(english / italiano)

Petrinja: la fossa comune che c'è per davvero


...Infatti le agenzie di stampa del nostro paese non hanno riportato la notizia.

Si tratta di una fossa comune dalla quale sono stati esumati 160 cadaveri di morti ammazzati nel corso dell'operazione "Tempesta" - quella con la quale il cattolico ed europeo regime di Franjo Tudjman, con l'appoggio dei generali USA (MPRI) e delle strutture NATO (per la logistica, il radar, ecc.), nell'agosto del 1995 cancellava dalla faccia della terra la comunità politica dei serbi di Croazia ("Republika Srpska Krajna") ed espelleva alcune centinaia di migliaia di persone dai territori dove erano nate. 
La fossa comune di cui stiamo parlando si trova a Petrinja, che era un villaggio dei serbi di Croazia. Nella fossa aperta ci sono una trentina di cadaveri di donne. Tutti i corpi sono ancora da identificare. 
Si tratta solo di una tra molte fosse comuni dove sono seppelliti i serbi della Krajna; delle altre si aspetta... che emerga la volontà politica per parlarne ed esumarne le vittime. 

In tutto i "desaparecidos" serbi di Croazia sono infatti più di mezzo migliaio.

Tale volontà politica per adesso non c'è, ne' in Croazia, ne' da parte della Unione Europea o dell'ONU. La Croazia è infatti "un paese per bene": la Croazia viene premiata per quelle politiche neonaziste, stendendogli il "tappeto rosso" dell'accesso alla UE (vedi dispaccio ANSA allegato - come già premesso, l'ANSA ha omesso di riferire della fossa comune di Petrinja).

Nessuno fino a questo momento è incriminato per lo sterminio di Petrinja. Viceversa, il "Tribunale speciale" dell'Aia ha comminato una pena pesantissima contro Milan Martic, capo politico dei serbi di Krajna per una fase (alleghiamo più sotto un altro dispaccio ANSA), per aver difeso i serbi di Krajna da qualcuno di questi massacri contrattaccando militarmente Zagabria. L'altro leader dei serbi di Krajna, Babic, "è stato suicidato", come Milosevic, nel carcere dell'Aia.

(introduzione a cura di Olga e Andrea)

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Sulla epurazione etnica dei serbi in Croazia raccomandiamo il sito:
 
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http://www.b92.net/eng/news/society-article.php?yyyy=2007&mm=06&dd=12&nav_category=113&nav_id=41753

Tanjug (Serbia)
June 12, 2007

Croatia: Mass grave exhumation

BELGRADE - During a seven-day exhumation, the remains of 105 victims, believed to be Serbs, were uncovered in the Croatian town of Petrinja.

At least 20 women are among the victims, according to sources.

Serbian Documentation and Information Centre Veritas stated that the remains were all of Serbs from Banija and Kordun, killed by Croatian forces in a 1995 offensive in a UN-protected zone.

The exhumation, conducted by the Croatian government, will be continued.

The Hague Tribunal officials monitored the digging, as well as those from the International Missing Persons Commission, and Serbian and Croatian Missing Persons organizations.

Although the large mass grave in question has been known since the fall of 1995, the investigation “took place in complete media silence which, without question, is directly tied to the nationality of the victims,” Veritas stated.

According to the NGO, there are more graves of Serbs killed during Operation Storm at the same location.

The exhumation of these graves was still “awaiting the right political climate,” Veritas representatives said.

During the attack of Croatian forces on the UN Sector North sector in 1995, 721 Serbs were killed, 441 civilians, 403 of which were women.

Of the victims, 531 are still listed as missing, 341 civilians, 185 of which are women.

There have been no indictments thus far by international or Croatian courts related to these war crimes committed against Serbs in Croatia. 

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http://www.b92.net/eng/news/society-article.php?yyyy=2007&mm=06&dd=18&nav_category=113&nav_id=41881

B92 (Serbia)
June 18, 2007

Croatia: Operation Storm victims exhumed 

ZAGREB, BELGRADE - Exhumations have uncovered 160 ethnic Serb victims of the Croatian Army's Operation Storm in a mass grave in Petrinja.

Missing Persons Commission President Veljko Odaloviæ confirmed that there were both military and civilian victims of which 30 were women. Identification of the victims will begin shortly.

The grave is the largest known site of its kind in this region of Croatia. It contains the bodies of Serbs killed in August 1995.

“A lot depends on the quality of the samples we take. They are compared in the laboratory with the blood of the families of missing persons to see if they match, then we can say with 99.9 percent confidence that it is the person in question,” Odaloviæ said speaking about the identification process.

President of the Documentation and Information Center Veritas Savo Štrbac said that Croatia purposely made the exhumation last longer than was necessary.

The grave site in Petrinja dates back to 1995, when the Croatian forces "sanitized the field” after conflicts had ended, moving the remains to secondary graves in order to wait for the "right political climate" to allow for the return of the remains to victims' families, he said.

Odaloviæ said that cooperation with the Croatian Commission for Missing Persons finally gave some results and that he hoped the ten remaining locations in the region will be investigated, adding that he expeced 500 more bodies will be found.

“Starting in the fall, we will work through the details with the Croatians. We will quickly begin investigations and agree on priorities,” Odaloviæ said.

Although the exhumation was conducted on the request of the Hague Tribunal, the court has not indicted anyone in relation to the crimes committed against Serbs during Operation Storm in the regions of Banija and Kordun, the so-called Sector North.

Štrbac said that this could be done by either the Serbian or Croatian war crimes courts. 

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ALLARGAMENTO UE: ZAGABRIA PIU'VICINA A ENTRARE NEL 2009

BRUXELLES - L'Unione Europea autorizza la Croazia a dare un colpo di acceleratore nel processo di avvicinamento a Bruxelles e, parallelamente, frena quello della Turchia. E' questo l'esito delle due conferenze di adesione svoltesi oggi, protagoniste Ankara e Zagabria.

L'esame fatto alla Turchia si e' concluso con la promozione in due materie su tre. I 27, come previsto, hanno aperto solo due capitoli dei negoziati di adesione che la presidenza tedesca aveva promesso di iniziare a valutare entro la fine del suo mandato, in scadenza alla fine di giugno.

Seccata la reazione del ministro dell'economia turco e capo negoziatore con la Ue, Ali Babacan. ''Non siamo soddisfatti delle spiegazioni dell'Ue, abbiamo fatto tutto quello che la Ue ci ha chiesto, abbiamo rispettato ogni scadenza, e lo scorso marzo una lettera ci assicurava che avevamo le carte in regola per aprire anche il capitolo della politica economica e monetaria'', ha aggiunto, auspicando che l' Ue sappia opporsi ad un cambiamento di rotta nel negoziato con la Turchia, ''perche' un processo diverso da quello in atto sarebbe controproducente per entrambe le parti''.

Il commissario europeo all'allargamento Olli Rehn ha cercato di smussare la polemica. ''Quelli aperti oggi sono comunque capitoli molto importanti e sono sicuro che il processo di adesione andra' avanti con la stessa convinzione anche sotto la presidenza portoghese. Incoraggiamo la Turchia a fare le riforme nonostante l'appuntamento elettorale e speriamo che il nuovo governo si impegni a fare progressi nel campo della liberta' d'espressione e delle pari opportunita' '', ha aggiunto.

Risultato e clima assai diverso nel negoziato con la Croazia. In questo caso i 27 hanno deciso di aprire sei nuovi capitoli dei negoziati di adesione entrando nel vivo delle trattative.

''Sono molto felice di annunciare l'apertura dei nuovi capitoli, un segnale che da' la misura dei progressi fatti dalla Croazia'', ha detto Steinmeier. ''Con quelli odierni abbiamo aperto un terzo del totale dei capitoli che compongono i negoziati di adesione, e speriamo di continuare a tenere questo passo anche nel prossimo semestre, sotto la presidenza portoghese'', ha commentato soddisfatta il ministro degli esteri croato, signora Kolinda Grabar Kitarovic, la quale ha assicurato che il suo paese procedera' senza soste nel lavoro delle riforme che l'Ue continua a chiedergli, per essere pronta ad entrare in Europa dal gennaio 2009.
27/06/2007 12:56 

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TPI: BOMBE SU ZAGABRIA, MARTIC CONDANNATO A 35 ANNI/ ANSA

(ANSA) - L'AJA, 12 GIU - L'ex presidente della Krajina Milan Martic e' stato condannato oggi dal Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia a 35 anni di reclusione. Imputato di crimini di guerra e contro l'umanita' la procura ne aveva chiesta la condanna all'ergastolo per le atrocita' commesse contro i croati, tra il 1991 ed il 1995, nell'ambito di un'operazione di ''pulizia etnica'' condotta nel quadro di ''un'impresa criminale comune'' con l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, morto di infarto nelle carceri dell'Aja nel marzo dello scorso anno. Accusato di ''azioni terroristiche e persecuzione'' dei croati dei villaggi Vrpolje e Potkonje, nei pressi di Knin, la 'capitale' della Krajina, Martic era stato gia' condannato in contumacia dal tribunale di Sebenico, nell'agosto del 1993, a 15 anni di reclusione. ''Ora mi sento sollevato, la giustizia e' lenta, ma ha le braccia lunghe. Questo e' un messaggio chiaro per tutti i criminali che progettano simili future avventure'', ha commentato Milan Bandic, sindaco di Zagabria, appena appresa la notizia. Martic, 62 anni, consegnatosi spontaneamente al Tpi nel 2002, era accusato tra l'altro di avere ordinato, nel maggio 1995, il bombardamento di Zagabria per ritorsione dopo un' offensiva dell' esercito croato contro la Krajina, regione croata allora sotto controllo delle forze secessioniste serbe che, nel 1991, avevano auto-proclamato la Repubblica serba della Krajina (Rsk). Oltre che del bombardamento di Zagabria, che provoco' sette vittime tra i civili, l'imputato doveva rispondere di responsabilita' nella morte di altri civili nei bombardamenti di centri urbani compiuti nelle guerre di Croazia e di Bosnia, tra il 1991 ed il 1995. L'ex presidente della Krajina, che si e' sempre dichiarato innocente, e' stato oggi riconosciuto colpevole di 18 dei 19 capi di imputazione che gli erano contestati. I giudici lo hanno assolto solo per quello di sterminio. Martic, che alla lettura della sentenza non ha manifestato particolari reazioni, secondo i giudici del Tpi ha tentato di creare ''un territorio etnicamente serbo'', creando ''un' atmosfera di paura e sfiducia tra serbi e non serbi''. Per il tribunale l'imputato era la personalita' piu' influente e importante in Krajina e ''pertanto era al corrente dei molteplici crimini commessi contro i non serbi'', cosi' come, a parere dei giudici, e' stato provato che Martic aveva chiesto ed ottenuto aiuto finanziario, logistico e militare a Milosevic. In relazione al bombardamento di Zagabria i giudici hanno respinto la tesi dell'accusato e dei suoi avvocati secondo la quale la capitale croata ospitava obbiettivi militari e l'operazione era stata ordinata contro i croati perche' colpevoli di violazione dei diritti umani. (ANSA) RED-VS
12/06/2007 17:44