Da: partigiani7maggio@...
Oggetto: Milano venerdi 14/10: presentazione alla Libreria Odradek
I PARTIGIANI JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA ITALIANA
Storie e memorie di una vicenda ignorata
Storie e memorie di una vicenda ignorata
Roma, Odradek, 2011
pp.348 - euro 23,00
Per informazioni sul libro si vedano:
Il sito internet: http://www.partigianijugoslavi.it
La scheda del libro sul sito di Odradek: http://www.odradek.it/Schedelibri/partigianijugoslavi.html
La pagina su Facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=103675256383363
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Ordina il libro: http://www.odradek.it/html/ordinazione.html
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Tra i nuovi inserimenti sul nostro sito segnaliamo:
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Milano, venerdi 14 ottobre 2011, ore 18:00
Libreria Odradek
Via Principe Eugenio 28
Via Principe Eugenio 28
Presentazione del volume
I PARTIGIANI JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA ITALIANA
Storie e memorie di una vicenda ignorata
ne discutono:
Andrea Martocchia
autore, dottore di ricerca in Fisica, esperto di storia recente dei Balcani. E' segretario del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus
Alessandra Kersevan
storica ed editrice (Edizioni KappaVu), è esperta di questioni del confine orientale e studiosa dei lager per slavi sul territorio italiano
Tiziano Tussi
membro del Comitato provinciale ANPI e collaboratore della rivista Patria Indipendente, è autore di articoli, saggi e libri sulla Guerra di Liberazione
Info: Libreria Odradek Milano
tel. 02 314948 email: odradekmilano@...
http://www.odradek.it/html/librerie/libreriamilano.html
tel. 02 314948 email: odradekmilano@...
http://www.odradek.it/html/librerie/libreriamilano.html
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I PARTIGIANI JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA ITALIANA
Storie e memorie di una vicenda ignorata
di Andrea Martocchia
con contributi di Susanna Angeleri, Gaetano Colantuono, Ivan Pavičevac
Prefazione di Davide Conti
Introduzione di Giacomo Scotti
Roma, Odradek, 2011
pp.348 - euro 23,00 - ISBN 978-88-96487-13-6
Storie e memorie di una vicenda ignorata
di Andrea Martocchia
con contributi di Susanna Angeleri, Gaetano Colantuono, Ivan Pavičevac
Prefazione di Davide Conti
Introduzione di Giacomo Scotti
Roma, Odradek, 2011
pp.348 - euro 23,00 - ISBN 978-88-96487-13-6
Odradek edizioni
via san Quintino 35
00185 Roma
tel/fax 06 70451413
odradek@...
www.odradek.it
http://www.odradek.it/blogs/index.php
via san Quintino 35
00185 Roma
tel/fax 06 70451413
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Si tratta del risultato di un lavoro collettivo condotto e coordinato con grande impegno e passione. Gli autori, seguendo le tracce degli jugoslavi scappati dopo l’8 settembre del 1943 da vari luoghi di internamento e detenzione, come i campi di Renicci di Anghiari in provincia di Arezzo e di Colfiorito in provincia di Perugia o le carceri di Spoleto, hanno percorso l’Italia, contattando sedi dell'Anpi e Istituti storici, parlando con studiosi locali e superstiti, visitando luoghi della memoria, raccogliendo documenti e testimonianze... Il libro Partigiani jugoslavi nella resistenza italiana parte da una domanda: «che cosa ci facevano in Italia questi jugoslavi?». Ciò evoca fatti della seconda guerra mondiale (l’occupazione militare nazifascista della Jugoslavia e la nascita e repressione della resistenza agli occupanti), ma conduce anche direttamente nel vivo del sistema concentrazionario dell’Italia fascista, oggetto ultimamente di molti studi, ma a lungo rimosso e perfino apertamente negato... (R. Giacomini)
La ricerca inoltre individua il ruolo strategico della Puglia come “duplice retrovia” anche in relazione alle parallele vicende belliche nei Balcani; ruolo finora noto solo a pochi specialisti e in modo frammentario. Infatti, mentre in Puglia si costituivano brigate dell’EPLJ - Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia -, gli evasi jugoslavi dai lager della penisola animavano la lotta di Liberazione proprio nelle sue prime fasi lungo la dorsale appenninica, con episodi rilevanti, soprattutto in Umbria e nelle Marche, lasciando sul campo più di mille tra morti e dispersi... Nella ricerca sono inoltre discusse le ragioni politico-storiografiche di questa rimozione, così da fornire un importante contributo al dibattito metodologico sulla storia della Resistenza poiché si oltrepassa la chiave di lettura nazionale, solitamente schiacciata sul rapporto CLN-monarchia-Alleati. (dalla quarta di copertina)
Le altre riflessioni che emergono dalla lettura del testo riguardano da un lato la questione della mancata punizione degli esponenti fascisti e dei vertici del regio esercito italiano responsabili di crimini di guerra contro le popolazioni civili occupate e dall’altro la completa assenza nella sfera pubblica nazionale di una lettura critica del passato, capace di fare i conti con le responsabilità dell’Italia rispetto agli eventi della seconda guerra mondiale. Sul piano internazionale, la collocazione in campi geopolitici contrapposti di Italia e Jugoslavia consentì al governo di Roma, grazie al sostegno degli Alleati anglo-americani, di evitare la consegna dei principali criminali di guerra al governo di Tito, ma parallelamente offrì l’opportunità di non riconoscere il peso e la valenza storico-militare del contributo jugoslavo alla Resistenza antifascista nella Penisola. (dalla Prefazione di Davide Conti)
I dittatori possono seminare odio e guerre, divisioni, distruzioni, morte e dolori (ed altro non sanno fare), ma i popoli alla fine sanno riconoscersi fratelli ed operare insieme, anche combattendo, per abbattere le dittature, costruire la democrazia e la pace. Come fecero i combattenti accorsi in Spagna in difesa della Repubblica combattendo contro Franco, italiani e jugoslavi insieme in alcuni reparti comuni; come fecero circa quarantamila soldati italiani passati nelle file dell’Esercito popolare di Liberazione jugoslavo dopo il settembre del Quarantatre trasformandosi da occupatori in combattenti della libertà col nome di garibaldini; come fecero quasi tutti gli jugoslavi finiti nei campi di internamento creati dal “duce” dando vita ai primi reparti della Resistenza in Italia già nel settembre di quel Quarantatre della svolta. (dalla Introduzione di Giacomo Scotti)
Le altre riflessioni che emergono dalla lettura del testo riguardano da un lato la questione della mancata punizione degli esponenti fascisti e dei vertici del regio esercito italiano responsabili di crimini di guerra contro le popolazioni civili occupate e dall’altro la completa assenza nella sfera pubblica nazionale di una lettura critica del passato, capace di fare i conti con le responsabilità dell’Italia rispetto agli eventi della seconda guerra mondiale. Sul piano internazionale, la collocazione in campi geopolitici contrapposti di Italia e Jugoslavia consentì al governo di Roma, grazie al sostegno degli Alleati anglo-americani, di evitare la consegna dei principali criminali di guerra al governo di Tito, ma parallelamente offrì l’opportunità di non riconoscere il peso e la valenza storico-militare del contributo jugoslavo alla Resistenza antifascista nella Penisola. (dalla Prefazione di Davide Conti)
I dittatori possono seminare odio e guerre, divisioni, distruzioni, morte e dolori (ed altro non sanno fare), ma i popoli alla fine sanno riconoscersi fratelli ed operare insieme, anche combattendo, per abbattere le dittature, costruire la democrazia e la pace. Come fecero i combattenti accorsi in Spagna in difesa della Repubblica combattendo contro Franco, italiani e jugoslavi insieme in alcuni reparti comuni; come fecero circa quarantamila soldati italiani passati nelle file dell’Esercito popolare di Liberazione jugoslavo dopo il settembre del Quarantatre trasformandosi da occupatori in combattenti della libertà col nome di garibaldini; come fecero quasi tutti gli jugoslavi finiti nei campi di internamento creati dal “duce” dando vita ai primi reparti della Resistenza in Italia già nel settembre di quel Quarantatre della svolta. (dalla Introduzione di Giacomo Scotti)
La Brigata Gramsci è un unicum, uno scandalo. Era arrivata a contare quasi 500 effettivi, ma al suo interno aveva un battaglione, il battaglione Tito, formato da combattenti jugoslavi. E i battaglioni Tito divennero due. Alfredo Filipponi, nome di battaglia "Pasquale", comunista ternano ne era il commissario politico, ma il comandante militare era Svetozar "Toso" Lakovic. E quegli Jugoslavi erano in gran parte comunisti. Una brigata comunista al quadrato. Un valore aggiunto che altre formazioni più a nord e più a ovest non hanno avuto. E infatti queste risultarono più cielleniste, più ecumeniche, e più attendiste, direi. La Gramsci dichiarò la prima zona libera. Il 9 febbraio in duecento prendono Norcia senza sparare un colpo... Dovevano fargliela pagare a uno che aveva proclamato la prima Repubblica partigiana. Dal luglio al novembre 1944 ne sorsero una quindicina, elencate nel sito dell'Anpi. Ma la prima non c'è. È ignorata.
Alfredo Filipponi, la Brigata Gramsci e la prima Zona libera sono uno scandalo, sono impresentabili... (C. Del Bello)
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