Michel Chossudovsky | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
24/11/2016
Le corporations dei media mainstream sono disperate. Vogliono sopprimere i media alternativi ed indipendenti che si trovano online, che catalogano come diffusi di "notizie false". I lettori vengono avvertiti sui social networks di non consultare determinati siti. Lo scopo di questa iniziativa è quello di infangare il giornalismo onesto e il rispetto della verità nei media. La nostra analisi conferma che i media mainstream sono regolarmente e sistematicamente coinvolti nell'arte di distorcere i fatti e di ribaltare la verità. Sono loro gli architetti delle "false notizie" e delle "bufale" che nessuno ha il coraggio di nominare. Un modo abituale di stravolgere la realtà avviene con l'uso di video ed immagini false da parte dei media mainstream.
Quattro casi famosi di stravolgimento della realtà
Questi sono quattro esempi e ce ne sono molti di più. La manipolazione di video ed immagini è abitudine. In qualche caso sono stati scoperti dagli stessi lettori, dai media indipendenti e nei social networks. In molti casi non vengono scoperti e quando vengono scoperti i media faranno le scuse ed accamperanno errori tecnici o materiali: "abbiamo ricevuto il video sbagliato".
Ciò che è importante evidenziare è che questi stravolgimenti della realtà operati dai principali mezzi di comunicazione, sono sempre voluti.
1. Copertura informativa fatta dalla CNN delle rivolte del 2008 in Tibet : I poliziotti cinesi indossavano uniformi di color kaki (in uso a forze indiane) e baffi di stile indiano.
Vedi il video qui:
Il filmato che accompagnava la cronaca di John Vause non aveva niente a che fare con la Cina. I poliziotti ritratti nei video non erano cinesi, ma poliziotti indiani nella loro tipica uniforme kaki dello Stato nordoccidentale dell'Himachal Pradesh, in India. Gli spettatori erano condotti a credere che le dimostrazioni in Cina erano pacifiche e che la gente veniva comunque arrestata dai poliziotti cinesi. Al minuto 1′.27-1′.44″ del video vengono mostrati "poliziotti cinesi" in alcune manifestazioni che includevano monaci buddisti. I poliziotti cinesi vengono mostrati vicino ai monaci tibetani. Sono questi dei poliziotti cinesi della Provincia di Gansu o di Lhasa, la capitale del Tibet, come riportato dal giornalista della CNN John Vause?
Collegamento dalla Cina, 14 marzo 2008
Le loro uniformi kaki con berretto verde sembrano aver l'impronta del periodo coloniale britannico. Le uniformi color kaki furono introdotte per la prima volta nella cavalleria britannica in India nel 1846. Kaki significa polvere in lingua Hindu e in Persiano. Inoltre, questi poliziotti con uniforme kaki e baffi non sembrano per nulla cinesi.
Guardate attentamente. Sono poliziotti indiani.
Il videotape mostrato il 14 marzo 2008 dalla CNN non è proveniente dalla Cina (Provincia di Gansu o Lhasa, capitale del Tibet. Il video è stato ripreso nello Stato di Himachal Pradesh, in India. Il videotape delle proteste per il Tibet in India è stato usato dalla CNN per descrivere asserite manifestazioni pro Tibet in Cina. La CNN ha miracolosamente fuso i due paesi in uno solo.
Per l'articolo completo su Global Research vai qui
2. Cronaca della Guerra in Libia fatta dalla BBC nel 2011.
Piazza Verde a Tripoli. I Libici celebrano la "liberazione" e la vittoria delle forze ribelli su Gheddafi sventolando bandiere indiane.
Vedi il video qui.
Esaminate il video: non è la Piazza Verde e non sono le bandiere di Re Idris quelle sventolate. E' il tricolore indiano (arancio, bianco e verde) e la gente riunita, sono indiani. Forse non l'avete ancora notato. E se non l'avete notato "sarà probabilmente un errore". Giornalismo superficiale alla BBC o fabbricazione palese ed aperta di bugie? Riconoscete la differenza tra le bandiere?
Non c'è stata infatti nessuna celebrazione in Piazza Verde, ma un massacro sponsorizzato e coperto dalla NATO che ha causato diverse migliaia di morti. Ma la verità non poteva essere mostrata nelle televisioni. L'impatto dei bombardamenti NATO doveva essere coperto ed offuscato. I ribelli sono stati proclamati come "liberatori". I bombardamenti NATO erano giustificati dall'intento di salvare le vite dei civili, sotto il mandato della coalizione R2P. Ma la verità era tutta un'altra: la popolazione civile era terrorizzata dai "ribelli" sponsorizzati dalla Nato. Le immagini hanno dovuto essere fabbricate e cambiate per conformarsi al "consenso NATO". La morte e la distruzione sono state rimpiazzate da false assemblate immagini di celebrazione e liberazione.
Vedi l'articolo completo su Global Research
3. La CNN e la BBC sull'11 settembre. False notizie sul collasso dell'edificio n.7 del WTC ancor prima che si verificasse.
Le bugie più mostruose concernono gli annunci della BBC e della CNN nel pomeriggio dell'11 settembre riguardo al collasso dell'edificio n.7 del WTC (l'Edificio Solomon). Il servizio della BBC andò in onda alle 17:00, 21 minuti prima che il collasso si verificasse, facendo indelebilmente supporre che si conoscesse in anticipo il collasso dell'edificio n.7. Il conduttore della CNN Aaron Brown annunciò che l'edificio "o è collassato o sta collassando" circa un'ora prima che questo accadesse.
Cfr. le immagini sottostanti: a quell'ora l'edificio n. 7 è ancora in piedi.
Vedi l'articolo completo su Global Research
4. Gli attacchi terroristici del 4 marzo 2016 a Bruxelles. I media belgi usano immagini dell'attacco all'aeroporto di Mosca del 2011.
La testata di Bruxelles Dernière Heure su dhnet.be, così come La Libre, riferiscono sugli attacchi fornendo delle immagini video asseritamente provenienti dalle telecamere a circuito chiuso dell'impianto di sorveglianza dell'aeroporto. Il video pubblicato era falso, come documentato da un blog apparso su Media Part. Il video si riferisce all'attacco terroristico perpetrato all'aeroporto di Mosca Domodedova il 24 gennaio 2011 (postato su Youtube nel Novembre 2013). Il servizio di DHnet.be sull'attacco all'aeroporto di Bruxelles ha usato il video dell'attacco di Mosca del 2011, sovrascrivendo la data dell'attacco di Bruxelles (22/3/2016) sul supporto originale del video russo.
Sotto si vede lo screenshot del servizio di DHnet.
Vedi il video BBC qui.
Vedi l'articolo completo sui falsi video degli attacchi di Bruxelles
Note conclusive
Le bugie e la fabbricazione dei media mainstream non sono il risultato di un giornalismo superficiale o di errori materiali od inconsapevoli. Sono falsità deliberate e volute, tese ad ingannare il pubblico. I media mainstream usano d'abitudine e sistematicamente false immagini e falsi video nella loro copertura mediatica della guerra in Siria. La campagna dei media mainstream contro i media indipendenti ed alternativi cela la limitazione alla libertà di espressione.
La fonte originale di questo articolo è Global Research
Copyright © Prof Michel Chossudovsky, Global Research, 2016
Tony Cartalucci | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
27/11/2016
La CNN, tra molte altre piattaforme mediatiche legate all'establishment, ha a lungo promosso "La protezione civile siriana" (Syrian Civil Defence), anche conosciuta come i "caschi bianchi", ai quali è stato di recente riconosciuto il "Premio Nobel Alternativo".
Ancora il 25 novembre, pubblicano un articolo dal titolo "I caschi bianchi siriani si scusano per il video con le vittime-manichino" nel quale ammettono:
"E' una scena familiare: la Protezione Civile Siriana, anche conosciuta come "i caschi bianchi", mentre soccorre un uomo coperto dalle macerie, ma a differenza di migliaia di altri video provenienti da Aleppo, questo è "recitato".
«Questo video e gli altri correlati sono stati registrati dalla testata RFS con volontari della Protezione Civile Siriana, i quali speravano di mettere in contatto il mondo esterno al paese con l'orrore della Siria, utilizzando in modo virale dei manichini per esercitazione. Questo è stato un errore di valutazione e ci scusiamo per conto dei volontari che sono stati coinvolti» si legge nella dichiarazione."
Sia la spiegazione dei "caschi bianchi", che quella della RFS e della CNN non parlano del fatto che il video - ora ammesso come fabbricato con l'uso di un manichino da esercitazione - è virtualmente indistinguibile dalle "migliaia di altri video provenienti da Aleppo" citati dalla CNN.
Proprio come i "migliaia di altri video provenienti da Aleppo", citati dalla CNN, la "vittima" che viene "soccorsa" dai "caschi bianchi" è coperta di polvere e di quello che sembra essere sangue, ma non sembra essere altrimenti ferita. A differenza di quel che avviene in un reale bombardamento, le vittime soccorse dai caschi bianchi hanno le loro membra intatte, senza ferite profonde o comunque visibili e senza alcun segno di bruciature o traumi correlati agli armamenti utilizzati nei combattimenti moderni.
E' improbabile che tra i "migliaia di altri video provenienti da Aleppo" citati dalla CNN, nessuno di questi riprenda ferite aperte ed invece riprendono solo polvere e "sangue", apparentemente finto come si è visto nel video oggi ammesso come "recitato", così come altre recenti manifestazioni di protesta in Europa altrettanto "recitate"
La CNN avrebbe coperto gli inganni dei "caschi bianchi" senza alcuna verifica sui media alternativi?
Naturalmente, i media alternativi hanno raffigurato i "caschi bianchi" per anni come forse una delle più grandi e più complesse operazioni di propaganda di guerra organizzata dai poteri occidentali, nel loro tentativo di influenzare e sviare la pubblica opinione verso gli sforzi per rovesciare il regime in Siria.
Quando il recente video con i "manichini da esercitazione" è stato caricato, sono state le fonti di informazioni alternative che lo hanno scoperto, che lo hanno condiviso e che hanno sollecitato un'attenzione virale sul medesimo. Sono stati i media alternativi che hanno rappresentato il fatto che una asserita "organizzazione di soccorso" stesse fabbricando falsi video recitati per fini di propaganda di guerra - in potenziale violazione della Convenzione di Ginevra e certamente in violazione dei minimi standard etici.
Ed è solo dopo che le fonti alternative sollevarono dubbi e misero all'angolo RFS e i "caschi bianchi", che le piattaforme informative legate all'establishment come la CNN hanno dovuto rispondere ad una vicenda che altrimenti avrebbero ignorato e passato sotto silenzio.
Non c'è poi dubbio sul perché piattaforme informative legate all'establishment come la CNN, il Washington Post ed altri, si oppongano così appassionatamente alle piattaforme alternative - non sono più loro a dettare l'agenda, ma si trovano invece costretti a reagire. Il vero giornalismo equivale a raccontare ed analizzare onestamente gli eventi del mondo, piuttosto che ad architettarli e diffonderli impunemente - per la CNN e gli altri non ci sarebbe più la libertà di fare in quest'ultimo modo, senza conseguenze.
Per le fonti di informazione alternative, successi come questo ed il fatto che i media dell'establishment occidentale abbiano quasi tutti dichiarato guerra alle fonti alternative, dovrebbero evidenziare il valore del giornalismo e dell'analisi politica onesta. Dovrebbe essere anche un costante promemoria che i media basati sui fatti vincono sempre sui media basati sull'agenda politica del potere. Perché i media alternativi continuino a crescere e ad avere successo, è necessario riaffermare la propria dedizione al fatto, non importa se ci sia la tentazione di fare il contrario.
La fonte originale di questo articolo è Land Destroyer
Copyright © Tony Cartalucci, Land Destroyer, 2016
La CIA rédige-t-elle votre journal ?
- 05 Jan 2017
Voici un très bon aperçu d’Ed Jones expliquant pour quelles raisons les grands médias sont les meilleurs représentants des « fausses informations ». Ces médias sont largement détenus et contrôlés par des entreprises milliardaires et gargantuesques dont les recettes publicitaires dépendent d’autres sociétés et qui emploient des journalistes issus de classes privilégiées dont les carrières sont basées sur le maintien de ces privilèges. Dans ces circonstances, il serait tout simplement stupéfiant de bénéficier, de près ou de loin, de la pluralité des médias.
Les données concernent les points de vente britanniques mais les mêmes principes s’appliquent aux Etats-Unis.
Une partie de l’analyse est particulièrement troublante. Il s’agit de celle portant sur le sujet très peu abordé de la pénétration des services de renseignement dans la plupart des organes de presse occidentaux et parfois même non-occidentaux. En résumé, les services de renseignements étasuniens, et dans une moindre mesure britanniques, ont durant de nombreuses décennies transmis des informations à des journalistes coopératifs occupant des positions-clés dans l’industrie de l’information « libre », travaillant ainsi main dans la main. De plus, la CIA a cherché à placer certains de ses membres dans les organes de publication afin de modeler le contenu éditorial et influencer l’opinion publique. Dans certains cas, ces personnes ont atteint des positions très influentes au sein de l’industrie.
Nick Davies, du Guardian, a dédié un chapitre entier de son livre Flat Earth News à la documentation de ces pratiques. Etrangement, ce chapitre n’est que rarement mentionné. Les journalistes qui encensent son ouvrage se concentrent d’avantage sur son concept moins révélateur du « churnalism », le journalisme à l’épreuve du temps, et sur les ressources mises à disposition.
Jones mentionne par ailleurs d’autres sources appuyant son analyse :
Richard Keeble, Professeur en journalisme à l’Université de Lincoln, ( … ) a publié des écrits portant sur les liens unissant des journalistes et les services de renseignement… Il cite Roy Greenslade, qui a été un spécialiste des médias pour le Telegraph et le Guardian ( ainsi qu’un des rédacteurs en chef du Mirror ) : « La plupart des tabloïdes, et même les quotidiens de manière générale, sont les jouets du MI5 ( le FBI de la Grande-Bretagne ).
Keeble ajoute :
« Bloch et Fitzgerald mentionnent, dans leur analyse de la guerre britannique non-conventionnelle, le rédacteur en chef « d’un des journaux les plus réputés de Grande-Bretagne » qui estime que plus de la moitié de ses correspondants étrangers étaient sur la liste de paie du MI6 ( l’équivalent au Royaume-Uni de la CIA – note de l’auteur ). Et en 1991, Richard Norton-Taylor révéla dans le Guardian que parmi les 500 personnalités britanniques rémunérées par la CIA et la défunte Banque de crédit et commerce internationale se trouvaient 90 journalistes. »
Keeble a donné de nombreux autres exemples dans le chapitre de son livre sur les services de renseignement qui infiltrent les médias et modifient les politiques du moment, notamment en relation aux grèves des mineurs et Arthur Scargill dans les années 80 ainsi que pendant la période qui a mené à la guerre d’Irak en 2003…
David Leigh, l’ancien rédacteur d’investigation du Guardian, a écrit sur une série de cas où les services secrets ont manipulé d’éminents journalistes. Il affirme que les reporters sont régulièrement approchés et manipulés par des agents de renseignement et distingue trois méthodes, chacune explicitée dans son article :
- Ils essaient de recruter des journalistes qui pourront espionner d’autres personnes ou tenteront de se faire passer eux-mêmes pour journalistes.
- Ils autorisent des agents de renseignement à « écrire des articles tendancieux sous de faux noms ».
- Et « la forme la plus pernicieuse » : ils transmettent des propagandes de services de renseignement à des journalistes consentants qui masqueront l’origine de l’information aux lecteurs.
Il serait bon de se rappeler que ceux qui devraient dénoncer la manipulation des grands médias par les services de renseignement sont les grands médias eux-mêmes, déjà corrompus. En d’autres termes, il est pratiquement impossible pour les médias de révéler cette histoire de « fausses nouvelles » systématiques disséminées par nos services secrets car cela dévoilerait une réalité bien inconfortable : ceux qui se présentent comme les chiens de garde des libertés face au pouvoir du gouvernement ne sont en fait que les chiens de compagnie des puissants.
Si tout cela semble dur à croire, regardez cette vidéo d’un journaliste allemand expérimenté admettant qu’il avait été recruté par les services secrets étasuniens (h/t Antonio Nascimento). Udo Ulfkotte a couvert le Moyen-Orient pour le Frankfurter Allgemeine pendant 12 ans et déclare qu’il a régulièrement agi comme relais de la propagande de la CIA. Il ajoute que nombre de ses collègues ont fait de même, promouvant de plein gré la désinformation de la CIA.
Traduit de l’anglais par Joe-Alexy Yagchi pour Investig’Action
Source: Jonathan Cook Blog
Spin doctor
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Edward Bernays[modifica | modifica wikitesto]
Walter Lippman e Daniel Boorstin [modifica | modifica wikitesto]
Caratteristiche
Spin doctor e Pubbliche relazioni [modifica | modifica wikitesto]
L'espressione [modifica | modifica wikitesto]
Da questa breve ricostruzione, si capisce come l'espressione "spin doctor" nel tempo sia venuta ad indicare l'autore di raggiri o il manipolatore di parole o notizie tese a creare una certa interpretazione dei fatti. Con essa si indicano in politica sempre più spesso i portavoce e i consiglieri degli uomini politici e, a volte, gli stessi uomini politici.
I compiti [modifica | modifica wikitesto]
- Lo spin doctor sa gestire una crisi con messaggi o tattiche comunicative ad hoc, specialmente nel settore della politica, nei confronti ad esempio di una decisione impopolare, correggendo e smussando eventuali incaute prese di parola del politico che assiste[17], e fornendo ai media (e quindi all'opinione pubblica) l'interpretazione sexed up delle esternazioni del soggetto per cui lavora, al fine di evitargli critiche o comunque commenti malevoli[18].
- Un'altra attività dello spin doctor è fornire notizie "informali" ai giornalisti, facendole passare per "confidenze" o facendole filtrare come notizie "anonime".
- Altro compito dello spin doctor è promuovere l'immagine di un soggetto come se fosse un prodotto, utilizzando tecniche di marketing.
- A volte può succedere di dover "creare" un evento che possa dare interesse e convincere l'opinione pubblica: è il news management, ovvero l'informazione gestita.
Casi famosi [modifica | modifica wikitesto]
Nel cinema [modifica | modifica wikitesto]
Note [modifica | modifica wikitesto]
- ^ Voce del Vocabolario Treccani online
- ^ Marcello Foa, Gli stregoni della notizia. Da Kennedy alla guerra in Iraq: come si fabbrica informazione al servizio dei governi, Ed. Guerini e Associati, 2006, p. 17 ISBN 88-8335-783-3
- ^ E. Bernays, The Engineering of Consent, Annals of the American Academy of Political and Social Science, marzo 1947.
- ^ Marcello Foa, cit., p. 19.
- ^ Op. cit., pp. 19-20.
- ^ Ibidem.
- ^ J. Stauber, S. Rampton, Trust Us We're Experts, Tarcher/Penguin, New York, 2000, p. 45.
- ^ «Goebbels ammise di aver utilizzato il saggio "Cristallizzare l'opinione pubblica", quale base per la campagna di eliminazione degli ebrei della Germania. Bernays "ne rimase scioccato", ma non fece ammenda, continuando a sostenere la validità delle proprie teorie». M. Foa, cit., pp. 20-1.
- ^ Stauber, John and Sheldon Rampton. "Book Review: The Father of Spin: Edward L. Bernays & The Birth of PR by Larry Tye," PR Watch(Second Quarter 1999). Vol. 6, No. 2.
- ^ M. Foa, cit., p. 37.
- ^ Sito PR Suisse
- ^ Op. cit., pp. 37-8.
- ^ M. Foa, cit., pp. 23-4.
- ^ Voce spin, su Oxford British & World English Dictionary, Oxford University Press. URL consultato il 6 aprile 2013.
- ^ Voce doctor, su Oxford British & World English Dictionary, Oxford University Press. URL consultato il 6 aprile 2013.
- ^ Ibidem.
- ^ Weissman, Jerry. "Spin vs. Topspin". The Huffington Post. 19 giugno 2009.
- ^ Staff. "Are these examples of political spin?". BBC Learning Zone. Clip 7265. 2013.
- ^ "Armando Iannucci: it's time for Chilcot's team to flex their ageing muscles", The Independent, 29 gennaio 2010.
Bibliografia [modifica | modifica wikitesto]
- Giancarlo Bosetti, Spin: trucchi e tele-imbrogli della politica, Marsilio, Venezia, 2007 ISBN 8831792253
- Marcello Foa, Gli stregoni della notizia. Da Kennedy alla guerra in Iraq: come si fabbrica informazione al servizio dei governi, Ed. Guerini e Associati, 2006. ISBN 88-8335-783-3
- Mélanie Chopard, Comunicazione pubblica del Governo Svizzero e Spin doctoring, Università di Lugano, 2005.
- Roberts, Alasdair S., Spin Control and Freedom of Information: Lessons for the United Kingdom from Canada, in Public Administration, vol. 83, 2005, pp. 1–23, DOI:10.1111/j.0033-3298.2005.00435.x.
- Adam Sheingate, Building a Business of Politics. The Rise of Political Consulting and the Transformation of American Democracy, New York, Oxford University Press, 2016