(english / italiano)

Revival nazifascista in Ungheria ed Ucraina


0) In Ucraina il presidente Juschenko riabilita i criminali che hanno
collaborato con il nazismo

Altre opinioni "stonate" sul '56 ungherese:
1) What really happened in Hungary - By Stephen Millies, workers.org
2) U. Tommasi: sui fatti d'Ungheria
3) Qualche anno prima: i massacri delle Croci Frecciate


=== 0 ===

www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società -
09-11-06

Da www.regnum.ru

1 novembre 2006

In Ucraina il presidente Juschenko riabilita i criminali che hanno
collaborato con il nazismo

Una dichiarazione del Rabbino Capo di Russia si fa interprete dello
sdegno di tutte le coscienze democratiche del mondo

Nel mese di ottobre, il presidente della repubblica di Ucraina,
Viktor Juschenko, che due anni fa, ai tempi della “rivoluzione
arancione”, fu apertamente sostenuto da Stati Uniti ed Europa nel suo
tentativo di assumere il potere con la forza, e venne, a tal fine,
descritto dalla stampa occidentale come “paladino” dei valori di
“libertà e democrazia”, ha deciso – questa volta nell’indifferenza
più completa di quegli stessi paesi e di quella stessa stampa – di
assumere una decisione che suona come offesa alla coscienza
democratica e antifascista di tutti i popoli del mondo.

Per decreto, con l’attribuzione del titolo di “veterani della Seconda
guerra mondiale”, egli ha sancito la riabilitazione ufficiale della
OUN e dell’UIA, vale a dire le organizzazioni politiche e militari
dei nazionalisti ucraini che, schieratesi al fianco delle truppe di
occupazione nazista durante il conflitto, si macchiarono di crimini
di efferatezza inaudita, di cui furono vittime le popolazioni civili
di città e villaggi dell’Ucraina e, in particolare, i cittadini di
religione ebraica che, quando non vennero massacrati senza pietà a
decine di migliaia, furono costretti alla deportazione nei campi di
sterminio nazisti, da cui, in gran parte, non fecero ritorno.

La decisione di Juschenko, che veniva provocatoriamente presa in
corrispondenza con l’abbandono del governo da parte dei ministri del
suo partito, “Nostra Ucraina” (abbandono dovuto in particolare al
conflitto manifestatosi in seguito alla decisione del nuovo
esecutivo, presieduto dal suo avversario storico Viktor Janukovic, di
rallentare i tempi dell’adesione alla NATO, “cavallo di battaglia”
dei “rivoluzionari arancione”), ha immediatamente suscitato un’ondata
di sdegno non solo in Ucraina, dove migliaia di antifascisti e di
veterani della “Grande guerra patriottica” si sono riversati nelle
strade di Kiev e di altre città, ma anche in Russia, dove la reazione
è stata altrettanto vigorosa.

Di particolare rilievo è apparsa la presa di posizione del Rabbino
Capo di Russia, Adolf Shayevich, che ha rilasciato una vibrante
dichiarazione, a nome del “Congresso delle Organizzazioni e delle
Associazioni Ebraiche di Russia”, ripresa dall’agenzia “Regnum”, che
proponiamo nei suoi passaggi più significativi.

L’augurio che esprimiamo è che l’appello alle coscienze antifasciste
di Shayevich venga raccolto anche in Italia, mettendo finalmente la
parola fine a un silenzio che ha tutte le caratteristiche della
complicità e che si accompagna ai vergognosi tentativi di
riabilitazione del fascismo, che da noi sembrano trovare sponde anche
“insospettabili” persino ai vertici dello Stato (la campagna sulle
foibe, la copertura mediatica e persino istituzionale alla
martellante campagna “revisionista” promossa da Pansa, per citare
solo alcuni esempi).

Vogliamo anche sperare che, in vista del vertice della NATO di fine
novembre, che si svolgerà in Lettonia (paese dell’Unione Europea dove
viene praticato l’apartheid nei confronti di oltre un terzo di
cittadini di origine russa e dove in memoria delle SS locali vengono
costruiti monumenti e memoriali), e che avrà tra gli argomenti in
discussione anche quello dei futuri rapporti con l’Ucraina, qualche
rappresentante della “sinistra alternativa” nelle istituzioni
parlamentari vorrà ricordare ai rappresentanti del governo di centro-
sinistra (a cominciare da Prodi) che, in quella occasione, invece di
associarsi all’ “assedio” occidentale della Bielorussia
antimperialista, dovranno farsi interpreti dei valori antifascisti
alla base del nostro assetto istituzionale e, per questa ragione,
denunciare con vigore tutti i rigurgiti fascisti che caratterizzano i
comportamenti di molti paesi dell’Europa orientale entrati, o in
procinto di entrare nell’alleanza militare atlantica.

La provocazione fascista di Juschenko non deve passare inosservata!

La redazione di “Resistenze.org”

“Juschenko riabilita i complici del nazismo”

Dichiarazione di Adolf Shayevich

“L’attribuzione ai membri dell’OUN e ai “combattenti” dell’UIA dello
status di veterani della Seconda Guerra Mondiale significa la
riabilitazione de facto del collaborazionismo e delle crudeli
complicità con i nazisti nelle loro atrocità contro centinaia di
migliaia di persone innocenti di differenti nazionalità.

Russi, Ucraini, Georgiani, Armeni, rappresentanti di tutte le
nazionalità sovietiche hanno sacrificato la propria vita allo scopo
di distruggere la feccia nazista e di salvare il mondo dalla “peste
bruna”. Molti hanno combattuto nei campi di battaglia della Grande
Guerra Patriottica e altri hanno sofferto privazioni nelle retrovie
per aiutare coloro che si trovavano sulla linea del fronte. Non è
possibile nemmeno immaginare di poter paragonare le azioni eroiche
dei soldati che hanno salvato intere nazioni dall’annientamento e
dalla schiavitù alle azioni degli accoliti che hanno preso parte a
massacri ed esecuzioni.

I membri dell’OUN-UIA hanno disonorato il loro nome collaborando con
i fascisti: le loro atrocità hanno provocato la morte di centinaia di
migliaia di persone... Decine di migliaia di Ebrei sono tornati dal
fronte e hanno visto le loro città e villaggi distrutti e le loro
famiglie sterminate. Per loro, per i loro figli e nipoti, per tutti
coloro che ricordano i crimini commessi dai fascisti e da quelli che
li hanno aiutati a massacrare decine di migliaia di Ebrei a Babiy
Yar, e nelle regioni di Rovno, Volyn e Lvov nell’Ucraina occidentale,
questo decreto non rappresenta altro che un insulto, una cinica
provocazione verso la memoria degli assassinati negli anni del disastro.

A suo tempo, il membro del consiglio municipale di Rovno Shkuratuk è
arrivato al punto di affermare: “Sono orgoglioso del fatto che, dei
1.500 partecipanti alle esecuzioni a Babiy Yar, 1.200 erano
poliziotti dell’OUN e solo 300 tedeschi”. Non è forse rivoltante per
gli Ucraini e la loro dignità nazionale assistere ad un tale scatto
di “orgoglio”? Il Tribunale internazionale di Norimberga ha
condannato non solo i nazisti, ma anche i loro complici. Il disprezzo
per le orribili lezioni del passato è la strada verso il baratro.”

Traduzione dall’inglese per resistenze.org a cura del CCDP


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http://www.workers.org/2006/world/hungary-1116/

50 years ago
What really happened in Hungary

By Stephen Millies

Published Nov 9, 2006 7:46 PM

Why did George W. Bush just send New York Gov. George Pataki to
Budapest to praise the 1956 uprising of the “Hungarian freedom
fighters”?

It’s also the 30th anniversary of the heroic Soweto rebellion, in
which hundreds of African youth were killed fighting apartheid. But
Pataki didn’t go to South Africa.

No capitalist politician commemorates the 1919 Hungarian Soviet
Republic, which was the second socialist revolution following the
victory of the Bolsheviks in Russia.

The Hungarian Soviet Republic lasted 133 days. Allen Dulles, at that
time a young U.S. diplomat, played a role in coordinating the
invasion that drowned it in blood. In the 1950s, after he became CIA
director, Dulles overthrew progressive governments in Guatemala and
Iran.

Admiral Miklós Horthy, a leading player in the overthrow of that
early soviet republic, later became Hungary’s fascist dictator and
allied himself to Hitler. Under fascist rule, over 400,000 Hungarian
Jews were murdered.

During World War II, many Hungarian soldiers who had been press-
ganged to fight against the Soviet Union died during the failed Nazi
attempt to seize the city of Stalingrad.

The Soviet Red Army finally liberated Hungary from fascism at
tremendous cost.

Unlike in Yugoslavia and Albania, the main agent of change in Hungary
was the Soviet Army, not revolutionary forces inside the country. The
country had been devastated. Few communists had survived the decades
of death camps and torture.

Nevertheless, workers took over the factories. Two-thirds of the land
had been owned by 40 families while 3 million peasants didn’t have
any. “Hungary remained one of the last strongholds of feudal or semi-
feudal forms of tenure in Europe up until 1945,” wrote scholar
Alexander Eckstein in August 1949. Peasants chased the landlords off
their huge feudal estates, which were divided up.

Schools were opened to the poor. College enrollment rose 400 percent
by 1955. The number of women students increased five times. Workers
and peasants were guaranteed 60 percent of college seats.

Health care was made free. A campaign against tuberculosis—called the
“Hungarian disease”—saved thousands of lives.

Socialist economic planning made these advances possible. Industrial
production increased by 14 percent per year in the early 1950s, but
from a very low base.

Meantime the “cold war” was intensifying. Pentagon brass were
preparing for a nuclear war against the Soviet Union. They launched a
massive invasion of Korea in 1950.

Despite the Hungarian Communists’ attempts to bring about greater
equality, they were under tremendous pressure.

By the mid 1950s, with an infusion of U.S. capital through the
Marshall Plan, Western Europe was becoming prosperous again. But
Eastern Europe—where the fascist offensive had claimed millions of
lives and destroyed most of the infrastructure—remained poor.

Many collective farms had been established in Hungary, but too
hastily, alienating the peasants, who didn’t have enough tractors to
work large spreads because the industrial base was weak.

Mass discontent in Hungary was fanned by the formerly privileged
classes who had been expropriated. Struggles within the Communist
Party made things worse.

In the background was the extremely influential Catholic Church. This
wasn’t the church of El Salvador’s martyred Archbishop Romero.
Hungarian Cardinal Mindszenty was ideologically far to the right; he
wrote that Darwin should have been burned at the stake.

A “secret speech” by Nikita Khrushchev at the 20th Congress of the
Soviet Communist Party in February 1956 denounced Stalin—but from the
right, seeking an accommodation with the imperialists. It gave a
green light to pro-capitalist elements throughout Eastern Europe.

In October Imre Nagy became Hungary’s premier and opened the door to
reaction—in the same way that Mikhail Gorbachev later did in the USSR.

Workers had grievances in Hungary. But their discontent was misused
in a bloody struggle that was welcomed by Wall Street.

Book burnings of Marxist literature were carried out, just as the
Nazis had done. Red stars were removed from buildings. Socialist
symbols were cut out of the Hungarian flag. And Communists were lynched.

Hungarian workers were told they could keep their socialized
factories and other achievements after they “overthrew communism.”

“Workers’ councils” allowed pro-capitalist parties like the
Smallholders to be brought into the government. Fascist Mindszenty
was released from prison. Hungarian “freedom fighters” called for
U.N. intervention, which, as in Korea, really meant U.S. intervention.

The Soviet Union was compelled to send in troops to stop this counter-
revolution.

The reaction was thrown back. The first job of new Communist leader
János Kádár, who himself had been imprisoned under a previous
Communist regime, was winning back the workers. A workers’ militia
was formed.

After 1956 socialist Hungary advanced economically, but Washington
spent trillions of U.S. workers’ taxes to defeat the socialist bloc,
initiating a terribly costly arms race. They were finally victorious
in 1989-91 throughout Eastern Europe and the Soviet Union.

This was a real tragedy for the world working class and nations
fighting neocolonialism. Cuba and People’s Korea suffered terribly,
losing most of their foreign trade.

While the new ruling class now flaunts its wealth, the workers gained
nothing from these counter-revolutions. Hungary’s unemployment rate
skyrocketed from 1.7 percent in 1990 to 11 percent in 1996. Fifty
thousand Hungarians were made homeless by capitalist “freedom.”
Tuberculosis cases increased 18 percent between 1990 and 1999.

Now current Hungarian Prime Minister Ferenc Gyurcsany is under attack
from even more right-wing forces.

All this shows why it was important to defend the Hungarian workers’
state in 1956 and stop the right wing. The counter-revolutionaries
had masqueraded as friends of the workers, just as Hitler had
disguised his reactionary program as “national socialism.” But in
fact they were totally allied with world imperialism and, as partners
of global monopoly capital, were ready to exploit the workers doubly.

Today Bush may boast about the defeat of the socialist bloc in
Europe. But the rising resistance to U.S. imperialism all over the
globe demonstrates more clearly than any words that the tide is once
again turning in favor of the workers and the national liberation
struggles.


=== 2 ===

Data: Gio 26 Ott 2006 6:50 pm
Da: uberto tommasi
Oggetto: Re: sui fatti d'ungheria


Nessuno parla mai della caccia che, in quei giorni, gli insorti
ungheresi diedero, casa per casa, ai comunisti impiccandone migliaia
agli alberi, come facevano vedere le foto di allora, oggi
opportunamente sparite dai mass-media.
Inoltre sarebbe anche opportuno ricordare che le truppe russe erano
in Ungheria solo perchè dodici/tredici anni prima i fascisti
ungheresi, in terra russa, uccidevano, stupravano, rubavano e
bruciavano abitazioni con le persone dentro. Chi conta oggi quei morti?
Neppure è da affidare al dimenticatoio revisionista la storia di una
nazione che gli ebrei se li raccolse da sola per consegnarli ai nazisti.
Tanto clamore per il 50° della rivolta. Intanto nell'alleata Turchia,
dal 1970 ad oggi quasi un milione di persone passavano per le carceri
e sotto tortura. In Grecia i collonelli entravano nell'università
sparando con i cannoni dei carri armati ed i bambini cileni ed
argentini rubati dai torturatori ancor oggi non hanno trovato i
genitori (Quelli sopravvissuti).
Ed i 650.000 morti, la maggior parte civili, scannati in Irak dagli
americani, anche se vengono uccisi in diretta non vengono celebrati,
mentre la colomba mannara Rice fa lezione d'ipocrisia.
Anni fa ci fu anche chi tentò la riabilitazione di Nerone e scrisse
un libro. Tutto è possibile lo dimostra Pansa. Il potere scrive libri
ed occupa i mass-media, tanto come un tempo incideva lapidi e c'è
sempre chi "...maledice chi va e plaude chi resta"
Tanto avevo da dire Uberto Tommasi

Fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/resistenza_partigiana/


=== 3 ===

I massacri delle Croci Frecciate

Nonostante la città fosse oramai assediata il governo delle
Croci Frecciate continuò ad emanare ordini contro gli Ebrei. Szalasi
e i suoi ministri avevano abbandonato la capitale rifugiandosi ad
Occidente ma ancora il 23 dicembre il ministro degli interni Vajna
ordinò che tutti gli Ebrei che si erano in qualche modo nascosti si
presentassero, entro ventiquattro ore, al Consiglio Ebraico per
essere assegnati al ghetto. Accesi da una specie di furore
demenziale le Croci Frecciate cominciarono la loro caccia
all'Ebreo "nascosto" mentre i carri armati sovietici puntavano al
cuore della città. In tale confusione venne arrestato come Ebreo
Asta Nielson cugino del re di Svezia. Il 6 dicembre con un altro
decreto venne ordinato che le strade che erano intitolate a
personaggi di ascendenza ebraica mutassero nome. Le bande armate
delle Croci Frecciate percorrevano la città. Circa cinquanta-
sessanta Ebrei a notte venivano massacrati da queste squadre di
assassini. Dopo aver derubato, torturato e violentato le Croci
Frecciate trascinavano le vittime sino alle rive del Danubio e si
divertivano a legarle a gruppi di tre. Sparavano poi alla testa
della persona al centro e scaraventavano il cadavere e le persone
ancora vive nelle acque gelate del fiume. Il peso della persona
uccisa trascinava a fondo quelle ancora vive. Tra le centinaia di
squadre della morte particolarmente efficiente fu quella guidata da
un monaco cattolico, Andras Kun. La sua banda fece irruzione l'11
gennaio 1945 nell'ospedale ebraico di via Maros provocando una
strage orrenda. Il monaco incitava i suoi a sparare nel "santo nome
di Cristo". Non c'era pietà per nessuno: né donne, né bambini, né
vecchi. I casi di assassinii di massa furono innumerevoli. Il 28
gennaio SS e Croci Frecciate attaccarono l'ospedale di piazza
Bethlen occupandolo per ventiquattro ore. Poi, dopo aver
terrorizzato e derubato pazienti e medici, rapirono ventotto
adolescenti che uccisero due giorni dopo. In questo caos mortale
Szalasi era impegnato a scrivere le proprie memorie e a comunicare
in sedute spiritiche con l'anima di John Campbell, un misterioso
defunto scozzese in contatto - come diceva il Capo delle Croci
Frecciate - con lui. In questa sanguinosa atmosfera popolata da
alienati ed assassini gli sforzi disperati di pochi uomini delle
ambasciate neutrali: Wallenberg, Perlasca, Lutz, monsignor Rotta
salvarono dalla morte migliaia di Ebrei.

Fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/resistenza_partigiana/