Ucraina: nuovi aggiornamenti

1. Da Otpor a Ukpora
di Soccorso Popolare, Padova

2. La crisi Ucraina o la risurrezione della guerra fredda
di Vladimir Simonov, commentatore politico di RIA Novosti

3. Ci sono gli Stati Uniti dietro i disordini a Kiev
di Ian Traynor, The Guardian


=== 1 ===

Da Otpor a Ukpora

(elaborazione di Soccorso Popolare di Padova)

27 novembre 2004, Padova

Il mondo non sta fermo mai, ma i passaggi spesso si assomigliano,
specie se il Leviatano è lo stesso. Dallo jugoslavo Otpor all'ucraina
Ukpora: “da Otpor a Ukpora” . Adesso è l'Ucraina a ballare!


Bisogna riconoscere ai borghesi dei meriti. Si imparano spesso più cose
nei loro libri e archivi, zeppi di dati, che in certi ideologici
libretti rossi o verdi. Non a caso c'era chi passava molto tempo nelle
biblioteche e negli archivi di Londra. Ma si sa che Marx non era un
marxista corretto.

Consideriamo questo articolo di Ian Traynor apparso il 26 novembre 2004
sul “Guardian” di Londra. Ne diamo citazione, e lo riproduciamo per
intero più avanti in una nostra traduzione, solo perché, a nostro
avviso, è una vera fonte di informazioni. Illustra nomi e cifre
dell'operazione in corso in Ucraina: 14 milioni di dollari è costata
finora agli USA “Ukpora”, l’Otpor dell'Ucraina, il movimento
"giovanile" messo su dalla CIA, perché gli USA possano impossessarsi
anche dell'Ucraina, come hanno fatto e stanno facendo in tante parti
del mondo.
Infatti, nell’articolo vi vengono sottolineati i riferimenti delle
operazioni consimili montate in Jugoslavia, Georgia, ecc. Con l’andar
del tempo le operazioni si sono perfezionate, ed ora vi concorrono
direttamente personaggi coinvolti in operazioni precedenti, da Walesa
ed altri Polacchi a diversi Serbi giunti appositamente da Belgrado.
In buona sostanza, la crisi è giocata come occasione di avanzamento
dell’Occidente verso Est, anche se gli interessi nel campo Occidentale
sono contraddittori, bastano i controversi rapporti tra Usa e Germania,
che infatti si propone in posizione di mediazione e non di
esacerbazione della crisi.
Questa crisi è di grande importanza, in quanto dimostra che:

1) Come già negli anni scorsi, esiste una oscillazione del pendolo
delle crisi geopolitiche verso l'Europa. Come per i terremoti, a un
centro di irradiazione in Medio Oriente risponde un centro di
irradiazione in Europa: in precedenza, Iraq-Jugoslavia, attualmente
Iraq-Ucraina. La placca è quella geopolitica centrale e l'infittirsi
delle crisi regionali dimostra la gravità della crisi generale.
2) Gli Usa restano l'elemento dinamico. Hanno deciso di combattere e
combattono. Con questa operazione inseriscono una bella zeppa tra il
campo occupato da Germania e Francia, e quello di Russia e la Cina.
3) L'esito della crisi è di notevole importanza. Se l'Europa consentirà
una seconda Jugoslavia e lascerà via libera ad un altra guerra civile
di scomposizione, si troverà contro la Russia, che verrà sospinta nel
campo della Cina e dell'India.
4) Pedine degli Usa in Ucraina sono le solite forze della “modernità”,
i preti conservatori, i banchieri, i sindacalisti, i poliziotti, le
“pasionarie”, i radicali e gli “studenti”.
I lavoratori Ucraini, delle regioni orientali come occidentali, del
nord e del sud dell’Ucraina, quelli lavoravano, lavorano e lavoreranno,
comunque!
5) A questo proposito, sarà interessante vedere nei prossimi giorni lo
schieramento del “nostro movimento”. Come ai bei tempi della Polonia, e
poi della svolta degli anni Novanta in Jugoslavia, vedremo chi saranno
coloro che si schiereranno con la “rivoluzione”!
Per mettere a fuoco la attuale composizione sociale della “rivoluzione”
Ucraina, ecco a voi un estratto di agenzia:

Leopoli, 15:47
Ucraina, 300 poliziotti giurano fedeltà a Yushenko
http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_n_887700.html

Trecento agenti di polizia ucraina hanno “prestato giuramento” oggi a
Leopoli, bastione nazionalista nell'ovest dell'Ucraina, al capo
dell'opposizione Viktor Yushenko, che martedì si era autoproclamato
Presidente. I poliziotti vogliono controllare questa regione per
impedire che gli autocarri che devono trasportare i manifestanti a Kiev
vengano bloccati.

Cosa sarebbe successo negli USA se, con molte più motivazioni, Kerry si
fosse proclamato Presidente e i suoi fedeli avessero bloccato tutti gli
uffici di Washington??
Ma, giustamente, con i se non si ragiona sulla Storia. La CIA non
finanzia (ancora!) “USApor”.


=== 2 ===

La crisi Ucraina o la risurrezione della guerra fredda

di Vladimir Simonov, commentatore politico di RIA Novosti

http://fr.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=427&msg_id=5131089&startrow=1&date=2004-11-
25&do_alert=0

(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Mosca, 24 novembre 2004

Viktor Yanoukovitch è stato etichettato come candidato pro-Russia.
Seguendo la stessa logica rozza e primitiva, Youchtchenko è stato
incasellato nella categoria degli “occidentalisti”. E quindi, se
Youchtchenko avesse realizzato una percentuale di voti superiore,
sembra evidente che l’Unione Europea, l’OSCE o gli Stati Uniti non
avrebbero dubitato un solo momento sul carattere democratico delle
elezioni presidenziali che si sono tenute, e sono ancora in corso, in
Ucraina. I comunicati facenti riferimento a irregolarità e brogli
sarebbero stati esclusi, ribaltando la questione, come se si fosse
trattato di trascurabili distorsioni assolutamente normali, insite a
qualsiasi elezione.

Purtroppo, Viktor Yanoukovitch ha realizzato uno score del 3% superiore
a quello del suo avversario, scarto sufficientemente convincente,
secondo i parametri ordinariamente applicati. Questo non impedisce che
si assista ad una valanga di roboanti e distruttive dichiarazioni da
parte dell’Europa e degli Stati Uniti, che lanciano anatemi sulle
elezioni Ucraine.

Jan Peter Balkenende, primo Ministro dei Paesi Bassi, che esercita il
turno di Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, ha
dichiarato che i risultati dello scrutinio erano “poco attendibili”,
ben prima del loro annuncio ufficiale. Il Dipartimento di Stato degli
Stati Uniti esige che non siano resi pubblici prima che l’inchiesta
sulle accuse di “brogli” non sia giunta a conclusione, vale a dire che
gli Stati Uniti dettano alla Commissione elettorale centrale di uno
Stato sovrano quello che deve fare.
Quanto a certe pubblicazioni Europee, che si investono con molta foga
della difesa solo di alcune cause, come ad esempio il quotidiano
francese “Libération”, queste fanno pressione sulla direzione
dell’Unione Europea perché “si pronunci senza indugio per le sanzioni”
che metterà in atto, se Yanoukovitch fosse ufficialmente dichiarato
vincitore.
Tutto questo viene presentato come un aiuto dell’Occidente all’Ucraina.
In realtà, gli interessi autentici dell’Ucraina sono in questo caso
relegati ad un livello molto basso, con il solo obiettivo di fare
piazza pulita in favore della risurrezione degli stereotipi della
guerra fredda, che sembravano sepolti da tanto tempo dalla storia.
Questi luoghi comuni condannano l’Occidente a ricercare, non importa se
si tratta di una situazione geopolitica spinosa, un motivo di conflitto
fra le forze del Bene e della Luce, da una parte, e la Russia, Impero
del Male e delle tenebre, dall’altra.

"Io farò tutto quanto é in mio potere perché almeno l’Ucraina resti al
nostro fianco…", così si era espressa la Commissaria della Commissione
Europea incaricata delle relazioni con l’estero. Vale a dire, che ben
prima che la prima scheda in favore di Yanoukovitch o di Youchtchenko
fosse introdotta nell’urna, questa membro del Direttivo dell’Unione
Europea partiva dal principio che esisteva un “nostro fianco”
contrapposto all’altro fianco, quello avversario, del nemico, cioè
della Russia.
D’altro canto, secondo questa commissaria europea, non poteva in alcun
caso essere riconosciuta la legittimità degli interessi della Russia
nell’area occupata da questo vicino e alleato storico, che è l’Ucraina.

Il Presidente Vladimir Putin ha percepito questo approccio come un
“tentativo, nel contesto della situazione in Ucraina, di risvegliare i
fantasmi paurosi del passato”. Secondo il leader russo, "dal punto di
vista delle relazioni internazionali attuali, questa attitudine è
assolutamente controproducente e sbagliata”.

Infatti, è importante che qualsiasi politologo ucraino imparziale
potrebbe spiegare in modo assolutamente comprensibile per tutti il
fatto che l’Ucraina si sia ritrovata unilateralmente sotto la sfera di
influenza dell’Unione Europea o, per parlare in termini più generali,
dell’Occidente, avrà conseguenze nefaste per questo Paese. Al
contrario, rapporti di equilibrio sia nei confronti dell’Unione
Europea, che della Russia sono vitali per lo sviluppo delle riforme e
per il progresso economico dell’Ucraina.
Sforzarsi di imporre l’alternativa artificiosa “o bene la Russia, o
bene l’Occidente” non può che pregiudicare lo svolgimento normale dei
processi democratici nel Paese. Per questo, si cerca di ottenere
dall’Ucraina a qualsiasi prezzo non tanto la democratizzazione della
società, quanto l’adozione di una linea politica filo occidentale, o
più precisamente antirussa.

Ricordiamo che questa specie di “braccio di ferro” nell’area di
influenza post-sovietica non è iniziato con l’Ucraina e non è stata
innescato da Mosca.
L'attuale “rivoluzione dei castagni”, che si sta sviluppando sulla
grande piazza di Kiev, non è che la metamorfosi della “rivoluzione
delle rose”, avvenuta esattamente un anno fa in Georgia.
E che ci si trovi a Tbilisi o nella capitale Ucraina, è la gioventù
radicalista che costituisce la principale forza motrice degli
avvenimenti. L’organizzazione Ucraina dei giovani "Pora" , nocciolo
duro dei manifestanti di Kiev, copia con cura zelante le strutture e i
metodi dell’organizzazione studentesca Georgiana "Kmara". Per altro, è
di dominio pubblico che gli attivisti di "Pora" e di "Kmara" sono stati
indottrinati dai teorici specialisti in colpi di Stato
anticostituzionali del movimento Serbo "Otpor". Si tratta del medesimo
movimento che, all’epoca, si è adoperato per il rovesciamento del
Presidente Slobodan Milosevic.

Appoggiandosi a questa impressionante analogia, numerosi analisti russi
sono arrivati alla conclusione che le azioni di protesta
dell’opposizione Ucraina sono state preparate e finanziate da lungo
tempo.
Effettivamente, la creazione di una città di tende in pieno centro di
Kiev, i gruppi elettrogeni e le cucine da campo che funzionano 24h/24,
per assicurare la logistica all’organizzazione di assembramenti a
durata illimitata, il riversamento senza interruzione nella capitale
Ucraina di un flusso di sempre nuovi manifestanti, arrivati a rinforzo
dalle regioni occidentali del paese per via aerea, con autocarri e con
treni, tutto questo induce a porsi la stessa domanda, per sapere “chi
paga?”.

“Dopo il suo esordio, l’opposizione era disponibile ad accettare
esclusivamente una cosa, la sua vittoria. La decisione di uscire dal
quadro della legalità, e quindi di mettere in atto un colpo di Stato, è
stata presa dalla squadra di Youchtchenko ben prima di tenere le
elezioni”, così pensa Viatcheslav
Igrounov, direttore dell’Istituto per le ricerche umanitarie e
politiche di Mosca.

Questo viene confermato dagli avvenimenti della Rada Suprema
(Parlamento) dell’Ucraina dove, martedì, si è potuto assistere allo
spettacolo del “giuramento presidenziale sulla Bibbia” di Viktor
Youchtchenko. L’autoproclamatosi vincitore non ha risposto alla domanda
dei giornalisti riguardo alla legittimità del suo atto, e quindi tutti
i discorsi restano inutili: solo 191 deputati si erano registrati per
partecipare ai lavori del Parlamento, mentre il quorum richiesto per
l’adozione di una mozione o di una decisione è di 226 presenti in aula.
I Deputati dei raggruppamenti politici che hanno sostenuto la
candidatura di Yanoukovitch non hanno partecipato a questa sessione
della Rada.

Sembra che l'opposizione non abbia coscienza del fatto che, tentando di
trasferire la crisi politica nelle strade, si sta privando di per se
stessa del diritto di qualificarsi come “democratica”.
Reclamando il riconoscimento della sua vittoria, la fazione di
Youchtchenko trascura l’altra metà del popolo Ucraino che ha sostenuto
il suo avversario. Perché Youchtchenko è disposto ad appoggiarsi a
certa gente che è pronta a considerare carta straccia la Costituzione e
a far ricorso alla violenza? Per un’unica ragione: perché sente che in
un quadro di legalità, ha troppo poche possibilità di conseguire i suoi
obiettivi.
Oltre a ciò, bisogna aggiungere che i consensi e gli apprezzamenti
ottenuti e affrettatamente formulati da parte delle strutture
dell’Unione Europea a proposito delle elezioni in Ucraina non possono
che destabilizzare la situazione, alimentando le pulsioni estremiste
presenti nel campo di Youchtchenko.

E adesso? Oggi, molto dipenderà dal presidente uscente Léonid Koutchma.
Lui stesso e il Presidente Vladimir Putin hanno sottoscritto
immediatamente la dichiarazione dei Ministri degli Affari Esteri
dell’Unione Europea contenente un richiamo a tutte le parti coinvolte
nella crisi politica in Ucraina ad astenersi dal ricorrere alla
violenza. Se Youchtchenko si considera un democratico, può optare per
due soluzioni: o trovare il coraggio e la volontà di riconoscere la sua
sconfitta, o di domandare, in perfetta legittimità, alla Corte Suprema
di pronunciarsi sulla validità del risultato delle elezioni.
E sarebbe bene che le medesime istituzioni Europee, che hanno
commentato con tanta veemenza la crisi politica in Ucraina,
contribuissero ad un tale epilogo della crisi.
In assenza di tutto questo, la situazione potrebbe sfuggire a qualsiasi
controllo e degenerare in un conflitto violento. I tentativi portati
avanti dall’opposizione per scrivere la storia dell’Ucraina nelle
strade costituiscono un gioco pericoloso, che potrebbe portare a tristi
conseguenze, con effetti globali anche su scala Europea.
Le priorità importanti dell’immediato non devono nascondere gli aspetti
generali, che si sono intrapresi sforzi per trasformare l’Ucraina e gli
altri Stati post-sovietici in un bastione avanzato in vista di uno
scontro tra l’Occidente e la Russia sulle tracce mefitiche dell’epoca
della contrapposizione fra i blocchi, di cui nessuno sente il bisogno,
e questi tentativi potrebbero far regredire il mondo agli anni di
un’era passata.


=== 3 ===

Ci sono gli Stati Uniti dietro i disordini a Kiev

di Ian Traynor

venerdì, 26 novembre 2004
The Guardian
http://www.guardian.co.uk/ukraine/story/0,15569,1360236,00.html

(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)


Con i loro siti web e i loro adesivi, con i loro…tiri mancini e i loro
slogans miranti ad espellere il timore diffuso di un regime corrotto, i
guerriglieri democratici del movimento dei giovani dell’Ucraina Pora
hanno già raggiunto una notevole vittoria, qualsiasi sia il risultato
della pericolosa presa di posizione a Kiev.
L’Ucraina, tradizionalmente passiva nei confronti dei suoi politici, è
stata mobilitata da questi giovani attivisti democratici e non sarà più
la stessa.

Mentre i vantaggi all’Ucraina derivano dalla “rivoluzione dei castagni”
tutta colorata di arancione, la campagna è una creazione degli Stati
Uniti, un’operazione sofisticata e brillantemente concepita
nell’imporre il marchio e il mercato dell’Occidente che, in quattro
Paesi in quattro anni, è stata usata per tentare di recuperare elezioni
manipolate e far crollare regimi ripugnanti.
Predisposta e organizzata dal governo USA, con la messa in campo di
consulenti Statunitensi, di esperti sondaggisti, di diplomatici, dai
due grandi partiti Americani e da organizzazioni non governative USA,
l’operazione dapprima è stata applicata in Europa, a Belgrado, nel 2000
per sconfiggere Slobodan Milosevic alle votazioni.
Richard Miles, l’ambasciatore USA a Belgrado, vi ha giocato un ruolo
decisivo.
E l’anno scorso, come ambasciatore USA a Tbilisi, ha ripetuto il trucco
in Georgia, imbeccando Mikhail Saakashvili sul modo di abbattere Eduard
Shevardnadze.
Dieci mesi dopo il successo a Belgrado, l’ambasciatore USA a Minsk,
Michael Kozak, un veterano di simili operazioni in America Centrale, in
particolare in Nicaragua, organizzava un’operazione quasi identica per
cercare di rovesciare l’uomo forte della Bielorussia, Alexander
Lukashenko.
È stato un fallimento. “Non ci sarà nessun Kostunica in Bielorussia!”
questo ha affermato il Presidente della Bielorussia, riferendosi alla
vittoria a Belgrado.

Ma l’esperienza acquisita in Serbia, nella Georgia e nella Bielorussia
è risultata impagabile nel predisporre la caduta del regime di Leonid
Kuchma a Kiev.
L’operazione di ingegneria democratica attraverso le votazioni e la
disobbedienza civile risulta di così facile applicazione che i metodi
sono stati codificati in uno schema modello per riportare il successo
nelle elezioni di altri popoli.

Nel centro di Belgrado, vi è un ufficio squallido che ha a disposizione
dei giovincelli abili ad usare il computer che si identificano come
Centro di Resistenza Non-violenta. Se voi desiderate sapere come si
abbatte un regime che controlla i mezzi di informazione di massa, i
giudici, i tribunali, gli apparati di sicurezza e i seggi elettorali, i
giovani attivisti di Belgrado sono a disposizione, liberi, in affitto.
Questi sono saltati fuori dal movimento studentesco anti-Milosevic,
“Otpor”, che significa “Resistenza”. Lo stigmatizzare con una parola
singola, forte, attraente è importante. L’anno scorso, in Georgia, il
movimento studentesco equivalente era “Khmara”. In Bielorussia, “Zubr”.
Ora, in Ucraina è “Pora”, che significa “Tempo giusto”, “Adesso!”.
Inoltre, Otpor aveva uno slogan semplice, ma potente, che nel 2000
appariva dappertutto in Serbia, le due parole “gotov je”, che
significano “lui è finito!”, con riferimento a Milosevic. Un logo di un
pugno chiuso, in bianco e nero, completava la magistrale operazione di
marketing.
In Ucraina, il corrispondente logo è un orologio che batte le ore,
quindi da il segnale che i giorni del regime di Kuchma sono contati.
Adesivi, bombolette e siti web sono le armi dei giovani attivisti.
Ironia e spettacoli umoristici di strada di derisione del regime hanno
visto un immenso successo nell’eliminare completamente il timore della
gente verso il potere e nel renderlo furioso.

L’anno scorso, prima di diventare Presidente in Georgia, il Signor
Saakashvili, su indicazione degli USA, è partito da Tbilisi per
Belgrado per essere addestrato nelle tecniche della disobbedienza di
massa.
In Bielorussia, l’Ambasciata USA ha organizzato la spedizione nel
Baltico di giovani leaders dell’opposizione, dove questi si sono
incontrati con dei Serbi provenienti da Belgrado.
Nel caso della Serbia, dato l’ambiente ostile a Belgrado, gli Americani
avevano organizzato il rovesciamento del regime dalla confinante
Ungheria, a Budapest e a Szeged.
Nelle settimane ultime, diversi Serbi si sono recati in Ucraina. Anzi,
uno dei leaders da Belgrado, Aleksandar Maric, è stato respinto al
confine.

L’Istituto Nazionale Democratico del partito Democratico, l’Istituto
Internazionale Repubblicano del partito Repubblicano, il Dipartimento
di Stato degli USA e l’Agenzia Statunitense per lo sviluppo
internazionale sono gli organismi principali coinvolti in queste
campagne a livello popolare, come pure l’Organizzazione non governativa
Casa della Libertà e l’Istituto per una Società libera e aperta del
miliardario George Soros.
Esperti americani di indagini campione e consiglieri di professione
vengono assunti per organizzare gruppi di interesse ed usare dati
psefologici per disegnare le strategie. [N.del tr.: la psefologia è lo
studio del comportamento politico dell’elettorato in occasione delle
elezioni, basato sull’analisi della ripartizione del voto nei diversi
schieramenti, dei suoi spostamenti, della sua composizione.]
Le opposizioni, di solito litigiose e frazionate, devono stare unite
dietro la bandiera di un unico candidato, se vi deve essere una qualche
possibilità di deporre il regime. Questo leader viene scelto sulla base
dell’oggettività e del pragmatismo, anche se lui o lei sono
anti-Americani.
In Serbia, i sondaggisti Statunitensi “Penn, Schoen and Berland
Associates” avevano scoperto che il leader dell’opposizione filo
occidentale assassinato, Zoran Djindjic, in patria veniva insultato e
non aveva alcuna possibilità di battere Milosevic in una leale
consultazione. Allora venne convinto di mettersi in disparte in favore
dell’anti-Occidentale Vojislav Kostunica, che ora è il Primo Ministro
della Serbia.
In Bielorussia, funzionari Statunitensi hanno ordinato ai partiti di
opposizione di unirsi dietro il severo, e più anziano sindacalista,
Vladimir Goncharik, visto che piaceva di più all’elettorato di
Lukashenko.
Ufficialmente, il governo degli Stati Uniti ha speso 41 milioni di
dollari$, pari a 21.7 milioni di £ sterline, per organizzare e
finanziare l’operazione lunga anni per sbarazzarsi di Milosevic
dall’ottobre 1999. In Ucraina, si ritiene che l’impegno finanziario si
aggiri finora sui 14 milioni di dollari$.
Oltre il movimento studentesco e l’unità delle opposizioni, l’altro
elemento chiave nel disegno democratico è quello noto come
“classificazione del voto parallelo”, un registratore dei brogli nel
sistema elettorale, tanto cari ai regimi di cattiva reputazione.
Esistono professionisti controllori delle elezioni estere appartenenti
ad enti come l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa (OSCE), ma nelle elezioni Ucraine, come per le precedenti, hanno
giocato un ruolo importante migliaia di controllori locali della
consultazione, addestrati e pagati da gruppi Occidentali.
La Casa della Libertà e l’Istituto Nazionale Democratico del partito
Democratico NDI hanno procurato i finanziamenti per organizzare “il più
largo sforzo civile sul territorio per monitorare la consultazione” in
Ucraina, impiegando più di 1.000 osservatori addestrati. Hanno anche
organizzato gli exit polls. Domenica notte, questi sondaggi davano il
Signor Yushchenko in testa con 11 punti e costruivano il programma per
molto di quello che sarebbe accaduto in seguito.
Gli exit polls sono considerati determinanti, dato che prendono
l’iniziativa nella battaglia propagandistica con il regime,
invariabilmente presentandosi per primi, ricevendo una larga copertura
dai media e imponendo l’onere della risposta alle autorità.
La fase finale nello schema USA riguarda come reagire quando colui che
è in carica tenta di rubare l’elezione che ha perso.
In Bielorussia il Presidente Lukashenko aveva vinto, quindi la reazione
è stata minima. A Belgrado, a Tbilisi, ed ora a Kiev, dove le autorità
inizialmente hanno cercato di aggrapparsi al potere, il consiglio era
di rimanere calmi ma determinati, e di organizzare manifestazioni di
massa di disobbedienza civile, che dovevano conservare un carattere
pacifico, pur sotto il rischio di provocare il regime ad una violenta
repressione.
Se gli avvenimenti a Kiev confortano con successo gli USA nella loro
strategia di aiutare gli altri popoli a vincere le elezioni e a
sottrarre il potere ai regimi anti-democratici, è certo che si tenterà
di ripetere l’operazione dappertutto nel mondo post-Sovietico.
I posti da tenere sotto osservazione sono la Moldavia e le nazioni
assolutiste dell’Asia Centrale.