3) Obiezione slovena al revisionismo storico in Consiglio Comunale a Trieste: scatta linciaggio bipartisan
di Marco Barone, 26 agosto 2014
di Marco Barone, 31 agosto 2014
Simone Cristicchi è di nuovo in tournee (anche nella nostra Regione) con il suo Magazzino 18.
Già l'anno scorso abbiamo fatto uno studio critico non solo dello spettacolo in quanto tale, ma dei contenuti politici e delle mistificazioni storiche che esso porta avanti.
Ne riparliamo assieme ad alcuni degli autori dei saggi raccolti nel testo "Da San Remo alle foibe" pubblicato dalla Kappa Vu nello scorso febbraio.
Trieste, Lunedì 3 novembre 2014
alle ore 17.00 presso la Libreria Knulp, via Madonna del Mare 7/a
Analisi critica dello spettacolo Magazzino 18 di Cristicchi e Bernas. Partecipano Claudia Cernigoi, Piero Purini, Sandi Volk.
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/335084223331212/
Spunti di riflessione storica e culturale sullo spettacolo Magazzino 18
Udine: Kappa Vu edizioni, 2014
Collana ResistenzaStorica - ISBN 9788897705451 - euro 7,50
il libro contiene interventi di:
Andrea Martocchia e Tamara Bellone, Claudia Cernigoi, Sandi Volk, Piero Purini, Wu Ming, Francesco Cecchini, Paolo Consolaro, Gilberto Vlaic
Trieste: alcune considerazioni sulla mozione 1954/2014 del Consiglio Comunale. Come si reinventa la storia
Che questi tempi siano turbolenti è un dato di fatto incontestabile, ma a volte capita che in questa società i sentimenti nazionalistici riescono ad andare oltre ogni surrealismo, oltre ogni intento visionario, perché semplicemente riscrivono la storia inventandola ex novo. Il 21 luglio del 2014, il Consiglio Comunale di Trieste,ha approvato il seguente testo, come proposto da area di destra :
MOZIONE URGENTEOggetto: 26 ottobre 1954-2014
I sottoscritti consiglieri comunali
Preso atto che il 26 ottobre 2014 ricorre il sessantesimo anniversario del ritorno definitivo di Trieste all’Italia; Ricordato che il 2014 è l’anno delle celebrazioni dell’inizio della Prima Guerra Mondiale e del lungo Novecento che ha visto Trieste contesa fino al Memorandum di Londra che la riunificò alla Madre Patria; Evidenziato che in un anno ricco di celebrazioni non si può dimenticare questa data simbolo di tutto il Novecento per l’Italia, per Trieste e per tutto il confine orientale, compiendo atti di “giustizia storica” anche nei confronti di quanti si sacrificarono e morirono per l’italianità della Città;
IMPEGNANO
il Sindaco e la Giunta a commemorare degnamente l’anniversario ed i suoi protagonisti attraverso:
• la convocazione di un Consiglio comunale straordinario che commemori l’evento;
• il conferimento della Cittadinanza Onoraria all’VIII Reggimento Bersaglieri di cui facevano parte i reparti italiani che per primi giunsero in Città il 26 ottobre 1954; .l’intitolazione di una via cittadina o l’apposizione di una targa che commemori la fine dell’occupazione jugoslava il 12 giugno 1945 e la fine della seconda guerra mondiale per Trieste
Si scrive che si vuole conferire la cittadinanza onoraria all’VIII Reggimento Bersaglieri di cui facevano parte i reparti italiani che per primi giunsero in Città il 26 ottobre 1954. Su una rivista periodica dello Stato Maggiore della difesa si legge quanto segue: "Nell’Ottobre del 1954, presso il Distretto Militare a S. Giusto, era operante il Centro Assistenza Personale Aeronautico costituito da circa dieci Sottufficiali dell’A.M. Questo gruppo, già presente in città da tempo, operava, con il consenso delle Autorità Militari Alleate in abiti borghesi ed in comune accordo, avrebbero preso il controllo dell’Idroscalo alle ore 00.00 del 26 Ottobre 1954, momento dell’annessione ufficiale di Trieste alla Madre Patria. Quel gruppo di uomini, erano i primi soldati italiani presenti in città”. E si dimenticano comunque sia le forze di polizia e carabinieri che entrarono in città prima di quel reggimento. Si scrive poi anche che si realizzerà l’intitolazione di una via cittadina o l’apposizione di una targa che commemori la fine dell’occupazione jugoslava il 12 giugno 1945 e la fine della seconda guerra mondiale per Trieste. Sulla questione dei 42 giorni di Trieste e sulla targa della falsa liberazione ho già scritto, in passato evidenziando che i partigiani jugoslavi hanno liberato Trieste dal nazifascismo ed hanno amministrato la città provvisoriamente sino al 12 giugno 1945, dopo 42 giorni di amministrazione jugoslava ci sarà un semplice passaggio di consegne alle truppe alleate e dunque anche loro diventeranno amministratori sino alla notte del 25 ottobre 1954, dunque o entrambi sono amministratori od entrambi sono occupanti, voler ricordare nello specifico solo la fine dell'amministrazione jugoslava è un mero atto fazioso e di falsità storica e pretestuoso per evidenti fini ideologici nazionalistici anti-jugoslavi. Rinvio a tal proposito a due miei precedenti interventi in materia:
Sul fatto che le truppe alleate venivano definite come occupanti, cosa che a qualcuno continua ancora a sfuggire, ciò non è un mistero, basta vedere i titoli dei giornali di quel tempo od i dibattiti emersi anche in sede istituzionale.
Dunque si omette volutamente un pezzo di storia in modo chiaro fazioso ed inequivocabile. Ma la cosa più grave è il voler fare coincidere la fine della seconda guerra mondiale per Trieste con il 12 giugno 1945, o con il 26 ottobre del 1954. Invenzione faziosa e nazionalistica di sana pianta della storia che comunque non lascerà certamente indifferenti.
Ciò su cui ci deve invece interrogare è quanto può ancora essere accettato che il PD, o parte di esso, comunque la parte più rilevante, che vede anche una buona parte dei propri iscritti essere iscritti all'ANPI, sostenere una prospettiva della storia che non può coincidere proprio per nulla con quella difesa dall'ANPI?
Insomma un nuovo esempio di memoria condivisa, nata a Trieste e che probabilmente troverà morte anche a Trieste, irrispettosa verso chi ha realmente lottato per la nostra libertà, sovversiva rispetto alla reale storia fattuale e non solo, folle e barbaricamente irrispettosa delle vittime dei carnefici italiani brava gente. Vittime che si continuano a dimenticare, o meglio volutamente a rimuovere dalle pagine di storia rientranti nella operazione memoria condivisa, condivisa dall'oblio, condivisa nella voluta ignoranza di fatti ed atti che minerebbero l'immagine postrisorgimentale dell'italiano eroe, dell'italiano vittima, dell'italiano che non ha mai colpe, perché le colpe sono sempre degli altri.
Ed attenzione, perché la memoria condivisa, con la scusante artificiosa del superamento di ogni ideologia, come se questa non fosse operazione ideologica, porterà presto alla riabilitazione degli aspetti più rilevanti fondanti il fascismo o di parte di esso.
E diciamolo pure, il vero scopo di tutto ciò, della mozione ora commentata, è strumentalizzare il 26 ottobre 1954 per demonizzare i 42 giorni di amministrazione provvisoria di Trieste dei liberatori della città dal nazifascismo, è demonizzare il comunismo jugoslavo, è demonizzare i partigiani jugoslavi per santificare il nazionalismo italiano, è chiaro sentimento di ostilità ed avversità verso la Jugoslavia, condannando ex ante ogni processo rientrante nella contestualizzazione storica di quel periodo e rimuovendo ogni causa, plasmando nella mente del tempo delle generazioni che verranno l'idea che gli italiani non erano fascisti, ma povera umile ed innocente ed ingenua ed anche martire gente che hanno subito il fascismo; falsità storica tanto incredibile quanto credibile perché vicina al suo compimento.
Certo, molti furono indotti ad avere la tessera del PNF per non morire di fame, come diranno alcuni, ma la maggior parte degli italiani hanno sostenuto attivamente il fascismo, perché fascisti dentro e fuori. Poi da buoni opportunisti, quando il vento del potere è mutato, molti di loro diventeranno antifascisti, tradendo i propri alleati, per l'ennesima volta, unendosi, alcuni di loro, alla battaglia con i veri antifascisti, i partigiani, per poi realizzare e concretizzare, con operazioni mirate e studiate, quel distacco che prevede da un lato la totale equiparazione tra il secondo fascismo (perché è in corso l'assoluzione del primo fascismo) nazismo, prodotti reazionari del capitalismo, con il nemico assoluto del capitalismo, quale l'idea del comunismo, e dall'altro il senso del vittimismo di chi ha subito, da buon martire, solamente il fascismo con lo scopo finale di assolvere gli italiani. Italiani mai puniti per i crimini contro l'umanità compiuti durante il fascismo.
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/09/16/news/si-celebra-anche-il-12-giugno-45-associazioni-partigiane-in-rivolta-1.9937935
Iztok Furlanic (Prc) e Igor Svab (Pd) sostengono che i tempi sono maturi per rivedere il regolamento e introdurre la traduzione simultanea. Scettico il sindaco Cosolini: «Esiste un problema di compatibilità economica»
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/10/09/news/introduciamo-lo-sloveno-in-consiglio-comunale-1.10078050
10 ottobre 2014
Franco Bandelli (Un’Altra Trieste), stavolta, prova a parlare seriamente: «Non manca che Bella ciao all’inizio del Consiglio comunale con il coro partigiano. Lo sloveno simultaneo o l’incongruenza di Bertoli non possono essere i problemi di questa città. Il sindaco Cosolini deve prendere atto che la maggioranza non c’è più. Trovi lui un’alternativa a se stesso o è meglio andare a votare. Non è possibile andare avanti così. Esistono diverse formule. Basta ispirarsi al governo di Renzi».
E pure a sinistra, Marino Sossi, capogruppo di Sel, sceglie un approccio pratico. «Non ho nessun problema con lo sloveno, ma non mi sembra la priorità. Io sono per superare i muri. È un dato di civiltà. Se questo serve per costruire un sistema di dialogo da entrambe le parti si può discutere. Non so però se la traduzione simultanea in Consiglio comunale sia lo strumento più adatto».
Gli articoli che seguono sono tratti dal quotidiano “Il Piccolo” di giovedì 16, venerdì 17 e sabato 18 ottobre 2014:
1) Il presidente del Consiglio Iztok Furlanič non cambia idea sullo sloveno in aula: «È un diritto garantito dalla legge. I soldi ci sono ed è stupido non prenderli».
«La Liberazione? A Trieste l’ha fatta l’esercito di Tito»
2) Le opposizioni reclamano la testa del presidente “filotitino” dell’aula di piazza Unità con una mozione di Un’altra Trieste. Pure il senatore Pd Russo ne chiede le dimissioni. Le firme di 15 consiglieri per la sfiducia a Furlanič
Alla fine, dopo un incontro con il sindaco Roberto Cosolini, il compagno Iztok si è reso disponibile a marcare visita e a farsi sostituire dal vicepresidente Alessandro Carmi (Pd). Magari a farsi domenica in giro per il Carso («A contare le foibe» come suggerisce un capogruppo di maggioranza). Alla fine la mediazione diplomatica del primo cittadino è riuscita a evitare il corto circuito istituzionale. «La sua presenza domenica, dopo le recenti dichiarazioni, non sarebbe stata un elemento di unità» spiega Cosolini. Un modo per “abbassare i toni” e “svelenire il clima”. «Non ho ancora preso una decisione definitiva. L’importante è che la mia assenza non venga strumentalizzata. Non si dica che a Furlani› non interessa questa cerimonia. Sia chiaro, io non ho alcun problema a presiedere la seduta. Ma se questo significa rovinare la festa, sono disposto a farmi da parte» spiega il presidente del Consiglio che non ha in programma, per ora, nessuna retromarcia, nessuna autocritica e tantomeno un passo indietro. «Se aspettano le mie
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