Da Zagabria, Jasna Tkalec ci scrive:
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Ho appena visto che il mio lavoro di quest'estate sulla Resistenza in
Bosnia e' "in rete" (si veda:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/resistbosnia.htm )
Sulla Bosnia non c'è nulla di nuovo da dire sulla linea del partito
comunista nell'autunno di 1941 e in tutti gli anni seguenti della
guerra e del dopoguerra fino al 1991. Però per il disastro in Bosnia
hanno grosse colpe i capi del governo occidentali che praticamente
forzarono quel vecchio illuso di Izetbegovic alla secessione dalla
Jugoslavia. Era la politica dell'Unione europea nel Capodanno
1991/1992 - me ne ricordo perche' ero fuggita a Belgrado con l'Armata
jugoslava. (Che poi questa non fu più l'Armata jugoslava è un' altro
discorso - loro hanno desistito, buttato le armi alle ortiche e nei
vertici dell'esercito tutto brulicava di scemi e di traditori). Però
l'atteggiamento di Izetbegovic, anche se d'un uomo profondamente
religioso e radicalmente estraneo a qualunque ideologia socialista o
progressista, non fu subito di distacco del paese. Lui sapeva che
grande pericolo questo rappresentasse soprattutto per la popolazione
musulmana, ma fu letteralmente aizzato e forzato dai "consiglieri"
europei a fare quello che fece - staccare la Bosnia ed Erzegovina.
Allo stesso modo, ma ancora più perverso, furono dopo aizzati gli
albanesi ad attaccare la Serbia (uccidendo i poliziotti serbi di
pattuglia e con altre provocazioni). Il risultato è sotto agli occhi
di tutti.
Non potrebbe questa Unione europea che tanto si sgola sulle colpe del
"comunismo" - che nessuno ha visto mai - ripensarci alle proprie
colpe, svolte, capitomboli negli ultimi quindici anni? Rivedere un po'
la disastrosa politica nei Balcani che ha portato ad alcune centinaia
di migliaia di morti, alla distruzione di un paese decente, ad oltre
un milione di profughi, a milioni di scombussolati, emigrati,
dispersi, divisi o disperati. Un po' di questa marea ha investito pure
l'Europa - ma questa li tratta come le pare; ciascuno sarebbe un caso
singolo e non sarebbero tutti la conseguenza collettiva di una
politica sbagliata, anzi sbagliatissima, (ri)nata nel cuore
dell'Europa e dell'Unione europea!?

L'altra domenica ho visto in TV il concerto di Djordje Balasevic a
Mostar e si poteva proprio non soltanto vedere ma toccare con la
mano come quel paese e quell'unione che fu (la Jugoslavia) manca ai
bosniaci. C'era gente di tutte le eta' e di tutte le generazioni,
profondamente commossa, che cantava (e piangeva) con il cantante della
nostalgia balcanica...
Le giovani generazioni (soprattutto quelle con un grado di istruzione
un po' più alto) mostrano in tante maniere il loro bisogno di avere
contatti reciproci, la curiosità verso gli altri, ed anche un sentire
comune nel disagio - il che non si può dire per i politici e
per l'odio che in un modo o nell'altro essi continuano a coltivare.

Tre settimane fa ho poi avuto la (triste) opportunità di visitare una
parte di Krajina. Era (ed è) una cosa vergognosa ed inaudita come sono
distrutti i villaggi (serbi) nell'entroterra croato, da Dubrovnik fino
a Karlovac. Soprattutto se ci si inoltra nei villaggi, si passa
accanto a centinaia (e forse migliaia) di case orrendamente
distrutte, di intere regioni spopolate, di tracce incancellabili dello
scontro idiota e scellerato... e nessuno nemmeno si prende la briga di
nascondere tutto questo. In un villaggio distrutto - dove avevano la
faccia tosta di tenere un convegno sullo scrittore Desnica - serbo di
nazionalità ma appartenente alla letteratura croata, dunque molto in
voga perchè in odore di dissidenza, uno che alla letteratura impegnata
preferiva i pensieri proustiani, eppoi era di una famiglia "di
signori"... - ho visto cani tanto spellacchiati che non si riconosceva
più se erano cani o gatti, e bambini ridotti ancora peggio giocare
nei campi minati. Bambini che quando gli rivolgi la parola ti fissano
con certi occhi e non rispondono, non si fidano; non si capisce di chi
sono, chi li ha messi al mondo e dove sono coloro che li hanno messi
al mondo... Una cosa che uno immagina si possa vedere soltanto in
Brasile o in Africa, invece è qui, dietro l'angolo, e la potrebbero
vedere anche i turisti che "scoprono" le splendide coste croate, se
si inoltrassero appeno qualche kilometro nell'entroterra...

Eppoi qui il 4 ottobre è venuto Ciampi a chiedere due, anzi tre cose:
La tutela delle minoranze (anche le altre, non soltanto quella
italiana, spero); poi il libero accesso degli italiani al mercato
immobiliare (sulla costa suppongo); e la restituzione dei beni degli
"optanti" (ma questa cosa non è stata gia' regolata con la Jugoslavia,
e non era stata calcolata nei danni di guerra?). Comunque, peccato che
il Ciampi che viaggia sia Ciampi ufficiale dell'esercito regio in
Albania (1941-1943) e non il Ciampi partigiano sui monti Albani
(1943-1945). Quest'altro Ciampi pare sia già deceduto... Peccato.

(...) Oggi sono stata all'Istituto italiano di cultura a sentire
Magris e sono tornata assai inorridita per l'enorme successo ed
importanza che si da in Croazia ai libri di Magris, non buona
letteratura ma falsificazione storica.
(Su Magris si veda anche la Lettera Aperta di Alessandra Kersevan:
https://www.cnj.it/documentazione/movadia.htm )
Pensate che in Croazia sono stati tradotti (a Fiume) cinque libri di
Magris e che l'ultimo parla naturalmente non di foibe, ma dell'Isola
calva... "Alla cieca" si chiama uno di questi, riferendosi
all'ammiraglio Nelson che bombardò Kopenhagen anche due ore dopo che
questa città aveva messo fuori la bandiera bianca. Alla domanda,
perche' lo facesse, Nelson aveva risposto che bombardava alla cieca,
perche' aveva appoggiato il canocchiale sull'occhio orbo!
Anche questo qui, di Magris, e' un "bombardamento alla cieca" di tutto
cio' che fu il Novecento e naturalmente il movimento rivoluzionario in
esso. Coloro che finirono sull'Isola calva erono - ha detto lo
scrittore - gente sbagliata al tempo sbagliato e nel posto
sbagliato (con le idee sbagliate)... Secondo me è sbagliato parlare
dell'Isola calva e tacere su Abu Graib e Guantanamo ed essere ciechi
sui crimini del mondo in cui viviamo e che lasceremo in eredità ai
nostri figli. Magris è diventato molto grosso e grasso, ha un enorme
successo, è tradotto in 17 lingue ed ha ricevuto un'infinità di premi
letterari. Mio figlio dice che Magris è piu stampato e tradotto in
termini di tiratura di Mao Ze Dong e che il successo di Magris viene
dal Congresso della Bolognina, la svolta della Bolognina e la sua
concezione di cultura, storia, politica e, appunto, della storia della
politica. Pensare che - a parte le pernacchie della cultura di
Zagabria presenti con gli italiani legati all'ambasciata che sentono
la nostalgia del loro paese e seguono il lavoro dell'Istituto anche
quando non sono in grado di capirlo o di valutarlo -, c'era
una ottantina di giovani, chili di carne umana senza troppo cervello,
che è tirata su a colpi di Magris e "Cuore nel pozzo" e in quella
maniera gli fanno avvicinare la letteratura e l'opera cinematografica
italiana!... Per fortuna ci sono anche cose migliori. A noi ci
tiravano su con Hemingway ed Andrè Malraux - ma erano altri tempi.
Questi come Magris - non quelli dell'Istituto che fanno il loro lavoro
come possono, rispettando le direttive da Roma - nonche' quelli del
film "Il cuore nel pozzo", sono questi i veri avvelenatori dei pozzi,
e io mi chiedo: che cosa penseranno i giovani d'oggi ai quali viene
servito un tale minestrone "salutista" del Novecento, dove tutto era
errato e i comunisti come nazisti equiparati per crimini efferati ed
offese all'italianità?...
Per non parlare dei premi letterari e delle altre onoreficenze di cui
Magris gode in patria e all'estero (soprattutto Spagna, Germania ed
Austria! e non sono cattiva) e dei viaggi e ricerche che fece, e di
cui ha parlato, in tutte le parti del mondo (le più belle ed
interessanti). Oggi si è parlato della ex-Jugoslavia dall'agolazione
dell'Isola Calva, e della guerra di Spagna come di un conflitto fra
comunisti ed anarchici. E tutto il resto - nulla, buio! Ma sull'Isola
Calva finirono in 2000 e noi eravamo per cinquant'anni piu' di venti
millioni. Ma pare che non siamo mai esistiti...

Ancora su Magris: ho letto tempo fa un suo romanzo sui cosacchi del
Don finiti nella Carnia e mi sono meravigliata per come sia riuscito a
dipingere le truppe dei peggiori quisling, qui chiamati "cercassi",
del generale Vlasov, macchiatisi di crimini odiosi e di violenza alle
donne, come fossero dei ragazzi simpatici, figli di contadini che
legano con le contadine della Carnia in modo simpatico,
sfortunatamente presi in giro dalla storia... e che finiscono per un
errore ed un' ingiustizia storica in modo tragico...
Gia li, anche se al momento non me ne ero accorta, con questa
falsificazione, era iniziato quel processo revisionista che adesso
vive il suo momento ruggente; ma lo scopo non era e non è falsare la
storia in se, quanto piuttosto estromettere la sinistra radicale, i
comunisti, coloro che pensano e lottano, farli diventare inaccettabili
non soltanto alla buona società ma alla società intera. Naturalmente
questo processo sarebbe impossibile senza un vasto lavoro culturale,
informativo, artistico anche, di lungo respiro di falsificazione bella
e buona di tutti gli eventi del Novecento, della storia del movimento
operaio e delle due guerre mondiali, e soprattutto del movimento
di Resistenza. Per questa opera nobile si sono spesi molti soldi e non
si disdegna neanche la sottoborghesia croata, ci si allea con i
crucchi e con i turchi - tanto tutto fa brodo, basta che passi la
nostra versione. E si inventano due o tre intellettuali o quasi, due
o tre scrittori e registi, e gli si fa strombazzare idiozie ad uso di
quelli con la memoria corta e delle nuove leve tirate su in una
Europa, come dice Castellina, macdonaldizzata. Bella roba...

Altre informazioni:

Nel numero di Limes che dovrebbe già essere in edicola (dal 15
ottobre) si trova un articolo di Luka Bogdanic sulla Croazia e l'Europa.

Bellissimo l'articolo di Bruno Steri sull'imperialismo (si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4275 ),
andrebbe tradotto e pubblicato in serbocroato - ma dove, se questi qua
(in Croazia) non mi stamperebbero mai e quelli di Belgrado e dintorni
stanno in questo momento celebrando la loro luna di miele con il
capitalismo mondiale nonche' casereccio?

Nell'ultimo numero de l'Ernesto ho apprezzato molto gli articoli di
Castellina e di Catone sull'Europa (nonche il bellissimo discorso di
Chavez) ma ancora di più l'articolo di quel vecchio compagno
(Ricaldone) che difende la Resistenza. Ho infine capito perche'
l'Italia abbia capitolato proprio il 25 luglio del 1943: i gerarchi
avevano capito che dopo la battaglia di Kursk era soltanto questione
di tempo quando l'Armata Rossa sarebbe entrata in Berlino. Anche se
qualche "romano" non e' d'accordo e pensa piuttosto che successe
perche' le bombe degli alleati erano cadute su Roma il 16 luglio... la
burocrazia romana era impreparata a subire i bombardamenti a tappeto
che la Germania invece sopportava da lunghi mesi, e non era incline a
soffrire per alcunche', tantomeno per una guerra che riteneva gia'
persa e le destava pochi entusiasmi sin dal principio. Chi ha ragione?