Segnaliamo agli interessati:


Luca Susic

ALEKSANDAR RANKOVIC E LA JUGOSLAVIA SOCIALISTA
dalla Guerra di Liberazione al plenum di Brioni

Prefazione di Gianandrea Gaiani
Roma: Aracne, 2016

L’opera analizza la storia politica di Aleksandar Ranković, a lungo braccio destro di Tito e vicepresidente della Jugoslavia, che venne allontanato da tutte le cariche in seguito al Plenum di Brioni del 1966, durante il quale fu accusato di aver cospirato ai danni di Tito e di altri esponenti di spicco della Lega dei Comunisti. Vittima di una damnatio memoriae e dell’odio dei suoi ex compagni, Ranković è stato a lungo una figura poco approfondita dalla storiografia, soprattutto da quella italiana. Per ovviare a ciò l’autore ha consultato numerosi testi scientifici in lingua serbo–croata, inglese, francese, russa, realizzato interviste a testimoni diretti e a esperti del settore.

pagine: 188
formato: 14 x 21 
ISBN: 978-88-548-9245-3
collana: Iconografie d’Europa | 1

libro: 14 euro
pdf: 8,4 euro

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ALEKSANDAR RANKOVIĆ E LA JUGOSLAVIA SOCIALISTA

• 6 novembre 2016 
• di Redazione
•  in Libri, film e riviste

Sebbene molto sia stato scritto sull’ex-Jugoslavia e su Josip Broz “Tito”, non sono altrettanto numerosi i libri o gli approfondimenti dedicati ai principali collaboratori del Maresciallo e spesso questi sono scritti in lingue diverse dall’Italiano.

Ecco perché l’appassionato di storia Balcanica, dei Servizi Segreti o della politica est-europea potrà trovare interessante il primo libro pubblicato da Luca Susic (collaboratore di Analisi Difesa) per Aracne Editrice e primo testo della nuova collana Iconografie d’Europa.

“Aleksandar Ranković e la Jugoslavia Socialista: dalla Guerra di Liberazione al Plenum di Brioni” è un saggio inedito che affronta appunto la figura di Ranković, creatore dell’OZNA/UDBA (l’intelligence jugoslava), braccio destro di Tito e vice-Presidente della Jugoslavia, caduto improvvisamente in disgrazia e rimosso da tutte le cariche nel 1966.

La sua figura fu cruciale sia nel corso del II Conflitto Mondiale che negli anni successivi, in quanto garantì alla leadership socialista gli strumenti per assicurarsi il potere e resistere alle pressioni interne ed esterne volte a rovesciare l’ordine costituito.

In particolare, egli guidò la guerra di spie che la Jugoslavia combatté contro l’URSS in seguito alla rottura del 1948, quando Belgrado era ormai sicura di essere prossima a subire un’invasione sovietica.

Nonostante questo ruolo, Ranković uscì dalla vita politica senza potersi opporre al disegno che era stato ordito alle sue spalle, patendo quella che si potrebbe definire una vera e propria damnatio memoriae e venendo accusato, nelle poche occasioni in cui il regime o gli stati successori si ricordavano di lui, dei principali crimini commessi dalla Jugoslavia, indipendentemente dal fatto che questi gli fossero realmente imputabili o meno.

La peculiarità del libro, comunque, è da ricercare nel fatto che questo può vantare numerose fonti inedite in Italia, una bibliografia in serbo-croato, sloveno, inglese, francese e russo, nonché numerose interviste esclusive.

Luca Susic, triestino laureatosi in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste, Polo di Gorizia, si occupa come analista e opinionista di Europa Orientale e si interessa in particolare delle questioni politiche, militari ed energetiche dell’area Balcanica ed ex Sovietica. Collabora con Analisi Difesa e altri media.