Cari amici e compagni,
prima della rassegna stampa su Cesena 24/3, vi allego uno scambio
di opinioni su come i giornali(sti) nazionali hanno trattato le
notizie delle manifestazioni che si sono tenute in tutta Europa,
da Stoccolma a Belgrado, da Cesena a Pisa, in occasione del
secondo anniversario delle bombe su Belgrado e dintorni.

yure

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Ivana K., 25-3 ore 15.20

Qualcuno può informarci: cosa hanno scritto i vari giornali,
soprattutto locali? Per ora ho ricevuto questo:

"sul resto del carlino, pagine locali, si parla di una
manifestazione a cesena del .... popolo di seattle (...!!!) con
600 persone, con una piccola foto. se conosco bene le usanze del
giornale dovreste essere stati un migliaio, o no?"

Altri? la Voce di Cesena? Quelli grandi?
Aspettiamo aggiornamenti, grazie,
Ivana

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Marcello, 25-3 ore 21.20

Ho letto Il Manifesto [di domenica], ma la notizia della
manifestazione non è stata riportata, nè quella sull'assemblea.
Strano, visto che Ivana ed io siamo stati anche intervistati
dalla giornalista della redazione locale di Bologna, tale Manuela
Foschi che a suo dire avrebbe inviato alla sede centrale il suo
articolo sulla giornata di Cesena.

marcello

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glr, 27-3

I giornali di domenica:

Il Manifesto è stato vergognoso. Nemmeno una riga o un accenno
alle mani di Cesena, Pisa (?), Belgrado, ecc., nulla
sull'"anniversario" delle bombe del 24 mentre una pagina era
giustamente dedicata all'anniversario del golpe argentino. Non
ho ancora visto il giornale di oggi, ma resta il buco enorme di
domenica.

Meglio Liberazione, con una pagina intera sulle iniziative del 24
senza però alcun richiamo in prima. Un accenno a Belgrado nelle
brevi del sommario a pag. 3, in cui si parla di 5-10.000 persone.
Una pagina intera con un articolo principale su Pisa (e ti
pareva, c'era il segr.) senza alcun accenno alla partecipazione
(saranno stati in pochi... chi ne sa di più?), un grosso 'target'
e un articolo per Cesena, ben evidenziato, in cui si parla di
2000 partecipanti elencando alcune realtà promotrici e presenti,
e brevemente dell'assemblea.

Niente su Repubblica, of course. Forse ci sarà qualcosa sulla
fenice Unità di domani...
Per il 'buco' del Manifesto suggerisco di inviare una letteraccia
collettiva.

yure

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Rassegna stampa locale e commento del Pellerossa
su manifestazioni Cesena 24 marzo 2001

To: "JUGOLIST" <This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.>
From: "Caro-Ric" <caroric@...>
Date sent: Sun, 25 Mar 2001 23:29:11 +0200
Subject: [JUGO] 24/03 rassegna stampa locale

Cari compagni/e
dopo Ravenna e Napoli un'altra bella giornata, è stato un mese di
Marzo davvero straordinario dal quale dobbiamo ripartire verso
nuovi obbiettivi ben più luminosi. Cesena è stato un'altro segno
che ci siamo, siamo presenti e la gente non ci vede più solo in
televisione, ma se spesso non sfila con noi, almeno ci accompagna
ai lati delle strade.
Ieri a Cesena il corteo si ingrossava man mano che avanzava e
nell'ultimo tratto eravamo ben oltre le 500/600 persone indicate
dai giornali. Ma i numeri hanno poca importanza, potevamo essere
di più, ma anche di meno, ma c'eravamo ed abbiamo ricordato una
tragedia che ancora provoca morte, malgrado il colpevole silenzio
dI stampa e TV (Manifesto e Liberazione compresi). Ma non
importa, a Cesena ha ricordato, volente o nolente, tutta la città
e domani saremo a Perugia, Roma, Firenze, Padova........., perchè
non abbiamo altra scelta.
L'affollatissima (150 persone) assemblea pomeridiana ha stabilito
priorità ed impegni, ma comunque alla base rimane il lavoro che
ogni realtà ed ogni compagni sarà in grado di fare. Malgrado la
solita criminalizzazione di stampa e amministrazione comunale,
non c'è stato alcun incidente, ma il "manganello dell'Ulivo" ha
continuato il proprio lavoro a Palma Campana, guardacaso nella
stessa zona e sulle stesse teste del 17/03.
Qui di seguito una piccola rassegna della stampa locale

RICCARDO

PELLEROSSA - CESENA

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DA "La voce di Forlì e Cesena" del 25/03/2001

Erano più le forze dell'ordine dei partecipanti al corteo: forti
critiche ai DS
Sfila un pacifico "popolo di Seattle"
Per le vie del centro 550 manifestanti contro la NATO

E' filato tutto liscio, il passaggio del rumoroso "popolo di
Seattle" è stato indolore. La mobilitazione delle forze
dell'ordine, invece, è stata probabilmente superiore al pericolo
reale, ma, secondo i vertici, sicuramente non ingiustificata.
A sfilare sono stati circa 500 pacifisti, soprattutto giovani,
provenienti da tutta Italia. Hanno manifestato contro la NATO e
l'imperialismo americano. Non ci sono stati disordini e tutto è
proceduto tranquillamente in un mare di bandiere rosse, ma con
forti contestazioni in particolare verso i DS. La tensione
comunque fin dalle prime ore del mattino in città è stata alta.
Alcuni negozianti al passaggio del corteo hanno anche abbassato
le serrande come temessero scoppiare una guerriglia da un momento
all'altro. Cesena, invece, si è dimostrata, come sempre, una
cittadina tranquilla dove rispetto e democrazia prevalgono sulle
provocazioni, spesso fini a se stesse.

CESENA (V.S.)

Altro che "sfascianegozi", lanciapietre e maleducati. Ad
accompagnare il "popolo di Seattle" - per cui si sono mobilitate
precauzionalmente le forze dell'ordine di Cesena, Forlì e Bologna
- è stata la musica tzigana di Goran Bregovic, una scrosciata di
colori, bambini a spasso in passeggino e qualche anziano a
contorno del corteo.
Tutto è filato liscio. A gran voce, i circa 500 manifestanti,
hanno urlato slogan contro la NATO, si sono sgolati contro la
politica ed i bombardamenti in Kosovo del governo DS, ma nessuno
ha pensato a provocare le forze dell'ordine o a innescare
polemiche pericolose. Venivano da tutta l'Emilia Romagna,
l'Umbria e anche da Roma. Si sono trovati ieri mattina alle 11 di
fronte alla stazione di Cesena e di lì sono partiti alla volta
del centro. La
città ha ospitato l'iniziativa predisponendo un cordone di
vigilanza da guerriglia e allertando i cittadini. Molti
commercianti delle zone interessate dal passaggio della
manifestazione hanno abbassato le serrande per paura, altri sono
stati più coraggiosi e si sono messi a guardare il corteo.
I partecipanti da parte loro, hanno voluto ricordare i morti in
Jugoslavia, uccisi dai caccia-bombardieri partiti anche dalla
vicina base di Pisignano: hanno protestato contro la presenza
NATO in Europa e criticato duramente la politica "imperialista"
della sinistra, "sempre più simile a quella della destra". Slogan
di protesta mescolati a cori di vecchi canti partigiani, mamme
con passeggini alla mano e cartelli sulla schiena in corteo
accanto ai ragazzi avvolti nei fazzoletti dei guerriglieri
palestinesi, giovani che rassicuravano le famiglie a casa
sull'assenza di incidenti: insomma un corteo eterogeneo,
osservato con interesse e qualche timore da commercianti dietro
le serrande abbassate, dalle forze dell'ordine (all'incirca 300
uomini schierati da Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale) e
dai cesenati che gremivano le finestre del centro, postazioni
sicura, da cui avere una panoramica dell'evento. A loro, a chi
non partecipava direttamente, era rivolto il messaggio della
manifestazione, a chi - come afferma Ivana Kerecki, di Belgrado -
"è convinto che l'Italia sia un paese tranquillo, che da 60 non è
più in guerra".

"C'era anche un giornalista giapponese"...

CESENA - L'niziativa della manifestazione è partita proprio da
Cesena, organizzata dal centro sociale PELLEROSSA in
collaborazione con il Coordinamento Romagnolo contro la NATO e la
guerra. Le adesioni si sono allargate, raccogliendo appoggi a
livello nazionale. Hanno sventolato insieme le bandiere di
Rifondazione Comunista, dell'Unione Popolare, del partito
marxista-lenninista italiano, del Comitato Promotore per
l'Assemblea Antimperialista, di numerosi centri sociali come
l'associazione bolognese Primo Moroni- tra i fondatori del
Leoncavallo. Alcune adesioni nominali anche dall'estero: inoltre,
a seguire da vicino la manifestazione, è giunto da Roma il
corrispondente giapponese per l'Europa Meridionale del quotidiano
"AKAHATA" (Bandiera Rossa) organo ufficiale del partito comunista
giapponese.

Da "Il resto del carlino" cronaca di Cesena del 25/03/2001

Tanta tensione, ma vince la pace

Arrivano alla spicciolata. Capelli lunghi, barba incolta e fascia
rossa al braccio. Qualcuno sventola bandiere, altri più
semplicemente bevono Sangiovese. Alla fine sono circa seicento.
Il popolo di «Seattle» è sbarcato a Cesena ieri mattina per
manifestare in occasione del secondo anniversario della guerra in
Kosovo cantando slogan anti - Nato e anti - Ulivo e chiedendo la
chiusura della base militare divisa tra Pisignano di Cervia e San
Giorgio di Cesena. Ad aspettare i manifestanti c'era una città
blindata da 250 uomini delle forze dell'ordine e con tante
saracinesche precauzionalmente abbassate. I giovani (provenienti
soprattutto dalla Romagna) hanno iniziato a radunarsi nel
piazzale davanti alla stazione ferroviaria a partire dalle 8
mattino, ma fino a dopo le 10 le anime erano davvero poche: solo
un gruppo di ragazzi che suonava utilizzando come percussioni
barattoli di caffè, qualche striscione appeso alle transenne e un
centinaio di manifestanti che predicavano la loro fede ai
presenti. Il gruppo è cresciuto progressivamente fino alle 11
quando gli organizzatori hanno dato il via al corteo: lungo il
cammino che portava verso piazza Almerici, dove era in programma
un comizio (l'amministrazione comunale non ha dato il permesso di
passare per corso Sozzi e dunque i manifestanti hanno deviato per
viale Carducci e per via Serraglio), le forze dell'ordine
vigilavano e facevano
rimuovere dai carri attrezzi le vetture parcheggiate in
corrispondenza degli
improvvisati divieti di sosta. Inoltre controllavano da davanti,
da dietro e da postazioni fisse sui lati della strada lo
spostamento del corteo. Dal cielo vigilava pure un elicottero.
Molti negozi avevano deciso di chiudere i battenti perchè le
immagini degli scontri di due settimane fa a Ravenna facevano
gridare alla prudenza, ma la manifestazione in favore della pace
è stata pacifica. Per fortuna.
di Luca Ravaglia

Nel mirino pacifista l'ex sindaco Preger

L'ultimo capitolo della manifestazione anti-Nato è stato scritto
in piazza Almerici. Dopo l'arrivo del corteo si è infatti tenuto
un comizio volto a informare gli intervenuti sui motivi della
protesta e sui propositi futuri. Il mirino era puntato sul
governo di centro-sinistra che il 24 marzo 1999 decise di
supportare l'operazione Nato fornendo all'Alleanza Atlantica
basi, aerei, uomini e armi in grande quantità (solo Stati Uniti e
Francia mobilitarono più uomini e più mezzi). Lo 'j'accuse'dei
manifestanti ha puntato il dito contro l'allora sindaco cesenate
Edoardo Preger, al quale i 'pacifisti' si erano rivolti chiedendo
di chiudere la base militare di Pisignano - San Giorgio e
ottenendo come risposta un 'no' giustificato da motivi umanitari.
Quei motivi umanitari che, dicono, hanno portato al lancio di
proiettili all'uranio impoverito, alla distruzione di
infrastrutture, scuole, case e ospedali. Il popolo di «Seattle»
ha dichiarato di non essere più disposto ad accettare l'arrivo di
aerei ultra tecnologici 'made in Usa' nella base di Pisignano. In
caso contrario i 'pacifisti' si sono detti pronti a scendere in
campo senza badare alle buone maniere.

Chi paga il servizio?

Duecentocinquanta tutori dell'ordine, molti dei quali venuti da
fuori città, e un elicottero a vigilare dall'alto: per avere una
ragionevole sicurezza che la manifestazione pacifista sarebbe
stata pacifica è stato necessaria una mobilitazione della forza
pubblica che è costata almeno un centinaio di milioni. Non
capiamo perché a pagare questi soldi dobbiamo essere tutti noi e
non solo quelli che la manifestazione la organizzano.


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