(castillano / italiano)

Situación de Bielorrusia en Europa

1. Un giochino...
2. L'Occidente prepara ricatti e provocazioni contro Lukashenko.
Intervista ad Aleksandr Fadeev (22 febbraio)
3. Il Ministero degli Esteri Bielorusso sull'invio di Osservatori
Internazionali per le Elezioni Presidenziali Bielorusse (16 marzo)
4. L'Occidente intensifica la campagna contro la Bielorussia (Prensa
Latina, 12 marzo)
5. Intervista a Konstantin Zatulin, direttore dell'Istituto dei Paesi
della CSI (27 febbraio)

6. Roy Medvedev: Situación de Bielorrusia en Europa (16-03-2006)


=== 1 ===

Un giochino...

In un certo paese (vedere piu' in basso) si e' espresso il seguente
giudizio:

---

***, 18:48

BIELORUSSIA: *** "ESITO VOTO INACCETTABILE, SI RIPETA"
L'amministrazione ****** ritiene che le elezioni presidenziali in
Bielorussia siano state inficiate da un clima di intimidazioni e
pertanto vanno ripetute. ****, ha dichiarato il portavoce *****, "non
accettano" l'esito della consultazione perche' la campagna elettorale
si e' svolta "in un clima di paura". E ha citato "arresti, pestaggi e
frodi" che hanno caratterizzato l'evento. "Noi - ha detto - sosteniamo
la richiesta di una ripetizione del voto".

---

Prova ad indovinare il paese sapendo che si tratta di una nazione il
cui sistema elettorale e' famoso per la sua efficenza nel difendere
l'efficacia del voto dei suoi cittadini

(a cura di Luca)

---

SOLUZIONE:

Dal sito di Repubblica

Cleveland (Ohio), 18:48

BIELORUSSIA: USA "ESITO VOTO INACCETTABILE, SI RIPETA"
L'amministrazione statunitense ritiene che le elezioni presidenziali
in Bielorussia siano state inficiate da un clima di intimidazioni e
pertanto vanno ripetute. Gli Stati Uniti, ha dichiarato il portavoce
Scott McLellan, "non accettano" l'esito della consultazione perche' la
campagna elettorale si e' svolta "in un clima di paura". E ha citato
"arresti, pestaggi e frodi" che hanno caratterizzato l'evento. "Noi -
ha detto - sosteniamo la richiesta di una ripetizione del voto".


=== 2 ===

L'Occidente prepara ricatti e provocazioni contro Lukashenko

Intervista ad Aleksandr Fadeev, dell'Istituto dei Paesi della CSI

a cura di Vasilij Vankov
22 febbraio 2006, KM.RU
in http://www.materick.ru

(...) Nella misura in cui si avvicina la data delle elezioni
presidenziali in Bielorussia (19 marzo) si delineano con maggiore
precisione i dettagli della strategia, che è stata elaborata dai
leader occidentali allo scopo di determinare gli esiti della
consultazione. E' chiaro che, di fronte all'evidenza della debolezza e
della marginalità dell'opposizione bielorussa che le impediscono di
accedere al potere con strumenti legali, i politici dei paesi dell'UE
e degli USA hanno deciso di allestire scenari in cui sia possibile
estromettere con la forza il potere legittimo esercitato dall'attuale
dirigenza della repubblica, nel caso in cui Aleksandr Lukashenko venga
confermato nel nuovo mandato. Come ha dichiarato il presidente del
paese, nel corso di una recente riunione dedicata ai problemi della
sicurezza nazionale, nel periodo elettorale gli organi di difesa
dell'ordine pubblico saranno chiamati ad operare in una situazione
certo non semplice. "Sapete quali pressioni vengono esercitate sulla
Belarus: dallo scoperto ricatto ai tentativi di interferenza negli
affari interni da parte dell'Occidente".

Le caratteristiche della pressione esterna allo scopo di influire
sull'esito delle elezioni presidenziali nella Repubblica di Belarus
vengono descritte in un'intervista esclusiva a KM.RU dell'incaricato
alle questioni della Bielorussia dell'Istituto dei Paesi della CSI
Aleksandr Fadeev.

D. A suo avviso, quanto sono fondate le preoccupazioni di Lukashenko?

A. Fadeev. Purtroppo, corrispondono in pieno alla realtà. E ciò è
stato confermato anche dalla commissione degli osservatori dei paesi
della CSI, che oggi, alla vigilia delle elezioni, lavora in
Bielorussia. Nel suo rapporto sulla situazione della campagna
elettorale nel paese, la commissione ha avuto modo di far notare come
tale fattore, cioè il tentativo di esercitare pressione per
condizionare le elezioni presidenziali, eserciti un ruolo rilevante. E
ciò preoccupa gli osservatori dei paesi della Comunità. Le forze
esterne interessate descrivono intenzionalmente la Bielorussia come un
"paese canaglia" dominato da un regime dittatoriale, dove vengono
violati i principi democratici. Ciò è necessario per esercitare una
continua pressione sulla dirigenza del paese. In particolare, mediante
l'utilizzo del diritto internazionale, che permette tali interferenze
nel caso in cui alla guida dello stato si trovi un dittatore. Questo è
il marchio d'infamia con cui ormai da molto tempo si cerca di bollare
Lukashenko. Tale situazione non è certo solo di oggi. Già nel 1999 il
potere statale bielorusso fu dichiarato illegittimo dall'Occidente. A
quel tempo si dovevano svolgere le elezioni presidenziali sulla base
della nuova Costituzione. Ma esse non si tennero, in quanto nel paese
si svolse un referendum, in cui il popolo della Bielorussia assunse la
decisione di calcolare il mandato presidenziale dal 1996. Così le
elezioni vennero rimandate di due anni. Come si vede, i tentativi
occidentali di delegittimare Lukashenko non sono recenti. Ma in questo
momento l'alleanza occidentale, evidentemente, ha deciso di andare
oltre. Già ora le elezioni presidenziali vengono considerate
falsificate, sebbene nessuna scheda elettorale sia stata ancora
depositata nell'urna. Dal mio punto di vista, la campagna elettorale
procede invece in modo assolutamente democratico. I rappresentanti
dell'opposizione hanno potuto raccogliere tranquillamente le firme per
la presentazione delle candidature. Esponenti dell'opposizione sono
oggi in corsa per la presidenza. E insieme a Lukashenko il 17 febbraio
hanno partecipato alla cerimonia solenne, in cui sono state
formalizzate le candidature. Ora ci troviamo nella fase culminante
della campagna elettorale. A tutti i candidati è stato concesso uno
spazio televisivo. Così che non è assolutamente possibile parlare di
discriminazione alcuna. Ritengo che l'Occidente abbia tutte le
intenzioni di allestire uno scenario di destabilizzazione della
situazione politica interna in Bielorussia, per favorire la rimozione
del capo dello stato legalmente eletto. Ciò non è consentito da alcuna
norma democratica e di diritto internazionale. Si tratta di una
sfacciata interferenza negli affari interni di un paese sovrano.

D. In base a quello che dice, ci si dovrebbe aspettare che, in caso di
vittoria elettorale di Lukashenko, immediatamente dopo i
rappresentanti delle potenze occidentali dichiarino illegittimi i
risultati?

A. Fadeev. Non c'alcun dubbio. Tutto induce a pensarlo. Washington e
Bruxelles sicuramente dichiareranno le elezioni illegittime. Essi
affermeranno che i risultati sono sicuramente frutto di una
falsificazione, ecc. Indipendentemente dal fatto che le elezioni si
svolgano o meno in modo democratico.

D. Quali paesi si impegneranno maggiormente nel corso delle elezioni e
quali strumenti verranno utilizzati?

A. Fadeev. In primo luogo gli USA e i paesi dell'UE. A tal fine verrà
utilizzata la pressione diplomatica con l'aiuto di istituzioni
internazionali quali il Consiglio d'Europa, l'APCE, l'OSCE (di cui
fanno parte anche paesi non europei). Un ruolo attivo nell'esercizio
delle pressioni viene svolto dagli organi statali delle "grandi
potenze", in particolare il Congresso USA (che ancora l'8 marzo
scorso, con un solo voto contrario, si è pronunciato per il
rovesciamento dell' "ultima tirannia d'Europa", nota del traduttore) e
ogni tipo di comitato e commissione presso i parlamenti di questi
paesi. Nell'immediato futuro l'UE creerà un fondo che, secondo
l'attuale proposta, dovrebbe essere destinato alla "lotta contro i
regimi dittatoriali". E dal momento che si è dichiarato che in Europa
esiste un solo regime dittatoriale (in Bielorussia), non è difficile
immaginare dove verranno principalmente dirottati i mezzi. Oggi esiste
il problema di come definire tale fondo, che potrebbe senza ombra di
dubbio essere chiamato "AntiLukashenko". I soldi, si capisce, verranno
destinati alla destabilizzazione della situazione politica interna
della repubblica. Questi fondi sono necessari, poiché l'opposizione in
Bielorussia è praticamente tutta orientata su posizioni
filo-occidentali. E senza la sponsorizzazione da parte delle strutture
politiche dell'Occidente, queste forze marginali, che non godono di
alcun significativo appoggio nella società bielorussa, non possono
sopravvivere. Sono di dimensioni estremamente ridotte, e per condurre
una campagna contro Lukashenko (strumenti elettronici, attività
editoriale, ecc.) hanno bisogno di investire mezzi colossali. A tale
scopo emittenti radiofoniche sono già in funzione direttamente dai
territori della Lituania e della Polonia. Per questa ragione,
l'opposizione bielorussa continua a far appello all'uso della forza da
parte dell'Occidente ed è pronta a sostenerlo. Però, tale variante di
sviluppo degli avvenimenti non corrisponde innanzitutto alle norme del
diritto internazionale. E ciò che è essenziale, non verrà permessa
dalla Russia. Il nostro Ministero degli esteri ha già messo in conto
questa possibilità, lanciando un ammonimento a tutte le forze perché
non interferiscano in qualunque forma nella vita politica della
repubblica.

D. Quali sono i candidati maggiormente appoggiati dall'Occidente?

A. Fadeev. Naturalmente, Aleksandr Milinkevic. Egli è presentato da
un'odiosa struttura nazionalista, nota come "Fronte popolare
bielorusso". E'appoggiato anche dal Partito dei verdi, un organismo
francamente microscopico. Le due ali del "fronte" sono sempre state
filo-occidentali e non lo hanno mai nascosto. Milinkevic è appoggiato
dall'ala guidata da Valentin Vecerko, un personaggio che ha cambiato
il suo cognome in uno più "nazionale" – Vinciuk Vjacerka. Non occorre
farsi illusioni. Il fatto che Milinkevic frequenti tutte le capitali
occidentali la dice lunga sui suoi orientamenti politici. Egli è stato
anche a Mosca, ma qui nessuno dei politici più in vista ha voluto
incontrarlo, a parte chi ha perso in modo clamoroso le elezioni
parlamentari (Nemtzov, tra i leader dell'Unione delle forze di destra,
la principale formazione ultraliberista e filo-occidentale, nota del
traduttore). Per quanto concerne Aleksandr Kozulin, leader del partito
social-democratico "Gramada" ed ex rettore dell'università statale
bielorussa, egli rappresenta, come si dice in Bielorussia, un
"politico dilettante". Non ha neppure ancora formulato un proprio
programma politico, in cui siano precisati valori di fondo e principi
strategici. E' un oppositore politico oltremodo oscillante.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


=== 3 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - bielorussia - 17-03-06

Fonte: Ministero degli Esteri Repubblica Belarus

Il Ministero degli Esteri Bielorusso sull'invio di Osservatori
Internazionali per le Elezioni Presidenziali Bielorusse

Minsk 16.03.2006 - 14:39

Dichiarazione del Capo Settore Informazione del Ministero degli Esteri
Bielorusso A. Popov:

Sulla base del Codice Elettorale Bielorusso e il Documento di
Copenaghen OSCE del 1990, la Repubblica Belarus nei tempi previsti ha
invitato ad inviare Osservatore Internazionali alle Elezioni
Presidenziali una serie di strutture e organizzazioni internazionali
delle quali è parte.
L'invito di osservatori internazionali alle elezioni Presidenziali
testimonia l'apertura della Belarus.

Al Momento attuale lavorano a Minsk le missioni a lungo termine della
CSI (Comunità Stati Indipendenti) e dell'OSCE, saranno
complessivamente 434 osservatori CSI e 450 dell'OSCE.
Sulla base dell'art. 13 del Codice Elettorale gli osservatori
internazionali possono essere invitati in Belarus dal Presidente della
Repubblica, dalla Camera dei Rappresentanti, dal Consiglio della
Repubblica, dal Ministero degli Esteri e dalla Commissione Centrale
Elettorale, solo da questi organi.
Sono in circolazione informazioni circa l'intenzione di una serie di
Stati, in primo luogo quelli confinanti, di inviare in Belarus propri
rappresentanti in qualità di osservatori alle elezioni, senza il
possesso di invito conforme e il conferimento loro dello status
ufficiale di Osservatore.

Lo scopo di questi "cosiddetti" osservatori è quello di creare
situazioni di conflitto durante il periodo di svolgimento delle
elezioni del Presidente della Repubblica e la destabilizzazione del paese.
Tale fatto trova piena conferma nelle affermazioni del deputato
dell'Europarlamento Bogdan Klikh che dichiara l'intenzione di inviare
una delegazione ad hoc dell'Europarlamento.
A tal fine i deputati non hanno alcuna intenzione di presentare
richiesta per l'ottenimento dell'invito per loro viaggio in Belarus,
in quanto "NON RICONOSCONO IL PARLAMENTO BIELORUSSO".
In questo modo, tali deputati in maniera cosciente cercano il
conflitto, nonostante la parte bielorussa ha fatto presente ai
rappresentanti dell'Europarlamento la propria posizione in relazione
all'inopportunità dell'organizzazione di una tale visita

Noi aspettiamo coloro che abbiamo invitato e non coloro che non
abbiamo invitato. Non occorre creare provocazioni.
Ci auguriamo che le valutazioni e conclusioni di tutti gli osservatori
internazionali invitati nella Repubblica Belarus per le Elezioni
Presidenziali siano obbiettive e senza preconcetti

Fonte: Ministero degli Esteri Repubblica Belarus


=== 4 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - bielorussia - 15-03-06

da
http://www.prensalatina.com.mx/article.asp?ID={98093B72-90C0-4D43-956A-ECAD5B0E2D8B}&language=ES

L'Occidente intensifica la campagna contro la Bielorussia

Odalys Buscarion

L'agenzia "Prensa Latina" trasmette

Mosca, 12 mar (PL) La campagna elettorale per la presidenza di Belarus
entra nella sua fase conclusiva in un clima di tensione provocato
dall'opposizione radicale e dall'Occidente, in presenza di un sostegno
popolare che favorisce il presidente Alexander Lukashenko.

Ad una settimana dall'appello alle urne, più del 78 per cento degli
elettori afferma che la prossima domenica voterà per il presidente in
carica, secondo un sondaggio dell'Istituto di ricerche socio-politiche.

I tre contendenti dell'opposizione a Lukashenko hanno ottenuto
percentuali del 3, 1,7 e 1,5 per cento, rispettivamente, ha comunicato
l'agenzia bielorussa Belta.

Si prevede che partecipi alle votazioni circa il 90% dei registrati su
scala nazionale.

Non riconoscendo l'appoggio su cui può contare il presidente –
attribuibile ai risultati economici e alle riforme sociali -,
l'opposizione più radicale è passata dalle semplici proteste di piazza
a deliberati piani di destabilizzazione con il sostegno finanziario
dell'Europa e degli Stati Uniti.

Il comitato di Sicurezza ha presentato all'inizio di questo mese la
documentazione relativa a conteggi falsificati dei voti che avrebbero
attribuito un virtuale trionfo all'oppositore filo-occidentale
Milinkevich con più del 50 per cento, a fronte di meno del 45 per
cento per Lukashenko.

Intervenendo alla televisione il capo di questo organismo, Stepan
Sujorenko, ha anche affermato che esistono prove su piani di un colpo
di Stato, in corrispondenza con le elezioni, finalizzato ad occupare
con la forza il potere.

Ha menzionato tra i patrocinatori l'organizzazione non governativa
(ONG) Partenariato, finanziata dall'estero, che a quanto pare è parte
in causa nella preparazione dei falsi protocolli di voto.

Negli uffici di questa ONG sono state sequestrate circa 100 linee
telefoniche insieme a mappe e a decine di migliaia di dollari.

Il finanziamento a questa organizzazione, a giudicare dalle prove
rinvenute, sarebbe da attribuire a una filiale regionale del
cosiddetto Istituto nazionale democratico, di cui fa parte il
cittadino statunitense David Hamilton.

E' di pubblico dominio che gli Stati Uniti hanno autorizzato uno
stanziamento di circa 12 milioni di dollari per appoggiare nel 2006 le
"attività per il sostegno alla democrazia" in Belarus.

Si sta attuando una campagna colossale di interferenza nelle elezioni
bielorusse da parte di governi stranieri, ha rilevato il giornalista
Jonatan Stil, in un commento sul quotidiano britannico Guardian,
pubblicato di recente.

Criticando la campagna massiccia contro Minsk, egli ha affermato che
l'Europa e gli Stati Uniti investono somme di milioni di dollari a
sostegno del proprio candidato, così come già avvenne nel 2004 durante
le elezioni in Ucraina, a favore del candidato filo-occidentale Viktor
Juschenko.

Stil ha definito scandaloso l'atteggiamento di intromissione
dell'Occidente nella contesa elettorale del paese slavo.

In merito ai propri contatti con semplici cittadini, il giornalista
britannico rileva che affiora la soddisfazione degli intervistati per
il livello di vita, la stabilità, la moderazione nella politica del
governo e per l'assenza del potere di oligarchi.

Il deputato del Partito Comunista della Federazione Russa nella Duma
di Stato Vladimir Ulas ha attribuito, da parte sua, l'aggressività e
l'isteria della stampa nei confronti della Belarus ai successi
economici dell'attuale amministrazione e alla tendenza
all'integrazione con i popoli slavi.

Ulas ha dichiarato all'agenzia di notizie Belta che i rappresentanti
dell'opposizione operano in uno scenario disegnato fuori dalle
frontiere del paese, da forze interessate ad occupare il potere in
Bielorussia.

Secondo il deputato russo, Belarus supera praticamente tutti i paesi
della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) per quanto riguarda i
principali indici di sviluppo, sebbene non disponga di abbondanti
risorse naturali.

Al momento sono stati accreditati per le elezioni di domenica 19 marzo
più di mille osservatori internazionali, in maggioranza rappresentanti
dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e
della CSI.

Il ministero degli esteri ha denunciato con fermezza il tentativo di
alcuni cittadini di stati limitrofi di entrare nel paese in veste di
osservatori senza la sua autorizzazione.


Traduzione dallo spagnolo a cura del
Centro di Cultura e Documentazione Popolare


=== 5 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - bielorussia - 14-03-06

da http://www.materick.ru , 27 febbraio 2006

Le elezioni in Bielorussia: l'opinione di uno studioso russo

Intervista a Konstantin Zatulin, direttore dell'Istituto dei Paesi
della CSI


In una recente intervista, Konstantin Zatulin, direttore dell'Istituto
dei Paesi della CSI e tra i più autorevoli studiosi russi delle
questioni dello spazio post-sovietico, formula alcune drammatiche
previsioni circa gli esiti della competizione per la presidenza della
repubblica in Bielorussia, denunciando, tra l'altro, le pesantissime
interferenze dell'Occidente nel corso della campagna elettorale.

Il professor Zatulin è anche deputato del partito di governo "Russia
Unitaria".


D. Nel mese di marzo nel territorio della CSI sono attese due
importantissime scadenze politiche: le elezioni presidenziali in
Bielorussia e quelle parlamentari in Ucraina. Cambierà qualcosa nei
rapporti della Russia con questi paesi dopo le elezioni? Ci si deve
attendere qualche sorpresa?

Konstantin Zatulin. Noi auspichiamo che al potere sia in Ucraina che
in Bielorussia arrivino politici che considerino prioritari i rapporti
con la Russia. Personalmente non trovo affatto riprovevole che la
Russia, i suoi politici, la società esprimano le proprie simpatie e
antipatie nelle campagne elettorali che si svolgono ai confini della
Federazione Russa. Noi abbiamo il dovere di esprimere un'opinione in
merito a ciò che sta accadendo ai confini del nostro paese. E sarebbe
molto strano che esprimessimo simpatia per coloro che manifestano una
posizione ostile alla Russia.
In Bielorussia, nonostante tutte le difficoltà che si trova ad
affrontare, noi abbiamo uno stabile interlocutore. Il presidente
Lukashenko concorre alle elezioni e noi non abbiamo alcun interesse a
che il potere in Bielorussia subisca cambiamenti drammatici. Siamo ben
al corrente dei piani esistenti a tal proposito. E non mi riferisco
tanto ai piani per aiutare gli oppositori di Lukashenko nella campagna
elettorale, dal momento che la concorrenza politica rappresenta un
fatto naturale. Il discorso riguarda piuttosto i piani che prevedono
il rovesciamento del presidente e la destabilizzazione della
situazione in Bielorussia, che si stanno elaborando in Occidente.

D. Anche uno dei leader dell'opposizione bielorussa, l'ex ministro
dell'agricoltura della repubblica Vasilij Leonov afferma di conoscere
piani che prevedono l'eliminazione fisica dell'attuale presidente
della Bielorussia.

Konstantin Zatulin. Esistevano, e negli anni ottanta sono venuti alla
luce piani della CIA, che prevedevano l'eliminazione di molti leader
politici. Alcuni di questi leader sono sopravvissuti, altri sono
caduti vittime di questi complotti. Io non escludo che un tale piano
sia stato predisposto anche per Lukashenko.
Al momento attuale, egli rappresenta una figura politica forte, che
gode del sostegno di una parte rilevante della società bielorussa. E'
possibile che, in conseguenza dell'eccessiva solerzia di alcuni
componenti delle commissioni elettorali, possa vedersi aggiudicato
qualche voto in più. E' comunque certo che se anche ciò non avvenisse,
a mio avviso non si riuscirebbe a trovare un solo politico su scala
bielorussa, in grado di amministrare il paese in modo così
soddisfacente. E' un dato di fatto oggettivo. Del resto, mi sembra che
gli stessi leader dell'opposizione in fondo riconoscano di non avere
alcuna possibilità di vittoria.

D. E allora ci si pone la domanda: gli oppositori accetteranno il
verdetto elettorale?

Konstantin Zatulin. A differenza dell'Ucraina di Kuchma, con il suo
regime debole, corrotto, privo di autorità, in Bielorussia il regime è
abbastanza saldo. E, naturalmente, per questa ragione potrebbero
verificarsi provocazioni dirette a creare un clima da scontro civile.
Per far scorrere il sangue a Minsk e in seguito, con il sostegno dei
mezzi di comunicazione di massa, per portare la situazione al punto di
ebollizione. Vale a dire che, se le elezioni non vanno per il verso
giusto, si potrà sempre tentare di destabilizzare la situazione dopo
la consultazione (...)


Traduzione dal russo di Mauro Gemma


=== 6 ===

Da: "mauro gemma"
Oggetto: un articolo dello studioso marxista Roy Medvedev sulla
Bielorussia


http://www.rebelion.org/noticia.php?id=28344

16-03-2006

¿Por qué a Condoleezza Rice no le gustan ni Bielorrusia ni su presidente?

El fenómeno bielorruso

Roy Medvedev - Sovietskaya Rossia


Traducido del ruso para Rebelión por Josafat S.Comín y Andrés Urruti

Situación de Bielorrusia en Europa


La crítica occidental a Bielorrusia

Como es sabido, los políticos occidentales y la prensa occidental no
escatiman en medios para desacreditar y criticar la situación actual
de Bielorrusia. Durante su encuentro en Vilnius (Lituania) con un
grupo de activistas de la oposición bielorrusa, Condoleezza Rice
prácticamente instó abiertamente a derrocar a Alexander Lukashenko,
"último dictador en Europa". Ya en su toma de posesión como Secretaria
de Estado de los EE.UU., declaró que consideraba a Bielorrusia como
"baluarte de la tiranía en Europa". El periodista estadounidense,
Peter Savodnik describía Bielorrusia como un "régimen surrealista de
corte estalinista, que se sustenta únicamente en el miedo, el hambre y
el culto a la personalidad. Lukashenko ya ha destruido todo el sector
privado de la economía. El pueblo vegeta en medio de la pobreza y la
falta de dinero, pues hasta el cobro de los míseros sueldos y
pensiones, depende de la voluntad del presidente." La única
oportunidad de lograr la democracia en Bielorrusia -según Savodnik-
pasa por el derrocamiento de Lukashenko. "Para lograrlo hay que
recurrir a todo: ayudar económicamente a la oposición, dificultar las
inversiones en el país, hacer todo lo necesario, sin tener que
recurrir a suministrar armas a la resistencia. Europa Occidental
considera que no puede empujar a los bielorrusos a la fuerza hacia la
democracia. Pero si realmente quiere ayudar a la revolución bielorrusa
a lograr lo que ya hicieron en Serbia, Georgia y Ucrania, la Unión
Europea debe empezar por quitarse los guantes de piel de cabritilla"
(Wall Street Journal. 11/02/2005. "Slate". EE.UU. 16/02/2005).

Los políticos europeos y especialmente los economistas y los hombres
de negocios europeos son más prudentes en sus valoraciones sobre la
República Belarus, un estado pacífico y tranquilo en el corazón de
Europa, que arroja buenos dividendos en el intercambio comercial con
Europa Occidental. Solo en el pasado 2005, Holanda incrementó la
compra de artículos de fabricación bielorrusa en 3'3 veces y Francia
en 3'8. Incluso los Estados Unidos incrementaron las importaciones de
Bielorrusia en un 50% ("Moskovskie Novosti" 25/11 - 1/12/2005).

El Fondo Monetario Internacional, en la comparativa de sus tablas de
indicadores de desarrollo, constató con cierta sorpresa, que ya en el
2003 el volumen del PIB per cápita de Bielorrusia, prácticamente
duplicaba al ucraniano y superaba en un 15-20% al de Kazajstán o
Rusia. El FMI sabía perfectamente que las inversiones extranjeras y
los créditos de los centros financieros internacionales no están al
alcance de Bielorrusia. ¿Cómo son posibles entonces esos ritmos de
crecimiento que parecen contradecir todas las leyes de la economía?

En el verano de 2005 el FMI publicó un informe especial:"El
crecimiento económico bielorruso, ¿milagro o no?". La investigación
mostraba como la economía bielorrusa viene desarrollándose con
bastante éxito durante los últimos 10 años y según numerosos
indicadores supera los niveles no solo de los países de la CEI, sino
también de Polonia, Lituania, Hungría, Bulgaria, Rumania y otros
países de Europa Oriental. Sin embargo los expertos del FMI no
pudieron terminar de explicar los motivos de este rápido crecimiento.
No podían mencionar factores como la firme, estable y competente
dirección del "último dictador en Europa" o como la recuperación en
Bielorrusia de los principios soviéticos de economía planificada.

Durante muchos años, tanto los medios occidentales como los rusos, han
intentado imponer la imagen de Bielorrusia como la de un país
atrasado, indigente, mísero, con un pueblo olvidado y pasivo.

Pero veamos las impresiones sobre Minsk del periodista ruso Andrei
Bogdanovich, quien en el pasado había escrito de forma poco halagadora
sobre la situación en Bielorrusia. A los viajeros de Moscú les recibe
el nuevo edificio de la estación, de cristal y metal, con
resplandecientes escaleras mecánicas y ascensores. La ciudad sorprende
por su limpieza. Las amplias calles están perfectamente limpias, no
hay vallas publicitarias ni letreros de neón que las afeen. Minsk
produce la impresión de una ciudad soviética modélica, con amplias
avenidas, donde apenas hay atascos, con predominio del transporte
público, con un asfalto excelente, con las líneas como recién pintadas
y con los edificios de viviendas muy cuidados, como si los acabasen de
remozar. Conforme nos acercamos a las afueras vemos más bloques de
viviendas de varios pisos, de nueva planta. En ocasiones encontramos
barrios enteros, donde hace cinco años solo había campos y predios
vacíos. En la ciudad el metro sigue ampliando sus líneas a gran
velocidad, y se construyen nuevos equipamientos sociales. Después del
Palacio de Hielo, se ha construido un nuevo centro deportivo, y ahora
están terminando la construcción de la nueva Biblioteca Nacional. En
general, las sensaciones que deja Minsk son muy agradables. Lo mismo
podemos decir del conjunto del país. Poca gente lo sabe fuera de las
fronteras del país pero Bielorrusia tiene una de las economías que más
está creciendo en Europa. En 2004 el PIB creció en un 11%. En 2005 se
espera que sea del 8'5% y para 2006, los pronósticos hablan del 8%.

Bogdanovich finaliza diciendo: "si, la economía bielorrusa crece a
todo ritmo, a pesar de la activa intromisión del estado. No hay ningún
milagro. El crecimiento del papel del capital privado en la vida
económica del país es inevitable". ("Expert", 12-18/12/2005).

Esta conclusión no acaba de tener lógica, pues la economía bielorrusa
crece 10 años consecutivamente, y la razonable intromisión del estado
representa uno de los importantes factores del éxito. No en vano
Vladimir Putin felicitó en enero de este año al presidente Alexander
Lukashenko por los éxitos económicos bielorrusos.

Bielorrusia avanza

Como integrante de la Unión Soviética, Bielorrusia se consideraba una
de las repúblicas más desarrolladas en lo económico, ocupando el
segundo lugar tras la Federación Rusa en cuanto a nivel de PIB per
cápita y a los indicadores de nivel de vida. El tercer lugar lo
ocupaba Ucrania, que seguía de cerca a Rusia y Bielorrusia. Kazajstán
se incluía en las repúblicas que recibían subsidios y solía ocupar el
sexto o séptimo puesto en las tablas, que reflejaban el nivel de
desarrollo de la economía. ("Cuestiones de economía" nº4-6, 1992).
Está correlación había variado ya para el 2000 y continuó haciéndolo
en años siguientes. En cinco años (2001-2005) el producto interior
bruto de Bielorrusia aumentó en un 42%. En los últimos 10 años el PIB
de Bielorrusia se ha duplicado. ("República". Minsk. 24/12/2005)
Por sus niveles de PIB per cápita, Bielorrusia ocupa el primer lugar
en la CEI, algo que han tenido que reconocer los expertos del FMI.

Según datos de los centros de análisis del FMI y teniendo en cuenta la
paridad de la capacidad de compra de las divisas nacionales en 2001,
el PIB per cápita creció en 2000-2003:

En Ucrania... de 4'75 a 5'85 mil dólares;
En Rusia..... de 6'75 a 7'75 mil dólares;
En Kazajstán.. de 6 a 7'8 mil dólares;
En Bielorrusia.. De 7'25 a 8'7 mil dólares.
("Economía mundial y relaciones internacionales". Nº2, 2004)

En los dos años siguientes Rusia incrementó su PIB en un 13'8%,
Ucrania en un 14'3%, Kazajstán en un 19'2%, Bielorrusia en un 20'2%
("Principales indicadores macroeconómicos de los países de la
Comunidad de Estados Independientes", M.,2005)
Bielorrusia lidera la CEI en lo referente al peso de la producción
tecnológica en el conjunto de la economía, en primer lugar de la
automoción y fabricación de maquinaria. Bielorrusia también lidera las
estadísticas per cápita en cuanto a fabricación de televisores,
frigoríficos, tela y calzado. Supera en 3 veces a Rusia y Ucrania en
producción de carne y en 7 veces a Kazajstán. En productos lácteos,
mantequilla y leche, Bielorrusia supera en 2-3 veces a Ucrania y
Rusia, y ocupa el primer lugar en producción per cápita de azúcar,
patatas, frutas y huevos. Solo se ve superada por Kazajstán en
producción de grano, y por Ucrania, Rusia y Kazajstán en producción de
aceite vegetal. Bielorrusia construye 2'5-3 veces más metros cuadrados
de vivienda cada 10 mil habitantes , que Ucrania o Kazajstán y 15-20%
más que Rusia. ("Comunidad de Estados Independientes". M,.2004).

Podríamos continuar con estas comparativas con multitud de otros
indicadores de producción industrial y agraria.
Bielorrusia encabeza la CEI por tiempos de crecimiento del comercio
exterior. La balanza comercial en 2005 se acercaba a los 30 mil
millones de dólares, con un balance positivo de 700 millones. Para un
país de 10 millones de habitantes, energéticamente dependiente, es un
resultado muy bueno.

Bielorrusia lucha por abrirse un hueco en los mercados. Mantiene
relaciones comerciales con casi 70 países y constantemente mejora el
nivel y la calidad de sus productos. La estructura de su comercio
exterior se corresponde con la de un país europeo industrialmente
desarrollado: su producción es la de la industria transformadora, no
la productora de materias primas. Bielorrusia es uno de los líderes
mundiales en producción de tractores y camiones volquete. Del total de
exportaciones de Bielorrusia, el 36% tenían a Rusia como receptor, el
85 a los países restantes de la CEI y el 44% a países de la Unión
Europea (" Sovietskaya Bielorrusia ", 1/11/2005). También han crecido
mucho las exportaciones a China. Menos de un tercio de las
exportaciones representan los abonos minerales y los derivados del
petróleo. En ambos casos, son productos elaborados, y no materias
primas en bruto.

La oposición a Lukashenko habla y escribe mucho del bajo nivel de vida
en Bielorrusia. Para la comparativa no se escoge Ucrania o Rusia, ni
siquiera las vecinas Polonia, Lituania o Letonia, sino Alemania. Esas
comparaciones no se sustentan. Debemos comparar Bielorrusia del 2005
con la de 1990, o con las actuales Ucrania o Rusia. Así por ejemplo,
la pensión media en Bielorrusia asciende a 104 dólares, la más alta en
la CEI si calculamos en dólares y más aún si tenemos en cuenta la
capacidad adquisitiva por los precios más que asequibles para la gente
mayor de los productos de primera necesidad.

En Bielorrusia a día de hoy tenemos la mejor estructura alimentaria de
la CEI y la "cesta de la compra" más barata, tanto para la infancia
como para la tercera edad. Tiene además el mejor acceso a la vivienda
de la CEI. Sin embargo la esperanza de vida de los bielorrusos ha
descendido de los 71 años en 1990 a los 69 en 2005. En Rusia
encontramos la esperanza más baja de vida al nacer, con 65 años. El
salario medio en Bielorrusia es de 250 dólares mensuales, lo que
representa 80 dólares más que Ucrania y 30 menos que Rusia. El
presupuesto ruso no sufre hoy la falta de ingresos. En Bielorrusia ,
por el contrario, no se dan las diferencias en salario medio e
ingresos, que tenemos en Rusia, tanto entre regiones, como entre
esferas de la producción. El salario medio en la esfera estatal es de
225 dólares al mes ("República". Minsk.24/12/2005)
Por supuesto estas cifras son muy modestas en comparación con Alemania
o Francia. Sin embargo aquí es muy importante la dinámica de
crecimiento. Al duplicar en 10 años (1996-2005) su PIB, Bielorrusia se
fija como meta el triplicarlo para 2010. No hay una dinámica parecida
ni en Europa ni en la CEI.

Lógicamente la oposición bielorrusa conoce todas estas cifras, aunque
las explica a su manera. Uno de los líderes de la oposición, Alexander
Lebedko escribía recientemente en el principal diario opositor de la
república. "¿Dónde está el sentido de la vida? En la verdad. Y la
verdad es esta. En sus 11 años de gobierno, Lukashenko ha creado un
sistema basado en el engaño y el miedo. No es efectivo. Solo funciona
con el látigo de un arriero. No depende de la gente que vive en las
regiones. Esto es algo que el dirigente bielorruso y sus seguidores se
han visto obligados a reconocer públicamente" ("Narodnaya volia"
nº226, 24/10/2005).

Es difícil comentar declaraciones de este tipo. Lukashenko ciertamente
ha creado un efectivo sistema de dirección económica, que él mismo
denomina en ocasiones como "socialismo de mercado". Veamos cuales son
las principales particularidades de este sistema.

El modelo bielorruso

En los años 1992-1993 en Bielorrusia no se produjo ninguna "terapia de
choque". El poder político era débil y estaba dividido, pero la
dirección de la economía no la manejaba un equipo de consejeros
extranjeros, sino el último gobierno soviético, encabezado por el
primer ministro Viacheslav Kebich. Este gobierno intentó llevar a cabo
algunas reformas cautelosas. A finales de 1993 se privatizaron en el
país algunos cientos de pequeñas y medianas empresas. Sin embargo
hasta el verano de 1994 apenas un 3% de los activos soviéticos estaban
en manos privadas.

La ley permitió la libertad total de comercio a precios de mercado,
aunque leyes como esta no provocaron el entusiasmo entre la población,
ya que a finales de 1992 los precios de los principales artículos de
consumo habían subido 11 veces. Mientras, la producción se había
reducido en 1992 en un 26 % y en el 93 en un 11% más. (P.G. Chigrinov.
"Historia de Belarus", Minsk. 2004) Esto demostraba la drástica caída
del poder adquisitivo y del nivel de vida de la población. Cientos de
miles de personas de la hasta entonces próspera Bielorrusia pasaron a
engrosar las listas de parados.

El descontrol y la crisis reinaban en el campo. A principios de 1994
aparecieron 2500 granjas privadas. Pero su peso específico en el total
de la producción del sector agrario apenas representaba un 1%. La
oposición liberal exigía la liquidación de todos los koljoses y
sovjoses, aunque en el campo bielorruso pocos eran los que apoyaban
esas exigencias. Tampoco había en Bielorrusia propuestas serias de
privatización de las grandes empresas industriales. Como es sabido, en
una Bielorrusia relativamente pobre en recursos naturales, en los años
soviéticos se desarrollaron con gran éxito muchos sectores de la
industria transformadora, en primer lugar la construcción de
maquinaria. Muchos economistas denominaban a Bielorrusia como "el
taller de ensamblaje de la URSS". Decenas de sus empresas de
maquinaria, así como de producción de televisores, neveras,
electrodomésticos, equipamiento médico, completaban el ciclo
tecnológico que se iniciaba en Rusia o Ucrania. La economía bielorrusa
en un 80% estaba formada por empresas de último ciclo, dependientes en
materiales y salida a mercados del mercado general de la Unión ("La
economía mundial y las relaciones internacionales"). Esto presuponía
la existencia de un gran porcentaje de trabajo altamente cualificado y
bien retribuido y una parte importante del valor del producto creado.
La mayoría de estas empresas se encontraba en dependencia de la Unión,
y no se podían privatizar sin alterar el desarrollo normal de la
producción. Evidentemente, la desaparición de la URSS destruyó el
funcionamiento normal de la industria bielorrusa.

Muchas fábricas no solo tuvieron que recortar la producción. Tuvieron
que detenerla. Los almacenes estaban llenos, pero no había pedidos
nuevos, ni suministro de piezas, de materia prima ni de energía. En
Bielorrusia no era tan fuerte el deseo de independizarse de Rusia como
lo podía ser en las repúblicas bálticas, dispuestas a cualquier
sacrificio por la independencia. Además los nacionalistas radicales
bielorrusos tenían poca influencia, no tenían programa económico. Sus
preocupaciones principales giraban en torno a los problemas de la
lengua. Despreciaban a la mayor parte de su pueblo, que según ellos
había olvidado su idioma y los símbolos de sus antepasados.

En esta coyuntura, la victoria de Lukashenko en las primeras
elecciones presidenciales fue algo lógico. Enseguida se reactivó la
nueva política económica, asentada en el pragmatismo, el realismo, el
sentido común y la recuperación de los lazos económicos y la
cooperación con Rusia. En Bielorrusia se reinstauró la economía
planificada de tipo soviético, con tareas prefijadas a un año y a
cinco años vista.

El primer plan quinquenal desarrollado bajo la dirección de
Lukashenko, "Principales directrices del desarrollo socio-económico de
la República Belarus para los años 1996-2000", fue aprobado en Minsk
por la Asamblea Popular Bielorrusa y se convirtió en ley.

A finales del año 2005 más del 80% de los activos, en la ciudad y en
el campo de Bielorrusia, correspondían a la propiedad estatal y
cooperativa. No existen oligarcas, y no hay grandes corporaciones
privadas. Pero las empresas bielorrusas, los koljoses y sovjoses,
funcionan, por lo general, mejor que en la época soviética, puesto que
ahora tienen que competir en los mercados ruso y mundial. En la
economía bielorrusa se mantienen, fundamentalmente, las formas de
organización económica (de dirección administrativa) soviéticas, y el
estado apoya incluso a muchas empresas deficitarias. Pero en
Bielorrusia no hay un partido único dirigente, sino un grupo de
partidos que apoya al presidente, y otro grupo de partidos que forman
la oposición. Bielorrusia no persigue el estatus de país con economía
de mercado, sino que construye una sociedad de justicia social,
empleando relaciones de mercado, que se corrigen según las
necesidades. Así, por ejemplo, en Bielorrusia se apoya, mediante
subsidios, el mantenimiento de precios bajos para los productos de
primera necesidad, los servicios de viviendas sociales y los
transportes públicos. Aleksandr Lukashenko ha dado en muchas ocasiones
una clara definición de lo que es el modelo bielorruso: "La esencia
del modelo socioeconómico de desarrollo de nuestro estado", dijo
Lukashenko, en una conferencia de prensa, el 23 de noviembre del 2005,
"consiste en crear un estado para el pueblo. Construimos un estado
orientado a lo social. No hemos ido por el camino de la destrucción, e
incluso renunciamos a la palabra "reforma", que atemorizaba a nuestras
gentes, en Rusia como en Bielorrusia. Nosotros no hablamos de reforma,
sino de perfeccionamiento. No tomamos el camino de destrucción de lo
anterior. Partimos de lo que teníamos, le dimos a todo la vuelta, y
pusimos en pie lo que merecía la pena, y comenzamos a perfeccionar
todo esto. Y básicamente, nos apoyamos en ese fundamento, que fue
creado en la Unión Soviética, aquí, en esta tierra, y levantamos un
edificio económico normal, que hoy nos aporta el resultado definido.
Construimos un modelo que tiene en cuenta, ante todo, al ser humano. Y
únicamente en esto se encuentra la base de la fuerza del presidente y
de nuestro estado, que nunca sacaremos del campo de visión de los
intereses del ciudadano" ("República", 25/11/2005).

La oposición a A. Lukashenko critica resueltamente ese rumbo de
construcción del socialismo de mercado sobre fundamentos soviéticos
("Narodnaya volia", 5/01/2005). Sin embargo, ninguno de los líderes de
la oposición ha sido capaz, hasta el momento, de proponer ninguna otra
estrategia económica o concepción sociopolítica distinta.

Bielorrusia y Rusia

La república de Bielorrusia es el socio y amigo más importante de la
Federación Rusa en la CEI y en Europa. En las fronteras entre Rusia y
Bielorrusia no hay puestos ni postes fronterizos. Los ciudadanos de
Rusia pueden llegar y trabajar en Rusia sin visado ni permiso, y los
ciudadanos de Bielorrusia pueden hacer otro tanto en Rusia. En
nuestros países hay un único espacio de defensa con respecto al oeste,
que mantiene y desarrolla la infraestructura militar soviética.
Nuestros países tienen un sistema común de organización y distribución
del área de defensa y de producción de tecnología militar. La lengua
rusa es, junto al bielorruso, idioma oficial en Bielorrusia.
Bielorrusia nunca ha sido colonia de Rusia, y el pueblo de Bielorrusia
carece de complejos antirrusos, que han intentado inspirarle los
nacionalistas radicales, declarando "decadente" a su propio pueblo.
Más cercano a la realidad estuvo A. Lukashenko, cuando dijo, medio en
broma, que "los bielorrusos son rusos, pero con label de calidad".
Entre Rusia y Bielorrusia nunca ha habido, a lo largo de la historia,
enemistad o conflictos, y, precisamente eso, ha determinado la opción
final de la élite bielorrusa en su orientación hacia Rusia después de
la disolución de la URSS. Como escribió hace poco A. Lukashenko, "el
pueblo bielorruso analizó serenamente la situación e hizo su elección,
en el sentido de demostrar su incorruptible lealtad a la hermandad
eslava. El adoptar una orientación hacia Rusia, abierta y
conscientemente, fue un paso muy responsable. Esa era mi posición de
principio, porque yo creía firmemente en la fuerza creadora de la
unidad de nuestros pueblos" ("Nash sovremennik", Nº 12, 20005).
En Rusia y Bielorrusia hay un modesto, pero común, Estado federado,
con parlamento conjunto, consejo de ministros, Consejo superior de
estado y presupuesto, que en el 2006 contaba con 3000 millones de
rublos (N del T.:cerca de 100 millones de euros). Más de un millar de
funcionarios, dirigidos por Pavel Borodin, trabajan en Minsk en el
Secretariado ejecutivo de este Estado federado, que pronto deberá
establecer su Acta constitutiva. Prosiguen los preparativos para la
introducción de una divisa común para los dos países, sobre la base
del rublo ruso. Naturalmente, también hay problemas. Es fácil
cerciorarse de que casi todas las principales iniciativas de
integración en los últimos 10 años han partido no de Rusia, sino de
Bielorrusia. Muchas de las iniciativas económicas y políticas de
Bielorrusia son silenciadas y tergiversadas, no solo en una parte
significativa de la prensa rusa, sino en las informaciones que llegan
al presidente de Rusia. Resultó extraño escuchar las palabras de V. V.
Putin acerca de que toda la economía de Bielorrusia supone un 3% de la
de Rusia, así como algunas conclusiones de esas equivocadas comparaciones.

La población de Bielorrusia correspondería a un 7% de la población de
Rusia, pero la economía de Bielorrusia corresponde a un 8% de la
economía de Rusia. En el conjunto de la economía de la CEI, en el
2003, Rusia aportaba el 61'5% del total del Producto Interior Bruto
(PIB) de la Comunidad, y Bielorrusia, un 4'8%. En el mundo existen ya
muchos esquemas de integración, pero Rusia y Bielorrusia deben
encontrar su propia variante de Unión, que tenga en cuenta nuestra
historia y nuestras realidades. Bielorrusia debe llevar a cabo la
integración, conservando su soberanía nacional y estatal, y esta es
una postura comprensible y razonable. Nuestras economías son
totalmente compatibles, pero la economía de Rusia, a día de hoy,
incluye demasiados elementos irracionales, que justifican la cautela
de Bielorrusia.

Los problemas de la democracia en Bielorrusia

Los problemas de la democracia en Bielorrusia pueden examinarse desde
distintos ángulos, y por tanto, describir cuadros muy diferentes, en
su mayor parte, muy subjetivos. Pero lo mismo podría decirse de
cualquier país occidental, con "ejemplares", en opinión de muchos,
regímenes democráticos. Mejor sería hablar de las instituciones reales
de poder y de los hechos. Es absolutamente evidente que el presidente
de Bielorrusia posee, de acuerdo con la Constitución del país, enormes
poderes, mucho mayores que los presidentes de Francia, EE.UU. o Rusia.
El presidente bielorruso coordina y dirige la actividad de todas los
poderes del estado, ejecutivo, legislativo y judicial. Los decretos
del presidente de Bielorrusia se consideran leyes provisionales. El
parlamento bicameral bielorruso es, en gran medida, un órgano
representativo y técnico, más que político. No es una tribuna para
declaraciones políticas y lucha de partidos, de los cuales hay muchos
en Bielorrusia, pero que no son grandes, en cuanto a influencia, y no
son capaces de constituirse en alternativa de poder.
Claro está que, en comparación con el orden soviético en Bielorrusia,
no sólo en tiempos de Brezhnev, sino también en los de Gorbachov, la
Bielorrusia actual es un régimen democrático mucho más avanzado. Aquí
se limita, pero no se prohíbe a la prensa opositora, ni se silencian
las emisoras de radio occidentales. Se puede profesar cualquier
religión o adherirse a cualquier filosofía.

Aleksandr Lukashenko llegó al poder en 1994, como resultado de unas
elecciones plenamente democráticas. Sin apoyarse en ningún partido, y
sin tener ningún apoyo financiero sólido, ganó las elecciones, en
primer lugar, gracias a su excepcional talento oratorio, inteligencia
natural, fuerte voluntad y honradez, cualidades de las que todos
pudieron entonces convencerse. En aquellas condiciones de desgobierno
y desbarajuste, sin contar con un fuerte equipo profesional, venció a
competidores mucho más potentes que él en varios parámetros, logrando
el 81% de los votos en la segunda vuelta. Su programa principal se
condensaba en una sola frase: "No estoy ni con los de derechas, ni con
los de izquierdas; estoy con el pueblo". Este lema se mantiene como lo
principal en su programa electoral del año 2006.

Sería extraño y absurdo culpar de la debilidad de la sociedad civil en
Bielorrusia a Aleksandr Lukashenko, y no a la oposición bielorrusa. Al
igual que en el año 1991, hoy en día, demasiados líderes ambiciosos y
grupos políticos de la oposición se dan empujones, estorbándose unos a
otros en un escenario político muy pequeño. En Rusia, Vladimir
Zhirinovsky y Aman Tuleyev se presentaron a las elecciones
presidenciales contra Yeltsin, ya en 1991, y Guennadi Ziuganov, desde
1996. En Bielorrusia no hay figuras semejantes. Aquí, a la oposición
de "primera línea", la sustituyó, a mediados de los años 90, la
oposición de "segunda línea", y, hacia el año 2001, la de "tercera
línea". Semejante rápida sucesión de personas y grupos confundió
incluso a los patrocinadores y asesores occidentales, que exigieron,
aunque solo fuera para el momento de las elecciones de 2006, la unión
de todos los movimientos opositores, "desde los anarquistas a los
monárquicos", y la presentación, frente a Lukashenko, de algún
candidato único. A esta propuesta también se sumaron los
liberal-demócratas, los nacionalistas y los comunistas del Partido de
los Comunistas de Bielorrusia. Los más "ortodoxos" comunistas del
Partido Comunista de Bielorrusia, en cambio, apoyaban al presidente.

El Congreso unificado de fuerzas democráticas se constituyó en Minsk,
el 2 de octubre de 2005, en el Palacio de la Cultura de la fábrica de
automóviles de Minsk. Se reunieron más de 800 delegados de 8 ó 9
partidos. Entre los 70 invitados extranjeros se encontraban los
expresidentes de Polonia, Lech Walesa, y de la República Checa, Vaclav
Havel. De los demócratas rusos, llegaron a Minsk, I. Hakamada, B.
Nemtsov y N. Bielyj. Se realizaron 2 vueltas de votaciones. En la
segunda vuelta venció Aleksandr Milinkievich, profesor de 58 años,
físico de profesión, de la ciudad de Grodno. El hasta entonces poco
conocido político de provincias, había sido, en el pasado, activista
del Frente Popular de Bielorrusia, pero no de los más radicales. (N.
del T.: los "Frentes Populares" fueron movimientos políticos,
generalmente con tendencias de reivindicación nacionalista, que
surgieron en cada república de la URSS en la época de Gorbachov, las
primeras organizaciones políticas legales al margen, pronto en contra,
del PCUS). En febrero del 2006 realizó una activa campaña
preelectoral, dentro y fuera de los límites de Bielorrusia. Los
resultados de esta campaña política los conoceremos el próximo 19 de
marzo. Las elecciones presidenciales en Bielorrusia se celebrarán una
semana antes que las elecciones a la Rada Suprema (parlamento
nacional) de Ucrania. Serán dos acontecimientos muy importantes, no
sólo para estos dos países, sino para toda Europa.

Particularidades del panorama electoral bielorruso

A los líderes de la oposición bielorrusa les va a resultar difícil
llevar la lucha con Lukashenko en cualquier dirección y en cualquier
"campo de batalla" electoral, y ya están diciendo que su meta
principal es, como en los Juegos Olímpicos, no ganar, sino participar.
Ninguno de los líderes opositores prepara tiendas de campaña o
infiernillos para un "maidan" bielorruso (N del T.: Maidan, nombre de
la plaza donde se concentraron y acamparon los partidarios del actual
presidente de Ucrania, Yushenko, durante la famosa "Revolución
Naranja" de Kiev, en 2004). Hasta los periódicos opositores y los
grupos de investigación sociológica, desplegados desde la vecina
Lituania, advierten: "Lukashenko recibirá en las elecciones del 55 al
60% de los votos, pero nos declararán una cifra del 75-80%".
Exactamente lo que dijo en una entrevista para la televisión rusa el
mismo Aleksandr Milinkievich.

¿Sobre que tesis construir la campaña? A cuenta de esto, hasta los
observadores occidentales encuentran dificultades con sus consejos. En
Ucrania, en el otoño del 2004, el principal tema para Yushenko y
Timoshenko (N del T.: los cabecillas de la "revolución naranja")era la
corrupción. Pero el régimen bielorruso no está corrompido, y la
población del país lo sabe. Aquí no hay ni un poder débil, ni ricos
oligarcas. Es difícil acusar a Lukashenko de sumisión a Moscú o de
renuncia a la soberanía bielorrusa. Más bien, es a los políticos rusos
a los que algunos de sus colegas bielorrusos intentan atemorizar con
la supuesta excesiva influencia que Lukashenko y el KGB bielorruso
estarían adquiriendo en Moscú y en Rusia.

También es muy difícil criticar la política socioeconómica de
Lukashenko, pues sus éxitos son evidentes. Las proclamas de que el
actual régimen bielorruso no construye nada y "vive de las rentas
soviéticas" y de la riqueza acumulada en la época de la URSS, son
demasiado poco convincentes. Bielorrusia ha construido mucho por sí
misma en los últimos 5 años, ha renovado sus instalaciones y su
tecnología. El conocido científico y figura pública bielorrusa,
Guennadi Grushevoy, uno de los organizadores de la acción por los
"Niños de Chernobyl", simpatiza totalmente con la oposición, pero les
previene de que no se hagan ilusiones: "El electorado" -dice- "vota,
no por el sistema político que creó A. Lukashenko, no por el modelo
económico, vota por su política social. Si nosotros le decimos que
ahora hay que destrozar todo este sistema social (demostrado que esto
es un soborno primitivo al pueblo), no encontraremos apoyos. No
recibiremos nada, excepto desprecio, del electorado" (A. Feduta.
"Lukashenko. Biografía política", M. 2005).

Pero, ¿cómo demostrar que la política social del régimen de Lukashenko
es un soborno al pueblo, y no un sincero deseo de ayudar a la gente y
preocuparse de la mejora de sus vidas? De hecho, la política social de
Lukashenko surge de modo natural de su ideología, que es hoy la
ideología del estado bielorruso. La ideología estatal bielorrusa no se
basa en los dogmas del marxismo-leninismo, pero tampoco rechaza las
ideas y principios del socialismo, como una sociedad de justicia
social. En todas las estructuras de poder de Bielorrusia hay secciones
de trabajo ideológico, y en la administración del presidente hay una
dirección de ideología. A. Lukashenko expuso su esencia de la forma
más concisa en su mensaje a los ciudadanos con ocasión de la fiesta de
Octubre. "La historia lo atestigua de modo convincente: la Gran
Revolución Socialista de Octubre, cuyo principal objetivo era la
construcción de una sociedad de justicia social, libre de desigualdad
y opresión, estaba dotada de una enorme fuerza creadora. La energía de
Octubre inspiró la victoria en la Gran Guerra Patria, la conquista del
cosmos, los logros laborales del pueblo soviético, hechos reconocidos
en todo el mundo. La revolución de Octubre cambió el destino de
Bielorrusia, dio un potente impulso al renacimiento social y
espiritual de nuestro pueblo. Los bielorrusos consiguieron su propio
estado, crearon una industria de alta tecnología, una agricultura
moderna, una cultura y ciencia de vanguardia. La república de
Bielorrusia es un estado soberano, que goza de estima y prestigio en
la comunidad internacional. Los rasgos distintivos de la Bielorrusia
moderna son la estabilidad política y económica, el acuerdo ciudadano
y la preocupación por la gente. Nuestro país marcha decididamente por
el camino de desarrollo elegido por el pueblo, en la base del cual se
encuentran los ideales legados por Octubre de paz, libertad, igualdad
y justicia" ("Sovietskaya Bielorrusia", 6/11/2005).

Las elecciones en Bielorrusia se observarán con la mayor atención, no
en Occidente, ni en Rusia, sino en la vecina Ucrania. Comparando los
precios de los productos alimenticios en las ciudades de Ucrania y
Bielorrusia, donde son dos veces más baratos, y además, los sueldos y
pensiones son más altos, uno de los publicistas ucranianos exclamó:
"¡Ojalá tuviéramos nosotros esos precios! No, ¡sería necesario pedir a
Aleksandr Lukashenko, después del fin de su mandato presidencial,
trabajar un par de años entre nosotros para beneficio de los
pensionistas! De paso nos libramos de nuestro propio gabinete de
ministros. ¿Con qué nos puede consolar el poder? ¿Acaso sólo con
palabras vacías sobre que en Ucrania hay democracia y en Bielorrusia
no? ¿Y cómo palpar o sopesar esta nuestra democracia o la "opción
europea"? ¿Qué es más importante para una persona sencilla: una
familia bien alimentada o la satisfacción de los "guardianes de la
democracia" de Washington y la UE? ¿Y, en general, quién es patriota
de su país? ¿El que pone orden, da trabajo y pan a sus ciudadanos, o
el que habla de "honor y nación", sin darse cuenta de cómo saquean el
país los oligarcas y sus "compañeros de lucha"? Mira por donde, los
bielorrusos no tuvieron nuestra "suerte". No tienen oligarcas. Ni
siquiera millonarios. A cambio tienen qué y con qué comprar" ("2000",
Kiev, 16/12/2005). Este artículo, escrito desde la ciudad ucraniana de
Zhitomir se publicó en uno de los mejores semanarios ucranianos
"2000", en la sección "Libertad de expresión".

Desde luego, la democracia es algo muy valioso, y hay que luchar por
ella, pero no como lo entienden muchos políticos en Kiev o en Tbilisi
(capital de Georgia). En la segunda mitad de marzo de 2006 sabremos
que piensan acerca de esto los pueblos ucraniano y bielorruso.