(english / italiano)

La guerra si fa con la disinformazione e con la censura


1. I " reportage " dei mass-media USA, il loro stile, il contenuto...
(James Petras, Osservatorio Iraq)

2. L'ombrello di Chamberlain
(Antonio Tabucchi, L'Unità)

3. Italia: opporsi da subito alla militarizzazione dell'informazione

4. U.S. Psychological Operations: Military Uses Networks to Spread
Misinformation
(Democracy Now!)


ALTRI LINK / MORE LINKS:

GINO STRADA: FALLUJA, UNA STRAGE NAZISTA

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=1825

La battaglia di Israele a Falluja

...Israele ha giocato un ruolo importante nella battaglia per Falluja,
nonostante che gli Americani si siano preoccupati di nascondere questo
fatto. Ciò che è trapelato da parte di ufficiali, soldati e perfino
rabbini con la doppia cittadinanza che hanno preso parte alle
battaglie, alcuni dei quali sono stati uccisi dalla resistenza, è
solamente la punta dell'iceberg...

http://www.anti-imperialism.net/lai/texte.php?langue=5§ion=&id=23284

PR Meets Psy-Ops in War on Terror

...The use of misleading information as a military tool sparks debate
in the Pentagon. Critics say the practice puts credibility at stake...

http://www.uruknet.info?p=7729 or
http://www.commondreams.org/headlines04/1201-01.htm

At Least 200,000 Fled Falluja, No Early Return Seen

...Figures compiled by the International Organization for Migration
show that 210,600 people, or more than 35,000 families, took refuge in
towns and villages around Falluja in the build up to the U.S. assault,
launched on Nov. 8...

http://www.uruknet.info?p=7758
http://www.reuters.com/newsArticle.jhtml?type=worldNews&storyID=6977981


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I " reportage " dei mass-media USA, il loro stile, il contenuto...

James Petras, Osservatorio Iraq

Una delle tecniche è il " rovesciamento dei ruoli " che attribuisce i
crimini delle truppe d'invasione alle vittime: non sono i soldati che
causano la distruzione delle città e gli omicidi, ma le famiglie
irachene che " proteggono i terroristi " e " attirano su loro i
bombardamenti selvaggi”.

Sto leggendo il Giornale di Berlino di William Shirer, resoconto di un
giornalista sulla propaganda politica nazista durante gli anni 30, e
allo stesso tempo osservo i "reportage" USA per quanto riguarda
l'aggressione violenta contro Fallujah. I "reportage" dei mass-media
USA, il loro stile, il contenuto e particolarmente la lingua fanno eco
al loro predecessore di 70 anni fa con un grado mai raggiunto.
Coincidenze? Ovviamente! Nei due casi abbiamo eserciti imperialisti che
invadono paesi, che radono al suolo città, che massacrano civili - ed i
mass- media, privati nella forma, appendici statali nei fatti,
diffondono le menzogne più oltraggiose, per la difesa e
l'incoraggiamento della conquista condotta dagli " storm troopers " si
chiamino SS o marines. Allora nella Germania nazista e adesso negli
Stati Uniti i mass media ci dicono che gli eserciti d'invasione
"liberano il paese" da "combattenti stranieri", da "terroristi armati"
che impediscono al "popolo" di condurre la sua vita quotidiana. Ma
sappiamo che fra i 1000 prigionieri ci sono soltanto 4 stranieri (3
iraniani ed un Arabo); gli ospedali iracheni riportano che c'è meno del
10% di combattenti stranieri. In altri termini più del 90% dei
combattenti sono iracheni - la maggior parte di loro è nata, è stata
istruita ed ha educato la sua famiglia nelle città nelle quali
combattono. Come i mass media nazisti, le reti di radio e TV USA
riportano soltanto ciò che chiamano "perdite militari" dimenticando di
riportare i civili uccisi dall'inizio della guerra e le migliaia di
donne e bambini uccisi o feriti dall'inizio dell'attacco su Fallujah.
Ad immagine della Germania nazista, i mass-mass media USA diffondono
comunicati degli apparati militari USA non confermati riguardanti
omicidi sanguinosi, decapitazioni ed liminazioni "da parte dei
terroristi stranieri". Il sostegno incondizionato dei mass-media
nazisti/USA verso il campo di massacro è ben rappresentato nei loro
comunicati riguardanti i bombardamenti di massa su zone urbane
densamente popolate. Per la rete NBC, l'emissione di bombe di 500
libbre sulla città di Fallujah è descritta come colpire una "rete di
tunnel sotterranei degli insorti nella città". E le case, i mercati, i
negozi - le donne ed i bambini sopra questi tunnel - vaporizzati. La
loro esistenza non è mai riconosciuta dai reporters ed i media. La
quasi totalità della popolazione dell’Iraq non curdo è contraria
all'esercito USA ed al regime marionetta - ma i mass media chiamano i
patrioti che difendono il loro paese dagli invasori imperialisti
"insorti" riducendo al minimo il significato di un movimento di
liberazione su scala nazionale. Uno degli eufemismi più surrealista è
il riferimento costante alle "forze della coalizione" cioè ai
conquistatori coloniali USA ed i loro mercenari e briganti che dirigono
e controllano. I bombardamenti terroristici delle case, degli ospedali
e degli edifici religiosi con centinaia di aerei e di elicotteri sono
descritti dai mass media come "rassicurare la città per elezioni
libere”. "Liberare la città degli insorti" include il massacro
sistematico di amici, vicini e parenti di ogni iracheno vivo nella
città di Fallujah. "Circondare gli insorti" significa interrompere
acqua, elettricità, aiuto medico per 200.000 civili nella città e
mettere decine di migliaia di profughi sotto la minaccia d'epidemia di
tifo. "Pacificare la città" implica trasformarla in una desolazione di
rovine avvelenate e radioattive. Perché Washington ed i mass-mass media
utilizzano menzogne sistematiche, eufemismi grezzi? Principalmente per
rafforzare il sostegno a se stessi per l'omicidio di massa in Iraq. I
mass-mass media fabbricano una rete di menzogne per circondare questi
metodi totalitari di una aura di legittimità affinché le forze armate
continuino a distruggere le città in totale impunità. La tecnica
perfezionata da parte di Goebbels in Germania e praticata negli Stati
Uniti è di ripetere le menzogne e gli eufemismi fino a farne "verità"
accettate ed inserite nella lingua quotidiana. I mass-mass media
creando una routine di lingua comune coinvolgono gli ascoltatori. Le
domande tattiche dei generali, i comandanti che dirigono il massacro
(pacificazione) ed i soldati che assassinano i civili sono spiegate (e
digerite da milioni che ascoltano ed osservano) dalle autorità ai
giornalisti complici ed alle famose icone mediatiche. L'unità di
intenti tra gli agenti dell'omicidio di massa ed il pubblico USA
quotidiano è stabilita tramite i "comunicati stampa" : I soldati "
iscrivono i nomi" delle loro mogli e dei loro cari sui serbatoi e
veicoli armati che distruggono le famiglie irachene e trasformano
Fallujah in rovine. Soldati di ritorno dall’Iraq sono "intervistati" e
dicono che vogliono tornare per "essere con la loro unità" e "liquidare
i terroristi". Non tutte le forze di combattimento USA hanno
sperimentato le gioie di uccidere civili. Gli studi medici riportano
che un soldato su cinque di ritorno soffre per gravi traumi
psicologici, certamente possibili, per essere testimone o partecipante
all'omicidio di massa di civili. La famiglia di uno dei soldati di
ritorno, che si è recentemente suicidato, riportava che parlava
costantemente del suo omicidio di un bambino senza difesa nelle stradee
irachene - definendosi lui stesso uno “omicida”. Eccetto queste
considerevoli eccezioni i mass media utilizzano molte tecniche di
propaganda che calmano la "coscienza" dei soldati e dei civili USA. Una
delle tecniche è il " rovesciamento dei ruoli " che attribuisce i
crimini delle truppe d'invasione alle vittime: non sono i soldati che
causano la distruzione delle città e gli omicidi, ma le famiglie
irachene che "proteggono i terroristi" e "attirano su loro i
bombardamenti selvaggi”. La seconda tecnica è di riportare soltanto le
perdite USA delle "bombe terroristiche" per omettere le migliaia di
civili uccisi dalle bombe e dall'artiglieria USA. Le propagande nazista
ed USA glorificano l’ "eroismo", il " successo" delle loro truppe di
elite (le SS e i marines) - nell'assassinio dei "terroristi” o
"insorti" - ogni civile morto è contato come " sospetto simpatizzante
con i terroristi. I soldati USA e tedeschi hanno dichiarato ogni
edificio civile come "deposito" o "rifugio" per "terroristi" - da cui
il disprezzo totale per tutte le convenzioni di Ginevra che
disciplinano la guerra. Le pratiche USA e nazista di "guerra totale"
con quale delle Comunità intere, zone e città complete sono colpevoli
di proteggere "terroristi ricercati" è ovviamente la procedura militare
operativa classica dello Stato israeliano. Gli Stati Uniti
pubblicizzano la punizione crudele ed inusitata dei "sospetti" iracheni
(qualsiasi maschio tra i 14 ed i 60 anni) che fanno prigionieri:
fotografie appaiono nel Time e Newsweek di giovani uomini a piedi nudi,
coperti da teli o sacchi , strappati dalle loro case loro e spinti in
autocarri per essere portati verso "centri di sfruttamenti" per
interrogatorio. Per molto del pubblico USA quest'immagini sono parte
della "success story" - si dice loro che sono i "terroristi" che
vogliono far esplodere le case americane. Per la maggioranza che ha
votato Bush, la propaganda mediatica di massa ha insegnato loro che la
distruzione di decine di migliaia di iracheni è nel loro interesse:
possono dormire calmi, tanto ‘ "nostri boys" li uccidono " laggiù
lontano. E tutta la propaganda ha fatto di tutto per negare la
coscienza nazionale irachena. Tutti i giorni in tutti modi il
riferimento è alle fedeltà religiose, alle identità etniche, alle
vecchie etichette politiche, ai clan tribali e familiari. Lo scopo è di
dividere per conquistare, e presentare al mondo un Iraq "caotico”; nel
quale la sola forza coerente e stabile è il regime
coloniale. Lo scopo di queste aggressioni selvagge coloniali e di
questa etichettatura politica è di distruggere l'idea di nazione
irachena e sostituire al suo posto una serie di mini-entità governate
da briganti imperiali agli ordini di Washington.

Domenica 14 novembre, mattina: Oggi Fallujah è violentata e rasa al
suolo, catturata. Prigionieri feriti sono uccisi nelle moschee. A New
York i megacentri commerciali sono pieni di consumatori. Domenica
pomeriggio: i marines impediscono ai prodotti alimentari, l'acqua e le
medicine di entrare a Fallujah. Negli Stati Uniti di milioni di uomini
si siedono dinanzi alla loro televisione per osservare l'incontro di
calcio. Shirer ricordava che mentre i nazisti invadevano e devastavano
il Belgio e bombardavano Rotterdam, a Berlino i caffè erano pieni,
l’orchestra suonava e la gente portava a spasso i propri cani nei
parchi nelle domeniche pomeriggio piene di sole.

Notte di domenica 14 novembre 2004, accendo la televisione sul
programma " 60 minuti " ed osservo un replica della " intervista " di
Mike Wallace con Yasser Arafat. Come tutte le stars dei mass-media USA
ignora l'invasione israeliana del Libano e l'omicidio di migliaia di
palestinesi da parte di Sharon, l'occupazione militare della Palestina
e la distruzione di Jenin e di Gaza. Wallace accusa Arafat di essere un
bugiardo, un terrorista, di essere corrotto e deviato. 30 milioni di
focolari americani osservano questo spettacolo ignobile di un
apologista Sionista autocompiaciuto che brandisce gli "ideali
occidentali" che sono così tanto utili per radere al suolo città,
bombardare ospedali e sterminare una nazione. Sì, ci sono differenze
tra il resoconto di Shirer sulla propaganda nazista che difendeva la
conquista dell'Europa e le scuse mediatiche per l'invasione dell’Iraq e
per il massacro dei palestinesi da parte di Israele: il primo è
commesso in nome del Fuhrer e della madre patria, gli altri in nome di
Dio e della democrazia. Ditelo ai cadaveri divorati dai cani nelle
rovine di Fallujah.

www.counterpunch.org/petras11192004.html

tradotto da http://www.stopusa.be/newsletters/journal.php?Id=1674#1695

James Petras è professore di Sociologia all'Università di
Binghamton, New York. E' autore di 57 libri.

Traduzione italiana: Osservatorio Iraq

Articolo originale: http://www.uruknet.info/?p=7391


:: L'indirizzo di questa pagina è : www.uruknet.info?p=7715

:: L'indirizzo originale di quest'articolo è :
   www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=319


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L'ombrello di Chamberlain

Antonio Tabucchi, L'Unità
1 dicembre 2004

Antonio Tabucchi ha ricevuto ieri a Madrid il premio «Francisco
Cerecedo» per la sua opera di scrittore ma anche per gli articoli su El
Paìs, l’Unità e il Manifesto. Questo è il testo del discorso tenuto
durante la cerimonia

La libertà di parola è direttamente proporzionale alla democrazia.
Tipico di ogni totalitarismo è il controllo dell’informazione e la
sottomissione della parola libera. Lo sanno bene due Paesi come
l’Italia e la Spagna che hanno vissuto due lunghissimi periodi di
dittatura. Oggi la nostra Europa è una vasta comunione di Paesi nei
quali la parola libera, l’informazione libera, sono l’essenza stessa
dei valori democratici sui quali la Carta dell’Europa si basa. Con la
clamorosa eccezione dell’Italia.
Si dirà che in Italia non sono in vigore leggi speciali sulla libertà
di opinione e che la libertà di informazione è assicurata. È vero, ma
solo formalmente. Perché, a differenza del passato, ai giorni nostri
non è più necessario sorvegliare e censurare l’informazione: basta
comprarla. È quanto è successo all’informazione italiana, che per oltre
l’ottanta per cento appartiene a una sola persona, l’uomo più ricco
d’Europa, un miliardario della cui fortuna non si conoscono le origini.
E la persona che possiede la quasi totalità dell’informazione italiana
non è un privato cittadino, una persona qualsiasi, ma il presidente del
Consiglio, il capo di un governo. Inoltre costui non è un’industriale
dell’automobile o il proprietario di una catena di fast-food: egli
realizza i suoi guadagni sull’informazione, perché non solo la
possiede, ma la produce. Ad aumentare questo antidemocratico conflitto
di interessi si aggiunge oggi il controllo ferreo che il capo del
governo esercita sulla Rai, la televisione pubblica. Controllo che gli
ha permesso azioni che sarebbero inconcepibili in altri paesi
democratici: uso personale del mezzo pubblico, licenziamenti di
giornalisti non graditi, chiusure arbitrarie di programmi, propaganda
scoperta, notiziari addomesticati, agiografie della propria figura.
`È di questi giorni la notizia di un altro grave attacco alla libertà
di stampa in Italia. Il senato ha reso attuale una legge in vigore
durante la seconda guerra mondiale secondo la quale ai giornalisti è
vietato dare notizie sulle operazioni o gli spostamenti delle truppe
italiane inviate all’estero. È una legge di guerra per un Paese che in
guerra non è, ma che ha tuttavia inviato in Iraq truppe per iniziativa
del ministro della Difesa, senza il beneplacito del Parlamento. Tale
invio è stato denominato «Missione di Pace». Ebbene, i giornalisti
italiani non potranno più rendere conto ai cittadini italiani di ciò
che fanno i militari italiani in Iraq. La pena prevista arriva ai venti
anni di prigione. Attenzione: questa vecchia-nuova legge prevede anche
il divieto di fare propaganda di pace, perché i “pacifisti”, durante la
seconda guerra mondiale, erano considerati “disfattisti”. Uno dei primi
articoli della costituzione italiana recita: «L’Italia è un Paese che
ripudia la guerra». Potrebbe accadere che d’ora in avanti sventolare la
bandiera della pace sia considerato in Italia un reato punibile con
l’arresto.
Il problema della limitazione e del controllo dell’informazione
libera, divorata e sostituita da una informazione di propaganda feroce
e servile, non può essere lasciato fra le mura di un Paese a cui
guardare magari con distrazione o con benevola commiserazione. Esso
riguarda tutta l’Europa, perché quella informazione di propaganda che
sta divorando l’informazione libera non è innocua, ma è un veicolo
ormai a cielo aperto delle ideologie buie che segnarono l’Italia nel
ventennio fascista e che costituiscono la negazione dei principi su cui
la nostra Europa si fonda. Nel 1938 Lord Chamberlain tornò da una
“visita” nella Germania nazional-socialista assicurando all’Europa che
non c’era niente da temere. Portava con sé un ombrello. Con il senno di
poi, con quello che la Storia ha vissuto, vorrei interpretare
metaforicamente quell’ombrello come le difese immunitarie della
democrazia di cui l’Europa libera di allora disponeva. Ma Chamberlain
non aprì il suo ombrello: lo usava come bastone da passeggio. Se
l’Europa, ancora una volta, non saprà aprire l’ombrello di Chamberlain,
presto o tardi una pioggia di scorie infradicerà la sua Carta e i suoi
principi diventeranno illeggibili.
La mia è una lucida preoccupazione, è mio dovere manifestarla e lo
faccio con piena consapevolezza. Ma è soprattutto un appello. Urgente e
necessario.


:: L'indirizzo di questa pagina è : www.uruknet.info?p=7716

:: L'indirizzo originale di quest'articolo è :
   www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=IDEE&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=39435


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http://www.reporterassociati.org/
index.php?option=news&task=viewarticle&sid=4675

Italia: opporsi da subito alla militarizzazione dell’informazione
Nell’ultima settimana si è aperto in Italia un dibattito sulla riforma
del Codice penale militare approvata già in prima lettura al Senato,
che mette di fatto a rischio carcere ogni “rivelazione” sulle missioni
di pace. Duro commento arriva da Mimmo Càndito, giornalista de La
Stampa che parla di “processo di militarizzazione della politica”.
Manette per le voci libere sulla guerra. Per effetto di queste
decisioni diventano operativi gli articoli 72/73 del Codice penale
militare sulla "illecita raccolta pubblicazione e diffusione di notizie
militari" che porteranno secondo Càndito a limitare totalmente il
libero esercizio dei giornalisti sottostando a alla discrezionalità di
un comandante militare. “ E' un atto gravissimo. E' come se ci venisse
messa addosso la divisa militare, esattamente come durante la I e la II
guerra mondiale” commenta Càndito secondo cui non si salverebbero
neanche i giornalisti embedded, in quanto tutto sarebbe affidato alla
discrezionalità di chi dice: "tu stai infrangendo una norma del codice
militare".

Si ritorna a Lord Cadrington, comandante militare nel 1854 nella guerra
di Crimea, che decise per la prima volta il principio della censura
militare sulle notizie, di fronte al fatto che il Times aveva inviato
sul posto William Russel, il primo corrispondente di guerra moderno che
aveva cominciato a raccontare le miserie di quel conflitto". Siamo
tornati 150 anni indietro.

Dal mondo dei pacifisti nonviolenti arriva una prima voce di
opposizione che sta continuando in questi mesi in varie forme, tra cui
il presidio permanente che da oltre 60 giorni vede tutte le sere
davanti a Palazzo Chigi alcuni attivisti del Gruppo di Azione
Nonviolenta di Roma. Da Enrico Peyretti, membro del Movimento
Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento,
arriva una lettera che richiama i politici a diventare veramente
responsabili della democrazia e i giornalisti responsabili a fare una
pubblica verità.

“Parlare liberamente della guerra, denudarne il crimine, è parlare per
le sue vittime. Nessuno mai può proibirlo. Nessuno mai può obbedire
alla legge della guerra. Noi violeremo questa legge, in nome delle
leggi non scritte dell'umanità, e voi ci dovrete difendere. Noi la
stiamo già violando in anticipo, con tutte le nostre forze e
possibilità” scrive Peyretti in una sua lettera spedita a vari politici
e giornalisti.

Per lo studioso canadese Michel Chossudovsky, l’esercito degli Stati
Uniti sta insabbiando i crimi di guerra in Iraq. Dopo la messa in onda
delle immagini che ritraevano un marine USA che ha colpito a morte a
bruciapelo un rivoltoso Iracheno ferito durante l’assedio di Falluja,
l’esercito americano afferma che la fucilazione è avvenuta come un caso
fortuito, e in seguito al fatto che “un marine della stessa unità era
stato ucciso proprio il giorno prima, quando si era diretto verso il
corpo morto di un rivoltoso, predisposto a trappola esplosiva.”

Secondo Chossudovsky aprire un’inchiesta su questo evento “singolo” di
un prigioniero di guerra ammazzato innocente fa parte di una campagna
di propaganda. Si indirizza l’opinione pubblica a credere che nessun
altro sia stato arbitrariamente colpito, che i Marines sono soggetti ad
un preciso codice di comportamento e che i prigionieri di guerra
vengono trattati umanamente secondo la Convenzione di Ginevra.

Una copertura per i crimini ordinati oggetto di documentazione pubblica
quali l’uccisione di più di 100.000 civili Iracheni dal momento
dell’invasione dell’Iraq nel marzo 2003, dati confermati da un
autorevole studio Britannico.

Il numero dei giornalisti arrestati e minacciati dal governo ad
interim, instaurato dagli Stati Uniti, è in costante aumento in Iraq.
Ai mezzi di informazione è stato impedito in modo particolare di
documentare i recenti e spaventosi fatti di sangue a Falluja. Tra le
"100 direttive" firmate dall' ex amministratore statunitense in Iraq,
Paul Bremer, troviamo la direttiva n.65, usata il 20 marzo scorso per
istituire una commissione sulle comunicazioni e sui mezzi di
informazione iracheni.

Grazie a tale direttiva, la commissione ha il potere di controllare i
mezzi di informazione ed ha il controllo totale sulla concessione di
licenze e sulla regolazione delle telecomunicazioni, delle
trasmissioni, dei servizi di informazione e su tutte le altre strutture
mediatiche. E rivolto ai vescovi italiani riuniti in questi giorni è
l’appello di sacerdoti, religiosi e laici da Genova a Napoli, da Padova
a Perugia.

Persone come padre Alex Zanotelli, don Albino Bizzotto, don Luigi
Ciotti, don Andrea Gallo, don Vinicio Albanesi, il teologo don Carlo
Molari, ma anche laici come il giornalista Renzo Giacomelli e
tantissima gente comune, credenti che rispetto al “tacere
impressionante” sull’orrore di Falluja sentono un “fremito di
coscienza” e vivono “la sofferenza della vergogna e dell’impotenza”.

La richiesta ai vescovi è quella di condannare “il peccato di chi
continua ad uccidere”, di sconfessare “con una dichiarazione comune la
guerra con le sue violenze, menzogne e crudeltà” e perché ritirino i
cappellani militari presenti in Iraq.

Alla Conferenza Episcopale Italiana viene chiesto “un segno semplice,
eloquente, comprensibile dalle folle di poveri, sfiniti dalla violenza
indiscriminata: ritirate i cappellani militari, che in questo momento
sono assieme ai soldati italiani di fatto parte della coalizione
responsabile di quanto sta avvenendo”.

Reporter Associati
Media Watch
Mega Chip
Uruknet
Beati i Costruttori di Pace
Unimondo
Peacelink
Sos-informazione


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U.S. Psychological Operations: Military Uses Networks to Spread
Misinformation

Democracy Now!

Thursday, December 2nd, 2004

The U.S. military is reportedly distributing misinformation to the
media as part of a campaign of psychological operations. The Los
Angeles Times ( http://www.uruknet.info/?p=7729 ) uncovered how the
military sent spokespersons to major news networks to deliberately lie
about military operations in Iraq in an effort to deceive the Iraqi
resistance. We speak with retired Air Force Colonel Sam Gardiner* .


The U.S. military is reportedly distributing misinformation to the
media as part of a campaign of psychological operations. This according
to a report in the Los Angeles Times. The paper has uncovered incidents
where the military has sent spokespersons to major news networks to
deliberately lie about military operations in Iraq in an effort to
deceive the Iraqi resistance.
In one case, on Oct. 14, a Marine spokesperson appeared on CNN from
Fallujah and said "Troops crossed the line of departure." CNN was soon
reporting the battle for Fallujah had begun. In fact it wouldn't begin
for another three weeks.

A senior Pentagon official told CNN that Gilbert's remarks were
"technically true but misleading." It was an attempt to get CNN "to
report something not true," the official said. The military claimed it
wanted to see how Iraqi fighters responded to the so-called news report.

Several top officials told the LA Times that they see a danger of
blurring what are supposed to be well-defined lines between the stated
mission of military public affairs and psychological and information
operations. One senior defense official told the paper "The movement of
information has gone from the public affairs world to the psychological
operations world. What's at stake is the credibility of people in
uniform."


* Col. Sam Gardiner, retired Air Force Colonel. He has taught strategy
and military operations at the National War College, AirWar College and
Naval War College.

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