Il Montenegro tra mafia, privatizzazioni e secessione (2)

1. La privatizzazione della Telekom Montenegro (Jadranka Gilić / Oss.
Balcani)

2. Maggio/giugno 1998: La mafia uccide il giornalista che aveva
denunciato i coinvolgimenti di esponenti del regime Djukanovic nei
traffici di sigarette e di esseri umani
(english / italiano)


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http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3539/1/51/

La privatizzazione della Telekom Montenegro

21.10.2004 Da Podgorica, scrive Jadranka Gilić

Una delle più importanti aziende del Montenegro sta per essere
privatizzata. La quota di capitale statale sarà venduta ad un
acquirente straniero. L’opposizione politica contesta l’azione del
governo, i media indipendenti avvertono delle controversie legate al
regime di monopolio in vigore


Telekom Montenegro, il gruppo più forte per solidità finanziaria e
redditività dell’economia montenegrina, sta per essere privatizzato. Il
Governo ha annunciato, il 18 ottobre scorso, l’offerta pubblica per
vendere la parte statale dell’azienda, cioè il 51,12% del capitale.
È stata accettata la Strategia per la privatizzazione della Telekom e
il Governo ha già deciso che i soldi della privatizzazione saranno
investiti in lavori pubblici, cioè nell’autostrada al nord del Paese.
I motivi adotti per la privatizzazione dell’azienda sono vari:
dall’assunzione che il futuro proprietario dirigerà meglio l’impresa,
alla valutazione che il prezzo della Telekom diminuirà, a causa della
concorrenza, e che di conseguenza è necessario sfruttare il momento
opportuno per la privatizzazione.
Ma, secondo l’opposizione nessuna di queste motivazioni convince
abbastanza sul fatto che la vendita sia necessaria proprio in questo
momento.
La Telekom Montenegro esiste dal 1998 quando ci fu la separazione tra
la Posta e la Telekom. Da allora la Telekom ha investito più di 100
milioni di euro in infrastrutture. L’azienda si è confermata così come
un operatore moderno in grado di sostenere adeguatamente lo sviluppo
delle tecnologie del futuro.
Il Gruppo Telekom Montenegro è composto dalle seguenti aziende: la
compagnia telefonica di rete fissa, la compagnia telefonica di rete e
di servizi GSM « Monet », il provider internet, « Internet Montenegro
», dove la Telekom possiede l’85% del capitale e « Montenegro Card »,
l’azienda che gestisce le cabine telefoniche, dove la Telekom detiene
il 51% delle azioni.
Il Governo, insieme agli esperti internazionali, ha dichiarato che il
valore della Telekom è di 140 milioni di euro
L’opposizione sostiene che il valore dell’azienda sia stato
sottovalutato, visto il livello degli investimenti attuati negli ultimi
anni e il fatto che per il solo 2003 il profitto netto della Telekom
era pari a 18 milioni di euro.
Un’altra considerazione. La Telekom Montenegro è l’unico operatore di
telefonia fissa e dunque controlla il 100% del mercato. Monet controlla
il 45% del mercato, mentre Internet Montenegro controlla il 95% del
mercato. Attraverso queste aziende si concretizza l’impegno industriale
del Gruppo per offrire tecnologie e servizi sempre più avanzati,
assicurando un’opportunità di crescita per sé e per l’interno Paese.
Il settimanale «Monitor» usa toni pessimistici per parlare della
privatizzazione. Secondo i giornalisti del settimanale montenegrino,
che da tempo dedica parecchio spazio a questa vicenda, la Telekom non
migliorerà dopo la privatizzazione, né dal punto di vista di azionisti
e utenti, né dal punto di vista degli impiegati. Altrimenti il Governo
non venderebbe l’azienda prima che il Paese vari la legge antimonopolio.
Secondo la Legge sulle Telecomunicazioni, articolo 27, la Telekom
Montenegro aveva diritto al monopolio fino 31 dicembre 2003. Tuttavia
continua ad essere l’unico operatore di rete fissa, proprio per
l’assenza di una legge antimonopolio con standard europei. Attualmente
non esistono sufficienti motivi economici per far sì che la concorrenza
entri nel mercato. Cambiando la proprietà, da statale a privata, si
creerebbero ulteriori ostacoli allo sviluppo della concorrenza. Il
nuovo proprietario sarà senz’altro interessato a mantenere il monopolio
il più a lungo possibile. Così che potrebbe accadere che il monopolio
statale diventi un monopolio privato.
L’opposizione teme pure che non siano state fatte le analisi
comparative di vantaggi e svantaggi derivanti dalla privatizzazione.
Secondo loro la privatizzazione della Telekom non è certo un caso
isolato nei Balcani e si dovrebbero prendere in considerazione anche le
esperienze precedenti degli altri paesi in transizione. Altri governi
hanno venduto a grandi multinazionali le aziende statali di
telecomunicazioni.

Le esperienze dei paesi vicini, come ad esempio la Serbia, la Croazia e
la Macedonia, ci avvisano che dopo la privatizzazione non è accaduta la
tanto attesa liberalizzazione del mercato. Ma ciò non è accaduto
nemmeno nei paesi oltre i Balcani, come la Repubblica Ceca e la
Slovacchia. Al contrario, le tariffe telefoniche sono aumentate più
volte in questi anni (Croazia e Macedonia) o sono rimaste ad un livello
abbastanza alto (Repubblica Ceca e Slovacchia). Una volta venuto a
mancare il controllo del governo, senza una situazione di concorrenza,
il peso ricadrebbe immediatamente sulle spalle dei cittadini.

Parlando delle tariffe, il Governo montenegrino ha accettato la
Strategia di privatizzazione, dove si dichiara la necessità
dell’incremento delle tariffe telefoniche urbane, mentre le tariffe
telefoniche internazionali dovrebbero diminuire. Si spiega che col
progresso delle tecnologie, si abbasseranno i prezzi per il traffico
internazionale, e che l’azienda, se vuole guadagnare, deve sostituire
le perdite derivanti dal traffico internazionale con un incremento
delle tariffe nazionali.
Dall’altra parte, la ONG - MANS (Mreža za afirmaciju nevladinog sektora
– Rete per l'affermazione del settore non governativo), nella sua
recente pubblicazione dedicata alla privatizzazione in Montenegro,
spiega che l’incremento delle tariffe deve essere accompagnato da
analisi cost-benefit, inclusi gli aspetti sociali del problema, e
dall’adozione di standard europei nelle politiche di antimonopolio.

Inoltre, la Telekom Montenegro ha annunciato la razionalizzazione dei
posti di lavoro. Anche se il Governo insiste che il programma sociale
avrà un’importanza speciale nella scelta del futuro proprietario,
l’esperienza della Telekom macedone sta preoccupando gli impiegati.
Oltre all’aumento delle tariffe, nel caso della Telekom macedone,
privatizzata tre anni fa, ci fu un taglio del numero degli impiegati
dai 3.100 ai 2.300 attuali, cioè 1/3 in meno.

Anche se prima del 5 novembre, data entro la quale è possibile
presentare le domande per la partecipazione al processo di
privatizzazione, non potremo sapere con certezza i nomi delle aziende
interessate, il quotidiano « Vijesti », nell’edizione del 18 ottobre,
riporta quali sono i potenziali acquirenti della Telekom.
Tre aziende hanno già annunciato la loro partecipazione. Si tratta
della ungherese «Matav», della russa «Sisteme» e della Telekom Slovenia.

La Matav ha già comprato la Telekom macedone. Da notare è che, il
proprietario della compagnia ungherese Matav è la multinazionale
Deutsche Telekom, la quale possiede già le aziende di telecomunicazioni
della Croazia e della Slovacchia.
Oltre a questo la Deutsche Telekom possiede anche il 25% della
compagnia russa Sisteme.
Va da sé che i tedeschi potrebbero essere i futuri partner strategici
del Montenegro.

Il terzo interessato è l’azienda statale Telekom Slovenia. Ma, oltre ad
essere un possibile investitore, la Telekom Slovenia, rappresenta
l’esempio che la privatizzazione delle aziende statali non deve essere
un passo necessario per condurre il processo di transizione con
successo. Gli sloveni sono riusciti ad entrare nella Unione Europea
senza vendere le loro imprese importanti e con meno problemi sul piano
delle politiche sociali.

Ad ogni modo, la decisione per la privatizzazione della Telekom
Montenegro è stata presa. Il 22 dicembre scadrà il termine entro il
quale i potenziali investitori potranno presentare le loro offerte,
dopo di che si saprà il nome del nuovo proprietario.


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MONTENEGRO: UCCISO DIRETTORE GIORNALE

(ANSA) - BELGRADO, 28 MAG - Il direttore e redattore capo di un
quotidiano di Podgorica, 'Dan', e' stato ucciso a colpi d'arma da fuoco
la notte scorsa. Lo hanno detto l'agenzia Beta e Radio B92. Uomini
armati hanno sparato a Dusko Jovanovic da un'auto mentre lasciava il
suo ufficio. E' morto in ospedale per le ferite riportate. Non sono
noti per ora i motivi della sua uccisione. 'Dan' e vicino al partito di
opposizione in Montenegro, il Partito socialista del popolo, che era un
alleato dell'ex leader jugoslavo Slobodan Milosevic [SIC]. Jovanovic e'
stato il primo giornalista accusato di disprezzo della corte dal
tribunale dell'Aja per la ex Jugoslavia per aver pubblicato il nome di
un testimone protetto al processo a Milosevic. Il suo giornale si e'
anche occupato di casi di contrabbando di sigarette e di traffico di
esseri umani. (ANSA) COR
28/05/2004 09:32

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http://disc.server.com/
discussion.cgi?disc=217548;article=4899;title=Slobodan%20Milosevic%20Tri
al

Nico Tarzanovic

BBC Watch: More efforts to defend Djukanovic separatists

Fri Jun 4, 2004 17:56
209.49.85.10

A stolen Volkswagon "Golf 3" sits abandoned several blocks away from
the murder of a newspaper editor; an assault rifle left upright on the
driver's seat with the owner's name inscribed (in Cyrillic no less) on
the barrel, his party membership card from a political faction in
Serbia can be seen on the floor (what a slob), paramilitary clothing
from another era sits squashed on the back seat, gloves lying on the
ground just outside the vehicle...there you have it. A surreal
landscape from a bad Hollywood movie like "The Peacemaker"? No, a crime
scene painted by Milo Djukanovic's police in Montengro. A pathetically
cheap attempt to depict an open-and-shut case, in the manner of a child
with his first kit from the local arts and crafts shoppe.

Shamelessly playing out the charade, the so-called investigators pack
up the evidence into the same boxes and plastic bags reserved for stage
props of this sort. Indifferent to the cynical grins of numerous
spectators in the vicinity, regime cops make no effort to follow formal
procedure and cordon off the area. All the evidence the Montenegrin
government needs is exactly where the police left it, so why bother? No
attempt is made to even conduct some semblance of a forensic
examination. No questions are asked of the ever increasing crowd of
specators, some laughing, some visibly saddened, others angered to the
point of shouting insults and making threats. The car is towed back to
the impound lot where it was originally stored. It's bad acting, but
Montenegro has seen a lot of that in the past 15 years, with
unprofessional police conduct a standard feature of that gruesome
theatre.

MI6's propaganda service, the BBC, sees the situation altogether
differently. In its report on the situation, Arrests in Montenegro
editor case, the Montenegrin authorities are presented as conducting a
credible investigation, with no question of any impropriety. There is
next to no mention of the details of the evidence, nor how they were
"discovered", as these might just be laughed away even by the most
indoctrinated populations of the NATO-terror-bloc. Indeed, the
author(s) claim that investigative judge Radomir Ivanovic has refused
to provide any details related to the case whatsoever - an outright
falsehood, if not a deliberate lie. Regime authorities had barely
packed up their props before trying to sell it to the oppressed
Montenegrin public, as the BBC is very much aware. Tellingly, the
article does not criticise Ivanovic for all of the alleged secrecy.

The BBC article notes the Montenegrin authorities' urgent appeal for
assistance from German forensic investigators without questioning why
the authorities are not be interested in conducting any such
examination themselves. Perhaps the BBC sees it as a sort of
accomodation which makes up for all of Judge Ivanovic's secrecy, it's
not clear. International participation on the part of a NATO ally is a
good thing, of course, especially where forensic examinations are
concerned. Participation of international forensics played a key role
in the bombing of the Serbia, and now apparently its task is to help
the Montenegrin government in a coverup. How odd that anyone in Europe
might believe forensic science could be used for anything else.

Naturally, the BBC article does not mention that assassination victim
Jovanovic's bodyguard was a direct witness to the murder, and his claim
that a completely different model of vehicle was used by the assassin -
most certainly not a "Golf". There is no attempt to consult with
Jovanovic's lawyer, who is very much aware of the police's attempts to
sabotage an independent investigation.

SEE ALSO:

EDITOR’S MURDER RAISES TENSIONS IN MONTENEGRO 

Opposition and government trade accusations over who was really behind
a killing that that has rockedMontenegro.  By Nedjelko Rudovic in
Podgorica

IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 501, June 03, 2004 -
http://www.iwpr.net

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Podgorica: ucciso direttore del quotidiano DAN

28.05.2004 - Questa notte è stato freddato a colpi d’arma da fuoco
Duško Jovanović, direttore del quotidiano montenegrino di opposizione
“Dan”. Breve cronaca dell’accaduto


Un altro giornalista è morto ammazzato. Verso la mezzanotte di ieri
sera è stato ucciso Duško Jovanović, direttore e caporedattore del
quotidiano montenegrino “Dan”. Alcuni lo hanno già definito il
Čuruvija. montenegrino (Slavko Čuruvija direttore del Dnevni Telegraf e
di Evropljanin fu ucciso a Belgrado l’11 aprile del 1999, il processo è
ancora in corso).

Contro Jovanović sono stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco da
una non identificata macchina in corsa, mentre il direttore di “Dan”
stava entrando nella sua vettura, dopo aver salutato davanti alla
redazione un suo collega del quotidiano “Politika”. La macchina degli
assassini ha poi continuato la sua corsa in direzione della Facoltà di
giurisprudenza. Secondo quanto scrive il quotidiano di Podgorica, “in
meno di un minuto sul luogo, dopo l’attentato, sono giunti tre
poliziotti, che probabilmente erano nelle vicinanze”. Jovanović colpito
in punti vitali è stato trasportato immediatamente alla Centro clinico
del Montenegro, dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico
d’urgenza. Duško Jovanović è deceduto alle 4.30 di questa mattina a
causa delle mortali ferite riportate.

Secondo il giudice per le indagini Radomir Ivanović, raggiunto
dall’agenzia Beta, sarebbero già stati rintracciate alcune persone
collegate con l’omicidio e sarebbe in corso il loro interrogatorio.

Per il momento non ci sono molte informazioni sulla vicenda. La
redazione di “Dan” non nasconde però che il direttore riceveva da tempo
messaggi contenenti minacce, mentre era ancora deputato per il partito
SNP (Partito socialista popolare) aveva già subito un attacco
sull’ingresso del suo appartamento, quando gli fu sottratta una borsa
di documenti. Secondo la redazione, i documenti nella borsa avrebbero
costituito l’accusa per alcuni uomini non lontani dal governo
montenegrino.

Nel commento scritto dalla redazione di “Dan” si insiste sull’attentato
come un modo per far tacere la voce del quotidiano di opposizione, che
secondo la redazione “è stato spesso accusato dagli uomini dei più alti
vertici del potere, compreso lo stesso premier, la polizia, il capo
della polizia segreta e gli uomini più vicini all’attuale potere”.

È noto che “Dan” è un quotidiano vicino all’opposizione, in particolare
al partito di Predrag Bulatović, SNP, vicino al partito di Milošević
[SIC]. Va notato al contempo che “Dan” è un quotidiano di orientamento
nazionalista e filo serbo [SIC], spesso contenente inchieste
dichiaratamente anti albanesi o tese a mettere in evidenza il pericolo
albanese in Montenegro [SIC]. Fu uno degli obiettivi contro cui si
scagliò la operazione “Sciabola” condotta contro la criminalità
organizzata a seguito dell’omicidio Ðinđić nel marzo dello scorso anno,
vietandogli la pubblicazione in Serbia [SIC]. Inoltre il direttore
Jovanović era già stato accusato, lo scorso anno, di aver rivelato sul
suo giornale il nome di un testimone protetto del Tribunale dell’Aja
[SIC].

“Dan” era stato al centro dell’attenzione pure per le accuse di
contrabbando contro il premier Djukanović. Il quotidiano di Podgorica
aveva più volte ripreso ampiamente i servizi del settimanale croato
“Nacional” in cui si poneva l’accento sul ruolo del premier
montenegrino nel contrabbando di sigarette.

Il quotidiano di Podgorica aveva una politica espressa da una linea
redazionale da molti ritenuta discutibile. L'uccisione di un
giornalista in un attentato di stampo criminal mafioso rappresenta
tuttavia un ulteriore segnale inaccettabile e gravissimo dello stato
della libertà di stampa nei Balcani.

Secondo la redazione di “Dan” non si è trattato solo di un attentato
contro un uomo coraggioso “ma di un colpo sparato contro la libertà di
parola, contro la libertà giornalistica montenegrina e contro la
democrazia”.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3121

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Duro colpo al giornalismo montenegrino

03.06.2004 scrive Luka Zanoni
L’uccisione del direttore del quotidiano di Podgorica “Dan” scuote il
giornalismo montenegrino. Dure le reazioni delle associazioni dei
giornalisti locali. Procedono nel frattempo le indagini sull’omicidio
con un'équipe di esperti dalla Germania

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3136/1/47/