Il Montenegro tra mafia, privatizzazioni e secessione (1)

1. Rapporti Sacra Corona Unita / Contrabbandieri montenegrini: dispacci
ANSA

"... La Procura di Napoli aveva chiesto al gip l' arresto dell' ex
presidente della Repubblica del Montenegro sostenendo che questi
avesse in qualche modo favorito un' organizzazione dedita al traffico
internazionale di sigarette... i magistrati partenopei ritengono che
Djukanovic abbia ricevuto somme di denaro dall' organizzazione, in
relazione alle autorizzazione per lo stoccaggio e la movimentazione
dei carichi di sigarette sul territorio del Montenegro ..."

2. Montenegro: tempi duri per Djukanović (Tanja Bošković / Oss.
Balcani, dic. 2003

"... Il Montenegro è scosso da accuse e contraccuse tra il premier
Djukanović e l’ex ministro dell’interno Jovićević. Gli scandali si
susseguono, dal contrabbando di sigarette – indagato anche dalla
magistratura italiana - al trafficking ..."


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http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml

MAFIA: SCU; INTERCETTAZIONE CHOC CON UCCISIONE CAPO CLAN IN MONTENEGRO

(ANSA) - BRINDISI, 13 APR - C'e' anche un'intercettazione telefonica
fatta mentre veniva ucciso un boss della Sacra corona unita (Scu) nel
fascicolo giudiziario che ha portato stamattina alla cattura di 29
persone in varie regioni d'Italia con l'accusa di aver partecipato a 17
omicidi, commissionati da vari clan dell' organizzazione mafiosa
salentina Scu.
L' intercettazione - a quanto si e' saputo - si riferisce all'uccisione
di Santino Vantaggiato, un boss tra i piu' potenti della Sacra Corona
Unita, che fu compiuta nel settembre del 1998 a Bar, in Montenegro,
dove il capo clan era latitante da anni.
I suoi assassini lo freddarono, ma prima fecero ascoltare a qualcuno,
tramite un telefono cellulare, le preghiere e le richieste di aiuto di
Vantaggiato, terrorizzato per aver compreso che cosa stava per
accadergli.
Cadde in una trappola il 17 settembre 1998 Santo Vantaggiato, boss
latitante della Sacra corona Unita che da tempo si era rifugiato a Bar,
in Montenegro, dove controllava i traffici illeciti tra le due rive
dell'Adriatico. Secondo la ricostruzione che fecero gli investigatori,
il 'boss' fu assassinato dinanzi al portone della sua abitazione, a
Bar, colpito con numerosi proiettili sparati da distanza ravvicinata.
L'agguato venne compiuto da un vero e proprio commando omicida composto
da piu' persone, che prima pero' - dicono oggi gli investigatori
salentini - si preoccuparono di far sentire a qualcuno lamenti e
richieste di aiuto del capo che stava per essere fatto fuori.
Uno degli affari piu' lucrosi gestiti dalla Scu allora in Montenegro,
che era considerata una vera e propria roccaforte della criminalita'
pugliese e campana, era il contrabbando di sigarette, con un giro
d'affari enorme. Vantaggiato veniva ritenuto vicino ad Adriano
Benedetto Stano, altro uomo di primo piano della 'Scu' che era stato
arrestato il 10 novembre del 1996 a Perugia ed era poi divenuto
collaboratore di giustizia.
Per il clima di tensione venutosi a creare in Montenegro tra i gruppi
criminali dopo l' uccisione di Vantaggiato numerosi latitanti
lasciarono il Paese balcanico. (ANSA). ZG
13/04/2004 14:41

MAFIA: SCU; BOSS UCCISO, ERA LATITANTE 'PROTETTO' / ANSA

- di Roberto Buonavoglia - (ANSA) - BARI, 13 APR - Era il boss
della frangia brindisina della Scu, la sacra corona unita, che aveva
trovato l' Eldorado in Montenegro dove aveva a disposizione una
flotta di scafi blu con i quali inviava in Puglia tonnellate di
sigarette di contrabbando. La sua roccaforte era a Bar: da li', dal
maggio '96 fino a settembre '98, secondo gli investigatori, gestiva i
suoi affari grazie alla compiacenza di organi istituzionali
montenegrini e alle coperture offerte da agenti della questura di
Brindisi. Infatti, nonostante fosse una 'primula rossa',
Vantaggiato riusciva tranquillamente a rientrare a casa, a Brindisi,
per far visita alla moglie, e a raggiungere Perugia per far visita al
suo amico pregiudicato Salvatore Tagliente: Vantaggiato e il suo
capo, Benedetto Stano, anch' egli latitante, arrivavano a bordo di
scafi blu, sbarcavano sul litorale di Brindisi e salivano su auto
della polizia guidate da poliziotti compiacenti, poi finiti sotto
indagine. Erano i tempi in cui il contrabbando di sigarette era il
'core business' della mafia internazionale. Erano i tempi in cui
mafiosi pugliesi si erano spartiti i porti del Montenegro in cui
trafficavano sigarette: Stano e Vantaggiato controllavano il porto di
Bar; il presunto boss Francesco Prudentino, invece, era il 're' di
Zelenica. La fortuna di Vantaggiato in Montenegro dura due anni,
fino al 16 settembre del '98 quando il boss della Scu cade in un
agguato. Aveva 39 anni e un curriculum criminale di tutto rispetto.
Si era rifugiato a Bar nella primavera del '96 dopo essere sfuggito
alla cattura varie volte da quando le rivelazioni del primo 'boss'
pentito della Scu, Marco Pugliese, diedero origine all' operazione
'Puma', e costrinsero lui e altri capi dell' organizzazione a fuggire
nel Paese balcanico che in quegli anni erano diventata la Tortuga
dell' Adriatico, la patria di latitanti mafiosi pugliesi e campani,
almeno cosi' e' scritto negli atti giudiziari. Sulla latitanza di
Vantaggiato indago' dal '96 il pm della Dda di Bari Giuseppe Scelsi,
che scopri' che il boss, assieme a Stano, anch' egli latitante, aveva
ricevuto 'protezioni' da agenti della sezione catturandi della
squadra mobile di Brindisi diretta da Giorgio Oliva, il grande
accusatore dell' ex questore di Brindisi, Francesco Forleo, accusato
proprio da Oliva di aver sparato per uccidere il contrabbandiere di
sigarette Vito Ferrarese, durante un inseguimento in mare al largo di
Brindisi nel '95. Per Forleo l' accusa ha recentemente chiesto la
condanna per omicidio volontario a 14 anni e quattro mesi nell'
ipotesi attenuata del dolo eventuale: in sostanza il questore non
sparo' dall' elicottero il proiettile che uccise il contrabbandiere,
ma sparando con due pistole e lanciando bombe a mano da
esercitazione, accetto' il rischio di ucciderlo. Le presunte
coperture offerte dalla polizia a Stano e Vantaggiato risalgono all'
estate-autunno del '96. Secondo l' accusa, cinque poliziotti, tra cui
l' allora ispettore Pasquale Filomena, in varie occasioni presero in
consegna i due latitanti - giunti con scafi contrabbandieri sul
litorale brindisino - e diedero loro ''assistenza e copertura''
garantendo anche l' accompagnamento con autovetture di servizio della
questura. In una circostanza Stano - cui furono forniti anche due
passaporti contraffatti e firmati da Oliva - sarebbe giunto in Puglia
con due borsoni carichi di armi, sequestrate e attribuite dalla
polizia al clan rivale di Stano capeggiato da Prudentino. Il
latitante sarebbe stato anche ospitato per alcune ore a casa di
Filomena da dove sarebbe ripartito per il Montenegro con i suoi due
figli prelevati dalla sua abitazione da un poliziotto. 'Santino'
Vantaggiato controllava, secondo gli investigatori brindisini, gran
parte dei traffici illeciti che si svolgeva tra le due sponde dell'
Adriatico, dal contrabbando di sigarette alla compravendita di armi.
Prima della sua uccisione in ambienti criminali pugliesi si sparse la
voce che egli collaborava segretamente con la polizia. Per questo e
per altri motivi (imponeva tangenti di 10.000 lire su ogni cassa di
sigarette di contrabbando che veniva trasportata via mare in Puglia)
divenne impopolare e fu ucciso. Prima della sua uccisione
sconosciuti, nel febbraio '98, fecero esplodere una bomba nell'
abitazione brindisina del fratellastro, Osvaldo Mondadore, oggi di 53
anni: la casa, disabitata in quel momento, era usata solitamente come
residenza estiva anche dalla moglie di Vantaggiato. Poco tempo dopo
alla donna, che vive nel brindisino, fu anche bruciata l' auto.
Vantaggiato allora con una lettera pubblicata su un quotidiano
locale, invito' i suoi avversari a non prendersela con i suoi
familiari ma con lui stesso, se avevano ''coraggio''; nel messaggio
sottolineava di non essere 'pentito' e di occuparsi soltanto di
sigarette. (ANSA). BU 13/04/2004 15:12

MAFIA: SCU; AL TELEFONO LE SUPPLICHE DEL BOSS AI SICARI/ANSA

(ANSA) - BRINDISI, 13 APR - Citta' di Bar, Montenegro, 16 settembre
'98. Il pregiudicato Francesco Volpe (assassinato successivamente in
Montenegro) chiama sul telefono cellulare il boss (poi divenuto
collaboratore di giustizia) Vito Di Emidio per discutere di 'affari'.
Di Emidio si trovava a Bar con Giuseppe Giordano e Lorenzo De Giorgi,
alla presenza di 'Santino' Vantaggiato, che sta per essere ucciso.
Mentre Volpe e Di Emidio parlano al telefono, De Giorgi e Giordano -
secondo l' accusa - sparano colpi di pistola contro Vantaggiato. Il
rumore degli spari si sente chiaramente nella intercettazione
telefonica, cosi' come si sentono le implorazioni di Vantaggiato che
dice ripetutamente ai suoi sicari che gli sparano con una pistola
calibro 9 ''Uhe cumpa''' (hei, compare, ndr) e che Di Emidio rimane
quasi impassibile, come se non fosse presente all' agguato.
Questo il testo integrale dell' intercettazione: ''Volpe Francesco
telefona a Di Emidio Vito (ndr: in ambientale si sente il Volpe che
dice a qualcuno che gli e' vicino: ''Non ne vuole ragazzi Vito!''.
V.: pronto!? D.: Ehi!? V.: Ehi!? D.: Ehi!? Ciao, bello! V.: Ohu!?
D.: Ohu!? V.: A posto, sah!? D.: A posto, ha parlato? V.: Si! Stava
proprio lui, stavano tutti. D.: Quelli con e la ''m'' stavano? (ndr:
il riferimento e' ai ''mesagnesi'') V.: Eh!? E stava anche quello
che la ''p'' (ndr: Di Lena Francesco, detto ''patana'')...No!?
...omissis... D.: Ah!? Non le da' piu' le sigarette, ha detto!? V.:
No, no! Ha detto: ''Non gliele do!'' Ha detto il ragazzo...ha detto il
ragazzo nostro: ''Io non ho problemi!'' Per dire...: ''Posso andare
anche io a casa...di quello la'...a dirglielo!'' Ha detto:
''La'...quelli del paese mio...''. (Ndr: a questo punto si sentono,
in ambientale, provenire dal luogo - sembra all' aperto - ove si
trova il Di Emidio, due colpi di arma da fuoco, esplosi in rapida
successione...e subito dopo le grida di stupore di Vantaggiato Santo:
''Uhe, Cumpa'!?'' Immediatamente, alle prime due esplosioni, segue una
prima raffica di tre o quattro colpi - e le grida di stupore del
Vantaggiato, divengono di paura e di dolore: ''Ehi!? Uhe,
cumpa'...cumpa'!? - cui segue una seconda raffica di due o tre colpi.
Volpe intanto non rendendosi conto di cio' che si stava
verificando dall' altra parte aveva continuato a parlare. Si ode a
questo punto un vociare, di persone, forse due brindisini presenti
sulla scena del delitto -: ''Fermo, fermo...fermo!'') V.: Ehi!? Che
sta facendo!? (ndr: il vociare continua: ''Fermo...fermo!'' Ohu!?
(ndr: si ode ancora una volta Vantaggiato che grida: Cumpa'!?''.
Qualcuno dei presenti dice: ''Fermo...fermo...e' meglio che vado
io''. Ed un uomo, brindisino, che grida con tono autoritario:
''Fermo! Fermo!'' al quale fa seguito altro vociare) D.: Nah!? Cosa e'
successo!?''. Successivamente - annotano gli investigatori - la
perizia medico-legale consenti' di stabilire che il boss brindisino
aveva tentato di sfuggire ai suoi aggressori, era stato inseguito ed
era stato ucciso con tredici colpi di pistola, molti dei quali
sparati alle spalle e fuoriusciti dal torace. La ricostruzione dell'
omicidio e' stata possibile grazie alle rivelazioni dei collaboratori
di giustizia Vito Di Emidio, Maurizio Coffa ed Erminio Cavaliere.
La telefonata e' stata fatta ascoltare ai giornalisti nella sala
stampa della questura durante un incontro al quale ha partecipato il
procuratore aggiunto della Dda di Lecce, Cataldo Motta, e il
dirigente della squadra mobile, Angelo Loconte. (ANSA). B19-BU
13/04/2004 15:17

MAFIA:SCU; VANTAGGIATO, BOSS UCCISO IN DIRETTA TELEFONICA/ANSA

(ANSA) - BRINDISI, 13 APR - Il boss parlava al telefono e colpiva la
sua vittima alla testa con il calcio della mitraglietta. Trattava al
cellulare gli affari legati al contrabbando di sigarette e faceva
cenno ai suoi due complici di continuare a sparare, di freddare con
un colpo di grazia alla nuca il suo rivale, 'Santino' Vantaggiato,
boss della Scu che dal Montenegro inviava in Puglia scafi blu carichi
di tonnellate di tabacchi. L' esecuzione di Vantaggiato fu
seguita in diretta telefonica dagli investigatori brindisini che
intercettavano il telefono del boss Vito Di Emidio (ora 'pentito') e
ascoltarono per questo gli spari e le implorazioni della vittima. Il
delitto avvenne il 16 settembre '98 nella cittadina montenegrina di
Bar, sotto casa di Vantaggiato che nel maggio '96 era sfuggito alla
cattura e si era rifugiato in Montenegro dove aveva messo su la
compagnia 'Messapia', proprietaria di una flotta di motoscafi con i
quali il suo clan, capeggiato da Benedetto Stano, inviava in Puglia
le sigarette che acquistava dai boss internazionali del
contrabbando. Secondo l' accusa, Di Emidio partecipo' al delitto di
Vantaggiato per due motivi: perche' voleva prendere il posto del boss
e controllare i traffici di tabacchi, come in realta' fece
acquistando anche la 'Messapia', e perche' come molti altri mafiosi
della Scu riteneva che Vantaggiato collaborasse segretamente con le
forze dell' ordine. Ad ucciderlo, secondo l' accusa, furono Vito Di
Emidio, Lorenzo De Giorgi e Giuseppe Giordano. Il film dell' omicidio
ricostruito dalla squadra mobile di Brindisi e dalla Dia e' nitido
ed e' confermato dalla confessione resa da Di Emidio alla Dda di
Lecce che oggi hanno arrestato 29 persone in varie regioni d' Italia
con l'accusa di aver partecipato a 17 omicidi. Vantaggiato fu
avvicinato sotto la sua abitazione alle 18. De Giorgi gli sparo' una
raffica di mitraglietta e lo feri'. Vantaggiato tento' di scappare,
seppur zoppicando. Partirono altri spari e comincio' un breve
inseguimento a piedi. La vittima designata passo' davanti a Di Emidio
che era al telefono con Francesco Volpe, uomo di 'Peppo' Leo, uno dei
capi storici della Scu. I due parlavano di affari. Mentre i
poliziotti intercettavano il telefono di Di Emidio sentirono in
sottofondo prima due colpi di pistola, poi una raffica di
mitraglietta, e, a seguire, le urla di Vantaggiato che supplicava il
suo killer dicendogli ripetutamente ''Uhe cumpa''' ('hei compare',
ndr). A quel punto, pur parlando al telefono, Di Emidio, afferro'
la mitraglietta caduta a De Giorgi e colpi' due-tre volte al capo
Vantaggiato. Qualche secondo piu' tardi sopraggiunse Giordano che
sparo' un colpo alla nuca e uccise Vantaggiato. Annotano gli
investigatori nei verbali di intercettazione: mentre Di Emidio e
Volpe parlano ''si sentono, in ambientale, provenire dal luogo -
sembra all' aperto - ove si trova il Di Emidio, due colpi di arma da
fuoco, esplosi in rapida successione...e subito dopo le grida di
stupore di Vantaggiato Santo: ''Uhe, Cumpa'!?'' Immediatamente, alle
prime due esplosioni, segue una prima raffica di tre o quattro colpi
- e le grida di stupore del Vantaggiato, divengono di paura e di
dolore: ''Ehi!? Uhe, cumpa'...cumpa'!?. Segue una seconda raffica di
due o tre colpi''. ''Volpe intanto - prosegue il verbale - non
rendendosi conto di cio' che si stava verificando dall' altra parte
aveva continuato a parlare. Si ode a questo punto un vociare, di
persone, forse due brindisini presenti sulla scena del delitto -:
''Fermo, fermo...fermo!''). Volpe: Ehi!? Che sta facendo!? (ndr: il
vociare continua: ''Fermo...fermo!'' Ohu!? (ndr: si ode ancora una
volta Vantaggiato che grida: Cumpa'!?''. Qualcuno dei presenti dice:
''Fermo...fermo...e' meglio che vado io''. Ed un uomo, brindisino,
che grida con tono autoritario: ''Fermo! Fermo!'' al quale fa seguito
altro vociare). E Di Emidio che aveva appena finito di colpire col
calcio di una mitraglietta il capo di Vantaggiato afferma serafico al
telefono: ''Nah!? Cosa e' successo!?''. (ANSA). BU
13/04/2004 17:18

MAFIA E CONTRABBANDO:PM BARI CHIEDE PROCESSO PER 15 INDAGATI

(ANSA) - BARI, 6 MAG - Comincera' il 22 ottobre prossimo l' udienza
preliminare per 15 imputati - soprattutto cittadini italiani e
svizzeri - alcuni dei quali sono accusati di essere i fondatori della
piu' potente associazione mafiosa che avrebbe operato tra la seconda
meta' degli anni '90 e il 2000 tra Montenegro, Svizzera e l' Europa
comunitaria trafficando in Adriatico mille tonnellate al mese di
sigarette di contrabbando. L' udienza si svolgera' dinanzi al gup
Marco Guida, a cui il pm inquirente, Giuseppe Scelsi, ha inviato una
richiesta di rinvio a giudizio nella quale compaiono i nomi di 28
indagati: per 15 di essi e' stato chiesto il rinvio a giudizio, per
gli altri e' in corso la notifica dell' avviso di conclusione delle
indagini. I due procedimenti - si e' appreso da fonti inquirenti -
saranno presto riuniti. Tra gli imputati figura il broker Franco
della Torre, di 62 anni, di Mendrisio (Svizzera), titolare della
licenza di importazione rilasciata nel '95 dalle autorita' del
Montenegro per l' importazione in quel Paese di 100mila casse di
sigarette al mese, pari a mille tonnellate. La licenza, secondo l'
accusa, fu rilasciata quando l' allora presidente della Repubblica
montenegrina, Milo Djukanovic (ora premier), decise di 'allontanare'
il precedente concessionario, il serbo Vladimir Bokar (ucciso poi,
nell' estate del 2000, in un agguato avvenuto in Grecia), perche'
ritenuto troppo vicino alla famiglia dell' allora leader serbo
Slobodan Milosevic dal quale il presidente montenegrino cercava di
prendere le distanze. Secondo il pm Scelsi, l' attivita' criminale
di Della Torre e' stata messa a segno con la complicita' di Gerardo
Cuomo, di 57, di Gragnano (Napoli) - per il quale l' accusa ha
chiesto la condanna a 10 anni di reclusione in un processo 'stralcio'
- di Michele Antonio Varano, di 51, di Centrache (Catanzaro), del
cittadino svizzero Patrick Monnier, di 51, (dimorante in Svizzera e
ritenuto socio del deceduto Gilbert Llorens), dello spagnolo Luis
Angelo Garcia Cancio, e del suo collaboratore e coimputato, il
cittadino svizzero Jurg Hermann Graf. A queste persone, secondo l'
accusa, Della Torre avrebbe affidato complessivamente quattro
sub-concessioni utilizzando le quali lui e gli altri imputati hanno
rifornito di sigarette di contrabbando le associazioni mafiose che
operavano in Puglia e Campania che ottenevano i tabacchi via mare:
dal Montenegro partivano gli scafi blu che sbarcano in Puglia le
sigarette che poi venivano caricate su auto e furgoni, e inviate in
Italia, Spagna e Gran Bretagna. Di associazione mafiosa
finalizzata al contrabbando di sigarette sono accusate 12 persone,
per alcune delle quali non si e' appresa l' eta' e l' origine perche'
esse sono coinvolte nel procedimento 'stralcio': Della Torre, Varano,
Monnier, Nicola Traettino, di 44, il brindisino Francesco Nardelli,
di 35, Renato De Giorgi, Paolo Savino, Garcia Cangio, Graf,
Silverio Ferrari, Enrico Rossini e Francesco Venturini. Rossini,
Venturini e Ferrari, nelle loro qualita' di amministratori e gestori
di fatto della 'Traex sa' e della 'Gekap sa', sono accusati di aver
riciclato le somme di danaro che provenivano dai corrieri italiani e
dalla 'Intercambi sa' del cittadino svizzero Alfred Bossert, imputato
in un altro processo. In sostanza, i tre - ritiene l' accusa - hanno
cambiato le lire incassate per la vendita di sigarette in valuta
estera in modo da poter assicurate il progressivo occultamento della
provenienza del denaro e il reperimento di valuta estera con la quale
consentire le transazioni finanziarie sul mercato internazionale.
(ANSA). BU 06/05/2004 16:56

CONTRABBANDO: DIFESA CUOMO CHIEDE ASSOLUZIONE, MANCANO PROVE

(ANSA) - BARI, 20 MAG - Per i difensori del presunto boss del
contrabbando internazionale di sigarette, Gerardo Cuomo, di 57 anni,
di Gragnano (Napoli), il loro assistito deve essere assolto perche'
la Dda di Bari non ha raccolto a suo carico la prova relativa
all'esistenza degli elementi costitutivi dell'associazione mafiosa
ne' di quelli relativi a un ipotizzabile concorso esterno. E'
quanto hanno sostenuto gli avvocati Vittorio Faccioli e Filippo
Sgubbi, nell'arringa tenuta oggi dinanzi al gup del Tribunale di Bari
Chiara Civitano. Al termine della discussione il giudice ha rinviato
l'udienza al 6 ottobre prossimo per un'eventuale replica del pm della
Dda Giuseppe Scelsi, che ha chiesto la condanna di Cuomo a 10 anni di
reclusione. I due legali hanno invitato il giudice ad assolvere
Cuomo ai sensi dell'art.530 comma 2 del codice di procedura penale
che contempla l'assoluzione dell'imputato per mancanza,
insufficienza o contraddittorieta' della prova. In subordine la
difesa ha sostenuto che a carico di Cuomo potrebbe essere
configurabile il favoreggiamento con l'aggravante di aver favorito
un'associazione mafiosa, ma su questi fatti - e' stato detto - la
magistratura italiana non puo' procedere perche' Cuomo fu estradato
dalla Svizzera solo per il reato di associazione mafiosa. Il
collegio difensivo ha inoltre sostenuto che, cosi' come ritiene la
Dda di Bari, Cuomo ha collaborato con organi istituzionali italiani
per favorire la costituzione di latitanti che si nascondevano negli
anni scorsi in Montenegro: da qui - hanno argomentato - manca
l'omerta' che caratterizza un'associazione mafiosa; hanno inoltre
sostenuto che il pm Scelsi ha erroneamente interpretato una serie di
fatti e circostanze acquisiti nel corso delle indagini.(ANSA).
BU 20/05/2004 18:10

CONTRABBANDO: SEQUESTRATA TONNELLATA SIGARETTE IN PORTO BARI

(ANSA) - BARI, 17 AGO - Nel doppio fondo di un camion i militari della
Guardia di Finanza di Bari, in collaborazione con personale del
Servizio antifrode della Dogana, hanno scoperto e sequestrato oltre una
tonnellata di sigarette di contrabbando di una nota marca solitamente
consumata nel mercato britannico. Il camion - con targa tedesca - era
sbarcato da una motonave proveniente dal Montenegro: il doppio fondo
era stato ricavato nella parte superiore dell'intero vano di carico. I
militari, controllato il camion che era apparentemente vuoto, hanno
fatto passare il mezzo sotto i raggi X dell'apparecchiatura Silhouette
Scan, in dotazione al servizio delle Dogane nell' area portuale e hanno
scoperto le sigarette. Il conducente del camion, un cittadino
montenegrino di 44 anni, e' stato arrestato e rinchiuso nel carcere di
Bari. (ANSA). ZG 17/08/2004 20:26

CONTRABBANDO:DJUKANOVIC;PM BARI ATTENDE SENTENZA CASSAZIONE

(ANSA) - BARI, 7 OTT - E' particolarmente atteso dalla Dda di Bari il
deposito delle motivazioni del provvedimento con cui la Cassazione ha
recentemente annullato con rinvio al Tribunale del Riesame di Napoli
il provvedimento con cui i giudici dello stesso Riesame avevano
confermato l' ordinanza del gip partenopeo che nel luglio 2003 aveva
respinto la richiesta di arresto per l' ex presidente della
Repubblica del Montenegro Milo Djukanovic (ora premier), asserendo
che questi godesse dell' immunita' riconosciuta ai capi di Stato dal
diritto internazionale. In base alle motivazioni della sentenza
della Suprema Corte i pm inquirenti del Tribunale di Bari, Eugenia
Pontassuglia e Giuseppe Scelsi, decideranno se e come proseguire l'
attivita' intrapresa negli anni scorsi nei confronti di Djukanovic,
indagato a Bari per associazione mafiosa finalizzata al contrabbando
di sigarette e al riciclaggio di danaro. L' associazione mafiosa -
secondo i pm - ha agito fino al 2000 tra il Montenegro e la Puglia.
Sul conto di Djukanovic e di persone ritenute a lui vicine sono in
corso da tempo diverse rogatorie internazionali. Se la Cassazione
- ipotizzano fonti inquirenti baresi - non ha, come sembra dalla
lettura del dispositivo, riconosciuto alcuna immunita' a Djukanovic
il procedimento penale avviato a Bari fara' il suo corso; se, invece,
ha riconosciuto l' esistenza dell' immunita' non si potra' procedere
penalmente nei confronti dell' attuale premier del Montenegro. La
Procura di Napoli aveva chiesto al gip l' arresto dell' ex presidente
della Repubblica del Montenegro sostenendo che questi avesse in
qualche modo favorito un' organizzazione dedita al traffico
internazionale di sigarette. A quanto si e' appreso, i magistrati
partenopei ritengono che Djukanovic abbia ricevuto somme di denaro
dall' organizzazione, in relazione alle autorizzazione per lo
stoccaggio e la movimentazione dei carichi di sigarette sul
territorio del Montenegro. (ANSA). BU 07/10/2004 17:28


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http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/2696/1/47/

Montenegro: tempi duri per Djukanović

Il Montenegro è scosso da accuse e contraccuse tra il premier
Djukanović e l’ex ministro dell’interno Jovićević. Gli scandali si
susseguono, dal contrabbando di sigarette – indagato anche dalla
magistratura italiana - al trafficking

(19/12/2003)

Da Podgorica, scrive Tanja Bošković

Il premier montenegrino, Milo Djukanović, ha accennato lunedì sera
nell’intervista rilasciata alla TV statale, che in Italia presto
potrebbe iniziare un processo contro di lui. Commentando la
constatazione del giornalista riferita al fatto che i due businessman
montenegrini - Barović e Vujošević che sono sotto mandato di cattura
dell’Interpol italiano - in pubblico vengono spesso collegati con lui,
Djukanović ha dichiarato: “In questa storia non ci sono solo persone
che si collegano con me, ma ci sono anche io. E pur non essendo ancora
confermato, alcuni media italiani scrivono di questo argomento con
sicurezza”.

Egli ha ribadito che negli anni novanta il Montenegro era esposto alle
sanzioni internazionali e condannato alla morte degli scambi
commerciali, e quindi in qualche modo era necessario sopravvivere.
“Operavamo in accordo con le leggi montenegrine e le leggi della
Jugoslavia. Se ci fossimo trovati di nuovo nella stessa situazione,
avrei fatto la stessa cosa, perché ritengo che sia legittimo scegliere
di provare a sopravvivere”, ha spiegato il premier. Aggiungendo poi che
il Montenegro non può essere responsabile della destinazione delle
sigarette dopo il transito, Djukanović ha confermato che ogni centesimo
guadagnato in questi affari finiva nella casse dello stato, negando in
questo modo l’esistenza di conti segreti privati.
Riguardo alle indagini su Veselin Barović e Branko Vujošević,
Djukanović ha spiegato che ci sono due modi di vedere la loro
responsabilità.
“Qualcuno si doveva occupare di questi affari in Montenegro. Allora, se
ne occupavano il signor Barović e il signor Vujošević. Da una parte
loro sono responsabili tanto quanto lo era lo stato montenegrino, ed io
non penso che il Montenegro fosse responsabile. Dall’altra parte,
eventualmente sarebbero responsabili se avessero fatto qualcosa fuori
dal mandato che avevano nell’ambito di questi affari”, ha detto
Djukanović.

Nel seguito dell’intervista il premier ha parlato anche dello scandalo
legato trafficking, malgrado la sua dichiarazione della settimana
scorsa di non voler più rispondere alle accuse sul suo coinvolgimento
in questa vicenda. La dichiarazione va inquadrata nello scontro
avvenuto sui media tra il premier e l’ex ministro della polizia,
Andrija Jovićević, che il dicembre dello scorso anno è stato rimosso
dalla lista dei ministri, proposta per il nuovo governo. Il mandato
allora era stato affidato a Djukanović, e questo è stato il segno che
tra i due ex amici le cose non filavano più lisce come prima. Alcuni
rappresentanti della comunità internazionale hanno considerato questa
mossa come l’eliminazione politica dell’ex ministro, dovuta al suo
comportamento troppo professionale nella lotta contro il traffico di
esseri umani.
Il primo scontro pubblico tra l’ex ministro e il premier è avvenuto più
tardi, nell’aprile di quest’anno, quando lo scandalo ha visto
seriamente coinvolte le più alte autorità statali. A quel tempo
Jovićević aveva indicato Djukanović come l’ostacolo maggiore nella
lotta contro questa e altre forme di crimini.
“Abbiamo iniziato la lotta contro il trafficking, però non ci è stato
permesso continuare, perché non esisteva l’appoggio politico per una
attività del genere”, ha detto allora Jovićević all’agenzia Mina.

Queste parole hanno avuto una forte eco. Djukanović portava già il peso
delle accuse, sia in casa che a livello internazionale, di
coinvolgimento in affari sospetti legati al contrabbando delle
sigarette. Questa volta gli venivano mosse ulteriori accuse sul
versante del trafficking, riguardanti il fatto che invece di difendere
la vittima - la cittadina moldava S.C - avrebbe fornito il sostegno a
persone dell’amministrazione statale, responsabili del suo sfruttamento.
Il fatto che dopo quattro mesi di silenzio, Jovićević abbia iniziato a
parlare proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali, mentre si
speculava sul fatto che lui stesso fosse uno dei candidati
dell’opposizione, ha incoraggiato le autorità di governo a presentare
il caso come un’ambizione dell’ex ministro. Alcuni media vicini al
governo scrivevano che l’ex ministro fosse l’artefice dello scandalo
del trafficking e colui che aveva intenzione di abbattere il governo.
Si dice che Jovićević abbia pagato 100.000 € ad un giornalista italiano
per mettere sotto silenzio un altro potenziale scandalo. Jovićević ha
risposto a queste accuse spiegando che lo scandalo riguardava il
premier ed era collegato con l’Iraq e le importazioni di armi dal
Montenegro. Questa storia è stata interrotta dalla dichiarazione
dell’ambasciatore americano a Belgrado, che ha ribadito la mancanza di
prove su questa questione.
L’ultima volta che Jovićević ha accusato il premier è stato un paio di
settimane fa, dopo un’altra campagna orchestrata dai media che lo
presentava in veste di cospiratore.
Tuttavia l’ex ministro ha deciso di attaccare nel momento in cui il
Governo si appresta a formare la commissione che dovrebbe valutare il
ruolo della polizia nel caso di trafficking della ragazza S.C.
Il Governo ha spiegato come la commissione sia la diretta conseguenza
del rapporto dell’OSCE e del Consiglio europeo riguardo il caso S.C.,
secondo il quale nessuno – la polizia, la giurisprudenza, gli alti
ufficiali, il settore civile, ecc., ha svolto bene la propria parte di
lavoro. Così le autorità insistono sul fatto che la paura dei risultati
delle indagini della commissione, avrebbe spinto Jovićević a reagire di
nuovo.
“Il Governo montenegrino ha annunciato la formazione della
commissione, la quale potrebbe concludere che tutto il caso del
trafficking di esseri umani è stato costruito dalla parte di polizia
appoggiata dall’opposizione politica”, considera invece Jovićević,
insistendo di essere stato l’iniziatore della “Sciabola” montenegrina,
della quale il caso S.C. era soltanto una delle varie storie.
La storia è stata negata dagli alti funzionari e dallo stesso premier,
il quale ha affermato che tutto ciò che ha detto Jovićević è una
risaputa menzogna. E questa volta il premier ha menzionato la storia
del supposto traffico d'armi con l'Iraq, parlando di una lettera
inviata a Saddam Hussein che avrebbe scritto Jovićević e che gli
avrebbe sottoposto di firmarla, volendo poi usare la stessa lettera per
compromettere la sua immagine in Occidente.
Djukanović presenta Jovićević come un collaboratore per niente leale e
come un cospiratore pericolosamente ambizioso che faceva lobbing nei
circoli dei partiti politici “per poter essere il candidato premier”.
In sostanza, come un uomo pronto a tutto pur di raggiungere il suo
obiettivo.
Jovićević è stato per un lungo periodo, il più leale tra i
collaboratori di Djukanović e il suo uomo di fiducia. È diventato
ministro della polizia in un periodo delicato, quando il Montenegro
ancora lottava con Milošević. Questa volta Djukanović si ricorda che
molti non furono d’accordo con la sua decisione di nominare ministro un
uomo senza una lunga esperienza come Jovićević. Tuttavia Djukanović
insistette, ed ora - così come afferma il premier - si è pentito di
quella scelta.
L’ultimo numero del settimanale montenegrino “Monitor” analizza i
difetti delle dichiarazioni del premier e dell’ex ministro, venute allo
scoperto nell’ultimo scontro.
“Djukanović, dichiara che dall’ex ministro si aspettava che si
occupasse delle cosiddette costruzioni secondo le quali il premier era
uno degli attori dello scandalo S.C. Ma Djukanović non era in grado di
chiedere una cosa del genere a Jovićević. Questo perché il caso non era
più di competenza della polizia, ma della magistratura”.
Dall’altra parte si chiedono a “Monitor” - “come può oggi Jovićević
affermare che il premier fosse direttamente coinvolto nel caso, se il
suo nome – come dice il premier - è uscito fuori soltanto durante il
processo in tribunale col quale appunto la polizia non c’entrava
niente? Sarà il caso che lui spieghi – se nella fase pre processuale
aveva a disposizione informazioni su questa cosa, e dove sono finite”.
Lunedì sera Djukanović ha rivelato di aver dato l’ok a Jovićević per
andare fino in fondo allo scandalo del trafficking. Poi ha cambiato
idea quando qualcuno degli avocati del processo gli ha detto che nella
fase istruttoria compariva anche il suo nome. Il problema, però, è che
il tribunale aveva deciso che il caso dovesse rimanere segreto e per la
fuga di informazioni sul caso aveva previsto la pena di un anno in
carcere. Questo vuole dire che nell’ultima intervista Djukanović ha
accusato uno degli avocati di aver violato il segreto e quindi di aver
commesso un reato.
Tutti gli avocati coinvolti nel processo hanno reagito negando di aver
informato il premier.
Insomma, in questo vortice di accuse e contraccuse, il problema è che
entrambi, Djukanović e Jovićević, chiedono di essere creduti sulla
parola. Il procuratore statale non reagisce, e tutto il Montenegro è
diventato vittima di uno scandalo del quale non si vede la fine.

Vedi anche:

Montenegro: si dimette il ministro degli interni
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/2637/1/47/

Trafficking in Montenegro, il governo destituisce due procuratori
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/2573/1/47/

Trafficking in Montenegro, pressioni internazionali
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/2532/1/47/

Djukanovic nel mirino della Procura di Napoli
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/2303/1/47/

» Fonte: da Podgorica, Tanja Boskovic
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