Verso il Giorno del Ricordo, fascio-revanscisti in fibrillazione
0) COMUNICAZIONI:
– I BATTAGLIONI SPECIALI A L’AQUILA: online il nuovo saggio di Riccardo Lolli
– ELENCO DEI RICONOSCIMENTI attribuiti dallo Stato in memoria degli "infoibati": 381 nomi di cui la maggioranza sono di complici dei crimini nazifascisti
– Torino 5/2: conferenza con Eric Gobetti, intimidazioni revansciste e fasciste
– RAI TG2 Dossier 2/2: sulle "foibe" un servizio che sembra essere stato prodotto dall'Istituto Luce per conto del Minculpop
– ALTRE INIZIATIVE SEGNALATE
* Modena 7/2: Conferenza con Filipaz e Tenca Montini
* Solarolo 7/2: Conferenza di Alessandra Kersevan* Ravenna 8/2: Conferenza di Alessandra Kersevan
* Brescia 22/2: Conferenza con Purich, Volk e Martocchia
1) PRO MEMORIA:
– Bologna 6/2: OPERAZIONE FOIBE con C. Cernigoi e antifascisti jugoslavi, proiezione del film OCCUPAZIONE IN 26 QUADRI
– Parma 10/2: FOIBE E FASCISMO 2020 con S. Volk e C.S. Capogreco. INTIMIDAZIONI REVANSCISTE E FASCISTE
N.B. per altre iniziative a Pistoia, Porano e Trieste di veda il nostro post precedente:
2) La “questione foibe” e la storia governativa (di Angelo d’Orsi)
3) LA PAROLA AGLI ESPERTI (FOIBOLOGI) (di Claudia Cernigoi):
LORENZO SALIMBENI, EMANUELE MERLINO E GIANNI OLIVA
=== 0: COMUNICAZIONI ===
I BATTAGLIONI SPECIALI A L’AQUILA
Sul tema dei Battaglioni speciali per "allogeni" (sloveni e croati della "Venezia Giulia" – Julijska Krajina o meglio Primorje per gli sloveni), istituiti dall'Italia fascista per meglio controllare questi neo-cittadini italiani abili alle armi ma considerati inaffidabili e inadatti all'inquadramento nelle truppe di occupazione impegnate a combattere contro i partigiani slavi, è disponibile il nuovo saggio di Riccardo Lolli: I BATTAGLIONI SPECIALI A L’AQUILA
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ELENCO DEI RICONOSCIMENTI ATTRIBUITI DALLO STATO ITALIANO PER IL GIORNO DEL RICORDO IN MEMORIA DEGLI "INFOIBATI"
E' stato aggiornato sul sito diecifebbraio.info l'elenco dei riconoscimenti per il Giorno del Ricordo. In base alle ricerche di Sandi Volk, il numero di morti alla cui memoria sono stati dati i riconoscimenti nel 2019 sono in totale 28, di cui 18 ignoti. Grazie ad una circolare del Ministero degli Interni che le "allerta" rispetto alla celebrazione del Giorno del Ricordo, in particolare sui "premiati", si viene a conoscenza dell'elenco delle Prefetture interessate, che sono 19. Sui siti di quelle Prefetture non si trova nulla, in alcuni casi solo delle note generiche sulle celebrazioni e solo le Prefetture di Caltanissetta, Salerno e Vicenza hanno pubblicato anche i nomi. Gli altri nomi sono stati trovati su altri siti (in genere giornali). Per le altre Prefetture, tranne per Gorizia dove sono stati 8, non si sa nemmeno quanti siano i premiati per ogni Prefettura e alla memoria di chi (e quanti). Quindi, tranne Gorizia, sono stati inseriti un premiato per Prefettura, ma non è detto sia giusto. E dai siti delle Prefetture sono spariti in genere anche i comunicati fatti negli anni passati! Non crediamo sia un caso...
http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/
http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/
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Torino, Mercoledì 5 Febbraio 2020
alle h 18:30 in corso Ferrucci 65/D
Assemblea antifascista:
alle h 18:30 in corso Ferrucci 65/D
Assemblea antifascista:
GIORNO DEL RICORDO, RETORICA E REVISIONISMO DELLE FOIBE
Incontro con lo storico ERIC GOBETTITorino, militanti di destra contro la Circoscrizione 3: "Non date spazio allo storico che nega le foibe" (di Jacopo Ricca, 3.2.2020)
L'Anpi insorge: "Sono neofascisti, vogliono la censura". L'associazione degli esuli: "E' un negazionista"
https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/02/03/news/torino_militanti_di_destra_contro_lo_storico_gobetti_nega_le_foibe_-247472584/
L'Anpi insorge: "Sono neofascisti, vogliono la censura". L'associazione degli esuli: "E' un negazionista"
https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/02/03/news/torino_militanti_di_destra_contro_lo_storico_gobetti_nega_le_foibe_-247472584/
Solidarietà allo storico Eric Gobetti: fuori i fascisti dalle nostre città! L’ANPI contro la censura e il revisionismo storico (ANPI "68 Martiri" Grugliasco, 3.2.2020)
http://anpigrugliasco.it/2020/02/02/solidarieta-allo-storico-eric-gobetti-fuori-i-fascisti-dalle-nostre-citta/
https://www.facebook.com/anpi.grugliasco/posts/2678669165503617
http://anpigrugliasco.it/2020/02/02/solidarieta-allo-storico-eric-gobetti-fuori-i-fascisti-dalle-nostre-citta/
https://www.facebook.com/anpi.grugliasco/posts/2678669165503617
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TG2 Dossier: LA MEMORIA DELLE FOIBE di Giuseppe Malara
Durata: 00:42:58 – Andato in onda: 02/02/2020
<< L’orrore delle foibe. Migliaia di italiani alla fine della Seconda Guerra Mondiale torturati e uccisi dalle truppe comuniste di Tito, gettati ancora vivi nelle cavità usate come discariche.... >>
Dalla pagina FB di Claudia Cernigoi, 2.2.2020
... Un servizio privo di rigore storico, che sembra essere prodotto dall'Istituto Luce per conto del Minculpop...
https://www.facebook.com/claudia.cernigoi.1/posts/1349331085250636
https://www.facebook.com/claudia.cernigoi.1/posts/1349331085250636
--- ALTRE INIZIATIVE SEGNALATE:
Modena, 7 febbraio 2020
dalle ore 18:30 presso Lo Spazio Nuovo, Via IV Novembre 40/b
FOIBE E CONFINE ORIENTALE. Tra revisionismo storico e mistificazione.
Il 10 febbraio viene celebrata la giornata del ricordo delle vittime italiane delle foibe. Vicenda complessa e drammatica, che da tempo è diventata occasione di strumentalizzazione, decontestualizzazione se non di vera a propria falsificazione storica che porta ad una più o meno velata riabilitazione del fascismo italiano.
Parleremo di questo con
Lorenz Filipaz – gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki
Federico Tenca Montini – dottore in storia contemporanea all'università di Teramo e Zagabria
Dialogheranno con PopHistory
Alle 21.00 Pastasciutta antifascista
L’evento è promosso da: Lo Spazio Nuovo, L' Eretica, PopHistory Kamo Modena
Il 10 febbraio viene celebrata la giornata del ricordo delle vittime italiane delle foibe. Vicenda complessa e drammatica, che da tempo è diventata occasione di strumentalizzazione, decontestualizzazione se non di vera a propria falsificazione storica che porta ad una più o meno velata riabilitazione del fascismo italiano.
Parleremo di questo con
Lorenz Filipaz – gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki
Federico Tenca Montini – dottore in storia contemporanea all'università di Teramo e Zagabria
Dialogheranno con PopHistory
Alle 21.00 Pastasciutta antifascista
L’evento è promosso da: Lo Spazio Nuovo, L' Eretica, PopHistory Kamo Modena
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Solarolo (RA), venerdì 7 febbraio 2020
alle ore 20:30 presso l'Oratorio dell'Annunziata, via Foschi
STORIA DI UN CONFINE
Incontro con ALESSANDRA KERSEVAN
organizza ANPI con il patrocinio del Comune
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Ravenna, sabato 8 febbraio 2020
alle 16:30 nella Sala Buzzi di via Berlinguer 11
PASSAGGIO A NORD-EST
Incontro con ALESSANDRA KERSEVAN
organizza ANPI
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Brescia, sabato 22 febbraio 2020
alle ore 15:30 presso la Chiesa di San Giorgio, Vicolo San Giorgio
All'interno della rassegna #carmineresistente
Interventi degli storici:
Pietro Purich, Foto tarocche e propaganda. Come si manipola la storia attraverso le immagini
Sandi Volk, Di chi la Republbica si ricorda ogni 10 febbraio
Andrea Martocchia, Valori e obiettivi della Resistenza jugoslava
DALLE STORIE ALLA STORIA: MANIPOLAZIONI E STRUMENTALIZZAZIONI DELLE "COMPLESSE VICENDE DEL CONFINE ORIENTALE"
Pietro Purich, Foto tarocche e propaganda. Come si manipola la storia attraverso le immagini
Sandi Volk, Di chi la Republbica si ricorda ogni 10 febbraio
Andrea Martocchia, Valori e obiettivi della Resistenza jugoslava
ANPI Sezione “Caduti di Piazza Rovetta”
ANPI Comitato provinciale
Movimento non violento Brescia
ANED Brescia
=== 1: PRO MEMORIA ===
Bologna, Giovedì 6 febbraio 2020
presso la sala "Benjamin" del Centro sociale della Pace, Via del Pratello 53
OPERAZIONE FOIBE
presso la sala "Benjamin" del Centro sociale della Pace, Via del Pratello 53
OPERAZIONE FOIBE
ORE 19:15
conferenza-dibattito:
DIFFAMAZIONE DELLA RESISTENZA E DERIVA REVISIONISTA-ROVESCISTA IN ITALIA E IN EUROPA
* ANDREA MARTOCCHIA – segretario del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia – introduce sulle implicazioni della istituzione del "Giorno del Ricordo" (10 Febbraio)
* CLAUDIA CERNIGOI – saggista e giornalista, collaboratrice del sito Diecifebbraio.info – presenta il suo ultimo libro "OPERAZIONE PLUTONE", unica seria ricerca storiografica disponibile sugli "infoibati" nel Carso triestino
* DAVOR RAKIĆ – responsabile dei Mladi Socijalisti, organizzazione giovanile del Partito Socialista dei Lavoratori della Croazia (SRP) – interviene sul tema del revisionismo storico nella Croazia oggi presidente di turno della Unione Europea
* segue DIBATTITO – sono previsti interventi di rappresentanti della sinistra antifascista della Serbia
ORE 21:30
proiezione del film:
OCCUPAZIONE IN 26 QUADRI
di Lordan Zafranović ("Okupacija u 26 slika" – RFS di Jugoslavia, 1978, 112mn, v.o. sottotitolata.. Film non adatto ai minori)
Dubrovnik, 1941. In Croazia si è instaurato il regime degli ustascia, denominato "Stato Indipendente di Croazia" (NDH) benché gli eserciti invasori italiano e tedesco siano presenti ovunque. Mentre cominciano i rastrellamenti di Ebrei e Serbi e la caccia ai comunisti, i lavoratori portuali, organizzati dal partito comunista, danno vita alle prime azioni partigiane. La vita fino allora spensierata di Niko, Miho e Toni, tre amici di diversa estrazione sociale e ceppo nazionale, è stravolta...
Il film è ispirato alla figura di Ivo Rojnica, l’uomo che ordinò lo sradicamento da Dubrovnik tutti gli Ebrei ed i Serbi, ma che con la secessione del 1991 assurge ad eroe nazionale nella nuova Croazia "democratica" di Franjo Tudjman: decorato e nominato ambasciatore in Argentina, abbandona la carica per il suo passato imbarazzante... Nel frattempo, il regista Lordan Zafranovic è persona non grata nella sua natìa Croazia.
A fare da sfondo alla storia del film è la bellezza dei paesaggi dalmati, su cui il regista indugia quasi a marcare la contraddizione tra la bellezza del mondo e la ferocia di cui è capace la specie umana. Gli ustascia, in origine poveri diavoli che cercano riscatto ma sono privi di vera coscienza sociale, sobillati dal nazifascismo italiano e tedesco e trovandosi in una contingenza storica che permette loro di scatenare gli istinti più feroci, sviluppano una violenza che supera ogni immaginazione.
"Okupacija u 26 slika" fu il film più visto in Jugoslavia e in Cecoslovacchia nella stagione 1978/79.
Organizza:
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia o.n.l.u.s.
www.cnj.it / This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
* ANDREA MARTOCCHIA – segretario del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia – introduce sulle implicazioni della istituzione del "Giorno del Ricordo" (10 Febbraio)
* CLAUDIA CERNIGOI – saggista e giornalista, collaboratrice del sito Diecifebbraio.info – presenta il suo ultimo libro "OPERAZIONE PLUTONE", unica seria ricerca storiografica disponibile sugli "infoibati" nel Carso triestino
* DAVOR RAKIĆ – responsabile dei Mladi Socijalisti, organizzazione giovanile del Partito Socialista dei Lavoratori della Croazia (SRP) – interviene sul tema del revisionismo storico nella Croazia oggi presidente di turno della Unione Europea
* segue DIBATTITO – sono previsti interventi di rappresentanti della sinistra antifascista della Serbia
ORE 21:30
proiezione del film:
OCCUPAZIONE IN 26 QUADRI
di Lordan Zafranović ("Okupacija u 26 slika" – RFS di Jugoslavia, 1978, 112mn, v.o. sottotitolata.. Film non adatto ai minori)
Dubrovnik, 1941. In Croazia si è instaurato il regime degli ustascia, denominato "Stato Indipendente di Croazia" (NDH) benché gli eserciti invasori italiano e tedesco siano presenti ovunque. Mentre cominciano i rastrellamenti di Ebrei e Serbi e la caccia ai comunisti, i lavoratori portuali, organizzati dal partito comunista, danno vita alle prime azioni partigiane. La vita fino allora spensierata di Niko, Miho e Toni, tre amici di diversa estrazione sociale e ceppo nazionale, è stravolta...
Il film è ispirato alla figura di Ivo Rojnica, l’uomo che ordinò lo sradicamento da Dubrovnik tutti gli Ebrei ed i Serbi, ma che con la secessione del 1991 assurge ad eroe nazionale nella nuova Croazia "democratica" di Franjo Tudjman: decorato e nominato ambasciatore in Argentina, abbandona la carica per il suo passato imbarazzante... Nel frattempo, il regista Lordan Zafranovic è persona non grata nella sua natìa Croazia.
A fare da sfondo alla storia del film è la bellezza dei paesaggi dalmati, su cui il regista indugia quasi a marcare la contraddizione tra la bellezza del mondo e la ferocia di cui è capace la specie umana. Gli ustascia, in origine poveri diavoli che cercano riscatto ma sono privi di vera coscienza sociale, sobillati dal nazifascismo italiano e tedesco e trovandosi in una contingenza storica che permette loro di scatenare gli istinti più feroci, sviluppano una violenza che supera ogni immaginazione.
"Okupacija u 26 slika" fu il film più visto in Jugoslavia e in Cecoslovacchia nella stagione 1978/79.
Organizza:
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia o.n.l.u.s.
www.cnj.it / This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
L' ADN Kronos ci fa l'onore di menzionare la nostra iniziativa in una sua velina, nella quale stigmatizza tutti i convegni programmati nei prossimi giorni con relatori denigrati come 'giustificazionisti', 'revisionisti', 'negazionisti'. Cita come fonte l'ottimo sito Dieci Febbraio:
https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/02/04/foibe-bologna-trieste-ecco-gli-eventi-con-giustificazionisti_5qybkHXpExqEGFUVRjVHDM.html
https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/02/04/foibe-bologna-trieste-ecco-gli-eventi-con-giustificazionisti_5qybkHXpExqEGFUVRjVHDM.html
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Parma, lunedì 10 febbraio 2020
alle ore 21 presso il Cinema Astra, Piazzale Volta 3
ore 21:00 Conferenza di SANDI VOLK (storico, Trieste): L'esodo istriano, una questione complessa
ore 21:45 VIDEO: Le foibe. Basovizza falso storico (materiali filmati dal sito Iskrae.eu realizzati dal portali www.vice.com/it e www.fanpage.it)
ore 22:15 Conferenza di CARLO SPARTACO CAPOGRECO (storico, Università della Calabria): L'Italia fascista e il "pericolo slavo"
Ingresso gratuito. A cura del Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica con l'adesione di ANPPIA
Fonte: pagina FB di Priamo Bocchi, 3.2.2020
https://www.facebook.com/priamo.bocchi/posts/10222629858245178
https://www.facebook.com/priamo.bocchi/posts/10222629858245178
<< Lunedì 10 Febbraio (Giorno del Ricordo) alle 21 faremo una silenziosa “panolada” davanti al cinema Astra (di proprietà comunale) in concomitanza con l’inizio della conferenza negazionista - riduzionista sulle Foibe. Vi aspettiamo. >>
Fonte: pagina FB "Unione degli Istriani", 2.2.2020
<< "LA FOIBA DI BASOVIZZA È UN FALSO STORICO": A PARMA SI INVITA SANDI VOLK A COMMEMORARE IL GIORNO DEL RICORDO!
Cari Amici, dalla bella Parma ci arriva una brutta notizia: il Giorno del Ricordo sarà commemorato con un convegno di stampo negazionista, con relatore di punta il "solito noto" Sandi Volk! Nell'ambito dell'incontro pubblico verrà pure proiettato - come recitano le numerose locandine affisse nel centro storico della città - un video dal seguente titolo, emblematico delle stupidaggini che verranno raccontate: "LE FOIBE. BASOVIZZA FALSO STORICO"!
Chiediamo all'Amministrazione comunale di Parma, Sindaco in testa, di stigmatizzare l'evento e di prenderne chiaramente le distanze!! >>
Cari Amici, dalla bella Parma ci arriva una brutta notizia: il Giorno del Ricordo sarà commemorato con un convegno di stampo negazionista, con relatore di punta il "solito noto" Sandi Volk! Nell'ambito dell'incontro pubblico verrà pure proiettato - come recitano le numerose locandine affisse nel centro storico della città - un video dal seguente titolo, emblematico delle stupidaggini che verranno raccontate: "LE FOIBE. BASOVIZZA FALSO STORICO"!
Chiediamo all'Amministrazione comunale di Parma, Sindaco in testa, di stigmatizzare l'evento e di prenderne chiaramente le distanze!! >>
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La “questione foibe” e la storia governativa
di Angelo d’Orsi
Sotto l’insegna del politicamente corretto stiamo compiendo grandi passi verso la eliminazione di ogni spazio di dissenso dal pensiero dominante, che è, come insegna Marx, il pensiero delle classi dominanti. Basterebbe questa considerazione per renderci più attenti e critici. La tendenza in atto su scena internazionale, nel mondo occidentale, a cominciare dall’Unione Europea e degli Stati Uniti, è quella di una trasformazione del potere politico in organo giudicante della legittimità delle interpretazioni storiografiche e dello stesso dibattito delle idee: e distrattamente, colpevolmente, troppi di noi hanno trascurato le implicazioni di questa tendenza.
La lotta contro l’antisemitismo ha portato, talora innocentemente, talaltra capziosamente, alla persecuzione giudiziaria, in sede penale, delle forme di negazione o persino di “banalizzazione” della Shoah. Una legislazione in tal senso si sta imponendo sulle due sponde dell’Atlantico, nel silenzio ignaro o ignavo di troppi. La risoluzione UE dello scorso settembre di equiparazione nazismo/comunismo, con allusione a sanzioni penali verso chi non rimuove simboli di quei “regimi”, è stata criticata, ma rimane come un macigno e può essere lo strumento politico prima che legale per perseguitare coloro che credono ancora nel socialismo e che non aborrono, anzi, la Falce e Martello. Un panpenalismo internazionale sta percorrendo l’Occidente da decenni, ormai, e in Italia si connette essenzialmente al tema del “negazionismo”, un termine su cui varrà la pena di riflettere, al più presto, dato il suo carattere ampio quanto evanescente. E in effetti viene adoperato a destra e a manca, in modo completamente privo di scientificità. Negazionismo, esecrando, è quello di chi nega le camere a gas, e i campi di sterminio nazisti; ma per una sciagurata estensione di un “non-concetto” viene bollato come “negazionismo” l’atteggiamento di chi, su qualsivoglia tema, provi a ragionare seriamente sui fatti della storia, rimanendo ostinatamente aggrappato ai documenti, come invitava a fare Marc Bloch, uno storico ebreo, è opportuno precisare, militante antifascista, ucciso dai nazisti. In sintesi, occorre non farsi coartare dal senso comune e men che meno dalle disposizioni di legge, nel campo tanto della ricerca scientifica quanto della discussione intellettuale.
E su questo passaggio siamo stati davvero poco attenti, ed è tempo di reagire con vigore. Intanto, va ribadito che nessuna idea deve essere impedita a furia di norme giuridiche. Il dibattito delle idee deve essere assolutamente libero, e questo ce lo ha insegnato la grande tradizione umanistica, e poi illuministica e liberale, da Lorenzo Valla a John Locke, da Voltaire a Tocqueville. E per quanto concerne i fatti storici, solo la storiografia, ossia la comunità estesa di chi studia professionalmente, scientificamente, e più in generale la comunità intellettuale, rappresenta il “tribunale” che può e deve accogliere o respingere le tesi storiche o pseudo-storiche. Le cattive idee vanno tenute a bada, contrastate con buone idee, le tesi infondate vanno contestate con ricostruzioni scientificamente fondate. Nessun organo politico, nessuna legislazione, possono essere tirati in campo per combattere idee: questo deve essere un punto irrinunciabile. Tanto più se si entra nel campo della storia: se si accetta che siano il potere legislativo o esecutivo, i parlamenti e i governi, a decidere della fondatezza di una tesi storiografica, si finisce per accogliere il principio che la storia sia un campo di opinioni, invece che, come è e come deve essere, un campo di ricerca scientifica. Gli elogi postumi a Giampaolo Pansa, anche da parte di chi in vita lo aveva criticato, sono stati solo l’ultimo esempio di come la moneta cattiva (l’opinionismo, la “doxa”, presentato come valida alternativa alla ricerca) abbia finito per scacciare dal mercato intellettuale la moneta buona (la storia vera e propria fondata sul principio dell’“episteme”, del sapere scientifico). E Pansa ha avuto responsabilità gravissime in tal senso, anche a prescindere dalle tesi farlocche da lui proposte al pubblico che se ne è abbeverato.
Va aggiunto che l’insipienza non sempre innocente della nostra classe politica ha realizzato un micidiale combinato disposto fra il 27 gennaio e il 10 febbraio, quasi fondendo le due date, in una melassa politicamente corretta rispetto alla quale chi prova a ragionare, documenti alla mano rischia di essere bollato come “negazionista”, in una inaccettabile estensione del “non concetto”, e una sua torsione dal campo antifascista a quello fascistoide o decisamente fascista, nella narrazione delle tormentate vicende del Confine orientale.
Ne è esempio la censura preventiva a cui viene sottoposta, da tempo, ma con una progressione inquietante, colei che è, con pochissimi altri, la più informata studiosa della vexata quaestio foibe/esodo, Claudia Cernigoi, la quale ormai trova difficoltà a parlare in pubblico, fatta oggetto di campagne denigratorie, e di intimidazioni al limite della vera e propria persecuzione. L’ultimo episodio è il ritiro della concessione di spazi per conferenze sul tema, prima a Cologno Monzese, poi a Pistoia, località naturalmente, entrambe, in mano alla destra; ma va aggiunto che se ciò è stato possibile è perché la sinistra ufficiale, o il cosiddetto centrosinistra, è stata finora silente o corriva, sul tema, nella paura di urtare una parte dell’elettorato. Il comunicato dell’Amministrazione comunale pistoiese rappresenta un inquietante e rozzo esempio paradigmatico degno dell’infausto Ventennio.. Il titolo dice già tutto: “Dramma foibe - nessuno spazio pubblico per chi propaganda odiose tesi negazioniste”. Nel testo vi è poi un volgare attacco personale contro la Cernigoi:
tristemente nota alle cronache per aver definito il dramma delle foibe una “montatura gigantesca” e che ha pubblicato un “libro” dal titolo piuttosto eloquente: “Operazione “Foibe” tra storia e mito”
Ora proprio quel lavoro di Claudia Cernigoi, che il comunicato tenta di dileggiare con le virgolette che racchiudono il termine “libro”, è una pietra miliare degli studi sull’argomento. Ma nella campagna contro la verità della storia, il potere politico, la parola di un amministratore ignorante o di un conduttore televisivo contano infinitamente più del rigoroso, diligente, faticoso lavoro di ricerca negli archivi e nelle biblioteche. La “verità politica” (si pensi a certi discorsi recenti di autorità dall’ex presidente del Parlamento UE, Tajani, allo stesso presidente Mattarella, che ha finito per accogliere le posizioni del suo predecessore Napolitano che avevano rischiato di creare conflittualità con le confinanti repubbliche ex-jugoslave) diventa la verità tout court. Con tanti saluti alla storia, ai documenti, alle analisi, e alla stessa onestà intellettuale. Nel comunicato dell’Amministrazione comunale di Pistoia si insiste nell’accusare la Cernigoi di “negazionismo”, con parole che vorrebbero essere infamanti ma appaiono grottesche, parlando di “farneticazioni”. E si rivendica la giustezza della decisione assunta di negare i locali alla conferenza, asserendo che sindaco e direttrice della Biblioteca (dove avrebbe dovuto svolgersi la conferenza)
nello scongiurare che una tale manifestazione d'odio si svolgesse in un luogo pubblico, hanno tutelato con serietà e professionalità non solo la Legge dello Stato e la dignità delle Istituzioni Repubblicane, ma anche la sensibilità di quei discendenti degli esuli istriani, fiumani e dalmati che vivono sul nostro territorio.
La Cernigoi, doverosamente, ha inviato una lettera di precisazioni e contestazioni, dal tono assai misurato, in cui prova a esporre le sue ragioni, che sono quelle della ricerca, e del diritto all’accertamento della verità. Ammesso che venga letta, non credo possa sortire alcun effetto. Ormai siamo a un passo dal delirio e chi non accetta il mainstream politico-mediatico viene bollato con marchio d’infamia. Invece della “lettera scarlatta”, la famigerata A (per “adultera”), dell’immorale romanzo di Hawthorne, avremo una “N” per “negazionista” e magari pure un simbolino? Possibile che la storia non insegni?
Basti pensare che negli stessi giorni giunge la notizia, ancora più preoccupante, che un rappresentante triestino del partito neofascista di Giorgia Meloni, tale Walter Rizzetto, ha avanzato una proposta di legge, così intitolata: “Nuove misure per punire il negazionismo e attribuzione alle associazioni di esuli Fiumani, Istriani e Dalmati di un ruolo primario per difendere la storia del confine orientale”, proposta sottoscritta da tutti i suoi sodali del Gruppo parlamentare. Ad abundantiam, Rizzetto ha dichiarato:
Chiediamo che le associazioni di esuli siano interpellate dagli enti locali prima di autorizzare o concedere spazi per lo svolgimento di eventi sulle foibe, e che siano le sole ad essere coinvolte nell’elaborazione dei piani di formazione ed insegnamento nelle scuole, per garantire una testimonianza autentica di quegli accadimenti per troppo tempo occultati. Ciò anche allo scopo di estromettere enti e soggetti che in passato, nell’intraprendere tali iniziative sulle foibe, hanno rappresentato quei tragici fatti in modo distorto per meri fini politici. Chiediamo inoltre una modifica al codice penale affinché sia previsto specificamente come reato l’apologia e negazione degli eccidi delle foibe.
La proposta di legge, a tal fine, chiede la variazione dell’Art. 604-bis, terzo comma, del Codice Penale, con l’inserimento accanto all’apologia della Shoah, quella “dei massacri delle foibe”. Ecco appunto si arriva al cuore della questione: punire il negazionismo o il riduzionismo o la banalizzazione della Shoah, apre la strada ad altri analoghi divieti, che presumibilmente cresceranno, e nondimeno potranno cambiare in base alle maggioranze politiche.
Ecco, quindi, la storia governativa, degna dei peggiori regimi dittatoriali.
Tutto questo non fa risonare un campanello d’allarme? La comunità intellettuale, a cominciare da quella degli storici, non ritiene di avere nulla da dire?
Sotto l’insegna del politicamente corretto stiamo compiendo grandi passi verso la eliminazione di ogni spazio di dissenso dal pensiero dominante, che è, come insegna Marx, il pensiero delle classi dominanti. Basterebbe questa considerazione per renderci più attenti e critici. La tendenza in atto su scena internazionale, nel mondo occidentale, a cominciare dall’Unione Europea e degli Stati Uniti, è quella di una trasformazione del potere politico in organo giudicante della legittimità delle interpretazioni storiografiche e dello stesso dibattito delle idee: e distrattamente, colpevolmente, troppi di noi hanno trascurato le implicazioni di questa tendenza.
La lotta contro l’antisemitismo ha portato, talora innocentemente, talaltra capziosamente, alla persecuzione giudiziaria, in sede penale, delle forme di negazione o persino di “banalizzazione” della Shoah. Una legislazione in tal senso si sta imponendo sulle due sponde dell’Atlantico, nel silenzio ignaro o ignavo di troppi. La risoluzione UE dello scorso settembre di equiparazione nazismo/comunismo, con allusione a sanzioni penali verso chi non rimuove simboli di quei “regimi”, è stata criticata, ma rimane come un macigno e può essere lo strumento politico prima che legale per perseguitare coloro che credono ancora nel socialismo e che non aborrono, anzi, la Falce e Martello. Un panpenalismo internazionale sta percorrendo l’Occidente da decenni, ormai, e in Italia si connette essenzialmente al tema del “negazionismo”, un termine su cui varrà la pena di riflettere, al più presto, dato il suo carattere ampio quanto evanescente. E in effetti viene adoperato a destra e a manca, in modo completamente privo di scientificità. Negazionismo, esecrando, è quello di chi nega le camere a gas, e i campi di sterminio nazisti; ma per una sciagurata estensione di un “non-concetto” viene bollato come “negazionismo” l’atteggiamento di chi, su qualsivoglia tema, provi a ragionare seriamente sui fatti della storia, rimanendo ostinatamente aggrappato ai documenti, come invitava a fare Marc Bloch, uno storico ebreo, è opportuno precisare, militante antifascista, ucciso dai nazisti. In sintesi, occorre non farsi coartare dal senso comune e men che meno dalle disposizioni di legge, nel campo tanto della ricerca scientifica quanto della discussione intellettuale.
E su questo passaggio siamo stati davvero poco attenti, ed è tempo di reagire con vigore. Intanto, va ribadito che nessuna idea deve essere impedita a furia di norme giuridiche. Il dibattito delle idee deve essere assolutamente libero, e questo ce lo ha insegnato la grande tradizione umanistica, e poi illuministica e liberale, da Lorenzo Valla a John Locke, da Voltaire a Tocqueville. E per quanto concerne i fatti storici, solo la storiografia, ossia la comunità estesa di chi studia professionalmente, scientificamente, e più in generale la comunità intellettuale, rappresenta il “tribunale” che può e deve accogliere o respingere le tesi storiche o pseudo-storiche. Le cattive idee vanno tenute a bada, contrastate con buone idee, le tesi infondate vanno contestate con ricostruzioni scientificamente fondate. Nessun organo politico, nessuna legislazione, possono essere tirati in campo per combattere idee: questo deve essere un punto irrinunciabile. Tanto più se si entra nel campo della storia: se si accetta che siano il potere legislativo o esecutivo, i parlamenti e i governi, a decidere della fondatezza di una tesi storiografica, si finisce per accogliere il principio che la storia sia un campo di opinioni, invece che, come è e come deve essere, un campo di ricerca scientifica. Gli elogi postumi a Giampaolo Pansa, anche da parte di chi in vita lo aveva criticato, sono stati solo l’ultimo esempio di come la moneta cattiva (l’opinionismo, la “doxa”, presentato come valida alternativa alla ricerca) abbia finito per scacciare dal mercato intellettuale la moneta buona (la storia vera e propria fondata sul principio dell’“episteme”, del sapere scientifico). E Pansa ha avuto responsabilità gravissime in tal senso, anche a prescindere dalle tesi farlocche da lui proposte al pubblico che se ne è abbeverato.
Va aggiunto che l’insipienza non sempre innocente della nostra classe politica ha realizzato un micidiale combinato disposto fra il 27 gennaio e il 10 febbraio, quasi fondendo le due date, in una melassa politicamente corretta rispetto alla quale chi prova a ragionare, documenti alla mano rischia di essere bollato come “negazionista”, in una inaccettabile estensione del “non concetto”, e una sua torsione dal campo antifascista a quello fascistoide o decisamente fascista, nella narrazione delle tormentate vicende del Confine orientale.
Ne è esempio la censura preventiva a cui viene sottoposta, da tempo, ma con una progressione inquietante, colei che è, con pochissimi altri, la più informata studiosa della vexata quaestio foibe/esodo, Claudia Cernigoi, la quale ormai trova difficoltà a parlare in pubblico, fatta oggetto di campagne denigratorie, e di intimidazioni al limite della vera e propria persecuzione. L’ultimo episodio è il ritiro della concessione di spazi per conferenze sul tema, prima a Cologno Monzese, poi a Pistoia, località naturalmente, entrambe, in mano alla destra; ma va aggiunto che se ciò è stato possibile è perché la sinistra ufficiale, o il cosiddetto centrosinistra, è stata finora silente o corriva, sul tema, nella paura di urtare una parte dell’elettorato. Il comunicato dell’Amministrazione comunale pistoiese rappresenta un inquietante e rozzo esempio paradigmatico degno dell’infausto Ventennio.. Il titolo dice già tutto: “Dramma foibe - nessuno spazio pubblico per chi propaganda odiose tesi negazioniste”. Nel testo vi è poi un volgare attacco personale contro la Cernigoi:
tristemente nota alle cronache per aver definito il dramma delle foibe una “montatura gigantesca” e che ha pubblicato un “libro” dal titolo piuttosto eloquente: “Operazione “Foibe” tra storia e mito”
Ora proprio quel lavoro di Claudia Cernigoi, che il comunicato tenta di dileggiare con le virgolette che racchiudono il termine “libro”, è una pietra miliare degli studi sull’argomento. Ma nella campagna contro la verità della storia, il potere politico, la parola di un amministratore ignorante o di un conduttore televisivo contano infinitamente più del rigoroso, diligente, faticoso lavoro di ricerca negli archivi e nelle biblioteche. La “verità politica” (si pensi a certi discorsi recenti di autorità dall’ex presidente del Parlamento UE, Tajani, allo stesso presidente Mattarella, che ha finito per accogliere le posizioni del suo predecessore Napolitano che avevano rischiato di creare conflittualità con le confinanti repubbliche ex-jugoslave) diventa la verità tout court. Con tanti saluti alla storia, ai documenti, alle analisi, e alla stessa onestà intellettuale. Nel comunicato dell’Amministrazione comunale di Pistoia si insiste nell’accusare la Cernigoi di “negazionismo”, con parole che vorrebbero essere infamanti ma appaiono grottesche, parlando di “farneticazioni”. E si rivendica la giustezza della decisione assunta di negare i locali alla conferenza, asserendo che sindaco e direttrice della Biblioteca (dove avrebbe dovuto svolgersi la conferenza)
nello scongiurare che una tale manifestazione d'odio si svolgesse in un luogo pubblico, hanno tutelato con serietà e professionalità non solo la Legge dello Stato e la dignità delle Istituzioni Repubblicane, ma anche la sensibilità di quei discendenti degli esuli istriani, fiumani e dalmati che vivono sul nostro territorio.
La Cernigoi, doverosamente, ha inviato una lettera di precisazioni e contestazioni, dal tono assai misurato, in cui prova a esporre le sue ragioni, che sono quelle della ricerca, e del diritto all’accertamento della verità. Ammesso che venga letta, non credo possa sortire alcun effetto. Ormai siamo a un passo dal delirio e chi non accetta il mainstream politico-mediatico viene bollato con marchio d’infamia. Invece della “lettera scarlatta”, la famigerata A (per “adultera”), dell’immorale romanzo di Hawthorne, avremo una “N” per “negazionista” e magari pure un simbolino? Possibile che la storia non insegni?
Basti pensare che negli stessi giorni giunge la notizia, ancora più preoccupante, che un rappresentante triestino del partito neofascista di Giorgia Meloni, tale Walter Rizzetto, ha avanzato una proposta di legge, così intitolata: “Nuove misure per punire il negazionismo e attribuzione alle associazioni di esuli Fiumani, Istriani e Dalmati di un ruolo primario per difendere la storia del confine orientale”, proposta sottoscritta da tutti i suoi sodali del Gruppo parlamentare. Ad abundantiam, Rizzetto ha dichiarato:
Chiediamo che le associazioni di esuli siano interpellate dagli enti locali prima di autorizzare o concedere spazi per lo svolgimento di eventi sulle foibe, e che siano le sole ad essere coinvolte nell’elaborazione dei piani di formazione ed insegnamento nelle scuole, per garantire una testimonianza autentica di quegli accadimenti per troppo tempo occultati. Ciò anche allo scopo di estromettere enti e soggetti che in passato, nell’intraprendere tali iniziative sulle foibe, hanno rappresentato quei tragici fatti in modo distorto per meri fini politici. Chiediamo inoltre una modifica al codice penale affinché sia previsto specificamente come reato l’apologia e negazione degli eccidi delle foibe.
La proposta di legge, a tal fine, chiede la variazione dell’Art. 604-bis, terzo comma, del Codice Penale, con l’inserimento accanto all’apologia della Shoah, quella “dei massacri delle foibe”. Ecco appunto si arriva al cuore della questione: punire il negazionismo o il riduzionismo o la banalizzazione della Shoah, apre la strada ad altri analoghi divieti, che presumibilmente cresceranno, e nondimeno potranno cambiare in base alle maggioranze politiche.
Ecco, quindi, la storia governativa, degna dei peggiori regimi dittatoriali.
Tutto questo non fa risonare un campanello d’allarme? La comunità intellettuale, a cominciare da quella degli storici, non ritiene di avere nulla da dire?
(30 gennaio 2020)
=== 3: LA PAROLA AGLI ESPERTI (FOIBOLOGI) ===
LA PAROLA AGLI ESPERTI (FOIBOLOGI):
EMANUELE MERLINO
di CLAUDIA CERNIGOI, giovedì 30 gennaio 2020
Figlio d'arte (suo padre è il noto "filosofo" Michele Mario Merlino, che finì sulle prime pagine dei giornali perché, in quanto infiltrato neofascista nei gruppi anarchici romani, era stato indagato per le bombe del 1969), Emanuele Merlino è un autore teatrale che privilegia, come argomenti, il militarismo collegato alla prima guerra mondiale, l'apologia di un fascismo "romantico" (mai esistito) e, in tempi più recenti il futurismo e D'Annunzio.
E’ presidente del Comitato 10 febbraio, l'organismo che dovrebbe coordinare le iniziative per il Giorno del Ricordo (sulla loro pagina FB si definiscono "organizzazione di beneficenza”, ma tant'è), le sue competenze in materia si possono riassumere in un dialogo scenico dal titolo "io ricordo", del 2013, così da lui descritto in un'intervista rilasciata a Silvia Quaranta:
«Quella che cerco di raccontare è una storia che inizia nel 1799 a Perasto, poi prosegue nei vitigni… e arriva alla tragedia di 350.000 esuli e 20.000 infoibati. Ma è un percorso che non finisce, continua a Trieste nel ’53 e, soprattutto, continua nella dignità degli esuli» (https://www.barbadillo.it/2313-foibe-lo-spettacolo-io-ricordo-di-emanuele-merlino-da-venerdi-al-teatro-morante-di-roma/).
Quali fonti storiche abbia attinto per parlare di 20.000 infoibati non è dato sapere. Del resto non è dato neppure sapere come mai, nella seconda (e da quanto ci consta unica altra) opera sull'argomento, e cioè la sceneggiatura del fumetto "Foiba rossa. Norma Cossetto storia di un'italiana" (pubblicata da Ferrogallico nel 2018) abbia dichiarato che gli "infoibati" sarebbero stati «oltre diecimila», dimezzando quindi la cifra sparata cinque anni prima.
Abbiamo già detto in altra sede che il fumetto (o graphic novel come usa dire adesso) “Foiba rossa” (sul quale si sono basati gli sceneggiatori di un altrettanto mistificante film, cioè Red Land) è orribile dal punto di vista grafico, inutilmente cruento, inconsistente come attendibilità della ricostruzione dei fatti storici, falsificante tout court.
Eppure Merlino junior è un "esperto" chiamato dalle istituzioni nel Giorno del ricordo, mentre la sottoscritta si vede negare le sale, insultare, minacciare di morte, in quanto tacciata di "negazionismo".
Anni bui, cari signori, anni di colore “nero camicia”.
E’ presidente del Comitato 10 febbraio, l'organismo che dovrebbe coordinare le iniziative per il Giorno del Ricordo (sulla loro pagina FB si definiscono "organizzazione di beneficenza”, ma tant'è), le sue competenze in materia si possono riassumere in un dialogo scenico dal titolo "io ricordo", del 2013, così da lui descritto in un'intervista rilasciata a Silvia Quaranta:
«Quella che cerco di raccontare è una storia che inizia nel 1799 a Perasto, poi prosegue nei vitigni… e arriva alla tragedia di 350.000 esuli e 20.000 infoibati. Ma è un percorso che non finisce, continua a Trieste nel ’53 e, soprattutto, continua nella dignità degli esuli» (https://www.barbadillo.it/2313-foibe-lo-spettacolo-io-ricordo-di-emanuele-merlino-da-venerdi-al-teatro-morante-di-roma/).
Quali fonti storiche abbia attinto per parlare di 20.000 infoibati non è dato sapere. Del resto non è dato neppure sapere come mai, nella seconda (e da quanto ci consta unica altra) opera sull'argomento, e cioè la sceneggiatura del fumetto "Foiba rossa. Norma Cossetto storia di un'italiana" (pubblicata da Ferrogallico nel 2018) abbia dichiarato che gli "infoibati" sarebbero stati «oltre diecimila», dimezzando quindi la cifra sparata cinque anni prima.
Abbiamo già detto in altra sede che il fumetto (o graphic novel come usa dire adesso) “Foiba rossa” (sul quale si sono basati gli sceneggiatori di un altrettanto mistificante film, cioè Red Land) è orribile dal punto di vista grafico, inutilmente cruento, inconsistente come attendibilità della ricostruzione dei fatti storici, falsificante tout court.
Eppure Merlino junior è un "esperto" chiamato dalle istituzioni nel Giorno del ricordo, mentre la sottoscritta si vede negare le sale, insultare, minacciare di morte, in quanto tacciata di "negazionismo".
Anni bui, cari signori, anni di colore “nero camicia”.
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LA PAROLA AGLI ESPERTI (FOIBOLOGI):
LORENZO SALIMBENI
di CLAUDIA CERNIGOI, giovedì 30 gennaio 2020
Del presidente del Comitato 10 febbraio Emanuele Merlino abbiamo detto in una nota precedente. Parliamo ora del segretario del “comitato scientifico” Lorenzo Salimbeni, anche membro del gruppo Giovane Storia della Lega Nazionale. Oltre ad avere contribuito alla “missione” romana della Lega nazionale di Gorizia assieme al tenente i piedi in due scarpe (nel senso di iscritto sia all’ANPI che alla Lega Nazionale, relatore sia in conferenze del PD sia per CasaPound) Ivan Buttignon, che portò alla scoperta di documenti ritenuti tanto fondamentali dai loro scopritori da essere valutati come inattendibili dalla Procura udinese, Salimbeni ha un curriculum di tutto rispetto, anche se più in ambito politico che storico. Lo ricordiamo negli anni ’90 come organizzatore della corrente Riva Destra di Azione Giovani, poi firmatario del manifesto programmatico del Movimento Zero di Massimo Fini (colui che ritiene “obsoleti” i concetti di destra e sinistra), infine simpatizzante nel 2013 del Movimento dei Forconi (del quale i servizi dissero che tra i promotori vi erano anche CasaPound e Stefano Delle Chiaie). E’ stato al centro di polemiche per certe sue affermazioni al limite del negazionismo della Shoah, ma come giornalista fa capo a riviste di quell’area comunitarista (i cosiddetti rossobruni) come Eurasia (fondata dal grande vecchio del nazimaoismo italiano, Claudio Mutti) e la collegata Stato e Potenza; scriveva inoltre, come Buttignon, sul Fondo, il blog di Miro Renzaglia che accomuna ex brigatisti come Valerio Morucci e l’ex parlamentare di AN, paladino di Priebke, Antonio Serena. Al momento in cui scriviamo risulta collaboratore della rivista online La voce del patriota, che sembra più che altro l’ufficio stampa e propaganda di Giorgia MeloniLa competenza storica di Salimbeni è tale che in un articolo pubblicato dalla rivista Storie in rete, polemizzando con coloro che lui definisce “negazionisti, riduzionisti, giustificazionisti” delle foibe, ha così dato prova della scientificità della sue ricerche: «2.500 persone forse non sono state gettate tutte quante nella vecchia miniera di Basovizza, ma sicuramente fra Basovizza, Monrupino, Abisso Plutone, Corgnale ed altri abissi della zona (quali? n.d.r.) il quantitativo dei morti può raggiungere tale cifra».
(come si vede dalla foto di copertina, Salimbeni è però una persona che viene invitata a relazionare al Parlamento... mentre storici come la sottoscritta sono costantemente censurati e additati come “negazionisti”).
(come si vede dalla foto di copertina, Salimbeni è però una persona che viene invitata a relazionare al Parlamento... mentre storici come la sottoscritta sono costantemente censurati e additati come “negazionisti”).
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LA PAROLA AGLI ESPERTI (FOIBOLOGI):
GIANNI OLIVA
di CLAUDIA CERNIGOI, giovedì 30 gennaio 2020
Gianni Oliva è uno dei divulgatori più amati dai fautori della memoria condivisa, della tattica cerchiobottista per cui i fascisti hanno commesso dei crimini ma i partigiani, anche, viene considerato “di sinistra” in quanto è stato assessore alla cultura in quota PD, e quindi è uno dei più dannosi propagandisti in materia, perché non si può neppure pensare che parli in malafede, per ideologia, insomma.
La sua serietà si manifesta, ad esempio, nel suo libro “Foibe” (pubblicato da Mondadori, non da una piccola casa editrice di provincia, nel 2002), quando parla di Giuseppe Cernecca, segretario generale del comune di Gimino, che nel settembre del 1943 fu arrestato dai partigiani e di lui non si seppe più nulla. Scrive Oliva che Cernecca sarebbe stato lapidato e poi decapitato e che le prove della “lapidazione di Cernecca” risulterebbero “dall’autopsia effettuata”. Ora, stando che la stessa figlia di Cernecca ha più volte ribadito che il corpo del padre non fu mai ritrovato, sarebbe davvero interessante sapere come ha fatto lo storico Oliva a prendere visione di questa autopsia. Invece, parlando della foiba di Basovizza, lo storico “serio” riporta un passo del romanzo “La foiba grande” di Carlo Sgorlon, che essendo romanzo è appunto opera di fantasia, fatto che Oliva però non specifica, lasciando credere che si tratti di un’opera scientifica, e cita: “Nella foiba di Basovizza, vicina a Trieste, era stato buttato un feudatario odioso, un uomo carico di delitti, al tempo del patriarca di Aquileia, Marquardo, cui allora l’Istria apparteneva”.
Peccato che il patriarca Marquardo rimase in carica dal 1365 al 1381 (anno in cui morì) e che la “foiba” di Basovizza non è una cavità naturale ma un pozzo di ispezione di miniera, scavato dalla ditta Skoda tra il 1901 ed il 1908. Se non si può pretendere da Sgorlon, che ha scritto un romanzo, coerenza dal punto di vista storico, riteniamo che uno storico dovrebbe invece, prima di dare alle stampe un’opera (sia pure di divulgazione) scientifica, verificare che ciò che scrive abbia attinenza col vero e non limitarsi a citare brani tratti di qua e di là senza un minimo di controllo.
E una menzione d’onore ad un altro (a mio parere) sopravvalutato storico, Giacomo Pacini, che nel suo “Le altre gladio”, per parlare della “foiba” di Basovizza, ha pensato bene non di citare testi o documenti storici, ma sic et simpliciter il testo del romanzo di Sgorlon. Forse caduto nell’inganno per avere letto Oliva? chissà.
NOTA. La foto di copertina lo ritrae dopo una conferenza tenuta l’anno scorso al Kiwanis club di Vercelli, tratta da Vercellinotizie.it che ci informa che i protagonisti sono, da sinistra: Antonio Catania, Gianni Oliva, Paolo Bello e Maura Forte (http://www.vercellinotizie.it/2019/02/15/vittime-delle-foibe-ed-esodo-istriano-al-kiwanis/). Ammetto che la mia è mera invidia, ma sono sicurissima che mai sarò invitata da un Kiwanis club a parlare di qualsivoglia argomento...
La sua serietà si manifesta, ad esempio, nel suo libro “Foibe” (pubblicato da Mondadori, non da una piccola casa editrice di provincia, nel 2002), quando parla di Giuseppe Cernecca, segretario generale del comune di Gimino, che nel settembre del 1943 fu arrestato dai partigiani e di lui non si seppe più nulla. Scrive Oliva che Cernecca sarebbe stato lapidato e poi decapitato e che le prove della “lapidazione di Cernecca” risulterebbero “dall’autopsia effettuata”. Ora, stando che la stessa figlia di Cernecca ha più volte ribadito che il corpo del padre non fu mai ritrovato, sarebbe davvero interessante sapere come ha fatto lo storico Oliva a prendere visione di questa autopsia. Invece, parlando della foiba di Basovizza, lo storico “serio” riporta un passo del romanzo “La foiba grande” di Carlo Sgorlon, che essendo romanzo è appunto opera di fantasia, fatto che Oliva però non specifica, lasciando credere che si tratti di un’opera scientifica, e cita: “Nella foiba di Basovizza, vicina a Trieste, era stato buttato un feudatario odioso, un uomo carico di delitti, al tempo del patriarca di Aquileia, Marquardo, cui allora l’Istria apparteneva”.
Peccato che il patriarca Marquardo rimase in carica dal 1365 al 1381 (anno in cui morì) e che la “foiba” di Basovizza non è una cavità naturale ma un pozzo di ispezione di miniera, scavato dalla ditta Skoda tra il 1901 ed il 1908. Se non si può pretendere da Sgorlon, che ha scritto un romanzo, coerenza dal punto di vista storico, riteniamo che uno storico dovrebbe invece, prima di dare alle stampe un’opera (sia pure di divulgazione) scientifica, verificare che ciò che scrive abbia attinenza col vero e non limitarsi a citare brani tratti di qua e di là senza un minimo di controllo.
E una menzione d’onore ad un altro (a mio parere) sopravvalutato storico, Giacomo Pacini, che nel suo “Le altre gladio”, per parlare della “foiba” di Basovizza, ha pensato bene non di citare testi o documenti storici, ma sic et simpliciter il testo del romanzo di Sgorlon. Forse caduto nell’inganno per avere letto Oliva? chissà.
NOTA. La foto di copertina lo ritrae dopo una conferenza tenuta l’anno scorso al Kiwanis club di Vercelli, tratta da Vercellinotizie.it che ci informa che i protagonisti sono, da sinistra: Antonio Catania, Gianni Oliva, Paolo Bello e Maura Forte (http://www.vercellinotizie.it/2019/02/15/vittime-delle-foibe-ed-esodo-istriano-al-kiwanis/). Ammetto che la mia è mera invidia, ma sono sicurissima che mai sarò invitata da un Kiwanis club a parlare di qualsivoglia argomento...