(english / italiano)

Jugoslavia / Iraq: FOSSE... COMUNI

1. Iraq, la fiera delle menzogne.
<< Ora ci provano con le fosse comuni... Lo statunitense che coordina
il lavoro degli ispettori indigeni è l’avvocato della Florida Greg
Kehoe... che si è formato, guardacaso, anche al Tribunale
internazionale dell’Aja, facendo il procuratore nei processi contro i
dirigenti e i militari della ex Jugoslavia... >>

2. Talabani: «L'Iraq è ormai libero e democratico»
Come Rugova ed Hasim Thaci. I deliri del leader kurdo, al festival
dell'Unità di Genova. «L'occupazione è finita ... Prima i kurdi avevano
rapporti con gli Usa a livello di Cia. Rapporti segreti. Ma oggi tutto
è alla luce del sole...»

3. Israel spying on Iran, Syria from Iraqi Kurdistan /
ISRAELE USA IL KURDISTAN IRACHENO COME BASE CONTRO SIRIA ED IRAN


=== 1 ===

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=6427&s2=19

Iraq, la fiera delle menzogne

E l'americano che le "scopre" adesso è lo stesso che le aveva
"scoperte" in Kosovo!

Alessia Lai , Aljazira.it

lunedì, 18 ottobre 2004 - Non sono riusciti a trovare le armi di
distruzione di massa e ora ci provano con le fosse comuni. Ieri, gli
inquirenti iracheni, capeggiati da un funzionario americano, avrebbero
cominciato a estrarre dei corpi da una fossa trovata vicino ad Hatra,
nel Kurdistan iracheno.

Lo statunitense che coordina il lavoro degli ispettori indigeni è
l’avvocato della Florida Greg Kehoe, incaricato nel maggio scorso
dirigere la squadra di 50 membri, tra americani e altri consiglieri
stranieri, che ha formato i giudici e gli avvocati iracheni assegnati
al tribunale speciale che dovrà giudicare Saddam Hussein, quello
inizialmente capeggiato da Salem Chalabi. Un giurista che si è formato,
guardacaso, anche al Tribunale internazionale dell’Aja, facendo il
procuratore nei processi contro i dirigenti e i militari della ex
Jugoslavia.

Kehoe, incaricato di preparare il processo al presidente dell’Iraq,
già nel maggio scorso aveva annunciato che gli sforzi degli
investigatori del tribunale speciale iracheno si sarebbero concentrati
nel recupero di corpi da fosse comuni, ovviamente vittime della
“pulizia etnica” voluta dall’imputato Saddam.

Così ora spuntano 120 cadaveri, trovati dagli inquirenti che cercano
prove da utilizzare nel processo al presidente iracheno. Per il segugio
“da fossa” Kehoe le vittime sono probabilmente curdi assassinati
durante il governo di Saddam Hussein tra il 1987 e il 1988.

Certezze che ricordano la propaganda mistificatoria con cui il
presidente serbo Slobodan Milosevic fu accusato di aver pianificato la
pulizia etnica degli albanesi del Kosovo, accusa che scatenò
l’aggressione atlantica contro Belgrado. Come è ormai noto, nonostante
l’informazione assuefatta alle menzogne democratiche continui a parlare
di “etnocidio albanese” perpetrato dai serbi, nessuna fossa comune
contenente kosovari albanesi è mai stata trovata in quel Paese
massacrato dalle bombe Nato. L’esercito di esperti legali sguinzagliati
nel Kosovo dagli atlantici ha scavato ovunque e nonostante le frequenti
conferenze stampa nelle quali vari rappresentanti Nato e del Tribunale
dei Crimini di Guerra promettevano di trovare fosse comuni con decine
di migliaia di vittime della brutalità serba, i “cercatori” non sono
mai riusciti a produrre prove, né di fosse comuni, né delle sbandierate
atrocità serbe. Le uniche esumazioni, quelle vere, sono a tutt’oggi
quelle di cadaveri serbi - infilati in sacche con stampigliato sopra
K-For, i “liberatori”... - da fosse comuni, di vittime della reale
pulizia etnica, quella del Corpo di Protezione del Kosovo, la struttura
militare in cui si sono riciclati i banditi dell’UCK albanese, i quali
non hanno risparmiato nemmeno gli albanesi “non-allineati”, i rom e i
turchi che vivevano in quelle terre. Non a caso il termine che tutta la
stampa internazionale fece passare come una terribile e crudele
invenzione semantica del cattivissimo Milosevic, “pulizia etnica”,
venne usato per la prima volta proprio in Kosovo nel lontano 1980,
quando i secessionisti albanesi innescarono una campagna terroristica
volta a cacciare da quella zona decine di migliaia di serbi.

Ora la stessa prassi della mistificazione viene usata per la nuova
campagna neocoloniale atlantica in Iraq. Dissoltasi la scusa delle armi
non convenzionali collezionate da Saddam Hussein, gli atlantici tentano
la carta delle persecuzioni contro la minoranza curda. E lo fanno
criticando chi, in Europa, non vuole partecipare a questa odiosa
ricerca pronta alla strumentalizzazione politica. La paura di essere
ancora una volta smentiti fa la sua parte, così gli europei preparati
negli scavi nelle fosse comuni non intendono collaborare alla “caccia
al tesoro” diretta da Greg Kehoe e si beccano la strigliata
dell’avvocato statunitense.

L’accusa del legale Usa agli esperti europei, che hanno già svolto
questo tipo di lavoro in Serbia, è che questi non starebbero
collaborando perché temono che a Saddam possa essere inflitta la pena
di morte. Più probabilmente gli esperti europei sanno perfettamente
quale manovra si cela dietro a questo provvidenziale ritrovamento del
signor Kehoe. I megafoni della impresa liberatrice americana si
guarderanno bene dall’analizzare la notizia del ritrovamento delle
fosse comuni nel quadro dei contrasti che hanno sempre agitato il
Kurdistan. E’ solo dal 2002, infatti, che i due principale leader
curdi, Barzani e Talabani, si sono uniti nel sostenere l’ingerenza
americana in Iraq allo scopo di ottenere la guida di un futuro stato
federale curdo (dopo l’intervento dei loro amici Usa hanno anche
ridimensionato le pretese indipendentiste). Ma per diversi anni i due
partiti da loro capeggiati, rispettivamente il Pdk e il Upk, si sono
combattuti in una sanguinosa guerra civile per il controllo della
Regione Autonoma del Kurdistan, entità politica comprendente i
territori interessati dalla “no fly zone” - compresa tra il 36°
parallelo e il confine turco - sancita con la risoluzione Onu 688,
all’indomani della prima guerra del Golfo.

Il Pdk di Balzani e l’Upk di Talabani si scontrarono per il controllo
totale del territorio, tra di loro e contro i militanti del Pkk turco,
che spesso sconfinavano in Iraq per fuggire all’esercito di Ankara. In
una logica che mirava al dominio assoluto sul Kurdistan anche i curdi
turchi potevano essere un intralcio al progetto dei due leaders. Così
quel territorio vide anni di massacri fratricidi, di torture, di “gravi
e documentate violazioni dei diritti umani” come affermano i rapporti
di Amnesty International.

La famosa strage nel villaggio curdo di Halabia del 1991, inoltre,
quella attribuita all’uso di armi chimiche da parte di Saddam Hussein è
stata inequivocabilmente attribuita all’Iran (allora in guerra contro
l’Iraq), l’unico Paese tra i due che aveva in dotazione quel tipo di
armamento. Ma la propaganda filo atlantica non ha mai smesso di
utilizzare contro Saddam la terribile morte di almeno 5000 persone che
hanno pagato per il solo fatto di trovarsi “nel posto sbagliato al
momento sbagliato” e non perché curdi.

Nulla di tutto questo verrà portato all’attenzione di quei consumatori
di menzogne che costituiscono l’opinione pubblica planetaria,
annebbiata dalle storielle strappalacrime in cui i buoni soccombono
alle crudeltà dei cattivi in attesa dei “liberatori” a bordo dei B-52.

http://www.aljazira.it/index.php?option=content&ta ...


=== 2 ===

Dal Manifesto del 13 settembre 2004

INTERVISTA

Talabani: «L'Iraq è ormai libero e democratico»

I deliri del leader kurdo, al festival dell'Unità di Genova.
«L'occupazione è finita»
ORSOLA CASAGRANDE

GENOVA - Un racconto di due paesi lontanissimi fra loro. Questo sembra
la descrizione dell'Iraq insanguinato a seconda che a parlarne siano
gli iracheni, i pacifisti, o Jalal Talabani, il leader del partito
kurdo iracheno Puk (Unione Patriottica del Kurdistan). Perché per
Talabani, ospite della festa dell'Unità di Genova, «bisogna raccontare
la realtà e non solo l'occupazione americana». E la realtà per lui è
«un Iraq finalmente democratico, libero. Dove i partiti possono
formarsi e sciogliersi, parlare e riunirsi. Dove la gente può
liberamente associarsi. E' l'Iraq di un Kurdistan pacificato dove i
salari, dalla caduta di Saddam, sono aumentati di trenta volte». Sì,
certo, ci sono ancora gli americani, ma «cari amici italiani non dovete
limitarvi a parlare di quello. Anche perché, quando sarà il momento, i
marines se ne andranno. L'occupazione - aggiunge - è finita. Adesso le
cose, il controllo è in mano agli iracheni». Questo stonato ottimismo
deve per forza inserirsi nel contesto del Kurdistan, delle aspirazioni
dei kurdi, dei loro sogni di libertà che forse oggi hanno più
possibilità di concretizzarsi. Ma sarà così davvero?

Partiamo dalla situazione attuale. Dal rapimento delle due Simone, e
dei loro due compagni iracheni...

Tutti noi iracheni democratici, progressisti e di sinistra condanniamo
questi crimini. Sono crimini che rivelano la vera faccia del
terrorismo. Queste erano due donne che lavoravano in Iraq anche ai
tempi di Saddam, per i bambini e i poveri iracheni, perfino contro le
politiche degli Stati uniti - perché erano contro le sanzioni e anche
la guerra -, ebbene questi criminali hanno rapito proprio loro. Questa
è una realtà che i nostri compagni e amici italiani devono capire:
questi criminali non hanno nulla a che fare con la resistenza. La
resistenza è qualcosa di onorevole, di sacro quasi. Questi gruppi sono
estremisti islamici che appartengono ai gruppi più reazionari, e
vorrebbero riportare indietro di secoli l'Iraq. Questi sono i veri
criminali. Dobbiamo lottare per cercare di salvare le due ragazze. Ma
questo fatto deve anche servire da lezione agli amici e compagni
italiani che devono comprendere la vera realtà irachena...

Tuttavia, le immagini e i racconti delle bombe, delle stragi, degli
assedi, dei civili iracheni ammazzati dalle truppe di occupazione sono
una realtà...

L'occupazione è ufficialmente finita. Abbiamo oggi un governo composto
da una miriade di forze, di sinistra, kurdi, progressisti, islamici.
Tutti concordiamo sul fatto che bisogna lavorare per un Iraq
democratico, federale, unito e indipendente. Abbiamo un congresso
rappresentativo e stiamo lavorando per le elezioni che daranno vita
anche alla Costituzione.
C'era il problema di Moqtada Al Sadr. Ma anche questo è stato risolto.
Possiamo dire che il sud sarà presto pacificato. Il Kurdistan lo è già.
Direi che su 18 province, 14 sono praticamente pacificate. Le altre
quattro, compresa quella di Baghdad, richiederanno più tempo per
sradicare il terrorismo, ma stiamo lavorando per questo. Ora, è vero
che ci sono forze militari straniere in Iraq ma lavorano d'accordo con
quanto stabilito dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Che significa che
non sono libere di fare ciò che vogliono. Quando saremo in grado di
difenderci da soli, diremo bye bye alle truppe straniere.

La sua è una lettura molto ottimistica della situazione. Il livello di
scontro, di guerra è ancora molto alto. Gli stessi Usa riconoscono di
aver perso il controllo di molte aree...

No, non molte. Alcune. La realtà è che per la prima volta in anni il
popolo iracheno è libero e sta respirando democrazia. Nessun iracheno
accetterebbe un'occupazione militare all'infinito, ma per il momento
dobbiamo concentrarci sulla costruzione delle nuove istituzioni. E non
dimenticare che grazie agli Usa, la Turchia, la Siria o l'Iran non sono
entrati in Iraq.

I kurdi sanno bene cosa vuol dire vedersi voltare le spalle. Lei crede
davvero che gli Usa oggi si schiererebbero con i kurdi, lasciando a
terra la Turchia?

Prima i kurdi avevano rapporti con gli Usa a livello di Cia. [SIC]
Rapporti segreti. Ma oggi tutto è alla luce del sole. Ci sono lettere
della presidenza Bush. Carte ufficiali. Quando la Turchia voleva
entrare nel nord Iraq, gli Usa si sono schierati al nostro fianco e
l'hanno impedito.

Lei parla di Kurdistan pacificato. Eppure gli scontri con gli arabi
continuano...

No, no. La situazione in Kurdistan è tranquilla e sicura. La regione è
ricostruita. La gente sta godendo la libertà. Gli americani ci hanno
ridato la nostra quota dell'Oil for Food Program, tre miliardi di
dollari. Ci sono dei problemi, e Kirkuk è il maggiore. La situazione va
normalizzata. Sotto Saddam c'è stata una pulizia etnica nei confronti
dei kurdi. Agli arabi diciamo di tornare da dove sono venuti.
Pacificamente.


=== 3 ===

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=6058&s2=04

Israel spying on Iran, Syria from Iraqi Kurdistan: leading Egypt MP

CAIRO (AFP), October 2, 2004 - Israel has taken advantage of last
year's US-led invasion of Iraq to deploy large numbers of agents in the
Kurdish north to spy on neighbouring Iran and Syria, a leading Egyptian
MP charged Saturday.

"Israel is present in force in northern Iraq and is spying on Iran and
Syria," the chairman of the parliamentary foreign affairs committee,
Mustafa Feki, told state television.

Challenged about a recent denial by Iraq's US-backed premier, Iyad
Allawi, of any Israeli presence in Kurdish areas, Feki retorted: "They
can deny it all they like but it's the reality."

During a Kurdish rebellion that was brutally suppressed by Baghdad in
1975, Israel maintained a significant presence in rebel-held areas.

Feki, who is a leading member of the ruling National Democratic Party
of President Hosni Mubarak, added that the situation in Iraq is getting
worse, with the country now "a centre for everyone who wants to fight
American troops".

"The situation in the region does not augur well, after Palestine came
Iraq and now there's Darfur ... the future is bleak."


http://www.arabmediawatch.com/modules.php?name=New
s&file=article&sid=1982