Unanime è stata la soddisfazione degli organizzatori e dei partecipanti per la ottima riuscita della iniziativa, tenuta sabato 22 settembre 2018 a 75 anni esatti dalla grande fuga di cui furono protagonisti circa 1200 prigionieri jugoslavi detenuti nell'allora campo di concentramento. Durante la guerra, nel campo di Colfiorito erano stati rinchiusi tra gli altri circa 1500 partigiani del Montenegro che si erano opposti all’invasione del loro territorio da parte dell'esercito italiano: il 22 settembre 1943 in grande maggioranza fuggirono trovando salvezza presso le famiglie contadine dell’Appennino, per poi prendere parte alla lotta di Liberazione.
Il programma dell'inedita iniziativa, promossa dal Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (Jugocoord) Onlus e patrocinata da Regione Umbria e Comune di Foligno, si è articolato in una intera giornata di memoria e di studio, conclusa con uno spettacolo teatrale.
Ad aprire la prima parte dell'evento, dedicata ai saluti istituzionali ed agli interventi di saluto e testimonianza, è stato l'ex sindaco Manlio Marini, attuale presidente dell’Officina della Memoria di Foligno. Gli ha fatto seguito il presidente di Jugocoord Onlus, Ivan Pavičevac, che ha introdotto la giornata spiegandone le motivazioni ed i criteri adottati per la sua organizzazione: si è mirato a coinvolgere tutte le realtà potenzialmente interessate – istituzionali, antifasciste, istituti di storia – senza escludere proprio nessuno, per creare un tavolo comune di incontro e confronto reciproco, nel quale peraltro la questione della memoria delle “Casermette” fosse messa in relazione con analoghe esperienze in atto anche altrove, dall’Abruzzo al Friuli.
Sono seguiti gli interventi di ben quattro sindaci: Nando Mismetti, sindaco di Foligno, dopo avere ammonito a non dimenticare mai i crimini del passato, tenendo ben distinte le responsabilità storiche, affinché si possa affrontare con cognizione di causa il difficile presente ed il futuro, ha tra l'altro garantito la disponibilità della sua amministrazione a sostenere ulteriori iniziative di valorizzazione delle Casermette; Massimo Tiberini, sindaco di Casoli (CH) dove era presente un'analoga struttura di internamento durante la Seconda Guerra Mondiale, ha esposto le iniziative realizzate dal suo Comune a salvaguardia della memoria di chi è stato rinchiuso nel campo di Casoli auspicando l'instaurazione di un rapporto stabile tra i due Comuni nel segno della memoria storica;
Pietro Cecoli, sindaco di Monte Cavallo (MC), ha ricordato la strage dell'Eremo della Romita proponendo la creazione di un percorso tematico attraverso i comprensori limitrofi interessati da episodi di guerra, internamento e Resistenza collegabili alla storia delle Casermette; infine Giovanni Bontempi, sindaco della vicina Nocera Umbra, ha parlato delle iniziative sviluppate da anni sul suo territorio per ricordare i fatti sanguinosi di Collecroce e la Resistenza.
Paolo Gubbini, consigliere comunale di Foligno delegato per il Parco di Colfiorito, ha descritto gli ambienti originali dell'ex campo in cui si teneva l'incontro, sottolineando l'opportunità di annoverare anche questi temi tra le molteplici attività culturali attivate a Colfiorito sin dall'istituzione del Parco.
Diversi relatori hanno fatto riferimento a preoccupanti fatti di cronaca che indicano una recrudescenza dell'intolleranza e della prevaricazione di stampo fascista: è stata tra l'altro espressa solidarietà alla eurodeputata Eleonora Forenza ed agli altri feriti nel corso di una aggressione a Bari la sera prima.
Da registrare inoltre il messaggio pervenuto alla Onlus dall'Ambasciatore di Serbia Goran Aleksić, che, rammaricandosi per non poter essere presente, ha espresso apprezzamento per la "dedizione ai condivisi valori e tradizione antifascisti".
In qualità di testimoni hanno preso la parola Giorgio Vitali, ex postino di Taverne, Raniero Seri, parroco di Serravalle e Dignano, il generale Di Spirito, che fu in servizio negli ultimi anni in cui le Casermette erano ancora usate per addestramento militare. Due gli ospiti stranieri: Vladimir Kapuralin, figlio di un prigioniero politico istriano a Fossoli, e Dejan Karadaglić, nipote di uno dei 30 montenegrini ex-internati che risultano sicuramente caduti per mano nazifascista dopo la fuga dal campo. L'elenco dei prigionieri di Colfiorito caduti sul suolo italiano dopo la fuga e fino alla Liberazione è però ben più lungo.
In occasione della giornata di studio è stato presentato l'opuscolo "La lotta antifascista dei prigionieri di Colfiorito", curato da Andrea Martocchia e edito da Jugocoord Onlus, distribuito a latere del Convegno. Attraverso l'opuscolo sono state presentate significative novità storiografiche – come anche il testo integrale in lingua italiana della Risoluzione del Comitato del Fronte di Liberazione che fu istituito dai prigionieri stessi – oltre alle informazioni indispensabili a intavolare la discussione, sia di carattere storico sia sulle iniziative per la memoria realizzate negli anni.
La sessione scientifica è stata aperta da Andrea Giuseppini, curatore del progetto Campifascisti.it, che ha descritto il sistema concentrazionario fascista di cui faceva parte anche il campo di concentramento di Colfiorito. La storica Luciana Brunelli, esperta della storia delle Casermette, ha dato conto di come la struttura nei vari periodi abbia confinato una articolata pluralità di soggetti ed ha anche evidenziato alcune false concezioni che dominano la narrazione pubblica sulla II Guerra Mondiale. Alessandra Kersevan, intervenendo sulle politiche della memoria dell’internamento fascista, ha invece parlato di vero e proprio oblio, facendo risalire la rimozione della vicenda dei campi di concentramento fascisti alle operazioni della diplomazia italiana post-bellica, mirate a ottenere migliori condizioni al tavolo delle trattative di pace. Giuseppe Lorentini, storico dell’Università di Bielefeld (Germania) ed esperto del campo di Casoli, ha fornito esempi concreti di interventi per la salvaguardia della Memoria, ulteriormente sollecitando la costruzione di una rete dei siti d'internamento italiani. Infine Renato Covino, docente universitario, ha illustrato cause e conseguenze della prigionia dei montenegrini a Colfiorito, soffermandosi sulle loro strategie di lotta toccando poi alcune problematiche storiografiche relative al ruolo degli jugoslavi nello sviluppo della Resistenza in zona.
La Tavola Rotonda è stata introdotta da Andrea Martocchia, segretario di Jugocoord Onlus, che si è riallacciato ai precedenti riferimenti a oblio e rimozione auspicando una appropriata toponomastica dedicata a queste vicende e personaggi nonché la necessità di realizzare, a Colfiorito, qualche monumento, targa, centro visita, museo o manufatto che richiami la centralità del luogo per l’antifascismo umbro, italiano ed europeo – in attuazione di prese di posizione e deliberazioni che, negli scorsi anni, hanno attestato una volontà di realizzare un centro di visita e di documentazione storica proprio in quei locali.
A nome della Onlus, Martocchia ha perciò presentato il progetto di una targa commemorativa, che si potrebbe apporre in tempi molto brevi visti i costi contenuti ed il sostegno dichiarato da parte dei rappresentanti del Comune: si tratterebbe di un primo passo, da compiere a beneficio di tutti i soggetti interessati, grazie ad un testo inclusivo già condiviso con storici e rappresentanti istituzionali, del quale è stata data lettura.
Ezio Palini, dirigente dell'Area Sviluppo Economico del Comune, ha riferito del progetto presentato dalla Associazione Officina della Memoria, concordemente al Comune di Foligno, per la realizzazione di un museo / centro di documentazione a valere su fonte di finanziamento GAL Valle Umbra e Sibillini, di cui si attende l'esito a breve. Un tale spazio espositivo integrerebbe la offerta culturale di Colfiorito, contribuendo a rimediare per quanto possibile a trasformazioni urbanistiche e cambi di destinazione d'uso che l'area ha subito in passato, non sempre rispettosi della storia del sito, e potrebbe inoltre contribuire alla costruzione di una rete culturale e della memoria tra i luoghi che ospitarono strutture di concentramento.
Maura Franquillo, assessora delegata alle Iniziative per la pace e la memoria, ha ribadito l'appoggio del Comune per questi progetti, sottolineandone l'opportunità soprattutto nella pericolosa fase storico-politica che stiamo attraversando.
Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti di ANPPIA (Serena Colonna, segretaria nazionale), ANED(Maria Pizzoni, responsabile per l'Umbria), ANPI (con la presidente provinciale Mari Franceschini – che ha rimarcato la positività dello spirito unitario con cui è stato convocato l'incontro – ed il rappresentante di Macerata Lorenzo Marconi – che ha menzionato il progetto di centro di documentazione sull'internamento riguardante l'Abbazia di Fiastra – nonché la rappresentante di Casoli Piera Della Morgia, che ha ricordato anche la formazione della Brigata Majella in quel territorio, ed il coordinatore della sezione di Bevagna il quale ha fornito una significativa traccia per l'approfondimento storiografico, riguardante un anonimo montenegrino ucciso su quel territorio). Günther Rauch di Bolzano ha riferito sul campo di concentramento di Blumau / Prato Isarco.
La lunga e densa giornata è stata inframezzata da quattro emozionanti letture dell'attore Pietro Benedetti, e precisamente: la Risoluzione dei prigionieri (Comitato del Fronte di Liberazione); la fuga dal Campo (Drago Ivanović); il partigiano Milan (Enzo Rossi); la visita del fratello di un ex-prigioniero (Bato Tomašević). Lo stesso Benedetti ha coronato il convegno-celebrazione con un ulteriore momento artistico, e cioè la pièce teatrale “Drug Gojko”, ispirata alle vicende di Nello Marignoli, partigiano italiano in Jugoslavia: un vero e proprio inno alla fratellanza fra i popoli ed al ripudio della guerra.
(a cura di Jugocoord Onlus e Comune di Foligno)
Galleria fotografica e intervento audio di I. Pavičevac: https://www.cnj.it/home/it/valori/8912-colfiorito2018-2.html