(deutsch / english / italiano)


Panturchìa / 4
Auxiliary Troops Against Moscow

1) Jamala ha “vinto” cantando le lodi delle SS Naziste Tartare (F.W. Engdahl, 28.5.2016)
2) Hilfstruppen gegen Moskau / III (GFP 20.05.2016)
3) Washington accusa la Russa di perseguitare i Tartari (23.4.2016)


See also: Auxiliary Troops Against Moscow / I (GFP 2016/05/17)
One of Berlin's government advisors is calling for Russia's expulsion from the Council of Europe. The Russian government's actions against the Crimean Tatars and its banning their Mejlis - a political organization - along with other measures, make it "no longer possible to justify continuing Russian membership in the Council of Europe," ... In 1942, "every tenth Tatar on the Crimean Peninsula was in the military" - on the side of Nazi Germany. Crimean Tatars fought on the side of the German Wehrmacht against the Soviet Union, excelling in the notorious "efforts to crush the partisan movement" and turned their Jewish neighbors over to the Nazis' henchmen. Already in the 1920s, leading Tatar functionaries had complained of a "Jewification" of their communities, in their protests against Moscow's resettlement measures of Jewish families. Later, exiled Crimean Tatars volunteered their services for the West's cold war efforts to destabilize Moscow. The Mejlis, which today is quite controversial among the Crimean Tatars, stands in this tradition...

Per la stessa serie si vedano:
Panturchìa / 1: Poverini i Tartari di Crimea! (english / italiano, 17.5.2016)
Panturchìa / 2: Krimtataren als Hilfstruppen gegen Moskau (deutsch, 17.5.2016)
Panturchìa / 3: Aspirazioni neo-ottomane (italiano, 20.5.2016)
ed anche:
Towards A New War Of Crimea (english / deutsch / italiano, 30.11.2016)


=== 1 ===


Jamala ha “vinto” cantando le lodi delle SS Naziste Tartare

Scritto da F. William Engdahl

Non voglio discutere dei meriti musicali di chi avrebbe dovuto vincere il recente festival musicale per dilettanti di Stoccolma. E’ assolutamente evidente che Jamala, di etnia Tartaro-Ucraina, è stata fatta vincere in una gara truccata per farne un caso politico. Come lei stessa ha ammesso successivamente, si è voluto accomunare le azioni di Stalin durante la Seconda Guerra Mondiale contro i Tartari di Crimea con quelle di Mosca in Crimea nel 2014. La canzone di Jamala era palesemente politica e, secondo le regole dell’Eurovisione, bisognerebbe privarla del titolo, a prescindere dal suo talento canoro (dalla mancanza di esso). Quello che manca in maniera così evidente nella copertura mediatica occidentale, in quella che da molti viene considerata una palese politicizzazione di un festival musicale, è chi veramente fossero quelli contro cui, nel lamento di Jamala, combattevano i Tartari di Crimea nel 1944. La risposta potrebbe essere per molti una sorpresa.

La canzone di Jamala “1944” commemora le sofferenze patite dai Tartari mussulmani di Crimea che erano stati deportati a migliaia da Stalin nell’Asia Centrale. L’immagine lasciata da Jamala è quella di una barbara crudeltà da parte del dittatore sovietico nei confronti degli innocenti Tartari. Volendo però fornire un’immagine storicamente corretta, i Tartari di Crimea, in quella guerra, tutto sono stati meno che innocenti civili. Decine di migliaia di loro erano stati organizzati, per ordine di Hitler, nelle brigate delle SS tartare-crimeane.

Il problema qui non è se Stalin abbia reagito con brutalità alla situazione dei Tartari nel 1944. Questo è stato riconosciuto dalla stessa Unione Sovietica già dopo la morte di Stalin. Quello che i media di oggi ignorano profondamente è la realtà storica del 1944, che la canzone della trentaduenne tartara crimeana Jamala lascia fuori.

La Crimea occupata dai Nazisti

Dopo l’inizio dell’Operazione Barbarossa, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel giugno del 1941, la Crimea era caduta sotto l’occupazione nazista. La sua popolazione di allora era etnicamente costituita da Tartari e da Russi.

Secondo un resoconto d’archivio del quotidiano russo “Pravda Report”, alle origini della deportazione di decine di migliaia di Tartari crimeani nel 1944 c’era il fatto che la Wehrmacht e le forze naziste di occupazione avevano arruolato migliaia di tartari crimeani per opporsi alla liberazione della Crimea da parte dell’Armata Rossa:“Nell’aprile-maggio del 1944 il Battaglione Tartaro di Crimea prese parte alle battaglie contro l’Armata Rossa in Crimea. Le unità che erano state evacuate dalla Crimea nel giugno del 1944 vennero reinquadrate nei tre battaglioni del Reggimento SS Truppe da Montagna Tartare. Un mese dopo, il gruppo divenne la prima Brigata SS Truppe da Montagna Tartare (2.500 uomini) al comando del SS Standartenfuhrer Fortenbaf. Il 31 dicembre 1944 l’unità fu smantellata, inglobata nel distaccamento SS Turchia Orientale ed inserita nel gruppo da battaglia della Crimea: due battaglioni di fanteria ed un centinaio di cavalli”.

Nella sua testimonianza al Tribunale di Norimberga il Feldmaresciallo tedesco Erich von Manstein aveva testimoniato sull’utilità per i Nazisti dei feroci battaglioni tartari: “La maggior parte della popolazione tartara della Crimea era molto amichevole nei nostri confronti. Eravamo anche in grado di allestire compagnie di auto-difesa formate da Tartari, il cui compito era quello di proteggere i villaggi dai partigiani che si nascondevano sulle montagne. Una forte mobilitazione partigiana (favorevole all’Unione Sovietica) si era venuta a formare in Crimea fin dagli inizi, e la cosa ci causava parecchi fastidi. La ragione di questa forte mobilitazione era dovuta al fatto che nella popolazione della Crimea vi erano molti Russi”.

Von Manstein aveva continuato: “I Tartari si erano subito schierati dalla nostra parte. Nel dicembre del 1941 erano stati istituiti in Crimea i Comitati Mussulmani Tartari per aiutare l’amministrazione degli occupanti tedeschi. Il Comitato Centrale dei Mussulmani di Crimea aveva cominciato ad operare a Simferopoli. La loro organizzazione e le loro attività erano sotto la diretta supervisione delle SS”.

I Tartari crimeani delle brigate SS mussulmane combatterono contro i Russi dal 1941 fino alla riconquista della Crimea da parte dell’Armata Rossa nel 1944, dopodiché Stalin ordinò la deportazione di 240.000 Tartari mussulmani. (Fonte Bundesarchiv)

I terroristi mussulmani radicali delle SS

Nel mio ultimo libro: “L’Egemone perduto: chi sarà distrutto dagli dei”, descrivo i retroscena poco conosciuti, ma assai importanti, delle relazioni fra il Terzo Reich ed alcuni gruppi mussulmani. All’inizio della guerra, nel 1941, la figura di spicco della fratellanza Mussulmana, Amin al-Husseini, allora Gran Mufti di Gerusalemme era stato ricevuta a Berlino da Hitler e da Himmler. Non se ne era allontanato per tutta la durata della guerra, organizzando la propaganda anti-ebraica e formando brigate filo-naziste, composte da fanatici mussulmani, nelle zone orientali dell’Unione Sovietica, in Egitto, in Palestina ed altrove, affinché combattessero a favore del Terzo Reich.

A Berlino, la Fratellanza Mussulmana del Gran Mufti ebbe uno dei ruoli meno conosciuti e più macabri nello sterminio nazista di milioni di Ebrei. Divenne intimo amico di Heinrich Himmler, il Reichsfuhrer degli appartenenti al temuto culto della morte nazista, conosciuto come Schultzstaffel (SS). Himmler è stato forse il più diretto responsabile della messa in pratica dell’Olocauto da parte del Terzo Reich.

Il Gran Mufti stringe la mano ad Himmler nel 1943

Nella sua testimonianza al Processo di Norimberga dopo la guerra, Dieter Wisliceny, il vice di Adolf Eichmann, aveva testimoniato, prima di essere condannato all’impiccagione per crimini contro l’umanità: “Il Mufti è stato uno degli iniziatori dello sterminio sistematico degli Ebrei europei e un collaboratore e un consigliere di Eichmann e Himmler nell’esecuzione di questo piano… Era uno dei migliori amici di Eichmann e lo spronava costantemente ad accelerare il processo di sterminio”.

Al Gran Mufti era stato ordinato da Himmler di organizzare le brigate SS mussulmane, come quelle dei Tartari di Crimea. Le aveva costituite in Bosnia e in tutte le zone dell’Est europeo occupate dai Nazisti, compresa la Crimea. E’ significativo, e lo ribadisco nel libro, come i fanatici di al-Qaeda, dell’ISIS e degli altri gruppi radicali terroristici mussulmani odierni si possano far risalire direttamente all’organizzazione delle SS naziste mussulmane di quella guerra, compreso il terrorismo turco, bosniaco e dei Tartari di Crimea.

In guerra non ci sono vincitori. Comunque, nell’interesse della verità storica e dell’onestà, il Ministro degli Esteri svedese e tutti quelli in Occidente che hanno intessuto lodi a Jamala e alla sua canzone “1944” farebbero meglio a completare il quadro. Ma allora, il desiderato effetto politico, voluto dalla divisione propaganda della NATO per demonizzare ulteriormente Putin e la Russia, colpevoli di aver acconsentito nel 2014 all’annessione della Crimea, dopo la schiacciante approvazione da parte del 93% della popolazione crimeana, perderebbe tutta la sua efficacia. Non sarebbe triste? La Hedda Hopper odierna, la guerrafondaia del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, o il Segretario alla Difesa Ash Carter, o il Capo degli Stati Maggiori Riuniti “Fighting Joe” Dunford e tutto il complesso militare industriale americano sarebbero molto infelici se ciò dovesse accadere.

*****
Articolo di F. William Engdahl, pubblicato da New Eastern Outlook il 28 Maggio 2016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it



=== 2 ===


Hilfstruppen gegen Moskau (III)
 
20.05.2016
BERLIN/KIEW
 
(Eigener Bericht) - Berlin baut seine Zusammenarbeit mit dem Medschlis der Krimtataren trotz dessen Verwicklung in Gewaltaktionen aus. Erst kürzlich ist der Vorsitzende des Medschlis, Refat Tschubarow, zu politischen Gesprächen im Auswärtigen Amt gewesen. Dem Treffen stand nicht entgegen, dass Tschubarow im September eine eigenmächtige Blockade des ukrainischen Handels mit der Krim angekündigt hatte - und auch nicht, dass Tschubarow im Oktober die für die Krim-Bevölkerung schädlichen Folgen der Tataren-Blockade, nämlich Mangel und empfindliche Preiserhöhungen bei Grundnahrungsmitteln, ausdrücklich gepriesen hatte. Sogar die Sprengung von Strommasten durch Aktivisten aus dem Umfeld des Medschlis, die die Krim in hohem Maß von der Stromversorgung abgeschnitten hat, lässt das deutsche Außenministerium nicht auf Distanz zu der Vereinigung gehen. Deutsche Ethno-Organisationen haben schon vor Jahren gute Beziehungen zu Tschubarow und zu seinem Amtsvorgänger Mustafa Dschemiljew aufgebaut, die von 2010 an intensiviert wurden, um nach dem Regierungswechsel in Kiew antirussische Kreise in der Ukraine zu stärken. Die Kooperation mit dem Medschlis-Milieu, das unter den Tataren auf der Krim durchaus umstritten ist, erfolgt in enger Abstimmung mit den USA, der Türkei unter Erdoğan und anderen NATO-Staaten. Die Parallelität von Kooperation mit den Krimtataren und deren teils gewalttätigen Protesten erinnert an die Entwicklung im Frühjahr 2013 in der Ukraine.
Für den Friedensnobelpreis nominiert
Die deutschen Beziehungen zum Medschlis der Krimtataren können auf ein bereits seit Jahren gewachsenes Fundament im Milieu völkischer Organisationen aufbauen. So steht zum Beispiel die Gesellschaft für bedrohte Völker (GfbV), die sich für Sonderrechte ethnisch definierter Minderheiten in aller Welt einsetzt, schon lange in Kontakt zum Medschlis. Im Jahr 2005 hat sie dessen damaligem Vorsitzenden Mustafa Dschemiljew ihren "Victor-Gollancz-Preis" verliehen; die Laudatio hielt Erika Steinbach (CDU), damals Präsidentin des Bundes der Vertriebenen (BdV). Die GfbV betreibt nicht nur Öffentlichkeitsarbeit für die Krimtataren; sie hat dem Medschlis auch geholfen, Kontakte ins Auswärtige Amt zu knüpfen: Im Sommer 2009 beteiligte sie sich an Gesprächen, die eine Delegation in Deutschland lebender Krimtataren im Auswärtigen Amt führte; im Ergebnis sagten zuständige Stellen im Außenministerium zu, "Beratung bei der Suche nach politisch-diplomatischen Partnern in Deutschland" zu leisten.[1] Zudem hat die von Flensburg aus gesteuerte und mit dem Bundesinnenministerium kooperierende Föderalistische Union Europäischer Volksgruppen (FUEV), der Ethno-Organisationen aus Europa, dem Kaukasus und Zentralasien angehören [2], den Medschlis unter ihre Mitglieder aufgenommen und promotet seine Interessen. 2011 unterstützte sie die Nominierung des damaligen Medschlis-Vorsitzenden Mustafa Dschemiljew, der mehrmals an ihren Kongressen teilgenommen hatte, für den Friedensnobelpreis.
Im Strategiezentrum
Nach der Abwahl des prowestlichen ukrainischen Staatspräsidenten Wiktor Juschtschenko im Jahr 2010 hat es Versuche gegeben, die deutsch-krimtatarischen Kontakte auch auf staatlicher Ebene auszubauen. Hintergrund waren Bemühungen, auf allen Ebenen Kräfte zu stärken, die sich für die Anbindung der Ukraine an die EU einsetzten; es war die Zeit, als die Konrad-Adenauer-Stiftung (CDU) daran ging, die Partei UDAR des späteren Majdan-Anführers Witali Klitschko zu fördern [3], und als Berlin und Brüssel auf die Unterzeichnung des Assoziierungsabkommens der EU mit der Ukraine drangen. Am 28./29. Juni 2011 kam, mitorganisiert von der GfbV, der erste "deutsch-krimtatarische Dialog" in Berlin zusammen; es gehe bei der Kooperation nicht zuletzt darum, "die Frage der Krimtataren als Teil ... der Annäherung an EU-Strukturen diskutieren", hieß es anschließend in einem Bericht.[4] Am Rande des "Dialogs" trafen der damalige Medschlis-Chef Dschemiljew, sein ab 2013 amtierender Nachfolger, Refat Tschubarow, und der Medschlis-Beauftragte für Außenbeziehungen, Ali Khamsin, auf Bundestagsabgeordnete und Vertreter des Auswärtigen Amts sowie des Bundesinnenministeriums. Im Rahmen des dritten "deutsch-krimtatarischen Dialogs", den auch krimtatarische Politiker besuchten, stellte die Bundesakademie für Sicherheitspolitik am 19. September 2013 ihre Räume für eine Diskussionsveranstaltung zur Verfügung, auf der nicht zuletzt krimtatarische Themen debattiert wurden. Die Bundesakademie dient als außen- und militärpolitisches Strategiezentrum Berlins.[5]
Exklusive Gespräche
Seit der Übernahme der Krim durch Russland haben die deutsch-krimtatarischen Beziehungen sich auf offizieller Ebene rasant intensiviert. Dabei halten deutsche Politiker und staatliche Stellen lediglich Kontakt zum Medschlis und zu ihm nahestehenden Kreisen; diejenigen Kräfte unter den Krimtataren, die die prowestlich-antirussische Politik des Medschlis ablehnen (german-foreign-policy.com berichtete [6]), werden von Berlin ebenso wie von Brüssel und Washington weitgehend ignoriert. Bereits am 10. April 2014 empfing Erika Steinbach,Vorsitzende der Arbeitsgruppe Menschenrechte der CDU/CSU-Bundestagsfraktion, den Medschlis-Außenbeauftragten Ali Khamsin zu Gesprächen in Berlin. Anfang Juli 2014 traf der CSU-Bundestagsabgeordnete Bernd Fabritius, der wenig später Steinbach im Amt des BdV-Vorsitzenden folgte [7], in Straßburg mit dem früheren Medschlis-Chef Dschemiljew zusammen. Bei einer Kurzvisite in der Ukraine am 23./24. Juli 2014 besprach sich auch eine Delegation der Europäischen Volkspartei (EVP), in der CDU und CSU eine starke Stellung innehaben, mit Vertretern der Krimtataren. Für den 17. März 2015 kündigte die Konrad-Adenauer-Stiftung in Brüssel ein exklusives "Adenauerforum" mit dem einstigen Medschlis-Vorsitzenden Dschemiljew an - "Teilnahme nur auf persönliche Einladung". Am 21. Oktober letzten Jahres folgte eine Podiumsdiskussion mit dem Medschlis-Vorsitzenden Tschubarow in der Berliner Zentrale der Adenauer-Stiftung, bei der diverse Personen aus dem außenpolitischen Establishment der deutschen Hauptstadt zugegen waren.
Antirussische Interessen
Gleichzeitig intensivieren die Krimtataren ihre Beziehungen zu weiteren EU- und NATO-Staaten. Der ehemalige Medschlis-Vorsitzende Dschemiljew reiste im April 2014, unmittelbar nach der Übernahme der Krim durch Russland, zu politischen Gesprächen nach Washington, wo er am 4. April unter anderem mit Wendy Sherman, Unterstaatssekretärin für Politische Angelegenheiten im US-Außenministerium, zusammentraf.[8] Ende September 2015 flog der Medschlis-Vorsitzende Tschubarow ebenfalls zu politischen Gesprächen in die US-Hauptstadt. Im Dezember 2015 trafen Dschemiljew und Tschubarow in Ankara mit Staatspräsident Recep Tayyip Erdoğan und mit Ministerpräsident Ahmet Davutoğlu zusammen; dem Termin kam besondere Bedeutung zu, da die Türkei sich als "Schutzmacht" der turksprachigen Krimtataren versteht und wegen der Eskalation ihres Konflikts mit Russland erhebliches Interesse daran hat, antirussische Kräfte um sich zu scharen. Dschemiljew hat in der Türkei nicht nur einige Ehrendoktorwürden, sondern am 15. April 2014 auch den höchsten staatlichen Verdienstorden erhalten. Am 3. Juni 2014 wurde ihm darüber hinaus in Polen der erste "Lech Wałęsa-Solidaritätspreis" verliehen.
Gewalt: kein Hinderungsgrund
Dabei steht dem Ausbau der gegen Moskau gerichteten Zusammenarbeit mit dem Medschlis der Krimtataren nicht entgegen, dass dessen Aktivisten Gewaltaktionen organisieren. So kündigte der Medschlis-Vorsitzende Tschubarow am 16. September 2015 an, ab dem 20. September würden Krimtataren den Warenhandel zwischen der Ukraine und der Krim blockieren. Die Blockade kam tatsächlich zustande - und beeinträchtigte die gesamte Bevölkerung der Krim erheblich. Am 8. Oktober lobte Tschubarow die illegale Maßnahme, da sie spürbaren Mangel sowie empfindliche Preiserhöhungen bei Grundnahrungsmitteln auf der Krim verursache - und auf diese Weise die Halbinsel wieder ins Zentrum der internationalen Aufmerksamkeit rücke.[9] Nur vier Tage später traf er bei den "Kiewer Gesprächen", die die Konrad-Adenauer-, die Friedrich-Naumann- (FDP) und die Heinrich-Böll-Stiftung (Bündnis 90/Die Grünen) "mit freundlicher Unterstützung des Auswärtigen Amts" organisierten, mit der Grünen-Fraktionsvorsitzenden im Europaparlament, Rebecca Harms, dem Leiter des "Arbeitsstabes Ukraine" im Auswärtigen Amt, Johannes Regenbrecht, und dem Leiter des OSZE-Menschenrechtsbüros (ODIHR), dem Deutschen Michael Link, zusammen. Die Blockade zu Lasten der Krim-Zivilbevölkerung, die die Tataren gemeinsam mit ukrainischen Faschisten vom "Rechten Sektor" durchführten, wurde fortgesetzt; nur wenige Tage nachdem Tschubarow und Dschemiljew am 9. November mit der EU-Außenbeauftragten Federica Mogherini über die "De-Okkupation der Krim" konferiert hatten, sprengten Aktivisten Strommasten im Süden der Ukraine und schnitten die Krim damit weitgehend von der Stromversorgung ab.
Wie 2013 in Kiew
Die Parallelität von gewalttätigen Protesten auf der einen, Verhandlungen mit deutschen und EU-Politikern auf der anderen Seite erinnert fatal an die Entwicklung in der Ukraine, als von Dezember 2012 bis Mai 2013 - ein Jahr vor den Majdan-Unruhen - Parlaments- und Straßenproteste mit Gesprächen der Opposition mit Diplomaten aus Deutschland und der EU einhergingen (german-foreign-policy.com berichtete [10]). Die weitere Entwicklung in der Ukraine ist bekannt.
Ein erstes Echo
Dabei intensiviert Berlin die Kontakte weiter. Wie die Botschaft der Ukraine in der deutschen Hauptstadt Ende April mitteilte, hatte Tschubarow soeben an einer Diskussionsveranstaltung der Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) teilgenommen und sich vor allem mit Politikern und Diplomaten im Auswärtigen Amt ausgetauscht.[11] Nach dem Treffen gab die Menschenrechtsbeauftragte der Bundesregierung, Bärbel Kofler, einen Appell zugunsten der Krimtataren an die Medien. Laut der ukrainischen Botschaft handelte es sich dabei um ein erstes unmittelbares "Echo" auf die Gespräche der deutschen Diplomaten mit Tschubarow. Was darüber hinaus besprochen wurde, ist nicht bekannt.
[1] Verständnis und Unterstützung. Vertreter tatarischer Vereine waren eingeladen ins Auswärtige Amt. www.gfbv.de 17.09.2009.
[2] S. dazu Hintergrundbericht: Die Föderalistische Union Europäischer Volksgruppen.
[3] S. dazu Unser Mann in Kiew.
[4] Mieste Hotopp-Riecke: Der lange Schatten Stalins über den Stiefkindern Eurasiens. www.eurasischesmagazin.de.
[5] S. dazu Alle für Deutschland.
[6] S. dazu Hilfstruppen gegen Moskau (II).
[7] S. dazu Kurs auf Osteuropa.
[8] S. dazu Die Belagerung der Krim (II).
[9] Crimean blockade getting Moscow's attention. euromaidanpress.com 08.10.2015.
[10] S. dazu Termin beim Botschafter.
[11] Parlamentsabgeordneter Chubarov spricht in Berlin über die Menschenrechtslage auf der Krim. germany.mfa.gov.ua 29.04.2016.


=== 3 ===


Washington accusa la Russa di perseguitare i Tartari



RETE VOLTAIRE | 23 APRILE 2016 
Il 13 aprile 2016, la giustizia russa ha vietato le attività del “Parlamento tartaro”, un’organizzazione separatista di Crimea, sostenuta da Turchia e Ucraina. Secondo l’atto di accusa, trattasi dell’associazione che – come già da noi pubblicato – ha organizzato il blocco dei camion provenienti dall’Ucraina e ha fatto saltare le linee elettriche ad alta tensione, piombando la penisola nell’oscurità e nel freddo.
Viste le sue attività terroristiche, la giustizia russa ha ritenuto di dover revocare al “Parlamento tartaro” il diritto d’associazione.
Contrariamente a quanto potrebbe far pensare il nome, il “Parlamento tartaro” non è un organo rappresentativo, ma un consiglio direttivo composto di 33 membri eletti dai 220 aderenti all’associazione politica del Qurultay.
Il presidente del “Parlamento tartaro” è Refat Choubarov (Çubarov in turco), suo animatore il deputato ucraino e agente Cia Moustafa Djemilev (Cemiloğlu in turco), fondatori entrambi della “Brigata islamica internazionale” e del “Governo di Crimea in esilio”, basate entrambe a Kershon e dedite al sabotaggio della base militare di Crimea [1].
La maggior parte dei membri di queste organizzazioni aderisce peraltro a Hizb ut-Tahrir, una costola dei Fratelli mussulmani, attiva soprattutto a Londra e in Asia Centrale. L’Organizzazione di Cooperazione di Shangai è nata inizialmente proprio per lottare contro questa confraternita terroristica.
Lo scorso 21 aprile, il portaparola del Dipartimento di Stato Usa, John Kirby, ha accusato la Russia di agire senza basi legali e di attentare alla libertà di espressione dei tartari.
Dopo la riunificazione della Crimea alla Russia, Mosca ha riconosciuto la lingua tartara, ha riabilitato i 180.000 tartari che Stalin aveva deportato in massa e ha destinato alla Penisola 10 miliardi di rubli. La maggioranza dei tartari di Crimea – circa 250.000 – ha accolto con favore la riunificazione, mentre una minoranza – circa 20.000 (ossia l’8%) – ha ripreso la lotta contro Mosca, iniziata durante la Seconda guerra mondiale e proseguita con la Guerra fredda.
L’Ucraina si appresta a suo modo a mediatizzare la questione tartara, presentando al concorso di Eurovisione del prossimo 14 maggio la cantante crimeana Jamala, con una canzone dedicata alla deportazione di massa del 1944 dei Tartari, che però non ricorda il collaborazionismo dei loro capi con i nazisti, i cui successori sono oggi al potere a Kiev.

Traduzione 
Rachele Marmetti
Il Cronista 

[1] « L’Ukraine et la Turquie créent une Brigade internationale islamique contre la Russie » (L’Ucraina e la Turchia creano una Brigata internazionale islamica contro la Russia), Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 12 août 2015.