Da: ICDSM Italia
Data: Lun 25 Ott 2004 15:30:17 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Nuova ripresa del processo a Milosevic


Nuova ripresa del processo a Milosevic

1. Processo a Milosevic: perché questo silenzio?
2. Tribunale Internazione per i Crimini nella ex Yugoslavia TPI: il re
è nudo, secondo un inquirente olandese.
3. Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio" (The
Guardian)
4. Questa settimana riprende il processo contro Milosevic (B92 -
11/10/04)
5. Ripresa del processo Milosevic: testimonianza di un giornalista
tedesco (SwissInfo / AP - 12-13/10/04)

(traduzioni e elaborazione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di
Padova)


---( 1 )---

Processo a Milosevic: perché questo silenzio?

Domenica, 10 ottobre 2004, 00:56:47 +0200
Da TV-STOP <mailto:tv-stop @ bluewin.ch>

Chi parla ancora del processo Milosevic? Nessuno. Perché ? Perché hanno
fatto tacere il "macellaio dei Balcani " imponendogli un avvocato di
ufficio?
Questo sommario della situazione prodottasi il mattino del dodicesimo
(e per adesso ultimo) giorno della sua arringa difensiva spiega forse
questo silenzio assordante dei media internazionali…
(La traduzione integrale del preambolo di S. Milosevic, consegnato il
31 agosto e l’1 di settembre 2004, è a disposizione presso le edizioni
Le Verjus/B.I., Parigi)
--
"Nel corso dell’aggressione della NATO, non sono state utilizzate in
maniera diretta sostanze velenose e tossiche, ma si sono ottenute per
vie traverse conseguenze analoghe a quelle di una guerra chimica. Ad
esempio, bombardando le installazioni e i depositi chimici, le
raffinerie e le fabbriche di prodotti chimici a Pancevo, Novi Sad,
Lucani e Baric. In questo modo, è stata inflitta alla Serbia una guerra
chimica.
Questa è stata l’impresa delle Potenze che non volevano che la Serbia
fosse sovrana sul Kosovo-Métochie, anche se questa sovranità era
garantita dalle condizioni del cessate-il-fuoco e prevista dalla
Risoluzione 1244, che non è stata assolutamente rispettata.
Le grandi potenze vedevano di loro interesse lo sfruttamento dell’area
del Kosovo-Métochie per i loro fini geo-strategici ed economici, per
non parlare delle ricchezze minerarie, idrografiche e di altra natura
di questa regione. Rispetto a tutto questo, bisogna tenere conto del
fatto che in Kosovo sono presenti i più grandi giacimenti di lignite
d’Europa, con circa 14 miliardi di tonnellate, e che parimenti
racchiude il 48% delle riserve totali di piombo e di zinco della
Serbia, per un valore immenso.
Inoltre il Kosovo contiene riserve di cobalto e di nichel di un valore
egualmente consistente, e le sue centrali elettriche sono importanti
per quadrare il bilancio elettro-energetico della Repubblica di Serbia.
Tutto quello che sta per essere enumerato qui sotto dipinge i sordidi
appetiti di saccheggio che costituiscono il movente fondamentale dei
sedicenti difensori occidentali dei diritti degli Albanesi.
In contrasto con il fatto che la fonte determinante la crisi nel
Kosovo-Métochie — che continua dall’epoca delle espulsioni delle
popolazioni serbe e in generale non-albanesi sotto l’occupazione turca
della regione — risiede nell’aspirazione dei nazionalisti albanesi di
creare una Grande Albania, aspirazione che costoro non nascondono
assolutamente e per conseguirla pensano che siano legittimi tutti i
mezzi, questa vostra cosiddetta parte civile ha la faccia tosta di
accusare me, quindi la Serbia e i Serbi, di aver voluto instaurare, nel
mezzo del nostro proprio Stato, in una regione che costituisce il cuore
e il centro dello Stato Serbo medioevale, una presunta “Grande Serbia”.
Come sia possibile fare per instaurare la Serbia— grande o piccola che
sia, non importa
— nel bel mezzo della Serbia stessa, non arrivano proprio a spiegarcelo
o a dimostrarlo. Quello che è stato dimostrato nella maniera più chiara
nella prima parte di questa operazione che voi chiamate “un processo”,
come pure nel resto di tutta l’operazione, vista la natura e i
contenuti di queste false accuse, riveste l’apparenza e il carattere di
una pura e semplice farsa.
Una farsa meschina per i suoi contenuti e per il suo valore, ma niente
affatto meschina per la quantità di denaro che vi è stato riversato per
la sua messa in esecuzione, per esempio dall’Arabia Saudita, da George
Soros e da tutti gli altri donatori sedicenti imparziali.
Io desidero aggiungere ancora questo : è dal 1998, dal momento in cui
Holbrooke è venuto a trovarci a Belgrado, che noi abbiamo fatto sapere
agli Stati Uniti, sulla base di informazioni in nostro possesso, che
Osama Ben Laden si trovava nel Nord dell’Albania e che appoggiava
l’UCK, che lui stava operando per la formazione, la preparazione dei
membri di questa organizzazione terroristica e per procurare loro
l’armamento.
Nondimeno, gli Americani hanno finito per optare per la collaborazione
con l’UCK, e dunque per la collaborazione diretta con Ben Laden. E
questo, dopo che Osama aveva già fatto saltare in aria le Ambasciate
degli Stati Uniti in Kenya e in Tanzania, e da parte sua aveva
dichiarato loro guerra.”

Per concludere, una informazione su due giornalisti del Daily Mirror
che erano andati in Kosovo, nel 2003, per acquistare esplosivi “per
conto dell’IRA”: “We made our deal in
Kosovo, a breeding ground for fanatics with al-Qaeda links." (Noi
abbiamo fatto il nostro affare in Kosovo, un semenzaio di fanatici
collegati con Al-Qaeda).
Daily Mirror, 8.12.2003.

-- TV-STOP Centro di vigilanza delle aberrazioni medianiche.
Surveillance des aberrations médiatiques.
tv-stop @ bluewin.ch


---( 2 )---

Tribunale Internazione per i Crimini nella ex Yugoslavia TPI: il re è
nudo, secondo un inquirente olandese.

Domenica, 10 ottobre 2004, 16:41:14 +0200
Da TV-STOP <mailto:tv-stop @ bluewin.ch>

Secondo il « Guardian », Cees Wiebes, a capo di una commissione di
inchiesta del governo olandese concernente l’affare Srebrenica, afferma
che S. Milosevic non poteva essere a conoscenza di quello che avveniva
e di conseguenza il principale argomento su cui si fonda l’accusa di
genocidio da parte del TPI è labile.
Da registrare questi passaggi :
# "Inoltre Wiebes afferma che la sua commissione ha offerto i suoi
elementi di prova al Procuratore Capo del Tribunale, Carla del Ponte,
ma che lei li ha respinti vigorosamente. "Quello che ho capito da una
fonte attendibile all’Aia è che la Signora del Ponte pensava che noi
fossimo troppo morbidi e che non vedevamo le cose in bianco e nero .",
ha dichiarato."
#  "Wiebes è la prima personalità di alto livello ad affermare
pubblicamente che numerose fonti all’Aia da qualche tempo asseriscono
in via privata che semplicemente non sussistono prove per sostenere
un’accusa di genocidio."

Qualche mese fa, commentando le lungaggini del processo riguardante il
genocidio in Rwanda, Le Figaro rilevava che, anche in questo caso, la
Carla del Ponte aveva sempre respinto d’acchito elementi di prova che
contravvenivano alle sue preconcette opinioni sulla questione in
oggetto.
La differenza fra il Tribunale Internazionale per i Crimini nella ex
Yugoslavia TPI(Y) e quello per il Rwanda TPI(R) consiste nel fatto che
l’inchiesta sul Rwanda è stata sottratta d’ufficio alla magistrato
svizzera arruffona e presuntuosa. In compenso, le tante sue cantonate
ed esagerazioni nell’affare yugoslavo non hanno ancora indotto gli
Occidentali a mettere in questione questo suo secondo incarico.
Bisogna concludere che la negazione di giustizia e l’abuso di potere
sono “meno gravi” quando vengono colpiti dei Balcanici rispetto a
quando vengono colpiti degli Africani?
Bisogna parimenti ricordare che, in base alle arbitrarie e poco
suffragate convinzioni della del Ponte, degli uomini sono stati rapiti
da commandos, colpiti se non abbattuti, e che altri marciscono in
prigione e si vedono negare i loro diritti umani più elementari sulla
base di “atti di accusa” costruiti a partire da ritagli di giornale e
da testimonianze anonime di persone con interessi in gioco.
Il tutto viene finanziato in maniera determinante da parte di
“mecenati” del calibro di George Soros o di Stati islamici, che hanno
tutti tratto manifesto profitto dai drammi del sud-est Europeo.
Quello che è certo è che la superesposizione mediatica unilaterale
della guerra nella ex-Yugoslavia, dove per dieci anni a disprezzo
totale della verità si sono designati sempre gli stessi responsabili,
offre un confortevole rifugio a tutti i pasticci e ad una parvenza di
credibilità alle accuse le più folli.

Fonti
http://observer.guardian.co.uk/print/0,3858,5035733-102275,00.html
Adrien Jaulmes, "L'assurda lentezza della « Norimberga africana »",
Le Figaro, 7.4.2004.
Vedere ugualmente: "Carla del Ponte si spiega alla TSR", TV-STOP,
14.3.2004.


---( 3 )---

Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio" (The Guardian)

Domenica 10 ottobre 2004, 23:19:14 +0200

Su questo articolo è necessario fare alcune osservazioni critiche:
sulla denominazione di genocidio per il massacro di Srebrenica, sulla
cifra “ufficiale” di 7000 morti, sull’affermazione implicita che
Milosevic fosse un tiranno…Il giornalista sembra costernato. “Un
fallimento nel provare il genocidio getterebbe un’ombra non solo su
questo processo ma anche sulla stessa possibilità di far rendere conto
ai tiranni dei loro crimini nei tribunali per crimini di guerra”. E
allora merda!: tranquillamente, "Milosevic ha senza ombra di dubbio
facilitato il massacro…”
Esiste un dossier (in francese) sul processo Milosevic sul sito del
Comitato di Sorveglianza della NATO (delle azioni della NATO!):
http://www.csotan.org/textes/textes.php?type=TPI et sur Stop.USA
http://www.stopusa.be/scripts/
index.php?section=BBBL&langue=1&spes=tout&debut=0

di Roland Marounek
Fonte: mailto:alerte-otan @ yahoogroupes.fr

The Guardian, 10/10/2004
http://observer.guardian.co.uk/international/story/
0,6903,1323864,00.html

Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio "

di Chris Stephen

Una nuova controversia ha scosso il processo a Milosevic, con le
affermazioni di un importante analista delle informazioni di
intelligence ["senior intelligence analyst"], secondo il quale il
leader yugoslavo era innocente del crimine di genocidio.

Ora il Dr. Cees Wiebes, professore all'Università di Amsterdam, ha
dichiarato che non esistono prove che collegano alla peggiore atrocità
della guerra in Bosnia, il massacro di 7.000 Musulmani avvenuto nella
città di Srebrenica.

Srebrenica, che fu invasa dalle forze Serbe nel luglio del 1995,
costituisce il fondamento dell’accusa di genocidio rivolta contro
Milosevic, ma Wiebes, che partecipa all’indagine del governo Olandese
su questa atrocità, ha dichiarato che non esisteva nulla che collegasse
Milosevic a questo crimine.

"Nella nostra relazione, di quasi 7.000 pagine, siamo arrivati alla
conclusione che Milosevic non era in possesso di alcuna conoscenza in
via preliminare del massacro che si stava per compiere", ha affermato
durante una trasmissione radio dal titolo "L’autentico Slobodan
Milosevic" che questa notte deve essere messa in onda dalla BBC. In
compenso, quello che noi abbiamo trovato è la prova del contrario.
Milosevic è rimasto assolutamente sconvolto, quando ha appreso del
massacro".

La prospettiva che l’ex uomo forte di Belgrado sia scolpato dell’accusa
più pesante a cui deve far fronte produce un’impressione fastidiosa su
un processo già di per sé ingarbugliato, che (ri)comincia questa
settimana con le audizioni dei testimoni a carico della difesa, dopo
parecchi mesi di aggiornamenti.

Uno scacco nel produrre le prove del genocidio getterebbe un’ombra non
solo su questo processo, ma anche sulla stessa possibilità di far
pagare il conto dei loro crimini ai tiranni, davanti ai tribunali per i
crimini di guerra; il caso più eclatante sarebbe quello di Saddam
Hussein.

Wiebes ha guidato una formazione di specialisti in analisi di
intelligence commissionata dal governo Olandese per condurre
un’inchiesta sul massacro, dato che forze Olandesi erano presenti nella
città sotto le bandiere dell’ONU. Perciò ha avuto accesso a documenti
segreti, alle testimonianze di diplomatici chiave e di centinaia di
testimoni di un massacro nel quale i Musulmani, uomini e bambini
perfino dodicenni, sono stati abbattuti dalle forze Serbo Bosniache.
Ma, mentre indica chiaramente il coinvolgimento dei comandanti in capo
Serbi che si trovavano sul posto, in particolare del generale Ratko
Mladic, Wiebes afferma che Milosevic non aveva giocato alcun ruolo.
Secondo lui, è comprensibile che Milosevic era stato sconvolto, "dato
che in questa fase della guerra era in corso la ricerca di un accordo
politico, e questi fatti non portavano niente di buono per la
conciliazione".

Wiebes afferma anche che la sua squadra ha presentato le sue prove al
Procuratore Capo del TPY, Carla Del Ponte, ma che sono state scartate:
"Quello che ho sentito da fonti sicure all’Aia, è che la Signora Del
Ponte valuta che noi siamo troppo morbidi e non vediamo le cose in
bianco e nero, ma in modo sfumato".

I procuratori del TPY ribadiscono che non è proprio così, ma che la
relazione non era pertinente. La portavoce dell’accusa, Florence
Hartmann, ha dichiarato: "Lo scopo di questa relazione non era quello
di analizzare un affare criminoso come quello di Srebrenica, ma era
stato commissionata…con altri obiettivi."

Wiebes è la prima personalità ha esporre pubblicamente quello che da
qualche tempo molte fonti all’Aia privatamente dichiarano:
semplicemente che non esiste alcuna prova per potere sostenere
un’accusa di genocidio.

L'accusa ha passato mesi a tentare di provare il contrario, ma ha
lasciato in sospeso tutta una serie di lacune, malgrado la comparizione
di testimoni di alto profilo ["high-profile witnesses"]. Fra costoro,
il comandante della NATO, Wesley Clark, che ha deposto all’Aia nel
dicembre scorso, testimoniando che Milosevic gli aveva affermato che
aveva tentato di bloccare quel crimine.

Incontestabilmente, Milosevic ha favorito il massacro, avendo fornito
armi, carburante e denaro ai Serbi di Bosnia. Ma perché la convinzione
del genocidio tenga, l’accusa deve provare che lui ne ha dato l’ordine.

Chris Stephen, autore de ‘Il giorno del giudizio : il processo a
Milosevic’.

Lunedì, 11 Ottobre 2004 00:13:34 +0200
di: "Georges Berghezan"
oggetto: Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio" (The
Guardian)

Il prof. Cees Wiebes è anche l’autore di "Intelligence and the War in
Bosnia, 1992-1995", opera fondamentale sul ruolo delle potenze
occidentali nella guerra di Bosnia, in particolare riguardo alle
violazioni dell’embargo sulle armi. Il libro può essere ordinato sul
sito
http://www.lit-verlag.de/isbn/3-8258-6347-6 per 34.9 euro, o essere
consultato al GRIP.GB


---( 4 )---

Questa settimana riprende il processo contro Milosevic

B92 - 11 ottobre 2004
http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=30130&style=headlines

Dopo un’interruzione di quattro settimane, questo martedì continuerà il
processo all’ex Presidente Yugoslavo Milosevic presso il Tribunale
dell’Aia.
Durante il mese passato, il difensore assegnato a Milosevic, Steven
Kay, aveva come compito quello di tentare di convincere il maggior
numero possibile di testimoni a partecipare alla sezione del processo
destinata alla difesa.

I corrispondenti di B92 riferiscono che la maggior parte delle
centinaia di testimoni proposti hanno rifiutato di partecipare, e tutti
per la medesima ragione: non vogliono prendere parte attiva al processo
come testimoni, se non è lo stesso Milosevic che lo richiede e che
partecipa di persona alla sua autodifesa.

Uno dei testimoni che ha accettato di partecipare è Simo Spasic.
Spasic è il Presidente dell’Organizzazione delle Famiglie degli
Scomparsi in Kosovo, ed è già arrivato all’Aia.

Si mormora che Kay sia riuscito a convincere almeno cinque testi
supplenti a partecipare, benché per il momento non siano disponibili
informazioni ufficiali a riguardo.

Il principale consigliere giuridico di Milosevic, Zdenko Tomanovic, ha
dichiarato che il collegio di difesa personale di Milosevic non ha
aiutato Kay nella sua preparazione della difesa. Tomanovic ha riferito
che la prosecuzione del processo dipenderà dal numero di testimoni che
Kay riuscirà a convincere a partecipare, e dalla valenza delle loro
testimonianze: "Secondo le informazioni che ho ricevuto qualche giorno
fa, Mr. Kay è riuscito a contattare 97 testi, dei quali 92 hanno
immediatamente rifiutato di partecipare fino a che non sarà restituito
a Mr. Milosevic il diritto ad autodifendersi" .

---( 5 )---

Ripresa del processo Milosevic: testimonianza di un giornalista tedesco
(SwissInfo / AP - 12-13/10/04)

LA HAYE – Il processo fiume a Slobodan Milosevic davanti al Tribunale
Penale Internazionale è ripreso dopo un mese di sospensione. Un
giornalista tedesco è stato chiamato dalla difesa a deporre, in attesa
che la corte di appello si pronunci sugli avvocati assegnati d’ufficio.
La corte d’appello, investita dagli avvocati designati d’ufficio contro
il parere dell’ex Presidente yugoslavo, deve pronunciarsi su questa
stessa designazione.
In attesa, un certo numero di testimoni si sono rifiutati di recarsi
all’Aia e Slobodan Milosevic ha nuovamente ribadito la sua richiesta
per martedì di potere “difendersi da solo”.

Franz-Josef Hutsch, giornalista autore di inchieste specialmente per il
settimanale "Stern" e per i quotidiani tedeschi, ha accettato di
deporre per la difesa sulla rievocazione del massacro di 45 persone nel
villaggio di Racak, in Kosovo.

L'accusa afferma con sicurezza che erano civili quelli che sono stati
massacrati dalle truppe Serbe. Questa vicenda costituisce uno dei
principali motivi per accusare pesantemente Milosevic rispetto alla
questione "Kosovo" negli atti del suo processo.

Hutsch ha spiegato di essersi recato a Racak nel gennaio del 1999 con
William Walker, allora alla testa della Missione di controllo sul
Kosovo istituita dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
in Europa.
Egli ha raccontato la scoperta in una roggia nei pressi di Racak di un
cumulo di cadaveri. Hutsch ha assicurato che un centinaio di
combattenti dell’UCK si aggiravano attorno al villaggio ed erano
posizionati al suo interno nel corso della sua visita, ed ecco quindi
che la sua deposizione va nel senso della difesa. Ma ha anche aggiunto
di dubitare che le vittime fossero miliziani dell’UCK, dato che la
maggior parte dei corpi erano di età superiore ai 50 anni.

Il giornalista, che, prima di entrare nella stampa, aveva passato 14
anni nell’esercito tedesco, ha inoltre giudicato che la guerra in
Kosovo era stata per larga parte causata dall’UCK.

****

Ripresa del processo a Milosevic (AP | 12.10.04 | 18:55)

LA HAYE, Pays-Bas (AP) –Martedì scorso, è ripreso il processo a
Slobodan Milosevic davanti il Tribunale Penale Internazionale (TPI)
dell’Aia, dopo l’interruzione di un mese. L'ex Presidente yugoslavo,
perseguito per crimini di guerra, ha chiesto un’altra volta di potere
ricusare i suoi avvocati nominati d’ufficio, cosa che la Corte gli ha
nuovamente rifiutato.

Milosevic avrebbe voluto continuare a difendersi da solo, come aveva
fatto dall’inizio del processo, ma i medici al presente lo trovano
troppo malato per continuare a farlo.

Perciò il Tribunale ha nominato d’ufficio due avvocati difensori e, il
mese scorso, ha ordinato la sospensione del processo per permettere
loro di preparare la difesa del loro cliente.

Martedì, Slobodan Milosevic ha rinfacciato ai suoi giudici di
consentirgli solo dei « mozziconi di diritto », ma il Presidente del
Tribunale, Patrick Robinson, lo ha bloccato senza indugi, così
apostrofandolo: « Non voglio sentire discorsi! ».
Inoltre, il Presidente ha chiesto ad uno dei difensori d’ufficio,
Steven Kay, di continuare con l’interrogatorio di un giornalista
tedesco, che si trovava in Kosovo nel 1999.

Slobodan Milosevic viene giudicato per 66 capi di imputazione di
crimini di guerra per il suo ruolo nei conflitti che hanno lacerato i
Balcani negli anni novanta, producendo più di 200.000 morti. Il
processo si è aperto nel febbraio 2002. AP


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