Documentazione importante sulla crisi in Medio Oriente

1. Incontro straordinario dei PC ad Atene, 19-20 Agosto 2006:
Dichiarazione alla stampa

2. Intervista esclusiva del quotidiano turco (di sinistra) "Evrensel"
al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah

3. LA GUERRA AL LIBANO E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO
di MICHEL CHOSSUDOVSKY (Global Research)


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Incontro straordinario dei Partiti Comunisti e Operai del
Mediterraneo Meridionale e Orientale, della Regione del Golfo e del
Mar Rosso

Atene, 19-20 Agosto 2006

Dichiarazione alla stampa

Un incontro straordinario dei Partiti Comunisti e Operai del
Mediterraneo Meridionale e Orientale, della Regione del Golfo e del
Mar Rosso si è tenuto ad Atene il 19 e 20 Agosto, ospitato dal
Partito Comunista di Grecia con la partecipazione della Tribuna
Democratica Progressista di Bahrain, del Partito Tudeh dell’Iran, del
Partito Comunista di Israele, del Partito Comunista Giordano, del
Partito Comunista Libanese, del Partito del Popolo Palestinese, del
Partito Comunista Sudanese, del Partito Comunista Siriano.
All’incontro erano presenti anche il Partito Comunista di Cuba, AKEL
di Cipro, il Partito Comunista Unificato della Georgia, il Partito
Comunista Portoghese, il Partito Comunista della Federazione Russa e
il Partito Comunista di Turchia, mentre alcuni altri partiti che non
hanno potuto presenziare hanno espresso il loro sostegno inviando
messaggi.

I partecipanti hanno condannato la politica degli USA e delle altre
potenze imperialiste basata sullo sfruttamento e la violazione dei
fondamentali diritti democratici e civili. Tale politica è la causa
reale dei conflitti e dell’instabilità nella regione. I comunisti e
le altre forze antimperialiste si oppongono fermamente a ciò,
lottando contro la guerra imperialista, per i diritti del popolo
lavoratore, per la pace, la democrazia e il socialismo.

L’incontro è scaturito dall’esigenza di esaminare la situazione, di
scambiare opinioni e di assumere iniziative di solidarietà con i
popoli del Libano, della Palestina e di altri paesi della regione che
stanno lottando contro le ingiuste e aggressive operazioni militari
di Israele e contro il tentativo di realizzare i piani USA-NATO per
il “grande Medio Oriente”. I partecipanti hanno evidenziato e
condannato l’aggressione israeliana al Libano del 19 Agosto e le
violazioni dello spazio aereo libanese, fatti che provano come la
risoluzione 1701/2006 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU incoraggi
l’aggressività israeliana.

I rappresentanti dei partiti hanno salutato l’eroica resistenza e
lotta del popolo libanese e l’eroico comportamento del PC di Israele
e delle altre forze progressiste del paese favorevoli alla pace; essi
hanno reso omaggio alla resistenza del Partito Comunista Libanese e
ai suoi sacrifici nell’ambito della Resistenza Nazionale Libanese. I
rappresentanti dei partiti hanno anche salutato la lotta del popolo
palestinese e il contributo apportatovi dal Partito del Popolo
Palestinese.

I rappresentanti dei partiti presenti hanno anche salutato il
massiccio movimento mondiale di solidarietà e di protesta e
valorizzato il significato internazionale della dichiarazione
congiunta del 20 luglio 2006 di 71 Partiti Comunisti e Operai in
solidarietà con i popoli sofferenti di Palestina e Libano. I
partecipanti hanno messo in rilievo le responsabilità degli USA e
delle altre potenze imperialiste che con il loro comportamento hanno
incoraggiato le azioni omicide dell’esercito israeliano. Il fatto che
il governo di Israele e i suoi alleati non siano stati in grado di
realizzare i loro obiettivi in questa guerra dimostra le enormi
potenzialità del movimento di resistenza dei popoli, malgrado il
difficile rapporto di forze in campo militare.

I rappresentanti dei partiti hanno denunciato il comportamento di
quelle forze che in nome dell’ “imparzialità” in realtà hanno aiutato
l’aggressione. I partecipanti hanno ben accolto la posizione
antimperialista della Siria. Essi hanno sottolineato le
responsabilità di quei governi che non hanno condannato quanto è
avvenuto e che non hanno assunto misure efficaci per far cessare gli
attacchi, secondo quanto era richiesto dai trattati e dal diritto
internazionale. Essi hanno rilevato che gli USA e le altre principali
potenze imperialiste stanno usando gli attuali rapporti di forza
negativi nell’ONU per legittimare i loro interventi, per imporre il
diritto della forza e per promuovere i loro piani e interessi a spese
dei popoli.

I partecipanti, come del resto tutti i popoli progressisti, hanno
rifiutato l’argomento degli invasori secondo cui l’attacco sarebbe
stato attuato nell’esercizio di un presunto diritto all’
“autodifesa”. E’ stato rilevato che in tale frangente la maggioranza
delle vittime è risultata essere di civili, che sono stati colpiti
ospedali e case e che sono stati effettuati migliaia di arresti
illegali di prigionieri politici, tra i quali si trovano ministri e
rappresentanti eletti del popolo palestinese. Questo attacco, insieme
all’ingiusta guerra contro il popolo dell’Iraq e alle minacce degli
USA e dei loro alleati contro altri popoli della regione, come quelli
dell’Iran e della Siria, è indirizzato a stroncare ogni resistenza
popolare che sta lottando giustamente contro le invasioni straniere e
le forze di occupazione e per l’inalienabile diritto di un popolo ad
essere padrone del proprio destino, a difendere la libertà,
l’indipendenza e l’integrità territoriale del proprio paese, a
ricercare cambiamenti sociali e politici in direzione del socialismo.
E’ stato notato che per promuovere efficacemente la direzione
antimperialista delle lotte, le forze politiche popolari,
progressiste e popolari devono essere in grado di conquistare una
posizione egemone. L’incontro ha riconosciuto anche la necessità di
rafforzare i Partiti Comunisti e Operai, affinché possano mettersi
alla testa del più ampio fronte di resistenza contro l’imperialismo,
lo sfruttamento di classe e l’oppressione. Solo così la lotta
popolare potrà avere successo a livello nazionale, regionale e
internazionale.

I partecipanti all’incontro condannano tutti gli sforzi che sono
stati fatti per ritardare l’emissione di una risoluzione del
Consiglio di Sicurezza. Essi hanno espresso il loro disaccordo
rispetto alle clausole della risoluzione 1701/2006 del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, dal momento che essa è l’espressione dello sforzo
degli USA teso a concedere ad Israele ciò che non è riuscito ad
ottenere con il suo attacco. E’ stato anche rilevato che la
risoluzione dà ad Israele il diritto di rivendicare il fatto di agire
per “autodifesa”. Allo stesso tempo, Israele continua ad intervenire
negli affari interni del Libano in merito alla questione del disarmo,
nonostante il fatto che il popolo libanese, le forze politiche e il
governo del Libano ritengano che tale questione riguardi il dialogo
nazionale interno. I partecipanti hanno anche rifiutato le
enunciazioni riguardanti lo spiegamento della forza internazionale e
il suo mandato, in particolare perché si dà il diritto di realizzare
gli obiettivi stabiliti da Israele. I partecipanti fanno appello ai
paesi perché si astengano dal partecipare con truppe che ricevano
tale mandato.

I rappresentanti dei partiti rilevano il fatto che il lungo processo
che ha portato a questa risoluzione mostra con sufficiente chiarezza
l’acutezza della competizione tra le maggiori potenze imperialiste
per le sfere di influenza e dominio. I partecipanti hanno
sottolineato la necessità di lavorare attivamente per la creazione di
un fronte unito politico e sociale nella regione con il sostegno
internazionale di altri partiti, movimenti e organizzazioni, contro
il piano imperialista per il “grande Medio Oriente” e la sua presunta
democratizzazione. I comunisti si pongono all’avanguardia della lotta
per la democrazia e per la promozione degli interessi popolari,
fronteggiando i tentativi di forze politiche che potrebbero cercare
di sfruttare la situazione, descrivendo sé stesse come tutrici e
“protettrici” dei popoli, pur essendo in realtà motivate dai propri
interessi e dalla loro competizione con gli USA.

I partecipanti, alla luce dei più recenti sviluppi, hanno espresso il
loro disappunto in merito ad un’ulteriore scalata dell’aggressività
israeliana contro i palestinesi e gli altri popoli della regione.

Nell’affrontare questa situazione, i partecipanti hanno ritenuto che
il movimento internazionale di solidarietà con i popoli di Libano e
Palestina e dell’intera regione debba essere ulteriormente
rafforzato, insieme al sostegno alla lotta delle forze progressiste e
democratiche della regione per la democrazia, la libertà e la
giustizia sociale.

Essi hanno evidenziato la necessità di intensificare la lotta per
difendere l’indipendenza nazionale e l’integrità territoriale di
tutti i paesi contro ogni intervento imperialista, con qualsiasi
pretesto avvenga.

I partecipanti richiedono:

- L’immediata cessazione del fuoco e l’immediato ritiro delle truppe
israeliane dai territori libanesi, comprese le fattorie di Sebaa e
l’immediato rilascio dei prigionieri libanesi. Essi inoltre
condannano la violazione dello spazio aereo e terrestre e delle
frontiere del Libano e richiedono la rimozione del blocco aereo,
terrestre e marittimo del Libano da parte di Israele.

- Il ritiro dell’esercito israeliano da tutti i territori
palestinesi, libanesi e siriani occupati dal 1967, il completo
smantellamento degli insediamenti, la demolizione del muro israeliano
e la creazione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est,
accanto ad Israele.

- L’immediato rilascio di tutti i prigionieri politici libanesi,
palestinesi e altri arabi, e l’immediata rimozione dell’assedio e del
blocco dei territori palestinesi.

- L’immediato rilascio dello speaker del Parlamento palestinese e di
tutti parlamentari e ministri che sono stati presi in ostaggio da
Israele.

- Un Medio Oriente senza armi nucleari.

L’incontro ha approvato una serie di iniziative e azioni congiunte
che comprendono:

- Una delegazione congiunta di rappresentanti dei Partiti Comunisti e
Operai in Libano, Palestina e Israele.

- L’azione congiunta dei nostri partiti nel Parlamento Europeo e
nell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. L’invito a
prendere parte alle sessioni del Parlamento Europeo esteso ai
rappresentanti dei Partiti Comunisti e Operai della regione, in
particolare a quelli di Libano, Palestina e Israele.

- L’organizzazione di azioni congiunte e di mobilitazioni dei partiti
intorno alla metà di settembre. L’utilizzo di eventi di massa,
festival, ecc. per esprimere solidarietà.

- La pressione su ogni governo che non condanni l’aggressione
israeliana.

- La richiesta di riparazione a Israele e la condanna dei
responsabili di crimini di guerra, con ogni metodo legale o
utilizzabile.

- L’intensificazione della solidarietà e delle azioni congiunte anche
in occasione dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e
Operai che sarà ospitato dal PC Portoghese a Lisbona il 10-12
Novembre 2006.

- L’incoraggiamento della cooperazione tra le organizzazioni
giovanili dei nostri partiti per la condanna degli interventi e delle
guerre imperialisti mediante manifestazioni comuni, attività
specifiche, ecc. L’organizzazione di un campo internazionale nel Sud
Libano e la partecipazione allo sforzo di ricostruzione.

- Il sostegno agli sforzi per incrementare l’aiuto umanitario, in
cooperazione e coordinamento con il Partito Comunista Libanese.

- La continuazione delle dimostrazioni, delle mobilitazioni e delle
manifestazioni di solidarietà.

- Il sostegno alle iniziative di solidarietà delle organizzazioni di
massa, dei movimenti, dei sindacati, delle organizzazioni giovanili,
contro la guerra imperialista in Libano, Palestina e Israele.

- Il sostegno alle più significative azioni e iniziative
internazionali dei movimenti di massa e delle organizzazioni
internazionali come WPC, WFDY, WFTU, WIFD, ecc.


Atene, 20 Agosto 2006

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del
Centro di Cultura e Documentazione Popolare

(Fonte: solidnet.org via Mauro Gemma - http://www.solidnet.org 22
Agosto 2006)


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Fonte: www.sottolebandieredelmarxismo.it

Intervista esclusiva del quotidiano turco (di sinistra) "Evrensel" al
leader
di Hezbollah Hassan Nasrallah

autori: Roza Cigdem Erdogan e Mutlu Sahin (traduzione dal turco di Bahar
Kimyongür) (traduzione dal francese di Lorenzo Mazzucato)

Evrensel, 12 agosto 2006

oggi, mentre l'umanità guarda con sorpresa e ammirazione alla clamorosa
vittoria della resistenza libanese di fronte alla quarta potenza
militare
mondiale, questa intervista esclusiva del segretario generale di
Hezbollah,
realizzata il 12 agosto scorso, ha il vantaggio e il merito di
passare al
vaglio i tratti sorprendenti di colui che i media arabi progressisti
salutano oggi come il "nuovo Nasser", ma che i grandi media occidentali
continuano a demonizzare al fine di raffigurare nell'opinione pubblica
l'immagine spaventevole del "terrorista islamico sanguinario fanatico".
Questa intervista ci da l'occasione di conoscere meglio la filosofia e
l'etica politica di Hassan Nasrallah, il suo punto di vista
sull'internazionalismo, sul progetto del Grande Medioriente difeso
dall'amministrazione Bush, le organizzazioni islamiste che nuocciono
alla
resistenza in Iraq, sul movimento rivoluzionario in Turchia. Buona
lettura.

Bahar Kimyongür

Un solo fronte contro l'imperialismo!

Evrensel :

Fin dai primi giorni di guerra, Israele dichiarò che il suo scopo era
quello
di "distruggere Hezbollah". Tuttavia, lo stato ebraico ha avuto di
fronte
una resistenza che non si aspettava, e oggi sembra avere abbandonato le
ambizioni iniziali. A causa di violenti scontri, l'armata di
occupazione ha
subito pesanti perdite. Comunque, sui media questa realtà è molto
sfumata o
decisamente dissimulata. Può fornirci indicazioni sull'attuale
situazione
della Reisistenza?

Hasan Nasrallah:

Le bande sioniste che agiscono per conto dell'imperialismo USA
utilizzano i
media con destrezza. I media occidentali e, in particolare, i media
americani sono detenuti dai capitalisti ebrei. Essi pretendono di aver
bombardato e distrutto le posizioni di Hezbollah e sperano così
d'ingannare
i popoli. E' solo una menzogna. Avete constatato voi stessi che mentono!
Martirizzano i civili innocenti. Assassinano vigliaccamente donne e
bambini.
Ma lì dove li affrontiamo essi subiscono la sconfitta. Contrariamente al
nemico sionista, noi agiamo con precauzione e discernimento. Noi non
spariamo sui civili. Mentono quando affermano il contrario. Noi
indirizziamo
i missili su obiettivi militari preventivamente localizzati. Ma bisogna
sapere che i Sionisti spingono deliberatamente gli Arabi israeliani
verso la
frontiera. Li utilizzano come bersagli, noi ci rifiutiamo di cadere
nella
provocazione e la discordia (con gli Arabi d'Israele, ndt). I nostri
bersagli non sono i civili ma le forze militari sioniste. I nostri
combattenti infliggono pesanti perdite ai Sionisti sul campo di
battaglia;
ciò accadeva ancor prima di utilizzare le nostre armi più potenti. I
Sionisti oggi comprendono che non possono sconfiggerci, perciò
distruggono
le nostre strade e ammazzano le nostre donne e i nostri bambini.
Credono di
poterci spingere alla capitolazione. Non ci piegheremo mai! Non
accetteremo
altra soluzione che non sia la libertà della nostra patria. Per questo,
resisteremo e combatteremo fino alla fine. L'imperialismo e la sua
banda di
sostituti locali sappiano che noi li aspettiamo su ogni collina, in ogni
valle, su ogni strada e su ogni pugno di terra della nostra patria. La
nostra resistenza è destinata alla vittoria. Non abbiamo alternativa.
Questa
guerra porterà alla vittoria tutti gli oppressi e tutti i Musulmani del
mondo.

Evrensel :

E' vero che il Libano si troverebbe di fronte al pericolo di guerra
civile?

Hassan Nasrallah :

Il regime sionista spera di provocare un confronto etnico e religioso
nella
regione, provocando tensioni intercomunitarie. Ma Hezbollah ha
spezzato quel
piano. Nel nostro paese così come in tutto il Medioriente, i popoli
oppressi
hanno difeso Hezbollah e gli hanno portato il loro sostegno. Compresi i
socialisti e i Cristiani. Certo, l'imperialismo ha creato delle
organizzazioni islamiche collaboratrici che hanno non solo seminato
l'odio
tra le comunità, ma anche combattuto le forze rivoluzionarie. Ora le
condizioni sono cambiate. Per citare un altro esempio, prima di
rovesciare
Saddam Hussein, gli USA l'hanno usato per combattere l'Iran, i Kurdi
e noi.
Molte organizzazioni al soldo dell'imperialismo hanno agito per questi
conflitti intercomunitari. Noi siamo perfettamente al corrente di questa
strategia. L'abbiamo ben compreso e nella nostra storia abbiamo
scrupolosamente evitato di cadere in questa trappola

Evrensel :

Malgrado l'aggressione della Palestina e del Libano, i governi arabi
tacciono. Qual è la ragione di quel silenzio?

Hasan Nasrallah :

La maggior parte di quei governi arabi collaborano con il nemico.
L'Arabia
saudita ha, per esempio, lanciato delle fatwe contro di noi. Quelle
fatwe
sono ridicole. Nessuno ci ha creduto, nemmeno il loro popolo. Quelle
fatwe
sono politiche. Esse sono state preparate nell'interesse degli USA.
Non le
prendiamo sul serio. Poiché per noi una cosa è molto chiara: non
permetteremo che una guerra di religione deflagri sulle nostre terre.
Quelle
fatwe servono proprio a seminare divisioni interconfessionali. In Iraq,
questo flagello ha funzionato ma oggi il popolo irakeno se ne rende
conto.

Evrensel :

Visto che abbiamo toccato la questione irakena, vorremmo porle una
domanda a
tal proposito: constatiamo che, in un certo senso, è stata
effettivamente
costruita una guerra interconfessionale in quel paese occupato.
Recentemente, certi generali americani hanno anche messo in guardia
circa
una guerra civile imminente in Iraq. Qual è il vostro punto di vista al
riguardo?

Hasan Nasrallah :

Quando gli imperialisti non riescono a sconfiggere un popolo con le
armi,
creano dal nulla delle organizzazioni interne, autodefinite
resistenti, al
fine di fomentare guerre civili. Ciò permette agli imperialisti di
presentarsi come salvatori e vincitori. Ma, qualunque cosa facciano,
essi
non raggiungono i loro scopi. Questo trucco è stato utilizzato in Iraq
contro Sciiti e Curdi. Gli imperialisti perseguono attualmente la stessa
strategia. Oggi, Saddam non è più al potere, ma ci sono centinaia di
Saddam
potenziali. Noi vogliamo che il nostro popolo, i nostri popoli, restino
vigilanti di fronte alle minacce di guerre fratricide.

Evrensel :

Come giudicate l'atteggiamento del governo turco?

Hasan Nasrallah :

Il governo turco ha inviato messaggi di condanna contro Israele. Ma
questi
messaggi sono rimasti parole. Sappiamo inoltre che le bombe lanciate sul
nostro paese hanno circolato in Turchia. D'altronde, grazie a vostre
informazioni, numerosi deputati turchi sono membri di un gruppo di
solidarietà israelo-turco. Attendiamo dalla Turchia reazioni
concrete. Il
governo turco è ancora e sempre uno dei più leali alleati della banda di
subappaltatori sionisti!

Evrensel :

Qual è il livello delle vostre relazioni con il movimento socialista?

Hasan Nasrallah :

Parecchio tempo fa il movimento socialista ha preso le sue distanze
dalla
lotta internazionale. Oggi, per contro, esso inizia a ridarci qualche
speranza. L'esempio più concreto è il sostegno portato dal presidente
del
Venezuela, Hugo Chavez. Il richiamo del suo ambasciatore in Israele è un
atto che perfino diversi stati musulmani non hanno osato proporre.
Inoltre,
Chavez ha portato il suo sostegno alla nostra resistenza in modo
esplicito.
Questa dichiarazione di Chavez ci notevolmente incoraggiato. Abbiamo
potuto
constatare lo stesso atteggiamento da parte del movimento rivoluzionario
turco. Negli anni '60, fratelli socialisti turchi erano andati in
Palestina
per combattere contro Israele. Uno di loro continua a vivere nella mia
memoria e nel mio cuore: è Deniz Gezmis! (*)

Evrensel :

Qual è l'importanza di Deniz per voi?

Hasan Nasrallah :

Noi vorremmo vedere nuovi Deniz tra noi. I nostri ranghi avranno
sempre un
posto per accogliere nuovi Deniz. Deniz vivrà per sempre nel cuore della
Palestina e del Libano. Nessuno può dubitarne. Sfortunatamente, dobbiamo
constatare che la fraternità di una volta che esisteva tra coloro che
combattevano il nemico comune non è più così vivace. Noi vorremmo poter
combattere l'imperialismo e il sionismo, fianco a fianco, con i nostri
fratelli socialisti libanesi. Poiché questa guerra non è solo nostra.
È un
conflitto comune a tutti gli oppressi del mondo. Non dimenticate che
se la
Palestina e il Libano perderanno questa guerra, sarà una sconfitta
per ogni
popolo sfruttato. Nella nostra lotta contro l'imperialismo, i
rivoluzionari
devono assumersi responsabilità e devono ridiventare dei "Deniz" nel
cuore
dei popoli libanese e palestinese.

Evrensel :

Nelle strade libanesi, s'incontrano i poster del Che, di Chavez, di
Ahmadinejad e di Hezbollah. E' il segno della nascita di un nuovo polo?

Hasan Nasrallah :

Noi vogliamo salutare i popoli dell'America latina e i loro
dirigenti. Hanno
sempre opposto resistenza ai briganti del Nord, in modo eroico. La loro
lotta costituisce una sorgente di speranza per noi. Essi mostrano la
via da
seguire a tutti i popoli oppressi. Camminate sulle nostre strade:
vedrete
che il nostro popolo porta Chavez ed Ernesto Che Guevara nel suo
cuore. Agli
amici socialisti che scelgono di battersi con noi per la fraternità e la
libertà, noi diciamo che se è per dirci che "la religione è l'oppio dei
popoli", non vale la pena che vengano. Noi rifiutiamo tali concezioni.
Tuttavia, al di là delle differenze, teniamo raccolte una affianco
all'altra, come prova della nostra intesa, le foto di Chavez, del
Che, di
Sadr e di Kameney. Questi leaders salutano insieme il nostro popolo.
Se noi
rispettiamo le vostre opinioni, e voi le nostre, nessuna potenza
imperialista potrà batterci!

Evrensel :

Tra i tanti pericoli che minacciano la regione, c'è il "cambiamento di
regime" pianificato dai governi occidentali, ed in questa prospettiva le
pressioni che costoro esercitano su Damasco e Teheran. Certe fonti
prevedono
che l'aggressione contro il Libano andrà a precipitare sulla Siria.
Ritenete
che possa accadere una guerra regionale?

Hasan Nasrallah :

Le potenze imperialiste dichiarano senza dubbio di voler assoggettare i
popoli della regione e rimodellare il Medioriente installando governi
servili. È contro tutto ciò che noi resistiamo a fianco della Siria e
dell'Iran. La provocazione dell'attentato contro l'ex-premier
libanese Rafik
Hariri era servita loro per ottenere la ritirata delle truppe siriane
dal
Libano. Ma a quei vigliacchi non è bastato quel risultato. Oggi, essi
vogliono attaccare militarmente Teheran e Damasco, di nuovo con quel
genere
di pretesti. La Siria, l'Iran e Hezbollah resisteranno senza tregua.
Combatteremo per la nostra patria e per la libertà. Resisteremo almeno
perché rifiutiamo di metterci in ginocchio. Gli imperialisti occidentali
sperano di fare del Libano e della nostra regione un secondo Kosovo,
accendendo tensioni tra le comunità. Noi non stiamo al gioco. Nelle
nostre
strade, ogni libanese, che sia cristiano, sunnita o sciita impugna la
bandiera di Hezbollah. Ormai, il loro mondo "unipolare" fa parte del
passato. Di fronte a loro ci siamo noi, l'Iran, la Siria, il
Venezuela, Cuba
e la Corea del Nord. C'è la resistenza palestinese, irakena e afghana!
Finché esisteranno le guerre di occupazione, i popoli continueranno la
resistenza. Gli imperialisti possono dimenticare la pace. Se la
vogliono,
essi devono immediatamente rispettare la libertà dei popoli ed
eliminare le
orde di sottoposti. Grazie a Dio, la vittoria sarà nostra. Non li
lasceremo
fare del nostro paese un nuovo Kosovo. Il nostro popolo è consapevole e
vigila. In caso di aggressione non abbandoneremo mai l'Iran né la
Siria… per
la nostra libertà, credeteci, combatteremo fino all'ultima goccia di
sangue.
I nostri nemici se la prendono con l'Iran perché disporrà di armi
nucleari,
mentre gli USA e i loro sbirri israeliani ne hanno in gran numero. Il
possesso di armi nucleari è solo un pretesto per giustificare
l'instaurazione di regimi fantoccio.

Evrensel :

Alcuni pretendono che Hezbollah sia teleguidato dall'Iran. Cosa
rispondete a
questa accusa?

Hasan Nasrallah :

E' solo una menzogna. Noi siamo un'organizzazione libanese
indipendente. Non
accettiamo ordini da nessuno. Ma ciò non significa, comunque, che non
cooperiamo. Lo ripeto, siamo partigiani. Prendiamo le parti dell'Iran e
della Siria. Sono nostri fratelli. Lo stesso attacco dovesse subire
Damasco
o Teheran, noi lo sentiremmo come un'aggressione fatta a noi. Siamo
pronti a
difenderli fino all'ultimo respiro. Raccomandiamo la resistenza
globale al
terrorismo imperialista globale.

Evrensel :

Volete aggiungere qualcosa?

Hasan Nasrallah :

La pace non è mai l'opera di una sola parte. È impossibile instaurare
una
pace duratura in un mondo dominato dall'imperialismo. La pace può
sorgere
solo dalla lotta per l'emancipazione. Di conseguenza, la pace non può
essere
raggiunta finché paesi come l'Iraq, l'Afghanistan o la Palestina
subiranno
l'occupazione.


(*) Deniz Gezmis, figura leggendaria del maggio '68 turco, fu
successivamente uno dei dirigenti del movimento studentesco turco dei
Giovani rivoluzionari (Dev Genç) e dell'Armata di Liberazione
popolare di
Turchia (THKO). Nel 1969, raggiunse l'OLP clandestino in Palestina, e vi
restò circa tre mesi. Il 4 marzo 1971, partecipò al rapimento di quattro
militari americani nel quartiere di Balgat ad Ankara. Catturato a
Sarkisla,
nelle montagne di Sivas, fu giudicato secondo l'art. 146/1 per
"tentativo di
rovesciamento del'ordine costituzionale turco", e condannato a morte
il 16
luglio 1971, assieme ai suoi compagni Yusuf Aslan et Hüseyin Inan. Per
tentare uno scambio di prigionieri con il governo turco, e così evitare
l'esecuzione di Deniz e dei suoi compagni, alcuni combattenti del
THKP-C,
Partito-fronte di Liberazione popolare della Turchia ed il suo dirigente
Mahir Cayan (che nel maggio del '71 si fecero conoscere per l'esecuzione
dell'ambasciatore israeliano ad Ankara, Efraim Elrom) organizzarono
il 27
marzo 1972 il rapimento di tre agenti britannici dalla base NATO
situata a
Ünye. Il 30 marzo 1972, i combattenti del THKP-C falliscono il
tentativo di
negoziato, e rimangono uccisu dall'esercito governativo nel villaggio di
Kizildere. Il 6 maggio 1972, Deniz Gezmis e i suoi due compagni
morirono da
eroi sotto la potenza, dopo aver sfidato i loro carnefici invocando
l'insurrezione dei popoli turchi e curdi.


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LA GUERRA AL LIBANO E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO

DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Global Research

C'è forse una relazione tra il bombardamento del Libano e
l'inaugurazione del più grande oleodotto strategico del mondo, che
trasporterà oltre un milione di barili di petrolio al giorno ai
mercati occidentali?

Virtualmente ignota, l'inaugurazione dell'oleodotto Ceyhan-Tblisi-
Baku (BTC), che collega il Mar Caspio al Mediterraneo Orientale, ha
avuto luogo il 13 luglio, all'inizio dei bombardamenti israeliani in
Libano.

Un giorno prima degli attacchi aerei israeliani, i principali partner
ed azionari del progetto BTC, tra cui molti capi di stato e quadri di
compagnie petrolifere, erano in attesa al porto di Ceyhan. Poi sono
stati precipitati ad un ricevimento inaugurale ad Instanbul,
patrocinato dal presidente turco Ahmet Necdet Sezer nei lussuosi
dintorni del Palazzo Çýraðan.

In attesa c'era anche l'amministratore delegato della British
Petroleum (BP), Lord Browne, insieme ad alti funzionari dei governi
di Gran Bretagna, Stati Uniti ed Israele. La BP guida il consorzio
dell'oleodotto BTC. Tra gli altri principali azionisti occidentali ci
sono Chevron, Conoco-Phillips, Total (Francia) ed 'ENI (Italia).
(vedi Annesso).

Il ministro dell'energia e delle infrastrutture israeliano Binyamin
Ben-Eliezer era presente insieme ad una delegazione di alti
funzionari israeliani del settore petrolifero.

L'oleodotto BTC elude del tutto il territorio della Federazione
Russa. Transita lungo le ex repubbliche sovietiche dell'Azerbaijan e
della Georgia, entrambe le quali sono diventate "protettorati" degli
Stati Uniti, fortemente integrate in un'alleanza militare con gli Usa
e la NATO. Inoltre, sia l'Azerbaijan che la Georgia hanno accordi di
cooperazione militare a lungo termine con Israele. Nel 2005, le
compagnie georgiane hanno ricevuto circa 24 milioni di dollari in
contratti finanziati al di fuori dell'assistenza militare
statunitense ad Israele secondo il cosiddetto "programma di
finanziamento militare straniero".

http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/states/GA.html

Israele ha una quota nei campi petroliferi azeri, dai quali importa
circa il venti percento del suo petrolio. L'apertura dell'oleodotto
aumenterà in modo sostanziale le importazioni petrolifere israeliane
dal bacino del Mar Caspio. Ma c'è un'altra dimensione che si correla
direttamente alla guerra in Libano. Laddove la Russia è stata
indebolita, Israele ha buone possibilità di giocare un ruolo
strategico importante nel "proteggere" il trasporto e i corridoi
dell'oleodotto nel Mediterraneo Orientale fuori da Ceyhan.

La militarizzazione del Mediterraneo Orientale

Il bombardamento del Libano è parte di una road map militare
attentamente pianificata e coordinata. L'estensione della guerra alla
Siria e all'Iran è già stata contemplata dai pianificatori di guerra
statunitensi ed israeliani. La più vasta agenda militare è
intimamente connessa al ruolo strategico del petrolio e degli
oleodotti. Ed è sostenuta dai giganti petroliferi occidentali che
controllano i corridoi petroliferi. In ultima analisi, la guerra mira
al controllo territoriale sulla linea costiera del Mediterraneo
orientale.

In questo contesto, l'oleodotto BTC, controllato dalla British
Petroleum, ha cambiato drammaticamente la geo-politica del
Mediterraneo Orientale, che è ora collegata, mediante un corridoio
energetico, al bacino del Mar Caspio.

"[L'oleodotto BTC] cambia considerevolmente lo status dei paesi della
regione e cementa una nuova alleanza pro-Occidente. Avendo collegato
l'oleodotto al Mediterraneo, Washington ha praticamente creato un
nuovo blocco con Azerbaijan, Georgia, Turchia ed Israele" (Komerzant,
Mosca, 14 luglio 2006).

Israele fa ora parte del asse militare anglo-statunitense, che serve
gli interessi dei giganti petroliferi occidentali in Medio Oriente e
nell'Asia Centrale.

Mentre i rapporti ufficiali dichiarano che l'oleodotto BTC "porterà
petrolio ai mercati occidentali", quello che viene raramente
riconosciuto è che parte di quel petrolio dal Mar Caspio sarà
direttamente incanalato verso Israele. A riguardo, è stato previsto
che un progetto di oleodotto subacqueo israelo-turco collegherebbe
Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon e da lì, mediante il
principale sistema di trasporto petrolifero israeliano, al Mar Rosso.

L'obbiettivo di Israele non è solo acquisire petrolio del Mar Caspio
per il proprio consumo interno, ma anche giocare un ruolo chiave
nella ri-esportazione del petrolio dal Mar Caspio verso i mercati
asiatici lungo il porto di Eilat sul Mar Rosso. Le implicazioni
strategiche di questo re-indirizzamento del petrolio dal Mar Caspio
sono di vasta portata.

E' previsto il collegamento dell'oleodotto BTC all'oleodotto trans-
israeliano Eilat-Ashkelon, anche noto come Tipline Israeliano, che va
da Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon. Nell'aprile 2006, Israele
e Turchia hanno annunciato piani per oleodotti subacquei, che
eviterebbero il territorio siriano e libanese.

"Turchia e Israele stanno negoziando la costruzione di un progetto
energetico ed idrico multi miliardario che trasporterà acqua,
elettricità, gas naturale e petrolio mediante dei condotti diretti
verso Israele, con il petrolio da trasportare ancora più in là, da
Israele al Lontano Oriente.

La nuova proposta israelo-turca in discussione vedrebbe il
trasferimento di acqua, elettricità, gas naturale e petrolio ad
Israele mediante quattro oleodotti subacquei.

http://www.jpost.com/servlet/Satellite?
cid=1145961328841&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull

Il petrolio di Baku può essere trasportato ad Ashkelon grazie a
questo nuovo oleodotto e all'India e al Lontano Oriente [lungo il Mar
Rosso]

"Ceyhan e il porto mediterraneo di Ashkelon sono situati a solo 400
km di distanza. Il petrolio può essere trasportato alla città in
cisterne o mediante un oleodotto subacqueo appositamente costruito.
Da Ashkelon il petrolio può essere pompato grazie ad un oleodotto già
esistente al porto di Eilat sul Mar Rosso; e da lì all'India e ad
altri paesi asiatici con delle cisterne (REGNUM)".

L'acqua per Israele

In questo progetto è coinvolto anche un oleodotto che porta acqua ad
Israele, pompandola dalle riserve a monte del Tigri e dell'Eufrate in
Anatolia. Questo è stato a lungo un obbiettivo strategico di Israele
per il detrimento della Siria e dell'Iraq. L'agenda di Israele
riguardo l'acqua è sostenuta dall'accordo di cooperazione militare
tra Tel Aviv ed Ankara.

Il re-indirizzamento del petrolio dell'Asia Centrale

Stornare il petrolio e il gas dell'Asia Centrale verso il
Mediterraneo Orientale (sotto la protezione militare israeliana) per
il re-export all'Asia serve a minare il mercato energetico inter-
asiatico, che è basato sullo sviluppo di corridoi petroliferi diretti
che collegano l'Asia Centrale alla Russia e all'Asia del Sud, la Cina
e il Lontano Oriente.

In ultima analisi, il progetto vuole indebolire il ruolo della Russia
in Asia Centrale e tagliare fuori la Cina dalle riserve petrolifere
della regione. Ha anche lo scopo di isolare l'Iran.

Nel frattempo, Israele è emerso come nuovo e potente giocatore nel
mercato energetico globale.

La presenza militare russa in Medio Oriente

Contemporaneamente, Mosca ha risposto al progetto israelo-turco di
militarizzare la linea costiera del Mediterraneo Orientale con dei
piani per stabilire una base navale russa nel porto siriano di Tartus:

"Fonti nel ministero della difesa rivelano che la base navale a
Tartus permetterà alla Russia di solidificare le proprie posizioni in
Medio Oriente e assicurerà la sicurezza della Siria. Mosca intende
dispiegare un sistema di difesa aereo attorno alla base – per fornire
protezione aerea alla base stessa e ad una parte consistente del
territorio siriano (i sistemi S-300PMU-2 non saranno ceduti ai
Siriani. Saranno in dotazione e manutenzione del personale russo)
(Kommerzant, 2 giugno 2006 http://www.globalresearch.ca/index.php?
context=viewArticle&code=IVA20060728&articleId=2847

Tartus è strategicamente situata a 30 km dal confine libanese.

Inoltre, Mosca e Damasco hanno raggiunto un accordo sulla
modernizzazione delle difese aeree siriane e su un programma a
sostegno delle proprie forze di terra, la modernizzazione dei caccia
MIG-29 e dei sottomarini. (Kommerzant, 2 giugno 2006). Nel contesto
di un conflitto in escalation, questi sviluppi hanno ampie implicazioni.

Guerra ed oleodotti

Prima del bombardamento del Libano, Israele e Turchia avevano
annunciato oleodotti subacquei che evitassero la Siria e il Libano.
Questi oleodotti non violerebbero apertamente la sovranità
territoriale del Libano e della Siria.

D'altra parte, lo sviluppo di corridoi terrestri alternativi (per il
petrolio e l'acqua) attraverso il Libano e la Siria richiederebbe il
controllo territoriale israelo-turco sulla linea costiera del
Mediterraneo Orientale via Libano e Siria.

L'implementazione di questo progetto richiede la militarizzazione
della linea costiera del Mediterraneo Orientale, strade marine e
rotte terrestri, estendendosi dal porto di Ceyhan attraverso Siria e
Libano fino al confine israelo-libanese.

Non è forse questo uno degli obbiettivi segreti della guerra in
Libano? Aprire uno spazio che permetta ad Israele di controllare un
ampio territorio che va dal confine libanese attraverso Siria e Turchia.

"La lunga guerra"

Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che
l'offensiva israeliana contro il Libano "durerà molto a lungo". Nel
frattempo, gli Stati Uniti hanno accelerato i carichi di armi verso
Israele.

Ci sono obbiettivi strategici sottesi alla "Lunga Guerra", connessi
al petrolio e agli oleodotti.

La campagna aerea contro il Libano è inestricabilmente legata agli
obbiettivi strategici israelo-statunitensi nel più vasto Medio
Oriente, che include Siria ed Iran. In recenti sviluppi, la
segretaria di stato Usa Condoleeza Rice ha dichiarato che il
principale obbiettivo della sua missione in Medio Oriente non era
sollecitare un cessate il fuoco in Libano, ma piuttosto isolare la
Siria e l'Iran (Daily Telegraph, 22 luglio 2006).

In questo particolare momento, il rifornimento degli arsenali
israeliani con armi di distruzione di massa prodotte negli Stati
Uniti punta ad un'escalation della guerra sia all'interno che
all'esterno dei confini libanesi.

Annesso

Gli azionisti della BTC Co. sono: BP (30.1%); AzBTC (25.00%); Chevron
(8.90%); Statoil (8.71%); TPAO (6.53%); Eni (5.00%); Total (5.00%),
Itochu (3.40%); INPEX (2.50%), ConocoPhillips (2.50%) e Amerada Hess
(2.36%). (Fonte: BP)

Per dettagli sulla campagna contro l'oleodotto, vedi: http://
www.bakuceyhan.org.uk/more_info/bp_pipeline.htm

Michel Chossudovsky
Fonte: http://www.globalresearch.ca/

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