Quest’anno faremo brevissime deviazioni all’interno della piccola frazione montana, e dopo la commemorazione presso la ex scuola elementare, faremo ritorno a piedi all’Abbazia con un’altro piccolo sentiero che giungerà alle spalle del piccolo cimitero adiacente.
Al pranzo sui prati farà seguito la presentazione del libro “Il barbiere zoppo – 1969, una ragazza e la scoperta della Resistenza”. Gino Marchitelli, scrittore, elettricista antagonista, compagno dell’Anpi e autore del libro, ci racconterà del misterioso viaggio di una giovane alla ricerca delle sue radici; “Un romanzo avvincente, ricco di pathos e intensità emotiva […] che svela fondamentali verità sul ventennio e sugli orrori del regime nazifascista, attraverso gli occhi veri, puri e ingenui di ragazze e ragazzi in dialogo tra generazioni.” (http://www.peacelink.it/pace/a/41831.html)
“Se vorrete conoscere la Resistenza e una scrittura che non la tradisce narrandola, e se la volete proporre ad altri, questo è il libro che vi serve”. (Lidia Menapace).
Il tutto con l’accompagnamento musicale di canti della resistenza eseguiti dalle compagne e dai compagni del ‘Coro 24 marzo’ dell’Anpi intercomunale 24 marzo.
Programma:
Ore 9.30
Ritrovo presso l’Abbazia di Piobbico
Ore 10
Partenza camminata
Ore 12
Commemorazione presso la ex scuola elementare di Piobbico
Ore 13
Pranzo sui prati presso l’Abbazia di Piobbico
Ore 14.30
Presentazione del libro “Il barbiere zoppo – 1969, una ragazza e la scoperta della Resistenza” a cura di Gino Marchitelli con l’accompagnamento musicale del ‘coro 24marzo’
Info:
email: anpisarnano @ gmail.com
Pagina Fan Facebook https://www.facebook.com/anpi.sarnano/
L'associazione Nova Harmonia invita a ricordare tutti coloro che hanno contribuito in Italia, in Europa e in Russia dando la loro vita per la pace.
ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA
NELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA
Cimitero Maggiore, Milano
Lunedi, 09/05/2016 ore 10.30
Invito alle celebrazioni del 70° anniversario della Vittoria nella grande guerra patriottica che ha visto la conquista della pace grazie all’eroismo di tanti uomini e donne sovietici, tra i quali si annoverano anche molti patrioti armeni.
L’attacco a sorpresa del 21 giugno 1941, denominato “Piano Barbarossa”, travolse la resistenza sovietica,ma fu anche l’epopea della Resistenza e del sacrificio dei popoli dell’URSS. La “Grande Guerra Patria”fu condotta sotto la spinta di un acceso amor di patria e con un eccezionale sacrificio. Il trasferimento delle fabbriche e dei comandi al di là del Volga, il coraggio e la volontà dei combattenti di tutte le etnie dell’URSS, permise il passaggio dalla difensiva all’offensiva. Simbolo di tale realtà fu la storica vittoria di Stalingrado e con le battaglie dell’autunno 1944 fu portata a termine la liberazione di tutto il territorio dell’URSS. La partecipazione dell’Armenia Sovietica fu immediata e sostenuta da forti motivazioni: oltre alla determinazione a resistere al nazismo si aggiungeva il fatto che gli armeni avevano subito il genocidio del 1915 perpetrato dai Giovani Turchi alleati della Germania. L’Armenia ha inviato in guerra 600.000 uomini, 5 divisioni di fanteria, 4 marescialli, 60 generali. Fra i personaggi che più si sono distinti vi sono gli armeni del Nagorno Karabagh: Il maresciallo HOVANNES BAGHRAMIAN , il comandante in capo di truppe corazzate, HAMAZASP BABAJANYAN, il comandante di compagnia, ordine della Stella Rossa, RUBEN BAGIRYAN.Circa 300.000 militari armeni, sono deceduti nella difesa dell’Unione Sovietica.
Ma gli armeni hanno combattuto il nazismo anche all’estero, fuori dai confini dell’URSS. In Francia divenne ed è tuttora famosa la vicenda dell’Affiche Rouge (il Manifesto Rosso) che ha tappezzato l’intera Parigi in occasione dell’esecuzione di 23 resistenti del gruppo Franchi Tiratori Partigiani- Mano d’opera Immigrata (FTP-MOI) detto Gruppo Manouchian , comandato da Missak Manouchian che in 18 mesi compiono 229 azioni contro i nazisti occupanti, fra le quali famosa l’uccisione del generale SS Julius Ritter. Del gruppo facevano parte, oltre agli armeni, spagnoli, ungheresi, italiani, polacchi, francesi ed ebrei. Arrestati e condannati a morte nel 1944, furono fucilati nel forte Mont Valerien, mentre l’unica donna del gruppo viene decapitata a Stoccarda. Missak Manouchian invia alla moglie prima dell’esecuzione una lettera che servirà di ispirazione al poeta Louis Aragon, un’indimenticabile poesia cantata poi da Leo Ferè. Il regista Robert Guediguian narra le vicende dell’Affiche Rouge nel film “L’Arme du crime”, tradotto e proiettato anche in Italia. Nel 20esimo arrondissement di Parigi una via porta il nome “Rue Du Groupe Manouchian”.
Pietro Kuciukian
Consolato onorario della Repubblica d’ Armenia
Milano
Alle ore 21:00 proiezione del film "STALINGRAD"
Film :
Stalingrad (Сталингра́д) è un film del 2013 diretto da Fedor Bondarchuk, con protagonista Thomas Kretschmann.
È il primo film russo prodotto completamente con la tecnologia del 3D, ed anche il primo film non statunitense che adotta il formato IMAX.
Il film è stato selezionato per concorrere alla selezione finale per la scelta dei candidati all'Oscar del 2014 nella categoria Miglior film straniero.
La pellicola è stata presentata fuori concorso all'ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
Da: "gherush92 @ gmail.com"
Oggetto: 9 MAGGIO GIORNATA DELLA VITTORIA
Data: 4 maggio 2016 17:05:12 CEST
IL 9 MAGGIO GIORNATA DELLA VITTORIA Il 9 maggio si celebra l'anniversario della Giornata della Vittoria, Den' Pobedy, in memoria della capitolazione della Germania nazista e dei suoi alleati, fra cui l'Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale. L'Armata Rossa dei Lavoratori e dei Contadini, guidata da Stalin con la collaborazione di capaci generali, svolse una funzione decisiva sconfiggendo in quattro anni di violente e sanguinose battaglie la grande maggioranza delle forze della Wehrmacht, concludendo vittoriosamente il conflitto. Da allora sono trascorsi molti decenni, ma molti ancora ignorano che la liberazione dell’Europa dal nazifascismo e dai campi di sterminio è avvenuta grazie al sacrificio di quasi trenta milioni di sovietici fra soldati dell’Armata Rossa, partigiani e civili. Molti ancora ignorano che i campi di sterminio di Auschwitz, Treblinka, Belzec, Majdanek, Sobibor, e molti altri lager nazisti, furono liberati dai soldati sovietici e che gran parte dei sopravvissuti alla Shoà deve la sua sopravvivenza all'Armata Rossa. Gherush92 Committee for Human Rights |
Gherush92 Committee for Human Rights
POPOLI INGRATI E SENZA MEMORIA
OVVERO VERSO UN NUOVO FASCISMO
Agli eroi dell’Armata Rossa caduti in battaglia gloria e memoria eterna! Il Memoriale Italiano, con la sua falce e martello, ritorni ad Auschwitz!
La vittoria sovietica sul fronte orientale, di gran lunga il più duraturo, vasto e sanguinoso del secondo conflitto mondiale, mette fine al piano di espansione nazifascista e al programma razzista di sterminio dei popoli slavi, degli ebrei, dei roma, dei sinti, dei prigionieri di guerra, degli omosessuali e dei disabili e alla persecuzione di ogni opposizione politica.
A fronte di questi noti funesti avvenimenti e alle coraggiose gesta di chi vi si oppose, assistiamo oggi in Europa a percorsi diversi di rivisitazione e rielaborazione della memoria, che si distinguono per un differente uso politico della storia. Alcuni restano un ammonimento contro il nazifascismo, altri sconfinano nel revisionismo o nel negazionismo altri ancora, come il caso dell’Italia, nell’ignoranza e nell’oblio.
Così in Germania, tragico teatro finale del conflitto mondiale, i memoriali sovietici, intatti e curati con diligenza, restano, nonostante tutto, un feroce ricordo ed un monito perenne contro il passato nazista. A Berlino suonano come un obbligo le parole sul Memoriale ai Caduti Sovietici nel Parco di Treptower, dove riposano 5000 soldati dell’Armata Rossa: “Ora tutti ricorderanno che il popolo sovietico con il suo altruismo ha combattuto e salvato la civiltà europea dai criminali fascisti. Questa è stata una grande conquista del popolo sovietico verso la storia dell’umanità.” Sono un’ode alla responsabilità le parole incise sul Memoriale di Guerra Sovietico in Schönholzer Heide: “Alla memoria eterna degli eroi. … Copriti la testa! Qui sono i soldati sovietici eroi della grande Guerra dal 1941-45, deposti all’eterno riposo … Una grata umanità non dimenticherà mai le loro gesta coraggiose.”Tuonano indelebili le parole di Stalin scolpite sul Red Army Memorial: La forza dell'Armata Rossa risiede nel fatto che essa non nutre e non può nutrire alcun odio razziale contro altri popoli e quindi neppure contro il popolo tedesco; essa è educata nello spirito dell'eguaglianza di tutti i popoli e di tutte le razze, nello spirito del rispetto dei diritti degli altri popoli.”
Così anche Londra con il Soviet War Memorial che commemora il sacrificio di 27 milioni di vite tra civili e forze armate dell’Unione Sovietica che hanno combattuto con gli alleati contro il nazifascismo.
Così anche a Netanya in Israele con il Monumento all’Armata Rossa che, con le parole di Peres, “è un’opportunità per ringraziare l’Armata Rossa. Se non avesse sconfitto il mostro nazista senza dubbio non saremmo qui oggi … Nella seconda guerra mondiale l’Armata Rossa ha impedito al mondo di arrendersi”.
Così anche a Zhangjiakou in Cina, il Memoriale ai caduti delle forze alleate sovietico-mongole ricorda: “La nostra liberazione … non può essere separata dal sangue versato dai martiri sovietici della Mongolia; … eternamente commemoriamo il grande contributo da parte delle forze alleate Soviet-mongoli alla causa della liberazione del nostro paese.”
Ben altrimenti, nei paesi dell’ex Unione Sovietica i memoriali all’Armata Rossa sono divenuti impropriamente simbolo del comunismo reale e sono teatro ed oggetto di ingiusti e irrispettosi scontri politici. Così, ad esempio, a Budapest, in Ungheria, il Memoriale per l’Armata Rossa, in Piazza della Libertà, è l’ultimo monumento sovietico rimasto e, ripetutamente deturpato, crea grandi polemiche. A Praga, il Monumento ai Carristi Sovietici, che commemora la liberazione della Cecoslovacchia, è oggetto di polemiche e di ripetuti tentativi di rimozione del carro armato che, per molti, oggi rappresenta il simbolo dell’occupazione sovietica comunista. A Sofia, in Bulgaria, il Monumento all’Armata Sovietica con l’iscrizione, “Per i liberatori dell’armata sovietica da parte del grato popolo bulgaro”, nel 2011 è imbrattato da un gruppo di artisti anonimi che ha trasformato i soldati in fumetti della cultura popolare americana, con la scritta: "Al passo coi tempi". Così a Taallin in Estonia, il Memoriale all’Armata Rossa è rimosso dalle autorità nel 2007 e una manifestazione in sua difesa provoca feriti, arresti e un morto. Così a Varna in Bulgaria il Parco monumentale all’amicizia Bulgaro-Sovietica con l’iscrizione “Amici per i secoli dei secoli”, è in stato di abbandono e degrado. Così a Varsavia il Memoriale all’Armata Rossa è rimosso dalle autorità polacche.
Ancora diverso il caso dell’Italia, ex paese fascista ed invasore dell’Unione Sovietica, dove revisionismo e negazionismo si accettano con silenziosa indifferenza e finiscono nell’oblio, mancando nel nostro popolo la diffusa consapevolezza che la liberazione dal nazifascismo e dai campi di sterminio sia avvenuta grazie al sacrificio degli uomini dell’Armata Rossa. Nei decenni del dopoguerra e della guerra fredda le preoccupazioni per il presente hanno prevalso e che i principali liberatori dal nazifascismo fossero soldati sovietici dell’Armata Rossa è sottaciuto, persino dimenticato.
La recente rimozione del Memoriale Italiano dal Blocco 21 di Auschwitz è un esempio di questo tanto squallido quanto ignorante e dimentico atteggiamento. Lo spostamento non è dipeso, come qualcuno scioccamente ci vuol far credere, dal presunto scarso valore pedagogico-educativo dell’opera d’arte, non al passo dei tempi e poco esplicativa. Il Memoriale è stato rimosso per la presenza del simbolo della falce e martello. Qui la questione pedagogica è irrilevante tanto quanto la battaglia intrapresa da qualcuno contro o in difesa dell’opera d’arte. Quell’opera che, in ossequio ai reazionari, qualcun altro ha rinominato il memoriale viaggiante, vale proprio per il contenuto che esprimono i simboli rappresentati del comunismo, che ritraggono, inequivocabilmente, i liberatori dal nazifascismo che oggi si vogliono dimenticare. Per questo l’opera vale, per questo viene rimossa, per questo va ricollocata ad Auschwitz.
Il silenzioso trasferimento del Memoriale nella periferia di una città qualunque, che avviene con l’imperdonabile complicità dell’attuale Governo Italiano, (di sinistra ?), e con il consenso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, ha reso a tutti evidente che quello di Auschwitz, con i simboli unici ed insostituibili dell’antifascismo, in effetti, non era il Memoriale italiano, e che il Governo non lo ha protetto sì per vigliacca indifferenza, ma anche perché il popolo italiano, senza memoria, non lo ha difeso, non lo ha ricordato, non lo ha persino riconosciuto.
Oggi in Europa assistiamo, impotenti, alla continuazione di razzismo e antisemitismo, di revisionismo e negazionismo o, peggio, di oblio nei luoghi della Memoria, fenomeni questi che si possono combattere proprio con quell’esperienze di resistenza e lotta che i simboli che si vanno cancellando rappresentano. I luoghi della memoria, inclusi i lager nazisti, con interventi che mirano a distorcere o cancellare eventi e risultati della liberazione dell’Europa, vengono inglobati in aree urbane, trasformati in giardini, rimossi, dimenticati. Anche l’Italia, in modo che appare incomprensibile se non per stare, con vanagloria, in carriera per i voti, o al passo con i tempi o per obbedire a indicazioni estranee, contribuisce a spazzare via la memoria dell’antifascismo e accetta di spostare il Memoriale da Auschwitz, proprio come gli altri Memoriali all’Armata Rossa che vengono deturpati o rimossi dalle piazze di Cracovia o di Budapest.
Bisogna fermare vecchi e nuovi tentativi revisionisti ricordando che nell’alleanza di un coacervo di diversi popoli, uniti sotto la bandiera dell’Armata Rossa, è nata una prodigiosa resistenza al nazifascismo che costituisce un unicum nella storia; e che senza l’Armata Rossa, matrice di ogni resistenza europea, non ci sarebbe stata la vittoria contro il nazifascismo, e non ci sarebbero stati sopravvissuti ebrei e rom in Europa.
Chiediamo con forza, vorremmo dire intimiamo, al Governo Italiano, all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e all’Associazione Nazionale ex Deportati di adoperarsi per ricollocare immediatamente il Memoriale nel Blocco 21 e perché l’intero campo di sterminio di Auschwitz sia dedicato al suo unico liberatore, l’Armata Rossa.
Delfina Piu e Valentina Sereni
Gherush92 Committee for Human Rights