Memoria storica...

Tra gli appelli raccolti sul sito di Claudio Moffa - http://
www.claudiomoffa.it/appelli.html - segnaliamo quelli sulla questione
jugoslava. Essi colpiscono per la loro immutata scottante attualità
e, addirittura, preveggenza. Come lo stesso Moffa commenta sul sito:
<< All'inizio della crisi della Jugoslavia, ecco un appello
anticipatore della certa tragedia se non si fosse messo un argine
alle follie dei micronazionalismi carezzati da molto militontismo
"rivoluzionario". Alle spalle, dentro la sinistra, la concezione
superficiale e estremizzata del "diritto di autodecisione", resa
possibile dalla diffusa ignoranza dei classici marxisti
sull'argomento e dalla assoluta non considerazione delle
caratteristiche geodemografiche - il popolamento "a macchia di
leopardo" - dei Balcani e di buona parte del mondo extraeuropeo... >>


1. CONTRO LA SECESSIONE DELLA SLOVENIA (1991)
2. NO AI BOMBARDAMENTI NATO IN BOSNIA (1995)
3. NO ALLA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA (1999)


1. CONTRO LA SECESSIONE DELLA SLOVENIA (1991)



La posizione di Stojan Spetic sulla crisi jugoslava (il manifesto 6
luglio 1991) non ci convince, e rende necessario un franco dibattito
su un complesso come la questione nazionale.

1) Come è possibile valutare positivamente ed auspicare in prima
persona, come comunisti e nella congiuntura internazionale venutasi a
determinare dopo l'annessione tedesca (creazione della Grande
Germania) e la guerra del Golfo ("unipolarismo americano") "la
dissoluzione della Federazione" jugoslava? Come non vedervi anche un
attacco al manifesto dei non allineati, di cui la Jugoslavia è stata
paese simbolo e guida?

2) E' parziale e mistificatorio ridurre il conflitto alla
"strettezza" della Federazione stessa, senza affrontare nella sua
globalità il problema, aspetti economico-sociali inclusi: lo scontro
riguarda anche e soprattutto il rifiuto di sloveni e croati du
accollarsi il peso dello sviluppo delle regioni arretrate
meridionali. Un classico conflitto Nord-Sud, di fronte al quale - in
nome della democrazia - un comunista non può schierarsi con chi è più
ricco, anche nel caso in cui il potere centrale sia funzionale a una
distribuzione assistenzialistica e clientelare delle risorse.
Altrimenti avrebbe ragione in Italia la Lega lombarda a voler
"scaricare" il Sud.

3) E' scorretto e pericoloso nascondere il peso delle ideologie
nostalgico reazionarie e razziste-mitteleuropee alla base dei
nazionalismi sloveno e croato: lo stemma austro-ungarico sulla
bandiera slovena, la boria fascistoide del croato ministro della
difesa Sime Djodan sono inaccettabili per qualsiasi progressista così
come il poujadismo e i simboli feudali della lega di Bossi.

4) E assurdo non vedere all'origine immediata della crisi, la
decisione di Slovenia e Croazia di proclamare unilateralmente
l'indipendenza: oltre i diritti delle minoranze, esistono quelli
delle maggioranze. In particolare della maggioranza degli jugoslavi
ad una ripartizione equa delle risorse, per la quale è conditio sine
qua non - oggi come oggi - il mantenimento dell'unità federale. Certo
l'unità va mantenuta con mezzi democratici e quindi va condannato
qualsiasi ricorso alla forza, ma anche da questo punto di vista non
possono essere messi sullo stesso piano gli aggrediti e gli
aggressori delle regole pattuite della convivenza federale.

5) E' avventurista, dopo la lezione drammatica del Golfo, invocare
l'intervento "dell'ONU" contro il parere dello stesso De Cuellar e in
linea con le posizioni più oltranziste in campo imperialista, che si
risolverebbe in un'occupazione straniera della Jugoslavia.

6) Complessivamente la posizione di Spetic, oggettivamente subalterna
alla politica di grande potenza della nuova Germania e alle manovre
della reazione austriaca, rischia di gettare un ponte artificioso, e
su posizioni di destra, nei confronti del PDS, che ha sposato al tesi
unilaterale della "solidarietà con Lubiana", senza interrogarsi su
cosa significhi concretamente l'autodecisione dei popoli, principio
anche per noi irrinunciabile in una realtà multietnica come la
Jugoslavia, e senza pensare alle conseguenze drammatiche sul piano
internazionale della sua eventuale dissoluzione.

7) Occorre una serie riflessione sulla questione nazionale jugoslava,
che a partire da una corretta denuncia del nazionalismo grande-serbo,
e della sua influenza a livello di potere federale centrale non fermi
l'attenzione sulle sole egoistiche rivendicazioni nazionalistiche dei
popoli "civili" del Nord, ma sui diritti di tutte le nazionalità, a
cominciare da quelle più povere e discriminate. Una riflessione che
guardi ad una prospettiva non capitalistica, ma socialista, e non
secessionistica, micronazionalista e metteleuropea, ma federativa e
balcanica - nel totale rispetto dell'autodeterminazione e delle
sovranità degli Stati esistenti - come via per superare le
artificiose barriere confinarie fra i diversi popoli della regione,
tutti egualmente degni di rispetto, diritto allo sviluppo e alla
libertà.



I compagni di Rifondazione comunista: Guillermo Almeyra, Aldo
Bernardini, Umberto Carpi, Andrea Catone, Franco Falchi, Gennaro
Lopez, Claudio Moffa, Costanzo Preve, Gianroberto Scarcia, Guido
Valabrega

(pubblicato su il manifesto del 10 luglio 1991)



2. NO AI BOMBARDAMENTI NATO IN BOSNIA (1995)



A un mese dall'inizio dei bombardamenti NATO contro i serbo-bosniaci,
una vera e prospettiva di pace in Jugoslavia è lontana: mentre la
nuova escalation sta per orsa solo producendone altre, e mentre si
diffondono voci di un possibile accordo fra i contendenti, il rischio
è o l'imposizione di una unilaterale "pax americana" o la
degenerazione globale del conflitto.

La via della vera pace non può che essere diversa da quella decisa
dalla NATO:

1) sospendere immediatamente ogni raid aereo;
2) praticare un embargo rigoroso su tutti i traffici di armi, per
colpire alla radice la realtà e la logica omicida della guerra;
3) abolire l'unilaterale embargo di beni pacifici e alimentari contro
il governo di Belgrado, che finisce per colpire solo le popolazioni
civili serbe;
4) partire dalla condanna netta di ogni pulizia etnica - croata,
musulmana, serba - verificatasi negli ultimi quattro anni;
5) vietare comunque - anche per rispetto dell'indipendenza del nostro
paese dalle pressioni di Germania, Stati Uniti e Francia - l'uso
delle basi in territorio italiano agli aerei impegnati nei
bombardamenti sulla Jugoslavia.



Claudio Moffa (storico africanista), Gianfranco Amendola
(ambientalista), Piero Barcellona (giurista), Aldo Bernardini
(giurista internazionale), Cristina Salvioni (economista), Alessandra
Ciattini (antropologa), Andrea Catone (storico del movimento
operaio), Luigi Di Cesare (Radio Città aperta), Maurizio Donato
(economista), Fabio Giovannini (scrittore), Gianfranco La Grassa
(economista), Domenico Losurdo (storico della politica), Costanzo
Preve (filosofo), Fausto Razzi (musicista), Franco Russo (Altern.
verde sol.), Guido Valabrega (arabista), Stefano Garrone (filosofo),
Giorgio Gattei (storico dell'economia), Falco Accame (ex deputato,
studioso di psicologia), Sergio Cararo (Contropiano), Paolo Cento
(cons. verde regionale)



3. NO ALLA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA (1999)



La guerra d'aggressione della NATO alla Jugoslavia non si ferma, e
anzi - fra minacce di bombardamenti ancora "per mesi" e progetti di
invasione con truppe di terra - si va sempre più acuendo, creando
migliaia e migliaia di vittime innocenti e immani danni economici non
solo al paese aggredito ma a tutta la regione balcanica. E' una
guerra di tipo coloniale, che vuole abbattere con la violenza dei
bombardamenti e delle azioni terroristiche dell'UCK il governo e il
parlamento legittimi di Belgrado, e che a questo scopo rispolvera -
fra "protettorati" e "ingerenze umanitarie" - un linguaggio di sapore
ottocentesco che si sperava abolito per sempre con la
decolonizzazione. E' una guerra di tipo nazista, che vuole annientare
il popolo serbo e gli altri popoli della Jugoslavia, e nasce e si
sviluppa all'insegna di una organizzatissima campagna propagandistica
in stile "goebbelsiano", tesa a trasformare il nemico sempre e
comunque, in un "criminale". E' una guerra contro tutti i popoli
europei, importata nel vecchio continente dagli Stati Uniti e dal
capitale finanziario transnazionale col fine di indebolirne
l'economia in una fase di crescenti contraddizioni
interimperialistiche. E' una guerra contro l'Italia, la sua dignità
nazionale di paese indipendente, e la sua tradizione diplomatica di
pace - sempre avversata dalle forze reazionarie, ma oggi in pericolo
di scomparire per sempre.E' una guerra contro la democrazia e contro
la Costituzione, come dimostrano le modalità con cui si è scatenata
l'aggressione, all'insaputa e sulla testa dei parlamenti nazionali.
E' una guerra contro la stessa azione mediatrice della Chiesa, che
Washington punta ad indebolire guardando probabilmente anche allo
scacchiere mediorientale. E' una guerra che rischia di sfociare -
nell'indifferenza totale delle maggioranze di governo in Europa - in
un nuovo conflitto mondiale: già si parla infatti dei "prossimi"
obbiettivi della NATO, a cominciare da quella Russia oggetto da tempo
di una analoga campagna altamente denigratoria, e che gli Usa e il
grande capitale finanziario transnazionale vorrebbero ulteriormente
smembrare o ridimensionare.

Contro questa guerra, e contro i governi vigliacchi e assassini che
la perseguono con un cinismo incredibile, è necessario ribellarsi in
Italia e in Europa come è stato necessario ribellarsi in altri
momenti drammatici della storia del nostro paese. E' necessario
innanzitutto battere la micidiale campagna di guerra in atto,
contrastando la follia imperante di una guerra cosiddetta
"necessaria", e rovesciando i luoghi comuni che vorrebbero mettere
sullo stesso piano - come accadeva ai tempi del Vietnam -
l'aggressore e l'aggredito. Non si può oggi sottostare al ricatto
umanitario - talvolta se non spesso artificiosamente creato e
mantenuto in vita dagli aggressori - così come sarebbe stato assurdo
nel 1935 dichiararsi “né con il negus, né con Mussolini” nonostante
le forme di schiavismo ancora esistenti nell'Etiopia di allora. Ci
sono momenti storici in cui è necessario decidere e schierarsi pur
tenendo conto della complessità e drammaticità della situazione.

Facciamo perciò appello a tutte le persone e forze democratiche e
pacifiste del paese di impegnarsi a costituire su questi obbiettivi:

1) Solidarietà attiva con la Jugoslavia, anche attraverso la raccolta
di fondi e materiali in favore dei suoi popoli aggrediti
dall'imperialismo con le bombe e le menzogne multimediali.

2) Recupero della sovranità nazionale sulle basi militari della NATO
nel nostro paese, che devono essere bloccate ad ogni iniziativa
bellica. Le "fedeltà" al Trattato istitutivo dell'Alleanza atlantica,
che che peraltro è palesemente violato dagli stessi aggressori
(l'articolo 3 permette solo guerre "difensive") non può essere
invocata per giustificare la partecipazione ai massacri e alle
distruzioni imposti da Washington e dai suoi complici.

3) Lotta contro le deviazioni dell'ONU, che spesso agisce sotto il
peso degli equilibri internazionali postbipolari, e per il ritorno al
rispetto dei principi della Carta costitutiva delle Nazioni Unite che
vieta la guerra come mezzo di risoluzione delle vertenze fra stati, e
difende l'integrità territoriale degli stati indipendenti sortiti
dalla II guerra mondiale e dalla decolonizzazione.

4) Mobilitazione e propaganda attive e capillari in tutti i luoghi di
lavoro, nelle scuole, nelle università, per estendere sempre più il
movimento popolare per la pace, per la fine dei bombardamenti e
dell'aggressione, e per il ritorno delle basi militari in Italia
sotto la nostra piena sovranità.



Claudio Moffa (Univ. Teramo), Alessandro Aruffo (storico), Stefano
Azzarà (Univ. Urbino), Aldo Bernardini (Univ. Teramo), Alessandra
Ciattini (Univ. Roma 1°), Andrea Catone (politologo), Sergio Cararo
(Contropiano), Luigi Cortesi (Istit. Orientale Napoli), Pier Giovanni
Donini (Istit. Orientale Napoli), Stefano Garroni (filosofo), Fulvio
Grimaldi (giornalista RAI), Domenico Losurdo (Univ. Urbino), Tommaso
Mancini (avvocato), Sergio Manes (editore), Costanzo Preve
(filosofo), Fausto Razzi (musicista), Enzo Santarelli (storico),
Livio Sichirollo (Univ. Urbino), Malcolm Sylvers (Univ. Padova), Pier
Franco Taboni (Univ. Urbino), Nicola Teti (editore), Alberto Varlaro
(Univ. Teramo), Guido Valabrega (Univ. Bologna), Pasquale Vilardo
(Avvocato), Radio Città Aperta (Roma), Andrea Alonzo, Luigi Puca
(Assessore Rif. Civitella del Tronto), Nicola Cicioni (Circolo Rif.
Mosciano S. Angelo), Angelo Michelucci (Comit. Polit. Region. Rif.
d’Abruzzo), Antonio De Vincenti (Consigliere comunale Rif. di
Giulianova - TE), Amerigo Cilli (Circolo Rif. Pineto - TE), Michele
Cilli, Graziano Nardi (Circolo Rif. Teramo), Anna Pepe, Claudio
Rapposelli, Albertina Cioni, Ida Nardi (Circ. Rif. Pineto), Tommaso
Ersoni, Vincenzo Di Marco, Sergio Modesti (Circolo Rif. Teramo),
Giovannna Di Taimondo (Circolo Rif. Teramo), Lanfranco Lancione
(Consigliere Comun. Rif. Teramo), Giovani Comunisti del Movimento
studentesco di Urbino, Angelo D’Orsi (Università di Torino),
Ferdinando Terranova, AIASP-Casa dei Popoli, Francesco De Blasi
(Univ. Roma 2), Mariagrazia Casadei (Univ. Roma 1)