ISRAELIANI SPIEGANO AGLI ALBANESI COME RISPETTARE I SERBI... IN UMBRIA


Oppure: ebrei spiegano agli ortodossi come convivere con i musulmani.
Cioe': palestinesi spiegano a serbi ed albanesi quanto sono bravi gli
israeliani.
Ovvero: come manipolare il conflitto altrui dopo aver reso cronico
quello di casa propria. In Umbria.


http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3449/1/51/


Kossovo: da Gerusalemme una scuola di pace
05.10.2004

Dal 5 al 14 ottobre si ritroveranno a Spoleto 15 vicini di casa
appartenenti alle comunità albanese, serba ed ashkalia. Per parlare di
riconciliazione sotto la guida di mediatori israeliani e palestinesi.


Kossovo, una situazione di conflitto sommerso spesso rimossa e
dimenticata. Ipsia-Acli si occupa da anni nella Provincia del sud est
Europa di progetti di cooperazione allo sviluppo che sempre tengono
conto del tema della riconciliazione e della mediazione tra le varie
comunità che vi abitano.

In questi percorsi è spesso utile non rimanere chiusi nell’analisi di
un’unica realtà ma confrontarsi con esperienze anche esterne. Proprio
per questo Ipsia–Acli propone un percorso concreto di mediazione per
gettare semi di pace in Kosovo sulla traccia di un’esperienza
pionieristica di israeliani e palestinesi: la comunità di Nevè
Shalom–Wahat al Salam.

Quindici uomini e donne kosovare di etnia albanese (dalle comunità di
Klina e Gjurjevik), ashkalia (da Mahalla) e serba (da Bicha e Grabac),
che convivono nella medesima regione di Klina, parteciperanno a Spoleto
(Pg), dal 5 al 14 ottobre, al seminario residenziale “Scuola di Pace”,
organizzato da Ipsia, la Ong delle Acli, con il contributo dei
formatori dell’esperienza di Nevè Shalom–Wahat al Salam.

Nevè Shalom–Wahat al Salam (“Oasi di Pace", in ebraico e in arabo), è
un villaggio fondato nel 1972 e situato su una collina a metà strada
fra Gerusalemme e Tel Aviv, in cui attualmente risiedono circa 50
famiglie: una dimostrazione concreta di convivenza civile tra persone
appartenenti a culture e ideologie diverse. Al suo interno, infatti,
ebrei e palestinesi pur mantenendo con fierezza la propria identità
culturale e religiosa, hanno dato vita ad una comunità basata
sull'accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione.

“In un conflitto si maturano esperienze che possono essere utilizzate
proficuamente in altri contesti — dichiara Paola Villa, vicepresidente
dell’Ipsia, più volte in Kosovo — Per questo crediamo sia molto
prezioso il contributo che gli educatori di Nevè Shalom possono offrire
al conflitto in Kosovo, un conflitto tutt’altro che risolto, come
dimostrano i fatti dello scorso marzo, nonostante le agenzie
internazionali continuino a descrivere quella situazione come
esemplare”.

Il seminario, il secondo nel suo genere proposto da Ipsia–Acli, è il
frutto di un percorso cominciato nel luglio del 1999, quando
l’organizzazione ha accompagnato il rientro delle famiglie kosovare
profughe in Albania e si è impegnata nella ricostruzione delle case e
delle scuole. Un percorso che è continuato e si è consolidato, dal 2002
ad oggi, nella realizzazione del progetto “Sviluppo di Comunità”.

Questo forte radicamento nel territorio kosovaro e la fiducia reciproca
costruita in tutti questi anni hanno posto le basi per questo difficile
passo: che 15 kosovari/e accettino di condividere per 10 giorni uno
spazio ed il proprio tempo per “incontrarsi e scontrarsi” con l’aiuto e
la guida di persone molto esperte nella gestione dei conflitti,
Abdessalam Najjar e Nava Sonnenschein della scuola per la pace di Nevè
Shalom – Wahat al Salam.

“La specificità e la delicatezza di questa esperienza — continua Paola
Villa — risiede nel fatto che i partecipanti sono vicini di casa: si
conoscono e conoscono la reciproca storia passata e presente, in
un’area geografica nella quale, durante gli eventi dello scorso marzo,
la tensione ha portato a dover sgomberare le enclaves serbe di Bica e
Grabac. Una situazione delicata che si è potuta arginare anche grazie
all’intervento di mediazione e di pacificazione di alcuni leaders delle
comunità coinvolte, tra i quali alcuni dei partecipanti al seminario”.