Ancora su "foibe" e neoirredentismo italiano

1. Lettera Aperta di Aurelio Juri al segretario DS Piero Fassino
2. "La memoria è mia, è nostra" di Babsi Jones
3. "Parliamo di fogne" di A. Tarozzi
4. Re: [JUGOINFO] Fascio, fascino, fassino. Carissimi, ma perchè
sorprendersi? Di Alessandro Di Meo
5. Lettera al giornalista del "Sole-24 ore" ed a "Prima pagina", di
Ivan Pavicevac


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Da "La Voce del Popolo", Rijeka - Fiume, 14.2.04

http://www.edit.hr/lavoce

ESODO E FOIBE, LETTERA APERTA DI AURELIO JURI AL SEGRETARIO DS PIERO
FASSINO

«È fuori luogo parlare di espansionismo slavo»

La verità non si può accantonare solo perché così fa comodo

LUBIANA - Aurelio Juri, membro della Presidenza della Lista unita dei
socialdemocratici della Slovenia ha inviato una lettera aperta al
segretario dei democratici di sinistra Piero Fassino, riferita alle
posizioni assunte dai DS sulle vicende legate a foibe ed esodo.
Riportiamo integralmente il contenuto della missiva:
"Caro compagno e amico,
Non vi è amicizia e mutuo rispetto senza franchezza, per cui mi auguro
non me ne voglia se mi spingo a manifestare perplessità per le tue più
recenti esternazioni sulla martoriata storia del dopoguerra lungo la
frontiera italo-slovena e sulle ragioni dell'esodo dalla costa
orientale dell' Adriatico.
Pur comprendendo le motivazioni della Giornata della memoria che in
Italia avete deciso di dedicare alle sofferenze di quanti abbandonarono
le terre d'Istria, Quarnero e Dalmazia o furono in altro modo vittime
della persecuzione comunista jugoslava, non posso condividerle se
disgiunte dal contesto storico in cui l'esodo e le foibe avvennero e
cioè quello del precedente ventennio fascista e delle nefandezze
all'epoca commesse contro le popolazioni slave (in particolare la
"bonifica etnica" di Sloveni e Croati). Tantomeno vedo appropriate la
qualifica di "espansionismo slavo" che dai alla liberazione da parte
delle formazioni partigiane jugoslave dei territori occupati
dall'Italia durante il fascismo e la manipolazione di dati su esodo e
foibe non rispondenti a verità. A proposito di quest'ultime, è un falso
storico – ce lo dicono gli studiosi – dichiarare che chi vi finì
dentro, vi finì "solo perché erano Italiani". Nelle cavità carsiche
perirono tragicamente soprattutto vittime di faide ideologiche e
dell'abuso violento tipico dei periodi che seguono una lunga guerra.
A questo proposito ti invito a risfogliare le tante pagine della
relazione della Commissione storica intergovernativa italo-slovena sui
fatti della guerra e del dopoguerra nelle terre della sofferenza. E' la
"verità" più obiettiva che i più qualificati storici italiani e sloveni
in materia, dopo 7 anni di lavoro puntiglioso, sono riusciti a
raccontare e non la si può accantonare o sconvolgere solo perché in un
determinato momento così fa comodo, ti pare?!
Anzi, sarebbe ora che questa relazione entrasse nei libri di testo
delle nostre scuole, e slovene e italiane, e diventasse anche per la
politica, di sinistra e di destra, il riferimento più attendibile ogni
qualvolta si cerchi di mettere a nudo il periodo in questione e magari
giocarci sopra.
Certo della tua attenzione e comprensione, ti faccio i migliori auguri
per i prossimi appuntamenti elettorali.
Con stima"

Aurelio Juri


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http://www.exju.org/comments/649_0_1_0_C/

[jutopia 04] la memoria è mia, è nostra

la “memoria condivisa” di cui si ciancia tanto in questi giorni
["foibe", definizione magica che di tanto in tanto riapre il sesamo del
revanscismo] per cominciare dovrebbe passare per il vocabolario. perché
io, prima di condividere la mia memoria con qualcuno, voglio esser
certa che ci sia un’intesa semantica sui termini che adopreremo per
celebrarla. storace, il terminator-governator della regione lazio, ha
dichiarato di attendere dal parlamento “una decisione coerente che
renda giustizia all’olocausto italiano (di istria e dalmazia)”. per
cominciare, storace non specifica che la coerenza che va cercando è
coerente solo con il suo revisionismo: quello che vuole criminalizzare
la resistenza; è una coerenza funzionale ad un’incoerenza, ché il
parlamento a cui domanda una decisione è proprio il prodotto di quella
resistenza che storace vorrebbe affossare. vedete un po’ voi se è il
caso che si sproloqui di coerenza. quindi, il termine “olocausto” che
il governator sceglie: sebbene la computisteria dei morti non sia mai
particolarmente decorosa, storace dovrebbe sapere che il termine
‘olocausto’ non è a disposizione di chiunque voglia farne un
grimaldello per scassinare le (fragili) coscienze degli ascoltatori.
olocausto, ha detto? a meno che storace non voglia rifarsi al
significato primordiale (nelle religioni del mondo antico, sacrificio
cruento in cui la vittima veniva bruciata completamente sull’altare) e
debba quindi considerarsi un novello fascio-zoroastriano, la verità è
che il lemma olocausto è per diritto storico inteso come il genocidio
perpetrato contro gli ebrei, i comunisti, gli antifascisti, gli zingari
e gli omosessuali durante la seconda guerra mondiale. genocidio
perpetrato dai progenitori culturali di storace. olocausto non è
vocabolo per tutte le stagioni: se per storace un certo numero (5000?
come al solito, il balletto delle cifre) di “infoibati” valgono un
genocidio e una shoah, storace ha smarrito l’unità di misura o, come
più probabile, non ne ha mai avuta una.  intanto fini, che prima riga
dritto a gerusalemme dove domanda perdono, e poi torna a casa col suo
perenne grugnetto da camicia nera, dice che “non esistono tragedie di
serie A e di serie B”, e gli fanno pure eco i diessini. è la frase più
insulsa che un politico possa pronunciare: l’apoteosi della demagogia,
la degenerazione del pensiero in nullità. dire che “non esistono
tragedie di serie A e di serie B”, guardate, è come dire che le idee
giuste e quelle sbagliate si equivalgono. esistono eccome, tragedie di
serie A e di serie B, e ancor di più, esistono tragedie e non-tragedie:
la resistenza causò dei morti che furono necessari alla liberazione,
alla costituzione e alla democrazia. per comprendere le dimensioni e il
peso storico di ciascuna tragedia contano i numeri, i fatti, e
soprattutto contano le motivazioni, contano le idee. l’assassinio d’un
dittatore e l’assassinio d’un ciclista – pur avendo in comune la morte
d’un uomo- non hanno lo stesso valore ideologico né lo stesso peso
storico. questo “nuovo” pensiero, che vorrebbe tutte le “tragedie”
essere di serie A, in realtà vorrebbe pigiare il tasto reset per
cancellare i risultati della storia. se tutte le battaglie sono uguali,
nessuno può più avere torto. la logica che vorrebbe “appaiare” tutte le
morti, tutte le guerriglie, tutte le vittime e tutte le rivoluzioni è
la logica del pari e patta: far diventare la vittima una vittima
assoluta e generica significa assolvere il colpevole e togliere al
fruitore della storia il diritto a una coscienza critica. state attenti
alla ‘memoria condivisa’: esiste una memoria a cui hanno diritto solo
coloro i quali credono e hanno creduto nelle idee che diedero vita a
quella memoria, che le permisero di sopravvivere. il 25 aprile non è la
festa di tutti gli italiani, né mai vorrei che lo fosse. è la festa di
quegli italiani antifascisti che lottarono, con le armi o con le
parole, per la liberazione, e degli italiani che hanno raccolto il loro
testimone, la loro bandiera: il loro pensiero, signori miei, ed il
pensiero non è un optional. in mente, quegli uomini resistenti avevano
e hanno l’internazionalismo, i diritti dei lavoratori, la pari dignità
delle donne, la libertà e l’uguaglianza, la fine della guerra. io non
metto a disposizione la mia memoria, la memoria di primo levi, di elio
vittorini, di cesare pavese e dei fratelli cervi con dei fessi che da
sempre si battono per la conservazione di valori antitetici e
incompatibili, e men che meno la voglio condividere con i nipotini
degli assassini che mandarono milioni di persone a morte nel nome di
“dio, patria e famiglia”. di quegli individui -che ancora si aggirano,
spettri per l’europa- io ho ribrezzo, scelgo di averne ribrezzo; e io
non condivido pane, vino e la mia reminiscenza con chiunque passi per
la strada. chi di voi sa di cosa parlo ha in comune con me quella
memoria, e lo incontro ogni 25 aprile a festeggiare la bellezza di
un’idea che, mi dispiace per storace, non è mai morta. gli altri,
vadano pure questuando una memoria a cui non hanno alcun diritto. ecco,
questa faccenda sulle “foibe” è a metà strada fra il solito
revisionismo ottuso e la povertà morale di chi, privo di una classe
intellettuale e privo di ideali che non siano la cieca obbedienza ad un
padrone e ad un dio coglione, deve ridursi a implorare una ricorrenza
paritaria per sdoganare i nuovi imperi come se fossero “legittimi”. la
memoria di storace sono i forni di auschwitz, il mein kampf e la
bibbia. bisogna saperla scegliere, una memoria, prima di poterne alzare
gli stendardi. si rassegni.


=== 3 ===


PARLIAMO DI FOGNE

esame di storia delle fogne (per passare rispondere bene ad almeno 2
domande su 3).

molti anni fa, certo piu di dieci, al momento in cui lo squartamento
della jugo comincio a prendere violentemente forma, un giovane leader
di un relativamente piccolo partito di minoranza, in italia, prese la
parola per dire che l'italia avrebbe potuto approfittare della
situazione per avanzare le proprie rivendicazioni contro
l'ingiustificata perdita di territori in istria e dalmazia. venne
sommerso di critiche, soprattutto da sinistra.''bell'idea!!!'', gli si
rispose ironicamente ''cosi ci andremmo a ''infognare'' nella guerra
che gia sta insanguinando la jugoslavia''.

quiz n. 1: chi era quel giovane leader?
a. fini
b. fassino
c. pannella

il giovane leader del relativamente piccolo partito di minoranza si
dette una calmata, fece carriera e il suo divento' un forte partito di
maggioranza ed egli fattosi esperto, lascio che le stesse cose che
aveva detto lui, le ripetesse solamente qualche muscolare esponente da
curva sud di quel partito, ancora un po piu giovane di lui e nel
frattempo divenuto
assessore, a suo tempo reiteratamente invitato, da sinistra, a tornare
nelle ''fogne''.

quiz n. 2: come si chiama l'assessore muscolare?
a. menia
b. illy
c. lavazza

quelle strane idee pero si diffusero ai partiti della nuova minoranza e
un ''mai stato giovane'' leader di un grosso partito di minoranza le
fece sue... cosi quelle idee sono diventate idee della grande
maggioranza del parlamento italiano e solo in pochi le ritengono oggi
tali da far ''infognare'' (non ''infoibare'', pls) chi le formula.

quiz n. 3: chi è il ''mai stato giovane'' leader?
a. fini
b. fassino
c. casini


(A. Tarozzi)


=== 4 ===


Re: [JUGOINFO] Fascio, fascino, fassino

carissimi, ma perchè sorprendersi?
fassino, insieme al "torvo" ranieri, chi se li dimentica, nel 99,
durante l'aggressione al popolo della jugoslavia mentre, insieme al
loro capo d'alema, descrivevano l'ampiezza delle fosse comuni, viste
dal satellite, grandi come laghi, dove i serbi affossavano gli albanesi
e, comunque, i diversi da loro?
Chi se la scorda la bonino mentre ci parlava del quasi mezzo milione di
profughi che vagavano disperati fra le montagne del Kosovo, in balia
delle truppe del despota milosevic? e lasciamo stare le destre
fasciste, quelle che ora "vogliono le foibe sui libri di storia". Gia
ci sono, basta andarle a cercare con l'occhio dello storico, non con
quel del fascista.
Forse erano chiaroveggenti, perchè di li a poco, centinaia di migliaia
di profughi ci furono davvero. E veri. Erano serbi, ma pure albanesi
dissidenti e di altre etnie.
Ne porteremo ancora in Italia, a Roma, la prossima estate, per il terzo
anno consecutivo. Vengono da Kraljevo, poco sopra il Kosovo, hanno una
età da veri "pulitori etnici"... partono dagli otto anni di Danijela,
ai dodici di Sonja e Danilo, passando per i dieci di Stefan, i nove di
Milisav. Sono una quindicina, di più non riusciamo. Ma sono le prove
viventi dell'infamia.
Noi, che l'infamia la ricordiamo bene, cerchiamo solo di far passare
loro dei giorni sereni, in amicizia. L'amicizia con la quale ci
accolgono le loro famiglie quando li andiamo a trovare, in quelle che
sono le loro case abituali, dove noi, civilizzati occidentali, non
passeremmo neppure una notte.
Forse, sarebbe il caso di portarceli, da fassino, ranieri (dov'è
finito) d'alema, bonino, ecc. ecc. O forse no, meglio di no.
Perchè gli vogliamo bene e non sarebbe giusto far loro conoscere questa
gentaglia!
un saluto

alessando di meo (un ponte per...)


=== 5 ===


Egregio Signor Gianfranco Fabi, giornalista de "Sole-24 ore", (spero di
aver scritto bene il Suo cognome),

Ho provato ad intervenire nella diretta di "Prima Pagina", senza
riuscirci.
La storia italiana dopo il 1918 viene insegnata ben poco, anzi fino a
tempo fà proprio per niente. Lei forse non ha avuto tempo, o non la
vuole ricordare. Quando Lei dice, o ritiene, che l'Istria sarebbe
"terra italiana" è come se dicesse che l'Alto Adige alias Sud
Tirolo sia da sempre "terra italiana". Oppure, per "Zara italiana", e'
come Gibilterra inglese. In verità, qualche cosina in più Le potrei
concedere: se vogliamo ricordare le conquiste dei romani o dei greci su
quelle coste, oppure un pò più avanti, le conquiste venete... Ma come
può Zara con un pezzetto d'intorno oltremare essere una "normale" terra
italiana?!
Ritorno alla mia Istria e alla mia città natale di Pola - Pula. Per
settanta anni fu austroungarica insieme a Fiume - Rijeka, che è stato
porto commerciale per l'Ungheria fino al 1918, mentre il porto di Pola
è stato ricostruito come porto militare austriaco. L'occupazione
italiana dura per trent'anni, dopo quella austriaca. Ecco
l'italianizzazione dei nomi e dei cognomi: Bozac (col dovuto accento
sulla "z") in Bosazzi, Fonovic in Fonio, Motika in Matticchio, Antonac
in Antonelli (Laura, l'attrice nata a Pola, i genitori originari
dell'entroterra istriano) e tanti altri... Non escluso il sottoscritto
- battezzato in chiesa slava ortodossa - da Ivan Pavicevac in Giovanni
Pavichievaz. Si può certo definire italiana la polesana Alida Valli, il
cui vero cognome e' Altenburger...
Non faccia soltanto chiacchiere in materia, egregio giornalista. La
invito a documentarsi meglio su certi tragici eventi, strascichi di
guerre terribili. Per quanto riguarda, per es., le foibe, Le consiglio
di leggere "Operazione Foibe a Trieste" di Claudia Cernigoi, Edizioni
KappaVu.
Si, tanti sono dovuti scappare da quelle terre: alcuni scappavano
perché sognavano il "miraggio" americano. Tanti, in particolare nel
1946 - 1947, optavano l'esilio per l'Italia, per poi proseguire verso
l'America, o l'Australia...
                                                
Distinti saluti, 
Ivan Pavicevac