(english / italiano)

La UE garante della irregolarità del referendum montenegrino

1. E. Guskova: Un futuro da protettorato per il Montenegro

2. T. DI Francesco: Levante o «Grande Puglia»? / Milo wanted

3. A. Rossini: Podgorica, grazie Lipka

4. NEWS: UE, USA, NATO E OSCE GIUBILANO 

5. LA UE GARANTISCE LA IRREGOLARITÀ DEL REFERENDUM: RIGETTATI TUTTI I RICORSI
MONTENEGRO: 'UNIONISTS' LODGE 241 COMPLAINTS ON REFERENDUM RESULTS 


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www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 25-05-06


Un futuro da protettorato per il Montenegro

Intervista a Elena Guskova

22 maggio 2006

In merito al risultato del  referendum che ha sancito (di stretta e sospetta misura e con brogli certificati, ma “coperti” da USA, NATO e UE) la vittoria dei fautori dell’“indipendenza” e della rottura dell’unione con la Serbia, Ivan Preobrazhenskij, redattore del sito russo “Strana.ru”, ha intervistato Elena Guskova, storica dell’Accademia russa delle scienze.

D. Come si spiegano i risultati del referendum in Montenegro e l’imminente separazione dalla Serbia?

R. Da tempo affermo che i sostenitori del “Si” avrebbero vinto. In primo luogo, per ottenere tale risultato sono state investite grandi risorse amministrative. In secondo luogo, il referendum ha ottenuto il sostegno di organizzazioni internazionali e dell’UE. E ai sostenitori del referendum è stata fatta una grande concessione: lo sbarramento del 55% dei partecipanti alla votazione. Inoltre, Milo Djukanovic gode del grande sostegno dell’America, e la stessa campagna elettorale è stata organizzata in modo che si creassero le migliori condizioni per il ritorno nel paese di coloro che avrebbero votato “Si” e si frapponessero ostacoli al rientro di quelli che sostengono l’unione tra Serbia e Montenegro.

D. Ciò significa che si sono create difficoltà alla frontiera amministrativa con la Serbia?

R. Non tanto alla frontiera, dal momento che è sempre possibile attraversarla in automobile. E’ sulla linea aerea Belgrado-Podgorica che sono stati cancellati i voli. Gli aerei sono stati dirottati in Europa, per trasportare la diaspora ivi residente. Questa gente in maggioranza ha votato per la separazione. E’ vero che la dirigenza di Belgrado ha organizzato il viaggio, concedendo biglietti gratuiti a coloro che volevano andare dalla Serbia in Montenegro. Ma non c’è paragone tra il numero di coloro che ne hanno approfittato e gli aerei partiti dai paesi europei.
Inoltre, Milo Djukanovic, certamente, ha potuto contare anche sugli albanesi e sui musulmani. Senza dubbio, a questi dovrà fare concessioni. E in futuro ciò potrebbe far loro alzare la voce, dal momento che gli albanesi hanno propri progetti: essi aspirano all’unificazione di tutti i territori dell’ex Jugoslavia a maggioranza albanese. Vale a dire, oltre al Kosovo-Metohja, che tutti conoscono, il sud della Serbia, parte della Macedonia e del Montenegro. “La questione albanese” in Montenegro si è già manifestata, ed è ovvio che ora rappresenti oggetto di trattativa.
(...)

D. E’ possibile che i sostenitori dell’unita con la Serbia o la Belgrado ufficiale esigano un nuovo conteggio dei voti?

R. Ritengo che Belgrado non lo farà, anche se i partigiani dell’unità del paese all’interno del Montenegro lo richiedessero. Molti esempi, come le elezioni in Ucraina e in altri paesi dello spazio post-sovietico, testimoniano del fatto che tali rivendicazioni non si concretizzano mai.

D. Quale sarà ora il destino del Montenegro indipendente? L’Unione Europea verrà incontro alle sue aspirazioni e lo accoglierà quale membro a pieno diritto?

R. Il Montenegro è un territorio economicamente molto arretrato. Esso spera di poter vivere solo con il turismo, ma per ottenere che la repubblica diventi un centro del turismo europeo e mondiale sarebbe necessario investire molti soldi. Il Montenegro non ne possiede. Podgorica ha vissuto a spese delle sovvenzioni dell’UE e di altre organizzazioni internazionali. Ma se tali sovvenzioni venissero meno, per il Montenegro si prospetterebbero tempi duri. Io penso che esso verrà a trovarsi nelle condizioni di un protettorato, con la presenza di basi militari NATO. Del resto, sul territorio dell’ex Jugoslavia esistono protettorati di diverso livello, e il Montenegro non sarà un’eccezione. Sarà costretto a cedere una parte della propria sovranità in cambio di quell’indipendenza a cui tanto sembra aspirare.

D. C’è la possibilità che sul territorio di questo nuovo stato sovrano si manifestino conflitti armati simili a quelli della Macedonia o del Kosovo?

R. Con la minoranza albanese si, è possibile.

D. Quali problemi investiranno la Serbia con l’uscita del Montenegro dalla federazione?

R. Belgrado perde lo sbocco sul mare, ma ciò non rappresenta una tragedia. Si potrà trovare un accordo. Piuttosto la Serbia ritirerà i capitali investiti per lo sviluppo del Montenegro, per il funzionamento degli organi congiunti di potere. Per il Montenegro sarà un colpo. Le repubbliche dovranno dividere le proprietà, al Montenegro toccherà pagare le spese di tutte le rappresentanze diplomatiche. Il Montenegro inoltre fino ad ora ha mandato gratuitamente i suoi ragazzi a studiare a Belgrado. Si acutizzerà il problema della ricerca di un posto di lavoro, dal momento che in Montenegro è difficile trovarlo.
Per quanto riguarda la Serbia, anch’essa dovrà affrontare non minori problemi. Oggi si trova in ginocchio e ha perso parte della propria sovranità. Il paese non risolve autonomamente le questioni della propria politica interna ed estera. Questa non viene decisa a Belgrado, che deve molto semplicemente seguire la strada che le viene indicata. Quando alla Serbia tocca consegnare tutti coloro che bisogna affidare al Tribunale dell’Aja, quando sul suo territorio possono stazionare le truppe della NATO (e un trattato in tal senso è già stato siglato), quando possono essere sottratte tutte le ricchezze del suo territorio, ecco che non ha più molto senso affrettarsi ad invitare la Serbia nell’UE e che l’Europa sussidi la sua economia.
Ma, nonostante tutto, la Serbia è un paese forte ed ha ancora la possibilità di riprendersi. E quando la Serbia risorgerà, allora incontrerà nuovamente l’interesse dei propri vicini, che torneranno a rivolgersi ad essa, come era già successo all’inizio degli anni ’20 dello scorso secolo.

D. La stampa occidentale scrive della possibilità che, sull’onda di sentimenti revanscisti, i nazionalisti possano tornare al potere in Serbia, e alcuni analisti addirittura accennano al fatto che sia L’UE stessa a provocare consapevolmente tale processo, per potere abbattere il regime radicale e finalmente privare Belgrado della propria sovranità…

R. Oggi l’UE dispone di un gran numero di strumenti che le permettono di controllare i processi politici nei paesi dell’ex Jugoslavia. A cominciare dalla firma sotto dettatura delle leggi elettorali, per finire con il cambiamento dei leader di partiti politici non graditi e persino di presidenti, come è successo in Bosnia e Erzegovina. Per questo io penso che l’Europa non teme l’avvento dei nazionalisti al potere: essa è già in grado di confrontarsi con loro. Sebbene, per la verità, la Serbia sia alquanto imprevedibile rispetto ad altri paesi della regione. Al momento è difficile aspettarsi l’avvento al potere di forze che non rispondano agli interessi delle organizzazioni europee.
Per quanto riguarda la provocazione a cui faceva cenno, credo all’Europa non convenga. Dietro ai nazionalisti potrebbe sollevarsi tutto il popolo. Perché l’Europa dovrebbe fare questo, se già è in grado di indirizzare la politica del paese? La sovranità della Serbia nella politica interna ed estera, anche in prospettiva, è perduta. Del futuro del paese dispongono NATO, UE e USA. Hanno propri rappresentanti in tutte le strutture del potere statale del paese. Per questo possiamo affermare che la Serbia è completamente diretta dall’esterno (...)

Traduzione dal russo per www.resistenze.org di Mauro Gemma


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Il Manifesto 21/5/06

Levante o «Grande Puglia»?

T. D. F.

Sarà per via dei passati legami della casa reale italiana, sarà per la vicinanza. Sarà per l’irrefrenabile «brava gente» verso i traffici spesso incofessabili con il nuovo Est. Ma l’attenzione e l’attesa per i risultati del referendum in Montenegro sono fortissime. Del resto ancora fino a quattro anni fa il governo di Podgorica teneva aperto a Roma una «rappresentanza», quasi un’ambasciata alternativa, con tanto di connivenze con settori governativi italiani. Come da un anno non manca la promozione autonoma del «mare solo montenegrino» verso il mercato delle vacanze italiane. Un’attesa particolare è quella della Puglia e delle sue realtà istituzionali informali, come le locali sedi della Rai. Ieri nel solito appuntamento del settimanale televisivo «Levante», è andata in onda la «preoccupazione della comunità internazionale» e «l’appuntamento politico più importante degli ultimi anni nei Balcani», con tanto di servizio sull’ex centrocampista del Milan Dejan Savicevic, che (diciamo noi) ha capovolto la sua posizione da filo-unione con la Serbia di solo un anno fa, forse attratto dal miraggio - Moggi anche lì? - di un ruolo autonomo nei campionati di calcio, mondiali e non, saltato però ieri, vista la decisione che ai mondiali di calcio, secessione o no, sarà accetta solo la squadra della Serbia e Montenegro. Ma sta di fatto che «Levante» per tutto l’arco di un anno di trasmissioni ha promosso l’indipendenza del Montenegro con interviste e servizi, naturalmente non raccontando mai i «guai» giudiziari verso la magistratura di Bari del primo ministro montenegrino, Milo Djukanovic, che ne è il principale sostenitore. Con tanta rappresentazione di «gggente» favorevole alla secessione da Belgrado. Ma Niki Vendola sa che, mentre lui promuove democrazia e rapporti eguali con i paesi balcanici massacrati dalle lor mafie nazionaliste edalla nostra guerra Nato, la sede Rai con «Levante» va verso una sorta di annessione montenegrina, verso il traguardo della «Grande Puglia»?

Milo wanted

T.D.F.

Un paradosso. Fu l’attuale premier Milo Djukanovic, anche all’epoca premier, a sostenere nell’aprile 1992 un referendum favorevole all’unità del Montenegro con la Serbia. La sua nascita politica è nel 1989 dopo la «rivoluzione antiburocratica» dentro la Lega dei comunisti, quando si schierò con Slobodan Milosevic che all’epoca ritoccava l’autonomia del Kosovo. Djukanovic durante la guerra con la Slovenia e Croazia e poi in Bosnia fu sempre fedelissimo del potere a Belgrado. Il suo Partito democratico di sinistra, era nella coalizione con il partito socialista di Milosevic. Ruppe con Milosevic nel 1997 quando vinse le presidenziali a Podgorica contro Momir Bulatovic, nuovo fedelissimo del regime. Durante la sua presidenza si allungano ombre pesanti sul suo operato. Siamo al dopo-Dayton, è finito ufficialmente l’embargo contro Belgrado, ma il suo ruolo di diverso interlocutore per i traffici utili al sostegno del paese, invece che indebolirsi si rafforza. E l’Occidente tollera tutto. Arriviamo al 1998-1999 con la crisi del Kosovo, Djukanovic diventa l’interlocutore della Nato e del segretario di stato Usa Madeleine Albright che favorisce la secessione per indebolire Milosevic. Si apre a Roma un ufficio di «rappresentanza» montenegrino. Ma in Italia la magistratura apre un’inchiesta incriminandolo per «associazione mafiosa» con Camorra e Sacra Corona Unita. Dopo i cambiamenti democratici a Belgrado la sua volontà di secessione si rafforza, mentre si riduce l’appoggio Usa arrivano ingenti capitali russi di dubbia provenienza.


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il manifesto
24 Maggio 2006

Podgorica, grazie Lipka

Andrea Rossini

Podgorica - Il presidente della Commissione referendaria del Montenegro, lo slovacco Frantisek Lipka, ha annunciato ieri mattina in conferenza stampa i risultati ufficiali del voto. L'annuncio è arrivato nonostante il disaccordo nella Commissione municipale di Podgorica sulle operazioni in 37 seggi della capitale, e relative a circa 19.000 schede, come aveva detto lo stesso Lipka lunedì sera in Parlamento. I rappresentanti unionisti avevano diramato poche ore prima un duro comunicato per denunciare irregolarità, chiedendo il riconteggio dei voti. La posizione del blocco unionista non ha trovato spazio ieri sulla tv di stato, ma apriva la prima pagina del quotidiano Dan: «L'opposizione non riconosce i risultati».
Lunedì sera, a 24 ore dalla chiusura dei seggi, l'incertezza sui risultati ufficiali non prometteva nulla di buono. Le Commissioni municipali avrebbero dovuto comunicare a quella referendaria i dati definitivi entro le 21.00, ma le contestazioni a Podgorica lo hanno impedito. Lipka, dopo una nottata di negoziati, ha deciso ieri mattina di sciogliere il nodo gordiano sostituendosi alla Commissione di Podgorica e utilizzando i poteri (c.d. zlatni glas, voto d'oro) attribuitogli dalla legge.
Ora la partita è tutta politica, dato che sembra poco probabile che i risultati del voto, considerato regolare dai 3.400 osservatori internazionali e locali, siano in discussione. Secondo Lipka, per alcuni membri della Commissione municipale di Podgorica i rapporti sul voto non sono stati fatti in maniera appropriata. Il rappresentante internazionale ha però ricordato che tutti i comitati di seggio erano paritetici e che tutti i rapporti sarebbero dovuti essere controfirmati prima di essere presentati al livello superiore (municipale). Resta il fatto grave però che i risultati ufficiali sono stati promulgati d'autorità. Insomma, grazie Lipka!
Lipka, dopo aver ricordato ai giornalisti che le regole del referendum erano state accettate dai leader di entrambi i blocchi e sono state rispettate nel corso di tutto il processo elettorale, ha quindi dichiarato questa mattina che 230.711 montenegrini si sono espressi a favore dell'indipendenza, per un totale del 55,50% dei votanti. 184.954 hanno invece scelto l'Unione (44,50%). Per quanto riguarda i seggi contestati a Podgorica, sarebbero relativi a 18.267 voti totali. Di questi, 10.297 sono a favore dell'indipendenza (56,37%), mentre 7.970 per l'Unione (43,63%). I risultati finali di Podgorica sarebbero quindi 60.626 per il Sì (indipendenza) e 52.345 per il No. In tutto il Montenegro hanno votato 419.236 persone, l'86,49% degli aventi diritto (484.718).
Per l'annuncio dei risultati definitivi, la Commissione repubblicana deve ora attendere tre giorni per ricevere eventuali contestazioni, alle quali dovrà rispondere entro 24 ore. Sabato sarà quindi dichiarato ufficialmente il risultato del referendum. Dopo questo termine si aprirà per la piccola patria adriatica la strada del riconoscimento internazionale. Il presidente montenegrino Filip Vujanovic ha detto che il primo atto dopo la proclamazione dei risultati ufficiali sarà lo stabilimento di relazioni con Bruxelles e con Belgrado. E da Belgrado sono arrivate ieri le prime prese di posizione «forti»: il presidente serbo Boris Tadic (di origini montenegrine) ha dichiarato che «sarà il primo funzionario serbo ad andare in Montenegro per congratularsi»; mentre il premier Vojislav Kostunica, favorevole all'unione di stato, è stato meno entusiasta, pur dichiarandosi pronto a riconosceri i risultati definitivi sui quali però «non dovrà restare neanche l'ombra del dubbio».
Il Montenegro è calmo, dopo i festeggiamenti di domenica notte a Podgorica e di lunedì a Cetinje, la prosecuzione di una situazione di incertezza non era auspicabile evidentemente per nessuno. Nel tardo pomeriggio di lunedì di fronte alla sede del partito Socialista Popolare (unionista), alcuni giovani davano voce al proprio risentimento e volontà di rivalsa contro un voto «irregolare» e contro «gli albanesi», che in grande maggioranza hanno votato per l'indipendenza.


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MONTENEGRO: REFERENDUM, DJUKANOVIC PROCLAMA VITTORIA (3)

(ANSA-AFP) - PODGORICA, 22 MAG - ''Voglio ringraziare tutti quelli che hanno creduto al ripristino dell'indipendenza'', ha aggiunto Djukanovic. ''Ringrazio l'Unione europea, che ha contribuito all' organizzazione di questo processo (...) e spero che continuera' ad aiutarci nel nostro cammino per integrarci in Europa'', ha proseguito. ''Il Montenegro e' un nuovo Stato indipendente, un nuovo membro dell'Onu che pretende, nel piu' breve tempo possibile, di diventare un membro a pieno titolo della comunita' dei popoli europei'', ha sottolineato il primo ministro. I fautori del mantenimento dell'unione con la Serbia non hanno finora riconosciuto la vittoria dei loro avversari. ''Il risultato non e' definitivo finche' la Commissione per il referendum non l'annuncera' e tutti l'avranno accettato'', ha detto il leader dell'opposizione unionista, Predrag Bulatovic. Invitando ad aspettare il risultato ufficiale, Bulatovic ha ammesso, citando dati parziali, che gli indipendentisti sono in testa, ma al di sotto della soglia del 55% richiesta. ''Il risultato finale sara' comunicato dalla Commissione per il referendum della Repubblica'', ha insistito. ''Ogni voto e' importante ed e' molto importante convalidare il risultato finale di questo referendum'', ha concluso Bulatovic. Dal canto suo, il diplomatico slovacco Frantisek Lipka, capo della Commissione per il referendum, confida di poter annuciare stamani (lunedi') i primi risultati. ''Credo di poter essere in grado di annunciare risultati preliminari lunedi' alle 10'', ha dichiarato in nottata in un incontro con la stampa. Il tasso di partecipazione - ha precisato Lipka - e' stato dell'86,1%, ma la cifra potrebbe ancora ''cambiare un poco''. (ANSA-AFP). DIG
22/05/2006 03:37 

MONTENEGRO: REFERENDUM, COMMISSIONE CONFERMA INDIPENDENZA

(ANSA) - (ANSA) - PODGORICA, 22 MAG - La Commissione elettorale di Podgorica, presieduta dal rappresentante dell'Ue Frantisek Lipka, ha confermato oggi la vittoria dei si' all' indipendenza dalla Serbia nel referendum sull'autodeterminazione svoltosi ieri nella piccola repubblica ex jugoslava del Montenegro. Secondo i dati ufficiali preliminari resi noti stamattina, i voti favorevoli al divorzio sono stati pari al 55,4% (qualche decimale in piu' rispetto alla maggioranza qualificata concordata con i mediatori europei per il via libera alla secessione), mentre i no si sono fermati al 44,6%. (ANSA). LR
22/05/2006 10:16 

MONTENEGRO: REFERENDUM, COMMISSIONE CONFERMA INDIPENDENZA (2)

(ANSA) - PODGORICA, 22 MAG - Lipka ha precisato che i dati riguardano tutti i seggi tranne 45 (su oltre 1.120). In totale, resta da controllare il voto di non piu' 25.000 elettori, cifra che non appare in grado di modificare il risultato. Il presidente ha aggiunto che l'affluenza finale e' stata fissata all'86,3% dei circa 485.000 montenegrini aventi diritto al voto e ha sottolineato che alla commissione ''non sono pervenute denunce di irregolarita' significative''. Gia' nella notte il premier montenegrino, Milo Djukanovic, capofila della battaglia indipendentista, aveva proclamato la vittoria del suo schieramento, dopo alcune proiezioni favorevoli. Il leader dell'opposizione unionista, il socialista Predrag Bulatovic, aveva tuttavia contestato i dati delle proiezioni, ipotizzando che il fronte del no fosse stato in effetti sconfitto, ma con un margine (54% contro 46, a suo dire) insufficiente a consentire la proclamazione d'indipendenza. Lo stesso Bulatovic si era tuttavia rimesso al verdetto ufficiale odierno della commissione elettorale di Lipka. (ANSA). COR-LR
22/05/2006 10:31 

Montenegro : Nato; risultato referendum pienamente legittimo

Bruxelles - Il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jaap de Hoop Scheffer, si "congratula a nome della Nato con le autorità e il popolo del Montenegro per aver svolto un referendum libero, equo, ed ordinato", il cui risultato è "pienamente legittimo". E' quanto si legge in una nota diffusa a Bruxelles dalla stessa Alleanza Atlantica. La missione di osservatori dell'Osce inviata nella piccola repubblica balcanica, prosegue l'olandese, "ha concluso che i risultati riflettono la volontà del popolo" montenegrino di
raggiungere l'indipendenza dalla Serbia. L'alta affluenza registrata alle urne, pari all'86,3% degli elettori, "da piena legittimità ad un risultato che la Nato riconosce", sottolinea ancora il capo della Nato che invita inoltre "tutte le parti politiche e i cittadini a rispettare l'esito del referendum". Belgrado e Podgorica, auspica ancora de Hoop Scheffer, "devono adesso cominciare a discutere le numerose questioni bilaterali per cui serve una soluzione".
L'Alleanza, conclude, "è determinata a mantenere buone relazioni con entrambi i governi".
 
(Fonte: http://www.contropiano.org/ - 22/5/06)

MONTENEGRO: SOLANA, ORA BELGRADO-PODGORICA PARLINO TRA LORO

(ANSA) - BRUXELLES, 22 MAG - Ora e' molto importante che Serbia e Montenegro ''parlino tra di loro'': lo ha detto l'Alto rappresentante Ue alla politica estera, Javier Solana, commentando la vittoria dei 'si'' nel referendum sull' indipendenza in Montenegro. In un incontro con la stampa insieme al segretario generale della Nato, Jaap De Hoop Scheffer, Solana ha sottolineato che l'Ue ''rispettara''' il risultato del voto, che comunque - ha precisato - non e' ancora ufficiale. Rispondendo alla domanda di un cronista sui prossimi passi dell'Ue con il Montenegro dopo il voto sull'indipendenza, Solana ha risposto che in questa fase e' piu' importante che Serbia e Montenegro ''parlino tra di loro'', e che la Ue e' comunque ''pronta a cooperare''. Quale dato molto positivo del referendum, sia Solana sia Scheffer hanno sottolineato ''l'alta affluenza'' e il fatto che ''non ci siano stati incidenti, che sottolinea la maturita' e responsabilita''' del popolo montenegrino.(ANSA). RIG
22/05/2006 12:30 

MONTENEGRO: BRUXELLES, VOTO NELLA CALMA ORA GUARDARE A UE

(ANSA) - BRUXELLES, 22 MAR - La Commissione europea ''si rallegra del rapporto preliminare'' sul risultato del referendum in Montenegro, voto che ''si e' svolto nella calma con un eccellente affluenza''. Lo ha sottolineato in una nota il commissario all' allargamento, Olli Rehn, precisando che ''i primi risultati evidenziano che i 'si'' all'indipendenza hanno vinto'' ''Come gia' detto in precedenza, qualsiasi risultato verra' accettato'', ha aggiunto Rehn, augurandosi che ora il Montenegro ''costruisca la sua indipendenza sulla base dei principi europei''. (ANSA) GIT-RIG
22/05/2006 12:42 

MONTENEGRO: OSCE, REFERENDUM CONFORME A NORME INTERNAZIONALI

(ANSA) - VIENNA, 22 MAG - Il referendum sull'indipendenza in Montenegro si e' svolto ''in conformita' con le norme dell'Osce, del Consiglio d'Europa e con altri standard internazionali per processi elettorali democratici''. E' quanto dichiara l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) in un comunicato diffuso oggi sul sito internet dell'organizzazione che ha sede a Vienna. Il referendum ha ''dato agli elettori l'autentica possibilita' di decidere sul futuro status attraverso un processo di democrazia diretta'', afferma la missione internazionale degli osservatori oggi a Podgorica. Bisogna ''congratularsi con la popolazione del Montenegro per l'approccio costruttivo nel prendere questa decisione storica'', ha detto il capo della missione Nevgzat Yalcintas secondo il comunicato. (ANSA). RED
22/05/2006 14:19

MONTENEGRO: REFERENDUM, I PASSI DELL'INDIPENDENZA / ANSA

(ANSA) - BELGRADO, 22 MAG - Avverra' per gradi, prevedibilmente a partire da giugno, e si protrarra' per diversi mesi il cammino del Montenegro - reduce dal referendum di ieri - verso la piena indipendenza dalla Serbia e la riconquista di quella sovranita' persa dalla dinastia dei Petrovic nel 1918. Il primo passo, dopo la certificazione ufficiale del risultato referendario, e' atteso per il 5 giugno prossimo, con l'invio del rapporto finale della commissione elettorale al parlamento locale di Podgorica. Spettera' poi a quest'ultimo dichiarare formalmente l'indipendenza e avviare le necessarie modifiche legislative e costituzionali. Di fatto autonomo in molti campi gia' da tempo, il Montenegro potra' attribuirsi dopo la proclamazione di sovranita' anche i residui poteri lasciati finora nelle mani del governo federale dell'Unione di Serbia e Montenegro, nata nel 2003 sulle ceneri di cio' che restava della Jugoslavia di Slobodan Milosevic. In particolare i poteri in materia di politica estera, difesa, dogane e diritti delle minoranze. Tutti questi passaggi dovranno essere peraltro coordinati in qualche modo col governo serbo. Sul piano internazionale, il primo tassello di rilievo e' previsto invece per settembre, con la richiesta di adesione all'Onu. Ma non sara' che l'inizio. In base agli accordi che diedero vita alla Serbia-Montenegro, erede legale dell'Unione sara' Belgrado, poiche' l'eredita' spetta al Paese che 'subisce' la secessione altrui e non a quello che la proclama. Podgorica dovra' quindi riaccreditarsi un po' dappertutto. Dopo l'Onu, e' in scaletta l'avvio delle trattative con l'Osce e di quelle con Fmi, Wto e Banca Mondiale. Nel frattempo - secondo le promesse del premier, Milo Djukanovic - il Montenegro cerchera' di dare impulso anche e soprattutto al cammino d'integrazione euro-atlantica. Un obiettivo che dovra' passare attraverso l'apertura dei negoziati preliminari di associazione e stabilizzazione (Asa) con l'Unione Europea, che Bruxelles ha aperto nei mesi scorsi con l'intera Unione, salvo poi congelarli come ritorsione di fronte alla mancata cattura e consegna alla giustizia internazionale degli ultimi criminali di guerra serbi alla macchia: primo fra tutti il famigerato ex comandante serbo-bosniaco Ratko Mladic. A proposito del negoziato con Ue e Nato, da Bruxelles si e' fatto pero' sapere - proprio in queste ore - che l'argomento potra' essere affrontato col nuovo Montenegro indipendente soltanto dopo che Podgorica avra' saputo dirimere il contenzioso bilaterale con Belgrado in materia di separazione. Ultimo tema, quello delle federazioni sportive. In alcuni casi il divorzio e' gia' un dato di fatto. In altri si trattera' di stabilirne le tappe: per il calcio, sport nazionale in entrambe le repubbliche, vi sara' tuttavia una proroga. Qualificatasi per la fase finale dei prossimi mondiali con i colori della Serbia-Montenegro, la nazionale di Dejan Stankovic (serbo) e Mirko Vucinic (montenegrino) partecipera' a Germania 2006 sotto questa bandiera: seppure ormai ammainata. (ANSA). LR
22/05/2006 15:25

MONTENEGRO: UE, DOPO DIVORZIO OGNUNO PER LA SUA STRADA /ANSA

(di Martino Rigacci). (ANSA) - BRUXELLES, 22 MAG - L'Ue si adegua, non contesta e, anzi, accoglie un voto che cambia la geografia dell'Europa: il divorzio via referendum del Montenegro dalla Serbia e' stato ricevuto senza tentennamenti, oltre che con un respiro di sollievo, da Bruxelles. Trattandosi di un evento dal quale poteva nascere - come e' poi avvenuto - un nuovo Stato nel cuore del Vecchio Continente, Bruxelles ha seguito passo passo il voto, avendo di fatto gia' pronta l'impalcatura giuridica-istituzionale per dialogare separatamente con Belgrado e Podgorica. Le reazioni europee al 'si'' all'indipendenza montenegrina hanno messo in risalto tre punti chiave: non ci sono stati incidenti - fatto per niente scontato trattandosi di un'area ad alta instabilita' quali i Balcani -, l'affluenza alle urne e' stata molto alta e, soprattutto, il pieno rispetto da parte europea del risultato. Anche se con tonalita' diverse, questi punti sono stati rilevati dall'Alto rappresentante Ue alla politica estera, Javier Solana, dalla Commissione europea e dal segretario generale Nato, Jaap De Hoop Scheffer. Nel sottolineare la ''legittimita''' del processo elettorale - poco prima della conferma da parte dell'Osce che il voto e' ''in conformita' agli standard internazionali'' - Solana ha in particolare ricordato che il 'si'' ha superato la soglia fissata dall'Ue, e cioe' il 55% dei voti. DUE VELOCITA'. A questo punto, il lungo e complicato processo di avvicinamento della Serbia e del Montenegro all'Europa si separa, ed e' probabile che Podgorica correra' piu' velocemente di Belgrado. Cio' per varie ragioni: sia perche' il Montenegro e' un paese molto piccolo (appena 650 mila persone) ed e' quindi piu' facilmente 'digeribile' per Bruxelles, sia perche' Belgrado deve ancora fare i conti con l'arresto dell'ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic, questione che e' una vera palla al piede per le ambizioni serbe di entrare, un giorno, nell'Ue. Altrettanto chiaro e' stato Scheffer, che ha sottolineato come i governi di entrambe le parti devono quanto prima iniziare a discutere ''le numerose questioni bilaterali che richiedono una soluzione''. Alla domanda su quando l'Europa intenda intavolare negoziati per giungere ad un'accordo di stabilizzazione e associazione (Asa) con il paese di Milo Djukanovic, Solana ha confermato il sostegno Ue, pur precisando con forza che in questa fase di transizione il vero punto chiave e' che Serbia e Montenegro ''parlino tra di loro''. Su un piano strettamente operativo, la Commissione Ue dovra' ora avere dai Venticinque un nuovo mandato per poter negoziare separatamente con le due capitali. Ovviamente, le trattative di Bruxelles con Podgorica non verranno azzerate, visto che la Commissione manterra' in vita gran parte del lavoro gia' svolto nelle trattative - ora congelate per il caso Mladic - con l'unita' statale Serbia/Montenegro. CI VUOLE DIALOGO BELGRADO-PODGORICA. Solana ha inoltre colto l'occasione per ricordare quanto sia importante garantire la stabilita' nei Balcani, area nella quale l'Ue e' coinvolta' da ''molti anni, con molta energia e risorse''. Rispondendo a quello che in effetti e' la domanda del momento nel complesso scacchiere balcanico - e cioe' la definizione del futuro status del Kosovo - Scheffer ha rifiutato di tracciare un parallelismo tra il voto montenegrino e la situazione nella provincia serba: e proprio l'eventuale riconoscimento dell' indipendenza del Kosovo e' il prossimo delicato appuntamento che i Balcani presentano all'Ue. (ANSA) RIG
22/05/2006 17:56 

MONTENEGRO: UE; BORRELL, ORA PREVALGA LA COOPERAZIONE

(ANSA) - BRUXELLES, 22 MAG - Dopo la vittoria del si' nel referendum sull'indipendenza ''e' ora essenziale per Montenegro e Serbia, e per l'intera regione, che i negoziati sulla separazione comincino in uno spirito di grande cooperazione e di mutuo rispetto''. E' quanto scrive il presidente del Parlamento europeo Josep Borrell in un messaggio inviato al primo ministro di Montenegro Milo Djukanovic, con il quale si felicita per il risultato del voto che, ''secondo gli osservatori del Parlamento europeo si e' svolto in grande trasparenza e con una larga partecipazione''. Borrell aggiunge l'augurio di successo ''in tutte le sfide future sulla strada che porta all'Unione europea''. (ANSA). COM-VS
22/05/2006 19:31 

MONTENEGRO: SI' A INDIPENDENZA, CON PLACET EUROPEO / ANSA

(di Alessandro Logroscino). (ANSA) - BELGRADO, 22 MAG - Sventolano i vessilli con l'aquila bicefala del Montenegro indipendente, oggi, da Podgorica all'antica capitale Cetinje. Sventolano per celebrare la vittoria dei si' al divorzio dalla Serbia - suggellata oggi dai dati ufficiali - nel referendum svoltosi ieri nella piu' piccola delle repubbliche ex jugoslave. Una competizione che lascia dietro di se' entusiasmi di piazza, qualche malcontento e non poche incognite, a partire dalla reazione politica del governo serbo. Ma sul cui esito si sciolgono anche gli ultimi dubbi, mentre a rassicurare gli animi non manca la conferma del ministero della difesa di Belgrado sulla volonta' di assoluta non interferenza delle forze armate federali, ove mai qualcuno avesse immaginato un bis su scala ridotta delle tragedie balcaniche degli anni '90. A confermare le proiezioni che fin dalla serata di ieri avevano annunciato il successo del fronte secessionista guidato dal premier e uomo forte di Podgorica, Milo Djukanovic, sono arrivate oggi le cifre della commissione elettorale: presieduta - a titolo di inedita garanzia - da uno diplomatico straniero, lo slovacco Frantisek Lipka, indicato dall'Unione europea. I numeri snocciolati da Lipka hanno attribuito il 55,4% delle schede al si'. Un pugno di decimali in piu' rispetto alla maggioranza qualificata concordata con la comunita' internazionale per il via libera alla secessione, ma comunque ampiamente al di sopra del 50% dei votanti e quasi 11 punti avanti all'opposizione unionista (feRma al 44,6%), schierata in difesa dei legami con la sorella maggiore serba e dell'ultimo spezzone di Stato erede della defunta Jugoslavia. Numeri che non cancellano la divisione etnico-regionale dei due campi avversi. E che tuttavia trovano conforto e legittimazione nell'alta affluenza alle urne (86,3% dei 485.000 aventi diritto) e nel placet degli osservatori internazionali. ''L'indipendenza del nostro Paese e' stata ripristinata dalla volonta' della maggioranza dei cittadini'', ha esultato il premier Djiukanovic, vero trionfatore del referendum, tornando oggi ad arringare i suoi dopo aver proclamato la vittoria fin dalla notte precedente, sulla scorta degli exit poll. Parole che hanno segnato l'inizio di un secondo giro di feste e caroselli d'auto a Podgorica, in attesa del grande raduno organizzato nella vecchia capitale Cetinje: nella piazza intitolata a quel re Nikola Petrovic che fu ultimo sovrano del Montenegro indipendente fino al 1918, oltre che padre della regina Elena d'Italia, consorte di Vittorio Emanuele III. Per Djukanovic, la riconquistata sovranita' del Paese significa disponibilita' a ''proseguire la collaborazione con la Serbia su basi nuove''. Ma soprattutto prelude a un piu' rapido cammino verso l'Ue e la Nato, libero dai vincoli rappresentati dalla politica del governo di Belgrado, a cominciare dalle inadempienze sulla consegna al Tribunale dell'Aja di Ratko Mladic e degli ultimi ricercati per crimini di guerra dell'era Milosevic. ''Confidiamo che il Montenegro possa essere candidato (all'ingresso nell'Ue) subito dopo Bulgaria, Romania e Croazia'', ha dichiarato il primo ministro, sorvolando sulle incertezze di chi ancora dubita della tenuta economica e delle garanzie di legalita' del suo micro-regno. Affermazioni alle quali si sono contrapposti gli esponenti unionisti, scettici sul futuro e aggrappati a un'estrema richiesta di riconteggio delle schede. Ma comunque pronti - come ha detto infine uno dei loro leader - ad accettare i risultati definitivi della commissione elettorale. Risultati la cui attendibilita' e' stata garantita da Lipka, con l'esclusione di ''irregolarita' significative''. E certificata anche dagli osservatori dell'Osce, secondo cui il processo referendario montenegrino si e' svolto ''nel rispetto degli standard democratici internazionali''. Di ''legittimita' fuori discussione'' ha parlato pure l'emissario dell'Ue a Podgorica, Miroslav Lajcak, aggiungendo che il voto di ieri ''apre a un riconoscimento internazionale del Montenegro''. Fermo restando il tono prudente di Bruxelles a proposito del battesimo di negoziati separati con Podgorica (dopo il congelamento a causa del caso Mladic di quelli avviati nei mesi scorsi con l'Unione di Serbia e Montenegro), rinviandone l'esame fino a quando la dirigenza montenegrina non avra' fissato con Belgrado tutte le tappe del divorzio. Del resto e' a Belgrado che la comunita' mondiale guarda in queste ore. Lajcak vi giungera' domani con la speranza di strappare al coriaceo premier serbo Vojislav Kostunica - da sempre ostile alla secessione, malgrado lo scarso rimpianto che l'Unione sembra ingenerare nella stessa opinione pubblica serba - un riconoscimento in tempi brevi del nuovo Montenegro. ''Il nostro piu' grande desiderio e' che la Serbia sia il primo Paese a riconoscerci'', ha fatto sapere Djukanovic, felicitato finora dai capi di governo di tutti gli altri Paesi ex jugoslavi con l'eccezione proprio di Kostunica. Un silenzio, quello del premier serbo, da cui peraltro gia' si distanziano le voci di esponenti del suo stesso governo, come l'eccentrico ministro degli esteri, Vuk Draskovic, secondo cui il Montenegro va riconosciuto e la Serbia puo' rifondarsi come monarchia costituzionale affidata agli eredi della dinastia nazionale dei Karageorgevic. E persino la voce del tribuno dell'opposizione ultranazionalista Tomislav Nikolic, a giudizio del quale la secessione del Montenegro e' una fatto ''pericoloso e doloroso'': ma in ogni modo un fatto acquisito che, ''come il resto del mondo, anche la Serbia alla fine riconoscera'''. (ANSA). LR
22/05/2006 19:38 

MONTENEGRO: REFERENDUM, INDIPENDENZA PUNTO E A CAPO / ANSA

(di Alessandro Logroscino) (ANSA) - BELGRADO, 23 MAG - E' l'ora del riconoscimento per il nuovo Montenegro indipendente nato dal referendum di domenica scorsa e dalla volonta' di scissione dello Stato unitario con la Serbia, ultimo retaggio dell'ex Jugoslavia. (...) Con poco piu' di 2.000 voti di vantaggio rispetto alla soglia di garanzia del 55% concordata con i mediatori dell'Unione Europea per dare il via libera alla secessione, ma anche con una netta maggioranza assoluta e un vantaggio di quasi 50.000 voti (11 punti tondi) sullo schieramento del no. Schieramento che non si da' ancora per vinto. Ma che, pur avendo tre giorni di tempo per presentare ulteriori contestazioni, appare rassegnato. ''Vogliamo chiarire tutti i dubbi e verificare se il risultato rappresenta davvero la volonta' dei cittadini o un intrigo di regime'', ha ripetuto stasera il numero due dell'opposizione, Predrag Popovic, senza tuttavia confermare l'invio della sbandierata richiesta di ricalcolo generale delle schede alla commissione elettorale, presieduta dal diplomatico slovacco Frantisek Lipka. Alla necessita' di allontanare le ultime ombre si aggrappano pure i vertici politici della Serbia, sondati oggi a Belgrado dall'emissario dell'Ue Miroslav Lajcak sulla disponibilita' a riconoscere in tempi brevi l'indipendenza del piccolo Paese fratello. Disponibilita' che non e' stata negata, ma rinviata alla pubblicazione ufficiale dei risultati. Il piu' coriaceo, al solito, e' sembrato il premier nazional- patriottico Vojislav Kostunica, secondo cui ''la Serbia e' pronta ad accettare entrambi i risultati'' del referendum, ma solo dopo gli ultimi controlli, poiche' vuole che ''non ci siano ombre''. Una sottolineatura che d'altronde non gli ha impedito di assicurare che ''il divorzio non sarebbe in ogni caso un grande problema'', anche perche' gli accordi garantiscono alla Serbia ''la piena eredita' dei diritti internazionali dell' Unione'': incluso, e' sottinteso, quello della sovranita' sulla provincia a maggioranza albanese del Kosovo, animata a sua volta da rivendicazioni indipendentistiche, ma assai piu' cara, rispetto al Montenegro, alle radici storiche e religiose serbe. Piu' conciliante il presidente della Serbia, il 'liberale' Boris Tadic, il quale ha ricordato a Lajcak d'essersi battuto ''per il mantenimento di uno Stato unitario'', ma si e' dichiarato ''pronto ad accettare la decisione della maggioranza del popolo montenegrino'' non appena la commissione avra' ''pubblicato i risultati definitivi e sciolto tutti i dubbi''. Una posizione che pone il capo dello Stato in singolare contraddizione col suo stesso padre: l'anziano accademico nazionalista Ljubomir Tadic, esponente di un comitato unionista che bolla la consultazione montenegrina come ''una frode''. Affermazioni che non toccano comunque le cancellerie di mezzo mondo, disposte ormai a sbilanciarsi nella sostanza, se non ancora nella forma, nell'accoglimento dell'ennesimo micro-Stato balcanico che riemerge dal passato. Come conferma l'apertura del commissario europeo all'allargamento, Olli Rehn, all'ipotesi di un avvio di trattative col Montenegro verso un accordo di associazione e stabilizzazione separato dal negoziato inaugurato mesi fa dall'Ue con Belgrado e poi congelato per le inadempienze del governo serbo in materia di consegna degli ultimi ricercati per crimini di guerra dell'era Milosevic. O ancora l'intervento dell'ambasciatore Usa a Belgrado, Michael Polt, sulla volonta' di Washington di fare ''passi concreti per la definizione delle relazioni'' con Podgorica dopo che il processo referendario - elogiato come ''libero e corretto'' dal Dipartimento di Stato - sara' concluso. Di fatto si trattera' di aspettare i tre giorni previsti dalla legge per l'esame lamentele e proteste presentate in extremis. Poi la documentazione passera' al parlamento locale, per una proclamazione formale di sovranita' attesa ai primi di giugno. Uno sbocco che anche la Russia - storica patrona ortodossa del Montenegro prima ancora che della Serbia e partner economico emergente della Repubblica adriatica - si e' detta in queste ore pronta ad accettare di buon grado. A rinverdire gli antichi vincoli tra lo sterminato impero dei Romanov e il piccolo regno di Cetinje dei Petrovic che un secolo fa spingevano Nicola del Montenegro ad affermare spavaldo: ''Io e mio cugino lo zar abbiamo un esercito di un milione e 10.000 uomini''. (ANSA). LR
23/05/2006 19:28 


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il manifesto - 26 Maggio 2006

Montenegro Gli «unionisti» ricorrono contro vittoria del sì

L'opposizione unionista ha formalizzato ieri la sua ultima chance di ricorso contro i risultati del referendum che domenica scorsa ha sancito la vittoria dei sì all'indipendenza del Montenegro e alla dissoluzione dello Stato unitario con la Serbia, estremo retaggio della vecchia Jugoslavia. Il reclamo, ha riferito in una conferenza stampa a Podgorica il numero due del fronte del no, Predrag Popovic comprende 241 obiezioni sul conteggio, relativi a 187 seggi (su un totale di 1.120). I voti contestati, in totale, sono quasi 120.000 e si aggiungono a quelli di circa 5.000 montenegrini residenti in Serbia che secondo gli oppositori non avrebbero dovuto essere ammessi alle urne. Secondo la procedura, il ricorso verrà esaminato oggi dalle commissioni elettorali - locali e repubblicane - e riceverà una prima risposta entro sabato.


MONTENEGRO: 'UNIONISTS' LODGE 241 COMPLAINTS ON REFERENDUM RESULTS 

AKI - May 25, 2006

Podgorica, 25 May (AKI) - The 'unionist bloc', which voted against
Montenegro independence in Sunday's referendum, said on Thursday that it
has lodged 241 complaints to municipal referendum commissions, claiming
irregularities in the voting. A bloc leader Predrag Popovic said that
the number of voters at contested polling places amounted to 120,000 and
that it could change the final outcome of the referendum in which,
according to preliminary results, "independists", led by Prime Minister
Milo Djukanovic won 55.5 per cent of votes.
Popovic said the municipal referendum commissions have to rule on the
complaints by nine o’clock today, after which the complaints go to
republican referendum commission, chaired by Czech diplomat Frantisek
Lipka.
The president of Podgorica municipal referendum commission Cedo
Kaludjerovic said that 50 complaints were lodged in the capital itself,
comprising 30,000 voters.
He said that the complaints were justified, but that the municipal
commission would most likely not be able to reach a consensus decision,
because both blocs are equally represented in the body. In such a case,
complaints would go to republican commission in which Lipka’s voice
would prevail.
The "unionists" have complained of irregularities mostly in ethnic
Albanian populated areas, saying many voters came from abroad and voted
illegally with false documents.
They also presented a list of 2,671 independence supporters, who reside
in Serbia, but who voted in the referendum. Montenegro's election law
banned some 300,000 Montenegrins living in Serbia from voting,
suspecting they would oppose independence.
Another "unionist" leader, Predrag Bulatovic, said he had asked the
European Union representative at the referendum, Slovak diplomat
Miroslav Lajcak, to intervene, because in many municipalities the
"unionists" were denied access to electoral lists to determine
irregularities. In ethnic Albanian town of Rozaje, where "unionists"
claim gross violation, president of the local referendum went abroad and
was unavailable, said Bulatovic.
"I appeal to you to intervene and make possible to our bloc to realize
its right to check the election material, before things take undesirable
turn," Bulatovic told Lajcak on Wednesday. "In case we don’t realize
these rights, I’m afraid it might have negative effects on further
developments in Montenegro," he warned.
Lajcak on Wednesday accused the "unionists" of "irresponsible behaviour"
for insisting on irregularities. Lipka has to proclaim final official
results on Tuesday, after which the unsatisfied party can appeal to
Montenegro Constitutional court. But Popovic said they would not take
that step, because there was no point appealing to the court controlled
by Djukanovic. (Vpr/Aki)

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MONTENEGRO: REFERENDUM; INVIATO UE, CONTESTAZIONI NON SERIE

(ANSA) - BELGRADO, 25 MAG - Il plenipotenziario dell'Ue in Montenegro, il diplomatico slovacco Miroslav Lajcak, ha liquidato come ''prive di serieta''' le residue contestazioni dell'opposizione unionista sul risultato del referendum che domenica ha suggellato l'indipendenza del piccolo Paese adriatico e la sua separazione dalla Serbia. In dichiarazioni riportate oggi dall'agenzia belgradese Vip, Lajcak si e' mostrato irritato per le ultime schermaglie degli unionisti. ''Tutte le storie su una falsificazione del voto sono totalmente prive di serieta''', ha tagliato corto, riconoscendo all'opposizione il diritto di presentare reclami, ma ''non quello di esprimere verdetti che spettano alla Commissione elettorale repubblicana e alla Corte costiuzionale''. Il leader del fronte del no all'indipendenza, il socialista Predrag Bulazovic, ha replicato all'emissario dell'Ue invitandolo a ''non far pressione sul nostro schieramento e a non chiederci di rinunciare ai diritti che legge ci da'''. L'ultima richiesta dell'opposizione riguarda le schede di circa 5000 elettori montenegrini che non avrebbero avuto il diritto di votare in quanto residenti di fatto in Serbia. Una contestazione bollata peraltro come fasulla dal vittorioso fronte del si' guidato dal premier locale Milo Djukanovic. In base ai dati completi dello scrutinio, resi noti due giorni fa dalla Commissione elettorale, il si' all'indipendenza ha ottenuto il 55,5% dei voti, mezzo punto in piu' della maggioranza qualificata richiesta per la secessione e 11 punti in piu' rispetto al no. Prima della ufficializzazione finale di questo risultato, la Commissione ha fissato tre giorni di tempo per l'esame degli ultimi reclami: termine che scadra' domani, senza che sia emersa alcuna concreta possibilita' di una revisione dell'esito elettorale. (ANSA). LR
25/05/2006 12:46

MONTENEGRO:REFERENDUM, FORMALIZZATO RICORSO FINALE UNIONISTI

(ANSA) - PODGORICA, 25 MAG - L'opposizione unionista ha formalizzato oggi pomeriggio la sua ultima chance di ricorso contro i risultati del referendum che domenica scorsa ha sancito la vittoria dei si' all'indipendenza del Montenegro e alla dissoluzione dello Stato unitario con la Serbia, estremo retaggio della vecchia Jugoslavia. Il reclamo, ha riferito in una conferenza stampa a Podgorica il numero due del fronte del no, Predrag Popovic comprende 241 obiezioni sul conteggio, relativi a 187 seggi (su un totale di 1.120). I voti contestati, in totale, sono quasi 120.000 e si aggiungono a quelli di circa 5000 montenegrini residenti in Serbia che secondo gli oppositori non avrebbero dovuto essere ammessi alle urne. Secondo la procedura, il ricorso verra' esaminato domani dalle commissioni elettorali - locali e repubblicane - e ricevera' una prima risposta entro sabato. Poi gli oppositori potranno fare ulteriore appello alla Corte suprema e a quella costituzionale, ma negano di volerlo fare. I vari passaggi dovrebbero richiedere in ogni caso al massimo un paio di settimane. Poi i risultati - se, come tutto lascia credere, verranno confermati - passeranno al parlamento per la presa d'atto e la proclamazione ufficiale d'indipendenza. Secondo i dati della Commissione elettorale repubblicana, resi noti due giorni fa, i si' alla secessione dalla Serbia sono stati pari al 55,5% dei votanti, mezzo punto in piu' della maggioranza qualificata necessaria e 11 punti in piu' rispetto ai no. Un esito sostanzialmente accolto dalla comunita' internazionale, ma che il governo della Serbia ha detto di voler riconoscere solo dopo la pubblicazione definitiva. Sui vari ricorsi presentati o ventilati dall'opposizione si e' intanto gia' pronunciato il mediatore e garante dell'Ue per il referendum montenegrino, Miroslav Lajcak, che ha liquidato come ''totalmente privi di serieta''' i sospetti su un presunto rovesciamento del risultato.(ANSA). COR-LR
25/05/2006 19:01

MONTENEGRO: REFERENDUM, PRIMI RICORSI GIA' BOCCIATI

(ANSA) - PODGORICA, 26 MAG - Sono stati gia' bocciati i primi ricorsi dell'opposizione unionista contro l'esito del referendum svoltosi domenica nella piccola repubblica ex jugoslava del Montenegro che ha segnato la vittoria dei si' all'indipendenza e alla dissoluzione dello Stato unitario con la Serbia. Lo scrive il giornale 'Vijesti', annunciando anche un'imminente visita rasserenatrice a Podgorica (forse domani) del presidente serbo Boris Tadic, uno dei leader di Belgrado piu' pronti a esprimere disponibilita' a un rapido riconoscimento dell'indipendenza montenegrina, sulla scia della comunita' internazionale. Dopo l'annuncio dei dati completi dello scrutinio, che hanno attribuito al si' un 55,5% di consensi (mezzo punto in piu' della maggioranza concordata con i mediatori dell'Ue per dare il via libera alla secessione e 11 punti in piu' rispetto al no), le procedure verso la pubblicazione ufficiale del risultato prevedono in questi giorni l'esame dei reclami. L'opposizione ne ha sottoposti diverse decine su presunte irregolarita' denunciate in 187 seggi (su 1.120). Reclami che in parte sono stati gia' respinti dalla commissione elettorale repubblicana - presieduta da un garante straniero, il diplomatico slovacco indicato dall'Ue Frantisek Lipka -, secondo quanto riferisce oggi Vijesti, aggiungendo che sul tavolo resta a questo punto un centinaio di obiezioni presentate all'ultimo momento e ancora da vagliare: un compito che potrebbe richiedere qualche giorno in piu' del previsto e concludersi all'inizio della prossima settimana, salvo che gli unionisti non decidano di fare appello ulteriore alla Corte suprema e quella costituzionale, organi nei quali hanno peraltro gia' detto di non nutrire fiducia. L'intera schermaglia appare ormai una vicenda pro-forma. Il capo negoziatore dell'Ue per la questione montenegrina, Miroslav Lajcak, ha gia' affermato di ritenere ''totalmente prive di serieta''' le contestazioni, mentre la stampa locale da' per probabile le dimissioni dello stesso leader dell'opposizione unionista, il socialista Predrag Bulatovic, non appena il risultato sara' definitivamente pubblicato. Ad allentare le residue tensioni potrebbe contribuire la preannunciata visita a Podgorica del presidente serbo Tadic. Anche se il premier montenegrino, Milo Djukanovic, capofila dello schieramento indipendentista, accusa proprio il primo ministro di Belgrado, Vojislav Kostunica, d'aver ispirato i velleitari ricorsi dell'opposizione di Podgorica. Mentre dalla Serbia non mancano gli strepiti di chi, come il tribuno dell'opposizione ultranazionalista Tomislav Nikolic, arriva a bollare il referendum tenutosi in Montenegro come ''un furto realizzato con la complicita' dell'Unione Europea''. (ANSA). COR*LR
26/05/2006 12:51

MONTENEGRO: REFERENDUM; STOP A RICORSI, 200 RESPINTI / ANSA

(ANSA) - BELGRADO, 29 MAG - La commissione elettorale repubblicana del Montenegro, presieduta dal rappresentante slovacco dell'Ue, Frantisek Lipka, ha formalizzato il rigetto di tutti i ricorsi avanzati contro il referendum che domenica 21 ha sancito la scelta dell'indipendenza p

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