No alla base militare USA a Vicenza |
Venerdì 19 gennaio alle ore 16.00 in piazza a Roma anche una delegazione dei Comitati vicentini per il NO |
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Questo governo e la coalizione di forze che lo sostengono, oggi sono chiamate a scegliere tra sovranità popolare e lealtà ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica e bellicista. La nuova base militare USA al Dal Molin sarà una base pienamente operativa e funzionale alla dottrina della guerra preventiva statunitense per le aggressioni contro i popoli nel Medio Oriente. Il servilismo e la subalternità agli USA e alla NATO, la presenza delle loro basi militari nel nostro territorio e la partecipazione alle missioni militari nei teatri di guerra, vanno rimessi in discussione radicalmente. Venerdi 19 gennaio concentramento a Montecitorio alle ore 16.00 a sostegno del movimento che si oppone alla nuova base militare a Vicenza. Sarà presente anche una delegazione dei Comitati vicentini per il NO all’allargamento della base militare USA.
Comitato per il ritiro dei militari italiani, Confederazione Cobas, Federazione RdB/CUB, Rete dei Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori, Comitati Iraq Libero, CARC, Utopia Rossa, Associazione Officina Comunista, Comitato comunista "A. Gramsci", redazione di www.infromationguerrilla.org. |
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Dal Molin, ovvero
IL RE E’ NUDO
Con il placet di Romano Prodi all'insediamento di una base USA nel cuore di Vicenza si chiude l’ultimo barlume di speranza in una azione di governo vagamente autonoma dalle strategie politico-militari statunitensi.
Il servilismo con il quale la decisone è stata presa traspare dai tempi, in largo anticipo sulla enfatizzata “dichiarazione chiarificatrice di venerdì 19 gennaio”, e dai modi, esposti dal ministro degli esteri durante la trasmissione televisiva “Ballarò” di martedì 16 gennaio , durante la quale D’Alema ha rivelato una proposta alternativa al Dal Molin, evidentemente rifiutata dal padrone americano. Il Pentagono ha battuto forte sul tavolo, ha dettato le condizioni per la realizzazione della base ora, subito, adesso. Il "governo amico" ha battuto i tacchi.
Alcune affermazioni di Prodi, che addossano ora la responsabilità della scelta al voto del consiglio comunale di Vicenza ed al passato governo Berlusconi aggiungono al servilismo un forte sapore di ridicolo.
Mentre migliaia di cittadini vicentini occupano la stazione di Vicenza, le trivelle sono pronte a scavare le fondamenta per l’installazione della 173° brigata aviotrasportata USA, tristemente nota per i massacri in Vietnam e più recentemente a Falluja..
La strada tracciata è evidente: una reiterata subalternità dell’Italia alle presenti e future operazioni di guerra in Medio Oriente. I nostri territori saranno ancora di più trampolino di lancio per le aggressioni contro l’Afghanistan, la Siria, l’Iran, il Libano, la Somalia e il corno d’Africa.
In base a queste scelte politiche decine di civili afgani muoiono quotidianamente sotto i bombardamenti della NATO, in Libano i soldati italiani difendono (dichiarazioni di D’Alema e Prodi) gli interessi di Israele e dell’illegittimo governo Siniora, è stata varata una finanziaria che - prima volta nella storia repubblicana - investe più fondi per le spese militari rispetto a quelle sociali.
La cosiddetta “sinistra radicale” di governo si trova ora di fronte ad una nuova, gravissima scelta presa dal “nocciolo duro” dell’esecutivo prodiano, contro la quale l’unica strada possibile sarebbe quella di determinare una vera crisi di governo, con il ritiro dei propri ministri dall'esecutivo.
Dubitiamo fortemente sulle reali intenzioni di questo ceto politico, prono sino ad oggi di fronte a scelte guerrafondaie e liberiste.
La base USA al Dal Molin apre la strada ad una riorganizzazione strategica dell’esercito statunitense nel nostro paese. Le notizie trapelate in questi ultimi anni su ipotesi di raddoppio ed ampliamento a camp Darby, Sigonella, Taranto, Brindisi, Napoli si tramutano oggi in una drammatica attualità.
Il movimento contro la guerra si trova di fronte ad una sfida a tutto campo, su tutto il territorio nazionale. Le lotte di questi mesi a Vicenza indicano però una strada, in grado di far uscire le mobilitazioni da un generico pacifismo.
Dobbiamo costruire una forte rete nazionale di resistenza attiva sui territori, contro la militarizzazione della politica e dell’economia, contro l’occupazione di intere aree da parte di eserciti in guerra oggi contro i popoli mediorientali, domani contro chiunque metta in discussione l’ordine delle cose esistente.
Esprimiamo la nostra totale solidarietà alle mobilitazioni di queste ore a Vicenza, chiamando tutte le realtà coerentemente pacifiste a scendere in piazza, contro un ulteriore, vergognoso schiaffo alla dignità nazionale, subìto oggi da un governo che qualcuno spacciava come “amico”.
Occorre mobilitazione immediata e riorganizzazione strategica del movimento contro la guerra.
Il convegno nazionale “Disarmiamoli” del prossimo 10 febbraio a Bologna si porrà al servizio di queste urgenze.
Il Comitato nazionale per il ritiro delle truppe italiane
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No alla base militare USA a Vicenza. La posta in gioco
Il governo Prodi intende dare il via libera alla costruzione di una nuova base militare USA a Vicenza che affianchi quella già esistente nel cuore della città (Camp Ederle).
Sono evidenti a tutti la gravità e le conseguenze di questa scelta. La decisione del governo pone serissimi problemi di democrazia e di collocazione internazionale dell’Italia.
1) La nuova base militare USA al Dal Molin infatti sarà una base pienamente operativa e funzionale alla dottrina della guerra preventiva. Da essa dovrebbero partire i blitz dei paracadutisti statunitensi in tutto l’arco di crisi mediorientale e eurasiatico, sussumendo così Vicenza dentro un sistema operativo di guerra che vede l’Italia coinvolta pienamente. La base al Dal Molin diventerebbe uno dei “santuari” delle aggressioni contro altri popoli.
2) L’ampiezza del dissenso e della mobilitazione popolare contro la nuova base militare a Vicenza, è stata tale che la decisione del governo di procedere comunque all’installazione della base al Dal Molin, cozza frontalmente con la sovranità popolare. Questo governo si regge su una coalizione di forze che oggi sono chiamate a scegliere tra questa e la lealtà ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica
3) E’ tempo che si apra una vasta e radicale battaglia democratica, popolare e antimilitarista contro i vincoli e i trattati internazionali a cui è sottoposto il nostro paese. La “relazione speciale con gli USA” o la fedeltà atlantica nella NATO, non possono più essere dei dogmi indiscutibili per l’Italia del XXI Secolo. Il rapporto di servilismo e subalternità agli USA e alla NATO (e la presenza delle loro basi militari nel nostro territorio) vanno rimessi in discussione radicalmente. A fronte della continuità della subordinazione atlantica, diventano risibili e ridicoli i discorsi sulle iniziative “autonome” dell’Italia in Libano o in Medio Oriente. Al contrario, le missioni militari in questi teatri assumono il segno della complicità con la dottrina USA della divisione e della guerra civile diffusa in quella regione.
E’ necessario avviare una mobilitazione locale e nazionale che prenda di petto i nodi centrali della politica militare e internazionale del governo italiano e ne renda sempre più difficile la realizzazione. La parola d’ordine “disarmiamoli” può indicare una nuova politica e una nuova etica su cui costruire una alternativa e una alterità di modelli.
Mettiamo in campo subito una giornata di mobilitazione in tutte le città contro la costruzione della nuova base militare USA a Vicenza e a sostegno del movimento popolare che si oppone alla base
Prepariamo una grande manifestazione nazionale per il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo smantellamento delle basi militari USA e NATO e per il taglio alle spese militari.
16 gennaio
La Rete dei Comunisti