NON È VERO MA CI CREDO


Gli iracheni hanno votato in massa, oltre ogni
previsione? Peppino De Filippo avrebbe detto:
“NON E’ VERO, MA CI CREDO”

Le compunte valutazioni sulle elezioni in Iraq
sono tutte espresse sulla base di pure impressioni.
Questo è l’unico dato certo! Quindi, chi voleva
credere al 72% dei votanti ha sparato subito questa
percentuale; chi trovava più conveniente il 60% ha
azzardato il 60%; e così via fino al 50%. “Non ci
credete, ebbene rettifichiamo un poco per darla a
bere.”

C’era un altro desiderio, espresso fin da
sempre per negare, da “sinistra”, la legittimità
“popolare” della resistenza armata, un desiderio senza
percentuali: gli iracheni comunque andranno a votare e
tanto basta per dimostrare la necessità di una
soluzione pacifica e democratica… magari sotto gli
auspici dell’Onu. Una previsione facile questa… e
puntualmente, anche questo estremo risultato è stato
subito assunto (dietro la scontata cortina fumogena
della critica alle elezioni in uno stato di guerra e
di occupazione): gli iracheni hanno comunque
partecipato al voto al di là di ogni previsione; non
importa che la loro partecipazione non sia determinata
e/o determinabile, quello che conta è che tutti lo
dicono e che quindi è probabile che sia vero… anzi è
sicuramente vero. Questa valutazione è la più
insidiosa, perché appunto si nasconde dietro la
critica: il lettore ostile agli “americani” viene
distratto dall’esca e non deve vedere subito l’amo,
cioè il fatto che si intende dare per acquisito il
voto massiccio degli iracheni…. e da qui far ripartire
la discussione.

Ora, non è incredibile che un fenomeno venga
interpretato in base a schemi predeterminati. Con un
po’ di umiltà siamo i primi a riconoscerci colpevoli
di pre-giudizio. Ciò su cui vogliamo invece questa
volta richiamare l’attenzione è molto più allarmante.
Talmente allarmante che dovrebbe, per essere
contrastato, assorbire tutte le nostre energie,
mettendo da parte ogni sforzo per capire quanti
iracheni effettivamente siano andati a votare. Per
essere chiari fino in fondo, al punto in cui siamo
dovremmo avere il coraggio di rinunciare, con uno
scatto di dignità intellettuale, perfino a dimostrare
che è andato a votare solo il 10% degli iracheni, e
ridicolizzare con una risata omerica qualsiasi altro
risultato, eventualmente esibito con pretesa di
massima scientificità, dopo che

-non sono stati ammessi gli osservatori
internazionali,

-si è risposto picche alla richiesta
dell’europarlamentare Giulietto Chiesa di inviare
almeno qualche osservatore europeo,

-è stata just in time oscurata la tv Al Jazeera,

-è stato perfino vietato ai giornalisti critici e a
persone come il suddetto Chiesa di circolare
liberamente per i seggi,

-perfino le tv embedded hanno mostrato le strade
deserte, facendo urlare ai loro giornalisti che erano
piene di gente che andava a votare, e solo 4 seggi
elettorali dove opportunamente si rallentavano le
operazioni di voto per far formare file di elettori.

Quando un Bertinotti sostiene seraficamente
(dietro la rituale critica ad alcune modalità di
preparazione delle elezioni) che gli iracheni hanno
comunque partecipato al voto al di là di ogni
previsione, assume come certo un dato che neppure la
commissione elettorale fantoccia ha fornito con la
parvenza dell’attendibilità. Proprio quest’ultima ha
infatti dichiarato, con noncuranza, che la percentuale
dei votanti (si badi, peraltro, che una buona fetta
degli aventi diritto al voto non è andata a
registrarsi) può oscillare dal 50% al 72%, senza
avvertire neppure la decenza di spiegare le ragioni di
questa “forchetta”. In altri termini, secondo la
sinistra “critica” (a questo punto, di cosa?),
bisognerebbe attestarsi sul 50% dei votanti, senza
neppure tradurre che questo 50% potrebbe essere il 40%
degli aventi diritto al voto. Non viene minimamente in
dubbio che, se neppure la commissione fantoccia è in
grado o non vuole offrire riscontri obiettivi,
potrebbe essere falso anche quel 40%, e che invece
potrebbe essere più plausibile ragionare sulle
percentuali espresse all’estero: cioè il 66% dei
registrati all’estero, cioè il 66% del 20% dei
registrati, cioè poco più del 10% degli aventi diritto
al voto in una situazione di massima libertà di voto.

Ricapitolando dunque, il ragionamento di un
Bertinotti – come“ la cronaca di una morte
annunciata”- è il seguente: non importa che abbiamo
visto un servizio di fantascienza, girato ad
Hollywood, ma è certo che gli iracheni sono comunque
andati al voto al di là di ogni previsione. Questo
ragionamento non è falso, è semplicemente insensato.
Come tutti sanno, il falso ha una logica che corre il
rischio di essere contraddetta, sostenere invece che
gli iracheni sono andati al voto al di là di ogni
previsione senza che sia necessario un riscontro
obiettivo (quindi solo sulla base delle impressioni
fornite dalla più imponente macchina di
dis-informazione del mondo) è al di là del vero e del
falso: è un nonsense o, se preferite, è una
superstizione napoletana in un salotto del Nord.. In
una commedia di De Filippo (ci pare, Peppino)
ambientata nell’allora industriale Milano, questi
durante i primi due atti fa mostra di non cedere alla
credenze superstiziose degli amici e parenti di
origine partenopea, alla fine del terzo atto, pur
mantenendo apparentemente fede al suo personaggio
laico e critico, viene di fatto coinvolto dal clima
che lo circonda. “Non è vero, ma ci credo”.

E allora il vero punto è questo: come mai stiamo
discutendo, partendo da un risultato così vistosamente
artefatto? Come mai siamo caduti così in basso? Come
mai arriviamo a credere con tanta fede ad un imam come
George Bush, che ha sempre spudoratamente mentito?
Siamo, senza accorgercene sprofondati, in un incubo
orwelliano?

Probabilmente, ha ragione chi dice che ci
troviamo di fronte alla più imponente operazione
ideologica degli ultimi decenni. Non nel senso
tradizionale–diremmo- di un’operazione che ha prima
mirato ai brogli elettorali e poi a falsificare
perfino i risultati di brogli, ma in quello davvero
più inquietante di farci ragionare sulla finzione come
se fosse la realtà. Sbattendoci sprezzantemente sul
muso che si tratta di finzione! Come a dire: tu sei un
imbecille e ti devi fidare di qualsiasi cosa io ti
dica. Neppure Hollywood ha mai avuto questa pretesa:
neppure quando, tramite Rambo, si mostravano gli
“americani” che avevano vinto in Vietnam.

Siamo ad una svolta dell’arte manipolatoria.
Dobbiamo affrontarla con mezzi specifici e soprattutto
con metodiche contestazioni ad hoc.



Post scriptum

Un lettore della sinistra “critica” leggendo
alcune nostre osservazioni, simili a quelle sopra
esposte, si è subito premurato di far notare la nostra
“follia”… minoritaria, secondo cui perfino Liberazione
e il Manifesto sarebbero state addomesticate per far
passare la bufola del voto massiccio. Come si sa,
quando si è in pochi a criticare, si ha sempre torto,
poiché la stragrande maggioranza non può che avere
tautologicamente ragione: vecchio trucco dei burocrati
d’antan ammaestrati alle Frattocchie. E poi se
criticate anche il Manifesto, state forse insinuando
che anche quest’ultimo è uno strumento
dell’imperialismo? Dio, che orrore!

Caro buon lettore, è inutile che giochi ad
estremizzare le nostre critiche. Veniamo, invece, al
dunque! Noi ti abbiamo invitato a considerare che le
prossime discussioni per il (non) ritiro delle truppe
partiranno da un risultato elettorale, dato per certo.
Se ti chiediamo da cosa e da dove è stato ricavato
questo dato, tu stesso dovrai ammettere che è stato
fornito da gente interessata a darlo e senza il minimo
controllo (sottolineato, in grassetto e in corsivo).
Se poi aggiungi, per darti forza e conforto, che il
dato è confermato anche da Bertinotti, da Asor Rosa,
da Barenghi, dal Ponte per, dovrai ammettere sempre
che anche questi (che dovrebbero andare a formare la
maggioranza che ha sempre ragione) hanno attinto
sempre da quella fonte assolutamente incontrollata e
assolutamente interessata. O no? In parole povere, se
una parola vale l’altra, perché a tal punto non
dovrebbe valere anche quella di persone incensurate
come noi? In parole ancora più povere stiamo
discutendo di un fantasma.…che non si aggira per
l’Europa e per il mondo ma solo tra i mass media. In
tali presupposti, non dovrebbe essere più preoccupante
(della nostra follia) la tua beata credulità che è
arrivata fino al punto da non esigere neppure la
finzione della prova oggettiva? E non sarebbe più
opportuno, se le cose ti stanno bene così, andare a
discutere in osteria di altri risultati tra una
sbevazzata e un’altra? Almeno qui la fantasia, per
quanto più liberata dall’ebbrezza del vino, avrebbe il
pregio dell’allegria.

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