.
Allo stesso modo allora nessuno si oppose all'invasione della
Libia, dell'Albania, alla "liberazione dell'Etiopia", poi la
guerra investi' tutto il mondo.

Scrisse Jacometti nel libro "Ventotene" sul confino fascista (o
come direbbe Berlusconi oggi sulla vacanza in un posto
esclusivo):

"La guerra e' una malattia da noi prevista da quindici o
vent'anni. Tutte le nostre analisi del fascismo, del
nazionalsocialismo ci avevano condotto li', all'uovo
dell'avvoltoio dal quale soltanto la guerra sarebbe potuta
uscire" (p. 99)

Di nuovo l'Europa se ne sta a guardare. Iraq, Jugoslavia e
Afganistan, di nuovo Iraq, Sudan, forse domani Siria e Iran,
Georgia, Bielorussia, Corea, Cuba, Venezuela e poi?
Ed e' veramente libera e indipendente questa Europa? Ci sono
manifestazioni, si, c'e'il dissenso, si, ma mi chiedo,
basteranno? Per Hitler e Mussolini non sono bastati. Ci
sarebbero volute politiche coraggiose che li avessero stoppati
prima del grande disastro mondiale.
E invece l'Europa e' stata a guardare sino al disastro finale.
Il tempo stringe, gli avvenimenti si susseguono sempre piu'
veloci.
Chi sara' in grado di operare queste politiche coraggiose in
Europa?
La socialdemocrazia europea e il parametro del 3%?
I comunisti europeisti, che censurano le verita' come
Rifondazione ha fatto sulla Jugoslavia o con gli articoli di
Grimaldi dall'Iraq?
Il pacifismo contro le manganellate e i pestaggi stile Genova?
I sit-in silenziosi in piazza mentre l'avvoltoio bombarda Falluja
e Ramadi, e Nablus e arresta tortura e stupra, e depreda
a man bassa?
E mentre organizzazioni di estrema destra come la X° MAS si
riorganizzano in Italia, e il fascismo acquista consensi
persino in Francia?
Lo spero vivamente in cuor mio, ma ne dubito fortemente.


Paolo Teobaldelli


=== 4 ===

 
Continua il pressing della NATO contro la repubblica Srpska
e contro Serbia e Montenegro. Obiettivo: la capitolazione


In pressing la NATO accelera il passo, forte dell'elezione
a Presidente della Serbia di Boris Tadic, del partito
democratico, filoatlantico (lo stesso del defunto premier
Djindjic), l'organismo atlantico e il suo Tribunale Speciale,
il Tribunale di Den Haag, aumentano contemporaneamente
la pressione.
Mentre Tadic vola negli USA per conferire con Rumsfeld
e Powell, la pedina Del Ponte gioca l'ennesima carta,
chiede l'arresto di Goran Hadzic, ex-premier della
Repubblica Srpska, e fa sapere che al mandato sono
state assegnate 72 ore di limite. Se entro tale periodo
il premier non verra' arrestato e condotto all'Inquisizione,
cio' significhera' che Serbia-Montenegro non collabora
con Den Haag. Il periodo e' scaduto.
Allo stesso tempo il rappresentante della NATO Schaeffer vola
a Belgrado per spiegare che la NATO attende volentieri
l'entrata della Serbia e Montenegro nella "Partnership per
la pace" a patto che consegni i quattro Generali (dello
stato maggiore e dei servizi) al tribunale dell'Aia e che
consegni anche il generale dell'esercito serbo di Bosnia,
il famigerato Ratko Mladic, reo di aver dato troppo filo
da torcere alla NATO e alla sua guerra sporca in Bosnia.

Inoltre la NATO chiede anche che la Serbia ritiri la
denuncia fatta all'Alta Corte Internazionale per la
condanna ed il risarcimento dei bombardamenti sui civili.

Allo stesso tempo l'Alto Rappresentante NATO in Bosnia,
il rais Patty Ashdown, dimette dal parlamento della Repubblica
Srpska ben 60 persone, mentre continuano i raid militari NATO
all'interno della stessa, alla caccia fantomatica di
Radovan Karadzic.
L'obiettivo e' ben chiaro, ed e' la capitolazione
di quel pezzo di Jugoslavia irriducibile, capitolazione
che la NATO non e' riuscita ad ottenere ne' militarmente
(con i bombardamenti su Bosnia e Serbia), ne' politicamente,
con le sanzioni, con il golpe bianco di Djindjic e la
consegna di Slobodan Milosevic al Tribunale Inquisitorio.
Allo stesso modo ancora in alto mare (ma sempre attive)
le manovre per separare almeno il Montenegro e chiudere
cosi' definitivamente l'accesso al Mediterraneo alla Russia.
Dunque si accelerano i tempi, si fa pressing, minacce e
promesse allo stesso tempo, il bastone e la carote come
insegnava il Machiavelli, facendo sapere che gia'
50 milioni di dollari sono pronti come finanziamento
nel caso Serbia e Montenegro si decida a capitolare.
Ma la questione spinosa del Kosovo e dei generali da
consegnare, gli stessi che hanno difeso il paese
con onore dalla campagna militare NATO del 1999,
rimane una questione di urgenza nazionale.
Gia' dal governo hanno fatto sapere che consegnare
questi generali significherebbe compromettere
la sicurezza nazionale, mentre sempre piu' insistenti
si fanno le voci di addestramento militare in ben 80
campi nel Kosovo, campi di cui la Kfor sembra non
interessarsi. Inoltre il confine tra Albania e
Kosovo sembra sia completamente aperto in violazione
alla sovranita' territoriale della Serbia come
sancisce la stessa risoluzione ONU 1244.

Insomma la tensione sembra tornare a farsi alta
in Serbia e Montenegro, la NATO accelera il passo.
Obiettivo: la capitolazione definitiva.


Paolo Teobaldelli (Serbia e Montenegro)