Nazionalisti croati contro nazionalisti sloveni

1. Golfo di Pirano: acque agitate (Oss. Balcani)

2. I regionalisti istriani sui rapporti con Lubiana (La Voce del
Popolo, Fiume/Rijeka)

3. Il contenzioso sloveno-croato: una pericolosa scintilla nei Balcani
occidentali (Franco Juri / Oss. Balcani)

VEDI ANCHE:

CROATIA AND SLOVENIA IN NEW BORDER DISPUTE
Tension remains between Zagreb and Ljubljana following allegedly staged
incident on disputed border territory.
By Drago Hedl in Osijek - IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 518, October
01, 2004
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200410_518_1_eng.txt

Regain de tension frontalière entre la Slovénie et la Croatie
http://www.balkans.eu.org/article4626.html

Slovenia/Croazia: quali sono i confini della UE?
JUGOINFO Mer  1/9/2004
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3763

Slovenia/Croazia: quali sono i confini della UE? (2)
JUGOINFO Lun 27/9/2004
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3840



=== 1 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3441/1/51/

Golfo di Pirano: acque agitate

30.09.2004

La Slovenia vuole un proprio accesso alle acque internazionali, la
Croazia glielo nega. La questione del Golfo di Pirano, assieme ad altri
nodi irrisolti ereditati dalla dissoluzione della Jugoslavia, rendono
tesi i rapporti tra i due Paesi. Soprattutto durante le rispettive
campagne elettorali. Un contributo di

Leonardo Barattin

L’annoso braccio di ferro tra Slovenia e Croazia sulla definizione del
confine di Stato presso il Golfo di Pirano si è riproposto con forza in
quest’ultimo mese di campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento
di Ljubljana.

Lunedì 13 settembre il premier sloveno Anton Rop è andato a pesca nelle
acque del Golfo irritando gli ambienti politici e i media croati che
sono giunti a parlare di “slovenska provokacija” (Večernji List del
14.09.04). Alcuni giorni più tardi, mercoledì 22 settembre, uno dei
membri più in vista del Partito Popolare Sloveno (SLS), Janez Podobnik,
insieme ad altri undici politici nazionalisti sloveni sono stati
protagonisti di un incidente di frontiera al valico di Plovanija
(avrebbero sconfinato in modo illegale per recarsi nella casa del
“patriota” sloveno Joško Joras che risiedendo nel villaggio di Mlini,
formalmente in territorio croato, continua ad affermare di vivere in
Slovenia) che sta causando pesanti strascichi nei rapporti tra
Ljubljana e Zagabria, nonostante il Primo Ministro croato Ivo Sanader
abbia cercato di stemperare il clima definendo l’incidente come
predizborna kampanja (ossia un fatto di campagna elettorale).


Nell’impossibilità di giungere sino ad oggi ad una soluzione della
contesa con la ratifica di un trattato da parte dei due parlamenti e in
attesa di un arbitrato internazionale risolutivo la questione del
confine marittimo del Golfo di Pirano continua ad avvelenare i rapporti
tra Slovenia e Croazia assieme ad altri nodi problematici ereditati con
la dissoluzione dello Stato jugoslavo. Quali sono i termini della
questione?

Il desiderato spostamento a sud della linea di confine marittimo
risulta essere di fondamentale importanza per la Slovenia in quanto,
senza la rettifica dello stesso a suo favore, essa risulta priva di un
accesso indipendente alle acque internazionali e di conseguenza le sue
imbarcazioni devono necessariamente attraversare il mare territoriale
italiano o quello croato per giungere in mare aperto. Con quali
implicazioni si può facilmente intendere sul piano economico, militare
e politico.

Il tracciato del confine marittimo dipende però dalla linea di confine
terrestre: qualora la Slovenia ottenesse l’assegnazione di alcuni
minuscoli villaggi istriani oggi sotto la sovranità croata (ma
rivendicati con forza da parte slovena), la direzione della linea di
confine in uscita dalla foce del fiume Dragogna (che funge da confine
tra i due Stati sin dai tempi della Federativa) verrebbe
automaticamente modificata disegnando proprio la soluzione favorevole a
Ljubljana all’interno delle acque del Golfo di Pirano.

La controparte croata si oppone con forza alla cessione di sovranità su
terra e mare e anzi rilancia osservando che il corso originario del
Dragogna (anteriormente cioè alla rettifica della sua parte terminale
operata negli anni della Jugoslavia comunista) sfociava un chilometro e
mezzo più a nord, in territorio oggi sloveno e che questo, a rigore di
termini, dovrebbe essere considerato come il confine reale.

Per parte propria gli sloveni sostengono con Joras che i villaggi
contesi siano di propria pertinenza dal momento che rientrano nei libri
catastali del Comune (sloveno) di Pirano, mentre dal versante croato si
ribatte affermando che “Joras sapeva che la sua casa si trova dalla
parte croata” dal momento che “ha richiesto al Comune di Buje [n.d.a.:
in Croazia] il permesso di costruzione per la sua abitazione” (Glas
Istre, 24.09.04). A ciò Joras replica che questo non prova che egli
viva in Croazia …

Pur apparendo a qualcuno una banale lite di corte si tratta viceversa
di una questione che nel corso degli anni ha dimostrato di essere
altamente complessa e spinosa, spesso intrecciata (e condizionata nella
sua soluzione) ad altri nodi problematici che agitano i rapporti tra i
due Paesi (si pensi ad esempio ai noti casi della Ljubljanska Banka e
della centrale termonucleare di Krško) e che sinora hanno dato luogo
sia a forti frizioni che a strumentalizzazioni di questa o quella parte
politica.

Al di là delle sue varie ricadute sul piano pratico sia in caso di
soluzione che di mancata soluzione, il vivace contrasto sul Golfo di
Pirano è la spia - piccola, se si vuole, ma luminosa … - dei numerosi
contrasti e contraddizioni che continuano ad agitare l’intero panorama
ex-jugoslavo e che con il progressivo allargamento all’Europa
sudorientale fioccheranno sui tavoli delle istituzioni comunitarie e
delle sedi d’incontro dei governi europei, richiedendo loro soluzioni
articolate e ponderate che sanino situazioni di incertezza, squilibrio
e tensione e procedano in direzione di una composizione permanente dei
conflitti.

Vedi anche:
Istria, tra Croazia ed Europa
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/140
L’Adriatico, frontiera di ogni pericolo
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3316


=== 2 ===

La Voce del popolo (quotidiano degli italiani in Istria)
http://www.edit.hr/lavoce/index.html

Da "La Voce del Popolo" Rijeka - Fiume, 1. ottobre 2004
 
I regionalisti autonomi sui rapporti con Lubiana

«La questione dei confini va risolta quanto prima»

I vertici del Partito Regionale Autonomo (ARS) hanno discusso ieri i
problemi tra Croazia e Slovenia. Il presidente della formazione
politica, Milivoj Brozina e la vicepresidente, Jagoda Špalj, si sono
soffermati in particolare sui problemi che la nostra Regione ha con la
vicina repubblica. L'ARS ha condannato il Partito popolare sloveno per
il modo in cui sta tentando di conquistarsi le preferenze dei cittadini
sloveni in vista delle elezioni del 3 ottobre. Brozina ha condannato
pure il Governo sloveno – che ha dichiarato di non voler più appoggiare
la Croazia nel suo cammino verso l'Unione europea – ma anche quello
croato, reo di non saper risolvere in modo efficace il contenzioso con
i nostri vicini. Basti pensare al Golfo di Pirano, a Sveta Gera o ai
paesi nei pressi del valico di confine di Plovania.
Jagoda Špalj ha sottolineato il fatto che il problema del confine di
Rupa-Lipa è stato presentato al Ministero degli affari esteri già a
luglio. Il Ministero, da allora, non ha fatto niente per regolare
l'entrata dei cacciatori sloveni nella zona croata.
I confini politici non dovrebbero dividere i Paesi, bensì stabilire
soltanto i limiti fisici di uno stato. I confini dovrebbero basarsi
sulla tolleranza e su compromessi. L'ARS spera che la commissione per i
confini tra Croazia e Slovenia diventi più attiva e che la situazione
tra i due Stati si sblocchi prima di provocare gravi incidenti.

Martina Blečić


=== 3 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3526/1/51/

Il contenzioso sloveno-croato: una pericolosa scintilla nei Balcani
occidentali

19.10.2004 scrive Franco Juri

Al momento della dichiarazione d'indipendenza Croazia e Slovenia si
accordarono sul confine di terra, ma non su quello di mare. Oggetto del
contenzioso, che sta riaccendendo pulsioni nazionaliste, il Golfo di
Pirano.


La Slovenia e la Croazia dichiararono l' indipendenza con reciproco
riconoscimento diplomatico simultaneamente il 25 giugno del 1991. Nel
farlo dichiararono di non avere contenziosi di frontiera e di
riconoscere il proprio confine – fino allora interrepubblicano - quale
nuova frontiera interstatale, fatto che suggellarono in entrambi i
parlamenti con la rispettiva »Carta costituzionale di fondazione e
indipendenza della repubblica«. Il mutuo riconoscimento del confine
venne giudicato dalla commissione internazionale di arbitrato per l' ex
Jugoslavia, presieduta dal giudice francese Robert Badinter, elemento
fondamentale per il riconoscimento internazionale di Slovenia e
Croazia, sia da parte dell' UE che dell' ONU.
Ma se il confine di terra tra i due nuovi stati era grosso modo
definito (Lubiana e Zagabria si accordarono di tracciarlo con esattezza
in base al lavoro di una commissione mista di esperti), lo stesso non
si puo' dire per quello di mare, non essendoci mai stata una
delimitazione di acque tra le diverse repubbliche Jugoslave, bensì solo
tra zone e settori di controllo delle diverse polizie.

A 13 anni dall' indipendenza Slovenia e Croazia si trovano ad
affrontare con reciproche accuse, che vanno assumendo già una
dimensione europea ed internazionale, uno dei contenziosi territoriali
più insidiosi nell' area ex Jugoslavia. La speranza di trovare
finalmente un accordo bilaterale di compromesso sia sul confine di mare
che sugli ultimi 7 kilometri di confine terrestre, i quali concorrono a
determinare il primo, sembrano svaniti dopo che nel 2001 la Croazia ,
ovvero il suo parlamento e di conseguenza anche il governo, abiurarono
una proposta formulata direttamente dai due capi di governo di allora,
Janez Drnovšek e Ivica Račan, e che prevedeva una divisione del golfo
di Pirano (in verità una baia) vantaggiosa per la Slovenia e un
corridoio di acque internazionali che permettesse a Lubiana l'accesso
diretto al mare aperto. In compenso la Slovenia abbandonava le sue
pretese sui 130 ettari a sud del fiume Dragogna, sotto giurisdizione
croata al momento dell'indipendenza ed anche ora, ma che Lubiana
considera propri o almeno oggetto di negoziato in quanto evidenziati
sui libri catastali sloveni come appartenenti al comune catastale di
Sicciole. E' proprio a cavallo del valico di confine istriano di
Sicciole-Plovanija che dal 1994 avvengono sistematici incidenti, spesso
inscenati accuratamente e con la puntuale presenza della TV slovena e
che hanno quale protagonista un cittadino sloveno, Joško Joras, membro
del Partito popolare sloveno (destra populista). Joras non riconosce il
confine e dichiara - con il sostegno ambiguo delle autorita' di Lubiana
- che la sua casa e' in territorio sloveno. Nel 1984 questo sloveno
originario di Maribor costruì la sua casa sulla sponda sinistra del
Dragogna,ottenendo tutti i permessi dal comune croato di Buie. Nel 1993
alcuni politici sloveni »scoprirono« che i paesini di Mulino, Busini e
Scodelini, a sud del fiume che fungeva da confine, erano evidenziati
nei libri catastali di Sicciole, per cui richiesero ed ottennero dal
governo che diventassero oggetto di negoziato per la commissione
diplomatica mista per il confine. In verita' quei 130 ettari in
discussione servivano a modificare lievemente il confine di terra,
condizionando così quello di mare ancora da definire. Quella che
sembrava una questione solo »catastale«, »tecnica« si e' trasformata in
un cavallo di battaglia politico e nazionalista sia in Slovenia che in
Croazia; un detonatore di rancori e reciproche accuse che si attiva ad
ogni campagna elettorale con la perversa partecipazione di una parte
dei massmedia.

Oggi, a tre anni di distanza dal tentativo Drnovšek-Račan, paraffato
con il consenso dei governi dai negoziatori dplomatici ma in verita'
mai ratificato ne dai governi, ne dai parlamenti , il negoziato sul
confine è nuovamente al punto di partenza, mentre un pesante tributo di
incidenti di frontiera, soprattutto in mare, sta appesantendo il clima
in Istria , dove oltre a Croati e Sloveni vivono un'importante comunità
italiana e altre minoranze, e a deteriorare i rapporti tra i due vicini
ex jugoslavi.

La Croazia, facendo appello al diritto internazionale e nello specifico
all'articolo 15 della Convenzione sul diritto marittimo, considera che
il golfo di Pirano ,vera mela della discordia, debba essere diviso a
metà finché le due parti non trovino un accordo definitivo. La Slovenia
rivendica la sua piena sovranità sulla baia e fa leva sulla
disposizione della stessa convenzione che prevede soluzioni diverse per
i golfi ove ci siano particolari condizioni storiche. Lubiana adduce la
tradizionale gestione del comune di Pirano sul golfo intero ed il
controllo della polizia slovena fino al largo di punta Salvore nel
momento dell'indipendenza. La mancanza di un'interpretazione condivisa
del diritto internazionale sta provocando una vera e propria escalation
di incidenti in mare; i pescatori sloveni e croati si affrontano già
quasi fisicamente e quotidianamente, scortati dalle rispettive
polizie.A complicare ulteriormente il contenzioso è stata la
discutibile decisione croata di dichiarare quale propria zona
ittico-ecologica metà delle acque internazionali dell'Adriatico e di
avviare un controllo militare su di essa. Fondati sono i timori della
Slovenia per quanto riguarda l'impatto negativo che tale mossa potrà
avere per il porto di Capodistria, nonostante l'esenzione dai controlli
croati per le navi battenti bandiera UE. Ma la tensione è ulteriormente
aumentata soprattutto nel corso della recente campagna elettorale in
Slovenia, (come pure alla luce di quella delle presidenziali in
Croazia) dopo che un gruppo di candidati del partito di Joško Joras,
con a capo lo stesso presidente del partito Janez Podobnik, ha
attraversato il confine e raggiunto la casa di Joras rifiutando di
esibire alcun documento alla polizia croata. La reazione di questa è
stata decisa; il gruppo è stato portato con la forza al commissariato
di Buie e rilasciato solo in tarda serata. L'incidente ha scatenato una
serie di reciproche accuse tra le diplomazie e il premier sloveno Anton
Rop, a pochi giorni dalle elezioni, che lo hanno visto sconfitto, ha
minacciato di bloccare i negoziati per l'adesione della Croazia all'
UE. La minaccia è stata reiterata anche dal ministro degli esteri
uscente Ivo Vajgl in una riunione dei capi diplomazia UE in Lussemburgo.

L' UE, con Solana e Patten, ha reagito imbarazzata , offrendo, nel caso
le due parti lo richiedessero, una mediazione. Il governo croato
propone l' arbitrato internazionale presso i competenti tribunali dell'
Aia o di Amburgo. La Slovenia si oppone all' arbitrato e spera di poter
condizionare il negoziato premendo sulla Croazia dal suo seggio
privilegiato nell' UE e nella Nato.

Intanto l' atmosfera, soprattutto nella penisola istriana,
caratterizzata in passato da una cooperazione regionale esemplare tra
comuni contermini e basata sulla sua specificità multietnica e
multiculturale, si fa pesante. L'incertezza dei pescatori aumenta, la
voce dei nazionalismi si fa sempre più grossa.

La recente vittoria elettorale della destra guidata da Janez Janša in
Slovenia aumenta i punti interrogativi sulla vicenda sloveno-croata. Il
partito di Janša ha un rapporto preferenziale con quello di Ivo
Sanader, l' HDZ, ed entrambi appartengono al conservatore Partito
Popolare Europeo. Ciò in teoria potrebbe favorite una soluzione del
contenzioso, anche se è difficile dimenticare che nel 2000 fu proprio
il breve governo guidato da Andrej Bajuk e Janez Janša a ordinare che
la polizia slovena assumesse, con un'azione di forza, il controllo dei
tre paesini contesi a sud del Dragogna. L'ordine per fortuna non venne
eseguito in quanto la polizia ed alcuni ministri lo considerarono
anticostituzionale oltre che pericolosissimo. Poi il governo delle
destre fu spazzato via dalle elezioni. Oggi rientra alla grande e - c'
e' da sperarlo - con più saggezza e più attenzione alle prassi europee
di quanta ne avesse allora. Tra Slovenia e Croazia basta una scintilla,
un incidente grave e tragico, per riaprire il peggior dossier »Balcani«
anche in seno all' UE.