PSICHIATRIZZARE BOBBY FISHER


Pino Catapano ha raccolto sulla rete un po' di informazioni su Bobby
Fischer: "Uno che, al di là di qualche sua uscita più o meno
condivisibile, merita il massimo rispetto e solidarietà da chi si
dichiara anche soltanto progressista." Si metta a confronto questa Nota
biografica con l'articoletto del "Manifesto" (allegato), che riprende a
pappagallo le veline statunitensi...

 
Nota biografica su Bobby Fisher

Bobby Fischer nasce a Chicago nel 1943. Sua madre è un'ebrea sovietica
emigrata negli USA. Bobby a 6 anni impara a giocare a scacchi e a 15,
nel 1958, diventa il più giovane Gran Maestro nella storia degli
scacchi. Egli allora manifesta l'intenzione di andare in Unione
Sovietica per approfondire ancor di più la sua passione e insieme alla
madre vanno a Mosca per qualche tempo. Siamo nell'epoca del maccartismo
più sfrenato e Bobby entra ufficialmente tra i controllati dall'FBI,
mentre il file sulla madre risale agli anni '40. Addirittura sospettati
di essere spie del Kgb, la cosa non viene mai provata, ma le attenzioni
dell'FBI su Bobby, estremamente critico sulla politica USA, rimangono.

Come molti dei grandi geni, anche Bobby va male a scuola e l'abbandona.
Nel 1972 comunque diventa famoso in tutto il mondo per essere diventato
l'11° campione del mondo di scacchi, il primo non sovietico della
storia. Prima del "match del secolo" con il russo Spassky persino
Kissinger chiama Bobby al telefono.

Ribelle ed eccentrico per natura, tale da sembrare un pazzo squilibrato
ai superficiali, sprezzante verso la politica e la ragion di stato USA,
il suo trionfo non può essere usato dal governo come ci si
aspetterebbe. Nonostante le ripetute minacce, l'amministrazione USA, ad
esempio, non riuscì mai ad impedire che Bobby si recasse a L'Avana per
qualche partitella con Fidel Castro.

Nel 1975 Fischer, per screzi con la Federazione internazionale degli
scacchi sulle regole per l'attribuzione del titolo, viene privato del
titolo mondiale, dopo il rifiuto di Bobby di giocare con Anatoly
Karpov. Qui si spengono i riflettori sul genio americano, che abbandona
il gioco degli scacchi. Nel 1981 Bobby viene scambiato per un
rapinatore di banca e arrestato dalla polizia, a seguito di questo
episodio scrive il pamphlet "I Was Tortured in the Pasadena
Jailhouse!". Nel 1984 Bobby scrive alla "Encyclopaedia Judaica",
intimandoli di cancellare il suo nome dalle loro pubblicazioni per il
fatto che lui non era ebreo, non essendo nemmeno circonciso.

Nel 1992 il "fattaccio". Su invito della federazione Russa e di
Slobodan Milosevic, Bobby Fischer viene chiamato per giocare la
rivincita con Spassky in Jugoslavia, premio in palio 3,5 milioni di
dollari. Bobby allora riceve dalla giustizia americana una lettera di
diffida con un ordine esecutivo firmato George Bush senior, a recarsi
in Jugoslavia, paese sottoposto ad embargo ed al divieto di viaggio ai
cittadini americani. Bobby in una pubblica conferenza stampa sputa
sulla lettera e va in Jugoslavia, vincendo per la seconda volta contro
Spassky. La giustizia USA allora lo condanna in contumacia a 10 anni di
reclusione ed emette contro di lui un mandato di cattura internazionale.

In questi anni di "latitanza" in cui gli è precluso il ritorno negli
USA, Bobby si stabilisce prima in Ungheria e poi in vari paesi
dell'Asia, soprattutto nelle Filippine. Ha il tempo di inventare (con
tanto di brevetto) un nuovo tipo di segnatempo digitale per le partite.
Inoltre, nel '96 egli annuncia da Buenos Aires, una variante del gioco
nota come Fischer Random Chess, che consiste nella possibilità del
giocatore di scegliere la disposizione iniziale dei pezzi, evitando
così di impararsi le aperture a memoria e rendere il gioco più
imprevedibile.

Degna di nota la sua amicizia con il Gran Maestro Eugenio Torre, il più
gran giocatore di scacchi filippino di tutti i tempi, persona che gli
sta vicino e lo aiuta. Tra il '98 e il '99 tutto il patrimonio di Bobby
negli USA viene confiscato e venduto all'asta. Egli si ritiene vittima
di una congiura ordita dall'"ebreo" Bob Ellsworth. Il suo odio per gli
USA e per gli ebrei aumenta.

L'11 settembre del 2001 Bobby si trova nelle Filippine e in una delle
sue tante interviste a "Radio Bombo", quando le notizie sugli attentati
sono ancora frammentarie, dice: "This is all wonderful news,". "I
applaud the act. The U.S. and Israel have been slaughtering the
Palestinians, just slaughtering them for years. Robbing them and
slaughtering them. Nobody gave a shit. Now it's coming back to the U.S.
Fuck the U.S. I want to see the U.S. wiped out.".

Questa cosa ed altri commenti antisionisti più che antisemiti sono le
cause della decisione della Federazione scacchistica USA di radiarlo
nel 2003.

Siamo giunti al 13 luglio 2004, Bobby in possesso di regolare
passaporto USA rilasciato dall'ambasciata di Berna, viene violentemente
arrestato e malmenato dalle autorità nipponiche all'aeroporto di Tokio,
mentre si accingeva a tornare a Manila, in uno dei suoi frequenti
spostamenti tra le due capitali. Sembrerebbe che il passaporto sia
stato revocato dalle autorità USA nel 2003, ma la vicenda ha risvolti
poco chiari, al momento: la pagina internet dedicata a Bobby parla di
aggressione e violente percosse da parte degli agenti giapponesi. Fatti
che paiono francamente eccessivi per un semplice problema di permessi.
La sensazione è che qualche lunga mano si sia mossa dagli Stati Uniti,
visto che non era certo la prima volta che Bobby andava a Tokio.

E' intenzione dei giapponesi estradare Bobby negli USA, dove rischia 10
anni di reclusione, magari in un ospedale psichiatrico, dato che la
stampa USA non ha lesinato certo risorse per dipingerlo come un pazzo.
Le ultime notizie dicono che Bobby sta chiedendo asilo politico verso
un paese terzo disposto a concederglielo.

(a cura di Pino Catapano)


http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/21-Luglio-2004/art65.html

il manifesto - 21 Luglio 2004

L'ultima mossa di Bobby Fischer

Il campione in attesa di estradizione da Tokyo agli Usa chiede asilo a
qualche «paese amico»
IGOR FIATTI

Altra mossa a sorpresa dell'ex campione di scacchi americano Bobby
Fischer. Arrestato la settimana scorsa dalle autorità giapponesi
all'aeroporto Narita di Tokio per il possesso di un passaporto non
valido, e ricercato dagli Usa per aver violato nel 1992 le sanzioni
internazionali contro la Jugoslavia accettando di disputare nel paese
sotto embargo la rivincita del suo storico match del 1972 contro il
sovietico Boris Spassky, Fischer ha chiesto asilo politico in un paese
terzo per evitare l'estradizione negli Usa. «Bobby Fischer non vuole
rimanere in Giappone, dominato dall'America, corrotto, brutale e
ostile», ha detto la presidente della federazione giapponese di
scacchi, Myoko Watai, amica dello scacchista che vinse la «battaglia
del secolo», come fu allora battezzata la partita metafora della guerra
fredda tra Mosca e Washington. «Né tanto meno tornare negli Stati
Uniti, dove lo aspetta una corte speciale, dieci anni di prigione e
forse anche una morte prematura», ha aggiunto la Watai.

32 anni fa, la partita che metteva in palio il titolo di campione
mondiale di scacchi tra il genio eccentrico americano, Bobby Fischer, e
il detentore, il sovietico Boris Spassky catturò l'attenzione del
pianeta. La sfida fu giocata nella capitale islandese Reykyavik, a metà
strada tra le due superpotenze. Il match del secolo rimase in forse
fino all'ultimo: l'incontro si svolse solo dopo che furono accettate
tutte le pretese dello sfidante; Fischer chiese e ottenne una borsa di
138 mila dollari e si arrivò alla scelta dell'Islanda solo dopo che
l'americano fece fallire i grandi sforzi e sacrifici affrontati dalla
federazione scacchistica jugoslava, che aveva preparato una
organizzazione grandiosa.

Appena arrivato offese gli islandesi, definendo l'Islanda inadeguata
per l'evento perché non aveva un bowling. Poi si lamentò di tutto:
delle telecamere, delle luci, del tavolo, delle sedie. Fischer,
definito dalla stampa squilibrato e paranoico, accettò di giocare solo
dopo che un miliardario inglese raddoppiò il premio partita, portandolo
a 250 mila dollari. Dopo la vittoria, il ragazzo di Brooklyn avrebbe
dovuto sfidare il sovietico Anatolij Karpov nel 1975, ma impose per il
match regole così bizzarre che l'associazione scacchistica
internazionale lo privò del titolo, assegnandolo d'ufficio al
sovietico. Poi Fischer scomparve sino alla rivincita della «battaglia
del secolo» organizzata in Jugoslavia nel 1992.

Prima di giocare nella città montenegrina di Sveti Stefan, Fischer
ricevette una lettera del dipartimento del tesoro Usa che gli intimava
di rinunciare al match. Il campione sputò sulla lettera durante una
memorabile conferenza stampa. Giocò e vinse di nuovo, diventando un
ricercato. Poi il fece perdere le sue tracce in Asia, tra Giappone e
Filippine. Negli ultimi anni spediva fax dalla sede della federazione
di scacchi giapponese e interveniva sulle frequenze di una radio
filippina, Radio Bombo, con discorsi antisemiti e antiamericani. Le
autorità giapponesi lo hanno arrestato all'aeroporto di Tokio mentre
stava partendo per le Filippine, che intanto gli avevano revocato il
passaporto.

Adesso, il campione aspetta l'eventuale estradizione negli Usa in una
cella giapponese; ma per ribaltare la partita ha ancora una mossa a
disposizione, l'accoglimento della domanda di asilo da parte di qualche
«paese amico».