Jugoinfo

Il seguente articolo di Costanzo Preve e' stato da noi gia' fatto
circolare circa un anno fa
( http://www.marx2001.org/nuovaunita/jugo/crj/m_l/230799d.htm ), ma ci
sembra meritevole di essere riproposto in questa serie sulla
responsabilita' degli intellettuali.
A seguire riportiamo anche parte dell'articolo di Marino Badiale,
apparso sulla stessa rivista KOINE', che tratta degli aspetti etici del
conflitto.
La stessa casa editrice di KOINE' ha annunciato l'uscita a breve di un
altro testo di Preve, in cui dovrebbero essere riprese e approfondite le
considerazioni qui esposte.


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Prove generali di nazismo umanitario

di Costanzo Preve

1. L'aggressione assassina della NATO alla Jugoslavia, iniziata il 24
marzo
1999, è uno degli eventi fondamentali del Novecento europeo, anche se
per
ora di questo non c'è ancora sufficiente consapevolezza, data
l'asfissiante
manipolazione e saturazione mediatica sull'operazione di polizia
internazionale "umanitaria" resa purtroppo necessaria dai presunti
crimini
continuati del dittatore genocida Milosevic.
Per essere più esatti, si tratta di un evento ancora formalmente
"novecentesco", che si situa però ormai al di fuori dei quadri
geopolitici,
culturali ed economici del cosiddetto "secolo breve". Si tratta infatti
della seconda guerra imperiale americana, intendendo la "prima" come la
Guerra del Golfo contro l'Irak del 1991. E' dunque necessario
comprendere
bene la nozione di guerra imperiale americana, e conseguentemente di
"impero americano".

2. Gli USA vengono definiti dai loro capi, cioè dalla élite che li
governa
(su cui ha scritto parole terribili e profetiche l'americano Christopher
Lasch e su cui scrive parole terribili l'americano Noam Chomsky), come
l'unica nazione indispensabile del mondo. Questa espressione demenziale
connota bene l'autoreferenzialità assoluta di tutte le culture di tipo
"imperiale". Le culture imperiali si definiscono in modo
autoreferenziale
come portatrici di una moralità superiore, ricavata da una specifica
secolarizzazione economico-politica di teorie originariamente teologiche
(in questo caso giudaico-cristiane, più esattamente
giudaico-protestanti).
In quanto culture autoreferenziali, considerano "immorale" ogni
riferimento
di tipo variamente contrattualistico ad un Altro. L'Altro è sempre e
soltanto il portatore potenziale del Male e della minaccia relativistica
alla propria assolutezza paranoicamente introiettata. In questo modo
l'Altro è sempre e soltanto il terminale di una "inclusione" subalterna
nella propria logica sociale riproduttiva e nel proprio sistema di
valori e
di comportamenti.
Una cultura imperiale di questo tipo è pericolosissima perché è incapace
di
relazionarsi realmente con l'Altro, negandogli a priori ogni
legittimità.
Il pericolo aumenta quando il supporto materiale di questa assolutezza
autoreferenziale è basato su di un dominio soverchiante di tipo
economico,
finanziario, tecnologico, militare e culturale.

3. La prima guerra imperiale americana fu pianificata e scatenata nel
1991
contro l'Irak di Saddam Hussein (già allora demonizzato come "nuovo
Hitler"), e fu giustificata da alcuni come "guerra giusta" in quanto
guerra
di ristabilimento della legalità internazionale originariamente violata
dall'Irak, che aveva conquistato ed annesso il Kuweit in una breve
guerra-lampo svoltasi nell'estate del 1990. Questa guerra fu dunque
presentata come una guerra dell'ONU, e come un'affermazione del diritto
internazionale contro l'arbitrio nazionalistico.
Trascurando qui ogni riflessione geopolitica sul Vicino Oriente, sul
nazionalismo arabo, sul sionismo, sul controllo dei pozzi di petrolio e
delle fonti energetiche (e trascurando anche la guerra precedentemente
condotta dall'Irak contro l'Iran con l'assenso, l'armamento e l'appoggio
delle grandi potenze occidentali), bisogna invece riconfermare, alla
luce
soprattutto degli eventi successivi del periodo 1991-1999, che si trattò
invece proprio della prima guerra imperiale americana del nuovo periodo
storico apertosi con la tragica implosione del comunismo storico
novecentesco. Oggi abbiamo informazioni dettagliate di come la guerra fu
voluta dagli USA, e di come sono state via via svuotate tutte le
iniziative
diplomatiche tese ad ottenere un ritiro integrale dell'Irak dal Kuweit.
Oggi abbiamo informazioni dettagliate sull'uso di armi criminali, come
le
armi ad uranio impoverito, come l'isotopo 238, responsabili di danni
biologici irreversibili non solo nei corpi degli sconfitti, ma nei corpi
degli stessi aggressori. Ma sopra ogni altra cosa siamo dettagliatamente
informati sulle vittime innumerevoli, censite e documentate dagli stessi
organismi internazionali, causate dall'embargo assassino contro l'intero
popolo irakeno. Questo embargo verrà probabilmente ricordato come il più
grande crimine "umanitario" dell'intero decennio degli anni Novanta del
Novecento. Si tratta di un crimine noto, voluto, protratto,
sistematicamente pianificato ed eseguito. Esso è stato ed è un crimine
"imperiale", ben noto agli studiosi di storia, che ha come finalità
"razionale" la messa in guardia da possibili future ribellioni e
disobbedienze verso l'Impero stesso. Questa prima guerra imperiale
americana era già stata di fatto uno svuotamento ed una messa ai margini
dell'ONU, ma aveva ancora potuto ammantarsi di motivazioni di diritto
internazionale violato. Tutto questo viene meno con l'attuale seconda
guerra imperiale americana contro l'eroica Jugoslavia e contro
l'ammirevole
popolo serbo.

4. Questa seconda guerra imperiale americana presenta tuttavia un
interessante aspetto comune con la prima. La prima guerra imperiale
americana del 1991 fu una guerra geopolitica di controllo contro il
mondo
arabo e musulmano, e proprio per questa ragione la potenza imperiale
impose
la partecipazione subalterna a molti importanti paesi arabi e musulmani
(dall'Egitto all'Arabia Saudita). Questa seconda guerra imperiale
americana
del 1999 è una guerra geopolitica di controllo contro l'Europa, e
proprio
per questa ragione la potenza imperiale impone la partecipazione
subalterna
ai più importanti paesi europei (dalla Francia alla Germania alla povera
subalterna Italia). Le motivazioni "umanitarie" non riescono ovviamente
a
nascondere questo aspetto cruciale, su cui si soffermano analiticamente
i
commentatori più intelligenti. Questa guerra contro l'Europa è anche un
vero e proprio suicidio dell'Europa, ed in particolare della Germania e
della Francia (dell'Inghilterra di Blair è inutile parlare qui, perché
ha
riconfermato una scelta strategica fatta a partire dal 1945, quella di
operare come il cinquantunesimo stato americano in Europa). L'Europa
sarebbe stata perfettamente in grado di contribuire a garantire la
convivenza multietnica nei Balcani e nel Kossovo in particolare, anche
con
un serio monitoraggio internazionale. Certo, questo monitoraggio era
incompatibile con l'umiliazione del popolo serbo, con l'avallo
all'espulsione delle minoranze serbe in Croazia e nella stessa Bosnia,
con
l'appoggio militare agli indipendentisti razzisti dell'U.C.K. nel
Kossovo,
eccetera. Questo monitoraggio era ovviamente anche incompatibile con
l'incredibile coltivazione, protrattasi dal 1991 al 1999, dell'odio e
della
demonizzazione verso il popolo serbo, delegata ed appaltata a
piccolissimi
gruppi intellettuali isterici provenienti dalla vecchia "estrema
sinistra"
sessantottina (nouveaux philosophes in Francia, ex di Lotta Continua in
Italia, eccetera). Questi piccolissimi gruppi intellettuali erano
caratterizzati sopra ogni altra cosa dall'ignoranza più assoluta sulla
complessità storica, linguistica, religiosa e culturale delle etnie
balcaniche reali, un'ignoranza maldestrante coperta da una retorica
falsa e
strumentale sui diritti umani, diritti umani sempre a corrente alternata
ed
a geometria variabile, diritti umani sempre e solo garantiti ai propri
amici e sempre negati invece ai propri "nemici". Ed è appunto sulla
costruzione intellettuale del "nemico serbo" che occorre fare una
riflessione particolare.

5. La potenza imperiale americana utilizza ovviamente la retorica
umanitaria e la demonizzazione personalizzata dell'avversario (Milosevic
è
lo Hitler dei Balcani così come Saddam era lo Hitler del Medio Oriente),
ma
non fonda certo la propria legittimità sull'illusione retorica. In modo
molto chiaro Henry Kissinger ha ripetuto che forse la guerra non avrebbe
dovuto essere cominciata, ma una volta cominciata non può essere
condotta a
termine che con la sconfitta dell'avversario, pena la "perdita di
credibilità" della NATO e soprattutto della superpotenza americana.
Questo
è un parlare chiaro ed un mettere le carte in tavola. Il discorso è
diverso
per gli intellettuali di servizio alla Barbara Spinelli ed alla Adriano
Sofri, alla Enrico Deaglio ed alla Gad Lerner. Essi devono fornire un
"supplemento d'anima" alla strategia militare nazista dei bombardamenti
che
devono "spianare" un paese praticamente senza vittime fra le forze
imperiali, in attesa di una invasione terrestre fatta utilizzando la
carne
da cannone a buon prezzo delle bande dell'U.C.K. (che non mi sogno per
nulla di identificare con il popolo albanese in quanto tale).
Questo supplemento d'anima è fornito con una strategia intellettuale che
assomiglia in modo impressionante ai meccanismi proiettivi di
demonizzazione dell'antisemitismo nazista. L'antisemitismo nazista si
basava su di una identificazione esemplare, nel popolo ebraico, di un
popolo esemplarmente caratterizzato da due caratteristiche
intercambiabili
entrambe negative, il cosmopolitismo finanziario e lo sradicamento
rivoluzionario. Insomma, gli ebrei sono cattivi collettivamente ed in
toto
perché in essi si esemplifica e si incarna in modo tristemente esemplare
la
fusione perversa di cosmopolitismo finanziario e di sradicamento
rivoluzionario. Nello stesso modo questi nuovi intellettuali che
definirò
"nazisti umanitari" identificano l'intero popolo serbo con lo stereotipo
diabolico del nazionalismo etnico. I serbi sono oggi i portatori infetti
e
virulenti del nazionalismo etnico, così come mezzo secolo fa gli ebrei
erano i portatori infetti e virulenti del cosmopolitismo finanziario e/o
dello sradicamento rivoluzionario.
Abbiamo suggerito una chiave di lettura apparentemente assurda e
scandalosa. Ma preghiamo il lettore di non impazientirsi, e di prestare
attenzione alle riflessioni che seguiranno.

6. E' infatti purtroppo necessario che l'analogia fra il vecchio nazismo
antisemita ed il nuovo nazismo umanitario venga presa sul serio.
Ripetiamo
che l'identificazione simbolica a priori del popolo ebraico maledetto
con
gli stereotipi demonizzanti del cosmopolitismo finanziario e/o dello
sradicamento rivoluzionario esimeva dal prendere in considerazione gli
ebrei reali e la loro collocazione nelle società europee. La
semplificazione paranoica e l'identificazione diretta con il Male
Assoluto
permettevano di "saltare" la faticosa presa in considerazione delle
oggettività storiche. In questo modo il diritto al Pregiudizio ed
all'Ignoranza era garantito e legittimato. In questo modo, ed
esattamente
in questo modo funziona la nuova identificazione simbolica demonizzante
del
popolo serbo con il nuovo Male Assoluto del tempo dell'americanizzazione
globalizzata del pianeta, il nazionalismo etnico (vero o presunto).
E' così possibile non sapere che il "dittatore" Milosevic (che il
filosofo
"pacifista" Norberto Bobbio vorrebbe "spazzato via dalla faccia della
terra"), è in realtà stato eletto tre volte in regolari elezioni
pluralistiche, che l'opposizione politica in Jugoslavia esiste ed è
legalmente garantita, che Milosevic non può essere accusato di volere
estendere la Grande Serbia al Kossovo per il semplice fatto che il
Kossovo
è serbo dal tempo delle guerre balcaniche (1912-1913), che persino con
le
funeste limitazioni dei loro diritti rispetto ai benemeriti tempi di
Tito i
kossovari albanesi hanno sempre disposto di diritti che i curdi in
Turchia
e gli arabi in Palestina si sognano di possedere, che Belgrado è una
città
con circa duecentomila musulmani, che la Voivodina jugoslava e serba è
sempre storicamente stata un modello di convivenza etnica, linguistica e
religiosa, che i serbi sono stati cacciati dalla Croazia e non viceversa
con la connivenza dell'intera Europa, eccetera, eccetera, eccetera.
E' così possibile non sapere che i cosiddetti accordi di Rambouillet non
sono mai stati rivolti a ristabilire le condizioni della convivenza
pacifica fra serbi ed albanesi nel Kossovo, ma sono stati concepiti
dagli
americani per organizzare militarmente una secessione del Kossovo
nell'arco
di tre anni con un referendum farsa, e prevedevano un'occupazione
militare
incontrollata dell'intero territorio jugoslavo, e quindi anche una
prevedibile secessione pilotata del Montenegro e forse della stessa
Voivodina. Del resto, decine di diplomatici hanno chiarito
analiticamente
questo punto.
E' così possibile non sapere che prima del 24 marzo 1999 in Kossovo non
solo
non c'era un "genocidio" o un olocausto, ma non c'era neppure una
"pulizia
etnica", cioè una "espulsione etnica" generalizzata. C'era una guerra
civile a bassa intensità, o meglio una serie di operazioni
antiguerriglia
con tutto ciò che questo purtroppo comporta. E' noto che se la
"espulsione
etnica" fosse classificata come un genocidio popoli considerati civili e
"buoni" come i cecoslovacchi ed i polacchi sarebbero popoli "genocidi",
avendo espulso milioni di tedeschi dai Sudeti e dalla Slesia nel 1946.
Ma
in Kossovo non c'era neppure questa espulsione etnica generalizzata.
Questa
espulsione etnica è iniziata dopo i bombardamenti NATO, ed è
strettamente
collegata con il timore di una insurrezione etnica albanese in
concomitanza
con una devastante invasione terrestre della NATO e delle bande
dell'U.C.K., il cui programma è la secessione e l'espulsione dei serbi
dal
Kossovo. Il popolo kossovaro fugge perché sa perfettamente che si
combatterà casa per casa sul suo territorio, e non vuole essere preso in
mezzo. Del resto, qualunque cosa facciano i serbi essi saranno comunque
demonizzati. Se espellono gli albanesi fanno "pulizia etnica". Se li
tengono nel territorio useranno gli albanesi come "scudi umani" e come
"banche del sangue". I serbi sono dunque non solo dei nazionalisti
etnici,
ma anche dei vampiri.

7. Il problema non è dunque, non è mai stato e non sarà mai schierarsi
per
gli albanesi o per i serbi nel Kossovo. In proposito la sola posizione
umana e corretta sta nel lavorare quotidianamente per una armoniosa
convivenza multietnica, multilinguistica e multireligiosa. Ma
l'aggressione
NATO e la seconda guerra imperiale americana sono rivolte contro questa
prospettiva, in favore di una ulteriore "balcanizzazione" dell'Europa
Orientale, funzionale ad un controllo geopolitico preventivo sulla
Russia,
sull'Europa e sul Medio Oriente. Le motivazioni "umanitarie" sono una
menzogna manifesta e scandalosa. A suo tempo Guernica di Picasso, una
delle
più famose opere artistiche del Novecento, fu dipinta come una protesta
contro i bombardamenti nazisti in Spagna. Oggi Guernica non è più nei
paesi
baschi, ma è in Serbia e nel Kossovo. I nuovi nazisti sono però ancora
più
ipocriti dei precedenti, perché vogliono abbellire il loro soverchiante
dominio tecnologico con le motivazioni umanitarie e con i cascami della
"cultura di sinistra" europea del dopo Sessantotto. Questi cascami sono
oggi l'equivalente "buonista" di Goebbels e della sua propaganda.

8. Ancora una volta, l'Italia e lo stato italiano sono fra gli
aggressori,
anche se coprono questa loro aggressione con un'asfissiante retorica
"umanitaria". E' dal tempo del Risorgimento che il popolo italiano non
fa
più una guerra "giusta", nel senso giusnaturalistico del termine, una
guerra intesa come guerra di liberazione nazionale o come guerra di
difesa
contro un'aggressione manifesta. Guerre di aggressione furono le sue
oscene
guerre coloniali (Etiopia 1896 e 1935, Libia 1911). Guerra di
aggressione
fu la sua entrata nella prima guerra mondiale del 1915. Guerra di
aggressione fu la sua entrata nella seconda guerra mondiale del 1940. In
tutti questi casi la motivazione, ufficiale ed ufficiosa, fu quella di
essere un paese "importante" (perché di prima categoria, e dunque degno
di
partecipare ai grandi eventi internazionali risolutivi) ed un paese
"serio"
(perché fedele alle alleanze stipulate ed agli alleati principali).
La motivazione dell'importanza e della serietà è stata ripetuta dal
cinico
baffetto D'Alema, l'aborto terminale del togliattismo e del comunismo
storico novecentesco italiano, l'uomo il cui nevrotico sorriso di
sufficienza nasconde male l'insicurezza del parvenu ed il nichilismo
dell'ultimo uomo, che sa bene che Dio è morto ed appunto per questo
tutto è
permesso e non vi sono più limiti. Nei primi giorni di bombardamenti, a
chi
gli faceva osservare che la Grecia, membro della NATO, non partecipava
però
ai bombardamenti, D'Alema rispose che la Grecia era un paese di seconda
categoria e poteva permettersi cose che un paese di prima categoria come
l'Italia non poteva permettersi. Continuati i bombardamenti, D'Alema
insisté molto sul fatto che l'Italia era un paese "serio", cioè
affidabile
per la NATO, e che questa serietà doveva essere mostrata anche sul
campo,
cioè sull'uso delle basi di Aviano per il martirio della Jugoslavia.
D'Alema, come i tutti i parvenus ex-comunisti, è un provinciale
ignorante,
esperto solo in intrighi di partito ed in tranelli tesi ai capicordata
rivali, ma non è possibile che non sappia che i patti di Rambouillet
erano
un diktat rivolto a provocare il rifiuto non di Milosevic ma di
qualunque
governo sovrano jugoslavo, che la catastrofe umanitaria dei kossovari è
posteriore ai bombardamenti assassini NATO e che infine si tratta
nell'essenziale di una guerra imperiale americana di controllo
geopolitico
regionale del pianeta, e non di un "interventismo" rivolto a prevenire
un
genocidio ed un olocausto.

9. Questa vergognosa aggressione nazista, che è in corso mentre scrivo
queste note e di cui non è ancora prevedibile l'esito finale, è un
evento
epocale che avrà conseguenze terribili a breve e soprattutto a medio ed
a
lungo termine. Si tratta di una bancarotta del sistema informativo
globale
e dei media, che si sono rivelati uno strumento coordinato della
propaganda
di guerra, per cui si può tranquillamente dire che a volte i giornalisti
più coraggiosi dicono la verità (esemplare la magnifica Lietta
Tornabuoni
ed il coraggioso Michele Santoro), ma i giornali in quanto tali mentono
sempre. Si tratta di una bancarotta delle socialdemocrazie europee,
rivelatesi nel loro insieme grotteschi fantocci dell'impero americano.
Si
tratta di una bancarotta della "sinistra" nel suo complesso, avanguardia
vociante (ma si ricordino gli "interventisti" del 1914 e 1915!) del
massacro amministrativo coperto oscenamente dai "diritti umani". Si
tratta
infine di un divorzio, a mio avviso ormai irreversibile, fra
intellettuali
e popolo, in cui il settore maggioritario degli intellettuali e degli
opinion makers si è rivelato essere composto da una canea di belve
rabbiose
e con la bocca sporca di sangue, il sangue sia dei serbi (che essi
odiano
in quanto incarnazione maledetta del Nazionalismo Etnico) sia dei
kossovari
(che essi fingono di amare in quanto vittime impotenti della cattiveria
umana).

10. Per la prima volta nella mia vita, essendo nato nel 1943, ho
finalmente
capito che cosa volesse dire essere antifascisti negli anni Trenta.
Immagino che significasse sperare nella vittoria militare del Negus di
Etiopia e dei repubblicani spagnoli contro i propri stessi degenerati
connazionali. Immagino che significasse provare un sentimento di
radicale
estraneità per la propria stessa formale cittadinanza. Io oggi mi sento
serbo, come Peter Handke, in quanto cittadino di una nazione martire
aggredita ingiustamente, per di più con "motivazioni umanitarie". Io
oggi
mi sento a tutti gli effetti un cristiano greco-ortodosso, perché solo
in
questo modo posso esser vicino alle vittime dell'aggressione (nello
stesso
modo in cui Bergson decise di rimanere ebreo nel tempo in cui gli ebrei
erano perseguitati e sterminati). Ma mi sento soprattutto
internazionalista, perché ho capito ormai bene che il cosmopolitismo
imperiale, con il pretesto di colpire le nazioni, i popoli e le etnie
ribelli, colpisce in realtà i fondamenti di una loro possibile
convivenza
futura pacifica e solidale.
Torino, 21 aprile 1999

Nota aggiuntiva
In una lunga intervista pubblicata da L'Unità (25/4/1998), Norberto
Bobbio
ha fatto dichiarazioni non solo sconcertanti, ed indegne del suo passato
intellettuale, ma anche a tutti gli effetti infami. "Infame" è purtroppo
l'unico termine utilizzabile nel contesto di argomentazioni indegne:
«Non
possiamo non dirci filoamericani ... Non ha più senso chiedersi se una
guerra sia giusta o ingiusta ... Questa guerra ricorda le guerre sante
contro gli infedeli», eccetera, eccetera. Queste infamie hanno passato
la
misura. Ho finalmente capito che cosa significhi, ed abbia significato,
trahison des clercs, tradimento degli intellettuali. E' possibile che
l'intervistatore abbia subornato con l'astuzia un vecchio, sfruttando la
sua ignoranza del contesto storico e politico. In ogni caso, se Norberto
Bobbio è un intellettuale, sono fiero e contento di non appartenere a
questa indegna categoria (Torino, 25 aprile 1999).

***

Una tragedia dell'Occidente.

di Marino Badiale

"Parlino gli altri delle loro vergogne, io parlo della mia" (B.Brecht)

(...) Il principio invocato dai governi
occidentali è quello del rispetto dei diritti umani. L'Occidente afferma
di
essere la parte che fa rispettare i fondamentali diritti degli individui
e
dei popoli. Ora, questa affermazione è banalmente falsa. "Far rispettare
un
diritto, una legge, un principio" significa farlo rispettare sempre e
dovunque (nei limiti delle possibilità). Come una legge naturale è vera
quando è sempre vera, (per cui se la legge di gravità valesse un giorno
si
e uno no allora a rigore dovremmo dire che essa non vale, e che la vera
legge è un'altra, da determinare), così può affermare di far rispettare
la
legge chi si sforza di farla rispettare sempre e dovunque. Questo
principio
dell'universalità della legge è il punto principale che separa
democrazia e
tirannide, crimine e diritto, Totò Riina e Giovanni Falcone. E' infatti
del
tutto ovvio che anche la mafia, in certi casi, reprime il crimine, e lo
fa
anzi con molto maggior rigore della polizia: se per caso io andassi a
spacciare eroina a Palermo, finirei dissolto nell'acido molto prima di
essere arrestato dalla polizia. Anche la mafia si oppone a certi
crimini:
quelli compiuti al di fuori del suo controllo e delle sue regole. Qual è
allora la differenza fra mafia e polizia, se non il fatto che la polizia
reprime tutti i crimini, mentre la mafia reprime i crimini degli altri
ma
non i propri e quelli dei propri alleati? Allo stesso modo, i regimi
totalitari del 900 non avevano certo abrogato del tutto l'osservanza del
diritto, e neppure avevano eliminato del tutto i "diritti umani":
semplicemente avevano reso questi diritti non universali, passibili di
"momentanea sospensione" secondo gli interessi del potere politico. Ma
sospendere "ogni tanto e in certi casi" i diritti umani significa
sospenderli del tutto. L'universalità del diritto non è aggiunta
estrinseca, è la sostanza stessa del diritto.
Se esaminiamo la condotta dell'Occidente armati di questi principi, il
giudizio da dare è chiarissimo: non solo l'Occidente è ben lungi dallo
sforzarsi di far rispettare "sempre e dovunque" i diritti umani invocati
per bombardare la Jugoslavia, ma è spesso attivo complice della
repressione
dei diritti umani stessi; per fare solo i primi due esempi che ci
vengono
in mente, paesi alleati dell'Occidente come Turchia e Israele compiono
da
anni chiarissime violazioni dei diritti degli individui e dei popoli.
Con il sostegno e l'appoggio dell'Occidente stesso. Se abbiamo chiaro
tutto
questo, è evidente la falsità della tesi citata all'inizio, secondo la
quale l'Occidente fa rispettare i diritti degli individui e dei popoli.
Questa tesi è in contraddizione con la realtà. Ma qual è allora il
principio che regola le azioni dell'Occidente? Esso è chiarissimo: noi
paesi dell'Occidente, con i nostri alleati e amici, possiamo fare quello
che vogliamo. I nostri avversari no. Ma allora, per tornare alle
opposizione esposte sopra, in questo modo, nella sua azione
internazionale,
l'Occidente assomiglia a una democrazia o a una dittatura? Ci ricorda
Giovanni Falcone o Totò Riina?
E' chiara la risposta. Anche dal punto di vista dei principi sui quali
si
basa, l'azione della NATO contro la Jugoslavia appare dunque un'infamia.

Una tragedia dell'Occidente.
Questa tragedia non si traduce soltanto in sofferenza, morte,
imbarbarimento per popolazioni a noi così vicine, che ne sono,
naturalmente, le principali vittime. Questa vicenda è una tragedia anche
per l'Occidente. Pagheremo tutto questo. Forse non noi, forse i nostri
figli o nipoti, ma pagheremo. In due modi diversi. Innanzitutto, non si
può
continuare a rovesciare sul resto del mondo violenza, arroganza, cinico
disprezzo di ogni principio, senza subirne prima o poi le conseguenze.
Non
si può mostrare ripetutamente a tutto il mondo che la forza è l'unico
diritto e sperare che, appena la nostra forza sarà minore, qualcuno si
astenga dall'usare con noi le stesse massime da noi applicate agli
altri.
Non si può continuare a mandare al mondo il messaggio "io faccio quello
che
voglio perché c'ho le legioni, o i panzer, o gli stealth", e poi sperare
che qualcuno non te la faccia pagare, la volta che ti ritrovi senza
legioni
o panzer o stealth. Nessun impero è eterno, nessuna supremazia militare
dura per sempre.
Ma c'è un altro motivo di angoscia, ancora più serio. Perché la barbarie
dell'Occidente non agisce solo sulle sue vittime, agisce su di noi.
Rendendoci tutti un poco più barbari. Ciascuno di noi è oggi diverso da
ciò
che era ieri. Oggi siamo cittadini di un paese che si è reso complice di
un'infamia, e questo solo fatto, il fatto che questo è avvenuto e le
nostre
vite continuano come ieri, questo solo fatto rende ciascuno di noi un
po'
complice, un po' infame. Per evitare questa coscienza dovremo tutti
raccontarci qualche tipo di menzogna, anche solo distogliendo lo sguardo
dalle notizie che arrivano dalla Jugoslavia. E questa è la profonda
tragedia che tali vicende portano con sé. La catastrofe della coscienza,
l'oscuramento del pensiero. Effetto e simbolo di questa catastrofe è la
notizia, che mi agghiaccia quasi quanto i bombardamenti, delle masse di
curiosi che dai campi attorno ad Aviano assistono allo "spettacolo"
della
partenza degli aerei. Il solo fatto che una cosa del genere possa essere
vissuta come uno spettacolo, il fatto che uomini e donne "normali" non
riescano a vedere in quegli "oggetti volanti" la morte che recano con
sé, e
non se ne ritraggano con pietoso orrore (atteggiamento che, nella mia
ingenuità, mi aspetterei anche e soprattutto da chi fosse d'accordo con
l'azione NATO): questi fatti indicano una catastrofe delle coscienze
che
sicuramente ha origini lontane ma ha trovato in questa occasione la sua
espressione più agghiacciante. (...)

Marino Badiale

***

Questi saggi (insieme a molti altri dedicati alla guerra)
sono stati pubblicati sulla rivista

Koiné
Gennaio/Settembre199
Periodico culturale - Anno VII - Nuova serie
Reg. Tribunale di Pistoia n° 2/93 del 16/2/93
Direttore responsabile: Carmine Fiorillo

Per maggiori informazioni scrivere a

Editrice C.R.T.
Via S. Pietro, 36 - 51100 Pistoia
Tel.: 0573/976124 - Fax: 0573/366725
E-mail: crt.pt@...


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------

campo 2000 wrote:
>
> Domani sera avrà dunque inizio il campo Antimperialista.
> Comunichiamo a tutti i compagni e gli amici che è attivo da questa
> mattina il numero telefonico del Campo: 075.8155068.
> Chiunque desideri comunicare il suo arrivo o ricevere informazioni
> deve dunque chiamarci a questo numero.
>
> Dalla mattina del 30 Luglio sarà attivo il sito del Campo:
> http://www.antiimperialista.com

---


Campo antimperialista 2000 - Assisi, 30 luglio - 6agosto

NO ALLA GLOBALIZZAZIONE !!
Da Seattle a S. Vicente Avanza la Ribellione contro l'Impero
dell'Ingiustizia





Giovedì 27 luglio, alle ore 11,00, presso la sala riunioni della
Libreria internazianale il
manifesto, in Via Tomacelli 144 a Roma,
Conferenza stampa nazionale di presentazione del Campo con Nicky Hager
(Nuova
Zelanda) e il Professort J. (Brasile)



Invitati Partecipanti al Campo:


Grazia Francescato [presidentessa dei Verdi] (Italia)

Don Vitaliano Della Sala (Italia)

Dino Frisullo

Organizzazioni Invitate Partecipanti al Campo:


Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo
(Colombia)

Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia (Colombia)

Hezbollah (Libano)


Elenco delle adesioni all'appello del Campo



EUROPA


1. Associazione dei Familiari ed Amici dei Prigionieri Politici (Spagna)
2. Azione Rossa di Duisburg (Germania)
3. Comitato di azione 24 Marzo di Turingia
4. Comunisti Baschi (Paesi Baschi)
5. Coordinamento dei Comitati del Movimento Operaio (Ucraina)
6. Corrente Leninista Internazionale
7. Costruzione Comunista (Germania)
8. Forum Internazionale (Danimarca)
9. Lega Comunista della Jugoslavia (Jugoslavia)
10. Lega Comunista della Jugoslavia-Comunisti del Montenegro
(Montenegro)
11. Lega dei Comunisti (Macedonia)
12. Lega Comunista Rivoluzionaria di Turingia (Germania)
13. Lega Comunista Rivoluzionaria (Austria)
14. Lega degli Antimperialisti, dei Comunisti e dei Socialisti
(Germania)
15. Movimento Nuova Sinistra (Russia)
16. Partito Comunista dei Popoli di Spagna (Spagna)
17. Partito dei Lavoratori della Jugoslavia (Jugoslavia)
18. Partito Repubblicano Socialista Irlandese (Irlanda)
19. Partito Russo dei Comunisti (Russia)
20. Partito Socialista Popolare (Serbia)
21. Sa Cunfederazione de sos Comunistas Sardos (Sardegna)
22. Sardigna Natzione (Sardegna)
23. Unione Operaia (Russia)
24. - Oleg Shein [Deputato Comunista della Duma] (Russia)
25. - Padre Jean Marie Benjamin [francese, responsabile delle
manifestazioni culturali dell'UNICEF](Francia)
26. - Paul Emile Dupret [Assessore della Sinistra Unitaria Europea
presso il Parlamento Europeo]

AMERICA LATINA


27. Associazione Madri di Plaza de Mayo
28. Centro Libero per il teatro e l'arte, CLETA (Messico)
29. Collettivo di informazione Internazionale (Loxicha-Messico)
30. Coordinamento Contro la Repressione Poliziesca e Istituzionale,
CORREPI
(Argentina)
31. Coordinamento Latinoamericano dei Giuristi, Sociologi e Gruppi
Emarginati
per l'Alternativa Democratica Popolare, CLAJADEP (Brasile)
32. Federazione degli Studenti Universitari del Venezuela (Venezuela)
33. Fronte Popolare Indipendente Francisco Villa (Messico)
34. Gruppo di Appoggio per la Libertà di Lori Berenson (Peru')
35. Gruppo musicale ³Cristal Andino²
36. Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (Cile)
37. Movimento dei Lavoratori Disoccupati Teresa Rodriguez (Argentina)
38. Movimento Patria Libera (Paraguay)
39. Movimento Proletario Indipendente (Messico)
40. Partito Comunista Marxista Leninista del Brasile (Brasile)
41. Partito Comunista Marxista Leninista (Ecuador)
42. Partito della Liberazione (Argentina)
43. Progetto Emancipazione (Argentina)
44. Raggruppamento degli ex-prigionieri politici, Familiari e Amici
(Argentina)
45. Resistenza Redskin di Bogotà (Colombia)
46. Rete Cilena Indigena e Popolare (Cile)
47. Sindacato degli Impiegati Pubblici di Volta Redonda ( Brasile)
48. Sinistra Democratica Popolare (Messico)
49. Soccorso Operaio Sindacale (El Salvador)
50. - Elias Letelier [Poeta, ex-Ufficiale dell'Esercito Sandinista]
(Cile)

NORD AMERICA


51. International Action Center (USA)
52. Partito della Libertà e del Socialismo (USA)

AFRICA


53. Forze di Liberazione Africane della Mauritania (Mauritania)
54. Partito Rivoluzionario di Tutto il Popolo Africano (Ghana)
55. Partito Africano per la Democrazia e il Socialismo (Senegal)

ASIA


56. Associazione "Fedeltà all'uomo e alla terra" (Palestina-Libano)
57. Bund (Giappone)
58. Comitato per l¹Unità della Sinstra Rivoluzionaria (Subcontinente
indiano)
59. Federazione Unitaria del lavoro (Sri Lanka)
60. Forum della Resistenza di Tutti i Poppoli dell'India (India)
61. Fronte di Liberazione del Popolo (Sri Lanka)
62. Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (Turchia-Kurdistan)
63. I Comunardi (Libano)
65. Nuova Alleanza Patriottica, BAYAN (Filippine)
66. Nuovo Partito della Eguaglianza Sociale - NSSP (Sri Lanka)
67. Organizzazione Patriottica Rivoluzionaria di Bethnarin (Turchia)
68. Partito Comunista del Pakistan (Pakistan)
69. Partito del Lavoro (Pakistan)

AUSTRALASIA


70. Nicki Hager [giornalista e ricercatore](Nuova Zelanda)




Programma definitivo


Domenica 30 luglio, arrivi

Durante tutto il Campo: Laboratorio Informatico di Comunicazione
Alternativa
a cura di Elías Letelier
(poeta cileno ed ex ufficiale dell¹Esercito Sandinista di Liberazione
Nazionale)
dalla mattina del 30 Luglio sarà attivo il sito del Campo:
http://www.antiimperialista.com

ore 21,00

Presentazione del programma e delle delegazioni ospiti.
Lettura saluti e messaggi.

Ore 22,30 Concerto.



Lunedì, 31 luglio


Ore 9,30

Forum n.1: Incontro con la delegazione turca
(Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo, DHKC)
Forum n.2: Incontro degli organismi di solidarietà con la Jugoslavia
Forum n.3: Incontro con le delegazioni russe

Ore 15,30

1. Sessione plenaria: I crimini NATO nei Balcani: i capi di accusa del
Tribunale Ramsey Clark. Presiedono: Stefano De Angelis ed altri


Ore 21,30

Forum n.1: Le ³guerre umanitarie² e le nuove strategie NATO per la
supremazia mondiale. Introducono: Marco Saba (Osservatorio Etico
Ambientale) , Francesco Iannuzelli (Ass. Peacelink sez. Disarmo)
Forum n.2: Dall'emarginazione alla resistenza, percorsi di dignità nel
Brasile d'oggi .
Introducono: Paola Riccobelli (Centro di Difesa dei Diritti Umani di
Garulhos, Sao Paulo)
Responsabile del Coordinamento Latinoamericano dei Giuristi,
Ricercatori Sociali e Gruppi Emarginati per una Alternativa Democratica
e
Popolare
Forum n.3: Questione nazionale e socialismo: tavola rotonda coi
movimenti di liberazione


Martedì, 1 agosto


ore 9,30

Forum n.1: Incontro con le delegazioni messicane
(Sinistra Democratica Popolare, Fronte Popolare Francisco Villa e
CLETA)
Forum n.2: Incontro con le delegazioni sarde
(Gavino Sale e Bustiano Cumpostu di Sardigna Natzione e
Confederazione dei Comunisti Sardi)
Forum n.3: Incontro con la delegazione jugoslava

Ore 15,30

2. Sessione plenaria: Repressione, Prigionia Politica, violazione dei
diritti umani e civili nel tempo della globalizzazione

Tavola rotonda con:
Associazione dei Familiari ed Amiici dei Prigionieri Politici
(Spagna)
Partito Repubblicano Socialista Irlandese (Irlanda)
Euskal Herriko Komunistak, Comunisti dei Paesi Baschi (Paesi Baschi)
Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo, DHKC (Turchia)
Fedeltà all¹Uomo e alla Terra (Palestina)

Ore 21,30

Forum n.1: Violenza o non-violenza? Forme di lotta contro la
globalizzazione
Introduce: Comitato Contro la NATO ela Guerra di Ravenna
Forum n.2: La guerra in Cecenia, il governo Putin e la sinistra russa
Introduce: Sergey Novikov, responsabile relazioni internazionali del
Partito Russo dei Comunisti
Forum n.3: I cristiani e la Solidarietà Internazionalista, da percorsi
diversi per un obiettivo comune. Introducono: Don Vitaliano Della Sala,
Padre Jean
Marie Benjamin (responsabile delle manifestazioni culturali dell¹Unicef)


Mercoledì, 2 agosto



ore 9,30

Forum n.1: "Teoria e pratica dell'autonomia per il potere popolare",
introduce Prof. J. (CLAJADEP, Brasile)
Forum n.2: incontro con la delegazione irlandese
Partito Socialista Repubblicano Irlandese (IRSP)
Forum n.3: incontro con le delegazioni basche
Euskal Herriko Komunistak, Comunisti dei Paesi Baschi (Paesi
Baschi)

Ore 15,30

3. Sessione plenaria: Echelon: sorveglianza informatica mondiale e
contromisure democratiche. Incontro con Nicki Hager


ore 21,30

Forum n.1: Immigrazione e lotta contro il razzismo nell¹Europa di
Shengen
Introducono: Gruppo Immigrati di Brescia, Dino Frisullo di Kurdistan
Azad, Paola Riccobelli (operatrice sociale nell¹ambito della
prostituzione per
l¹Associazione On the Road)
Forum n.2: Reddito di cittadinanza o lavoro come diritto inalienabile?
Introducono; Stefano Garroni e altri...
Forum n.3: Nuova destra e antifascismo
Introducono: W. Fisher (Germania Est), L. Willy (Austria)

Giovedì, 3 agosto


ore 9,30

Forum n.1: incontro con le delegazioni palestinese e libanese
I Comunardi (Libano), Fedeltà all¹Uomo ed alla Terra (Palestina)
Forum n.2: Incontro con le delegazioni cilena (Rete Cilena Popolare ed
Indigena)
Forum n.3: incontro con la delegazione dello Sri lanka
Fronte di Liberazione del Popolo (JVP)

Ore 15,30

4. Sessione plenaria: Islam e nuovo ordine mondiale
Introduce: Associazione Culturale di Hezbollah


ore 21,30

Forum n.1: La resistenza libanese contro il sionismo.
Introduce l¹Associazione Culturale di Hezbollah
Forum n.2: Le nuove sfide della tecnologia nella comunicazione di massa
in un progetto rivoluzionario. Introduce: Elias Letelier
Forum n.3: PAESI BASCHI: Quale destino per Euskal Herria?

Venerdì, 4 agosto


ore 9,00

Forum n.1: incontro con la delegazione pakistana
(Partito Comunista Pakistano)
Forum n.2: incontro con le delegazioni filippine
(K.M.U. Centrale Sindacale delle Filippine
Nuova Alleanza Patriottica, BAYAN))
Forum n.3: Incontro con la delegazione venezuelana
(Federazione degli Studenti Universitari del Venezuela, FEUV)

Ore 15,00

5. Sessione plenaria: La lotta di Liberazione in Colombia, la minaccia
dell¹intervento USA e l¹esito dei negoziati di pace.

Introducono
Paul Emile Dupret (assessore della Sinistra Unitaria Europea per le
relazioni con l¹America del Sud)
Esponente della Commissione Internazionale delle Forze Armate
Rivoluzionari della Colombia - Esercito del Popolo
Esponente del Fronte Internazionale dell¹Esercito di Liberazione
Nazionale della Colombia

ore 22,00

Forum n.1: Colombia: rischio di vietnamizzazione del conflitto e ruolo
della solidarietà internazionale
Forum n.2: Quale futuro per il Popolo Assiro, dopo la svolta del PKK
Introduce: Organizzazione Patriottica Rivoluzionaria di Bethnarin
Forum n.3: Il Messico dopo le elezioni: via parlamentare o via
rivoluzionaria
Introducono: Sinistra Democratica Popolare (Izquierda Democratica
Popular),
Fronte Popolare Francisco Villa e CLETA

sabato, 5 agosto



ore 9,30

6. Sessione plenaria: Inquinamento, transgenica e bio-tech: un nuovo
terreno della lotta anticapitalista.
Tavola rotonda con: Laura Corradi, esperta di salute ambientale, docente
di sociologia della medicina, presso l¹Università di Messina
Grazia Francescato, presidentessa dei Verdi e altri

ore14:00
Conferenza Stampa Interplanetaria
INCONTRO CON I PROTAGONISTI E GLI OSPITI DEL CAMPO
CON I MEZZI DI COMUNICAZIONE
TRASMESSA IN VIDEOCONFERENZA

Ore 15,30

7. Sessione plenaria: Seattle : valore e limiti della rivolta contro il
WTO
ITavola rotonda con: Grazia Francescato, presidentessa dei Verdi
(Italia)
Norma G. Biñas, segretaria del K.M.U. (Filippine)
José Bové, rappresentante di Confederazione dei Contadini
(Francia)°
°(in attesa di conferma)
ore 21,00

Saluti ai Partecipanti

ore 21,30 - Concerto e festa di chiusura -Domenica 6 agosto, partenze

---

International Antiimperialist Summercamp
No to Globalisation!

>From Seattle to San Vicente Caguán —
The Revolt against the Dominion of Injustice is Advancing!

Assisi, Italy, 30th Juli-6th August
http://summercamp.cjb.net


Programme of the Antiimperialist Summercamp



Sunday, 30th July
21.00: Opening of the Summer Camp, Presentation of the delegations,
messages
of greeting
22.30: Concert

Monday, 31st July
Morning, Start 9.30
· Presentation of the delegation from Yugoslavia (Workers
Movement,
Kragujevac)
· Meeting of Solidarity Organisations with Yugoslavia
· Presentation of the delegation from Russia (Oleg Shein,
communist member
of State Duma, Sergey Novikov, Responsible for International Relations
of
the Russian Party of Communists)

Afternoon, Start 15.30
The NATO crimes in the Balcans
Introduction:
Workers’ Movement (Kragujevac), Stefano De Angelis and others

Evening, Start 21.30
Forum 1: The deadly weapons of the “humanitarian” warfare
Introduction:
M. Saba (Observation Centre for Ethics and Environment),
Francesco
Iannuzelli (Association Peacelink, Disarmament-Section)
Forum 2: Resistance for justice in Brazil
Introduction:
Paola Riccobelli (Centre For Human Rights Defence of the
Garulhos, Sao
Paolo),
Latin American Coordination of Jurists and Social Scientists for
a
Democratic Alternative of the People (Clajadep)
Forum 3: National Liberation Struggle against globalisation
Discussion table
with representatives of different liberation movements


Tuesday, 1st August

Morning, Start 9.30
· Presentation of the delegation from Mexico (Democratic Left of
the People,
Independent Popular Front Francisco Villa)
· Presentation of the delegation from Sardinia (Gavino Sale,
Bustiano
Cumpostu, Sardinia Nation, Federation of Communists from Sardinia)
· Presentation of the delegation from Turkey (Revolutionary
Peoples’
liberation Front, DHKC)

Afternoon, Start 15.30
Amnesty! Repression, prisoners of conscience and disregard of the human
rights in the world of globalisation
Discussion table
with representatives from Association of Friends and Relatives of
Political
Prisoners (Spain)
Irish Republican Socialist Party (Northern Ireland), Euskal Herriko
Komunistak (Basque Country)
Revolutionary Peoples’ Liberation Front (Turkey)
Fidelity to Man and Nature (Palestine)

Evening, Start 21.30
Forum 1: Violence or non-violence?
Forms of struggle against globalisation
Introduction:
Committee against the NATO and War, Ravenna, Italy
Forum 2: The war in Chechenia, the Putin Government and the Russian Left
Introduction:
Sergey Novikow, Responsible for International Relations of the Russian
Party
of Communists)
Forum 3: International solidarity
Introduction:
Don Vitalian della Sala
Father Jean Marie Benjamin (responsible for Cultural Affairs of UNICEF)


Wednesday, 2nd August

Morning, Start 9.30
· Latinamerican Coordination of Jurists and Social Scientists:
Autonomy and
People’s Power (Introduction: Professor J.)
· Presentation of the delegation from Ireland (Irish republican
Socialist
Party)
· Presentation of the delegation from Basque Country (Euskal
Herriko
Kommunistak-Basque Communists)


Afternoon, Start 15.30
Echelon and the electronic observation
Introduction:
Nicky Hager, New Zealand

Evening, Start 21.30
Forum 1: Immigration and Antiracism in the Europe of Schengen
Introdution:
Immigrant Group of Brescia, Italy
Paola Riccobelli (Social Worker in the Prostitute Milieu for the
Association
On the Road)
Forum 2: Citizenship and Work: Human Rights for all?
Introduction:
Stefano Garroni and others
Forum 3: The new right-wing movement and Antifacism
Introduction:
Withold Fischer, Eastern Germany
Willi Langthaler, Austria

Thursday, 3rd August

Morning, Start 9.30
· Presentation of the delegation from Palestine and Libanon
(The Communards, Libanon; Fidelity to Men and Earth, Palestine)
· Presentation of the delegation of Chile (Peoples’ and Indigena
Network of
Chile)
· Presentation of the delegation from the Sri Lanka (People’s
Liberation
Front, JVP)

Afternoon, Start 15.30
The Islam and the New World Order
Introduction:
Cultural Association of Hezbollah

Evening, Start 21.30
Forum 1: The libanese resistance against Zionism
Introduction:
Cultural Association of Hezbollah
Forum 2: The challenge of new communication technologies for a
revolutionary
project
Introduction:
Elías Letelier, Chile
Forum 3: Euskadi: Independence and repression
Introduction:
Basque Communists (EHK)

Friday, 4th August
Morning, Start 9.30
· Presentation of the delegation from Pakistan (Communist Party of
Pakistan)
· Presentation of the delegation from the Philippines (KMU, Trade
Union and
Member of Bayan)
· Presentation of the delegation from Venezuela (Federation of
University
Students of Venezuela, FEUV)

Afternoon, Start 15.30
The liberation struggle in Colombia
Introduction:
International Commission of the Revolutionary Armed Forces of
Colombia-People’s Army (FARC-EP)
International Front of the National Liberation Army (ELN)
Paul Emile Dupret (Adviser of the United European Left for Latin
America)

Evening, Start 21.30
Forum 1: Colombia: A new Vietnam? Task of the international
Solidarity-Movement
Forum 2: The future of the People of Assiria after the turn of PKK
Introduction:
Revolutionary Patriotic Organisation Bethnarin
Forum 3: Mexico after the elections: parliament or revolution?
Introduction:
Democratic Left of the People (IDP)
Independent Popular Front Francisco Villa
Saturday, 5th August

Morning, Start 9.30
Ecology, Biotechnology and Genetic Engineering: new tasks in the
struggle
against capitalism
Discussion table with
Laura Corradi, expert on environmental health, docent for medicine
sociology
on the University of Messina
Grazia Francescato, president of the Italian Green Party

Afternoon, Start 15.30
The Revolt of Seattle: a forward-looking example for the resistance in
the
West?
Introduction:
Grazia Francescato, president of the Italian Green Party
Norma G. Biñas, KMU, Philippines
Confederation of Peasants, France (inquired)

Evening
21.00: Greetings to the Participants
21.30: concert and closure


Sunday, 6th August
Departure


Throughout the entire week there will take place a seminary for
alternativ
communication and medias with Elías Letelier (Poet form Chile,
ex-officer of
the Sandinista National Liberation Army, Founding Member of the Network
of
Realtives and Friends of Political Prisoners of Chile)

On Friday at 11.00 there will take place a press conference with the
mass
media and a video transmission with all the delegations and organizers
of
the Camp

***

Europe

01 Grazia Francescato, president of the Italian Green Party
02 Sard Nation
03 Father Jean Marie Benjamin; French popular Priest, activist against
globalisation, responsible for cultural affairs at the UNICEF
04 Paul Emile Dupret; adviser for the United European Left in the
European
Parliament
05 Communist Party of the Peoples of Spain
06 Asociation of Relatives and Friends of Political Prisoners (Spain)
07 Basque Communists
08 Oleg Shein (Russia); Member of the State Duma and independent trade
union
leader
09 Russian Party of Communists
10 Russian political union "Worker"
11 Movement New Left (Russia)
12 Worker’s Union (Russia)
13 Co-ordination Committee of the Workers Movement (Ucraine)
14 Communist Construction (Munich, Germany)
15 Workers Movement (Yugoslavia)
16 Worker’s Party of Yugoslavia
17 Socialist People’s Party (Yugoslavia)
18 League of Communists of Yugoslavia – Communist Party of Serbia
19 League of Communists of Yugoslavia – Communists of Montenegro
20 Red Action (Duisburg, Germany)
21 Revolutionary Communist League (Thuringia, Germany)
22 Group Mücadele (Germany)
23 League of Anti-imperialists, Communists and Socialists (Germany)
24 Irish Republican Socialist Party
25 International Leninist Current
26 International Forum (Denmark)
27 Action Committee 24th March (Thuringia, Germany)
28 Confederation of Sard Communists, Sardinia

Latin America

29 Latinamerican Coordination of Jurists, Social Scientists and Marginal
Groups for a Democratic and Popular Alternative (Brasil)
30 Marxist Leninist Communist Party (Brasil)
31 Trade Union of Public Empoyed (Volta Redonda, Brasil)
32 Independent Popular Front Francisco Villa (Mexico)
33 Democratic Popular Left (Mexico)
34 Free Center for Artist and Theatre Experimentation (Mexico)
35 Federation of University Students of Venezuela
36 Movement Free Fatherland (Paraguay)
37 Coordination against Police and Institutional Repression (Argentine)
38 Elías Letelier, poet from Chile and ex-official of the Sandinista
Liberation Army
39 Movement of the Revolutionary Left (Chile)
40 People’s and Indigenous Network Chile
41 Redskin Resistance (Bogota, Colombia)
42 Labor Worker’s Help (El Salvador/USA)
43 Mothers of the Plaza de Mayo (Argentine)
44 Support Group to Free Lori Berenson (Peru)
45 Liberation Party (Argentine)
46 General Council of Strike (UNAM, Mexico)
47 Emancipation Project, Popular Junta of Buenos Aires for the
Bolivarian
Congress of Latin America and the Caribbean Countries (Argentine)
48 Collective for International Information (Loxicha, Mexico)
49 Music Group “Cristal Andino” (Chile)
50 Movement of Unemployed Teresa Rodriguez (Argentine)
51 Independent Proletarian Movement (Mexico)
52 Group of ex-Political Prisoners, Relatives and Friends (Argentine)

North America

53 International Action Center
54 Socialist Freedom Party

Asia

55 All India Peoples’ Resistance Forum
56 Communist Party of Pakistan
57 Labour Party Pakistan
58 BAYAN International (Philippines, European Office)
59 People’s Liberation Front (Sri Lanka)
60 Communist Bund (Japain)
61 New Party for Social Equality (Sri Lanka)
62 United Workers Federation (Sri Lanka)
63 Committee for the Unification of the Revolutionary Left (Indian
Subcontinent)


Middle East

64 Loyalty for Men and Earth (Palestine/Lebanon)
65 Movement of Commoners (Libanon)
66 Revolutionary Patriotic Organisation Bethnarin
67 Revolutionary People's Liberation Front (DHKC, Turkey/Kurdistan)

Africa

68 African Liberation Forces of Mauretania
69 All-African Peoples’ Revolutionary Party (Ghana)
70 African Party for Democracy and Socialism (Senegal)

Australasia

71 Nicky Hager (New Zealand); expert for Echelon and electronic
surveillance-systems


--

--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------

INTERVISTA A SLOBODAN MILOSEVIC, 21 aprile 1999

( http://www.marx2001.org/nuovaunita/jugo/crj/m_l/030699b.htm )


Mercoledì 21 aprile 1999 il canale KHOU-TV 11 di Houston ha trasmesso la
prima intervista rilasciata dal presidente jugoslavo Slobodan Milosevic
dall'inizio del coflitto con la NATO. Ecco ampi estratti
dell'intervista,
trasmessa dal telegiornale 11 alle 17.00, alle 18.00 e alle 22.00, e nel
corso di un programma di un'ora dalle 21.00 alle 22.00. L'intervista
esclusiva è stata condotta dall'analista di notizie militari di KHOU-TV,
il Dr. Ron Hatchett, nel "Palazzo bianco" jugoslavo di Belgrado Lunedì
19
aprile. Il Dr. Hatchett è corrispondente da Belgrado per la KHOU
dall'inizio dell'attacco NATO.

Oltre ad essere l'analista militare per la KHOU-TV, il Dr. Hatchett è
professore e direttore del Centro per gli Studi Internazionali
dell'Università di St. Thomas di Houston, Texas. E' stato al servizio
del
Governo degli Stati Uniti per questioni militari e governative e ha
coperto cariche direttive presso l'Aviazione degli Stati Uniti,
Dipartimento della Difesa, come Comandante Aggiunto della Commissione.

Trascrizione parziale dell'intervista.

Dr. Hatchett. - Presidente Milosevic, voglio ringraziarLa per avermi
accordato quest'incontro oggi, mentre fra i nostri due paesi vi sono
difficoltà tanto gravi. Penso che la nostra conversazione di oggi possa
aiutare il popolo americano a capire un po' m eglio cosa stia succedendo
in Serbia e quale sia il punto di vista serbo sul conflitto. Come Lei
sa,
Lei non è dipinto troppo bene nella stampa americana. Il Presidente
Clinton La definisce il macellaio dei Balcani, dice che Lei è un nuovo
Hitler, un pazzo, che Lei è la causa di tutti i problemi che abbiamo
avuto
nei Balcani negli ultimi 10 anni. Chi è Lei in realtà? Che tipo di
persona
è?

Presidente Milosevic - Bene, bella domanda. Ciò mi dà la possibilità di
spiegare al pubblico americano dove sta il problema. Il problema è il
seguente. Il vostro Governo sta conducendo due guerre contro la
Jugoslavia. Contro il nostro popolo. Una è la guerra militare, l'altra è
la guerra dei media, o, se preferisce, la guerra della propaganda. La
guerra della propaganda è inizi ata molto prima di quella militare, e il
suo scopo era demonizzare questo paese, il nostro popolo, il Governo di
questo paese, i singoli individui, e tutto ciò che serviva per creare,
naturalmente in modo artificiale, un'opinione pubblica negli Stati Unit
i
come supporto per l'aggressione che sarebbe stata commessa in seguito.
Così noi siamo vittime di entrambe queste guerre. Nel primo caso, nella
guerra militare, le vittime almeno per ora sono i nostri civili e la
nostra terra, ma nella guerra dei media le vittime non siamo solo noi.
Anche la democrazia americana ne è vittima.
Se mentite ai vostri cittadini e tentate continuamente di creare
un'opinione pubblica artificiale basata su informazioni false, su
informazioni sbagliate, non potete parlare di democrazia. Non potete
dire
al mondo che state facendo qualcosa di sacrosanto . Così, io credo che
contatti come questo e ancor più la presenza di molti giornalisti
stranieri nel nostro paese aiuteranno il mondo a conoscere la verità sul
nostro paese.

H. - Penso che il popolo americano vorrebbe sapere qualcosa di più su di
Lei come persona. Siete sempre stato un uomo politico, siete sempre
stato
in politica?

M. - Oh, no. Non ero affatto un politico. Di professione, ho lavorato a
lungo nell'industria, e poi sono diventato banchiere. Lo sono stato per
otto anni. Sono stato presidente della maggiore banca jugoslava. In quel
periodo ho avuto a che fare con molte banche americane e avevo molti
amici
negli Stati Uniti.

H. - La causa immediata dei problemi fra i nostri due paesi, secondo il
Presidente Clinton, è stato il rifiuto della Jugoslavia ad accettare i
termini dei negoziati in Francia, prima a Rambouillet, poi a Parigi.
Perché la Jugoslavia non ha sottoscritto l' accordo?

M. [sorride ironicamente] - Lei usa il termine "negoziati". Non c'è
stato
alcun negoziato, e il vostro pubblico lo deve sapere. In tutte quelle
lunghe tre settimane, due a Rambouillet e una a Parigi, non c'è stato
nemmeno un incontro in cui le due parti a bbiano potuto discutere. gli
Albanesi, i Serbi e gli altri membri delle delegazioni non si sono
potuti
scambiare una sola parola, e dunque non sono stati affatto dei
negoziati.
E guardate le delegazioni. Da una parte avete la delegazione della
Serbia,
composta da rappresentanti di tutti quelli che vivevano e che vivono nel
Kosovo. Rappresentanti di tutte le comunità nazionali. Serbi e Albanesi:
tre partiti albanesi erano rappres entati nella delegazione serba. Sono
cittadini di questo paese, naturalmente, ed è normale che ci fossero.
Serbi, Albanesi, Turchi, Musulmani, Zingari, Egiziani, Gorani. Tutte le
sette diverse comunità nazionali erano rappresentate nella delegazione.
Dall'altra parte c'era la delegazione di un movimento separatista, non
una
delegazione albanese. Gli Albanesi erano anche nella delegazione della
Serbia. Invece, la delegazione separatista era solo albanese, e questo
può
spiegare la differenza maggiore ne l nostro approccio. Fin dall'inizio
dei colloqui, il nostro approccio è stato che il problema del Kosovo può
essere risolto sulla base del principio di uguaglianza per tutti i
cittadini che vivono nella regione e di tutte le comunità nazionali che
vi
vivono. Il nostro approc cio è multietnico, multiculturale,
multireligioso, basato sull'uguaglianza fra le comunità nazionali a
prescindere dalla loro consistenza numerica. Dall'altra parte c'è
l'approccio del vostro Dipartimento di Stato in alleanza con quei tipi
del
movimento s eparatista che favorisce gli Albanesi. Un approccio che dà
loro il diritto di terrorizzare il resto della popolazione, e voi
dovreste
sapere qual'è la struttura della popolazione in Kosovo. I serbi lì sono
un quarto di milione, e i nonni dei loro nonni vivevano lì, prima che un
solo albanese scendesse dalle montagne. E' un antico territorio serbo
con
migliaia di monasteri e monumenti serbi, eccetera. E c'è un quarto di
milione di Serbi, 200. 000 Musulmani, 150.000 Egiziani, circa 50.000
Turchi. Anche i Turchi, che sono la comunità nazionale più piccola in
Kosovo, hanno le loro scuole e i loro programmi radio e TV. Hanno la
loro
casa editrice in lingua turca. E così, qual'è il problema se sono solo
50.000 contro, diciamo, 8 o 900.000 Albanesi? In termini di uguaglianza,
essi devono avere gli stessi diritti come comunità nazionale e devono
partecipare alle istituzioni del Kosovo in eguale misura, e questa era l
a
differenza cruciale fra i due approcci. In pratica, quello che si è
cercato di imporre a Rambouillet non era affatto l'autonomia, ma
l'indipendenza. E non credo proprio che se voi lo mostraste a un
qualsiasi
americano onesto, quello direbbe che al posto della nostra delegazione
avrebbe firmato.
Noi parliamo di autonomia, parliamo di qualità, di uguale approccio
agli
interessi di ogni comunità nazionale, non dell'indipendenza del
movimento
separatista albanese che sarebbe derivata da questi accordi, da questi
cosiddetti accordi. In pratica, il d iritto di organizzare un nuovo
Stato
entro i confini della Serbia. Il loro Stato ce l'hanno già: l'Albania è
il
loro Stato nazionale. In Serbia, essi sono una minoranza nazionale che
vive ovunque in Serbia, e voglio aggiungere qualcosa di molto importante
:
in Serbia ci sono 26 diverse minoranze nazionali. Non c'è mai stato
alcun
problema con nessuna delle minoranze nazionali in Serbia, inclusi gli
Albanesi. I problemi ci sono solo col movimento separatista albanese, e
per noi c'è una grande differenza fra il movimento separatista del
Kosovo
e il popolo alb anese, fatto di bravi e onesti cittadini come ogni altro
popolo in Jugoslavia. Del resto, nemmeno il movimento separatista aveva
mai ricorso alle armi prima che arrivaste voi. Prima che arrivasse il
vostro rappresentante a parlare con loro, a supportarli, ad allearsi con
quegli assassini, stupratori, rapitori e trafficanti di droga raccattati
dal sottobosco di tutta Europa per essere organizzati in un cosiddetto
esercito di liberazione del Kosovo che non è mai esistito. Non sono mai
stati in grado di attaccare la polizia o le unità militari, ma solo di
fare imboscate per ammazzare qualcuno, di mettere bombe sotto le
macchine
o davanti ai negozi, di prendere ostaggi, civili, lavoratori dalle
miniere
vicino a Prishtina, pe r esempio. Quegli ostaggi non li abbiamo più
rivisti, e temiamo che siano stati uccisi. Non conosciamo il loro
destino,
dove sono andati a finire. Così, non c'è stata alcuna loro azione che
non
possa essere definita un'atto terroristico. E comunque, mi ha molto
sorpreso che la NATO abbia potuto sminuire la propria dignità alleandosi
con quegli assassini e trafficanti di droga, e non penso che un simile
genere di alleanza possa aiutare il futuro.

H. - Tutti i giorni il popolo americano vede alla televisione tutte
quelle
scene strappacuore con i profughi albanesi. Le Nazioni Unite dicono che
attualmente ci sono 532.000 persone che hanno abbandonato il Kosovo. E
sembrano essere in uno stato molto tr aumatizzato. La vostra politica è
quella di espellere tutti gli Albanesi dal Kosovo?

M. - Non è mai stata la politica di questo paese né la mia di espellere
un
qualsiasi cittadino della Jugoslavia da alcuna parte del paese. Vi devo
dire che quando c'era la guerra in Croazia abbiamo difeso tutti i Croati
residenti in Serbia. Durante la gue rra in Bosnia proteggevamo tutti i
Muslmani di Serbia. Abbiamo difeso l'unico Stato multietnico entro i
confini della ex-Jugoslavia, ossia l'odierna Repubblica di Jugoslavia
con
26 diverse comunità nazionali. E molti visitatori, inclusi visitatori di
alto rango, hanno sempre detto che siamo un buon esempio di trattamento
positivo delle minoranze nazionali. E abbiamo sempre tenuto a mente che
l'esame per ogni democrazia consiste in come vengono trattate le
minoranze, non la maggioranza, e questa pratica è la politica della
Jugoslavia. Per rispondere alla Sua domanda sui profughi albanesi, Le
do
ragione: ci sono moltissimi profughi, ma sono un risultato dei
bombardamenti, e non sono solo Albanesi. Tutti stanno scappando a causa
delle bombe. Serbi, Turchi, Musulmani, ovviamente Albanesi, e sono in
numero maggiore. Scappano tutti. Scappano anche i cervi, scappano gli
uccelli, tutti stanno scappando a causa dei bombardamenti. Scappano
anche
le api, e nessuno può chiedere alla popolazione civile di fare gli eroi
rimanendo al loro posto mentre cadono le bombe. Non è possibile. E poi,
beh, lo sapete che prima del 24 marzo, prima che cominciassero questi
maledetti bombardamenti, questa sporca aggressione contro il nostro
paese,
non c'era un solo "profugo". Quando hanno cominciato a bombardare, sono
comparsi i profughi come risult ato dei bombardamenti: questo lo sanno
tutti. E comunque voi non buttate solo bombe dagli aerei, ma anche
volantini dove la NATO spiega le sue ragioni al nostro popolo. Lo sapete
cosa ne abbiamo fatto di questi foglietti coi messaggi della NATO? Loro
si
aspettavano che li avremmo raccolti e nascosti per non farli vedere ai
cittadini. Li abbiamo mostrati alla TV, quei foglietti, da entrambi i
lati. Li abbiamo fatti vedere alla televisione senza commento, perché
gli
undici milioni di cittadini di questo paese conoscono la verità. Noi non
abbiamo paura di mandare in onda la propaganda che la NATO ci riversa
addosso con questi umilianti foglietti. Umilianti per loro, per la loro
aviazione. Ma il vero problema riguarda gli Stati Uniti, voi non avete
protezione. La nostra difesa è la verità, e il fatto che la gente sa
qual'è la situazione. Gli Stati Uniti, l'americano medio non possono
sapere qual'è la verità, devono credere per forza alla pr opaganda, a
quei
cumuli di menzogne che vengono diffuse ogni giorno.

H. - Sa, questo è un problema dei media. C'era un comico americano degli
anni '20-'30, di nome Will Rogers, che diceva: "Tutto quello che so è
ciò
che ho letto nei giornali". Bene, per modernizzare, tutto ciò che il
popolo americano sa è quello che vede i n TV. Ma Lei come può spiegare
il
fatto che molti di questi profughi dal Kosovo dicono di essere stati
buttati fuori dalle loro case dai Serbi? Che spiegazione dà quando il
portavoce della NATO, Jamie Shea, mostra delle foto alla televisione e
dice che si tratta di immagini satellitari di qualcosa che crediamo
siano
fosse comuni, Lei questo come lo spiega?

M. - Quelli che avete visto alla televisione erano costretti a dire
quelle
cose. E da chi? Da questi personaggi, da questi assassini, stupratori e
rapitori che non stanno terrorizzando solo i Serbi e le altre etnie
non-albanesi del Kosovo, ma terrorizzano gli stessi Albanesi. Devo dirvi
che la situazione degli Albanesi del Kosovo è veramente tragica. Sì,
vengono manipolati da questi assassini e trafficanti di droga. Vi dico
un
semplice fatto: se guardate il numero di cittadini pacifici ammazzati in
Kosovo, il numero di Albanesi uccisi dal cosiddetto Esercito di
Liberazione del Kosovo è due volte maggi ore del numero dei Serbi.
Ammazzano gli Albanesi per disciplinarli, per fargli capire che tutti
devono sostenerli, per costringerli a farsi taglieggiare e rifugiarsi
sotto la loro cosiddetta bandiera. Cosa dovrebbe fare un normale
Albanese
quando viene mi nacciato di morte? E poi, ho visto coi miei occhi sulla
CNN all'inizio di questa guerra comitive di poveri profughi albanesi che
camminavano attraverso la neve, ma, sapete, anche in Kosovo c'è la
primavera, e di neve proprio non ce n'era. E questa sarebbe
l'informazione
del la CNN. Eh, eh... Noi la CNN la guardiamo, praticamente chiunque la
può vedere quando vuole. la CNN, Sky, la BBC, qui si prendono tutte, e
non
c'è niente di speciale che siano pagati per mentire. I mass media di
oggigiorno credo che siano l'arma più pericolosa, più di ques te bombe e
missili, e con la guerra della propaganda hanno cominciato molto prima
di
cominciare la guerra militare. Abbiamo detto pubblicamente che abbiamo
organizzato il ritorno di questi profughi, ma non possiamo contare su
una
cessazione dei bombardamenti e la gente ha paura. Un bel po' di quelli
che
stavano tornando sono stati bombardati dalla NATO: ne hanno ammazz ati
75
di nostri cittadini albanesi, e in parecchie dozzine sono stati feriti
gravemente. E così, come assicurare loro la sicurezza se sono esposti
ai
bombardamenti in questo modo? In un giorno di sole nessuno può fare
l'errore di confondere normali trattori e contadini con carri armati e
unità militari, è fuori questione. Io penso che sia sta to fatto a bella
posta per far sapere loro che tornare indietro non gli conviene. E' la
NATO che crea i profughi. La loro tattica è di crearne il più possibile,
di svuotare il Kosovo il più possibile. Avere tutti questi profughi
fuori
permette loro di dire che questo è l'alibi della NATO per intervenire,
per
portare aiuti umanitari e p ermettere ai profughi inermi di tornare a
casa. A casa ci potrebbero tornare immediatamente: l'unico ostacolo sono
i
bombardamenti della NATO. L'unico ostacolo al processo politico, che
pure
prosegue a dispetto dei bombardamenti, sono i bombardamenti.

H. - Parliamo del processo politico. E' chiaro che molta gente da
entrambe
le parti che non condivide il perseverare della NATO nella sua posizione
di intransigenza, nel tentativo di risolvere la questione solo
militarmente, e che pensano che i costi in t ermini economici e umani
sia
per il nostro paese che per il vostro finirà per essere molto più alto
di
quello che entrambi sono pronti a pagare. Penso che entrambi i popoli
vorrebbero vedere un qualche tipo di soluzione politica per questa
situazione, e se ci atteniamo alla linea intransigente da entrambe le
parti non ci potrà essere alcun progresso. E allora, che possibilità
vede
Lei per una solu zione politica del problema a breve scadenza?

M. - Bene, io penso che se termina l'aggressione, se terminano i
bombardamenti, sarà molto facile proseguire il processo politico, ma,
facendo tesoro dell'esperienza di Rambouillet e di Parigi, è chiaro che
i
negoziati dovranno svolgersi fra coloro che vi vranno in Kosovo. Fra i
rappresentanti delle comunità nazionali che vivono in Kosovo. Non fra i
rappresentanti del governo della Jugoslavia o del governo della Serbia
e,
diciamo, i rappresentanti della comunità internazionale. Abbiamo detto
molto chiaramente che accoglieremo una missione civile delle Nazioni
Unite
per controllare cosa succede qui e per controllare il processo di
riassetto politico, così come siamo stati sempre pronti ad accoglierla.
Guardate i fatti. Prima di q uesta guerra, abbiamo accettato una
missione
straniera. La più grande missione di verificazione straniera nella
storia,
2.000 di loro, più il personale ACNUR, la Croce Rossa internazionale e
mille giornalisti da tutto il mondo, più una missione diplomatic a per
il
Kosovo composta da tutte le missioni diplomatiche del paese, e poi dite
che non siamo aperti alla comunità internazionale. In una regione
piccola
come il Kosovo una presenza così massiccia di verificatori OCSE, ACNUR,
della Croce Rossa, di giornalisti stranieri e diplomatici, e ogni strada
aperta a tutti... Ma l'obiettivo non era questo. L'obiettivo era creare
instabilità per poter iniziare a bombardare. A Rambouillet, come Le ho
detto, non abbiamo parlato con gli Albanesi, ma con gli Americani che
vorrebbero prendersi il nostro territorio per sé e per la NATO. Gli
Albanesi erano solo una scusa. Gli Americani se li tenevano da parte
come
alibi per compier e questi crimini contro il nostro paese e il nostro
popolo. E le vittime non vengono scelte in modo selettivo. Tutti sono
vittime, soprattutto i bambini, le donne, la gente, e sempre civili,
civili e civili...

H. - Accettereste come parte di un accordo la reintroduzione in Kosovo
dell'autonomia che aveva fino al 1989?

M. - Naturalmente noi non abbiamo bisogno di cambiare la nostra
posizione
per un motivo molto semplice: noi non abbiamo mai avuto intenzione di
privare gli Albanesi, che sono nostri cittadini, di alcun diritto. Non
ci
siamo mai sognati di danneggiarli, ma è chiaro che vivendo in questo
paese
essi non possono prenderne un pezzo e farne uno Stato indipendente. Se
la
formula che qui si cerca di affermare entrasse in vigore in tutto il
mondo, non vedo neanche uno stato nel mondo che sopravviverebbe.
Guardate
l'Europa: la Spagna, la Francia, il Belgio, l'Italia. Guardate l'Africa.
In Africa non c'è neanche un paes e che sopravviverebbe se si desse un
qualsivoglia tipo di appoggio legale a questi movimenti separatisti. Se
questa diventa la pratica, nessun paese si salverebbe. Noi non ci stiamo
opponendo alle grandi potenze solo per difendere noi stessi. Io penso
che
stiamo difendendo il diritto alla libertà e all'indipendenza e il
diritto
di vivere in pace. Questo è ciò che stiamo facendo.

H. - Voi sareste disposti, nell'ambito di un accordo negoziale, ad
accettare una qualche forma di presenza internazionale che verifichi
quanto le cose che verranno concordate per l'autonomia degli albanesi e
i
loro diritti di cittadini siano lealmente realizzate?

M. - Naturalmente. Siamo pronti ad accettare una missione civile
dell'ONU.
Naturalmente senza rappresentanti dei paesi che hanno partecipato
all'aggressione contro il nostro paese. Lo abbiamo detto chiaramente.
Siamo pronti. Non abbiamo nulla da nascondere.

H. - E permettereste anche alle missioni di aiuto e di solidarietà
internazionale di tornare al lavoro?

M. - Certamente. Anche adesso potrebbero tornare, ma hanno paura. Noi
non
li abbiamo mai cacciati. Avevano paura dei bombardamenti. Loro stessi
hanno spiegato così il fatto che non sono rimasti in Kosovo. Per
esempio
la Croce Rossa Internazionale: loro intervengono ovunque nei conflitti,
ma
come salvarsi dai bombardamenti? Sono fuggiti dal Kosovo, proprio come i
civili. Non sono stati cacciati, se ne sono semplicemente andati per
salvarsi la vita. Chi si p uò proteggere dalle bombe?

H. - Lei pensa che anche adesso, mentre proseguono i bombardamenti, se
la
Croce Rossa Internazionale o altri istituti volessero tornare nel
Kosovo,
sarebbe loro permesso?

M. - Anche adesso. La Croce Rossa Internazionale e l'ACNUR possono
tornare. Non posso dirlo di ogni singola organizzazione umanitaria,
perché
alcune di queste cosiddette organizzazioni umanitarie erano organizzate
per sostenere il terrorismo o il moviment o separatista standosene sotto
l'ombrello del cosiddetto contingente umanitario. La nostra polizia ha
arrestato un paio di cittadini australiani che stavano organizzando un
circuito di spionaggio in Jugoslavia. Lo hanno ammesso davanti alle
telecamere. Hanno detto che stavano svolgendo un'attività spionistica
per
conto della NATO, per rivelare le nostre posizioni da bombardare, gli
esiti dei bombardamenti, eccetera. Hanno anche spiegato come si erano
serviti di personale locale per questo. Così, io credo che la Croce
Rossa
Internazionale e l'ACNUR possano soddisfare tutti i bisogni se si
vogliono
aiutare i profughi. Ed è una cosa che non è mai stata in questione.
Possono venire quando vogliono.

H. - Un'altra cosa che sta molto a cuore al popolo americano, Sig.
Milosevic, è il fatto dei tre americani tenuti qui come prigionieri di
guerra. Lei può assicurare il popolo americano che sono in buona salute
tutti e tre? E che tutti e tre sono trattati in modo umano?

M. - Beh, nella situazione in cui siamo penso che il problema dovrebbe
essere piuttosto: cosa ne è stato di tutti i civili vittime dei vostri
soldati e dei vostri piloti? E spero proprio che prima o poi comincerete
a
pensarci. Ma per rispondere alla Sua d omanda, noi siamo un popolo
d'Europa molto antico, con una lunga tradizione, e rispettiamo i
prigionieri di guerra. Ai vostri soldati non succederà nulla. Sono
trattati bene, sono in salute e il Trattato di Ginevra viene rispettato
in
ogni parte. Noi siam o un popolo civile. Non faremo niente di male ai
vostri ragazzi in prigione.

[I "ragazzi" vennero liberati poco dopo. Al loro ritorno in patria, fu
loro proibito di rilasciare interviste di sorta e, abbondantemente
decorati, vennero subito mandati in licenza. Recentemente sono
ricomparsi
come testimonial di Disneyland: vedi la fot o su "Il Manifesto" del
28\V,
in cui i tre, in carne ed ossa e in divisa, fanno bella mostra di sé su
un
carro allegorico, fra palloncini e immagini di Mickey Mouse, sovrastati
da
una gigantesca bandiera americana recante i loro nomi e la scritta
cubitale "Disneyland welcomes home". Nessun concreto gesto di
distensione
è seguito da parte del governo americano. - NdT].

H. - Un'ultima domanda. A Belgrado si sentono frequenti voci sul fatto
che
sarebbero stati abbattuti molti più aerei di quelli ammessi dalla stampa
o
dall'amministtrazione americana, si parla di 80 areoplani abbattuti, che
ci potrebbero essere altri pilot i dei paesi NATO e degli Stati Uniti
fatti prigionieri. Abbiamo anche sentito voci su scontri a fuoco delle
vostre forze in Kosovo con le truppe speciali degli Stati Uniti e con le
Unità Aeree Speciali britanniche. E che aveteucciso forse 20, 24 di
questi
soldati speciali che sono penetrati nel Kosovo. Sono solo voci o sono
fatti?

M. - Sa, non è tutto bianco o nero. Non Le posso dire che sono solo voci
o
che sono fatti: è tutto mescolato. Alcuni sono fatti e altre sono voci.
Ed
è logico che la NATO non lo ammetta. Hanno sempre cercato di negare
l'uccisione di tutti quei profughi. S olo quando hanno visto che era
inevitabile hanno detto che sì, era accaduto. Del resto è logico. Al
momento, allo stato presente non abbiamo truppe straniere sul nostro
territorio, inclusi quegli esperti che Lei ha menzionato. Non che non ci
siano stati diversi tentativi di sconfinamento, ma erano sempre
Albanesi.
Soldati albanesi mescolati a quei banditi del Kosovo in unità, diciamo,
composte di 1.000 o 1.500 uomini che cercavano di passare la frontiera e
di penetrare nel territorio del Kosovo, ma sono sempre stati bloccati
dal
nostro esercito. Hanno avuto molte perdite e comunqu e non sono affatto
un
esercito. Le devo dire che chiunque pensi di reclutare quei criminali in
un qualche tipo di unità militare non sa molto di loro. Scappano al
primo
sparo e lo hanno sempre dimostrato. Tutte le volte che hanno cercato di
oltrepassare i confini se ne sono subito riscappati indietro. E'
successo
tante di quelle volte... Se c'erano istruttori di origine straniera, non
si sono visti. In pratica, i vostri bombardamenti distruggono per prima
cosa le Nazioni Unite, distruggono la verità, e naturalmente, che è la
cosa più triste per noi, ammazzano i nostri civili, devastano le nostre
fabbriche, i ponti, le aree residenziali e tutto il res to... C'è un
messaggio che forse lei ha visto scritto in moltissimi posti, in tutta
la
Jugoslavia. Io l'ho visto in molti altri paesi, ad esempio a
Tessalonica,
a quelle manifestazioni con tutta quella gente, milioni di persone ad
Atene, in Ungheria, a Düsseldo rf, a Vienna, in un sacco di posti, e
quel
messaggio diceva: "Basta con le bombe, basta con le bugie". Queste due
cose vanno assieme, queste due guerre che state conducendo contro un
piccolo paese indipendente e sovrano lontano cinquemila miglia dalla
vostra costa. Perché? Mi può spiegare perché, e qual'è l'interesse
nazionale dell'America? Ci venite a dire che nei nostri antichi
territori
il vostro interesse nazionale è più forte degli interessi nazionali
della
Serbia... Perché lo fate? Qual'è la ragione di tutto ciò? Quando i
nostri
soldati muoiono, lo sanno per cosa muoiono. Muoiono per il loro paese,
per
la loro patria, ma i vostri soldati, a cinquemila miglia da casa, per
che
cosa muoiono? Per ammazzare i bambini nel sonno? Per massacrare donne,
ragazze, pacifici c ittadini e per devastare tutto ciò che abbiamo
costruito nei decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale? E la cosa più
assurda è che noi in quella guerra eravamo alleati, mentre ora avete
deciso di sostenere il processo di separazione, il movimento
separatista,
che poi nei fatti non è nemmeno un movimento, e vi dico perché. Chiaro
chiaro, il loro scopo pubbl icamente dichiarato è un Kosovo etnicamente
puro. In Jugoslavia sappiamo che proprio il fatto di avere 26 comunità
nazionali è l'unica base su cui il nostro paese può vivere. E poi, da
un
punto di vista storico, quelli sono solo degli epigoni. E' stato
Mussolini
a creare una Grande Albania nella Seconda Guerra Mondiale. Una creazione
fascista che prendeva parte del Kosovo, parte della Macedonia e parte
della Grecia: quella era la cosiddetta Grande Albania di Mussolini.
Anche
questi sono nazisti: il loro carattere fascista è chiarissimo. Ma non
mi
stancherò mai di ripeterlo: noi facciamo una grande differenza fra il
movimento separatista e la popolazone albanese che vive nel nostro
paese.
Noi questa popolazione la vogliamo aiutare, naturalmente anche
eliminando
il movimento separatista co me farebbe ogni altro paese nel mondo. Penso
che ci siano almeno cento paesi nel mondo che hanno problemi con un
qualche tipo di movimento separatista, ma solo questo paese viene
bombardato dalla più forte e potente macchina da guerra che sia mai
esistita al mondo. Ma chi avrà gloria da questa tecnologia potente e
avanzatissima che devasta una piccola nazione indipendente, membro delle
Nazioni Unite? E che aspetto avrà il mondo dopo questa bella impresa? Il
mondo deve essere libero. Ogni paese, ogni popolo ha il diritto di
vivere
in libertà, di non venire occupato e terrorizzato da superpotenze che
gli
vogliono dire come vivere, cosa fare, come pensare e come comportarsi.
Non
possiamo separare la pace dalla libertà. Se un popolo vuole vivere in
pace, deve essere libero. E qui, su un territorio per il quale stiamo
combattendo da secoli contro grandi imperi, nel corso di tutta la nostra
storia, non c'è stata nemmeno una generazione che non abbia dovuto
combattere per l a libertà. Siamo sempre stati obiettivo di conquista
di
imperi, di imperi molto grandi. L'impero Ottomano, l'impero
Austro-Ungarico, o la grande macchina bellica di Hitler, e ogni volta
siamo riusciti a liberare il nostro paese. Ed è quello che stiamo
facendo
adesso . Io credo nel futuro. Credo nella pace, nell'uguaglianza e
nella
libertà. E non solo per questo paese, ma per tutti, contro il dominio
delle grandi potenze. Esercitano già un dominio abbastanza grande come
superpotenze, e non hanno bisogno di un ulteriore dominio sul resto del
mondo.

H. - Presidente Milosevic, La voglio ringraziare per avere aiutato il
popolo americano a capire il vostro punto di vista oggi con noi, e
speriamo di poter risolvere molto presto questo problema pacificamente.
Grazie.

M. - Lei è sempre benvenuto.

(A9 copyright 1999 by KHOU-TV / All Rights Reserved.
L'intervista e' stata tradotta e distribuita "for fair use only".
Essa puo' essere letta nella versione integrale inglese sul sito:
http://www.serbia-info.com/news/1999-04/25/11279.html )


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------

INTERVISTA A SLOBODAN MILOSEVIC, 30 aprile 1999


Friday, 30 April 1999 18:00 (GMT)
Text of Milosevic interview with UPI

BELGRADE, April 30 (UPI) - Here is the transcript of
Yugoslav President Slobodan Milosevic's interview Thursday
with UPI's Arnaud de Borchgrave:

Q: What do you hope to get out of this?

Milosevic: I find it hard to believe what is happening.
America is a
great country and Americans great people. But your leaders
are not strategic thinkers. Short-term quick fixes, yes.
They said let's bomb Yugoslavia and then figure out what
to do next. Some said Milosevic would give up Kosovo after
a few days of aggression from the air. To set out to
destroy a country for a pretext no one can buy is simply
unbelievable. I don't expect to get anything out of this
because I did not start it. You may recall there were no
refugees before March 24 when the NATO aggression started.
But the Clinton administration did expect to get something
out of this terrible decision. I understand you had two
general goals. One dealing with Europe, the other with the
Balkans. First is to prove U.S. leadership in Europe and
the second to re- establish U.S. leadership in NATO in the
post-Cold War era. Regretfully, we were targeted as a
guinea pig to achieve those goals. Simply because of our
weaknesses and of the internal problems we faced. But, as
you know, you will find in at least 100 countries around
the world different ethnic separatist movements. If you
decide to support separatist movements it is very hard to
believe any country can survive. There are 4,000 ethnic
groups in the world and only 185 members of the United
Nations. In Yugoslavia, we have 26 different ethnic
groups. Any one of them could cause trouble if agitated
from the outside. Which is what happened in Kosovo. In
Belgrade, we have 100,000 Yugoslav Albanians. And never a
problem with them. Walk from our Parliament building and
you will see many shops with their Albanian names. Not one
window smashed here in all those years of violence in
Kosovo. Our people never considered them responsible for
the behavior of the so-called Kosovo Liberation Army
terrorists. In Kosovo, Albanian Kosovars were bigger
victims of the KLA than Kosovar Serbs. When we looked at
the figures the number of Albanians killed by them was
twice as large as Serbs dead. They simply terrorized
Albanians to join their underground and impose their idea
of an ethnically pure state. That movement is Nazi in its
character because of their publicly declared goals of a
racially pure state. Where can you find such a state in
the world today? It is precisely the opposite of what is
happening in the world. Ethnically mixed states is the
trend in the new global village. The Kosovar terrorists
were trying to reverse a global phenomenon.

Q: Which you then attempted to do in Kosovo after March
24?

Milosevic: Absolutely not. That is the big lie which,
repeated often enough, becomes conventional wisdom.

Q: You are denying that your armed forces drove people
out of their homes and torched entire villages?

Milosevic: We are not angels. Nor are we the devils you
have made us

out to be. Our regular forces are highly disciplined. The
paramilitary irregular forces are a different story. Bad
things happened, as they did with both sides during the
Vietnam war, or any war for that matter. We have arrested
those irregular self-appointed leaders. Some have already
been tried and sentenced to 20 years in prison. We
reinforced our forces after Rambouillet for a major
offensive against KLA terrorists, not to ethnically
cleanse Kosovo as was done with the expulsion of 500,000
Serbs from Croatia, which was ignored by the world media.
And the refugees were fleeing in panic because of the war
against the terrorists and also because of disinformation
horror stories being spread by the terrorists which then
became word of mouth and forced ever more people to join
the exodus.

Q: Satellite recon shows entire villages torched?

Milosevic: Individual houses, yes. But not whole
villages as we saw on TV in Vietnam when American forces
torched villages suspected of hiding Viet Cong.

Q: Just in the past 10 years, the Soviet Union has
become 15 independent republics. Four former republics of
Yugoslavia have declared their independence. Scotland and
Wales are moving toward self-rule. As we approach the next
millennium, it is becoming increasingly obvious that the
nation-state is too big for small problems - and too small
for big problems. Devolution is going on everywhere. Why
not in Kosovo? What is so important there?

Milosevic: To us Kosovo is critically important because
it is the heart of country (sic) and an integral part of
our long history. It is also home to a quarter of million
Serbs whose forebears have lived there for centuries. It
is also home to some 5,000 Christian churches. A Swiss
expert categorized 1,800 of them as historical monuments
that are the heritage of world civilization and that list
was sent to President Clinton.

Q: After thousands of NATO strikes against Yugoslavia,
most of your country's communications and transportation
networks, as well as your petroleum production and storage
capacity, have been largely destroyed,

along with your principal bridges, or about $100 billion
worth of damage and about 1,000 killed. Now NATO is
raising the total number of warplanes in action against
you from 700 to 1,000. Are you prepared to see
Yugoslavia's entire infrastructure destroyed?

Milosevic: We never thought we could defeat NATO, an
alliance of some 700 million people armed with the most
advanced and sophisticated weaponry in the world. But NATO
believes it can pick on a small nation and force us to
surrender our independence. And that is where NATO
miscalculated. You are not willing to sacrifice lives to
achieve our surrender. But we are willing to die to defend
our rights as an independent sovereign nation. The U.S.
Congress is beginning to understand that bombing a country
into compliance is not a viable policy or strategy. I
think your strategic thinkers are also beginning to
understand that missiles and other sophisticated weapons
will not always be the monopoly of high-tech societies.
And with the example it is now setting, we can see the day
when lesser nations will be able to retaliate. The
development of these weapons is taking place so fast there
is not a single spot on the planet that cannot be reached.
America can be reached from this part of the world. We
have no quarrel with America. We all know NATO is the
strongest military machine in the world. We simply want
them to stop being so busy with our country and worry
about their own problems. NATO was formed to defend the
western democratic nations from totalitarian aggression,
not to commit aggression. We just want to be left alone
and free.

Q: At the cost of another month of bombing?

Milosevic: Tell me, what choice do we have?

Q: It seems to be that left alone is not an option in
what you called a global village. Doesn't your future lie
with the European Union in an increasingly integrated
Europe? This will require compromise to end this war.
Surely the rest of Europe has a stake in what happens in
Yugoslavia. Doesn't EU have a role to play in this
impasse? Isolation is not an answer.

Milosevic: Just the opposite. In fact, our policy has
been consistent on this front. We launched a series of
initiatives with a view to increasing integration in the
Balkans. We had a highly successful conference in Crete a
year ago. I met with the Albanian prime minister in an
attempt to normalize relations completely with open
borders and freedom of movement, free trade and so forth.
My point to him was that borders in Europe were becoming
irrelevant and that we could not be holdouts against these
trends. European countries have no other choice than to
cooperate and integrate. We had a follow-up conference of
all the southeastern European nations in Istanbul. I
suggested to Bulgaria we do the same we had already done
with Macedonia, namely abolish customs duties and open
borders for free trade. The same was offered to Bosnia and
all other states in the region. With a very simple idea in
mind. We are all market economies now. In fact, Yugoslavia
is a little bit ahead in this respect having started
before the collapse of the Soviet Union and communism. I
told all my neighbors that we could not afford to wait to
enter EU one by one in the years ahead. We had to do
something together as a region which would then facilitate
joining the wider European enterprise later but earlier
than would otherwise be the case. Parallel with this was
the process of privatization which we started long before
our former communist neighbors. We privatized our
telecommunications 18 months ago with Italian and Greek
companies.

Telecom Serbia is now 50 percent owned by foreign
entities. Up and down the line our policy has been one of
integration, not isolation. Your policy has been to
isolate us and demonize us and get NATO to treat us as a
pariah state.

Q: After you walked away from the Rambouillet accords
on Kosovo, did you really expect more than a month of
sustained bombing?

Milosevic: Rambouillet was not a negotiation. It was a
Clinton administration diktat. It wasn't take it or leave
it. Just take it or else. We did not expect bombing. It
was unbelievable to us that even as an excuse that we
didn't want to sign something that we weren't even
negotiating it would be used to bomb us as the Nazis did
in World War II. Rambouillet was a recipe for the
independence of Kosovo, which clearly we could not accept.
Especially given the fact that we never contemplated
depriving Kosovar Albanians of their legitimate rights.

The proof is what happened when half a million Serbs were
forced out of Croatia. We never retaliated by expelling a
single Croat from Serbia. When Serbs were expelled from
Bosnia, we protected all our Muslims from retaliation. We
never considered Muslims in Yugoslavia were responsible
for what happened in Bosnia. Of course there were
irresponsible Serb politicians in Bosnia making all kinds
of demagogic threats. But this was heated rhetoric.
Foreign visitors are invariably impressed at how we handle
our unique minorities problems. Go to Vojvodina in the
north and see how the Hungarian minority of 360,000 is
treated - it after Hungary became a member of NATO and has
now offered its bases to American warplanes to attack us.
They have schooling in their own language, their own
newspapers and radio and TV programs. Twenty-six such
communities enjoy the same rights. There is no other way
in such a diversified society. It has been our philosophy
from the very beginning. In Kosovo as well. Equality was
the basic principle in Kosovo. Without equality between
the two communities there would be no basis for durable
peace. That was our approach for Rambouillet. But the
American approach was to favorize the Albanian community.
This could only lead to ethnic cleansing of anyone who was
not of Albanian origin. Serbs clearly could not have
stayed under the overlordship of Albanians. There are
250,000 Serbs in Kosovo and 200,000 Muslim Serbs who are
not of Albanian origin but whose families converted to
Islam under the Ottoman Empire. Then you have 150,000
Gypsies and 50,000 Turks. Even this last community has its
own newspaper and TV program. U.S. diplomats knowledgeable
about Kosovo have confirmed that we were indeed respecting
those principles. So I said to them, "OK, gentlemen, now
please put those principles into the Rambouillet
agreement." Equality means nothing unless incorporated
into the institutions.

Q: And how did you propose to do this in practice?

Milosevic: Very simple. Takes only one minute to
explain. The parliament in Kosovo has to be composed of
two houses. The lower house elected on the basis of
one-citizen one-vote and the other house to be made up of
national communities, with each community entitled to five
representatives. That way everyone is guaranteed against
majority domination. That way, too, Serbs could not impose
anything on Albanians and vice versa. When I talked to
Ibrahim Rugova (the moderate Kosovar Albanian leader), we
agreed that it was in our common interest to have real
peace, welfare for all citizens, clean towns and villages
and develop industry. But at the back of the minds of
Kosovar Albanians is how to become the masters of the rest
of the population. Several decades ago when the Albanians
had complete power in their hands, they started a process
of Albanization of the rest of the population. Gypsies,
for example, could not register newly born child unless
willing give it one of the officially recognized Albanian
first names. In Rambouillet, regardless of the fact that
the delegations never met, never exchanged so much as a
single word, we had a delegation in which Serbs were a
minority. We had three Albanians, Serb Muslims, Turks and
four Serb Christians. Our delegation represented a real
cross-section of Kosovo. The Albanian Kosovars were all
representatives of the Albanian separatist movement. EU's
dilemma at the end of the 20th century is whether they are
going to support a multi-ethnic and multi-cultural society
and multi-religious approach to society or a kind of
Nazi-like approach with one racially pure ethnic group
ruling a diverse society like Kosovo. Henry Kissinger said
Rambouillet was a mechanism for permanent creation of
problems and confrontation. President Clinton should have
listened to this wise geopolitical expert rather than some
of his own less knowledgeable advisers.

Q: So how do we get out of this mess?

Milosevic: A political process, not by more bombing.

Q: But you must be prepared to compromise.

Milosevic: From the beginning of April I have had five
meetings with Rugova. He was not a prisoner or under
duress. This week, the President of Serbia went to
Pristina (the capital of Kosovo) and he and Rugova signed
a statement of agreed joint principles, which called for
respect for the equality of national communities, respect
for the equality of all citizens, direct negotiations,
because U.S. shuttle diplomacy was completely useless as
Rambouillet demonstrated. So we have ourselves begun a
real political process. This first joint statement with
the Albanian Kosovar leader is the first joint victory in
our struggle for peace. At the same time we have been
talking about the formation of a temporary joint executive
board for Kosovo composed of representatives of all
national communities in Kosovo. Its first task will be to
help refugees return home. The problem for returning
refugees will be bombing. So clearly this insanity will
have to stop. Before bombing, regardless of what you hear
from NATO and Pentagon briefings, there were no refugees.
It wasn't only the Albanians who fled, but also the Serbs,
Turks, everyone [deer squirrels and birds too]

Q: Are you saying that the idea of a U.S.Trusteeship or
protectorate is a non-starter in your mind?

Milosevic: Please tell me why a U.N. protectorate is
needed. That is not to say we are against a U.N. mission.
Before the war, we accepted 2,000 verifiers from OSCE. It
was OSCE's biggest ever mission. We also had in Kosovo the
International Red Cross and the United Nations High
Commission for Refugees, both with huge missions. Plus
1,000 journalists from all over the world, with no
restrictions. Plus Kosovo Observation Diplomatic Mission
run by Embassies from Belgrade. All this in Kosovo. So
who could say we were not open to the international
community? They were all free to verify what was happening
in this small territory. But this was abused.

Q: How?

Milosevic: Foreign diplomatic missions were to all
intents and purposes supporting KLA terrorists.
Instructing them how to organize and what to do to achieve
their objectives. Also to create something that would look
more like a regular army. That way they were told to
create the kind of situation that would make it look to
the rest of the world that there was a war between the
regular Yugoslav army and the KLA. The KLA was then
composed of different terrorist groups. Just judge them by
their acts. They were never able to attack any military or
police unit. Instead they were taking hostages and
killing civilians. One hundred and fifty hostages were
never seen again. They were planting car bombs and
dynamiting supermarkets. Classic terrorism.

Q: Are you suggesting that since the U.N. and other
international organizations couldn't do anything before,
you see no point in bringing them back now?

Milosevic: No, not at all. The U.N. can have a huge
mission in Kosovo if it wishes. They can bear witness to
the legal behavior of our law enforcement agencies and to
the fact that everything is now peaceful, that the KLA has
ceased to exist except for scattered small groups that can
still stage ambushes.

Q: Is it possible to have a U.N. presence without a
U.N. peacekeeping force?

Milosevic: We cannot accept an occupation force,
whether it flies under a NATO or U.N. flag.

Q: So you accept a U.N. peacekeeping force?

Milosevic: Yes, but no army.

Q: Without weapons?

Milosevic: Self-defense weapons is normal, but no
offensive weapons.

We cannot accept anything that looks like an occupation.
The idea behind Rambouillet was 28,000 troops, including
4,000 Americans, who would be occupying Kosovo with tanks,
APCs and heavy weaponry. Kosovo has social

and economic problems which an army of occupation cannot
alleviate. Aid, not arms, is what Kosovo needs.

Q: So in your judgment what is the nature of a
compromise between NATO and Yugoslavia?

Milosevic: I will tell you. Several points. First of
all, cessation of all military activities. Second,
simultaneity between the withdrawal of NATO troops now
concentrated on our borders in Albania and Macedonia, on
the one hand, and the decrease of our own troops in Kosovo
from their present level of 100,000 to the normal garrison
strength of between 11,000 and 12,000, which was the
regular Pristina Corps.

Q: You went from 40,000 to 100,000 troops in Kosovo
since the bombing started?

Milosevic: Yes, because of the danger of aggression
across our borders by NATO forces. Every day we heard NATO
voices urging political leaders to order ground forces
into action. But if the danger of NATO aggression is over,
we can send our troops back to Serbia. Some are mobilized
reservists and they are anxious to get back to their
regular jobs.

Q: How long would such a simultaneous withdrawal take
in your judgment?

Milosevic: We can do it in one week.

Q: And the third point?

Milosevic: The return of all refugees, regardless of
their ethnic or religious affiliation.

Q: And when would the U.N. peacekeeping force go in?
Before the refugees can return presumably.

Milosevic: I don't like the word "force." We would
welcome U.N. mission not what "force" implies. There is
no job for forces. What would such forces do? Just ruin
our roads with their tracked vehicles. We would welcome
anyone, any mission, that accepts to be our guests. Their
mission would be to observe that all is peaceful and not
to act as an occupation force. They can see that we are
not terrorizing anybody. Even now we are not terrorizing
anybody. When the U.N. is here they can bear witness that
what we are saying is the truth.

Q: I assume you know that NATO will not accept your
idea of a compromise.

Milosevic: Well, I don't know what NATO will accept. IF
NATO insists on the occupation of our country, we have no
choice but to defend ourselves against this further act of
aggression.

Q: If you wouldn't quibble about the word "force" for
U.N. peacekeepers, the end of hostilities could be
speeded up.

Milosevic: But I told you we are willing to accept a
U.N. presence and are ready to negotiate its composition.
But please understand that after all those crimes against
our nation and its people, we cannot accept
representatives of the countries that committed aggression
against us. We would like to see representatives of
neutral countries.

Q: Any further points?

Milosevic: My fourth point is the political process. We
will continue direct negotiations with Mr. Rugova in the
presence of the international community. They can listen
to every single word that is spoken, but they cannot act
as mediators. We want to achieve the widest possible
autonomy for Kosovo within Serbia.

So we must negotiate the composition of new institutions
and the local police. Before the war, there were 120
villages with elected Albanian local police. Some were
killed by KLA terrorists. My fifth point is free access
for UNHCR and the International Red Cross. Sixth, an
economic recovery plan for the three Yugoslav federation
states that have been heavily damaged by NATO aggression.

Q: Back to the compositon of U.N. peacekeepers, which
you don't like

to call a force. Since NATO members are not acceptable,
what would you see to European participation as EU, not as
individual NATO countries.?

Milosevic: There are European countries that are not
members of NATO, like Ireland, that would be acceptable.

Q: Contingents from Russia, Ukraine and Belarus have
also been mentioned.

Milosevic: They, too, would be acceptable.

Q: Surely you are not prepared to face several more
weeks of NATO bombing as the diplomatic haggling
continues.

Milosevic: One more day is too much. But what choice do
we have if NATO insists on occupying Yugoslavia. To that
we will never surrender. We Serbs are as one on this life
and death issue of national honor and sovereignty.

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1999 by United Press International.

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Copyright 1999 by United Press International

diffuso sulla lista STOP NATO: ¡NO PASARAN! -
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