Liberazione sputa su Cuba

Altri testi pervenuti a commento degli inqualificabili articoli apparsi sul giornale del PRC


=== 1: LINK ===

Le nostre rassegne precedenti:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5503

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5504


Reportage ostile e superficiale su Cuba

Bruno Steri e Franco Forconi su Liberazione del 01/06/2007

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16047


LA COLTA EUROPA E I ROZZI BARBARI 

Bianca Bracci Torsi, su Liberazione il 2 giugno 2007

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16063


LETTERA APERTA A PIERO SANSONETTI E ANGELA NOCIONI 

Clemente Granieri su esserecomunisti.it

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16110


VIVA CUBA! 

Pablo Genova su Liberazione del 3 giugno 2007

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16096


GIOVANI COMUNISTI :: ORDINE DEL GIORNO SU CUBA 

Esecutivo Nazionale del 3 giugno 2007

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16112


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La sinistra di classe non può fare a meno di Cuba,
Cuba non può fare a meno della sinistra di classe
 
La protesta contro la vergognosa campagna di diffamazione di Cuba e della sua rivoluzione da parte del quotidiano Liberazione, organo del Partito della Rifondazione Comunista, ha registrato oggi un alto momento unitario con un sit-in di protesta davanti alla sede del giornale/partito in via del Policlinico a Roma. Molte organizzazioni ed associazioni, in maniera semispontanea, hanno presidiato l’ingresso del quotidiano con bandiere cubane e cartelloni anti-Sansonetti/Nocioni per respingere la tesi secondo la quale Cuba sarebbe, come scrive ignobilmente Sansonetti, “in controtendenza rispetto alla primavera latino-americana”, dimostrando così di ignorare completamente il complesso dei fenomeni di lotta anti-imperialista messi in campo in quella parte di continente proprio perché il lungo processo di resistenza di Cuba è stato un esempio-guida fondamentale. 
Con la manifestazione odierna si è tracciata una linea di demarcazione netta tra l’autodefinitosi “pensiero moderno” di Liberazione e quelle che sono le battaglie di una sinistra di classe che, invece, alle “originalità modaiole” di questa cosiddetta sinistra radicale oppone un deciso rifiuto. 
Appare singolare che si continui ad insistere sul concetto di modernità, come fa anche oggi e sempre dalle colonne di Liberazione Rina Gagliardi (oggi parlamentare del Prc e, quindi, a pieno titolo a nome del partito che rappresenta), quando invece il termine giusto dovrebbe essere quello di trasformismo. È noto a tutti infatti che la posizione di questo quotidiano appare mutata ad appena un anno di distanza dall’ingresso al governo del Prc, per cui diviene un’operazione acrobatica definire l’idiosincrasia per Cuba una scelta ideale “di una sinistra moderna”. In quest’ultimo anno non è cambiato nulla a Cuba rispetto al passato, né si sono registrati arretramenti rispetto al percorso di costruzione del socialismo. Si tratta quindi di trasformismo bello e buono, di una esigenza di revisione della propria natura politica e nulla più.
Con le diverse sensibilità individuali e collettive, oggi tante associazioni ed organizzazioni politiche, da Italia-Cuba a Nuestra América, dal Comitato “con la Palestina nel cuore” al movimento di liberazione dello Sri Lanka, dall’Assemblea Nazionale Anticapitalista al Comitato Comunista “Gramsci”, dalla Rete dei Comunisti al Movimento per l’Unità dei Comunisti, dalla Cooperativa Zona Rossa ai compagni di Radio Città Aperta ed a tanti altri compagni di altre associazioni, ed in ordine sparso, tra i quali anche militanti del sindacato RdB e di Rifondazione Comunista, è stato ribadito il no a questa ignobile campagna e la necessità che la lotta a difesa di Cuba e della sua rivoluzione continui ininterrottamente fino al giorno 9 giugno, quando saremo chiamati ad una grande risposta di lotta contro la visita di Bush e contro la politica militarista del governo Prodi.
Il 9 giugno noi saremo in piazza Esedra, perché la nostra è una scelta inequivocabile, netta e di sostegno a quanti, Cuba in testa, dell’antimperialismo ne hanno fatto e ne fanno una questione fondamentale, lasciando piazza del Popolo a quanti, invece, anteponendo le questioni di vincolo partitico alla lotta dei popoli, si ritroveranno in piazza con Sansonetti, Nocioni e Gagliardi. Soprattutto quelle associazioni che, ritenendo esaurita l’esperienza del Comitato 28 giugno, non riconoscono a nessun titolo la presenza dello stesso in piazza del Popolo, come annuncia un comunicato in circolazione in queste ore, come squallido epigono delle politiche imperialistiche che anche certa sinistra dimostra di assumere a riferimento, nascondendosi dietro una falsa modernità che non è solo revisionismo, ma trasformismo bello e buono. Chi sta con Cuba ci sta sempre e non secondo gli umori della segreteria del suo partito, per questo Cuba non può fare a meno della sinistra di classe, come la sinistra di classe, soprattutto in questo momento, non può fare a meno di Cuba.

 

Roma, 5 giugno 2007

 

Radio Città Aperta -Comitato Comunista “Gramsci” -  Assemblea Nazionale Anticapitalista - Nuestra America 
 - Con la Palestina nel Cuore - Proteo


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Le radici governiste-imperialiste
degli attacchi di Liberazione a Cuba e all’America Latina
 
Fulvio Grimaldi
5/6/07
 
Caro Sansonetti,
 
l’intestazione al direttore di “Liberazione” è puramente retorica e serve solo a inserirmi nell’uragano di lettere deprecatorie che hanno sotterrato ad perpetuum ogni dignità professionale e politica del soggetto. Non ha nessun senso scrivergli. Non solo perché lui, che qualche malizioso chiama Sionetti, poi distribuisce rampogne ed eulogie dei lettori secondo la tecnica dei media di regime, in modo tale da creare un rapporto pro-contro che rifletta quello tra le due ore di Santoro e le mille ore dei tg e talkshow di regime. Anche e soprattutto perché né Sansonetti, né gli altri direttori del house organ della casta regnante del PRC, contano un fico secco. Stanno a Bertinotti come Al Maliki o Karzai stanno a Bush.
E mi sorprende, nella pur salutare esplosione di indignazione che ha circonfuso il foglietto scandalistico e ne ha ulteriormente frazionato il seguito politico e ridicolizzato le vendite, che molti si siano sorpresi. Come se le volgarità, sciatterie, sostanze tossiche, veline miamensi e merci avariate varie vendute dalla scrivana Nocioni  – sulle quali altri hanno già steso gli opportuni coccodrilli da fosse comuni del giornalismo di stagione – fossero, non il semplice “balzo in avanti” di un vetusto e noto venditore di cianfrusaglie con licenza di falso, ma l’inusitata e subitanea involuzione di una giornalista e del direttore che ha la faccia di difenderla (della Gagliardi, antica condirettrice dei miei tempi, e del suo accorruomo in difesa degli indifendibili,  non mette neanche conto scrivere: l’anziana signora è da sempre vocata al sacrificio di una qualche ipotetica identità propria nel corso delle messe cantate  al pontefice di turno).
 
Nel corso delle mie frequentazioni di “Liberazione” e del PRC, da collaboratore tra il 1998  e il 2003 e da lettore per qualche anno ancora, finchè ho retto al prolasso delle strutture etico-deontologiche e all’inversione politica del giornaletto, si sono alternati direttori e vicedirettori, da  Chalabi si è passati a Jaafari, da questi ad  Allawi e poi ad Al Maliki e ognuno si portava dietro i suoi famigli. Ma da quando Fausto Bertinotti, passando da Bertinotti in Vespinotti e poi in Prodinotti e ancora in Bertisconi, per culminare infine, glorificando in Libano la Folgore, in Bushinotti, da quando, dopo la scissione, si è assiso solitario sul trono imperiale sostenuto da un cooptato esercito di cortigiani, nulla in “Liberazione” si muove che il sovrano non voglia. Per quanto possano fingere di avere un ruolo sia Curzi, sia Gagliardi, sia l’ex-vicedirettore Cannavò, sia Sionetti, sia lo stesso Franco Giordano. A guardar bene, da dietro le scapole gli parte un filo sottile che arriva tra le manone di quel tale, segretario di partito o presidente della Camera che sia. E allora prendiamocela con il burattinaio e abbandoniamo al loro tristo – ma ben remunerato – destino ascari, fantocci e comprimari. E anche i reggicoda che fanno finta di fare fronda per tenere al guinzaglio i bassotti riottosi. In questo film le comparse e i figuranti sono ancora, dopo vari salassi, parecchie decine di migliaia. Ci vuole poco più di un po’ di acume e di autonomia, un po’ meno cieco affidarsi al primo imbonitore, per far rifluire nelle loro grotte questi quattro assatanati di poltrone e cavernicoli della coerenza e dell’etica.
 
Le programmate diffamazioni, negazioni, falsificazioni di Angela Nescioni (non è un errore) hanno radici lontane di pura per quanto malamente mimetizzata natura governista, borghese, a tendenza sionista-imperialista, come accennato nel titolo. Siamo nel maggio 2003 e scusate se ricordo  un episodio che mi riguarda personalmente, ma che ha significato trascendente: la mia cacciata da “Liberazione” su due piedi, dopo quattro anni di collaborazione, per aver scritto nella mia rubrica che quelli processati a Cuba erano terroristi mercenari degli Usa, dei quali si era scoperto un programma di attentati e dirottamenti che avrebbero dovuto destabilizzare il paese e avviarne il tanto atteso rientro nei ranghi della catena di supermercati e lupanari oligarchico-statunitensi. Era uno sgambetto alla marcia del partito, che il suo duce si affannava ad avviare, all’ingresso nella sfera delle compatibilità confindustriali, vaticane e atlantiche. Una marcia che in quel momento avanzava al suono delle fanfare anticubane del capitalismo mondiale, cui Bertinotti aggiungeva il suo graditissimo piffero di corista di terza fila, visto che Cuba più che mai si era posta come simbolo e innesco della resistenza dei popoli al terrorismo imperialista, dall’America Latina all’Iraq e a tutto il Medioriente. La foia anticubana di Bertinotti, cui Marco Consolo, latinoamericanista del dipartimento esteri, forniva la cosmetica copertura dei suoi personali flirt con la rivoluzione bolivariana, era necessitata da un’ulteriore obiettivo strategico: eliminare dall’orizzonte dei compagni nutritisi dell’illusione della rifondazione comunista il modello cubano. Intollerabile era la prospettiva che iscritti, militanti ed elettori  ponessero a confronto di un governo pseudodemocratico, espropriato delle sue scelte sovrane, massacrato da predatori sociali, spedito in guerre coloniali di  rapina e sterminio, corrotto e mafizzato fino al midollo, un paese che stava mostrando a centinaia di milioni, tra America Latina e resto del mondo, che sconfiggere il capitalismo e bloccare  l’imperialismo era possibile. Da Fidel a Chavez era impellente cancellare dall’orizzonte del reale e del vero una fenomenologia che rischiava di sotterrare definitivamente la mitologia di un partito che si dice rappresentante di lavoratori, di sfruttati e oppressi, della pace e che, nei fatti, agisce da calmiere collaborazionista dei poteri forti. Tutto qui.
 
Ma andiamo un po’ più indietro. L’uomo che, proveniente da esperienze politico-sindacali di fiancheggiamento con riserva degli ukase padronali, si era impadronito dello zoccolo duro antagonista sopravvissuto alla degenerazione piccista-diessina, per farne il cavallo che lo avrebbe innalzato, di Vespa in Vespa, al più alto soglio possibile della carriera, aveva lanciato il suo affondo nel congresso nazionale di Rimini, sette anni fa. Due erano stati gli strumenti principali per avviare una mutazione genetica, astutamente graduale, che lo sprovveduto Occhetto aveva voluto operare nel giro di 24 ore. “L’imperialismo non esiste” e “la non-violenza è la nostra stella polare”. Con la negazione dell’imperialismo era riuscito a confondere la vista a chi, guardando meglio, dalla prima guerra all’Iraq, alla Somalia e poi alla Jugoslavia, avrebbe riconosciuto e più adeguatamente combattuto, al pari dei popoli aggrediti e squartati, la perfetta materializzazione di ciò che Lenin aveva definito lo stadio supremo del capitalismo. E l’élite militarista israelo-anglo-statunitense, con i suoi ascari coltivati tra Roma, Varsavia e Tokio, ancora gliene rende grazie. Occultato così il mostro che minaccia la fine delle specie viventi, gli ha spianato l’avanzata con il concetto  escatologico della non-violenza, perfetto meccanismo del disarmo unilaterale dei subalterni sodomizzati.  Non-violenza sublimata nel silenzio sulla Nato, le basi stragiste, l’industria bellica, e, a livello di delirio, nello strombazzamento delle virtù della Folgore e corpi speciali vari.
Insomma, non solo i comunisti non avrebbero più mangiato bambini, ma la racaille della Terra avrebbe preso serenamente schiaffi e fosforo bianco offrendo l’altra guancia. L’alto esempio avrebbe naturalmente modificato nel profondo i fosforizzatori e li avrebbe convinti a redimersi distribuendo aspirine e caramelle.
 
Tutto questo era, da tempi biblici rispetto alle stronzate della Nescioni, formulato nelle pagine di “Liberazione”. Fin da quando, nel 1999, mentre D’Alema bombardava la Jugoslavia e l’imperialismo non esisteva più, il vicedirettore Cannavò, ora redento leader della “Sinistra critica”, cestinava i miei pezzi da Belgrado che delenda erat perché dimostravano che Milosevic era tutt’altro che un dittatore, ma che erano le tirannie oligarchiche imperialiste che frantumavano la Jugoslavia socialista e facevano pulizia etnica e fosse comuni. E poi titolava a tutta trionfante prima pagina, sulla morte della Jugoslavia, “La primavera di Belgrado”. Primavera che poi veniva esaltata anche a Kiev e Beirut, per l’immensa soddisfazione della National Endowment for Democracy, un’articolazione Cia, che tali primavere foraggiava con esperti del Pentagono, patrioti amati da Cannavò come Otpor, e sacchi di dollari.
Fin da quando, da Gaza e Ramallah, citavo l’inqualificabile Maruan Barghuti che si permetteva di non stigmatizzare la lotta armata di liberazione di quattro pezzenti contro lo stato più guerrafondaio e poliziesco del mondo. Fin da quando dall’Iraq riferivo che, forse, qualche balla satanizzante su Saddam, ad uso degli invasori predatori, i media dell’editore di riferimento Usa la diffondevano e che forse gli iracheni, con una sanità migliore della nostra e gratuita e un’istruzione invidiata da tutto il Terzo Mondo e gratuita, con la casa e il lavoro per tutti, qualche diritto umano dopottutto ce l’avevano. E, rientrato a Roma, trovavo pezzi mutilati di quanto contrastava con la vulgata embedded e Curzi e “l’oppositore di corte,
Claudio Grassi, che mi supplicavano di stare al gioco, di moderarmi, di guardare altrove, magari verso gli inceneritori, ma neanche tanto.
 
Cari amici, l’episodio Nescioni su Cuba e Venezuela non è che una casella importante del gioco dell’occhetto prolungato nel tempo dal nostro Prodinotti, sempre più Bushinotti. E’ un ulteriore carico di deiezioni espresse dal processo fisiologico di chi ritiene di crescere su ciò che liquida. Arriverà di peggio, prima della sua inesorabile fine. Intanto abbiamo la fortuna che dietro a questo maleodorante cumulo si è acceso un possente ventilatore. Si chiama Cuba.
 

=== 4 ===

From: Daniele Barbieri 
Date: June 4, 2007 11:09:11 AM GMT+02:00
To: forum  @...-forum.org
Subject: due msg a SANSONETTI su Cuba e "Liberazione"


Lettera aperta a nome di tutte le compagne e compagni dell'Associazione
di solidarietà con Cuba "La Villetta"

caro direttore

Non è mia abitudine intervenire su un lavoro così delicato come so
essere quello del giornalista, ne conosco tanti che faticosamente e
onestamente lo hanno scelto come impegno della loro vita professionale
ed umana, magari da precari in redazioni prestigiose e, mi creda, non lo
faccio a cuor leggero, ma devo porre a Lei e a tutta la redazione di un
giornale a me caro una doverosa critica, naturalmente politica.

Sono stato sollecitato dagli eventi ad usare lo strumento della lettera
aperta per chiederLe spiegazioni, nella forma più pacata ed onesta,
sull' articolo che secondo me falsifica la dura realtà di Cuba e che
indica una vera e propria caduta di stile da parte di una giornalista
che si definisce comunista di un giornale comunista.

Come avrà certamente intuito, mi riferisco alla compagna Angela Nocioni
e al pezzo da lei scritto sulla situazione cubana.

Ho letto in queste ore, come sarà certamente capitato anche a Lei, le
centinaia di lettere, comunicati ecc. che girano in rete e devo dire che
ne condivido lo spirito, anche se talvolta non la forma, perché leggo vi
leggo la voglia di ribellarsi ad una fondamentale questione di etica
morale (quella comunista) e allo stesso tempo la rabbia per la
solidarietà tradita.

A mio parere il pezzo tralascia le ragioni di fondo che portano a
situazioni di disagio sociale tra la popolazione cubana e allora proverò
ad elencarne alcune in modo che, se Lei cortesemente vorrà ospitare
questa mia, i lettori di Liberazione potranno comprendere meglio.

Pur ammettendo gli errori del passato che gli stessi compagni cubani non
nascondono, vi è una prima riflessione da fare. La mitica URSS è implosa
nel 1989 e, primo grossolano errore, tutti i suoi nemici e falsi amici
si aspettavano che anche Cuba cadesse sotto le macerie del cosiddetto
socialismo reale. Schiacciata fra i due blocchi, Cuba aveva fatto una
scelta di campo, quella di diventare un paese socialista in quel
continente martoriato da terribili dittature. Al tempo stesso proprio in
quella scelta maturava la voglia di sperimentare, applicando fino in
fondo la teoria dell' "hombre nuevo" Tutto questo enorme e sicuramente
contraddittorio sforzo le ha permesso di resistere e di andare avanti.

Il bloqueo -e non l'embargo come viene erroneamente definito- dura da
oltre 48 anni ed è ancora imposto visto che all'ultimo voto all'ONU solo
gli USA e Israele lo vogliono mantenere mentre la totalità degli altri
stati membri lo ha condannato. Ma evidentemente questo ancora non basta.

Ed è proprio dal vergognoso blocco economico che bisogna partire per
comprendere che se non arriva cemento le coabitazioni sono
drammaticamente necessarie poiché senza cemento, mattoni, cavi elettrici
Šnon si possono ristrutturare ne' tanto meno costruire nuove case.

Che questa situazione produca scontento è normale, lo è meno se la si
presenta come la scelta di un governo incurante dei bisogni dei suoi
cittadini per costringerli in situazioni da terzo mondo.

Se poi si racconta che con pochi dollari si può mangiare una pizza in un
locale "privato" ci si dimentica di dire che i Paladar (appartamenti
trasformati in trattorie a conduzione familiare che pagano le giuste
tasse avendo requisiti idonei) ci sono da anni e che si mangia
mediamente bene:questo dimostra che esistono forme di libera iniziativa
privata. Ma perché non si spiega meglio che quel locale cui la Nocioni
si riferisce è dedicato alla memoria di un nostro giovane connazionale,
Fabio Di Celmo, assassinato da una bomba nel corso di un attentato
pianificato dalla CIA e organizzato dal "signor" Posada Carriles? Questo
losco figuro è stato però liberato l'11 maggio da un carcere Usa su una
cauzione di 250.000 dollari e ora vive a Miami protetto dai suoi "datori
di lavoro" come premio per aver organizzato i peggiori attentati contro
i popoli non solo cubano ma anche nicaraguenseŠ.. perché non si dice che
a Giustino, padre di Fabio, quella attività non serve per guadagnare
soldi- non sono quelli che gli interessano- ma che quel locale serve a
ricordare a tutti che gli è stato ammazzato un figlio?

Viceversa dalla Nocioni che di Cuba vuole esasperare le contraddizioni e
le negatività voglio elencare alcune delle ragioni per cui noi siamo con
Cuba:

Perché questa notte 100 milioni di bambini dormiranno per strada e
nessuno di loro è cubano.

Perché ogni giorno 250 milioni di bambini sono costretti a lavorare e
nessuno di loro è cubano.

Perché ogni 7 secondi muore di fame un bambino e non è cubano.

Perché nonostante un'infame blocco economico Cuba ha una mortalità
infantile inferiore a quella degli USA e una aspettativa di vita molto
superiore agli USA.

Perché l'esercito rivoluzionario cubano non ha mai invaso, bombardato,
assassinato, torturato o avvelenato la popolazione di altri paesi.

Perché l'esercito rivoluzionario cubano non ha mai sparato contro il
proprio popolo.

Perché non ne possiamo più di una certa sinistra sempre pronta ad
attaccare Cuba ma colpevolmente imbelle se non complice di fronte alle
guerre "umanitarie".

Perché Cuba non rappresenta l'ultimo baluardo di un mondo che è stato ma
il primo avamposto di un mondo in costruzione sicuramente con tantissimi
limiti ed errori.

Infine caro direttore senza il coraggio dei cinque giovani cubani,
vergognosamente definiti spioni rinchiusi nelle terribili carceri
speciali USA e al sacrificio quotidiano dei loro familiari e delle loro
dolcissime e tenacissime mogli ridotte a "letterine"nell'articolo, altri
attentati sarebbero stati compiuti a Cuba e altri cittadini inermi
sarebbero stati uccisi. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere quelle
donne e ci vergogniamo per loro che siano state trattate con tanto
volgare disprezzo. Alla compagna/donna Angela Nocioni vorrei poter dire
sommessamente che la dignità è cosa rara e non si compra! E allora anche
se non si condividono tutte le scelte di quel governo e di quel popolo a
quel governo e a quel popolo e a quella rivoluzione si deve rispetto,
non lo si deve insultare, tradire e consegnare nelle mani delle
politiche guerrafondaie.

Oggi il continente latinoamericano non potrebbe respirare quella ventata
di speranza democratica senza l'eroica resistenza del popolo cubano e
sarebbe difficile anche per noi continuare a sperare in "un altro mondo
possibile".

Mi permetta un'ultima battuta: non sono per il boicottaggio del giornale
ma rifletto sui dati.

Nella mia città, Bologna, si vendono mediamente 345 copie di Liberazione
e un centinaio a Imola contro i circa 2000 iscritti al partito. Tenendo
conto dei 43000 voti ottenuti alla ultime elezioni non crede, caro
direttore, che se certi argomenti fossero trattati in maniera diversa ci
sarebbe anche un ritorno positivo per il giornale?

Saluti internazionalisti.

Mauro Collina (Presidente "La Villetta "di Bologna, membro del direttivo
nazionale dell'Associazione di solidarietà con Cuba "La Villetta)


=== 5 ===

Al direttore Piero Sansonetti,

6/6/07

Direttore,

sono la segretaria del Circolo della Tuscia dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba. Unisco la mia alle tantissime voci che, accolte o censurate dal suo quotidiano, le hanno significato il disagio e la rabbia di una rilevantissima parte dei suoi lettori, molti dei quali presumibilmente lei perderà dopo le cronache faziose, unilaterali e scorrette dell'inviata Nocioni e  le successive esternazioni tristemente giustificatorie sue e di Rina Gagliardi.

Non torno sui demeriti, le insettezze e le volgarità che sono state scritte contro Cuba e, prima, contro il governo bolivariano del Venezuela. Molti hanno fatto in proposito gli opportuni rilievi. Le avanzo solo una spiegazione del tonfo informativo ed etico sul paese più socialista che c'è da parte di un giornale che si ostina a definirsi comunista. In America Latina, come abbiamo potuto ripetutamente constatare di persona, il governo cubano è visto da centinaia di milioni di persone come la possibilità realizzata di resistere al mostro imperialista, di affermare la pace contro coloro che esportano guerre globali e permanenti, di sconfiggere assedi genocidi, di affermare i fondamentali diritti umani - che, le piaccia o no, sono individuali nella misura in cui sono anzittutto collettivi - quali quelli alla conoscenza-istruzione-critica, della salute, della casa, del lavoro, dell'infanzia e vecchiaia protette, di operare in solidarietà con altri popoli per diffondere questi diritti e per attrezzarsi alla sconfitta di colonialismo e imperialismo. E tutto questo a partire da un sottosviluppo, da un'esclusione, da uno sfruttamento oligarchico-colonialista secolare spaventoso, spesso da embarghi criminali. Solo un esasperato eurocentrismo li può mistificare.Oggi l'editore di riferimento del suo giornale siede in parlamento e non riesce ad ostacolare a un governo che esporta, al seguito della più brutale potenza militare mai comparsa sulla faccia della Terra, bombe, massacri di civili, occupazioni di paesi, rapine di risorse, un governo che prosegue il massacro sociale contro le categorie deboli maggioritarie iniziato dalla destra, che lascia i giovani in preda all'insicurezza assoluta, che mistifica da sicurezza una crescente repressione sociale, che punisce gli anziani, che trascura il progresso civile, culturale e  tecnologico del paese, che allarga in misura drammatica il divario tra una elite di straricchi e una massa di impoveriti, che spoglia la scuola della sua forza, autonomia, dignità, universalità, che devasta l'ambiente in misura forse irreversibile dando invece spazio proprio agli interessi devastatori che appaiano legali o siano di chiara marca criminale. Allora credo che la spiegazione delle posizioni assunte dal suo giornale sui due paesi più equi e progressisti di oggi non possa che essere questa: dobbiamo diffamare Cuba e il Venezuela, esagerarne le carenze e inventarne delle altre, occultare le conquiste ad ogni livello, perchè altrimenti i nostri iscritti, militanti, elettori, simpatizzanti avrebbero a disposizione termini di confronto letali per noi e per il nostro ruolo politico e istituzionale attuale. E così, direttore... Sarei felice di una sua smentita documentata. A leggere i recenti risultati elettorali parrebbe proprio che questo è il rischio che le menzogne e deformazioni di Liberazione vogliono evitare. Nel nostro circolo sono numerosi, attivi e fortemente motivati, oltre ad essere  brave avanguardie sul territorio, i compagni di Rifondazione. Le imputo il disagio, il disorientamento e la tristezza che sono stati loro inflitti.

Sandra Paganini, segretaria del Circolo della Tuscia, ANAIC.

=== 6 ===

---- Original Message ----- 
From: Giovanni Caggiati 
To: Liberazione 
Sent: Monday, June 04, 2007 11:43 AM
Subject: lettera al direttore (3-6-'07)

Caro direttore,
chiediti cosa sarebbero Cuba, l'America Latina, il mondo intero, senza la Cuba attuale pur con tutti i problemi che ha: saremmo più avanti o saremmo più indietro nella lotta per la liberazione dall'imperialismo e dal capitalismo? Tu dirai che auspichi, per l'isola, non il ritorno al sistema antecedente quello di Castro ma più libertà. Bene. Ma allora l'approccio dev'essere diverso da quello della Nocioni e di Liberazione, deve tener conto delle concrete e specifiche condizioni storiche e politiche, l'atteggiamento dev'essere costruttivo e la critica, pure necessaria, non distruttiva e sprezzante. Se poi quella della Nocioni volesse essere una "critica di sinistra" (sui limiti di socialismo a Cuba, nel Venezuela di Chavez, nella Bolivia di Morales, ecc.), allora è almeno singolare che questo punto di vista sia il punto di vista dell'organo di un partito che fa parte di un Governo il quale di sinistra non ha nulla. 

Giovanni Caggiati - Parma, 3 giugno '07

----- Original Message ----- 
From: Giovanni Caggiati 
To: Liberazione 
Sent: Friday, June 08, 2007 3:53 PM
Subject: lettera al direttore (8-6-'07)

Caro direttore,
in riferimento alla polemica su Cuba fa bene il lettore Grieco a richiamare su Liberazione di oggi la democrazia e il socialismo di togliattiana, berlingueriana, e ingraiana memoria. Così come meglio farebbe Rina Gagliardi a prendere in considerazione il fatto che fra l'ottobre del '17 e la fine ingloriosa del '91 c'è stata anche una via democratica al socialismo che, per quanto non priva di insufficienze, limiti e contraddizioni, in Italia è stata comunque diversa concezione strategica e teorica e anche il motivo principale delle maggiori conquiste realizzate sul piano sociale e della democrazia, che fecero del nostro Paese la realtà più avanzata di tutto l'Occidente capitalistico. Fino ad introdurre in Italia "elementi di socialismo" come disse Berlinguer. Senonchè questo richiamo a democrazia e socialismo c'entra poco o nulla con gli articoli di Angela Nocioni: quegli articoli erano una critica solo distruttiva e sprezzante.

Giovanni Caggiati - Parma, 8 giugno '07


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Guastarazze di Asicuba Umbria al direttore di Liberazione

 

Gentile direttore di Liberazione, da comunista e da amico di Cuba da oltre 15 anni sono sconcertato e amareggiato dalla quantità di falsità contenute nell'articolo "Cuba si salvi chi può..." a firma di Angela Nocioni.

 

Un articolo che farebbe onore alle colonne di "Libero" e de "Il Giornale" scritto con una dose di disinformazione che raggiunge in alcuni punti il parossismo.

 

Mi sorprende e mi addolora come un giornale come Liberazione sia disposto a stipendiare una giornalista che scrive delle vere e proprie menzogne, travisando completamente la realtà senza nemmeno curarsi di dare alle sue parole un benché minimo

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