(english / italiano)

Due conferenze sulla Grande Guerra

1) ROMA 21/9. Cento anni dopo, l’Europa ancora al centro della guerra - di Sergio Cararo
2) BELGRADE 16-18/9. International Conference "Lessons of World War I"


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Leggi anche:
Cento anni dopo il massacro della Grande Guerra. Ci risiamo?

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http://contropiano.org/politica/item/26426-cento-anni-dopo-l-europa-ancora-al-centro-della-guerra

Cento anni dopo, l’Europa ancora al centro della guerra

di Sergio Cararo, Lunedì, 22 Settembre 2014

Ascoltare due lectio magistralis di storia è sempre un’esperienza di straordinario interesse.  Vederne cogliere le connessioni con la situazione attuale è una ginnastica salutare sul piano della conoscenza finalizzata all’azione politica. La conferenza promossa a Roma dalla Rete dei Comunisti sui cento anni trascorsi dalla prima grande guerra interimperialista – quella del 1914-18 – è stata qualcosa di più di un incontro politico.

Introdotti dalla relazione di Mauro Casadio della Rete dei Comunisti, due storici marxisti autorevoli come Giuseppe Aragno e Giorgio Gattei, hanno sviluppato le loro relazioni con una grande capacità di racconto, analisi e comunicazione.

Mauro Casadio ha ovviamente sottolineato le numerose connessioni tra il processo materiale, economico e politico, che portò alla Prima Guerra Mondiale e al massacro tra i popoli europei,  e la situazione attuale, o meglio, le tendenze che stanno caratterizzando l’attuale momento storico.  La tesi è che la nascita dell’Unione Europea, santificata come l’entità che avrebbe portato alla fine definitiva della guerra in Europa, in realtà ha costellato il suo percorso e le sue prospettive di nuove guerre e di una inquietante escalation bellicista tutto intorno ad essa.  Una sorta di “cerchio di fuoco” di guerre e conflitti che da sud (Libia, Siria, Iraq ed Africa francofona) sale verso la frontiera a est dove lo scontro sull’Ucraina minaccia di trasformarsi in un “clash” diretto tra le potenze della Nato e la Russia. E’ quasi impossibile separare la nascita dell’Unione Europea (1992) dalle sue responsabilità sullo scatenamento della disgregazione e della guerra in Jugoslavia (innescato dal riconoscimento unilaterale delle secessioni di Slovenia e Croazia da parte della Germania) fino all’avventurismo militare più europeo che statunitense contro la Libia (e in parte contro la Siria) per giungere alla scelta di sobillare le forze più reazionarie in Ucraina per destabilizzare il governo e sostituirlo con un altro filo-Ue.  Il risultato è che la guerra è tornata ad essere un fattore possibile delle relazioni internazionali oggi caratterizzate non più dalla globalizzazione ma dalla competizione globale tra i vari poli imperialisti.

Giuseppe Aragno, con grande sapienza, ha continuamente messo in connessione gli scenari del mondo alla fine della Belle Epoqe – la prima globalizzazione capitalista nella storia – e quelli del mondo di oggi che vede trasformarsi la seconda globalizzazione in una competizione a tutto campo tra soggetti che si ispirano al medesimo  modo di produzione: quello capitalistico.

Aragno in questi anni ha “incrociato spesso la spada” con gli storici revisionisti, quelli che per piaggeria o convinzione filosofica, raccontano la storia che serve agli apparati ideologici delle classi dominanti. Con una nemesi che torna costante negli storici liberali o revisionisti: dipingere l’unico esito positivo della Prima Guerra Mondiale – la Rivoluzione d’Ottobre – come un aspetto del male e della guerra stesso. Una chiave di lettura che, con Ernst Nolte, arriverà a dichiarare che l’avvento del nazismo è stata una reazione inevitabile alla vittoria del movimento operaio in Russia che darà vita all’Unione Sovietica proprio tirando fuori il paese dal grande massacro della Prima Guerra Mondiale. Aragno ha poi aggiunto informazioni poco o niente affatto conosciute come l’abbandono da parte delle autorità italiane dei soldati caduti prigioneri  degli austriaci e che per questo venivano ritenuti “disertori, traditori”. Secondo Aragno dei 600mila soldati italiani morti nella prima guerra mondiale, almeno 100mila morirono di fame e di stenti abbandonati dagli Stati Maggiori e dal governo italiani. Ha poi denunciato una iniziativa di estrema gravità ossia il protocollo tra Ministero della Difesa e Ministero dell’Istruzione per spedire in cattedra nel 2015 degli ufficiali delle forze armate nelle scuole a parlare della Prima Guerra Mondiale.

Giorgio Gattei invece ha sviluppato la sua relazione su un altro versante: quello del dibattito dei marxisti dell’epoca sulla Grande Guerra. Dagli straordinari e profetici scritti dell’ultimo Engels venti anni prima che scoppiasse la guerra, all’elaborazione che portò Lenin a scrivere “L’imperialismo” (un testo che mantiene intatta e attuale gran parte dell’elaborazione), a Kautski, Trotski e ancora Lenin che già all’epoca riteneva la parola degli Stati Uniti d’Europa o impossibile o reazionaria.

La relazione di Gattei  è partita proprio dalla illusorietà di quei pensatori borghesi (da Kant adAngell) che ritenevano che il libero mercato e il naturale sviluppo dell’economia capitalista, avrebbe tenuto il mondo al riparo dalla guerra perché gli scambi economici avrebbero prevalso sui contrasti militari. Dunque una illusione oggi ancora diffusa a piene mani e che è stata ripetutamente smentita dai fatti. Il problema è se i fatti di domani si aggiungeranno alla lista delle dolorose smentite del passato.

A mettere nuovamente il mondo sul piano inclinato, sembra essere infatti la natura stessa del capitalismo nella sua fase suprema – l’imperialismo. Ma proprio perché oggi il mondo è stato nuovamente globalizzato dal modello capitalista e il mondo – come diceva Marx – è “tondo” cioè limitato, la conquista di esso, delle sue risorse, dei mercati, della forza lavoro, delle possibilità – e delle sempre maggiori difficoltà - di valorizzare un capitale finanziario cresciuto a dismisura, non può che avvenire cercando di prendersi quelli degli altri, quelli in qualche modo già occupati. Finchè questo avviene nella periferia e magari con accordi e con la concertazione c’è qualche possibilità, ma quando questi vengono meno ecco che “gli imperialismi” entrano in conflitto tra loro. La Grande Guerra è stato il primo ma non l’ultimo grande conflitto antimperialista, soprattutto quando la consapevolezza che il mondo e le sue risorse sono limitate, perché “è tondo”.

Dopo alcuni interventi la conferenza si è conclusa con l’impegno della Rete dei Comunisti a sviluppare nelle prossime settimane una campagna di iniziative nelle varie città che mettano al centro dell’agenda le tendenze e i  pericoli di guerra di oggi. A tale scopo è stato stampato un volantone divulgativo. Inoltre per la fine dell’anno la Rete dei Comunisti ha messo in cantiere un convegno proprio sull’imperialismo che aggiornerà sul piano teorico le elaborazione sviluppate negli anni scorsi. Infine le tre relazioni di Casadio, Aragno e Gattei verranno pubblicate, insieme ad altri contributi, sulla rivista Contropiano che uscirà ad ottobre e che sarà dedicata proprio alla guerra, con particolare attenzione a quelle di domani.


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Read also:
The Great War of 1914-1918 – Messages to the Humanity

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Václav Klaus:

 

THE FIRST WORLD WAR WAS STARTED BY AUSTRIA, NOT BY SERBIA

Success of the international conference Lessons of World War I, held in Belgrade on 16-18 September 2014

More than 100 foreign guests from fifteen countries in Europe, Americas and Asia

On 17-18 September 2014, the “Sava Center” in Belgrade was the venue of the International Conference titled “World War I – Messages to Humanity”, organized by the Belgrade Forum for a World of Equals, jointly with two Russian Civic Society Organizations - The Center of National Glory, and the St. Andrew the First-Called Fund. The first speaker in the Conference was Serbian Patriarch Irinej. The audience was then addressed by Prof. Oliver Antić, in the capacity of Personal Envoy of the President of the Republic of Serbia Mr. TomislavNikolić, and Bishop Nazarij, Episcope of Kroonstad, in the capacity of Personal Envoy of the Patriarch of Moscow and All Russia Kirill. The Conference was attended by several hundred invitees and more than 100 foreign guests. Over 40 historians, diplomats, analysts and public figures from Serbia, Russia and fifteen other countries in Europe, America, and Asia presented their papers. The introductory paper was presented by Vladimir I. Jakunjin, President of the Council of Russian co-organizers, President of the Global Forum “Dialogue of Civilizations”, and President of the Russian Railways.

The audience and the media representatives were particularly interested in the interventions of VáclavKlaus, former President of the Czech Republic, Walter Schwimmer, former Secretary-General of the Council of Europe, Aleksey Y. Meshkov, Deputy Minister of Foreign Affairs of the Russian Federation, Prof.Vasilije Krestić, Academician of the SANU, James Bissett, former Canadian Ambassador in Belgrade,Prof. Bim Singh from India, Prof. Momir Bulatović, former President of the Federal Government of the Federal Republic of Yugoslavia, Jean Bricmont, Member of the Belgian Royal Academy, Prof. Darko Tanasković, Neil Clarke, publicist from the United Kingdom, and many others.

The Conference was preceded by the Serbian-Russian Scientific Round table on World War I, held on 16 September in the Russian House, with15 historians and publicists as its participants, including Prof. Jelena Guskova, Foreign Member of the SANU, historian Dr Mile Bjelajac, and many other prominent scientists.

Václav Klaus, former President of the Czech Republic, said at the Conference: “The First World War did start in Serbia, however it was not started by Serbia but by Austria, with a rather reluctant consent of Hungary and a crucial role of Germany with her growing ambitions to redraw the borders firstly in Central Europe, then across the entire Continent, and, finally, in the world”.

Among 500 present persons were representatives of Serbian Government, MPs of Serbian Parliament, ambassadors of Angola, Belorussia, Cuba, Russia, Venezuela and diplomats from other foreign missions in Belgrade.

Organizers and participants of the Conference and the Roundtable laid wreaths at the Russian Necropolis in the New Cemetery, and at the Monument to Children Victims of NATO aggression in theTašmajdan Park. In addition, they attended the ceremony of unveiling the Monument to Serbian and Russian soldiers fallen while defending Belgrade in World War I, in the old Fortress of Kalemegdan. On this occasion, the audience was addressed by Serbian Patriarch Irinej,  President of SerbiaTomislavNikolić, President of the Council of Russian organizers and donors Vladimir I. Jakunjin, Russian Ambassador to Serbia Aleksandar V. Čepurin, and City Mayor of Belgrade Siniša Mali.

All these events have marked the Centenary of the beginning of the First World War.

For more information please visit website www.beoforum.rs

                                  THE BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS