Jugoinfo

LE RESPONSABILITA' VATICANE NEL CONFLITTO BALCANICO:
ALCUNI ELEMENTI.


a cura del Comitato unitario contro la guerra alla Jugoslavia
( Fonte:
> http://www.softmakers.com/fry/sfrj/ oppure
> http://marx2001.org/nuovaunita/jugo/opuscolo/index.htm

� Nei primi anni '80, subito dopo la morte di Josip Broz Tito, viene
segnalata l'apparizione della Madonna ad alcuni giovani croati a
Medjugorje, una localit� della Erzegovina dove gi� durante la seconda
Guerra mondiale i fascisti si erano scatenati con violenze ed uccisioni
contro la popolazione di religione ortodossa. La gerarchia cattolica
non ha mai voluto ufficialmente riconoscere la veridicit� delle
apparizioni di Medjugorje, ma il clero locale (i frati francescani
dell'Erzegovina noti da secoli per il loro fondamentalismo e, nel
Novecento, per il loro supporto alla causa degli ustascia) se ne �
avvalso per fini propagandistici. Anche dall'Italia sono stati
organizzati pellegrinaggi.

Sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto oggi quei
ragazzi "visionari" o "miracolati": sappiamo ad esempio che Marija
Pavlovic, che aveva fatto voto di entrare in convento, � oggi
felicemente sposata; pare anzi che anche gli altri quattro ragazzi
protagonisti della vicenda abbiano messo su famiglia, e che tre di loro
siano emigrati all'estero.

Molti dicono che le cose, in Jugoslavia, cominciarono a precipitare con
la morte di Tito. Ma si pu� anche dire che le cose cominciarono ad
andare a rotoli quando "apparve" la Madonna a Medjugorje. Probabilmente
sono vere entrambe le affermazioni...

� Il 1990 � l'anno dedicato a Madre Teresa di Calcutta. Pochi sanno che
questa suora era originaria di Skopje, nella ex repubblica federata di
Macedonia, ed apparteneva al gruppo etnico albanese. Lo stesso anno
raggiungono il culmine le tensioni tra albanesi e serbi nella regione
del Kosmet (Kosovo e Metochia). Dinanzi a personalit� albanesi Giovanni
Paolo II, in uno dei paesini albanesi del meridione d'Italia, celebra
la Madonna di Scutari, patrona e protettrice dell'Albania. Durante la
celebrazione il papa afferma: "Madre della speranza regalaci il giorno
Leeeeeenel quale questo popolo generoso possa essere unito",
dichiarando cos� esplicitamente il sostegno del Vaticano alla causa
degli albanesi del Kosovo.

Negli anni successivi segnaliamo tra l'altro la visita del papa in
Albania (paese - per inciso - a stragrande maggioranza atea o, al
limite, musulmana) e la frequentazione di Madre Teresa con pezzi grossi
dello Stato quali la vedova di Hoxha, con la quale presenzia ad una
cerimonia dinanzi ad un monumento alla "Grande Albania".

� Nel 1991 scoppia la guerra. Il papa parla all'Angelus
delle "legittime aspirazioni del popolo croato". Il riconoscimento
ufficiale della Croazia indipendente da parte del Vaticano avviene il
13 gennaio del 1992, contro il parere del resto della comunit�
internazionale, almeno apparentemente: gli altri paesi si adegueranno
dopo due giorni.

� Nel 1992 la guerra civile si estende in Bosnia-Erzegovina, repubblica
a maggioranza relativa di musulmani. I serbi (cristiani ortodossi)
costituiscono un terzo della popolazione, mentre circa il 15% sono
croati (cattolici). Durante il conflitto i soldati croati compiranno i
crimini pi� efferati (semmai sia possibile compilare statistiche su
queste cose... noi comunque ci riferiamo ai dati del londinese
Institute for Strategic Studies - cfr. LIMES n.3/'95, pg.60). Le
cronache parlano di soldati che vanno in guerra con il rosario al
collo, di preti e frati francescani erzegovesi che vanno in giro con la
pistola (alcuni intervistati anche dall'italiano Avvenire) o tuonano
dai pulpiti delle loro chiese, di ingiustizie nella distribuzione degli
aiuti della Caritas (secondo il criterio "etnico", applicato d'altronde
da tutte le organizzazioni umanirie religiose)...

� Il culmine dell'interventismo vaticano viene raggiunto nel 1994 con
la visita del papa a Zagabria. Il viaggio di Karol Wojtyla in Croazia
avviene nel pieno del conflitto bosniaco, mentre � ancora aperta la
ferita delle Krajne (territori dell'odierna Croazia a maggioranza
serba, in quel periodo autonomi e sotto il controllo di truppe ONU), ed
� una evidente boccata d'aria per il regime di Tudjman, con il quale il
papa si incontra e presenzia a cerimonie pubbliche. Scriveva La
Repubblica del 12/9/1994: "...il contatto con la folla fa bene a
Giovanni Paolo II. I fedeli lo applaudono ripetutamente. Specie quando
ricorda il cardinale Stepinac, imprigionato da Tito per i suoi rapporti
con il regime di Ante Pavelic, ma sempre rimasto nel cuore del Croati
come un'icona del nazionalismo. Wojtyla, che sabato sera ha pregato
sulla sua tomba, gli rende omaggio, per� pensa soprattutto al futuro."

Da una mezza frase di un articolo di giornale veniamo dunque a
conoscenza del fatto che il papa ha pregato sulla tomba del
collaborazionista dei nazisti Stepinac, nell'entusiasmo dei seminaristi
di San Girolamo (la chiesa croata di Roma, all'inizio di Via Tomacelli,
nota tra l'altro per avere ospitato Pavelic in fuga dopo la guerra;
cfr. il libro "Ratlines" di M. Aaron e J. Loftus) presenti a Zagabria
per l'occasione.

Il 26 novembre successivo Vinko Puljic, arcivescovo cattolico di
Sarajevo, � nominato cardinale dal papa insieme ad altri 30 che
rispecchiano le tendenze della geopolitica vaticana. Citiamo ad es.
Mikel Loliqi, 92enne cardinale di Scutari (Albania). In onore di Puljic
due giorni dopo si tiene un concerto sinfonico nella stessa chiesa di
San Girolamo.

� 1995: � l'anno risolutivo. Dopo una primavera in cui la tensione
cresce enormemente (Srebrenica ecc.), e si parla insistentemente di una
visita del papa a Sarajevo, in luglio Giovanni Paolo II in una
dichiarazione ai giornalisti si schiera per l'intervento militare
(contro i "tentennamenti" della comunit� internazionale, perch� si
faccia finalmente "il necessario" per punire gli aggressori, e cos�
via). Pochi giorni dopo Tudjman ordina il definitivo "repulisti" della
Krajna, mentre in settembre, dopo l'ennesimo grande attentato
sarajevese stile "strategia della tensione" (v. Cronologia), la tanto
invocata "comunit� internazionale" interviene a forza di bombe contro i
serbobosniaci.

In dicembre, con gli accordi di Dayton, la guerra si interrompe.

� Nell'ottobre 1996 il rettore della chiesa di San Girolamo (di cui
sopra), monsignor Artur Benvin, viene trovato impiccato. La notizia
non "passa" sui giornali. Noi l'abbiamo trovata sull'Evropske Novosti,
giornale serbo, che ipotizza triangolazioni di danaro per comprare armi
tra il clero croato, pezzi grossi musulmani di Sarajevo e la Trzaska
Kreditna Banka di Trieste, la banca della minoranza slovena in Italia
dichiarata fallita proprio in quelle settimane.

� Durante la primavera 1997 (12 e 13 aprile) si realizza la "tanto
attesa" visita del papa a Sarajevo. La visita ha un contenuto
palesemente politico, essendo stata preceduta da varie polemiche (cfr.
ad es. Predrag Matvejevic su "la Repubblica" del 5/3/1997, e come
risposta ad es. le dichiarazioni del vescovo di Mostar in visita a
Trieste) e da vari attentati alle istituzioni cattoliche in Bosnia, tra
cui uno, sventato, contro il papa (i giornali parlano di un ponte nella
zona musulmana da far esplodere al momento del passaggio del papa, ma
la bomba sarebbe stata disinnescata dai militari stranieri della
missione SFOR - cfr. i giornali di quei giorni).

� Nel maggio 1998 viene ufficialmente annunciata la prossima visita del
papa in Croazia. Nell'ottobre successivo il papa andra' a Zagabria ed a
Marija Bistrica, il principale santuario cattolico della Croazia, dove
celebrera' la cerimonia per la beatificazione di Alojzije Stepinac.
Sulle responsabilita' di Stepinac in quanto collaborazionista del
regime genocida di Ante Pavelic nello "Stato Croato Indipendente"
instaurato durante la II Guerra mondiale suggeriamo la lettura del
libro "L'Arcivescovo del genocidio", di M.A. Rivelli (Ed. Kaos 1999).
� Durante la sua visita in Croazia all'inizio di ottobre 1998 Karol
Wojtyla oltre a beatificare Stepinac pronunzia alcune frasi rispetto
alla situazione in Kosovo, oggetto di una violentissima campagna-
stampa, che alludono al diritto di "ingerenza umanitaria" da parte
della "Comunita' Internazionale", cioe' alla liceita' di un intervento
armato per "aiutare chi soffre". Quando il 24 marzo 1999 la NATO
effettivamente attacca la Repubblica Federale di Jugoslavia con il
pretesto del Kosovo, il papa cita una frase di Pio XII, vale a dire di
quel suo predecessore che non solo non aveva fatto nulla per denunziare
e fermare il nazifascismo, ma che viceversa benedi' Pavelic e lo
sostenne tramite il clero croato (si veda a proposito il libro di Carlo
Falconi "Il silenzio di Pio XII" uscito nel 1965, nonche'i
gia'citati "Ratlines" e "L'Arcivescovo del genocidio"). La frase
recita: "Con la guerra tutto e' perduto, con la pace niente e'
perduto". All'Angelus pasquale, una settimana dopo, il papa afferma
retoricamente: "Ma come si puo' parlare di pace quando si costringono
le popolazioni [albanesi] a fuggire... e se ne incendiano le
abitazioni?... E come rimanere insensibili di fronte alla fiumana
dolente dei profughi dal Kosovo?". Percio', a parte la discutibile
richiesta di una "pausa" nei bombardamenti in occasione della Pasqua
(cattolica, non ortodossa), il Papa non fa appello per la loro
cessazione incondzionata.

Nei giorni successivi la stampa riporta anche le dichiarazioni del
Cardinale croato di Sarajevo Vinko Puljic che rivendica la giustezza
dell'intervento militare argomentandola con la necessita' "di estirpare
la malattia" e di sconfiggere una volta per tutte "il creatore della
guerra" Slobodan Milosevic.

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Subject: Informazioni dal Coordinamento contro le armi
all'uranio
Date: Mon, 7 May 2001 00:00:36 +0200
From: "Pasti Foundation" <pasti@...>
Organization: Int. Nino Pasti Foundation

Cari amici, vari impedimenti ci hanno trattenuto dall'inviarvi ulteriori
informazioni dopo il 30 marzo, quando vi avevamo spedito l'esposto
presentato da Falco Accame alla Procura militare di Roma.

Inviamo ora nuovo materiale informativo, sottolineando la necessit�
di una campagna incisiva per impore al ministro della difesa di
ritirare le conclusioni tranquillizzanti fornite ai mass media tramite
la collaborazione del prof. Mandelli e il lavoro della Commissione
da lui presieduta, che dovrebbe essere rifatto da persone e con
modalit� diverse.

In particolare inviamo in allegato i seguenti testi:

1. Il punto della situazione nel "dopo Mandelli, promemoria di Falco
Accame (il punto.doc)

2. Hanno distorto le statistiche: accuse dall'universit� di Torino,
articolo di Falco Accame su "Liberazione" del 6 maggio
(mandelli.doc)

3. "Quelle bombe hanno ucciso mio marito", lettera aperta della
vedova Pizzamiglio al ministro Veronesi dopo le sue esternazioni
sull'inesistenza del pericolo uranio (Liberazione del 6/5)
(veronesi.doc)

4. ERRORI NELLA RELAZIONE MANDELLI, rapporto del prof.
Lucio Bertoli Barsotti (prof. associato di statistica - Universit� di
Torino). (barsotti.doc). Si tratta del rapporto a cui fa riferimento
l'articolo di Accame al n.2

Abbiamo parlato con alcuni degli avvocati che si erano dichiarati
disponibili a lavorare con il Coordinamento per sollecitarli a
prendere iniziative: 1) Riguardo la commissione Mandelli per il
rifiuto della partecipazione di altri esperti e per il carattere
truffaldino della relazione e ancora pi� del suo uso mediatico. 2)
Riguardo alle possibilit� di denuncia dei ministri della difesa per la
professata ignoranza circa l'uso della armi all'uranio e per la
mancata protezione dei militari almeno fino al novembre 2000
nonch� del governo collegialmente per la corresponsabilit� con la
guerra (e in particolare con la guerra all'uranio) contro la Jugoslavia.
Gli avvocati che abbiamo interpellato presenteranno al pi� presto
una loro relazione in proposito. Se ci sono altri giuristi disposti a
lavorare su queste cose li preghiamo di mettersi in contatto con noi.

Per met� giugno il Tribunale Clark sta organizzando un'assemblea
a Milano in cui saranno ripresi in esame al livello pi� alto possibile i
crimini commessi dalla NATO in Jugoslavia e in particolare sar�
affrontata la questione del Tribunale per la Jugoslavia istituito nel
'93. Questo Tribunale � viziato fin dall'origine da una evidente
assenza di base legale e si � caratterizzato nella pratica solo
come strumento partigiano asservito alla NATO per colpire i nemici
scelti dalla NATO senza nessuna imparzialit�. La cosa ha avuto la
pi� clamorosa conferma con il rifiuto reiterato di prendere in esame
i tanti crimini commessi dalla NATO. Tra questi c'� l'uso dell'uranio
in Bosnia e poi in Serbia. La questione delle armi all'uranio dovr�
essere perci� tra i temi pi� rilevanti dell'assemblea di Milano e
pensiamo che il Coordinamento contro le armi all'uranio dovrebbe
partecipare attivamente.

Per fare il punto della situazione e ripartire con la massima
energia, riteniamo necessario fare una riunione con la
partecipazione di tutte le associazioni che hanno contribuito
all'attivit� del Coordinamento, con i giuristi e con la Commissione
degli scienziati. La data potrebbe essere il 26 maggio a Roma.
Fateci sapere subito se per voi va bene perch� � importante avere
l'apporto di tutti.

Paolo Pioppi

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Data: 06/05/2001 13:43
Da: J.Elsasser@...

Dear friends and collegues,

below you find my new article, a serbian translation for DANAS (issue
5/6 may
2001). The extended - german - version is on my website
www.juergen-elsaesser.de.

I hope you enjoy the piece - and would be glad to hear your opinion
about it.

Best wishes,
yours

J.E.


�Danas�, Vikend subota-nedelja, 5-6. maj 2001



Jirgen Elzeser

Nemacka vrsi pritisak za
sledeci krug nove podele
Balkana




Uz nemacku pomoc, izgleda da ce albanski separatisti
moci da ostvare uspehe na diplomatskom parketu, koji su im
- bar za pocetak - ostali uskraceni u vojnickim okrsajima
protiv Makedonije. Kada je 21. marta poceo da se ocrtava
poraz UCK terorista u brdima oko Tetova, nemacki ministar
inostranih poslova Fiser izjavio je, ono sto se dan posle
toga pojavilo na naslovnoj strani FAZ-a: "Albansko pitanje
je otvoreno." Da li to znaci da po Fiserovom iskazu preti
uklanjanje Makedonije i ponovno ujedinjenje Albanaca,
dakle stvaranje velike Albanije. Notorni optimisti mogli bi se
umiriti naknadnom Fiserovom recenicom: "Sa nasilnim
menjanjem granica se evropska zajednica drzava nece sloziti." Ali ako
pazljivo
citamo:
Fiser ne odbija reviziju granica kao takvu, vec samo �nasilnu�. Ali sta
ako do
revizije
granica dodje ne manifestujucom silom, vec pretnjom upotrebe sile - kao
sto je
1938.
kao posledica Minhenskog sporazuma doslo do razbijanja Cehoslovacke?
Sam Fiser preporucio je Albancima Kolov metod. "Medjunarodna zajednica
je na
Kosovu i na Balkanu, da bi pokazala, da se �albansko pitanje� po uzoru
na
�nemacko
pitanje� 1990. godine ne moze resiti bez saglasnosti suseda." Kako se
tada
postupilo
sa "saglasnoscu suseda" ne bi smelo da bude zaboravljeno u Pragu i
Varsavi - oni
nisu, naime, bili ukljuceni u pregovore 4+2. A kako su cak i London i
Pariz
prevedeni
zedni preko vode, moze se procitati u Memoarima Margaret Tacer i
Miteranovog
savetnika Zaka Atalija. U svakom slucaju: Ono sto Fiser preporucuje
Albancima je
da
se ugledaju na nemacki primer iz 1990, a to je pomeranje granica i
brisanje
drzava.
Pa ipak, nije samo Makedonija u opasnosti. Moralo bi se "razmisliti da
se
dodje do
celokupnog resenja - cinjenica je da pitanja oko BiH, Crne Gore,
Presevske
doline u
Juznoj Srbiji ili Makedoniji nisu jos resena", dao je sebi oduska Fiser
pred
saveznim
parlamentom 30. marta.

Fiserovo "celovito resenje"

Moze biti da su Amerikanci dobili rat - Nemci diktiraju mir. "Pakt za
stabilnost", koji
je u julu 1999. usvojen na medjunarodnoj konferenciji u Sarajevu,
sacinila je u
njegovim osnovnim crtama nemacka vlada u aprilu 1999 - dakle, jos za
vreme
bombardovanja - o njemu se govorilo kao o "Fiserovom planu". U
prvobitnoj
nemackoj verziji su kao prva tacka takvog plana navedena "neresena
teritorijalna
pitanja i prava manjina".
Zatim se dalje u njemu plediralo za "srastanje ostrva stabilnosti u
regionu
(Balkana)". Obe ove formulacije nedostaju u zavrsnoj verziji usvojenoj
u
Sarajevu -
ocigledno da ove formulacije cak i u okviru NATO-a nisu mogle da
prodju.
"Neresena
teritorijalna pitanja" se u tom dokumentu cak uopste ne pojavljuju, i
umesto o
�pravima
manjina", dakle prava nacionalnih grupa, govori se o "pravima za lica,
koja
pripadaju
nacionalnim manjinama", dakle o licnim (individualnim) pravima.
"Fiserov plan", medjutim, jos nije sklonjen sa dnevnog reda. Aktuelno
izdanje
casopisa Medjunarodna politika, koje izdaje "Nemacko drustvo za spoljnu
politiku"
(DGAP), najuticajniji Think Tank na nemacku vladu, posvecen je
centralnoj temi
"Balkan na ispitu".
U uvodniku je dozvoljeno bivsem ekspertu Frankfurter algemajne cajtunga
za
pitanja
Balkana, Viktoru Majeru da insistira na obnavljanju tradicionalne
politike
konfrontacije
prema Srbiji. "Novi predsednik Savezne Republike Jugoslavije, Vojislav
Kostunica,
predstavlja pre kontinuitet srpskog nacionalnog misljenja nego
promenu." Zapadni
saveznici su ostro kritikovani zbog svojih stidljivih naznaka za
kompromis sa
Kostunicom: "Nekriticna i bezuslovna euforija, sa kojom je Havijer
Solana,
visoki
predstavnik zajednicke spoljne i bezbednosne politike EZ, pod primerenim
rukovodstvom francuske spoljne politike, otvorio vrata �novoj� Srbiji u
medjunarodnu
zajednicu, bila je u posleratnoj istoriji Evrope bez premca.
Cak i donedavnom guverneru za Kosovo, Bernaru Kusneru, Majer ima sta da
prebaci: "Kusnerov princip je bio da preduzme sto je moguce manje toga
sto bi
moglo
da pomogne samostalnost Kosova, da potpuno odustane od ucestvovanja
albanskog
elementa i da po mogucstvu ne dozvoli nikakve vlastite kosovske
strukture." Ko
je u
stanju da tako nesto formulise, posto je Kusner uveo nemacku marku na
Kosovu,
instalirao prelaznu vladu pod vodjstvom UCK-sefa Hasima Tacija i
omogucio
pretvaranje UCK u kosovski zastitni korpus, taj je ili mentalno
poremecen - ili
zastupa
planove, koji po svojoj agresivnosti daleko nadmasuju dosadasnju
politiku NATO-a
prema Kosovu. U stvari Majer smatra "blokadu, kojom zapadna politika
vec dve
godine drzi u sahu evropski opredeljeno stanovnistvo" za "mrlju srama".
Nota
bene:
napaceno "evropski opredeljeno stanovnistvo" Kosova za Majera nije
srpsko, vec
albansko.
Majerovi predlozi su pojedinacno navedeni:
Kosovo: "Na kraju krajeva Kosovu se ne moze osporiti nezavisnost ili
nesto
tome
slicno, mozda po cenu razdvajanja od Mitrovice."
Juzna Srbija: "Bilo je ... rizicno i krajnje jednostrano, da je
Solana ...
navrat-nanos
zatrazio od Albanaca da poloze oruzje."
Bosna i Hercegovina: "Ocigledno..., da je srpska strana na osnovu plana
o
podeli
zakljucenog u Dejtonu... sa 49 procenata teritorije... dobila previse."
Crna Gora: "U Crnoj Gori su stvorene vec mnoge konacne cinjenice u
pravcu
nezavisnosti; samostalnost Crne Gore je uostalom stara i tradicionalna,
starija
od one
Sjedinjenih Drzava."
Zaduzbina Konrad Adenauer, bliska stranci Hriscansko-demokratske unije
(CDU),
vec je pre pola godine, dok je u Makedoniji jos vladao mir, trazila da
se na
vladu u
Skoplju izvrsi pritisak: "Sve dok jos uvek vecinsko makedonsko
stanovnistvo
ustavno
ne prizna kao ravnopravne gradjane Makedonije, one koji govore
albanski,
zajednicki
zivot nece biti moguc." A "Fridrih-Ebert zaduzbina" Socijaldemokratske
partije
Nemacke nije se dala omesti da u martu pozove Ibrahima Rugovu na jedan
niz
predavanja, mada je on kao covek koji je bio protiv nasilja stojicki je
odbijao
(i to je
ovom prilikom objavio) da se distancira od terorista nove UCK, koja je
u isto
vreme
opsedala Tetovo. Vec krajem februara zaduzbina Fridrih-Ebert je bila
suorganizator
jedne konferencije u Briselu, na kojoj je crnogorski predsednik Milo
Djukanovic
pledirao za otcepljenje od Jugoslavije.
Nesto pre toga je vlada SAD uskratila Djukanovicu audijenciju.

Vasington popusta

U makedonskoj krizi Amerikanci se uopste nisu javljali, Evropljani su
davali
ton.
Koliko EZ sledi nemacke zamisli, pokazuje ponasanje "ministra za
spoljne
poslove" EZ
Havijera Solane. Dok je na konferenciji za stampu u Skoplju 20. marta
odbio bilo
kakve
pregovore sa teroristima, na veceri koja je potom usledila kod
makedonskog
predsednika Trajkovskog zalozio se da se ofanziva protiv UCK obustavi -
jasna
protivurecnost prema poziciji generalnog sekretara NATO Dzordza
Robertsona. Dva
dana ranije je Berlinska sluzba za inostrane poslove izbacila devizu,
da "obema
stranama" mora biti jasno predoceno, da se moraju uzdrzavati. Novine
Dnevnik iz
Skoplja su komentarisale: "Albanski ekstremisti ce pokusati da bitku
izgubljenu
na
bojnom polju dobiju za pregovarackim stolom, uz snaznu podrsku
inostranog
faktora.
Jucerasnji dogadjaji (poseta Solane, prim.
Konkret) i pre dva dana (berlinska izjava, prim. Konkret) jasno
pokazuju, da
smo
svedoci zavere .. Plan predvidja pregovore sa teroristima uz
posrednistvo
medjunarodne zajednice."
Plan se nije ostvario, jer ruski predsednik Vladimir Putin svom kolegi
Trajkovskom
nije preporucio "cecensko resenje", vec mu je i za to dao sredstva:
Deset
helikoptera,
koje je on kratkorocno ustupio inace slabo opremljenoj makedonskoj
armiji, bili
su
dzoker u akciji roll-back protiv pozicija terorista oko Tetova. Krajem
marta
oluja je bila
prosla - za pocetak.
Nastavlja se rovarenje EZ. "Sporazum o pomoci i asociranju" sa
Makedonijom
je
poklon - otrov:
Za smesni iznos od 120 miliona eura i za smelo obecanje
o �potencijalnom�
ucescu u
pristupnim pregovorima sa EZ, od Skoplja je dobijena saglasnost da sa
Albancima
otpocnu dijalog "o svim zahtevima nacionalnih manjina." Ne sme
biti "nijedna
tema...
iskljucena"(FAZ). Ministar za inostrane poslove Fiser rekao je, koga bi
to
zacudilo, o
"istorijskom cinu" sa znacenjem "ne samo za Makedoniju, vec i za
celokupni
krizni
region."

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