Jugoinfo

>
> Con preghiera di diffusione
>
> Ulteriori informazioni alle URL:
> http://www.berliner-geschichtswerkstatt.de
> http://www.zwangsarbeit-forschung.de
>
> ---
>
>
> Ministero Federale delle Finanze
>
> L'Incaricato del Cancelliere Federale per la
>
> Divisione V B 2Fondazione Memoria, Responsabilità e
> Futuro
>
> Gruppo di lavoro interministeriale
>
> Agosto 2000
>
> Scheda informativa relativa alle prestazioni di indennizzo per ex
> lavoratori forzati
>
> IFondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro":
>
> Durante il regime nazionalsocialista e la Seconda Guerra Mondiale,
> circa 8 milioni di lavoratori forzati vennero impiegati, a condizioni
> prevalentemente inumane, sul territorio del Reich e nelle zone
> occupate dalla Germania. In molti casi, i perseguitati vennero
> derubati dei loro beni. Con la Fondazione "Memoria, Responsabilità e
> Futuro", delle imprese tedesche e la Repubblica Federale di Germania
> intendono sottolineare la loro responsabilità storica e morale per
> questi avvenimenti nonché completare i regimi di risarcimento già
> esistenti. La Fondazione intende fornire un aiuto agli ex lavoratori
> forzati e ad altre vittime del nazionalsocialismo in maniera
> non-burocratica e soprattutto rapida.
>
> Una parte della Fondazione sarà dedicata a compiti riguardanti il
> futuro miranti a mantenere viva la memoria dell'Olocausto e delle
> ulteriori ingiustizie perpetrate dal nazionalsocialismo e dovrà
> contribuire, favorendo l'informazione e l'incontro, ad evitare la
> nascita di nuovi sistemi totalitari.
>
> Il 6 luglio 2000, il Bundestag Tedesco ha approvato la legge per
> l'istituzione della Fondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro",
> anche il Bundesrat ha espresso, il 14 luglio 2000, il suo assenso. La
> legge sulla Fondazione entrerà probabilmente in vigore nel mese di
> agosto 2000. Successivamente, potranno essere presentate le richieste
> per i benefici previsti dalla legge medesima presso le rispettive
> organizzazioni partner.
>
> IIPrestazioni:
>
> La legge prevede soprattutto il versamento di prestazioni ai
> richiedenti
>
> -che sono stati prigionieri in un campo di concentramento ai sensi del
> § 42, comma 2 della legge federale sugli indennizzi o in un altro
> centro di detenzione fuori dal territorio dell'odierna Repubblica
> d'Austria ovvero in un ghetto a condizioni similari e che sono stati
> costretti al lavoro forzato (§ 11, comma 1, punto 1)
>
> -che sono stati deportati dal loro Paese natale nel territorio del
> Reich entro i confini del 1937 o in una zona occupata dal Reich per
> essere impiegati a scopo lavorativo in un impresa commerciale o nel
> settore pubblico e che sono stati detenuti a condizioni diverse da
> quelle su menzionate o sottoposti a condizioni simili alla detenzione
> ovvero a condizioni di vita comparabili per la loro particolare
> durezza. Questa regolamentazione non vale per le persone che possono
> percepire prestazioni del fondo austriaco per la riconciliazione visto
> che il lavoro forzato è stato prestato principalmente sul territorio
> dell'odierna Repubblica d'Austria (§ 11, comma 1, punto 2).
>
> La legge contiene una clausola di apertura che permette alle
> organizzazioni partner, cui ne è affidata l'esecuzione, di concedere
> aiuti anche ad altre vittime delle ingiustizie nazionalsocialiste,
> soprattutto a lavoratori forzati impiegati nell'agricoltura. Le
> organizzazioni partner decidono, sotto la propria responsabilità, in
> merito all'uso della clausola di apertura.
>
> L'essere stato prigioniero di guerra non implica un diritto alle
> prestazioni.
>
> La legge prevede anche prestazioni a richiedenti che, a seguito della
> persecuzione razzista, hanno subito danni patrimoniali ai sensi delle
> leggi sui risarcimenti causati principalmente e direttamente da
> imprese tedesche e che, non soddisfacendo i presupposti di residenza
> della legge federale sugli indennizzi, non hanno potuto percepire le
> relative prestazioni (§ 11, comma 1, punto 3).
>
> La legge prevede inoltre, in una procedura separata, la compensazione
> di ulteriori danni patrimoniali derivanti dalle ingiustizie commesse
> dal nazionalsocialismo. In caso di danni assicurativi, è necessario
> rivolgersi alla Commissione Internazionale per i Risarcimenti alle
> Vittime dell'Olocausto (ICHEIC), per danni patrimoniali di altro
> genere all'Organizzazione Internazionale per la Migrazione (IOM).
>
> La legge prevede, altresì, prestazioni volte a compensare altri danni
> inferti a persone nel contesto delle ingiustizie nazionalsocialiste,
> soprattutto in casi di esperimenti medici o di morte ovvero in casi di
> gravi danni alla salute cagionati a bambini tenuti in ricoveri per
> figli di lavoratori forzati (§ 9, comma 3).
>
> Si può prendere visione del testo della legge al sito internet:
> www.bundesfinanzministerium.de.
>
> IIIModalità di richiesta:
>
> La legge prevede la valutazione delle richieste ed il pagamento delle
> prestazioni da parte delle organizzazioni partner:
>
> I richiedenti in Polonia, nella Repubblica Ceca, nel Belarus,
> nell'Ucraina e nella Federazione Russa devono rivolgersi alle
> rispettive fondazioni per la riconciliazione ovvero al Fondo
> tedesco-ceco per il futuro.
>
> I richiedenti ebrei in Israele, negli Stati Uniti e in tutti i Paesi
> in cui non esistono fondazioni per la riconciliazione devono
> rivolgersi alla Conference on Jewish Material Claims against Germany.
>
> I richiedenti residenti in Estonia devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Tallinn, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione del Belarus.
>
> I richiedenti residenti in Lettonia devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Riga, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione russa.
>
> I richiedenti residenti in Lituania devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Vilnius, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione russa.
>
> I richiedenti residenti nella Repubblica di Moldova devono rivolgersi
> alla fondazione di Kiev.
>
> Per i richiedenti che in data 16 febbraio 1999 risiedevano in una
> repubblica della ex Unione Sovietica diversa da quelle già menzionate
> è responsabile l'organizzazione partner competente per il territorio
> dove abitavano al momento della deportazione (§ 9, comma 2).
>
> Tutti gli altri richiedenti devono rivolgersi alla IOM. Se la IOM ha
> una succursale nel relativo Paese di residenza, le domande devono
> venir inoltrate presso tale sede.
>
> Il termine per inoltrare le richieste decorre dal momento dell'entrata
> in vigore della legge e ammonta di norma a 8 mesi. Le domande
> indirizzate alla IOM hanno, invece, una scadenza di 12 mesi. Le
> richieste devono venir presentate entro i predetti termini. Viene
> garantito che le domande rivolte entro tali scadenze agli indirizzi
> riportati al capitolo IV ed alle sedi distaccate delle fondazioni per
> la riconciliazione nei Paesi Baltici vengano considerate come
> rispettanti i termini anche se l'organizzazione in questione non
> dovesse essere responsabile per il relativo caso.
>
> Come indirizzo provvisorio, la Fondazione ha istituito un ufficio
> presso l'Ente Federale per la regolamentazione delle questioni
> patrimoniali sospese a Berlino, Mauerstr. 39-40, 10117 Berlino.
>
> Il Ministero Federale delle Finanze e l'Incaricato del Cancelliere
> Federale non accettano richieste.
>
> Le prestazioni ai sensi della legge sulla Fondazione, ad eccezione di
> danni patrimoniali, devono venir richieste dall'avente diritto stesso
> ed espressamente come tali. Qualora il beneficiario sia deceduto dopo
> il 15 febbraio 1999 o nel caso in cui vengano fatti valere danni
> patrimoniali, il coniuge sopravvissuto o i figli ancora in vita hanno
> diritto alle prestazioni in parti uguali. Le prestazioni possono, se
> il beneficiario non ha come superstiti né coniugi né figli, venire
> richieste in parti uguali anche dai nipoti o, qualora non siano
> sopravvissuti dei nipoti, dai fratelli. Se neanche i fratelli
> presentano richiesta, possono farlo gli eredi indicati nel testamento
> (§ 13, comma 1).
>
> La procedura di richiesta è gratuita. Le organizzazioni partner non
> possono esigere alcuna commissione o diritti di sorta. Non sussiste
> l'obbligo di farsi rappresentare da un avvocato. Il Governo Federale
> non ha incaricato o autorizzato alcun intermediario professionista.
> Eventuali spese non vengono rimborsate.
>
> Il richiedente deve dimostrare tramite apposita documentazione di
> avere diritto alle prestazioni. Le organizzazioni partner devono
> consultare la documentazione inoltrata. Pertanto, le richieste di
> documenti vanno indirizzate, in primo luogo, all'organizzazione
> partner responsabile. Ciò vale anche se i documenti disponibili non
> sono sufficienti e se si è in grado di comprovare la persecuzione
> subita solo altrimenti, per esempio nominando dei testimoni.
> L'organizzazione partner competente, rivolgendosi per esempio al
> Servizio Internazionale di Ricerche (ISD) o ad altri archivi tramite
> procedure abbreviate, riceverà informazioni molto più celermente di
> quanto non sia possibile fare con richieste personali in lingua
> straniera.
>
> Questa scheda ha esclusivamente lo scopo di fornire informazioni sui
> criteri di massima per poter beneficiare delle prestazioni e sulle
> modalità di richiesta.
>
> Il Governo Federale, la Fondazione e le sue organizzazioni partner
> provvederanno affinché entro due mesi dall'entrata in vigore della
> legge (a partire dal mese di agosto del 2000) i presupposti per poter
> beneficiare delle prestazioni nonché i periodi utili per presentare le
> richieste vengano resi noti in modo adeguato.
>
> IVIndirizzi:
>
> Stiftung "Erinnerung, Verantwortung und Zukunft"
>
> c/o Bundesamt zur Regelung offener Vermögensfragen
>
> Mauerstr. 39-40
>
> 10117 Berlino
>
> :+49-30-22310-0
>
> Fax:+49-30-22310-260
>
> e-Mail:post@...
>
> Internet:www.barov.bund.de
>
> International Organization for Migration
>
> P.O. Box 71
>
> CH - 1211 Ginevra 19
>
> :hotline +41-22-717-9230
>
> Fax:+41-22-798-6150
>
> e-mail:compensation@...
>
> Internet:www.compensation-for-forced-labour.org
>
> Per richiedenti residenti in Germania:
>
> IOM Ufficio regionale Germania
>
> Inselstr. 12
>
> 10179 Berlino
>
> :030-278 778-15
>
> Fax:030-278 778-99
>
> e-mail:berlin@...
>
> Conference on Jewish Material Claims Against Germany
>
> Per richiedenti residenti in Europa:
>
> Sophienstr. 44
>
> D - 60487 Francoforte sul Meno
>
> (: +49-69-17 08 86 - 47
>
> Fax: +49-69-17 08 86 - 49
>
> e-mail: slavelabor@...
>
> Per richiedenti residenti in Israele:
>
> 18, Gruzenberg Street
>
> Tel Aviv 65251
>
> Israele
>
> :00972-3-5179247
>
> Fax:00972-3-5100906
>
> e-mail:uriahy@...
>
> Per richiedenti residenti in America e nei restanti continenti:
>
> 15, East 26th Street
>
> New York, NY 10010
>
> USA
>
> :001-212-696 49 44
>
> Fax:001-212-679 21 26
>
> e-mail:info@....
>
> Internationaler Suchdienst
>
> Große Allee 5-9
>
> 34454 Bad Arolsen
>
> :+49-5691-6037
>
> Fax:+49-5691-5525
>
> The International Commission On
>
> Holocaust Era Insurance Claims
>
> 1300 L Street, NY, Suite 1150
>
> Washington, DC 20005
>
> Fax:001-202-289-4101
>
> Documento aggiornato all'agosto 2000 (modifiche possono venir
> apportate in qualsiasi momento).

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
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>
>
> LES "ERREURS INVOLONTAIRES" DE L'OTAN SELON MME CARLA DEL PONTE
>
> Vendredi 2 juin 2000 la Procureur du Tribunal pénal international pour
> l'ex-Yougoslavia, Mme Carla del Ponte a déclaré devant le Conseil de
> Sécurité
> qu'elle avait reçu plusieurs plaintes de différentes sources accompagnées
> d'une abondante documentation avec des allégations que des crimes de guerre
> auraient été commis par le personnel et les dirigeants de l'OTAN pendant la
> campagne aérienne contre la République de Yougoslavie.
> Mme del Ponte a ajouté que, après un examen soigneux de la documentation,
> elle est arrivée à la ferme conviction que si l'OTAN avait commis quelques
> erreurs, elle n'avait par contre attaqué de façon délibérée objectifs civils
> ou militaires prohibés pendant la campagne aérienne. (UN NEWSERVICE, 2 juin
> 2000, www.un.org).
>
> Le Bureau du Procureur du Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavia
> a reçu en effet plusieurs plaintes contre les leaders de l'OTAN, parmi
> elles,
> le 7 mai 1999 celle de l'Association Américaine de Juristes et d'un groupe
> de
> professeurs canadiens. Quelques-uns des signataires de la plainte ont eu
> des
> réunions, d'abord avec l'ancien Procureur, Mme Louise Arbour et après avec
> Mme del Ponte.
>
> Outre qu'elle dénonçait l'attaque lancée par l'OTAN comme constituant en soi
> une violation de la Charte des Nations Unies, la plainte faisait valoir
> entre
> autres les arguments légaux suivants :
>
> 1) La stratégie adoptée par l'OTAN, consistant en attaquer à partir de bases
> très éloignées (missiles) ou d'avions volant à 5000 mètres d'altitude, n'ont
> pas permis de prendre les "Précautions dans l'attaque" prévues à l'article
> 57
> du Protocole I aux Conventions de Genève
> et violent la "Règle fondamentale" de l'article 48 de ce même Protocole : en
> tout temps faire la distinction entre la population civile et les
> combattants
> ainsi qu'entre les biens de caractère civil et les objectifs militaires et,
> par conséquent, ne diriger leurs opérations que contre des objectifs
> militaires. Bien que les dommages interdits par les Conventions de Genève
> étaient prévisibles, il a été décidé (C'EST À DIRE IL A EU DÉLIBÉRATION ET
> DÉCISION) de faire usage de cette stratégie. Il y a eu donc responsabilité
> pénale puisqu'il y a dol éventuel : l'auteur des faits sait que les dommages
> interdits peuvent se produire (représentation du résultat), et néanmoins il
> agit.
>
> 2) L'attaque générale lancée DÉLIBÉRÉMENT contre l'infrastructure civile et
> particulièrement contre des centrales électriques, les sources et les
> conduites d'eau potable
> viole l'article 54, al. 2 du Protocole I : Interdiction de mettre hors
> d'usage des biens indispensables à la survie de la population civile.
>
> Cette stratégie d'attaque à distance et de destruction massive d'objectifs
> civils N'A PAS ÉTÉ DES ERREURS OU DU SIMPLE HASARD.
>
> Dans un documentaire sur la guerre contre la Yougoslavie émis par la chaîne
> de TV franco allemande ARTE le 25/11/99, un général de l'armée des
> Etats-Unis, faisant partie selon lui des responsables chargés de choisir les
> objectifs à bombarder, disait que ces objectifs ont été choisis en fonction
> des considérations politiques plutôt que militaires : il s'agit, disait-il,
> plutôt que d'annihiler les forces armées ennemies, d'affaiblir le
> gouvernement ennemi, rendant insupportable la vie à la population civile.
> Cela n'était pas un avis personnel du général : c'est la doctrine militaire
> officielle en vigueur depuis plusieurs années dans les forces armées des
> Etats-Unis, et mise déjà en exécution dans l'invasion du Panama et pendant
> la
> guerre du Golfe. Cette doctrine est manifestement violatoire de la lettre
> et
> l'esprit des Conventions de Genève.
> Dans le même documentaire, le Ministre d'affaires étrangères de l'Allemagne,
> Joshka Fischer, affirma que les décisions sur les objectifs à attaquer
> étaient prises à Washington. Cela n'exempte pas de responsabilité des
> membres de l'OTAN autres que les Etats-Unis, puisque, selon le "NATO
> handbook", part 1, points 5 et 7, à l'OTAN les décisions sont prises par
> consensus au Conseil de l'organisation. S'il n'y a pas eu d'opposition aux
> décisions prises à Washington cela équivaut au consensus et, en conséquence,
> il y a partage des responsabilités.
>
> 3) Il y a eu aussi des attaques DÉLIBERÉS contre civils dans des conditions
> particulièrement odieuses : par exemple le deuxième bombardement d'un pont
> sur lequel il y avait des civils en train de secourir à des victimes, eux
> aussi civils, du premier bombardement.
>
> 4) L'utilisation des bombes à dispersion (cluster bombs), censées détruire
> des objectifs "mous" (et donc causer la mort sans discrimination du plus
> grand nombre possible de personnes), DE PROJECTILES À URANIUM APPAUVRI (qui
> causent des dommages étendus et durables) et le bombardement d'usines
> chimiques, qui entraîne la dispersion des produits toxiques dans
> l'environnement (dommages étendus et éventuellement durables), VIOLENT LES
> DISPOSITIONS DE L'ARTICLE 35, AL. 2 DU PROTOCOLE I : INTERDICTION D'EMPLOYER
> DES PROJECTILES ET DES MATIÈRES, AINSI QUE DES MÉTHODES DE GUERRE DE NATURE
> À
> CAUSER DES MAUX SUPERFLUS, ET DE L'ALINÉA 3 DU MÊME ARTICLE : INTERDICTION
> D'EMPLOYER DES MÉTHODES ET DES MOYENS DE GUERRE QUI SONT CONÇUS POUR CAUSER,
> OU DONT ON PEUT ATTENDRE QU'ILS CAUSERONT, DES DOMMAGES ÉTENDUS, DURABLES ET
> GRAVES À L'ENVIRONNEMENT NATUREL ; de l'article 36 : armes nouvelles qui
> sont
> ou pourraient être interdites par le Protocole ou par toute autre règle de
> droit international (les petites bombes qui se trouvent à l'intérieur des
> bombes à dispersion et qui restent au sol sans exploser ont le même effet
> que
> les mines antipersonnel, interdites par la Convention d'Ottawa de 1997, en
> vigueur depuis le 1er. Mars 1999) et violent aussi les dispositions de
> l'art.
> 55 du même Protocole I : "La guerre sera conduite en veillant à protéger
> l'environnement naturel contre des dommages étendus, durables et graves".
>
> Ces agissements soigneusement planifiés et mises en oeuvre par l'OTAN en
> Yougoslavie ont été reconnus par les responsables, ont été l'objet
> d'innombrables témoignages et ont été qualifiées de crimes de guerre par de
> nombreux juristes et par des personnalités comme Ramsay Clark, ancien
> Procureur de la Cour Suprême des Etats-Unis.
>
> Monsieur Luc Hafner, colonel de justice militaire et Président du Tribunal
> Militaire de Division I de Suisse, dans un article publié dans le quotidien
> suisse Le Temps, le 31 mai 1999, estima que la stratégie générale utilisée
> par l'OTAN lors des attaques aériennes contre la Yougoslavie viole les
> Conventions de Genève et qu'il y aurait lieu d'instruire un procès pour
> crimes de guerre contre ses dirigeants.
>
> Une information de l'agence espagnole EFE, à Londres, du 13 juillet 1999,
> rapporte les déclarations de l'ex-commandant en chef des forces armées de
> l'ONU en Bosnie, le Général britannique Michael Rose, formulées par la BBC :
> "Pendant onze semaines, fut lancée la campagne aérienne la plus intense de
> l'histoire bellique et nous eûmes des troupes stationnées qui voyaient des
> milliers de personnes être assassinées brutalement et plus d'un million
> expulsées de leur domicile"...
> "Elle (l'OTAN) aurait dû mener une guerre humanitaire", signala. Il ajouta
> qu'en poussant la limite de la hauteur de vol à plus de 15 000 pieds (4575
> m.) et à "ne pas garantir que les objectifs qu'ils attaquaient étaient
> militaires », les pays impliqués dans l'opération "se risquaient à violer
> les
> protocoles de La Haye et de Genève qui engagent à sauvegarder la vie des
> civils."
>
> Ces faits ont été répertoriés dans des documents officiels de l'ONU. Ainsi
> le
> Rapporteur spécial sur l'ex Yougoslavie, M. Jiri Dientsbier dans son rapport
> à l'Assemblé Générale [A/54/396-S/1999/1000(24/9/99)] mentionne des
> violations aux lois de la guerre dans les paragraphes 91 (emploi de
> munitions
> à uranium appauvri, de bombes à dispersion), 94 et 103 (destructions et
> dommages ainsi que mort de civils causées par les frappes aériennes de
> l'OTAN), 102 (dommages causés à l'environnement).
>
> Dans son additif A/54/396/Add.1-S/1999/1000/Add. 1(3/11/99) M. Dientsbier
> décrit les violations des droits de l'homme qui sont encore commises au
> Kosovo (par. 26, 27 et 28) et dans le par. 34 il ajoute qu'"il est tragique
> que cela se produise actuellement en présence de la MINUK, de la KFOR et de
> l'OSCE".
> AU PARAGRAPHE 29 DE CET ADDITIF, LE RAPPORTEUR SPÉCIAL CONSTATE LA PASSIVITÉ
> DU TRIBUNAL PÉNAL INTERNATIONAL POUR L'EX YOUGOSLAVIE DEVANT CES VIOLATIONS.
> Dans ces violations il y a aussi une responsabilité de l'OTAN, comme
> occupant qui a le contrôle effectif du territoire, et en vertu de l'article
> 2
> de la IV Convention de Genève, du "Military Technical Agreement", Annexe
> A.1,
> du 9 juin 1999 et du paragraphe 9 de la résolution 1244 (1999) du Conseil
> de
> Sécurité.
>
> Les leaders de l'OTAN sont aussi responsables des crimes commis par l'Armée
> de libération de Kosovo (ALK) transformée en "force civile" (TMK) et
> agissant
> sous la tutelle de la KFOR, si on applique la jurisprudence du même Tribunal
> pour l'ex Yougoslavie: voir "TADIC", sentence du 15/7/99, par. 133: citant
> la
> Cour Internationale de Justice: ..."Iran was held internationally
> responsible
> for failing to prevent the attack on the United States diplomatic
> premises"...même si les etudiants iraniens ont agi d'abord de façon
> autonome.
> Il suffit de faire le parallèle entre les autorités iraniennes et la KFOR et
> entre les étudiants iraniens et l'ALK.
> Dans la sentence "BLASKIC" du 3/3/00, le Tribunal a retenu comme fondement
> de
> responsabilité la négligence du condamné dans l'accomplissement des ses
> devoirs.
> Cette notion est applicable aux soi-disants "erreurs" de l'OTAN pendant les
> bombardements et aux crimes commis actuellement au Kosovo, qui se trouve
> sous
> le contrôle de la KFOR.
>
> Mais la Procureur du Tribunal à choisi tout simplement d'ignorer les crimes
> commis en Kosovo depuis son occupation par les forces de l'OTAN.
>
> Pendant les 78 jours de bombardements contre la Yougoslavie ont été commis
> de façon reiterée des crimes de guerre, tels que définis par les Conventions
> de Genève de 1949, leurs Protocoles facultatifs de 1977 et les Conventions
> de
> la Haye de 1889 et 1907 et son Règlement annexe.
> Sont crimes de guerre parce que sont infractions graves commis
> INTENTIONNELLEMENT (art. 85, par. 5 du Protocole I) et les responsables
> doivent être punis (arts. 146 et 147 de la IV Convention de Genève).
> Mais la Procureur Mme del Ponte les califie avec une incroyable légèreté,
> suivant à la lettre la version de l'OTAN, comme des "erreurs non déliberés"
> qu'à son avis ne méritent même pas l'ouverture d'une enquête.
>
> Des crimes de guerre d'une telle gravité qui pourraient aussi être
> qualifiées
> de crimes contre l'humanité (art. 6, al. C du Statut du Tribunal militaire
> international de Nuremberg et art. 5 du Statut du Tribunal pour l'ex
> Yougoslavie).
>
> Bien que l'initiative de l'accusation appartienne exclusivement à la
> Procureur, reste à savoir si les juges du Tribunal pour l'ex Yougoslavie,
> mettant en question sa réputation personnelle comme juristes et entamant le
> peu de crédibilité qui reste au Tribunal, vont avaliser avec son silence et
> sa passivité le mépris de Mme del Ponte pour les faits, le droit
> applicable,
> la jurisprudence du même Tribunal et son manque aux devoirs inhérents à sa
> fonction de Procureur.
>
> L'enjeu est de taille et la responsabilité des membres du Tribunal est
> historique. La passivité du TIPY facilitera la tâche entamée par les grandes
> puissances de démolition de plus d'un siècle de laborieuse construction du
> droit international humanitaire et ouvrira grandes les portes à la loi de la
> jungle à échelle internationale.
> ----------------
>
> Alejandro Teitelbaum
> Avocat
> Représentant permanent à Genève de l'Association Américaine de Juristes.
> Lyon, 6 juin 2000

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
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ECCO IL TESTO!


Essendo entrati in allarme per i titoli apparsi sui nostri giornali, che
nelle scorse settimane hanno azzardato inquietanti ipotesi sul nuovo
testo dell'Inno nazionale della Federazione Russa, abbiamo incaricato il
nostro agente segreto a Mosca - nome in codice Njika - di sottrarlo al
nemico e tradurcelo in italiano.
Con grande sgomento non abbiamo trovato nessun accenno ne' a Stalin, ne'
allo Zar! Eppure "Repubblica" ed il "Corriere" ci avevano garantito...
La cosa e' sospetta. Evidentemente il nemico e' cosi' perfido da
nascondere le sue smanie espansionistico-nazional-komuniste sotto un
velo di convenzionale patriottismo da inno nazionale medio.
Ma la nostra guerra santa contro l'orso russo non finisce certo qui.


Russia – nostro venerato Stato!
Russia – nostro amato Paese!
Potente volonta’, grande gloria
La tua eredita’ è per i secoli (lett. per tutti i tempi).

Ritornello:
Viva la (lett. Gloria a te,) nostra libera Patria –
Unione secolare di popoli fratelli,
Saggezza popolare trasmessa (lett. data) dagli antenati,
Viva (lett. Gloria a te), o Paese! Siamo orgogliosi di te!

Dai mari del Sud al confine polare
Si sono lanciati i nostri boschi e campi.
Unica tu sei al mondo! Solo tu sei tale!
Terra natia protetta da Dio.

Ritornello.

Vastita’ immensa (lett. ampia) per sogni e vita,
Gli anni ci dischiudono il futuro.
Ci infonde forza la nostra fedelta’ alla Patria.
Cosi’ è stato, cosi’ è e cosi’ sara’ sempre!

Ritornello.

(testo di Sergej Michalkov, 2000)


PS. ottimo lavoro Njika. Adesso riguardati, che con le temperature
vicine a meno 15 gradi ed il tasso di poverta' passato dal 2 al 50 per
cento nel giro di dieci anni questo inverno avete ben altro a cui
pensare.


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RAMSEY CLARK A ROMA

Venerdi alle ore 15 presso la Sala Rossa del Senato (a Palazzo Madama)
si terra' la conferenza stampa di Ramsey Clark, che la sezione italiana
dell'omonimo Tribunale e' riuscita ad avere a Roma di ritorno dall'Iraq.
Purtroppo e' obbligatorio l'invito, nonche' giacca e cravatta. Per
informazioni rivolgersi ai responsabili della sezione italiana del
"Tribunale Clark".

---

INCONTRI SUL DU A CURA DEL
COMITATO SCIENZIATE/I CONTRO LA GUERRA

-

Venerdì 19 gennaio 2001, alle ore 19, presso L'ASSOCIAZIONE "LIBERO
PENSIERO-Giordano Bruno", in via dei Serpenti 34, Roma, Presentazione
pubblica del DOCUMENTO SCIENTIFICO del
"Comitato Scienziate e scienziati contro la guerra"

ALCUNE TESI E FATTI SULL'URANIO IMPOVERITO (DU),
SUL SUO USO NEI BALCANI, SULLE CONSEGUENZE
SULLA SALUTE DI MILITARI E POPOLAZIONE.

Illustrano il documento:
Mauro Cristaldi
biologo, Università "La Sapienza", coautore del documento
Franco Marenco
fisico, Comitato Scienziate e scienziati contro la guerra

Introduce:
Claudio Del Bello

-

Libreria ODRADEK, Via dei Banchi Vecchi, 57
Mercoledì 24 febbraio ore 20,30
Presentazione del documento:

"ALCUNE TESI E FATTI SULLíURANIO IMPOVERITO (DU),
SUL SUO USO NEI BALCANI, SULLE CONSEGUENZE
SULLA SALUTE DI MILITARI E POPOLAZIONE"

del Comitato scienziate e scienziati contro la guerra
(elaborato sulla base dei documenti pubblicati nel libro "Contro le
nuove
guerre" Odradek ed.)

Ne discutono:

Mauro Cristaldi, Claudio Del Bello,
Alberto Di Fazio, Carlo Pona
(esponenti del Comitato scienziate e scienziati contro la guerra)
Elettra Deiana, Roberto Musacchio
(Rifondazione comunista)

Promuovono Odradek edizioni e Dipartimento internazionale Prc di Roma

L'uranio che viene da lontano
Iraq 1991 - Balcani 1999: il costo delle guerre

-

"URANIO IMPOVERITO:
DISASTRI E MENZOGNE"
Le bugie della NATO - Costi ambientali e sociali


ASSEMBLEA PUBBLICA

Sabato 20 gennaio 2001
ore 18.00
Centro sociale Corto Circuito
via Filippo Serafini 57


Intervengono:

GIOVANNI RUSSO SPENA, deputato di PRC

FALCO ACCAME, responsabile militare di PRC

LUCA NENCINI, biofisico dell'ENEA

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