(italiano / castillano)

Bijelo dugme: il ritorno della Jugoslavia

1. BOSNIA: DI NUOVO INSIEME IL GRUPPO DI BREGOVIC A SARAJEVO

"...un'associazione di veterani... ha addirittura proposto il
boicottaggio del concerto. Ma per domani sera tutti i biglietti sono
stati venduti. Per molti fan, che in 15 anni hanno continuato ad
ascoltare i loro dischi, Bijelo dugme ricorda (...) il benessere
dell'anteguerra..."

2. BIJELO DUGME, LEGAME SEGRETO

"...a testimoniare l'esistenza di uno spazio culturale comune che
esiste al di là dei confini e che racchiude Croazia, Bosnia e Serbia e
Montenegro... una comunità linguistica e un passato comune, che è
sopravvissuto ai conflitti e che ora sta riemergendo in modo deciso..."

3. MUSICA: IN 70 MILA A ZAGABRIA PER BREGOVIC E ROCK JUGOSLAVO

"...sono stati vani i tentativi del regime nazionalista del defunto
presidente croato Franjo Tudjman di cancellare ogni ricordo positivo
della Jugoslavia..."

4. MILENKO JERGOVIC E I BIJELO DUGME

"...E' pericoloso ritornare in modo così spettacolare ai tempi di
prima della guerra, perché nessuno di noi è più così ingenuo e puro
come lo era allora..."

5. BIJELO DUGME A BELGRADO: IL RITORNO DELLA JUGOSLAVIA

"...Un'enorme quantità di bandiere con la stella a cinque punte che si
sono viste qualche sera prima del concerto, all'Ippodromo di Belgrado,
scandivano "Jugoslavia, Jugoslavia"..."

6. GORAN BREGOVIC Y BIJELO DUGME SE DESPIDEN

"...Se han visto muchas banderas con la gran estrella roja en el
centro; algunos llevaron fotos de otro símbolo de un país
desaparecido, el mariscal Tito. También se cantaba espontáneamente el
estribillo de un antiguo éxito de Bijelo Dugme que dice: Yugoslavia,
ponte de pie y canta que te escuchen..."

Sui recenti concerti dei Bijelo Dugme vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4464
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4291/1/51/
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4413

NOTA: riportiamo di seguito, tra gli altri, alcuni articoli tratti dal
portale antijugoslavo "Osservatorio Balcani", nei quali, nonostante i
toni forzatamente sarcastici e diffamanti, emerge comunque il
significato profondo e l'atmosfera positiva del tour dei Bijelo Dugme


=== 1 ===

BOSNIA: DI NUOVO INSIEME IL GRUPPO DI BREGOVIC A SARAJEVO

(ANSA) - SARAJEVO, 14 GIU - Saranno in 65.000 domani sera allo stadio
di Sarajevo per 'Bijelo dugme' (Bottone bianco), il piu' famoso gruppo
rock dell'ex Jugoslavia degli anni '70 e '80, riuniti dopo 15 anni
sotto la guida del 'capo' Goran Bregovic, musicista e compositore che
negli ultimi anni si esibisce con la sua Orchestra per i matrimoni e
funerali. Allo stadio di Kosevo Bregovic portera' anche le sue Voci
bulgare e una parte della sua Orchestra, ma la musica che il gruppo
suonera' sara' comunque quella che ormai fa parte della storia e della
leggenda della 'scuola del rock di Sarajevo', con tutti e tre i
cantanti solisti che si sono avvicendati nel gruppo, Zeljko Bebek,
Mladen Vojcic Tifa e Alen Islamovic. Il gruppo, che nell'ex Jugoslavia
ha venduto 13 album in 6 milioni di copie, il 23 giugno terra' un
concerto anche a Zagabria e il 28 giugno all'ippodromo di Belgrado.
Bijelo dugme si e' sciolto nel 1989, poco prima delle guerre che hanno
martoriato l'ex Jugoslavia negli anni '90. Alcuni membri sono rimasti
a Sarajevo, altri si sono trasferiti in Serbia o in Croazia. Bregovic,
diventato famoso anche per la musica che ha scritto per il cinema, in
particolare per i film di Emir Kusturica (Il tempo dei gitani, Arizona
dream, Underground), vive oggi tra Parigi e Belgrado. Non e' la prima
volta che Bregovic suona a Sarajevo dopo la guerra (1992-95), ma
questa volta il suo ritorno nella citta' natale ha suscitato qualche
polemica. Mentre a Kusturica Sarajevo non ha mai perdonato di essersi
apertamente schierato con gli aggressori e di essere stato un
sostenitore di Milosevic, al leader di Bijelo dugme il suo pubblico,
che comunque andra' ad applaudirlo domani sera allo stadio, rinfaccia
di non aver mai fatto nulla per aiutare la citta' sotto assedio in cui
sono state uccise 12.000 persone. Alcune sue dichiarazioni con cui si
e' difeso hanno provocato l'indignazione di un'associazione di
veterani che ha addirittura proposto il boicottaggio del concerto. Ma
per domani sera tutti i biglietti sono stati venduti. Per molti fan,
che in 15 anni hanno continuato ad ascoltare i loro dischi, Bijelo
dugme ricorda la giovinezza e soprattutto il benessere
dell'anteguerra. (ANSA) COR
14/06/2005 20:02


=== 2 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4415/1/42/

Bijelo Dugme, legame segreto

20.06.2005 - I Bijelo Dugme potrebbero essere definiti i Rolling
Stones dei Balcani. Dopo 15 anni si sono riuniti nuovamente per tre
concerti: Sarajevo, Zagabria, Belgrado. Il 15 giugno scorso la "prima"
è stata per la loro città, la capitale della Bosnia Erzegovina. Ed
alle note di "Tajna veza", legame segreto - che non si è mai
interrotto - il pubblico è andato in delirio

Di Massimo Moratti

È il giorno dopo. Sarajevo si risveglia dopo la lunga notte del
concerto dei Bijelo Dugme. 3 ore di show allo stadio Kosevo, nel
concerto del decennio, come è stato definito dalla stampa locale. Il
concerto dei Bijelo Dugme è stato senz'altro dopo gli U2 il più
importante concerto del dopoguerra a Sarajevo.... ma forse, per la
particolare importanza che i Bijelo Dugme hanno per i sarajevesi e i
bosniaci in genere, questo è stato il "concerto".

Eppure la vigilia non è stata scevra di tensioni e problemi. Con
Goran Bregovic, uno delle colonne del gruppo e Sarajevo, c'è un
rapporto di amore-odio. Per i sarajevesi è difficile perdonare la
scelta dell'artista sarajevese di trascorrere il periodo della guerra
a Belgrado e di non aver fatto nessun gesto in favore di Sarajevo
sotto assedio. E viene invece rimproverato all'artista il fatto di
aver tenuto un concerto a Belgrado in favore delle vittime di tutte le
guerre non appena iniziarono i bombardamenti in Kossovo e Serbia. In
una lunga intervista a Dani, Bregovic spiega la sua posizione di
artista dicendo di non aver voluto suonare per la Sarajevo di Alija
Izetbegovic e che come artista riteneva di esser più utile componendo
musica piuttosto che trasportando acqua nella Sarajevo assiedata. Le
sue dichiarazioni non passano inosservate e inducono una reazione dei
Berretti Verdi una delle formazioni militari della difesa di Sarajevo,
che chiedono apertamente che il concerto venga cancellato. Nel corso
della notte alcuni poster vengono sfregiati e qualcuno scrive
"Izdajnik" (traditore) sul volto di Bregovic. Il culmine avviene
martedì quando una telefonata anonima proveniente dalla Svezia
annuncia la presenza di una bomba all'Holiday Inn, dove alloggia la
band. L'hotel viene evacuato, ma della bomba nessuna traccia. Il
tentativo è chiaro di creare tensione facendo riferimento ad episodi
avvenuti durante la guerra nell'intento di rovinare la festa. Un
lucido editoriale di Senka Kurtovic su Oslobodjenje condanna questi
episodi e dice che non bisogna difendere Sarajevo da Goran Bregovic o
dai Bijelo Dugme, ma che Sarajevo va difesa da coloro che ancora al
giorno d'oggi impediscono a Sarajevo di essere una città. Questo
episodio riassume alla perfezione il dilemma della Sarajevo moderna,
naturalmente propensa ad essere una città cosmopolita e tollerante ma
ancora segnata dalle cicatrici e dai traumi subiti durante la guerra
che "i soliti noti" vogliono sfruttare a dovere per impedire il
processo di riconciliazione.

Si cerca di capire se questi episodi guastino la festa oppure meno. I
bagarini sono una fonte di utili informazioni. I giorni prima del
concerto i biglietti erano saliti di prezzo, da 20 KM a oltre 40
secondo quanto si diceva. Il giorno del concerto i biglietti si
vendono ancora per le strade di Sarajevo e il prezzo è sceso a 20
marchi convertibili di nuovo. Qualche bagarino conferma che sì
l'interesse è infatti diminuito, ma che comunque si aspettano oltre
50,000 persone al concerto. L'ora del concerto si avvicina. La zona
attorno allo stadio viene interdetta al pubblico e l'afflusso inizia
già alle tre del pomeriggio. Autobus e corriere iniziano ad arrivare
da tutte le parti della Bosnia. Verso le 6 ci si comincia ad assiepare
di fronte al palco, sotto la pioggia scrosciante. È sorprendente
vedere la giovane età degli spettatori. I "Bijelo Dugme" hanno tenuto
l'ultimo concerto a Sarajevo 15 anni fa, quando moltissimi dei
presenti avevano pochissimi anni. Eppure dietro a noi ci sono Jana e
Jelena che hanno appena finito il ginnasio al centro scolastico
cattolico di Sarajevo. Sono emozionate, per loro i Bijelo Dugme si
possono senz'altro paragonare ai Rolling Stones dei Balcani, ma ci
dicono apertamente che no, non si tratta di "jugonostalgija" quella
appartiene al passato. Eppure un loro coetaneo lì vicino, tra il serio
e il faceto, dice che forse i Bijelo Dugme riusciranno a fare quello
che la presidenza non riesce a fare, cioè a mettere d'accordo il paese.

Pian piano lo stadio si riempie e alla fine gli spettatori saranno
tra i 60 e i 70.000. Il concerto inizia poco dopo le 9 e subito le
polemiche dei giorni precedenti diventano solamente un ricordo. Il
gruppo appare in gran forma, dopo 15 anni dall'ultimo concerto e la
risposta del pubblico è più che adeguata. Si canta, si balla, si
salta, trascinati dall'entusiasmo della band, che da veri maestri del
palcoscenico ripercorrono i successi della loro carriera. I cantanti
si alternano, inizia Mladen Vojcic Tifa, gli succede poi Alen
Islamovic e infine la parte da leone spetta a Zeljko Bebek, il primo
cantante del gruppo, che a 60 anni compiuti appare in forma smagliante
e il pubblico va in delirio. Tutti sanno le parole e cantano
all'unisono col gruppo. Nelle pause del concerto sugli schermi giganti
si susseguono le immagini che hanno accompagnato i Bijelo Dugme,
quelle della Jugoslavia degli anni 70 e 80, immagini di concerti,
stelle rosse, gerarchi di partito, scene di vita quotidiana di allora.
Il rock pastorale, come era stato definito, ritorna prepotentemente
sulla scena e il gruppo sfoggia tutti i suoi hit migliori. Bregovic ad
un certo punto, si rivolge al pubblico e dice "Se vi chiederanno se
siete stati al concerto rispondete "Sì, ci siamo stati. Loro erano
assieme e noi eravamo assieme e abbiamo cantato alcune vecchie
canzoni". Parte un applauso e il gruppo canta "Tajna veza", il legame
segreto. Il pubblico naturalmente canta all'unisono e sancisce il
trionfo del gruppo tornato sulla scena dopo 15 anni.

Il successo del concerto e le prossime date a Zagabria e Belgrado
sono uno dei tanti segnali del progressivo riavvicinamento delle
repubbliche ex-Jugoslave, che è in atto da alcuni anni oramai e che
avviene principalmente nel campo culturale e sociale. Come a
testimoniare l'esistenza di uno spazio culturale comune che esiste al
di là dei confini e che racchiude Croazia, Bosnia e Serbia e
Montenegro. Spazio culturale che si fonda essenzialmente su una
comunità linguistica e un passato comune, che è sopravvissuto ai
conflitti e che ora sta riemergendo in modo deciso. E questo fa
riflettere: questo riapparire di uno spazio comune contrasta
nettamente con la scena politica, dove, soprattutto in Bosnia, non si
riesce a trovare un'idea che riesca a ricomporre lo spazio politico
fratturato lungo le linee etniche. Il contrasto tra spazio politico e
spazio culturale e della vita quotidiana risulta evidente in occasioni
come il concerto dei Bijelo Dugme. I Bijelo Dugme hanno messo tutti
d'accordo nello stadio, facendo fallire i tentativi di
strumentalizzare il loro concerto. Nella sfera politica questo non
avviene e i vecchi giochi tra partiti nazionalisti sono ancora la
regola. E viene da chiedersi allora se forse la soluzione ai problemi
politici non debba venire dall'esterno, da quella spazio sociale e
culturale che rifiuta tuttora le divisioni del paese e la politica che
le ha create. Ma questa è un'altra storia ...


=== 3 ===

MUSICA: IN 70 MILA A ZAGABRIA PER BREGOVIC E ROCK JUGOSLAVO

(ANSA) - ZAGABRIA, 23 GIU - Uno dei piu' famosi gruppi rock della ex
Jugoslavia, il Bijelo dugme guidato dal compositore bosniaco Goran
Bregovic, ha tenuto ieri sera a Zagabria il piu' grande concerto
all'aperto mai tenuto in Croazia rievocando davanti a quasi 70.000 fan
le canzoni che negli anni '70 e '80 hanno dominato la scena rock
jugoslava. E' stato un concerto cantato dalla prima all'ultima nota
insieme al pubblico, dalle signore ormai di mezza eta' che volevano
rivivere un po' della loro giovinezza ai ragazzi che all'epoca della
dissoluzione del gruppo nel 1989 non erano ancora nati. Dopo il
concerto davanti a 65.000 persone tenuto una settimana fa a Sarajevo,
luogo di nascita di 'Bijelo dugme' (Bottone bianco), e prima del
concerto di Belgrado dove il 28 giugno sono attese piu' di 100.000
persone, quello di ieri sera allo stadio 'Maksimir' della Dinamo
Zagabria ha in un modo simbolico dimostrato che sono stati vani i
tentativi del regime nazionalista del defunto presidente croato Franjo
Tudjman di cancellare ogni ricordo positivo della Jugoslavia. Sulla
scena come cantanti si sono esibiti i tre solisti, Zeljko Bebek,
Mladen Vojcic Tifa e Alen Islamovic, che ognuno nel suo tempo ha
segnato la carriera del Bijelo Dugme che fino al 1990 ha venduto 13
album in 6 milioni di copie. Dopo la dissoluzione del gruppo alcuni
membri soni rimasti a Sarajevo, altri si sono trasferiti in Croazia o
in Serbia, mentre Goran Bregovic, leader del gruppo, e' diventato
famoso all'estero per la musica che ha scritto per il cinema, in
particolare per i film di Emir Kusturica. Il rock dell'ultima
generazione jugoslava ha dopo 'tutti questi anni', come dice il titolo
di una delle canzoni, fatto ricordare a molti in Croazia il benessere
e la giovinezza dell'anteguerra spirando un po' di nostalgia jugoslava
bandita negli ultimi anni dalla vita pubblica del paese. (ANSA). COR-PER
23/06/2005 11:29


=== 4 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4453/1/51/

Miljenko Jergovic e i Bijelo Dugme

29.06.2005 - Il noto scrittore Miljenko Jergovic interviene, nella sua
rubrica del settimanale sarajevese DANI, a commentare la rinata
euforia legata al ritorno dei Bijelo Dugme, storica rock band di Goran
Bregovic

Di Miljenko Jergovic, DANI [http://http//www.bhdani.com], 24 giugno
2005 (tit. orig. Bijelo dugme). Traduzione per Osservatorio sui
Balcani: Ivana Telebak


La canzone Lipe cvatu la sentii per la prima volta poco prima della
mezza notte, il 29 dicembre del 1984, sul secondo programma di Radio
Zagabria. La temperatura era di meno dieci, la bora strappava le rocce
dalla terra perché intorno non c'era nemmeno un albero, ed io in testa
portavo il passamontagna e l'elmetto, in mano una radio giapponese a
transistor gialla, e così facevo la guardia in "un luogo isolato", nei
pressi della vetta del monte Dinara, là sul versante croato. Alcuni
minuti prima avevano dato notizia che nella sua casa da campeggio, da
qualche parte in America, era morto Sam Peckinpah. Il suono delle
cornamuse valacche funse da requiem per il grande regista. Non
riconobbi chi stesse suonando e cantando, perché prima di allora non
avevo mai sentito il nuovo cantante di Bregovic, ma oggi so che
Dinara, a dieci gradi sotto zero, era il luogo ideale per un'anteprima
musicale. Il monte dal quale tutto ha preso inizio, e che ha dato il
nome ad una mentalità ed uno spirito particolari, in realtà è ancora
più crudele delle sue numerose metafore.

Lipe è l'unica canzone per la quale so esattamente il giorno e l'ora
in cui l'ho sentita per la prima volta. Per le altre canzoni, per me
più importanti, a fatica potrei determinare l'anno, o la stagione. Con
Lipe so di chi è stata annunciata la morte, so come ero vestito, cosa
pensavo e come mi sentivo. Ricordo i nomi delle persone che si
scaldavano accanto alla stufa, nella capanna ad un centinaio di metri
di distanza. Mi ricordo anche l'uomo che, dieci minuti dopo, mi
avrebbe sostituito in quel luogo gelido, per continuare, con il
proiettile in canna, a difendere qualcosa che in realtà non c'era. A
lui affidai la radiolina giapponese gialla. Si chiamava Nedjo
Stojanovic, era nato a Zivinica.

Dicono che l'intensità di una cosa vissuta determini i nostri futuri
ricordi, sicché ciò che non abbiamo vissuto profondamente,
probabilmente lo dimenticheremo. Benché, probabilmente, mi avrebbe
fatto più piacere se la colonna sonora della mia esperienza vissuta
fosse stata diversa, così che potessi tenere a mente un'altra canzone,
nel fatto che si tratti proprio di Bregovic c'è una verità più
profonda. Il suo turbo folk, che i benevoli critici di Zagabria
chiamavano rock pastorale, è il più intenso folclore delle nostre vite
precedenti. Fra l'altro, il primo successo della musica popolare (hit
narodnjacki) di Bregovic, Tako ti je mala moja kad ljubi Bosanac (E'
così piccola mia quando ti bacia un Bosniaco), autorizzò il comune
stereotipo jugoslavo sui Bosniaci.

Avevo nove anni quando sentii quella canzone. Non mi era piaciuta,
perché sembrava provinciale (seljacki), a differenza delle canzoni
belgradesi e di Zagabria che avevano un suono urbano, ma più del suono
mi aveva colpito il testo. Dal punto di vista dei miei amici estivi
dalmati ero un vero bosniaco, e i Bijelo dugme determinavano il modo
d'essere bosniaco. Non volevo in nessun modo essere così, e
onestamente, non potevo nemmeno essere così, perché non avevo avuto
occasione di crescere come un violento, leggermente imbecille,
bevitore e puttaniere. Ero troppo giovane per capire la canzone in
modo diverso rispetto a come veniva presentata pubblicamente, come
l'inno di un'identità. Quella identità non poteva essere la mia,
sicché rispetto ad essa provavo un'intensa vergogna culturale e
privata. Tale vergogna, in realtà, è la stessa che negli anni futuri
la maggior parte dell'equipe urbana proverà rispetto alla musica
popolare novokompovana (di nuova composizione, ndt.).

Venti anni dopo, a Zagabria, all'inizio ero confuso, e poi mi
incazzavo parecchio, per il fatto che il bosniaco della canzone di
Bregovic, in realtà, fosse rimasto in generale l'unico bosniaco
possibile ed accettabile. Era il tempo in cui in Croazia non si
ascoltava pubblicamente la musica dell'est, non si facevano vedere i
film serbi, nemmeno facevano vedere le repliche della Top lista
nadrealista (top list dei surrealisti, ndt.). I Zabranjeno pusenje di
Sulo erano un underground piccante. L'unico evento folcloristico,
inviolabile, protetto dalle offese e dalle contestazioni, era Goran
Bregovic, insieme col bosniaco della sua canzone. I suoi narodnjaci
erano un'accettabile misura di provincialismo e di folk. Forse anche
perché non venivano vissuti come un prodotto d'importazione, né come
qualcosa che appartenesse a Sarajevo o a Belgrado. Tako ti je mala
moja kad ljubi Bosanac è una canzone di Zagabria, perché non canta di
un uomo vivo ma di uno stereotipo. Potrebbe essere anche viennese,
berlinese, lisbonese o parigina, se anche là i Bosniaci fossero un
fatto importante, e stupido.

La fase popolare (narodnjacka) di Goran Bregovic terminò con l'inizio
della guerra. Ciò che si mise a fare dopo era etnico. Ed etnico non
c'entra proprio niente con popolare (narodnjaci). I narodnjaci in
realtà si suonano in trattoria, mentre etnico appare come qualcosa che
in un tempo lontano veniva suonato in trattoria, ma di quel tempo
nessuno ha ricordo. Quando smise di suonare canzoni popolari
(narodnjake), Bregovic smise espressamente di rivolgersi al suo
pubblico locale. E' diventato una star in Italia o in Francia, ma pure
nei Balcani è un ospite benvisto. A Zagabria i suoi concerti da
solista sono un vero simposio imbellettato e intellettuale. Se Arthur
Rubinstein si alzasse dalla tomba e visitasse Lisinski, probabilmente
troverebbe lo stesso pubblico.

Il ritrovarsi dei Bijelo dugme, come quei tornei antebellici per le
ossa del principe Lazar, è stato una sorta di ritorno alle origini.
Sebbene ciò debba riferirsi soltanto al suo pubblico, anche Goran
Bregovic ha pagato il suo prezzo. E' pericoloso il ritorno ai
narodnjaci, il ritorno ad un mondo che lui stesso ha creato,
attribuendogli regole ed intenzione culturologica. E' pericoloso
ritornare in modo così spettacolare ai tempi di prima della guerra,
perché nessuno di noi è più così ingenuo e puro come lo era allora.
Bregovic nel frattempo è diventato più mondano, e il suo pubblico,
specialmente quello sarajevese, si è fatto più locale. Se non ci fosse
stata la guerra, e se fossero rimaste le vecchie misure, a causa della
sua definizione di bosniaco, alcuni non ammetterebbero più di essere
bosniaci, e a causa della sua definizione di sarajevese, alcuni
sarajevesi non sentirebbero Sarajevo dentro di sé. Se non ci fosse
stata la guerra, Bregovic, con orgoglio dei barbieri e dei tassisti,
sarebbe stato il più grande bosniaco e il più grande sarajevese. In
tale caso forse anch'io avrei dimenticato quando e come per la prima
volta ho ascoltato: Lipe cvatu, sve je isto ko i lani...


=== 5 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4472/1/51/

Bijelo dugme a Belgrado, il ritorno della Jugoslavia

04.07.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Record assoluto per la data belgradese della storica rock band. Tra i
200.000 spettatori sventola il tricolore della ex Jugoslavia e ci si
lascia andare ai ricordi di un tempo passato, ma per gli scettici si
tratta solo di un grande inganno mediatico e di un eccesso
jugonostalgico [SIC]


Annunciato da parecchio tempo, lo storico concerto dei Bijelo dugme,
uno dei gruppi musicali più noti e più controversi [SIC] della ex
Jugoslavia, finalmente si è tenuto a Belgrado, il 28 giugno, nel
giorno di Vidovdan, festa religiosa che in Serbia gode di una
simbologia del tutto particolare. Il concerto è stato organizzato
all'Ippodromo di Belgrado e con 200.000 spettatori ha superato senza
dubbio tutti i record, entrando a far parte degli annali come l'evento
musicale più seguito di tutta quanta la regione balcanica.

I Bijelo dugme, gruppo rock che negli anni ottanta era all'apice
della celebrità e che si è sciolto poco prima dell'inizio della guerra
nella ex Jugoslavia, dopo molti anni di dubbi e indecisioni, si è
riunito di nuovo, organizzando concerti in tre città: Sarajevo,
Zagabria e Belgrado. Goran Bregovic, leader ideale della band, a cui
si deve il ritorno dei musicisti, ancora una volta ha mostrato di
avere "fiuto" non solo per quanto riguarda la realizzazione di un
grande spettacolo, ma anche per quanto riguarda la realizzazione di un
enorme ritorno economico. Una delle domande più frequenti, che si è
sentita ripetere negli ultimi mesi, riguardava proprio il sapere se il
gruppo si fosse riunito per il desiderio di suonare insieme ancora
una volta i loro successi più famosi oppure se lo hanno fatto per
guadagnare il denaro che gli garantirebbe una pensione più che
dignitosa. Questo dubbio era fondato anche sul fatto noto che gli ex
membri del gruppo tra di loro non godono di buoni rapporti, che
nessuno dei tre cantanti credeva alla possibilità di poter fare un
concerto insieme e di raggiungere un tale successo.

Però, nonostante i numerosi commenti degli scettici, in modo evidente
i Bijelo dugme sono riusciti a realizzare il più grande concerto che
Belgrado possa ricordare e sarà difficile attendersi che questo record
possa essere superato in breve tempo. Il concerto iniziato alle 21 e
trasmesso in diretta dalla più seguita emittente televisiva, TV Pink,
è stato preceduto da un'isteria di massa durata qualche giorno, finché
il giorno stesso del concerto l'intera città era al collasso. Gli
spettatori sono giunti da tutto il Paese, la maggior parte con autobus
organizzati, e un gran numero di amanti di Goran Bregovic e della band
sono venuti da tutta l'ex Jugoslavia. Così che, spalla a spalla, di
fronte ad una nuova resurrezione del tricolore jugoslavo, ballavano
nuovi e vecchi ragazzi di Skopje, Podgorica, Ljubljana, Osijek, Novi
Sad e molte altre città, in modo nostalgico a ricordare i tempi in cui
si poteva viaggiare senza passaporto e in cui si viveva una vita diversa.

Proprio una delle questioni più frequentemente dibattute sul ritorno
dei Bijelo dugme riguardava la possibilità di promuovere il concetto
o idea della "jugonosalgija" (nostalgia della Jugoslavia. Ndt.), che è
tutt'ora evidentemente molto presente e non di rado è vissuta come una
minaccia agli interessi nazionali degli Stati che oggi godono di piena
sovranità [SIC] e indipendenza [SIC SIC]. Un'enorme quantità di
bandiere con la stella a cinque punte che si sono viste qualche sera
prima del concerto, all'Ippodromo di Belgrado, scandivano "Jugoslavia,
Jugoslavia", e molte altri aspetti di una scenografia surreale,
rafforzavano chiaramente la tesi secondo la quale esiste tutt'ora un
alto numero di coloro i quali credono che si stava meglio quando il
Vecchio compagno (Tito, ndt.) era in vita. In questo senso, ancora una
volta, ci si deve inchinare alla vecchia volpe [SIC] Goran Bregovic
per la sua fantasia e incredibile sensibilità per la manipolazione.
[SIC - SI NOTI L'ODIO ANTIJUGOSLAVO DELL'AUTRICE, ndCNJ] Perché,
tutt'oggi, non è indifferente se cantate a Zagabria "Djurdjevdan" o a
Belgrado portate un complessino dalmata che canta "Lijepa nasa". Anche
la scelta della data per il concerto era in discussione. Perché il 28
giugno, Vidovdan, rappresenta una data storica per la Serbia: in quel
giorno del 1389 l'esercito serbo perse la battaglia a Kosovo polje,
col che l'impero Ottomano sconfisse la Serbia, ma, secoli dopo, in
quella data fu pure consegnato Slobodan Milosevic al Tribunale
dell'Aia. Pertanto, i più malevoli commenti si sono sentiti da tutte
la parti, ma i Bijelo dugme sono riusciti a neutralizzarli e a tenere
il concerto alla data prevista. Rimane ovviamente in questione se la
scelta della data sia stato un ulteriore trucco di marketing, tenendo
presente che Bregovic sicuramente si aspettava che ci fossero forti
reazioni, grazie alle quali si è assicurato una maggiore copertura
mediatica.

L'altro commento più frequente sui Bijelo dugme, che esiste da quando
esiste il gruppo, riguarda il fatto che questa musica non è ascoltata
e non è capita dalle fasce urbane della popolazione. Si crede che
Bregovic abbia "provincializzato" la musica locale, che sia
l'iniziatore del turbo folk, dal momento che ha manipolato i bei
motivi etnici con l'intento di rendere popolari i valori più bassi
[SIC]. Proprio questa persistente distinzione tra "campagna" e "città"
questa volta è stata il campo di battaglia su cui si sono scontrati i
sostenitori delle due tesi antagoniste, quelli che proibirebbero
l'esistenza dei Bijelo dugme e di gruppi simili, e quelli che credono
che Bregovic sia il miglior ambasciatore dei Balcani e della nostra
cultura. Sicché molte persone sono rimaste a casa, rifiutandosi
persino di seguire il concerto in diretta televisiva, affermando che
si trattava solo di un grande imbroglio. Se questa divisione, e di
queste ce ne è abbastanza, viene assunta come esatta, allora dobbiamo
confrontarci col fatto che la Serbia è definitivamente un
"provinciale" Paese dei montagnosi Balcani, almeno a giudicare
dall'incredibile numero dei presenti al concerto e di quelli che
l'hanno seguito da casa. [ALLORA ANCHE SARAJEVO E ZAGABRIA SONO
PROVINCIALI? ndCNJ]

È fuori discussione che tutti i musicisti dei Bijelo dugme hanno già
raggiunto una certa età, ma questo non può giustificare la scarsa, e
nel migliore dei casi mediocre, [SIC] musica che abbiamo sentito
qualche sera fa a Belgrado. Mladen Vojcic Tifa, cantante che ha aperto
il concerto, quasi non ha cantato affatto, ma ha lasciato il compito
al pubblico, e se si deve tenere fede alle indiscrezioni circolate,
Tifa ha praticamente boicottato il concerto a causa dello scontro
avuto con Bregovic già durante la data di Sarajevo. A dire il vero, il
più brillante del concerto è stato il leggendario Zeljko Bebek, che
benché sia il più vecchio del gruppo, ha interpretato in modo
fantastico alcuni dei maggiori successi dei Bijelo dugme. Il suono,
una delle cose più importanti, era piuttosto scarso, fatto che ha
indotto molti spettatori ad abbandonare il concerto molto prima che
finisse. Fondamentale e decisamente importante, non c'era l'atmosfera
che caratterizza questi grandi e importanti eventi, in particolare
avendo in mente che questo concerto si è atteso a lungo e che non ci
saranno più occasioni per vedere i Bijelo dugme suonare insieme. Per
tutta la durata del concerto, si aveva l'impressione che gli stessi
musicisti aspettassero solo il momento di finire di suonare. Eccetto,
ovviamente, Goran Bregovic, l'unico ad essere pienamente soddisfatto.

Ma come non potrebbe esserlo, quando le valutazioni sui guadagni,
della sola vendita dei biglietti per il concerto di Belgrado, si
aggirano attorno al 1.800.000 euro, ai quali vanno aggiunte le entrate
delle pubblicità, degli sponsor e cose varie, oltre ai concerti di
Sarajevo e Zagabria. Naturalmente, un altro motivo di soddisfazione
dei Bijelo dugme sta nel fatto che (di nuovo) sono riusciti a fare
ciò che nessun altro ha mai fatto: sollevare un gran clamore e far
alzare in piedi tutta quanta la ex Jugoslavia.


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GORAN BREGOVIC Y BIJELO DUGME SE DESPIDEN
Enviado el Viernes, 01 julio a las 00:58:45 por kopaonik

Goran Bregovic y Bijelo Dugme - de Belgrado a la leyenda

28.6.2005.

El más célebre grupo de rock de la antigua Yugoslavia ha terminado,
de forma magistral, su carrera. Hace dieciséis años, la guerra no
permitió que Bijelo Dugme (Botón Blanco) realizase la que debía ser
su última gira. Ahora, con tres conciertos (Sarajevo, Zagreb y
Belgrado) en tres países (Bosnia, Croacia y Serbia), abrieron de par
en par las puertas para entrar en la leyenda, donde les espera desde
hace tantos años el país cuyo sonido fueron. Los 65 mil testigos de
Sarajevo, 70 mil de Zagreb y 200 mil del inolvidable concierto de
Belgrado vinieron a despedirles en su viaje a la historia, vinieron a
alcanzar con su música lo inalcanzable y escuchar el sonido de
aquella feliz Yugoslavia donde dejaron su despreocupada niñez o
juventud. Se han visto muchas banderas con la gran estrella roja en
el centro; algunos llevaron fotos de otro símbolo de un país
desaparecido, el mariscal Tito. También se cantaba espontáneamente el
estribillo de un antiguo éxito de Bijelo Dugme que dice "Yugoslavia,
ponte de pie y canta que te escuchen…" aunque a esta canción no la
hayan tocado en ninguno de los tres conciertos. No hay que
sorprenderse, porque para los jóvenes (y no tan jóvenes) de la
antigua Yugoslavia de la libertad solo les quedan las fronteras
cerradas y la cartera vacía. La democracia les promete el brillante
futuro del esclavo y la cruel conclusión de que la elección no existe.

Goran Bregovic lo ha definido todo: "Si es cierto lo que dicen de que
Dios apremia únicamente a la buena gente, yo tengo escasas
posibilidades. Pero, si pudiera, solamente le pediría que me permita
volver a vivir esta noche en el Hipódromo de Belgrado, cuando hemos
tocado juntos por última vez."

Después del concierto, en un lujoso restaurante de Belgrado se
celebró una cena para los invitados de la alta sociedad serbia. Dicen
que, entre las aproximadamente cien personas presentes, los que más
disfrutaron de las charangas de Goran Bregovic fueron las estrellas
del baloncesto serbio Dejan Bodiroga, Vlade Divac y Zeljko Obradovic.
El anfitrión, Goran Bregovic, muy fiel a su forma de ser, no estuvo
presente. Al día siguiente por la mañana tenía que viajar a firmar un
contrato en España.

De todas formas, no hay que mistificar las cosas. Si no fuera por uno
de los grandes símbolos del desalmado capitalismo (Coca-Cola) y su
suculento contrato, uno de los símbolos de la Yugoslavia socialista
probablemente nunca hubiese tocado estos tres conciertos.