Terroristi europei nell’attentato in Bolivia
Nelle prime ore del mattino del 16 aprile, è stata effettuata un'operazione contro cinque terroristi, a Santa Cruz, in Bolivia epicentro del separatismo. Indossando maschere nere, armato fino ai denti, commando si sono precipitati nella hall dell'hotel "Las Americas", nel centro della città, prendendo posizione. Dopo aver ricevuto il segnale è iniziato l’assalto a diverse camere d'albergo, dove dei turisti europei poco appariscenti erano rimasti solo alcuni giorni prima. Le porte sono state rotte, granate acustiche sono esplose e mitra hanno sparato. Il gruppo dei servizi speciali boliviani erano seri su ciò che facevano. Poca meraviglia: nel 1990 i "turisti" sono stati dei militanti della cosiddetta unità internazionale che ha combattuto contro i serbi nei Balcani.
Gli assaltatori hanno catturato vivi due terroristi, mentre gli altri sono morti, incapaci di porre resistenza. Il Presidente della Bolivia, Evo Morales, ha parlato di questo episodio allarmante quando ha incontrato i suoi colleghi prima alla riunione al vertice dei paesi ALBA (l’Iniziativa Bolivariana per i popoli dell'America Latina) in Venezuela, e poi al 5° Vertice delle Americhe, a Trinidad e Tobago. Morales said. "Volevano uccidere me, il vice-presidente ed altri funzionari del governo", ha detto Morales. "Essi avrebbero, inoltre, voluto eliminare alcuni leader dell’opposizione, nelle loro intenzioni provocatorie".
Raúl Castro, Hugo Chavez, Daniel Ortega e Rafael Correa ha denunciato le attività dei gruppi terroristici in Bolivia. La minaccia di attentati alla loro vita è un fattore costante che accompagna la loro attività politica. Chi altro può rendersi conto che le riforme del presidente rivoluzionario indiano sono stati respinte dalla precedente élite dominante: niente Morales - nessun problema. Il razzismo dichiarato di molti "bianchi" boliviani, soprattutto quelli che sono giunti in quel paese dopo la Seconda guerra mondiale - tedeschi, italiani, croati, molti dei quali sono responsabili di crimini del Terzo Reich di Hitler e del regime di Mussolini.
È un dato di fatto che i media occidentali hanno reagito alla liquidazione del gruppo terroristico in Santa Cruz in modo tranquillo. Vi è qualcosa di distorto in queste informazioni, mentre la lotta contro il terrorismo resta una priorità della comunità mondiale. Ufficiali Boliviani hanno più di una volta affermato che vi è nel loro paese una struttura ramificata di organizzazioni estremiste sostenuta dall'estero. Ma, come regola generale, non è mai stata una attenzione adeguata alle loro attività, da parte dei media occidentali. "Ciò non è altro che un'invenzione di Morales. Non ci sono mai stati terroristi e non ci sono adesso." I soliti due pesi e due misure vengono di nuovo qui visti. Supponiamo che un attacco terroristico sia attuato a Londra, Bruxelles, Parigi, o in qualche altra città europea, gli eventi sarebbero stati coperti a livello mondiale, suscitando simpatia ed empatia nella gente. La Bolivia è il cortile della periferia geopolitica. Quanto costa spezzare un bastone su di essa?
L’insolente, insulso ed anche ironico commento dei media occidentali alle dichiarazioni del leader boliviano riguardo gli eventi di Santa Cruz, ci porta a chiedere se essi vogliano mettere una fine a tutto ciò. O ridimensionarlo passando a questioni secondarie? Si sono sentite per tutto il tempo cose come: "Perché l’operazione di prevenzione ha ignorato i diritti umani dei terroristi? Perché è l’uso eccessivo della violenza nei loro confronti? Perché non ci sono stati specialisti europei coinvolti nelle indagini?"
Quest'ultima domanda è stata al centro dell’attenzione dei diplomatici di Ungheria, Croazia, Irlanda e Romania, i paesi dove sono stati reclutati i terroristi. Questi paesi hanno anche detto che i ragazzi sono andati in Bolivia di loro spontanea volontà. Ma come è potuto accadere che, nella condizione di una campagna anti-terrorismo lanciata in Europa su base permanente, con l'uso delle tecniche e dei mezzi più avanzati per il rilevamento di cospirazioni di tale portata, gli "imitatori" hanno creato una unità da combattimento e si sono recati in Bolivia senza un intoppo?
E’ evidente che l'organizzatore e capo del gruppo distrutto a Santa Cruz fosse Eduardo Rózsa Flores, ucciso nell’hotel "Las Americas". Rózsa è considerato un eroe nazionale in Croazia. Questo avventuriero aveva sempre voluto essere al centro dell’attenzione, costruendosi appositamente l'immagine di romantico paladino di una qualsiasi causa giusta. He was born in Santa Cruz, with his father a Hungarian and his mother – a Spaniard. Era nato a Santa Cruz, da padre ungherese e madre spagnola. Rózsa si recò nei Balcani nel 1991 per coprire i conflitti armati nella regione per il quotidiano spagnolo "La Vanguardia" e per la BBC. Tuttavia, il ruolo di spettatore passivo l’annoiò subito, così è entrato a far parte della Guardia Nazionale Croata, diventandone il primo volontario estero. Qualche tempo dopo gli fu affidata la formazione della Prima Unità Internazionale dell’esercito croato. Ottenne il grado di colonnello e per ordine personale del presidente croato Tujman è diventato cittadino della Croazia.
Rózsa ha scritto libri, ed ha girato un film sulla epica lotta contro i "serbi aggressori". Ma Rózsa è stato silenzioso su alcuni episodi della sua biografia. E’ noto che egli avesse qualcosa a che fare con l'uccisione di due giornalisti - lo svizzero Wurtenberg e il britannico Jenks. Vi erano prove serie, ma "la guerra ha cancellato tutto".
Prima di partire per la Bolivia, casualmente Rózsa ha concesso un'intervista ad un giornalista della TV di stato ungherese MTV, dicendo: "Se succede qualcosa a me, diramate immediatamente la notizia!" Rózsa non è stato chiaro in quella sua intervista, ma c'era qualcosa di interessante. In particolare, ha detto: "Siamo pronti a dichiarare l'indipendenza della (più riottosa provincia autonoma boliviana) e alla creazione di un nuovo stato". Rózsa ha ammesso che era stato "invitato" a Santa Cruz da intermediari che agiscono su commissione delle autorità locali, allo scopo di "organizzare la difesa", in connessione con la minaccia di violenze da parte delle autorità centrali. Naturalmente Rózsa non disse nulla di concreto circa i suoi contatti a Santa Cruz, le fonti dei finanziamenti ed i canali di consegna delle armi, solo il suggerimento che abbandonano i rivoltosi, avrebbe agito utilizzando "mezzi pacifici, ma che ne dimostrassero la forza."
Da allora le tensioni in Bolivia sono state al massimo. Il dialogo del governo con l'opposizione regionale è stato sospeso. Nel nord del paese, vicino alla città di Pando, mercenari del Perù e del Brasile hanno attaccato la manifestazione dei sostenitori del presidente Morales, uccidendo 35 persone e ferendone altri 100. Gli organizzatori del massacro, tra cui il prefetto di Pando, sono fuggiti in Brasile. Il confronto è cresciuto anche in altri dipartimenti "riottosi".
Rózsa e il suo gruppo penetravano in Bolivia utilizzando dei percorsi segreti dal Brasile. Senza perdere tempo nei condizionamenti della cospirazione hanno iniziati i lavori per consolidare le formazioni para-militari, costituite principalmente dai giovani del "Comitato civile per la difesa di Santa Cruz." Questa organizzazione di ultra-destra è stata istituita da Branco Marinkovic, un grande proprietario terriero di origine croata. Secondo i servizi di sicurezza boliviani, nessun’altro, oltre lui, degli ex militanti della prima unità internazionale dell’esercito croato è stato invitato in Bolivia. Egli ha agito sulla base delle raccomandazioni riservate dell’Ambasciatore degli Stati Uniti in Bolivia, Phillip Goldberg. Il diplomatico statunitense sapeva che stava parlando di uno degli operatori più sanguinari dei Balcani. Egli aveva al suo attivo il "successo" della missione in Kosovo, che sotto molti aspetti ha facilitato la vittoria dei separatisti albanesi. Goldberg ha assicurato Marinkovic che i servizi segreti degli Stati Uniti e dei loro partner europei non si sarebbero opposti alla mobilitazione dei militanti.
Come è noto, Evo Morales ha dichiarato Goldberg persona non grata per la sua attività sovversiva contro il governo boliviano legalmente eletto, nel peggiore spirito da guerra "fredda". Diversi scandali spionistici sono scoppiati durante la sua presenza a La Paz, con le evidenti prove che mostravano come l'ambasciata americana avesse le sue impronte digitali su di esse, i terroristi "matrimoniali", cittadini degli Stati Uniti messi agli arresti con l'accusa di attentati in diversi alberghi boliviani. Goldberg avrebbe trascorso diversi giorni e notti nel "riottosi" dipartimenti di Santa Cruz, Beni, Pando e Taiha. All’epoca si poteva avere l'impressione che l'ambasciatore cercasse di dimostrare che ignorava Morales, come se inviasse un segnale ai cospiratori: "Per primo sbarazzarsi di lui, la cosa migliore per voi e per gli Stati Uniti."
Il gruppo Rózsa osservava attentamente i movimenti di Morales e dei ministri chiave del gabinetto. Il pedinamento è stato rilevato dalla guardia, che ha registrato su nastro diverse conversazioni che Rózsa ha avuto con il suo gruppo. Una volta si è lamentato dell’’intempestiva’ informazione sulla sessione che Morales ha avuto con i suoi ministri, a bordo di una nave della marina, sul Lago Titikaka, dicendo: "Avremmo potuto fare esplodere la barca e farla finita con il loro governo marxista, una volta per tutte".
I servizi segreti hanno anche individuato il padiglione "Cooperativa de Telecommunicaciones" (Cotas), presso la fiera permanente di Santa Cruz, come base dei terroristi. Indipendentemente dalla parola "cooperativa", Cotas è una società privata, e il suo ruolo nel complotto anti-governativo potrebbe essere paragonato a quella della cilena ITT radio-TV, che è stato coinvolta nella preparazione del rovesciamento di Salvador Allende. I depositi della Cotas conservavano armi da fuoco, granate, esplosivo C-4, nitroglicerina e altre munizioni. Una delle camere è una officina dove le bombe venivano costruite. Un'altra conservava i notebook e le mappe che segnalavano gli impianti da sabotare e gli elenchi delle vittime designate. Dopo l'operazione presso l'hotel Las Americas le stanze sono state aperte e le prove che contenevano sono state consegnate agli investigatori Successivamente sono state mostrate ai giornalisti. I media hanno avuto anche un video che mostra i corpi dei terroristi uccisi nell’attacco - Rózsa, la sua guardia del corpo irlandese Michael Dwyer, e un esperto di esplosivi, il rumeno Magiarosi Arpak.
I terroristi superstiti, l’ungherese Elod Toaso e il boliviano-croato Mario Tadic Astorga hanno accettato di collaborare con gli investigatori e forniscono le prove a carico. La ricerche dei membri della organizzazione clandestina di Rózsa si svolgono in tutto il paese. Gli europei che sono giunti in Bolivia a partire dal 2008 sono accuratamente indagati. La traccia "argentina" è anch’essa attentamente seguita.
E 'stato scoperto che Rózsa è stato in contatto con funzionari in pensione dell'esercito argentino, i "carapintados", per discutere di possibili collaborazioni armate per "operazioni di guerriglia" in Bolivia. L’assistenza a Rózsa, nella creazione di contatti con gli argentini, è stata data da reso da Penia Esclusa, il capo della ONG "UnaAmerica", finanziata dagli Stati Uniti. C’è poco da meravigliarsi, come Esqlus è stato un maturo (la migliore descrizione), agente della CIA che l’organizzazione ha cercato di introdurre nella cerchia di Hugo Chavez all’inizio della sua carriera politica ("Attenzione a Esqlus, - ha scritto ai suoi amici - quando esce allo scoperto per entrare nei favori").
I finanzieri ed i fornitori di armi sono già agli arresti. Radio and TV broadcast statements calling for those who are still hiding to surrender. Radio e TV diffondo le dichiarazioni che chiedono, a coloro che ancora di nascondono, d’arrendersi. La risposta a coloro finora è stata pari a zero, per non parlare di una telefonata dagli Stati Uniti di Hugo Acha, un sodale di Rózsa, che ha fatto a un canale televisivo. Poco prima, Acha (soprannominato "Superman"), è stato un rappresentante di Human Rights Watch (HRW) in Bolivia, in modo da incontrare regolarmente i diplomatici degli Stati Uniti. Inoltre, egli è stato uno dei principali docenti presso la Scuola Superiore per le Indagini Militari Boliviana, essendo in stretto contatto con il vertice dell'esercito, e avrebbe incontrato il Ministro della difesa Walker San Miguel.
"Superman" nega la sua collaborazione con i terroristi, anche se ammette di essersi riunito con loro "illegalmente". Acha non ha alcuna intenzione di tornare in Bolivia, spiegandola con la sua diffidenza verso "l'attuale giustizia boliviana." Ma la vera ragione che sta dietro la sua fuga è sempre la connessione con i residenti della CIA che guidavano Rózsa. Quest’agente è stato disattivato solo a causa della minaccia di sue rivelazioni.
La distruzione del gruppo terroristico di Santa Cruz ha contribuito a divulgare l'innovativo modus operandi nelle attività sovversive dei servizi speciali degli Stati Uniti in America Latina. Il ricorso all'uso delle capacità dei loro partner in Europa orientale al ricatto, alla destabilizzazione e - sul lungo periodo - al rovesciamento dei "regimi populisti". I "giovani democratici" in Croazia, Ungheria, Romania ed altri nuovi membri dell’Unione Europea, sono usciti allo scoperto per dimostrarsi leali e utili agli americani. (Qual’è il prezzo della loro cooperazione con gli Stati Uniti nella creazione di centri segreti di tortura nei loro paesi?) La CIA conta su di loro dato che il "complesso di diffidenza" verso gli Stati Uniti è inesistente in Europa, e ancor di più – in Europa dell’Est. Non vi è neanche sfiducia verso gli europei orientali, compresi quelli che sono giunti in questo continente dopo gli eventi nei Balcani (salvandoli dai loro crimini disumani). Rózsa sperava di coinvolgere tali persone nella sua attività finalizzata alla disgregazione della Bolivia, tentando di reclutarli nel sabotaggio e nei gruppi terroristici.
Il Presidente Morales potrebbe non cooperare, ribellandosi contro le richieste dei governi di Ungheria, Croazia, Romania e Irlanda di "spiegare" l’incidente di Santa Cruz. Il tono e il contenuto di tali richieste non sono idonee alle norme diplomatiche e, giustamente, Morales ha risposto: "Come si possono difendere delle persone che sono arrivati qui per organizzare l'assassinio del presidente? E' assai grave. Non posso pensare che nessun altro, tranne loro (i leader di questi paesi), abbiano inviato queste persone nel tentativo di abbattere la nostra democrazia!"
Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite ha risposto alle pessime notizie sulle attività dei gruppi terroristici in questo paese latino-americani. Si è rivolto ai governi della Bolivia e degli Stati i cui cittadini sono stati accusati di atti di sabotaggio in essa, chiedendo loro di esaminare attentamente la situazione e consegnare i colpevoli alla giustizia. L'indirizzo ha sottolineato che le risoluzioni delle Nazioni Unite riconoscono come un grave reato il reclutamento, il finanziamento, la formazione e l'uso di mercenari per il rovesciamento di governi legittimamente eletti.
Le informazioni sullo scontro sul "gruppo Rózsa" stanno acquistando slancio. Alcuni analisti stanno iniziando a parlare di parallelismi tra Rózsa e Che Guevara, anche se persino un colonnello croato in pensione ha negato ogni collegamento con l’eroe della Guerriglia. Il tema dell’"idealista romantico" Rózsa è stato sempre più intensamente utilizzato dai media occidentali. Il governo di Evo Morales è raffigurato come una "dittatura Castro-comunista", e "razzista su base indiana", in questo contesto. It made barbarous short work of romantics from Eastern Europe without even trying to start negotiations about their surrender! Hanno reso dei barbari criminali in romantici provenienti dai paesi dell'Europa orientale, che non hanno neanche tentare di avviare dei negoziati per arrendersi! Materiali che compromettono Rózsa e i suoi sostenitori sono stati rimossi da Internet. Ciò è stato notato, in particolare, dai visitatori del sito Hungarianambiance.com: "Dov'è la foto di Rózsa armato? Volete renderlo simpatico?"
Con ogni evidenza, questa foto è stata fatale per Rózsa. Ha posato per qualcuno in un isolato hotel boliviano, all'inizio della sua operazione per "organizzare la difesa e la dimostrazione di forza": un mitra Uzi nella mano sinistra, un fucile d'assalto Kalashnikov nella sua mano destra, un sorriso virile e abbronzatura tropicale. Rózsa non ha resistito alla tentazione di mettere questa foto su Internet, e anche se non è indicati il luogo, e né vi è la legenda sotto la foto ma, certo, qualcuno "professionalmente attento" ha studiato l'ombra dello schienale del letto di metallo nella fotografia, e ha stabilito che è stata fatta in Bolivia...
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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