Trieste: quando morì mio padre
Giovedì, 04 Gennaio 2007
Risiera di San Sabba
Disegni e testimonianze di bambini sloveni deportati durante la Seconda Guerra Mondiale nei campi di concentramento del confine orientale. La mostra, aperta fino al 28 gennaio presso la Risiera di San Sabba, si rivolge soprattutto ai giovani, per conoscere il passato e riflettere sul futuro
Fonte: Comune di Trieste
"Quando morì mio padre" è il titolo di una mostra realizzata dal Centro isontino di ricerca e documentazione storica e sociale "Leopoldo Gasparini" e resa possibile grazie alla collaborazione dell'Archivio di Stato della Slovenia e dal Museo di Storia Contemporanea di Lubiana.
La mostra, che si tiene nella cornice della Risiera di San Sabba, è curata da Metka Gombac, Boris M. Gombac e Dario Mattiussi. E' strutturata in ventisei grandi pannelli a colori, che riproducono scritti e disegni di bambini sopravvissuti alla deportazione nei campi di concentramento del confine orientale Gonars, Visco, Arbe-Rab e Monigo (Treviso) tra il 1942 ed il 1943. Essa è corredata da un volume dallo stesso titolo, che ripercorre le vicende storiche che portarono alla deportazione dei civili sloveni nei campi di concentramento italiani, posti a ridosso del confine orientale, ed in particolare indaga l'odissea dei bambini sloveni deportati in questi campi tra il 1942 ed il 1943.
I saggi contenuti nel volume sono l'accompagnamento storico indispensabile all'approfondimento dei temi affrontati dalla mostra, realizzata grazie agli scritti e disegni di bambini sopravvissuti alla deportazione e messi per la prima volta a disposizione dall'Archivio di Stato della Repubblica di Slovenia e dal Museo Sloveno di Storia Contemporanea di Lubiana.
Disegni e scritti vennero composti durante i corsi di terapia post traumatica avviati in strutture mediche partigiane dopo la liberazione dai campi, successiva all'8 settembre 1943. Diversi vennero raccolti in una sorta di concorso, organizzato nella zona libera della Kocevska, dalle istituzioni scolastiche locali. I maestri che proponevano i temi erano, normalmente, anche loro reduci dai campi ed erano quindi le persone più adatte per comunicare con i bambini, quasi tutti orfani. Ai tentativi di terapia, attuati stimolando i bambini a far riemergere la memoria delle sofferenze patite per poterle elaborare, ed ai temi svolti nelle scuole elementari organizzate dalle forze partigiane, dobbiamo la conservazione di questi materiali che costituiscono oggi una delle testimonianze più preziose e drammatiche di una delle pagine più buie della nostra storia.
L'orrore della deportazione e dei campi di concentramento ha colpito la nostra regione con una violenza ed una dimensione che hanno pochi riscontri nel resto del Paese. Sicuramente, in rapporto alla popolazione, il numero dei deportati dai nostri Comuni, anche senza tener conto della tragedia vissuta dalla comunità ebraica, è uno dei più alti in assoluto. Molti dei campi di concentramento - come Sdraussina, Fossalon, Gonars, Visco - che ospitarono donne, anziani e bambini deportati sia dalle zone d'occupazione militare sia dal nostro territorio, sono luoghi che conosciamo ed in cui tutti noi ci siamo trovati, probabilmente senza immaginare che sono stati teatro di tante sofferenze.
La conoscenza del nostro passato, anche delle sue pagine più buie, deve costituire uno stimolo per rafforzare il nostro impegno oggi contro intolleranza, violenza e razzismo. La ricerca che ha dato origine alla mostra e al volume è dunque importante perché si rivolge in modo particolare alle generazioni più giovani, a coloro che devono rendere concrete nella realtà parole come "uguaglianza", "pace", "rispetto dell'altro".
Risiera di San Sabba - Monumento Nazionale
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