In merito al Trattato UE

1) Presa di posizione in merito al Trattato UE
Dichiarazione comune di partiti comunisti, operai, progressisti e di sinistra europei

2) NO ad un nuovo trattato europeo, anche se "semplificato"! Difesa e riconquista dei diritti e delle garanzie contenuti nelle legislazioni di ciascuno dei nostri paesi!
Appello di militanti operai, sindacalisti, responsabili italiani


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www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 21-10-07 - n. 199

da: www.pcp.pt , mailto:internacional@...
 
Presa di posizione in merito al Trattato UE

 

Dichiarazione comune di partiti comunisti, operai, progressisti e di sinistra europei

 

17/10/2007
 
I partiti che sottoscrivono questa dichiarazione comune denunciano l’obiettivo reale e dichiarato dell’attuale riforma dei trattati dell’Unione Europea: recuperare i contenuti di fondo della bozza di trattato precedentemente rigettata, e nello stesso tempo cercare di evitare un dibattito democratico e l’espressione della volontà dei popoli, in particolare attraverso referendum.

 

Questo tentativo è inaccettabile e rappresenta una manifestazione di profonda mancanza di rispetto per la democrazia e per la volontà sovrana, espressa dai popoli Francese e Olandese nei referendum del 2005.

 

Se fosse ratificato nei vari paesi, questo trattato rappresenterebbe un nuovo salto di qualità nella configurazione dell’Unione Europea quale blocco politico, economico e militare contrario agli interessi dei lavoratori e dei popoli; un nuovo passo verso l’istituzionalizzazione del neoliberalismo, la promozione del militarismo e un più forte dominio da parte dei poteri forti dell’Unione Europea, reso effettivo dalle pietre angolari dell’edificio dell’UE: i trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza e la Strategia di Lisbona.

 

Questo trattato è impregnato di politiche neoliberali che mettono a repentaglio le conquiste economiche e sociali dei lavoratori e dei popoli, attraverso la liberalizzazione dei mercati, il primato della concorrenza o delle politiche monetariste che non tengono in considerazione la crescita e l’occupazione; oppure attraverso lo smantellamento e la privatizzazione dei servizi pubblici, in linea con gli interessi dei grandi gruppi economici e finanziari.

 

Questo trattato promuove la militarizzazione dell’Unione Europea nel contesto della NATO e in coordinamento con gli USA, un incremento delle spese militari, una corsa agli armamenti e la militarizzazione delle relazioni internazionali.

 

Questo trattato si contrappone agli interessi e alle aspirazioni dei lavoratori e dei popoli d’Europa. Diciamo NO al nuovo Trattato e al processo antidemocratico che esso cerca di imporre.

 

Il diritto di ogni popolo a dire la sua su un trattato che ha così profonde conseguenze per il presente ed il futuro di ciascuno dei paesi e dell’Europa deve essere garantito, attraverso un vasto e democratico dibattito e attraverso l’espressione della volontà popolare.

 

Con piena fiducia nella possibilità di un’Europa diversa, di cooperazione, progresso economico e sociale e di pace, i Partiti comunisti, operai, progressisti e di sinistra che firmano questa presa di posizione comune si trovano d’accordo nel promuovere una serie di iniziative nei propri paesi e a livello multilaterale, allo scopo di lottare perché questo Trattato venga respinto e per richiedere ampi e democratici dibattiti popolari e l’espressione della volontà dei popoli nei diversi paesi dell’Unione Europea, in particolare attraverso referendum.

 

Lista dei Partiti Firmatari

 

Partito Comunista (Fiandre) – Belgio
Partito Comunista (Vallonia) – Belgio
Partito del Lavoro del Belgio
Partito Comunista di Gran Bretagna
Partito Comunista di Boemia e Moravia
Partito Comunista della Bulgaria
Partito dei Comunisti Bulgari
AKEL (Cipro)
Partito Comunista di Danimarca
Partito Comunista in Danimarca
Partito Comunista della Finlandia
Partito Comunista Francese
Partito Comunista Tedesco
Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese
Partito Comunista d’Irlanda
Partito dei Lavoratori d’Irlanda
Partito dei Comunisti Italiani
Partito Socialista della Lettonia
Partito Comunista di Lussemburgo
Nuovo Partito Comunista dei Paesi Bassi
Partito Comunista di Polonia
Partito Comunista Portoghese
Partito dell’Alleanza Socialista (Romania)
Partito Comunista di Spagna
Sinistra Unita (Spagna)
Partito Comunista dei Popoli di Spagna

 

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 

 

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NO ad un nuovo trattato europeo, anche se "semplificato"!
Abrogazione di tutti i trattati !
Abrogazione del trattato di Maastricht-Amsterdam,
difesa e riconquista dei diritti e delle garanzie contenuti nelle
legislazioni di ciascuno dei nostri paesi!


Militanti operai, sindacalisti, responsabili - alcuni fra noi sono membri di organizzazioni affiliate all'Intesa, altro no - siamo tutti impegnati nelle lotte di resistenza contro l'accelerazione dell'offensiva senza precedenti iniziata simultaneamente, sotto l'egida dell'Unione Europea, da parte dei governi dei nostri paesi rispettivi, contro tutti i diritti acquisiti dalle generazioni precedenti.

Ci rivolgiamo a tutti voi,  nostri colleghi di tutta l'Europa, per invitarvi ad associarvi alla preparazione di una conferenza europea che proponiamo di organizzare inizio dicembre

La presidenza portoghese dell'Ue avrà probabilmente fatto adottare dai nostri governi, in quella data,  il "trattato semplificato", pura e semplice ripresa del trattato « costituzionale » respinto, due anni fa, da parte dei popoli francesi ed olandesi. Un trattato che, riprendendo l'integrità del contenuto distruttivo dei trattati precedenti, si prefigge di rafforzare ancora il potere della presidenza dell'Ue e di dotarla istituzionalmente di un'"indipendenza" praticamente totale nei confronti dei vari popoli. Per l'Unione Europea si tratta di operare un ribaltamento totale di tutti i rapporti di lavoro esistenti, portare a termine le "riforme" già avviate, farla finita al più presto con tutti i codici del lavoro, tutti gli statuti, i contratti nazionali, tutti i sistemi di convenzioni collettive.

Questo trattato deve essere sottomesso a ratifica in ciascuno dei nostri paesi a decorrere da gennaio 2008 in violazione totale della volontà chiaramente espressa dai popoli francesi ed olandesi, della forte opposizione fin d'ora espressa nel movimento sindacale, in particolare in Gran Bretagna, in Portogallo, ecc. e sulle spalle  di tutti gli altri popoli privati dell'informazione più elementare su questo trattato.
C'è urgenza!

Vi proponiamo di organizzare questa conferenza per decidere insieme ciò che possiamo intraprendere in modo coordinato entro i termini brevi che ci sono imposti. Organizziamoci per far sentire la voce di quelli che, sempre più numerosi in ciascuno dei nostri paesi, vogliono poter dire: « Basta distruzioni! Rifiutiamo il rovesciamento  completo che ha deciso di operare l'Unione Europea, interamente sottoposta alle esigenze dei mercati finanziari e alle decisioni della Federal Reserve americana.

Rottura con l'Unione Europea, per aprire infine la via alla collaborazione fraterna dei lavoratori e dei popoli d'Europa, per la costruzione di un futuro di pace, di lavoro, fondato sulla difesa di tutte le conquiste sociali strappate dalla classe operaia dei nostri paesi, per l'unione libera dei popoli e delle nazioni libere dell'Europa.

E, per aprire questa discussione, poniamo prima di tutto una questione: il dramma che ha appena colpito la Grecia dipende dal destino o è conseguenza inevitabile "dell'adeguamento strutturale" dettato dal Patto di stabilità?


« Fatalità » il dramma che ha appena colpito la Grecia?

184.000 ettari di terreno bruciati in due giorni nella culla della civilizzazione europea. 63 morti, centinaia di villaggi distrutti, 2000 edifici bruciati, 40.000 capi di bestiame carbonizzati nel solo Peloponneso. La metà della superficie del dipartimento dell'Elide devastata e, nel dipartimento vicino di Messénie, 250.000 ulivi distrutti. Fino alla località di Olimpia minacciata molti giorni dalle fiamme...

Come non condividere la rabbia immensa della popolazione greca che accusa il governo di averla abbandonata in villaggi circondati dal fuoco, senza vigili del fuoco, senza dispositivi di sgombro, senza informazione?
Un'accusa confermata dagli esperti che denunciano a loro volta lo Stato greco: "In un paese coperto di foreste per più del 45 %, i servizi forestali hanno ricevuto soltanto in giugno fondi molto insufficienti per ripulire i boschi". Queste denunce sottolineano il numero ridicolo di vigili del fuoco (17.000 di cui 5.500 lavoratori stagionali mal formati) senza materiale, senza coordinamento, senza flotta di canadairs.

Come si è potuto arrivarne fino a questo punto?

Ironia crudele della sorte... E' Costas Caramanlis, primo ministro, che ha risposto alla domanda il 17 agosto scorso, esattamente dieci giorni prima dell'incendio generale. Trionfante, mentre sollecitava un nuovo mandato al termine delle elezioni legislative anticipate che aveva convocato per il 16 settembre, annunciava : "Vogliamo proseguire i cambiamenti e le riforme (...) dobbiamo avanzare più rapidamente ". 

Si elogiava di aver soddisfatto le esigenze dell'UE e di avere ridotto in un anno dal 5,5% al 2,6% il deficit pubblico.
Difficile dire in modo più conciso perché non c'erano né vigili del fuoco, né piani d'intervento e di pulizia delle foreste e dunque perché 63 persone sono morte sacrificate e decine di migliaia di altre hanno perso tutto.

Il dramma della Grecia non ci annuncia il caos imminente promesso a tutti i popoli sottoposti alle esigenze dell'Ue?

Chi non si è rivoltato di fronte alla sfrontatezza dei rappresentanti dell'Ue che si interrogavano senza vergogna, il giorno dopo il disastro, sulla "capacità dell'Ue di reagire in modo sufficientemente rapido (...) quando gli incendi sono così vicini" e "sulla possibilità di creare moduli di crisi"?

Non è legittimo ricordare che è l'Unione Europea che ha dettato, giorno dopo giorno, la politica del governo greco che conduce a questa catastrofe? Che si giudichi:

- Il 28 gennaio 2004, la Commissione europea, che giudica le misure prese dal governo greco per rispettare il "Patto di stabilità e di crescita" adottato dal Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno 1997, richiamava all'ordine lo stesso governo: "L'obiettivo fissato nel bilancio e l'attualizzazione precedente del programma di stabilità di ridurre il deficit delle amministrazioni pubbliche allo 0,9% del PIL non è stato raggiunto."

- Il 24 giugno 2004 "la CE raccomanda al Consiglio di adottare una decisione che constati l'esistenza di un disavanzo eccessivo e quindi indirizzi alle autorità greche raccomandazioni, per porre fine a questa situazione (...) entro il 5 novembre 2004".

- Il 22 dicembre 2004 "la CE ha concluso (...) che il progetto di bilancio per il 2005  assume come obiettivo un deficit delle amministrazioni pubbliche del 2,8% ma le misure presentate sembrano insufficienti per riportare il deficit sotto la soglia del 3% entro il 2005 (...). La CE raccomanda al Consiglio di prendere posizione sul fatto che nessuna azione seguita da effetti è stata intrapresa per correggere il disavanzo eccessivo".
- Il 16 maggio 2007, a poche settimane appena del dramma, la CE ringraziava infine gli "sforzi" del governo greco. Decideva  "di raccomandare al Consiglio di porre fine alla procedura che riguarda i disavanzi eccessivi per la Germania, la Grecia e Malta" .   Fissando i prossimi obiettivi di "riforme", ricordava che: "per quanto riguarda il futuro (...), tenuto conto dell'aumento atteso delle spese legate all'invecchiamento, è primordiale che la Germania, Malta e soprattutto la Grecia migliorino la validità a lungo termine delle loro finanze pubbliche".
63 morti. Non c'erano né vigili del fuoco, né piano di sgombro dopo settimane di canicola, in un paese privato dall'Ue di ogni servizio pubblico d'intervento delle foreste degno di questo nome, in regioni indebolite dall'esodo rurale! Tutto ciò dopo 26 anni d'adesione all'Unione Europea !
Chi oserà pretendere dinanzi a questi fatti che sia ingiusto accusare solennemente l'Ue, la sua politica "d'adeguamento strutturale", il suo "patto di stabilità e di crescita", di portare tutta la responsabilità di questo dramma?
E, durante questo stesso periodo, la Banca Centrale Europea, guardiano inflessibile dei disavanzi pubblici degli Stati membri, forte del posto istituzionale che le assegnano i trattati, iniettava dal 9 agosto al 6 settembre, su ordine diretto di Bush-Bernanke (presidente del Federal Reserve USA) 271 miliardi di euro (molti di più effettivamente) sui mercati per salvare le scommesse degli speculatori!
Quanto agli stati dell'Ue, che tagliano ogni giorno nelle spese pubbliche, eliminano ogni giorno decine di migliaia di posti di insegnanti, di ospedalieri,... per soddisfare i diktats del Patto di stabilità, anche loro iniettavano nei circuiti bancari decine di miliardi supplementari.

Quale paese dell'Ue può pensare di essere risparmiato da tutto ciò?

Quale paese dell'Unione europea o in via d'adesione all'Ue può dire che è al riparo dalla macchina infernale che costituiscono il trattato di Maastricht-Amsterdam, il Patto di stabilità e di crescita, le decisioni della BCE, macchina che è messa in opera dalla  Commissione europea di Bruxelles?

Quale paese non è immediatamente confrontato - indipendentemente dal colore politico del suo governo - ad una "riforma" che recepisce direttamente nel diritto nazionale una direttiva dell'Ue, che si tratti della "riforma" delle pensioni che prolunga ovunque, a volte fino a 67 anni, come in Germania, l'età di pensionamento, della "riforma" del sistema di sicurezza sociale, della "riforma" del settore pubblico, della "riforma" del mercato del lavoro, della privatizzazione accelerata di tutti i servizi pubblici (trasporti, gas, elettricità, ospedali, università...) ?

In Germania, la nazione industriale più potente dell'Europa, l'applicazione delle leggi Hartz, trasposizione rigorosa delle linee direttive per l'occupazione che raccomanda "l'attivazione delle spese sociali", ha fatto salire a 2,6 milioni il numero di bambini che vive sotto la soglia di povertà. « Minestre popolari », sono organizzate nelle zone dell'Est di Berlino per i bambini e le loro madri...  Percentuali allucinanti di bambini che vivono sotto la soglia di povertà e che non dispongono più del minimo vitale ci sono ormai nelle grandi città dei länder dell'Est. E ciò succede nel momento in cui la KfW (banca pubblica per la ricostruzione) e le casse di risparmio iniettavano più di 25 miliardi di euro prelevati su fondi pubblici per salvare la banca del Land di Sassonia, impegnata in operazioni speculative di riacquisto di subprimes. 

Dove si sta andando? I lavoratori tedeschi, i disoccupati, le madri di famiglia, i bambini sacrificati per salvare le scommesse delle banche impegnate nelle operazioni speculative più pericolose sul mercato finanziario americano. Tutta l'Europa deve pagare, ci dicono questi signori, fino allo smembramento ed al caos totale, se occorre!


Chi può sostenere di essere al riparo da questa politica?

- Il Portogallo? Già pressato dalla CE come la Grecia per riportare il suo deficit pubblico dal 6% al 3,9% in un anno e per eliminare immediatamente 15.000 posto nel settore pubblico.

- La Spagna? Incitata ad applicare "l'accordo sulla precarietà del maggio 2006" che anticipava la comunicazione della CE del 27 giugno 2007 sulla "flessicurezza », generalizzava la precarietà e rimetteva in discussione tutte le norme che proteggono i lavoratori dei licenziamenti. 
- L'Italia? Costretta a recuperare il suo ritardo in materia d'età pensionabile che il governo Prodi ha appena fatto passare da 57 a 58 anni per il 2008 ed a 60 anni per il 2009, 61 per il 2011, 62 per il 2013... L'Italia, costretta a portare nuovi colpi in tutti i settori con la legge Finanziaria, le privatizzazioni, nuova precarietà...
- La Svizzera? Dove la politica d'integrazione all'Unione europea aumenta il "dumping salariale" e la precarietà dell'occupazione. È in nome delle direttive dell'Unione europea che, in questo paese che non è, per ora, membro dell'Unione europea, vengono smantellati e privatizzati i servizi pubblici (Poste, Télécom, CFT, assicurazioni sociali, sistema sanitario).
- Il Belgio? Dove vengono artificialmente attizzati pretesi "conflitti etnici" tra fiamminghi e valloni per far saltare tutte le conquiste sociali della classe operaia belga, a cominciare dalla sicurezza sociale. 
- La Francia? Dove "l'ora delle grandi riforme, dei contratti di lavoro, delle pensioni... » è annunciata a tamburo battente da tutta la stampa in questo inizio settembre 
- La Gran Bretagna? Dove, in applicazione delle esigenze del Patto di stabilità, il servizio nazionale di salute, la posta, le residenze sociali sono liquidati e consegnati ai partenariati pubblico-privato.

Cosa resterà di tutte le nazioni ed di tutti i popoli dell'Europa? Cosa diventeranno all'Est i popoli ai quali l'entrata nell'Ue doveva aprire un futuro radiante sulle rovine della proprietà sociale?

- La Polonia? Intimata dalla CE, in nome del rispetto del principio di "concorrenza libera e non falsata" del Trattato di Maastricht, di chiudere la più parte dei cantieri navali di Gdansk, cosa che causa rabbia e manifestazioni in particolare dinanzi alla sede dell'Ue a Bruxelles. 
- La Repubblica Ceca? Intimata di fare adottare dal suo Parlamento una legge sulle "riforme economiche" che prevedono "riduzioni di spese nel settore sanitario e delle pensioni per ridurre il deficit pubblico per preparare il paese all'euro (...) » E per questo  « il governo intende ridurre il deficit al 3,2% l'anno prossimo per scendere al di sotto della sbarra del 3%,  un'esigenza del trattato dell'Ue" (la tribuna di 22/08/07).
- La Romania? Dove, sotto la pressione dell'Unione europea, numerosi sindacalisti sono  ancora mantenuti in prigione semplicemente per avere rispettato il loro mandato, e ciò per aumentare la pressione contro tutti i sindacati, contro qualsiasi forma d'organizzazione operaia indipendente.

E anche nei paesi in cui la questione dell'adesione causa vivi dibattiti tra rappresentanti degli stati dell'Unione europea la politica di distruzione del patto di stabilità è messa in opera

In Turchia, la legge di "riforma" del sistema di sicurezza sociale e di salute è stata votata e sarà applicabile fin dall'inizio del 2008. mentre misure di regionalizzazione sono state già realizzate, mentre si prevede di introdurre salari minimi su base regionale. E intanto la contro-riforma del servizio pubblico è all'ordine del giorno, con la riduzione della sicurezza dell'impiego e la regionalizzazione del servizio pubblico.

Dove possono condurre in Polonia, in Ungheria, in Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Romania le norme del trattato di Maastricht, interamente destinate a soddisfare le esigenze del sistema capitalista fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione rappresentato dai mercati finanziari in piena decomposizione?

Ciò non può che condurre ad un crollo ancora più brutale di quello che ha minato da decenni l'Europa dei 15: emigrazione massiccia della gioventù; abbandono puro e semplice delle popolazioni dell'"Europa inutile", come è stato il caso delle vecchie  popolazioni dei villaggi greci; smembramento delle nazioni; presunti conflitti "etnici" come quelli che hanno devastato i Balcani al solo scopo di smembrare  la Federazione iugoslava per saccheggiare le sue ricchezze, privatizzare la sua industria, fare esplodere la disoccupazione per raggiungere un costo del lavoro comparabile a quello dell'Asia.
Ciò non può che portare ad ondate ancora più grandi d'emigrazione, causate dal saccheggio di continenti interi ed utilizzate per abbassare ancora il costo del lavoro, per aumentare lo sfruttamento, per liquidare più posti di lavoro, per ridurre allo stato di schiavitù migliaia e migliaia di lavoratori immigrati.

È  possibile accettare tutto questo?

Noi rispondiamo NO.

Siamo dalla parte dei lavoratori e dei popoli, non dei mercati finanziari. Ci mettiamo della parte degli abitanti dei villaggi greci abbandonati poiché non redditizi. Siamo dalla parte dei bambini tedeschi immersi nella miseria per soddisfare le esigenze di bilancio "equilibrato" dettate dall'Ue al governo di grande coalizione. Siamo dalla parte dei lavoratori dei cantieri navali di Gdansk che difendono il loro lavoro, dei lavoratori cechi che rifiutano la legge sulle "riforme economiche".

Ci mettiamo della parte di quei militanti dei Balcani che hanno convocato il 28 ottobre una riunione a Cacak (Serbia) contro le privatizzazioni, per il ritorno all'unità della Jugoslavia. 
"Semplificato" o no, diciamo NO al nuovo trattato che si prefigge di rafforzare la presidenza europea, accelerare le "riforme", accelerare le distruzioni per fare sprofondare il continente nel caos.
Che non ci dicano, come ha fatto la CES che ha salutato positivamente il nuovo trattato e che pretende di parlare in nome delle nostre confederazioni sindacali, che la "carta dei diritti fondamentali" ci metterebbe al riparo dal disastro, essa che ammette come punto di partenza la validità di tutti i trattati fondatori dell'Ue.
Che non ci dicano che questa carta ci proteggerebbe da un nuovo trattato che rafforza ancora il dispositivo sovranazionale che permette di imporre ai popoli, ai loro governi sussidiari, in ciascuno dei nostri paesi,  l'applicazione accelerata delle "riforme". "riforme" ai primi posti delle quali appaiono oggi quella del mercato del lavoro, con la messa in atto di un sistema di "flessicurezza" sulle rovine di tutte le regolamentazioni esistenti. Una "riforma" dalle conseguenze incalcolabili alla quale l'Unione europea vuole a qualsiasi costo associare le nostre organizzazioni sindacali che si sono costituite invece, precisamente, nella lotta per strappare norme e garanzie contro l'arbitrio dei capitalisti.

Una sola via uscita: l'abrogazione di tutti i trattati !

Esigere l'abrogazione di tutti i trattati, dire "NO" a quello nuovo in preparazione: è  su questo terreno, e solo su di esso, che si potrà costruire in ciascuno dei nostri paesi e a livello di tutta l'Europa, in un solo fronte, l'unità di tutti i lavoratori e delle loro organizzazioni per riconquistare le prerogative democratiche che fondono la sovranità dei popoli.

È su questo terreno che preserveremo l'esistenza delle nostre organizzazioni sindacali e ridaremo loro  tutto il posto che gli compete.
È per porre le basi di una campagna comune, in ciascuno dei nostri paesi come in tutta l'Europa, per il « NO al nuovo trattato", che vi invitiamo a preparare la conferenza che convochiamo per l'inizio di dicembre (data da precisare).
Con quest'obiettivo chiediamo a tutti e a tutte coloro che condividono a grandi linee la nostra valutazione di associarsi a quest'appello e riunirsi per preparare questa campagna, partendo da un'indagine che proponiamo di condurre in ogni paese, seguendo il metodo che avevamo utilizzato all'inizio del 2007 per preparare la delegazione comune alle istituzioni dell'Unione europea contro la privatizzazione-distruzione del nostro sistema sanitario pubblico.


Prime adesioni all'appello contro il “nuovo” Trattato costituzionale europeo:

Davide Ascoli, ricercatore Università, Torino
Fulvio Aurora, Medicina Democratica, Milano
Natalino Bellini, operaio, Torino
Ugo Croce, redazione mensile “Tribuna Libera”,
Gabriella Daniele, delegata RSA CGIL-Commercio, Torino
Rita Defeudis, impiegata, Milano
Gianni Guglieri, delegato UIL-chimici, Torino
Paolo Messina, delegato CGIL-chimici, Torino
Guido Montanari, docente Politecnico Torino, membro CGIL
Roberta Roberti, ins. Parma, membro direttivo nazionale CGIL-Scuola
Marcella Roseo, insegnante, Torino
Maria Grazia Sala, delegata CGIL-Scuola, Milano
Lorenzo Varaldo, ins, membro direttivo UIL-Scuola, Torino
Per aderire: davide.ascoli @ unito.it