Jugoinfo

STRAGI DI STATO - STRAGI DELLA N.A.T.O.


In seguito al nostro messaggio "Un 'traditore' nella NATO" sul
caso Bunel ( http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/377 )
abbiamo ricevuto da M. Cristaldi il seguente commento:


> Constatata la mancata resurrezione delle BR, richiesta a gran voce dai
> responsabili di governo, siamo in attesa di un traditore della CIA che ci
> chiarisca altrettanto bene la vicenda dell'omicidio D'Antona eseguito a
> Roma durante l'attacco bellico alla Jugoslavia.


Sulla strategia della tensione a venti anni dalla strage della stazione
di Bologna segnaliamo invece da "La Repubblica" di oggi:


http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20000804/interni/06malet.html

Maletti, la spia latitante
"La Cia dietro quelle bombe"

"Andreotti, Leone e i silenzi interessati della politica"
Dal Sudafrica parla l'uomo del Sid condannato per depistaggio. "Saldo il
mio
debito di verità con l'Italia"

dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMO

JOHANNESBURG - "Sono stanco di pagare per altri. Obbligato all'esilio,
condanne per 31 anni, nove ancora da scontare. Mi sembra un po'
troppo... so
di avere un debito di verità nei confronti dell'Italia". Gli occhi della
vecchia spia si perdono oltre il parco del quartiere residenziale di
Rosebank, Sudafrica. Bugie, misteri, faide e lotte intestine. E poi quei
morti, gli attentati, nelle banche, sui treni, nelle piazze. Gianadelio
Maletti, classe 1921, generale di divisione, cittadino sudafricano dal
1980,
assistito dall'avvocato Michele Gentiloni, è disposto a rivelare ciò che
sa.
La sua verità. Di sicuro ci sono le sue condanne: per depistaggio, per
avere
aiutato i neofascisti Giannettini e Pozzan, per avere deviato le
indagini
sulla bomba di Bertoli alla questura di Milano. Propone la sua verità
vista
"da dentro". Nel 1971 è nominato capo del reparto D: punta di diamante
del
nostro controspionaggio militare.
Generale, avrà saputo della relazione di minoranza della Commissione
Stragi.
Si afferma che la strategia della tensione fu di stampo atlantista.
"Ho saputo e letto qualcosa. E immagino che quall'atlantista stia per
americano. Usa".
Sì. Lei cosa ne pensa?
"Era una necessità della Nato raccogliere notizie ed elaborarne il più
possibile. Ma chi le usava e le manipolava era il Servizio americano, la
Cia".
Ne ebbe prova diretta?
"Avevo personalmente rapporti con la Cia. Con Stone, detto Rocky, capo
della
stazione di Roma e Mike Sedinuoui, un agente di origini algerine.
Eravamo in
contatto per motivi di controspionaggio".
Lei sospettava che la strategia delle bombe avesse una regia
internazionale?
"Sospettavo, senza precisi riscontri".
E questo non era sufficiente per allarmarsi, per avviare un lavoro di
intelligence?
"Noi, come Sid, non eravamo in condizioni di fare nulla. Almeno nei
confronti degli americani. Poi il tempo ci portò le prime conferme. La
Cia,
in Italia, aveva la più importante sezione sulla sicurezza di tutta
l'Europa
occidentale. Le informazioni venivano poi confrontate con l'altra
potentissima centrale presente in Germania".
Germania?
"Sì, la Germania era stato un paese di reclutamento sin dalla fine della
seconda guerra mondiale. La Cia voleva creare, attraverso la rinascita
di
una nazionalismo esasperato e con il contributo dell'estrema destra,
Ordine
nuovo in particolare, l'arresto di questo scivolamento verso sinistra.
Questo è il presupposto di base della strategia della tensione".
In che modo?
"Lasciando fare".
E i nostri servizi ne erano consapevoli o addirittura complici?
"Non c'era piena consapevolezza. Ma esisteva un orientamento nei servizi
favorevole a questo progetto".
In che modo la Cia utilizzò Ordine nuovo?
"Con i suoi infiltrati e con i suoi collaboratori. In varie città
italiane e
in alcune basi della Nato: Aviano, Napoli... La Cia aveva funzioni di
collegamento tra diversi gruppi di estrema destra italiani e tedeschi e
dettava le regole di comportamento. Fornendo anche il materiale".
Esplosivi, armi?
"Numerosi carichi di esplosivo arrivavano dalla Germania via Gottardo
direttamente in Friuli e in Veneto".
E il Sid cosa faceva? Assisteva inerte o subiva?
"Ne parlavo spesso con i collaboratori. Ma non tutti dimostravano di
essere
consapevoli di questa situazione. O erano favorevoli al progetto".
E i suoi referenti politici?
"Li ho contattati, spesso scavalcando il mio capo, il generale Miceli.
Tanassi, Andreotti, Gui. Ma trovavo anche con loro un certo interesse
distaccato. Solo Andreotti...".
Cosa, Andreotti?
"Andreotti no, lui era invece molto interessato. Soprattutto del
terrorismo
di destra e dei tentativi di golpe in Italia. Anche se ogni mia
iniziativa
era vista come una fastidiosa ingerenza".
Ma avrà pure trasmesso, come capo ufficio D, una informativa al governo.
"Tantissime. Che restavano sempre lettera morta. Il Sid era visto con
diffidenza".
Forse perché anche il Sid sapeva ma faceva finta di niente.
"Ad Andreotti parlai personalmente dei tentativi di golpe. Miceli non
voleva
che il rapporto sul golpe Borghese finisse nelle sue mani e mi dissuase
dal
consegnarglielo. Aveva paura di quel rapporto perché risultava essere
stato
in contatto con alcuni uomini del golpe. Io mi resi conto che nel
dossier
figuravano nomi di alti ufficiali seduti in posti di comando e che se
fosse
stato trasmesso alla magistratura avrebbe provocato un terremoto".
E lei, lo nascose.
"Io lo portai ad Andreotti e gli spiegai le mie perplessità".
In quel rapporto c'era una prima prova del coinvolgimento Usa nei
tentativi
di golpe.
"C'era la prova del coinvolgimento di alti uffciali delle nostre forze
armate".
C'era stata piazza Fontana da poco. Lei credette alla pista di sinistra?
"Tutto lasciava pensare questo. Ma io sapevo benissimo che la matrice
era di
destra".
Ma continuò a svolgere il suo lavoro di intelligence e di infiltrazione
a
sinistra.
"La sinistra andava comunque controllata. Della destra sapevamo tutto".
Infiltravate anche Ordine nuovo?
"Certo. Bisognava ottenere quelle informazioni che la Cia conosceva
benissimo ma che noi ignoravamo".
Ma Ordine nuovo infiltrava anche voi del Sid. Chi, dunque, infiltrava
chi?
"Ebbi la sensazione di lavorare in un vero e proprio verminaio. Ma me ne
resi conto troppo tardi".
I suoi centri non le segnalarono mai niente su Ordine Nuovo?
"Molto spesso. Il problema era capire se le notizie erano vere o false.
Nel
1972 mi resi conto della gravità della situazione. Il centro di Padova
ci
segnala che dalla Germania, via Gottardo, arrivavano carichi di
esplosivi
destinati a Ordine nuovo. Lo segnalammo a livelli più alti".
E cosa accadde?
"Niente. Ma scoprimmo e segnalammo anche che l'esplosivo usato a piazza
Fontana proveniva da uno di questi carichi".
Quindi è logico sostenere che il mandante di piazza Fontana sia la Cia?
"Non ci sono le prove dirette, ma è così".
E voi del Sid, lei generale Maletti, cosciente di questa strategia ha
accettato la sudditanza dei nostri servizi alla volontà della Cia. Anche
davanti alle bombe e ai morti innocenti?
"Abbiamo attivato le nostre fonti e abbiamo fatto tutto quello che si
poteva
fare Il potere politico, che non poteva non sapere, non ci ha mai dato
una
direttiva".
Non sarebbe stato meglio dimettersi?
"Mi hanno accusato di simpatie verso Israele. Ma la cattura dei 5
palestinesi a Ostia decisi a far saltare in aria un aereo della El Al
evitò
altre centinaia di morti".
Salvava alcune vite, ma ne sacrificava altre. Anche lei prigioniero del
suo
potere dentro il Sid?
"Io sento un peso fortissimo, come italiano, di quello che è successo.
Mi
sento quasi umiliato di ciò che non abbiamo fatto per impedire tanti
morti.
Chi ha portato avanti questo progetto, che ha ucciso tanti italiani è
italiano. E lo ha fatto, aderendo ad un progetto portato avanti da un
servizio straniero, per ottenere un proprio vantaggio. Di potere".
Ma i politici dominanti del momento, sapevano?
"E' ovvio che sapevano. Anche se non ci saranno mai le prove per
incastrarli. Se i vari capi dei servizi, da Miceli a Casardi, hanno
informato i politici, come era loro interesse, lo hanno fatto anche
attraverso riunioni informali".
Un silenzio che conveniva?
"Da parte dei politici? No, sarebbe criminale. La vera responsabilità
politica nella strategia della tensione è che nessuno ha mai preso delle
decisioni, mai nessun uomo politico ha parlato e agito in termini
politici.
Forlani, l'ho conosciuto troppo poco e mi ha silurato quando ero
diventato
un fastidio. Andreotti, è un uomo intelligente e furbo. Due qualità che
raramente si incontrano assieme, nello stesso individuo. Mi ricorda il
grande vecchio creato da una certa pubblicistica".
E oggi cosa pensa?
"E' un ruolo che gli si addice".
Ma come poteva continuare ad avere i contatti con la Cia, generale, pur
sapendo cosa tramava?
"Non si può dire che la Cia avesse un ruolo attivo e diretto nelle
stragi.
Ma che sapessero e conoscessero obiettivi e autori è vero".
La loro strategia, che puntava a fronteggiare il pericolo comunista, era
talmente cinica da passare sopra centinaia di morti innocenti?
"La Cia ha cercato di fare ciò che aveva fatto in Grecia nel '67 quando
il
golpe mise fuori gioco Papandreu. In Italia, le è sfuggita di mano la
situazione. L'effetto che alcuni attentati dovevano produrre è andato
oltre.
Per piazza Fontana, che io sappia, è andata così. Devo presumere anche
per
piazza della Loggia, per l'Italicus, per Bologna. Riguardo ai politici,
voglio aggiungere una sensazione che per me è quasi una certezza. A quel
tempo, molti di loro, compreso il Capo dello Stato, Leone, furono
costretti
ad accettare il gioco. Perché ognuno aveva avuto la garanzia che il
gioco
non avrebbe superato certi limiti".
E lei, oggi, si sente con la coscienza a posto? Anche per Argo 16,
l'aereo
del Sid precipitato a Marghera?
"Su quell'aereo sono morte persone che conoscevo benissimo".
E' stato sabotato?
"Quando i 5 palestinesi presi ad Ostia vennero rinchiusi nel carcere di
Viterbo, il capo della stazione del Mossad a Roma, Asa Leven, mi venne a
trovare. Mi disse di aver saputo che il governo italiano aveva
intenzione di
restituirli alla Libia. Lui mi chiese di agire assieme, noi e loro, per
sequestrarli".
Nel carcere?
"Sì. Avevano già messo a punto un piano. Noi dovevamo procurarci un
documento giudiziario falso e con una scusa trasferirli dal carcere
verso un
presunto Tribunale. Loro, il Mossad, avrebbero pensato al resto.
Avrebbero
assaltato il furgone, addormentato con un narcotico i 5, li avrebbero
bendati, caricati su un aereo pronto a decollare e trasferiti a Tel
Aviv".
E lei?
"Non se ne fa nulla. I 5, dopo un sommario processo, vengono trasferiti
in
Libia ma l'aereo fa uno scalo a Malta. Qui, tutti si fanno una bella
mangiata di pesce, e vengono notati da degli agenti del Mossad. Una
sosta
infelice. Forse, è stata la conferma definitiva, se ce n'era bisogno,
che i
5 avevano preso il volo. Lungo la rotta di ritorno, Argo 16 precipita".
Altri morti innocenti...
"Una sequela di morti. In un clima da scontro tra servizi che non si
sopportavano e non si fidavano l'uno dell'altro".
Ma le bombe continuavano a esplodere. E voi, del Sid, niente.
"Non c'era più alcuna strategia. I gruppi di estrema destra si erano
sganciati. Ormai c'era solo terrore".


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------

4 AGOSTO

1995: scatta la "Operazione Tempesta" per la cancellazione definitiva
della Repubblica della Krajna Serba dalle cartine geografiche.
Materialmente realizzata dall'esercito della Croazia indipendente,
l'operazione viene coadiuvata dagli USA e dalla NATO.

In Italia, l'"Operazione Tempesta" non trova che flebili voci critiche,
anche in una sinistra drogata dalla campagna antijugoslava ed antiserba,
e gia' favorevole a tutte le "autodeterminazioni" possibili tranne che
quella dei serbi in Croazia e Bosnia. Un mese dopo, l'Italia concedera'
il suo territorio come base di lancio per gli aerei che andranno a
bombardare la Repubblica Serba di Bosnia.


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http://www.veritas.org.yu/

REPUBLIKA SRPSKA KRAJINA
1991-1995

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http://www.marx2001.org/crj/srbe.html#krajna

La nostra pagina su Republika Srpska Krajna e Slavonia Orientale

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http://www.suc.org/~kosta/tar/external/e-USTRAINEDFORCESMASSACRESERBS-121095-GaryWilson-WorkersWorld.html

U.S.-trained forces massacre Serbs
By Gary Wilson

Via Workers World News Service
Reprinted from the Oct. 12, 1995
issue of Workers World newspaper

Details of a mass slaughter of Serbs in the Krajina region
of Croatia are slowly making their way into the U.S. media.

But the news reports remain strangely subdued. There are
no calls for air strikes against the Croatian capital of
Zagreb, as there are regular calls for bombs against the
Serbs. There are no editorials calling for trying the
Croatian leaders for war crimes.

According to investigators for the United Nations,
"Croatian army and police units allegedly burned 60 percent
of the houses" in the Krajina region, reported the Sept. 30
Washington Post. They also "executed elderly Serbs who
remained in the region." Unlike almost every other report of
genocide in the civil war in the former Yugoslavia, the Post
noted that these reports were "unusual in their first-hand
detail."

An open letter from the Belgrade-based Serbian-Jewish
Friendship Society to the American Jewish Committee says
that "anti-Serbian propaganda" is "a twin sister of anti-
Semitism." The letter states that today in Croatia a policy
of eliminating the Serbs is being carried out. This policy
is so thorough that "in Croatia there are [now] no more
Serbs than there are Jews in Germany or Poland." The letter
is signed by the chief rabbi of Yugoslavia as well as many
other prominent Jews of Yugoslavia. But this letter has not
been referred to in the U.S. media.

What's not widely known in this country is that the
Croatian and Bosnian armies are armed and directed by the
Pentagon. The Croatian offensive against the Krajina was
planned after 15 top U.S. military officers--including the
former head of the U.S. Defense Intelligence Agency--were
put in place as "advisers" to the Croatian military.

The Bosnian Army is being "helped" by U.S. military
advisers, including Gen. John Sewall and Gen. John Galvin, a
former NATO supreme commander. Television viewers may have
noticed that the entire Bosnian Army wears U.S. military
uniforms--provided by U.S. military contractors. In the
September/October issue of Foreign Affairs magazine, Gen.
Charles Boyd, the deputy commander in chief of the U.S.
European Command from November 1992 to July 1995, writes
that the much-publicized arms embargo is widely known to be
almost nonexistent. The U.S. discreetly insures a regular
flow of arms to the Bosnian Army.

U.S. media reports are regularly filled with anti-Serb
propaganda. Most refer to the Krajina as a region
"conquered" by the Serbs, implying that the Croatian Army is
simply retaking something that had been taken away.

But the truth is exactly the opposite. The following
exchange shows the propaganda view of the "liberal" media
and gives a response.

On the Aug. 11 broadcast of "All Things Considered" on
National Public Radio, news reader Noah Adams interviewed
author Misha Glenny:

"Adams: Why did Serbia take the Krajina four years ago, if
it is indefensible?

"Glenny: We've got to set one or two things straight here,
Noah, about Serbia taking the Krajina. The Krajina came into
being at the same time as the Croatian republic became
independent when Yugoslavia was collapsing. The Croats
wanted to leave Yugoslavia and the Serbs who lived in the
Krajina wanted to stay in Yugoslavia. So we simply can't use
terms like `Serbia occupying the Krajina' or something like
that. These people had been, until five days ago, living and
farming this territory for over 300 years."

What is happening in Bosnia is nothing like what's being
reported by the big business-controlled media.

It's like the Gulf War against Iraq. Many of the media
stories at that time turned out to be complete fabrications
to support the Pentagon's propaganda needs.

For example, according to Fairness and Accuracy in
Reporting, "most U.S. news outlets uncritically accepted the
story that 300 premature babies died when Iraqi soldiers
removed them from incubators." But after the war was over,
the New York Times (Feb. 28, 1991) put a two-sentence
retraction deep inside an article saying: "Some of the
atrocities that had been reported, such as the killing of
infants in the main hospitals shortly after the invasion,
are untrue or have been exaggerated, Kuwaitis said. Hospital
officials, for instance, said that stories circulated about
the killing of 300 children were incorrect."

Following is some background information on the history of
Yugoslavia and the officials in Croatia and Bosnia who are
backed by the U.S.

SOCIALIST YUGOSLAVIA

Yugoslavia was different from almost every other country
in the world in its ethnic diversity. It had no majority
nationality. It was a nation of minorities.

Socialist Yugoslavia had gone a long way toward uniting
the nationalities while recognizing the rights of self-
determination for the different peoples of the region. It
was only during the socialist era that the Balkans were free
from ethnic war.

That's because of the policies of the Yugoslav League of
Communists and its leader, Tito. According to the book "War
in the Shadows" by Robert Asprey, the Communist party's
promise of equal rights for all the nationalities "appealed
to a great many unaligned people who loathed the repressive
pre-war order represented by the [U.S.-backed] government-
in-exile through Mihailovic's Chetniks. The harshness of
German and Italian occupation policies further influenced
the population in favor of the Partisans, who possessed much
wider support than either Western allied observers or
Germans supposed."

The U.S. opposed the Communist government from the
beginning and supported Chetniks in exile for the entire
Cold War period. The Cold War was really a period when the
U.S. government pursued a policy of destroying socialism in
the Soviet Union as well as Eastern Europe, including
Yugoslavia. U.S. overt and covert subversion, sabotage and
treachery were more important factors in the destruction of
Yugoslavia than any ethnic animosities.

U.S. ANTI-MUSLIM POLICIES

The most popular Muslim leader in Bosnia is not Alija
Izetbegovic. By popular vote, Fikret Abdic was the most
widely supported Muslim leader. But he was anti-U.S. and
against the breakup of Yugoslavia. He supported Muslim-
Serbian-Croatian cooperation.

With U.S. support, a narrow grouping around Izetbegovic
forced Abdic out of the Bosnian government, where he was
part of the collective presidency. The media call Abdic the
"renegade Muslim." He led an army opposing the Izetbegovic
regime that was allied with the Bosnian Serbs. Last spring,
he was captured by the Croatian Army in the Bihac region.

ALIJA IZETBEGOVIC

The regime of Alija Izetbegovic is thoroughly backed by
the U.S. government and military. In fact, its foreign
minister, Mohamed Sacirbey, is a U.S. citizen.

The government itself has carried out criminal attacks.
According to an article in The Nation by David Binder, the
two bloodiest bombings of the civilian marketplace in
downtown Sarajevo have been traced to the forces of the
Izetbegovic government.

Izetbegovic is a long-time anti-communist of the type
supported by the U.S. throughout the Cold War.

During World War II, he was a member of a group that
included many collaborators with the Nazi occupiers. In
1949, Izetbegovic was one of the leaders of a revolt against
the Tito government. He and several others were sent to
prison.

Izetbegovic continued his anti-communist activities once
he was out. He maintained close contact with U.S.-backed
exile groups.

In 1970, he published an "Islamic Declaration" that said,
"There can be neither peace nor coexistence between the
Islamic faith and non-Islamic social and political institutions."

In 1983, he and 12 others were convicted for counter-
revolutionary acts, including the advocacy of an "ethnically
pure Bosnia-Herzegovina."

FRANJO TUDJMAN

Croatian President Franjo Tudjman is another darling of
the U.S. government. He has received considerable backing
from the Pentagon and State Department. When he spoke at the
opening of the Holocaust Museum in Washington as a Clinton-
invited guest of honor, many in the audience walked out.
This is the man who once declared, "Thank god my wife is
neither a Serb nor a Jew."

Tudjman is a Croatian nationalist and anti-communist. His
government has adopted the flag and currency of the fascist
Ustashe regime during World War II.

His book "Wastelands: Historical Truths" asserts that
"only" 900,000 Jews died in the Holocaust, not 6 million. He
also asserts that no more than 70,000 Serbs were killed in
the Ustashe death camps.

According to Alfred Lipson, a senior researcher at the
Holocaust Resource Center and Archives at Queensborough
Community College in New York, "more than 60,000 Jews died"
at the death camp in Jasenovac, Croatia, "along with 27,000
Gypsies; the Serbs, the most anti-Nazi ethnic group in
Yugoslavia, suffered the greatest losses--1.2 million."
(Forward, Nov. 11, 1994)

Although the U.S. has brokered a Croatian-Bosnian
federation between Tudjman and Izetbegovic, it is a shaky
alliance at best. Tudjman is violently anti-Muslim, to the
point of even denying the Muslims legitimacy. In an
interview in the Sept. 25 French daily Le Figaro, Tudjman
said that the Muslims are really Croatians who should
eventually be incorporated into Croatia.

Tudjman says in the Le Figaro interview that he sees his
task in the Croatian-Bosnian federation as "Europeanizing"
the Muslims and "bringing them into European civilization."

In his racist ravings, Tudjman sounds like Los Angeles cop
Mark Fuhrman. Except Tudjman heads up a country. According
to an Aug. 19 New York Times profile, Tudjman came to power
"helped by financing from anti-communist Croatian emigres in
the United States and Canada." What the Times doesn't
mention is that these groups are ultimately financed by the
CIA. It was this U.S.-based support that put Tudjman at the
head of the Croatian government.

- END -


(Copyright Workers World Service:
Permission to reprint
granted if source is cited. For more
information contact
Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011;
via e-mail:
ww@.... For subscription info
send message to:
ww-info@....)

---

SULL'ADDESTRAMENTO FORNITO DAGLI USA ALLE TRUPPE DI TUDJMAN
PER LA "OPERAZIONE TEMPESTA", E NON SOLO, SI VEDA:

http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/241
"LA PRIVATIZZAZIONE DELLA GUERRA"

---


The Ottawa Serbian Heritage Society
3662 Albion Rd. South, Gloucester, Ontario, K1T 1A3,
serbian.heritage@...

PRESS RELEASE
REMEMBERING KRAJINA

Join us in commemorating ethnocide and genocide
committed on Serbs in
Krajina , Bosnia and Kosovo.
August 4th is Krajina Dan, the Memorial Day for
Serbian Krajina.
This commemorates the day that Knin, the capital of the
Serbian Krajina
region, fell to invading Croatian forces in 1995. Croatia
continues to
occupy the region today and of more than 250,000 Serbian
people whom the
Croatian Army either killed or ethnically-cleansed out of the
region in
August, 1995, the number who have returned is virtually zero
to this date.
Every August 4th a Krajina Dan Memorial is held to remember
the victims of
this genocide. This year's program is:
Memorial Prayer Service and a wrath laying at the
Human Rights
Memorial, Elgin and Lisgar streets, at 6:00pm - 6: 30pm.

For further information pls. contact Mrs. Radmila Swann
(serbian.heritage@...)


Slobodanka Borojevic, president
The Ottawa Serbian Heritage Society

As Croatian troops launched their assault on August 4 ,
1995, U.S. NATO
aircraft destroyed Serbian radar and anti-aircraft defenses.
American EA-6B
electronic warfare aircraft patrolled the air in support of
the invasion ....
The roads were clogged with Serb refugees, and Croatian
aircraft bombed
and strafed refugee columns....
A Red Cross representative in Banja Luka said, "I've never
seen anything
like it. People are arriving at a terrifying rate." Bosnian
Muslim troops
crossed the border and cut off Serbian escape routes.
Trapped refugees were
massacred as they were pounded by Croatian and Muslim
artillery. Nearly
1,700 refugees simply vanished. (3). ....
Massacres continued for several weeks after the fall of
Krajina, and UN
patrols discovered numerous fresh unmarked graves and bodies
of murdered
civilians. (7)...
UN spokesman Chris Gunness noted that UN personnel
continued to discover
bodies, many of whom had been decapitated. (8) British
journalist Robert
Fisk reported the murder of elderly Serbs, many of whom were
burned alive
in their homes. He adds, "At Golubic, UN officers have
found the
decomposing remains of five people... the head of one of the
victims was
found 150 feet from his body. (11)...
Following the invasion of Krajina, the U.S. rewarded
Croatia with an
agreement "broadening existing cooperation" between MPRI and
the Croatian
military. (18) U.S. advisors assisted in the reorganization
of the Croatian
Army. Referring to this reorganization in an interview with
the newspaper
Vecernji List, Croatian General Tihomir Blaskic said, "We
are building the
foundations of our organization on the traditions of the
Croatian home
guard" - pro-Nazi troops in World War II. (19) ...

This study is based on a paper presented in book "NATO in
the Balkans"
(ISBN 0-9656916-2-4), pages 131 - 140.
http://www.reagan.com/HotTopics.main/HotMike/document-5.13.1999.8.html


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------

ANCORA UN LIBRO CHE IN ITALIA NESSUNO RECENSIRA' NE' PUBBLICHERA':

Pierre-Henri Bunel, *Crimes de guerre à l’OTAN*,
Paris, Editions 1, $$$ p., 110 FF, parution juin 2000.


---

La seguente INTERVISTA A PIERRE-HENRI BUNEL e' stata
pubblicata dalla rivista marxista tedesca KONKRET n.8/2000
http://www.infolinks.de/medien/konkret/

-

Il maggiore Pierre-Henri Bunel ha prestato servizio dal 1972 al 1999
nell'Esercito francese; e' specialista per il terrorismo islamico ed e'
stato ufficiale per le informazioni per 13 anni. Bunel ha partecipato
alla
seconda guerra del Golfo, nel 1995-96 ha fatto parte del Comando delle
truppe di intervento rapido della NATO in Bosnia-Erzegovina e dal 1996
all'autunno 1998 ha lavorato nel Quartier Generale della NATO a
Bruxelles.
All'inizio dell'ottobre 1998 e' stato arrestato ed incriminato per alto
tradimento: avrebbe trasmesso piani segreti della NATO a Belgrado.
Dopo aver scontato 10
mesi di custodia cautelare e' adesso in attesa di processo.

D: Quando le e' stato chiaro che la NATO avrebbe attaccato la
Jugoslavia?

R: Nel settembre 1998. Ho incontrato il primo segretario della missione
jugoslava presso la UE, Milanovic, esclusivamente il 23 luglio ed il
primo
ottobre 1998. Il 23 luglio non era stata ancora presa nessuna decisione.
Ma gli statunitensi gia' lavoravano ai piani operativi. Solo dopo il mio
rientro dalle ferie, nel settembre, venni a sapere di cosa si trattava.
L'ufficiale che da noi si occupava di questo mi ha detto testualmente:
"Gli americani vogliono bombardare la Jugoslavia a qualsiasi costo" e
"ci
troveremo dinanzi ad una nuova catastrofe".

D: Lei ritiene che il governo francese l'abbia usata come "capro
espiatorio"?

R: Si. Il Ministro francese della Difesa disse che le informazioni che
io
trasmisi a Milanovic non potevano in nessun modo compromettere le nostre
operazioni ne' mettere in pericolo le nostre truppe. Purtuttavia mi ha
consegnato alla giustizia.
Io non ho operato di mia iniziativa. A Milanovic telefonai dal mio
ufficio. Io credevo che i francesi si sarebbero rapportati con gli
alleati
e che il fine della mia trasmissione di informazioni sarebbe stato
quello
di indurre Milosevic a ritirare le sue truppe da Kosovo.

D: A quanto pare gli americani non volevano questo.

R: No! Loro avevano bisogno di Milosevic. Avevano bisogno quantomeno di
ottenere una vittoria su di un dittatore. Con Saddam Hussein non aveva
funzionato. Percio' la macchina da guerra americana stavolta doveva
colpire per costringere Milosevic a ritirare le sue truppe.

D: Questo pero' e' avvenuto solo il 24 marzo 1999. Tuttavia nell'ottobre
1998 Milosevic si era mostrato disponibile al ritiro dal Kosovo. Era un
risultato della vostra trasmissione di informazioni?

R: In ottobre Milanovic ha telefonato varie volte nel mio ufficio ma
senza trovarmi. Dunque sapeva bene che ero stato allontanato
dall'incarico
e che cio' che gli avevo trasmesso doveva essere qualcosa di importante.

D: Dopo il ritiro dell'esercito jugoslavo nella meta' di ottobre 1998
l'UCK ha preso le sue posizioni. Ed alla meta' di gennaio si e' arrivati
al cosiddetto massacro di Racak.

R: Nel caso di Racak si e' trattato, cosi' come nel cosiddetto massacro
di
Markale a Sarajevo nell'agosto 1995, di una buona scusa per bombardare i
serbi. Come ex militare io so cos'e' una strage. Ci hanno fatto vedere
le
foto di Racak, sulle quali i cadaveri erano tutti perfettamente
allineati.
Le ferite non erano tutte uguali. Se uno fa una strage, di regola le
vittime vengono uccise tutte allo stesso modo, ed hanno le stesse
ferite.
Percio' sono giunto alla conclusione che i cadaveri fossero stati
riuniti
e messi tutti in fila.

D: L'ambasciata cinese e' stata bombardata intenzionalmente durante la
guerra?

R: Si! E' stata colpita cinque volte da missili comandati con il laser,
cinque volte! Se fosse stato un unico Tomahawk si sarebbe potuto credere
all'errore, perche' questi non hanno una grande precisione sul
bersaglio.
E poi, io durante la guerra del Golfo ho visto come preparano le loro
carte gli americani, e come si procurano le munizioni. Per Belgrado nel
quartiere generale della NATO ci siamo comportati proprio nella stessa
maniera. Percio' io sapevo dove si trovava l'ambasciata cinese, perche'
questa era inclusa nella lista delle rappresentanze diplomatiche a
Belgrado. Questa lista l'ho avuta dal dipartimento informazioni della
NATO.

D: Nel suo libro "Crimini di guerra nella NATO" lei descrive le
differenziazioni all'interno della NATO in Bosnia.

R: Non proprio nel cuore della NATO. I militari americani nel cuore
della
NATO non hanno mai giocato storto. Molto piu' problematico e' stato il
rapporto di tutti, all'interno della NATO, con la CIA.

D: Come si evidenziava questo?

R: Ad esempio nell'affare del campo terrorista musulmano a Pogorelica:
la
nostra operazione contro il campo e' stata tradita. Qualcuno ne deve
avere
fatto menzione. Dopodiche' abbiamo condotto una indagine, per trovare
il
"punto debole" al nostro interno. E pur senza poterlo dire con estrema
sicurezza, tutto ci indirizzava sul servizio segreto statunitense.

D: Lei non parla di crimini di guerra "della" bensi' "nella" NATO. Quale
sarebbe la differenza?

R: Dal 1989 nei Balcani abbiamo fatto grossi errori. Innanzitutto
abbiamo
tollerato Milosevic. Poi - e di questo responsabile e' la Germania - si
e'
sancita la frantumazione della Jugoslavia, riconoscendo Slovenia e
Croazia. Il cancelliere federale Kohl a quel tempo persegui' una nuova
"Ostpolitik". Percio' io parlo di crimini di guerra "nella" NATO, e non
di
crimini di guerra "della" NATO. La NATO e' solo una organizzazione con
funzionari civili e militari. Quelli che hanno commesso crimini di
guerra
sono i responsabili nei governi.

(trad. a cura del CRJ; distributed without permission, for fair use
only)

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http://www.albaniannews.com (Click on Full Edition;
click on Friday, July 28, 2000)
Albanian Daily News
July 28, 2000



French Officer Says NATO Deliberately Bombed China
Embassy


VIENNA - A former French intelligence officer who
served at the headquarters of the North Atlantic
Treaty Organization (NATO) forces during the Kosovo
crisis said in an interview with a German magazine
that the NATO bombing of the Chinese Embassy in
Belgrade in May 1999 was done on purpose.

Maj. Pierre Bunel, who is facing trial for leaking
intelligence material to Yugoslavia while working at
the NATO headquarters, told the German monthly Konkret
that he had seen a NATO intelligence list of
diplomatic missions in Belgrade showing the correct
location of China’s embassy.

The United States, which carried out the bombing
mission, has called the attack a mistake, saying the
U.S. Central Intelligence Agency selected the bombing
target using an outdated map that did not show the
embassy on the site bombed by U.S. warplanes.

According to Bunel, preparations for the NATO bombing
operation had been completed by the fall of 1998 and
NATO chose the targets and prepared the ammunition
based on U.S.-supplied maps.

“I know where the Chinese Embassy was located because
it was on...the list I got from the intelligence
department of NATO,” Bunel told Konkret. The magazine
will be on sale Friday.

“The embassy was hit by five laser-guided rockets,
five! If it had been a single Tomahawk (cruise
missile), you could have believed it was a mistake,”
he said.

Bunel was arrested in October 1998 for passing secret
NATO maps to Belgrade. He was released on bail in
September last year pending trial on charges on high
treason. (Kyodo news agency)

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SUJET

La confession d’un "traître", ou l’OTAN vue du dedans.

RESUME

Arrêté en automne 1998 sous l’acccusation d’avoir livré aux Serbes le
plan des
"frappes" de l’OTAN contre la RF de Yougoslavie, le commandant Bunel,
s’estimant
victime d’une accusation injuste, a choisi de s’expliquer publiquement
avant
son
procès. Son livre nous apprend qu’au sein de l’armada démocratique, le
crime de
guerre est un procédé ordinaire et admis, et que la manipulation des
faits,
omniprésente, n’épargne même pas les manipulateurs.

CRITIQUE

Ah! comme le Pacte de Varsovie eût été aimable sans l’URSS! Hypothèse
absurde,
évidemment, mais non moins absurde que de faire croire, aujourd’hui, à
une
fronde antiaméricaine au sein de l’OTAN.
C’est pourtant l’argument que le commandant Bunel a choisi pour fonder
sa
défense dans un livre qui laisse une impression équivoque.
Oui, explique-t-il, il a bien livré des documents aux Serbes. Mais
d’abord, ces
documents n’étaient ni très secrets, ni dangereux. Et ensuite, il ne l’a
pas
fait parce qu’il était proserbe, mais pour servir l’OTAN. Enfin, s’il a
été
dénoncé à tort, c’est qu’il s’est mis en travers du chemin d’un
mastodonte :
les
Etats-Unis, qui tiennent l’OTAN elle-même en esclavage.

A l’heure où Astérix renaît sous les traits de José Bové, un tel
scénario
touchera le public. Certains Européens exaspérés trouveront un
soulagement dans
cet ouvrage où les Américains apparaissent le plus souvent balourds,
fats,
superstitieusement technocrates, impérialement bureaucrates,
maladivement
suspicieux, très lâches et passablement puérils.
Sous l’impulsion de ces gens-là, nous explique Bunel, c’est tout l’art
de la
guerre européen qui sombre de conserve avec les souverainetés et les
cultures
nationales. Leur devise: zéro mort. (côté U.S., bien entendu). Leurs
armes: des
canons contre des lièvres. Leur diplomatie: mentir, bombarder, puis
mentir et
mentir encore. Leurs mobiles: l’argent et la domination. Leur outil:
l’OTAN,
alliance dont ils ont dénaturé la finalité et qu’ils ont retournée
contre
elle-même, c’est-à-dire contre l’Europe.

Bunel livre une relation subtile et bien documentée des dissensions
intestines
concernant le problème islamiste en Bosnie, Français et Britanniques
s’efforçant
d’extirper la peste fondamentaliste-terroriste face à une administration

américaine qui, elle, s’ingénie à la couvrir. Il détaille ainsi
l’opération
"Grouse", sommet des audaces européennes, qui permit de démanteler un
camp
d’entraînement islamiste en Bosnie, créant quelque mauvaise presse au
gouvernement de Sarajevo, mais qui n’eut finalement qu’un impact
anecdotique.
Au terme de la première partie de son livre, consacrée au problème
bosniaque,
Bunel assassine à la fois les accords de Dayton et le rôle que les pays
Occidentaux jouent dans ce pays:

"Il faut se souvenir que, pour beaucoup [de Bosniaques, quels qu’ils
soient],
les accords de Dayton n’ont pas plus de valeur que l’armistice de 1940
pour les
patriotes français qui ont résisté pendant l’occupation nazie." (p.
162)

Et le baroudeur du renseignement de conclure, désenchanté:

"J’avais touché du doigt ,une fois de plus, les incohérences des
dirigeants des
grands pays, causes des malheurs des peuples sur le destin desquels ils
interviennent sans qu’on leur ait rien demandé."

Mais c’est dans la seconde partie seulement que l’ouvrage justifie son
titre.
En
comparaison de l’agression qui se trame contre la Serbie, l’époque de
Dayton
paraît un modèle de fair-play. En 1998, escomptant la minable publicité
d’un
"Dayton bis" à domicile, la France se poste en tête de la meute
antiserbe et,
pour prouver sa loyauté, sacrifie publiquement son "traître à l’OTAN".
Elle
obtiendra Rambouillet, où le sordide guet-apens des "accords de paix"
falsifiés
par Mme Albright et ses complices viendra ternir devant l’histoire l’un
des
noms
emblématiques de la civilisation française.
La suite sera, selon Bunel, la seule chose que l’OTAN ait été entraînée
à
faire:
une "opération de guerre totale" (p. 198), préméditée dans le détail au
moins
depuis 1997, dans un climat frénétique:

"Délibérément, les gouvernements des pays de l’OTAN acceptaient l’augure
de
frappes massives et sans nuances sur tout un pays, pour essayer de faire
plier
son dirigeant honni. Une sorte d’hystérie colorait les propos des
participants
aux réunions civiles et militaires lorsqu’ils parlaient des "Serbes".
Manifestement, ils perdaient de vue que s’ils devaient faire "jouer
l’opération", ils feraient frapper des civils, dont beaucoup ne seraient
pas
serbes, et que, parmi les Serbes, tous ne soutenaient pas Milosevic."
(p. 198)

Le crime de guerre est sciemment intégré au programme:

"les plans prévoyaient de commencer par détruire toutes les
infrastructures
civiles stratégiques du pays, avant de s’attaquer ensuite aux forces
militaires"
(ibid.).

Quant aux mobiles réels de l’agression, Bunel avance une explication
stupéfiante
de cynisme: pour être en règle avec les accords START signés avec les
Russes,

"il fallait démanteler, entre autres types d’équipement, un certain
nombre de
missiles de croisière Tomahawk (...) Mais démonter des missiles de
croisière
déjà payés sur les budgets antérieurs est une dépense réellement
stupide. Il
vaut mieux les tirer. Cela fait un exercice pour les militaires et ne
coûte
plus
rien au budget." (p. 184) (1)

D’où, sans doute, les salves tirées sans rime ni raison contre la
Somalie et
l’Afghanistan en été 1998 et la hâte des Américains, cette année-là, à
bombarder
le premier venu. Deux cibles sont toujours à disposition: l’Irak et la
Serbie.
Cette dernière fait l’objet d’un chantage. Bunel mène alors son
opération
fatale
pour tenter de persuader Belgrade que l’affaire est sérieuse. Par son
mérite ou
non, Belgrade s’en tire in extremis en retirant ses forces spéciales du
Kosovo.
On est en octobre 1998. La Serbie a obtenu un sursis capital de cinq
mois
d’hiver. L’Irak essuiera à sa place des mois de bombardements
meurtriers,
injustifiés, si quotidiens que les médias ne les relèveront même plus.
Mais le Tomahawk, ce n’est pas le pire. Parmi les innombrables moyens
mobilisés
pour tuer sans coup férir un petit Etat ruiné, les "monstrueuses bombes
à
fragmentation", parade hypocrite au traité d’interdiction des mines
antipersonnelles:

"...seules les munitions posées par voie terrestre étaient concernées
par le
traité d’Ottawa, et étaient donc désormais interdites. Les bombes à
sous-munitions restaient autorisées. Bel exemple de morale politique:
une
cluster bomb coûte le prix d’une "Clio" Renault, il faut pouvoir se la
payer
(...) Avec cet accord, les pays riches ont donc désarmé les pays
pauvres, mais
restent libres de continuer à assassiner hardiment." (p. 191)

Quelque 1400 de ces containers à mines seront déversés en Yougoslavie:
ils ont
"pour objectif de "polluer" le terrain". Les soldats de l’OTAN
l’apprendront à
leurs dépens au Kosovo, où l’arjmée serbe leur a livré son plan de
minage,
tandis que les mini-bombes de l’OTAN, dispersées au hasard, continuent à
tuer
chaque jour... pour une fois, sans distinction ethnique.

La plupart des crimes exposés dans "Crimes de guerre à l’OTAN" étaient
notoires.
Mais de par leur énormité même, ils échappaient à l’entendement du
public. Une
famille obsédée par la bienséance peine à croire que son rejeton premier
de
classe est un violeur et un malfrat. C’est aussi à cause d’un préjugé
moral de
ce genre, et non uniquement par devoir professionnel, que le procureur
du TPI,
la Suissesse Carla del Ponte, persiste à nier la qualification juridique

évidente des agissements de l’OTAN. Admettre ces faits, c’est précipiter

l’effondrement d’un modèle de société prospère fondé sur l’alliance de
l’exploitation et de la bonne conscience.
C’est le mérite de Pierre-Henri Bunel d’avoir, le premier, crié de
l’intérieur
du palais que le roi est nu. Mais sa clairvoyance même nous inspire le
malaise:
s’il était conscient de servir une alliance perçue comme une force
d’occupation,
aux agissements contraires à l’intérêt des pays qui la financent, qui a

intégré
le crime de guerre à sa stratégie ordinaire, et qui est manipulée par
des
extraterrestres assoiffés de domination, pourquoi clame-t-il sa loyauté
vis-à-vis de l’OTAN?
Pour un officier français, ou pour n’importe quel homme d’honneur,
trahir le
monstre qu'il décrit était le seul moyen de ne pas trahir l’élémentaire
morale
humaine. Bunel le sait, mais le moyen dont il use pour occulter ce
dilemme
moral
n’est pas élégant. En défendant l’OTAN contre elle-même et gonflant
artificiellement un "ennemi" d’outre-Atlantique, il n’est pas sincère..
Dans
son
livre, où chaque accusation contre l’OTAN est motivée, il relaie des
méchancetés
médiatiques gratuites contre les responsables serbes. A plusieurs
reprises, il
loue la distanciation de la politique chiraquienne vis-à-vis des
penchants
traditionnels de la France, selon lui encore valables sous Mitterrand
(vraiment?), au profit d’un alignement sur les volontés américaines.
Pour ne
pas
dire du bien du peuple banni, Bunel force le trait contre l’autre camp,
mais,
soucieux de ménager les susceptibilités françaises, il inscrit le gros
de
l’addition au compte des Américains (rappelons que son éditeur est lié à

Hachette, donc à Matra, donc au pouvoir). Il sait pourtant que l’OTAN
est
désormais un organisme analogue au pacte de Varsovie: il n’y a qu’un
grand
maître, mais la chaîne des responsabilités irrigue sans rupture les
nomenklaturas consentantes des pays affiliés.

Il est tragique que, dans le climat actuel, un témoin aussi crucial
doive se
censurer pour ne pas nuire à la portée de son témoignage. Gageons
qu’après son
procès, lorsque la désillusion ou la catastrophe aura ouvert les yeux
d’un
grand
nombre de ses concitoyens, le commandant Bunel criera son attachement
aux
valeurs humaines universelles plutôt qu’aux consignes de service d’une
organisation déshonorée.

-SLOBODAN DESPOT

A LIRE

Pierre-Henri Bunel, *Crimes de guerre à l’OTAN*, Paris, Editions 1, $$$
p., 110
FF, parution juin 2000.

NOTE

(1) Cette explication est corroborée par un témoignage de première main:
début
1999, l’attaché militaire américain à Belgrade avait confié à un éminent

historien que son pays cherchait un prétexte quelconque à l’agression
pour
pouvoir tirer ses missiles périmés. L’officier en était désolé, car il
sympathisait avec la nation serbe.

-

L I S E Z - M O I Ç A !
Le monde à livre ouvert.
Lisez et faites connaître !
Contenu: (C) 2000 by Editions L'Age d'Homme, Lausanne, Suisse.
Réactions et contributions :
lisez-moi-ca@...
Pour vous désabonner, envoyez un email à :
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---

Subject: Urgent: Interview with a Nato-"traitor"
Date: Sun, 16 Jul 2000 13:43:28 +0200
From: J.Elsasser@... (Juergen Elsaesser)

Look at my website:
www.juergen-elsaesser.de


Dear friends,

in the August issue of KONKRET we print an interview that might interest
you:
With Commandant Pierre Henri Bunel, french liaison officer in the
Nato-Headquarter in Brussels from 1996 until October 1998. Then he was
arrested
because he handed over top secret military documents including attack
plans
against Yugoslavia to the yugoslav embassy. Fifteeen years of jail are
waiting
for him...

In the interview he says that he already in fall 1998 was informed about
the
Nato-plans to attack Yugoslavia. Also he assures that the destroying of
the
chinese embassy in Belgrad was not a mistake, but was intended. He
thinks so
because in the Nato-Headquarter they had - and even he himself had -
accurate
plans of Belgrade which showed the location of the embassy correctly.

In other parts of the interview he talks about the CIA-support for the
bosnian
Muslims (he was in the headquarter of the Rapid Deployment Force in
Bosnia from
1994 till 1996).

Don't you think, this is hot stuff for your newspaper/magazine? Wouldn't
it be
interesting for you to translate and print it?

KONKRET comes out at 29th of July - but you could get it already on
Monday the
17th of July, if you like. So you have enough time to check it, and
we'll easily
agree about the conditions of reprinting.


Please remail me, if you are interested.

Thank you very much,
your sincerely

J.E.


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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2 AGOSTO

1980: 85 morti e 200 feriti per una bomba fatta esplodere in pieno
giorno alla stazione di Bologna. L'atto piu' sanguinoso tra i tanti
episodi della guerra scatenata da eversione nera, mafia e massoneria,
quadri militari statunitensi e della NATO contro ogni ipotesi di governo
delle sinistre e di svolta democratica nel nostro paese.


---

-> http://chat.clarence.com/contents/societa/memoria/

BANCA DATI DELLA MEMORIA:
STRAGE DI USTICA/ ATTI DEL PROCESSO ANDREOTTI/ IL PROCESSO MORO/
VERBALI COMM. ANTIMAFIA/ IL CASO BARALDINI/ MASSONERIA: Piano di
Rinascita democratica, Elenco iscritti alla Loggia P2/ COMMISSIONE
STRAGI/ FASCISMO/ PIAZZA FONTANA/ DON MILANI/ documenti vari

-> http://www.strano.net/stragi/

STRAGI DI STATO:
ipertesto a cura di Stefano Sansavini
dell'Associazione sTRANO nETWORK
versione 3.0 - Dicembre 1998

-> http://members.planet.it/freewww/cipriani/

FONDAZIONE LUIGI CIPRIANI:
Interventi su stragismo, strategie autoritarie, repressive e
antidemocratiche del potere occulto e palese, con particolare attenzione
ad Ustica ed alla strage di Bologna.

-> http://www.repubblica.it/online/fatti/fontana/fontana/fontana.html

PIAZZA FONTANA:
Strage di Piazza Fontana: spunta un agente Usa
Sito web di Repubblica sulla strage di Piazza Fontana.
Contiene il testo integrale della sentenza del giudice Salvini.

-> http://www.comune.bologna.it/iperbole/2agost80/present2.htm

ASSOCIAZIONE FAMILIARI VITTIME STRAGE DI BOLOGNA:
Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di
Bologna del 2 Agosto 1980: Presentazione, Patrimonio documentale, Breve
riassunto di questi anni.

---

> Vent'anni fa la strage alla stazione di Bologna
>
> Ci furono 85 morti e 200 feriti provocati da uno dei più feroci
> attentati fascisti della nostra storia. Dopo vent'anni di indagini e
> di depistaggi, i processi non hanno ancora fornito alcuna seria
> ricostruzione dei fatti: la vera identità dei mandanti resta ben
> celata, al sicuro negli intoccabili centri del potere occulto, che dal
> dopoguerra ad oggi ha ordito, al seguito di una feroce repressione,
> trame ed attentati, attentando alle libertà democratiche e politiche
> nate dalla Lotta di Resistenza Partigiana.
> Il compagno Angiolo Gracci (Il Partito-Linea Rossa), già nel 1973-74
> condusse assieme al compagno Alberto Sartori l'inchiesta di
> controinformazione che rivelò la "trama nera" stragista: l'azione
> rivoluzionaria del com.te Partigiano (Carlo) Alberto Sartori, riuscì
> infatti a smascherare il gruppo fascista del Veneto (Freda-Ventura)
> collegato alla centrale imperialista e a fornire le prove necessarie
> alla magistratura che ben avrebbero potuto sventare gli attentati che
> seguirono (*). Il Partito Comunista d'Italia (m.l.) Linea Rossa, combattè
> da solo allora contro le centrali fasciste-imperialiste del complotto
> reazionario capitalista, della provocazione e della strage di stato e
> contro i vergognosi tradimenti dei dirigenti rinnegati revisionisti
> del Pci.
> La verità politica era già chiara allora: il sanguinoso massacro della
> stazione di Bologna si legava alla strategia del terrore ordita
> dall'imperialismo U$A.
> L'Italia era e doveva rimanere un paese a sovranità limitata!
> Nel commemorare le vittime innocenti della stazione di Bologna, La
> Linea Rossa rinnova l'impegno a continuare la lotta anche per loro:
> contro il complotto imperialista e fascista, contro il revisionismo
> politico e storico, per la libertà, per il socialismo e
> l'indipendenza!
> Costruiamo un vasto fronte antifascista- antimperialista, affinchè la
> lotta rivoluzionaria delle masse sconfigga qualsiasi nuovo disegno
> reazionario della borghesia!
>
> La Resistenza Continua!
>
> Linea Rossa
> (Genova)
> mercoledì, 2 agosto 2000
> http://digilander.iol.it/linearossage/index.html

(*) Sull'episodio si veda il volume "Secchia, il PCI ed il '68", di
Ferdinando Dubla (Datanews)


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RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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