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il manifesto - 24 Dicembre 2005

BOLZANO

Alto Adige, maxi-blitz contro i naziskin

Otto arresti e 41 indagati, tra cui un consigliere provinciale.
L'accusa: istigazione all'odio razziale
STEFANO ISCHIA

Festeggiamenti per il giorno di nascita di Hitler, sms antisemiti,
pestaggi di italiani e stranieri: si è scoperchiato un pentolone in
Alto Adige-Südtirol. Otto neonazisti arrestati, quarantuno indagati,
tra cui il consigliere provinciale Andreas Pöder e altri quattro
esponenti dell'Union für Südtirol. Decine e decine le perquisizioni,
sequestro di manganelli, mazze, bandiere con svastiche e materiale
propagandistico. Il gip di Bolzano, Isabella Martin, giovedì ha
convalidato l'arresto degli otto estremisti di destra: sono accusati di
aver fatto parte di un'associazione di naziskin denominata «Südtiroler
Kameradschaftsring» (Skr). Devono rispondere della violazione della
legge Mancino per istigazione all'odio razziale. A tutti la procura ha
contestato il vincolo associativo e una serie di reati minori legati ai
singoli episodi di violenza, intimidazione, lesioni, favoreggiamento,
resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata a danni di italiani
o stranieri.

L'area neonazi altoatesina odia in modo uguale ebrei, immigrati e
italiani, in nome di un pangermanesimo datato. Rivendica l'appartenenza
dell'Alto Adige-Südtirol all'area tedesca (la provincia, passata sotto
l'Italia dopo la I guerra mondiale, conta oggi quasi 500 mila abitanti
che sono per 3 quarti di madrelingua tedesca).

Gli otto arrestati lavorano principalmente come artigiani e provengono
quasi tutti da Caldaro, cittadina a sud di Bolzano: Armin Sölva, 26
anni, è muratore, Stefan Andergassen elettricista, il fratello
Christoph muratore, Dietmar Orsi cameriere, Fabian Kemenater meccanico.
Il leader del gruppo sembra essere Sölva. «Mente brillante - ha detto
il sindaco di Caldaro, Wilfried Battisti Matscher, la cui figlia è
stata compagna di scuola dell'arrestato - tanto che poteva dedicarsi
anche all'università. Per tanti anni ci si vedeva la domenica, a messa».

Tra gli indagati della maxi inchiesta anche due insegnanti. Una
professoressa di 50 anni delle scuole medie di Salorno e un'insegnante
presso un istituto professionale, fidanzata di uno degli otto. Il
gruppo era nel mirino degli inquirenti dall'aprile dello scorso anno.

Due sono gli aspetti rilevanti emersi nel corso delle indagini: il
primo, la fitta rete di collegamenti tra estremisti dell'Alto Adige,
dell'Austria e della Germania. Il secondo, la presenza tra gli indagati
di esponenti politici e di due insegnanti.

Sarebbe stato Sölva a tenere i contatti con diversi gruppi oltranzisti
d'Oltrebrennero, sia con le tedesche «Deutsche Volksunion»,
«Nationaldemokratischepartei Deutschland» e «Fränkische Aktionsfront»,
tutti movimenti di ispirazione neonazista messi al bando in Germania,
sia con le associazioni austriache «Bund Freier Jugend» e «Arbeit
Gemeinschaft für demokratische Politik».

L'elemento nuovo dell'inchiesta è il coinvolgimento dell'Union für
Südtirol, il partito di Eva Klotz, (ha due consiglieri provinciali) che
da sempre mira al distacco dell'Alto Adige- Südtirol dallo Stato
italiano nell'ottica della grande Germania. Complessivamente sono
cinque gli esponenti dell'Union finiti sul registro degli indagati.
Oltre al consigliere provinciale Andreas Pöder, ci sono anche Josef
Seppi, 55 anni di Caldaro, l'ex consigliere comunale di Caldaro, Erich
Dissertori, 66 anni, Irma Überbacher, 55 anni, di Laion e Agnes
Christina Taraboi, della val Venosta, 43 anni.

Alle recenti elezioni comunali di Bolzano l'Union für Südtirol aveva
appoggiato indirettamente il centrosinistra: non aveva presentato
candidati per consentire che i suoi voti andassero alla Südtiroler
Volkspartei (centro) e favorendo così la vittoria del sindaco Luigi
Spagnolli.

Pöder, respinge le accuse: «Conosco i ragazzi finiti in carcere - ha
detto - sono degli estremisti. Io ho cercato di portarli su posizioni
moderate. Noi siamo lontani anni luce dai neonazisti. Non c'entriamo
nulla con certe idee dalle quali abbiamo sempre preso le distanze».

Anche la Klotz, la pasionaria del partito, accusata di aver partecipato
a una conferenza di negazionisti dell'Olocausto si chiama fuori: «Noi
eravamo lì - dice - solo per far capire ai ragazzi che Hitler è stato
il peggior nemico della Heimat».