ATENE 2004: CERCASI INNO PER SERBIA E MONTENEGRO


(Di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 4 AGO - Il tradizionale
'Forza slavi' e' andato in soffitta con la vecchia Federazione
jugoslava e fra gli inni della Serbia e del Montenegro c'e' scarsa
compatibilita' musicale che mal si presta al mixaggio. Belgrado si
scopre afona a meno di due settimane dall'inizio dei giochi olimpici di
Atene, e tenta di correre ai ripari: il parlamento dell'unione
serbomontenegrina si e' dato sette giorni di tempo per trovare una
musica che possa accompagnare l'alzabandiera in onore dei suoi atleti
da podio. L'unico spartito papabile e' quello arrangiato nelle
settimane scorse dal compositore pop Slobodan Markovic, che con uno
stile vagamente da discoteca ha cercato di saldare il vecchio inno del
regno serbo, 'Boze Pravde' (Dio dacci giustizia), con la canzone
popolare montenegrina 'Maiko nasa Crna Goro' (terra montenegrina madre
nostra). Il risultato e' un azzardato equilibrismo fra ritmi e metriche
diversi e un attento lavoro semantico per eliminare qua e la' le tracce
di un monarca o di un simbolo troppo nazionalista a favore di un testo
piu' politicamente corretto. La spregiudicata operazione di ingegneria
genetica ha provocato l'attesa levata di scudi sia da parte dei
nostalgici sia dei fautori della scissione fra Serbia e Montenegro: i
primi restano fedeli a 'Forza slavi', nonostante le bordate di fischi
che quell'inno non manca di provocare fra il pubblico degli altri paesi
balcanici. I secondi rifiutano perentoriamente di cantare 'Dio salvi il
popolo serbo' se montenegrini, o 'Montenegro madre nostra' se serbi.
L'11 agosto, a due soli giorni dalla cerimonia di apertura dei giochi
olimpici, il parlamento federale si riunira' in seduta di emergenza per
deliberare sull'inno di Markovic, che stando alle previsioni della
vigilia dovrebbe passare per il rotto della cuffia. L'ambasciata
serbomontenegrina ad Atene usera' quelle 48 ore per comunicare al
Comitato olimpico internazionale la scelta e consegnare le cassette
registrate. Nei guai resteranno comunque i calciatori della nazionale
olimpica, che per motivi di torneo iniziano a giocare sin dall'11 e che
si troveranno quindi a scegliere tra 'Forza slavi' e il silenzio:
comunque vada, inizieranno i giochi di Atene con un inno per
concluderli con un altro. ''Niente di sorprendente - dice Aleksander
Shapik, del team di pallanuoto serbomontenegrino - io sono nato in un
paese, la 'grande Jugoslavia', cresciuto in un altro, la 'piccola
Jugoslavia a due', e divenuto adulto in un terzo, Serbia e Montenegro.
Non mi sento particolarmente legato agli inni''. Gli fa eco il compagno
di squadra Danilo Ikodinovic: ''Anche se quello nuovo sara' un brutto
inno, non ha molta importanza. Non durera' a lungo, vedrete: anche
questa unione si spezzera' presto''. (ANSA). OT
04/08/2004 18:33

http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/20040804183333033064.html