La lezione di Haiti

1) Haiti - l'isola maledetta (J. Radivojević)
2) La lezione di Haiti (Fidel Castro Ruz)


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Haiti - l'isola maledetta

Questo dannato paese - il primo ad essersi liberato dallo schiavismo nella storia, nel 1804, con la rivolta portata da Toussaint L'Ouverture, chiamato "il Napoleone haitiano", che a differenza del suo collega francese si è limitato ad unificare l'isola Hispaniola e non a conquistare il mondo fallendo nell'impresa; il paese che da solo portava più richezza all'impero Francese di quanto facessero tutti gli Stati nordamericani all'Inghilterra - è diventato il paese più povero del continente americano. 
I Francesi dopo essersi ritirati chiesero i "danni" per aver perso le terre e gli schiavi, e gli haitiani dovettero pagare, dal 1825 fino ad 1938, in altre parole: dovevano pagare la loro stessa terra, e per essersi liberati da soli, per i successivi 100 anni. Quando il presidente di Haiti si è permesso di chiedere questi soldi indietro - qualcosa come 17 miliardi di euro -, il 29.2.2004, il democratico paese europeo, portatore dell'egalitè, fraternitè e soprattutto libertè per se me non per le sue colonie, membro dell'UE, ha risposto con un sorriso.
Il secolo successivo non è stato migliore: nel 1915 gli americani occupano l'isola e continuano con il terrore dei loro predecessori fino a 1934. Lasciano gli oligarchi da loro creati che governano come gli americani: sempre con lo stesso terrore e morte. I più famosi furono i Duvalier padre e figlio ("Papa Doc" e "Baby Doc").
La rivolta popolare contro il figlio viene guidata dal prete cattolico Jean Bertrand Aristide che prende il potere alle elezioni del 1990 e vince democraticamente. Ma dura solo 9 mesi, e poi accade il colpo di stato guidato dagli USA.
Nel '94 Clinton riporta Aristide al governo, ma lo controlla attraverso il suo mandante del Fondo monetario internazionale (FMI) che ha maggiori poteri del governo stesso. Alla giunta militare ed ai suoi squadroni della morte si applica l'amnistia (faceva sempre comodo agli americani tenerli pronti e a disposizione, casomai Aristide dovesse guardare troppo a sinistra, come Chavez!). Infatti, invia Al Gore di tanto in tanto a dare una sterzata qua e là e il povero Aristide non riesce a tirare su il paese. Malgrado tutto, costruisce gli ospedali, le scuole, le strade.
Con l'arrivo di Bush, la situazione per gli haitiani peggiora. Il portatore della "soft power" in mezzo mondo manda subito Colin Powel, con gli agenti della CIA e il National Endowment for Democracy, ad organizzare il golpe militare vista la nuova, netta vittoria elettorale di Aristide, sostenuto dai poveri, nel 2000. La solita campagna mediatica che accusava Aristide di essere un dittatore e di non rispettare i diritti umani fa eco nell'Occidente, ed è l'unica "verità" che sapremo atraverso i media liberi e democratici.
Quel golpe è stato illegale, ma nessuno in Occidente dice niente a riguardo. A nessuno disturbano i successivi massacri dei golpisti ed il loro non rispetto degli stessi diritti negati, acclamati a squarciagola contro Aristide.
Il 29.2.2004 le truppe americane entrano a Haiti, non per aiutare il governo legalmente eletto a salire al potere, ma anzi, per rimuoverlo rapendo Aristide e portandolo con un aereo in Repubblica Centroafricana, mettendo al suo posto Girard Latortue che aveva vissuto in Florida per 10 anni. Così è stato rinnovato ad Haiti il sistema "Duvalier & Son" che aveva terrorizzato il paese per decenni.
Nel settembre 2004 l'uragano Jeanne uccide migliaia di persone. Lo stesso uragano si rinforza e prosegue verso Cuba ancora più infuriato e lì... nessuna vittima.
Nel 2005 l'America introduce l'embargo contro Haiti, che regolarmente colpisce i più poveri; nel 2008 l'uragano Hanna, la miseria e la povertà uccidono di nuovo.
L'ONU sta lì con la missione MINUSTAH - "Mission for the Stabilization of Haiti" - che distribuisce il cibo selettivamente, appoggiando il governo dei golpisti.
MINUSTAH e la forza militare dell'ONU uccidono esse stesse i membri delle bande militari, che sono aumentate a dismisura proprio dopo l'intervento militare degli USA (che a loro volta negano e rovesciano la realtà dicendo di essere intervenute perchè le bande erano sostenitori di Aristide).
Centinaia di oppositori politici marciscono nelle prigoni. Questo non disturba le organizzazioni per i diritti umani che invece gridano un giorno si e l'altro pure a squarciagola per le stesse cose cui fanno riferimento pure in Iran.
Nel 2006, alle elezioni libere finalmente accettate dai golpisti, vince il candidato di Aristide sostenuto dai poveri, Preval.
Le sanzioni imposte dagli USA, il FMI che ha introdotto una politica economica catastrofica, gli uragani, la corruzione... e il paese è arrivato alla fame più nera, dove la popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno.
Si sostituisce il primo ministro e tra i vari tira-e-molla e le intromissioni dei servizi segreti di mezzo mondo, si impone il candidato di Preval, Michèle Pierre-Louis, che non riesce a tirare su il paese dalla povertà estrema. Le bande paramilitari, le truppe pseudogovernative, le truppe internazionali che proteggono gli oligarchi, le bande di ogni genere giorno dopo giorno sfaldano lo Stato haitiano.
E si arriva al terremoto pari alla forza di due bombe atomiche. 
Il predicatore conservatore nord americano Pat Robertson nella nota trasmissione televisiva "700 Club", sul canale televisivo Christian Broadcasting Network, offre la spiegazione della Chiesa sulla maledizione di Haiti:
<< Qualcosa di terribile è accaduto tanti anni fa ma forse la gente non ama parlare di questo. Gli haitiani erano sotto la dominazione francese. Si sono raccolti una volta e hanno fatto il patto con il diavolo: "Ti saremo servitori se ci libererai dai francesi".
Il diavolo ha risposto: "OK, affare fatto".
Questa è una storia vera... >> ha concluso Robertson.
A Haiti non è mai stato permesso di crescere e vivere con le proprie forze. Gli interessi di altri hanno devastato e continuano a devastare questo paese.
La libertà, d'altronde, non è mica per tutti. L'egalitè, fraternitè, libertè sono un affare diabolico.

Jasmina Radivojević


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La lezione di Haiti

L’Avana, 15 gen (Prensa Latina) Il leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, ha affermato che il Haiti costituisce una vergogna della nostra epoca, in un mondo dove prevale lo sfruttamento ed il saccheggio dell'immensa maggioranza degli abitanti del pianeta.  Di seguito Prensa Latina pubblica il testo completo della Riflessione del Comandante in Capo: 
“Due giorni fa, quasi alle 6 di sera, ora di Cuba, mentre ad Haiti, per la sua posizione geografica, era ormai notte, le emittenti televisive hanno iniziato a divulgare la notizia che un violento terremoto, con una magnitudine di 7,3 gradi della scala Richter, aveva gravemente colpito Port-au-Prince. Il fenomeno sismico si era originato in una falda tettonica ubicata nel mare, a soli 15 chilometri dalla capitale haitiana, una città dove l’80% della popolazione abita in deboli case costruite con argilla e fango.
Le notizie sono proseguite quasi senza interruzione per ore. Non c’erano immagini, però si affermava che molti edifici pubblici, ospedali, scuole e strutture con una costruzione più solida erano collassate. Ho letto che un terremoto con un magnitudine di 7,3°, equivale all’energia liberata da un’esplosione di 400 mila tonnellate di TNT.
Le descrizioni trasmesse erano tragiche. Nelle strade, i feriti gridavano, implorando soccorso medico, circondati dalle rovine che seppellivano intere famiglie. Tuttavia, per molte ore, nessuno aveva potuto trasmettere nessuna immagine. 
La notizia ci ha colto tutti di sorpresa. In molti avevamo spesso sentito parlare di Haiti per gli uragani e le grandi inondazioni, però ignoravamo che il paese corresse il rischio di un grande terremoto. Siamo venuti a conoscenza che 200 anni fa in questa città, che sicuramente aveva poche migliaia d’abitanti, si era prodotto un grande sisma.
A mezzanotte non si menzionava ancora una cifra approssimativa delle vittime. I responsabili delle Nazioni Unite e diversi Capi di Governo parlavano dei commoventi avvenimenti ed annunciavano l’invio di contingenti di soccorso. Siccome lì si trovano impiegate truppe della MINUSTAH, costituita da forze delle Nazioni Unite di diversi paesi, alcuni ministri della Difesa parlavano di possibili perdite tra il loro personale.
È stato realmente nella mattinata di ieri, mercoledì, quando sono incominciate a giungere le tristi notizie sulle enormi perdite umane tra la popolazione e perfino istituzioni come le Nazioni Unite riferivano che alcuni dei loro edifici in quel paese erano collassati, una parola che di per sé non dice nulla, però poteva significare molto.
Ininterrottamente, per ore, sono continuate ad arrivare notizie sempre più traumatiche sulla situazione di questo fraterno paese. Si discutevano le cifre dei deceduti, che fluttuavano, secondo le versioni, tra i 30 mila ed i 100 mila. Le immagini sono desolanti; è evidente che il disastroso avvenimento ha ricevuto un’ampia divulgazione mondiale e molti governi, sinceramente commossi, stanno realizzando degli sforzi per cooperare secondo le loro risorse.  
Una tragedia commuove in buona fede un grande numero di persone, soprattutto quelle di carattere naturale. Forse pochi però si fermano a pensare perché Haiti è un paese così povero. Perché quasi il 50% della sua popolazione dipende dalle rimesse familiari che riceve dall’estero? Perché non analizzare anche le realtà che portano Haiti all’attuale situazione ed alle sue enormi sofferenze?
L’aspetto più curioso di questa storia è che nessuno pronuncia una sola parola per ricordare che Haiti è stato il primo paese in cui 400 mila africani, schiavizzati e deportati dagli europei, si sono ribellati contro 30 mila padroni bianchi, proprietari di piantagioni di canna da zucchero e di caffé,  portando a termine la prima grande rivoluzione sociale nel nostro emisfero. Lì sono state scritte pagine d’insuperabile gloria. E’ stato sconfitto il più eminente generale di Napoleone. Haiti è il prodotto netto del colonialismo e dell’imperialismo, di oltre un secolo d’impiego delle sue risorse umane nei lavori più duri, degli interventi militari e dell’estirpazione delle sue ricchezze.
Questa dimenticanza storica non risulterebbe così grave come il fatto reale che Haiti costituisce una vergogna della nostra epoca, in un mondo dove prevale lo sfruttamento ed il saccheggio dell’immensa maggioranza degli abitanti del pianeta.
Migliaia di milioni di persone in America Latina, Africa ed Asia soffrono di carenze simili, sebbene forse non tutte in una proporzione così alta come Haiti.
Situazioni come quelle di questa nazione non dovrebbero esistere in nessun luogo della Terra, dove abbondano decina di migliaia di città e paesi in condizioni simili ed a volte peggiori, a causa di un ingiusto ordine economico e politico internazionale, imposto al mondo. La popolazione mondiale non è minacciata unicamente dalle catastrofi naturali come quella di Haiti, che è solo una pallida ombra di ciò che potrebbe succedere nel pianeta con il cambio climatico, che a Copenaghen è stato realmente oggetto di burla, scherno ed inganno.  
È giusto dire a tutti i paesi ed a tutte le istituzioni che hanno perso dei cittadini o dei membri a causa della catastrofe di Haiti: non dubitiamo che realizzerete in questo momento lo sforzo maggiore per salvare delle vite umane ed alleviare il dolore di questo popolo martoriato. Non possiamo incolparvi del fenomeno naturale che è avvenuto lì, sebbene non ci troviamo d’accordo con la politica adottata nei confronti di Haiti.
Non posso esimermi dall’esprimere  l’opinione che è giunta l’ora di cercare delle soluzioni reali e vere per questo fraterno popolo.
Nel campo della salute ed in altre aree, Cuba, nonostante sia un paese povero e sottoposto al bloqueo, sta cooperando da anni con il popolo haitiano. Circa 400 medici e specialisti sanitari prestano cooperazione gratuita a favore del popolo haitiano. Ogni giorno, i nostri medici lavorano in 227 dei 337 comuni del paese. Inoltre, non meno di 400 giovani haitiani si sono formati come medici nella nostra Patria. Lavoreranno ora con il rinforzo che è partito ieri per salvare delle vite in questa critica situazione. Si possono mobilitare perciò, senza un particolare sforzo, fino a mille medici e specialisti sanitari, che si trovano ormai quasi tutti sul posto, pronti a cooperare con qualsiasi altro Stato che desideri salvare delle vite haitiane e riabilitare i feriti.
Un altro elevato numero di giovani haitiani stanno frequentando i corsi di laurea in Medicina a Cuba.
Cooperiamo inoltre con il popolo haitiano in altre sfere che sono alla nostra portata. Non esisterà, tuttavia, nessuna altra forma di cooperazione degna di questo nome, se non quella di lottare nel campo delle idee e dell’azione politica per porre fine alla tragedia senza fine che soffrono numerose nazioni come Haiti.
La responsabile del nostro contingente medico ha informato: “ La situazione è difficile, però abbiamo già iniziato a salvare delle vite”. L’ha dichiarato con uno schietto messaggio alcune ore dopo il suo arrivo a Port-au-Prince con rinforzi medici addizionali.
A notte fonda, ha comunicato che i medici cubani ed i laureati haitiani dell’ELAM stavano prendendo posizione nel paese. Avevano già assistito a Port-au-Prince a oltre un migliaio di pazienti, mettendo urgentemente in funzione un ospedale che non era collassato ed utilizzando tende dov’era necessario. Si stavano preparando ad installare rapidamente altri centri di pronto soccorso.
Sentiamo un sano orgoglio per la cooperazione che in questi tragici istanti i medici cubani ed i giovai medici haitiani laureatisi a Cuba stanno prestando ai loro fratelli di Haiti!    

Fidel Castro Ruz

14 gennaio 2010