Pertini e Mazzini contro D'Annunzio e Bombacci
 
1) L'esortazione internazionalista della «Conferenza delle nazionalità soggette all’Austria-Ungheria» (1918)
– Sandro Pertini a favore della Jugoslavia (1980)
– Recensione al libro “Alternativa mazziniana” di Francesco Leoncini
2) Dalla "Reggenza del Carnaro" (1920) al progetto di monumento a D'Annunzio a Trieste (2019)
– Gabriele D'Annunzio contro la Jugoslavia (1920)
–  Lenin e la difesa dell'impresa di Fiume e del D'Annunzio "rivoluzionario": una clamorosa fake news (M.B.)
– Tre pugliesi issano la bandiera italiana sul castello di Trsat presso Fiume/Rijeka (2019)
Il Sindaco di Fiume/Rijeka contro le celebrazioni dell'impresa dannunziana 
– La Carta del Carnaro e la tutela del bilinguismo. Una grande farsa storica (M.B.)
– Incredibile ma vero. L'Abruzzo lancia gemellaggio con la Repubblica di Croazia per l'occupazione di Fiume (M.B.)
 
 
Vedi anche:
 
La nostra pagina dedicata: ITALIA-JUGOSLAVIA: POSIZIONI A CONFRONTO. L'atteggiamento opposto di Pertini e D'Annunzio 
 
GABRIELE D’ANNUNZIO: LA CARTA DEL CARNARO (1920)
http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19200000_Carnaro_DAnnunzio_ita.pdf
 
PROGLAS / MANIFESTO CONTRO IL NEOIRREDENTISMO
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=== 1: L'esortazione internazionalista della «Conferenza delle nazionalità soggette all’Austria-Ungheria» (1918) ===
 
Sandro Pertini a favore della Jugoslavia
 
Di seguito un estratto dalla Introduzione di Sandro Pertini a Il contributo italiano alla Resistenza in Jugoslavia, Atti del convegno di studi tenuto a Lucca il 21 giugno 1980 (Istituto Storico Provinciale Lucchese della Resistenza: Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1981. L'Introduzione di Pertini è disponibile anche in formato PDF: https://www.cnj.it/PARTIGIANI/pertini_lucca81.pdf ):


Il Presidente della Repubblica Italiana


[...] Il contributo italiano, dunque, alla liberazione della Jugoslavia si colloca tra i maggiori che le Nazioni alleate e cobelligeranti fornirono a quelle forze partigiane e ripete un momento particolarmente significativo per l'amicizia e la collaborazione italo-jugoslava, quale fu la grande operazione combinata italo-serba all'inizio del 1916 che valse a preservare la forza militare serba nella lotta contro gli Imperi centrali.

Si è così avverato il profetico messaggio contenuto nella dichiarazione approvata a Roma nell'aprile 1918 dalla Conferenza delle nazionalità oppresse dalla Duplice Monarchia austroungarica, alla cui realizzazione tanta opera dette un indimenticabile e lungimirante uomo politico italiano, Leonida Bissolati. In quella dichiarazione i rappresentanti italiani e jugoslavi definirono quattro punti che oggi, a distanza di sessanta e più anni, possiamo ben definire profetici anche alla luce delle esperienze fatte: 

1) i rappresentanti dei due popoli riconoscono che l'unità e l'indipendenza della nazione jugoslava sono interesse vitale dell'Italia, come il completamento dell'unità nazionale italiana è interesse vitale della nazione jugoslava; 
2) affermano che la liberazione e la difesa del Mare Adriatico sono un interesse vitale dei due popoli; 
3) si impegnano a risolvere amichevolmente le singole controversie territoriali sulla base dei principi di nazionalità e del diritto dei popoli a decidere della propria sorte; 
4) ai nuclei di un popolo che dovessero essere inclusi nei confini dell'altro, sarà riconosciuto e garantito il diritto al rispetto della loro lingua, della loro cultura e dei loro interessi morali ed economici. "

L'avventura fascista aveva interrotto la fratellanza tra i due popoli che si era instaurata non soltanto negli anni duri della prima guerra mondiale, ma nel pieno del Risorgimento italiano, quando Giuseppe Mazzini nel 1857 pubblicò le sue "Lettere slave" e previde con estrema lucidità che il moto d'indipendenza degli Slavi del Sud sarebbe stato il più importante, dopo l'italiano, per l'Europa futura. "Il moto slavo" egli scriveva "dura lentamente continuo. Quando un'idea di libera patria, un'aspirazione nazionale si affaccia ad un popolo, nessuna forza può spegnerla o contenderle il più o meno lento sviluppo progressivo sino al trionfo. Le nazìonalità sono invincibili come la coscienza: potete sopirle per breve tempo, non cancellarle". [...]


Sandro Pertini

Palazzo del Quirinale, 10 novembre 1981
 
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“Alternativa mazziniana” di Francesco Leoncini
 
Donatella Sasso, 18/7/2019

Francesco Leoncini
Alternativa mazziniana
Castelvecchi, Roma 2018
pp. 337, euro 35.00

In una stagione come quella attuale in cui, con particolare virulenza anche nell’area di Visegrád e nei Balcani, riprendono vigore i nazionalismi estremisti e il sovranismo si diffonde in tutta Europa come una malattia letale, la lettura di questo volume non può che offrire a tutto ciò una credibile alternativa, un’alternativa mazziniana, per l’appunto.
 
 

Francesco Leoncini, pur concentrandosi su un episodio chiave al termine della prima guerra mondiale, che, sebbene con le migliori intenzioni, non portò agli esiti auspicati, ripercorre la lunga tradizione di solidarietà internazionale verso i popoli slavi. Inaugurata da Giuseppe Mazzini, con la creazione della “Giovine Europa” nel 1834, fu rilanciata da personalità come il fondatore e presidente della Cecoslovacchia, Tomáš Garrigue Masaryk, e il politico croato Ante Trumbić, che si spese per la creazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Mazzini aveva, infatti, anche prospettato l’ideale della “Grande Illiria”, una coalizione statale degli slavi del Sud, con cui l’Italia sarebbe stata chiamata a intrattenere rapporti di pacifica vicinanza, soprattutto per la definizione dei reciproci confini, diatriba che invece si protrarrà fin dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

Nel solco di questa cultura di apertura, di risveglio di nazionalità, in un’ottica di solidarietà e sostegno e mai di prevaricazione, politici e diplomatici italiani come Gaetano Salvemini e Umberto Zanotti-Bianco si adoperarono per convocare tra l’8 e il 10 aprile 1918 nella capitale d’Italia la «Conferenza delle nazionalità soggette all’Austria-Ungheria». Al termine dei tre giorni di lavori fu sottoscritto di comune accordo il «Patto di Roma». La spinta contingente alla conferenza va individuata sia nella sconfitta di Caporetto sia nel ritiro della Russia dal conflitto, eventi che rafforzarono il timore di un consolidamento delle truppe nemiche al confine, con la possibilità non remota di un letale sfondamento. La conferenza, che intendeva aprire vie diplomatiche di sostegno ai popoli desiderosi di intraprendere la via dell’autonomia, accolse le delegazioni cecoslovacca, jugoslava, polacca e romena cui si affiancarono rappresentanti francesi, inglesi e statunitensi. A Francesco Ruffini, giurista e già ministro dell’Istruzione, sotto l’egida del primo ministro Vittorio Emanuele Orlando, fu affidata la presidenza. Nei sette punti del Patto di Roma furono sottoscritti alcuni elementi essenziali di politica internazionale: il diritto all’autodeterminazione dei popoli nel rispetto delle minoranze, cui furono garantiti i diritti al mantenimento delle proprie specificità linguistiche e culturali. Tutti i convenuti identificarono nella Monarchia Austro-Ungarica l’ostacolo maggiore alla loro piena indipendenza; alcuni articoli specifici riguardarono i rapporti tra l’Italia e la futura nazione dei serbi, croati e sloveni, soprattutto in rapporto al tema scottante della definizione dei confini.

A queste nobili dichiarazioni, che ebbero grande risonanza internazionale, seguì, però, un immediato tradimento da parte italiana, cui ne seguiranno altri. Durante la conferenza del Comitato interalleato del 3 giugno il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrisse la dichiarazione con cui le potenze alleate approvarono la creazione dello Stato polacco, dimenticando di sostenere la Cecoslovacchia. Alle richieste di spiegazioni da parte del politico ceco Edvard Beneš, anche’egli futuro presidente, Orlando e Sonnino risposero che, nonostante il loro appoggio indiscusso, non avevano voluto sostenere, indirettamente, la nascita di uno stato degli slavi del sud, che, neanche troppo velatamente, consideravano inferiori e un po’ barbari e con i quali intendevano aprire uno scontro in nome delle proprie mire territoriali, garantite dalle clausole del patto di Londra.

La suggestiva concezione politica dell’alternativa mazziniana sul breve e sul lungo periodo risultò perdente, già nel 1919 l’impresa di Fiume del velleitario D’Annunzio, ma in nome del mito della “vittoria mutilata”, rappresentò un primo passo di questo duraturo tradimento. Eppure, anche se non vittoriosa, questa idea di Europa improntata alla fratellanza nella differenza, all’apertura dei confini e al reciproco sostegno, non sembra essere così longeva, né tantomeno superata, ma riluce di tutta la sua stringente attualità.

 
=== 2: Dalla "Reggenza del Carnaro" (1920) al progetto di monumento a D'Annunzio a Trieste (2019) ===
 
Gabriele D'Annunzio contro la Jugoslavia

<< Bisogna opporsi alla costituzione definitiva del S.H.S. (1); distruggere il mostro jugoslavo. Ho studiato da vicino il moto croato contro il predominio serbo e l'ho favorito come ho potuto, spesso impedito dalle più aspre angustie. Il destino del Regno jugoslavo è segnato. Non è formato secondo le leggi della vita statale. "Si dissolverà, perirà". Degli indizî mi fanno prevedere certa l'agonia e la morte di questo nostro avversario. Il quale, in ogni modo, per fatto storico ed etnico, "deve perire", anche se riesca temporaneamente ad interrompere e a rompere il cerchio che lo serra. >>
Messaggio inviato da Gabriele d'Annunzio l'8 maggio 1920 ad un'alta autorità militare italiana.
Citato in: La Jugoslavia ha reso i conti, Supplemento al XV Notiziario del Ministero della Guerra - Gabinetto Ufficio Propaganda (prot.. N.503471/43.6.41), Roma 29 aprile 1941 (XIX) – si veda: https://www.cnj.it/documentazione/amicinemici.htm
 
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Lenin e la difesa dell'impresa di Fiume e del D'Annunzio "rivoluzionario": una clamorosa fake news

2 luglio 2019
 
Potrebbe rientrare nei libro dei miti e leggende la storiella  di Lenin che difende D'Annunzio e l'occupazione della città di Fiume. Una delle poche fonti che si trovano è la Stampa del 30 dicembre 1920. Dove si può leggere, in un articolo che si intitola "Conversazioni di corridoio" "il movimento dannunziano è perfettamente e profondamente rivoluzionario, perchè D'Annunzio è un rivoluzionario. Lo ha detto anche Lenin al Congresso di Mosca".  La fonte di questa notizia sarebbe Bombacci.  E la cosa incredibile è che il tutto sarebbe avvenuto nei corridoi di Montecitorio! 
Bombacci, noto per essere stato tra i fondatori del PCI e per essere finito poi a testa in giù a piazzale Loreto, per il suo rapporto con il fascismo. Sicuramente non molto affidabile come personaggio.  Non è che questa di Lenin sia una clamorosa fake news? E comunque nella peggiore delle ipotesi, secondo le più consolidate interpretazioni Lenin non difese nè D'Annunzio nè l'impresa di Fiume, ma qualora sussistente, il suo giudizio su D'Annunzio, era ironico, e l'eventuale "difesa" dell'impresa di Fiume, solo una questione strategica. Le prove documentali, che non siano le voci di corridoio, di questa apertura di Lenin verso D'Annunzio, dove sono? Se è la sola parola di Bombacci, catturata poi in una conversazione di corridoio, allora, siamo messi proprio bene. Se la giocherà con D'Annunzio, ritenuto da tanti come il padre delle fake news? 
 
mb [Marco Barone]
Ringrazio chi al Knulp di Trieste ha acceso il faro dell'attenzione su Bombacci invitando ad approfondire tale questione
 
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NUOVA "IMPRESA DI FIUME", UNO DEI PROTAGONISTI: "MI ASSUMO TUTTA LA RESPONSABILITÀ" (Nicolò Giraldi, 17 luglio 2019)
Nei mesi scorsi tre giovani di Locorotondo in provincia di Bari avevano issato la bandiera tricolore sul castello di Tersatto, alle spalle del capoluogo quarnerino. Il gesto, che presto aveva fatto il giro del web, aveva provocato diverse reazioni politiche in Italia e in Croazia...
ITALIAN FLAG RAISED OVER TRSAT CASTLE IN RIJEKA (By Paul Bradbury, 27 June 2019) 
Just months after European Parliament President Antonio Tajani caused uproar by referring to Italian Istria and Italian Dalmatia, an Italian flag is raised at Trsat Castle in Rijeka....
https://www.total-croatia-news.com/politics/36803-trsat
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=GSxoK9Vlywo
 
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Comunicato stampa:
Il Sindaco di Fiume/Rijeka contro le celebrazioni dell'impresa dannunziana 

Come gruppo di Resistenza Storica di Trieste, Udine e Ronchi, si è provveduto ad inviare il manifesto contro la celebrazione di D'Annunzio e dell'occupazione della città di Fiume ad alcune realtà istituzionali, tra cui il Sindaco della Città di Fiume ( Rijeka). Un Manifesto che ad oggi ha raccolto l'adesione di oltre 200 firme dal personalità della cultura, dall'Italia, alla Slovenia, dalla Croazia, all'Austria. Nella lettera di accompagnamento al manifesto si chiedeva, nel nome della pace tra i popoli, nel rispetto delle comunità nazionali rispettive che vivono nelle proprie città, stante anche il noto antislavismo di D'Annunzio, di intervenire nelle misure ritenute più opportune perchè simili attività non abbiano legittimazione e riconoscimento da parte Vostra. E il Sindaco della Città di Fiume ha risposto con una argomentata motivazione di condanna dell'iniziativa, con il testo che ora segue:

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Rijeka (Fiume), 11 luglio 2019

Gruppo di Resistenza Storica
Claudia Cernigoi
Alessandra Kersevan
Marco Barone

Gentili,
innanzitutto, vorrei accentuare il fatto che Gabriele D’Annunzio, con le sue truppe, occupò Fiume nel 1919. Egli stesso fu precursore del fascismo e l’ispirazione a Benito Mussolini, che a sua volta, molto volentieri accettò l’ideologia di Hitler e si aggiunse alle sanguinose missioni durante la seconda guerra mondiale, una delle guerre più sanguinose nella storia del mondo. Proprio per la colpa di D’Annunzio, Fiume provò tra i primi la mano letale del fascismo. Dunque, D’Annunzio non fu un poeta timido, come tanti lo vogliono presentare, ma un aggressore e un tiranno. Proprio per queste ragioni, se il monumento che si dovesse collocare a Trieste, è dedicato all’occupazione di Fiume, cioè se l’idea è glorificare questo evento, è una cosa assolutamente vergognosa ma anche pericolosa. Soprattutto se lo mettiamo nel contesto delle già note dichiarazioni pronunciate dagli alcuni esponenti politici italiani che pretendono la costa croata.
La costa croata e Fiume sono croate, difese e liberate dai partigiani nella seconda guerra mondiale, proprio come è stata liberata Trieste. I monumenti a D’Annunzio, i festeggiamenti e il populismo politico che cede alle passioni più abiette, non lo cambieranno.
Se esiste l’intenzione di erigere un monumento, allora il monumento deve essere eretto alle truppe partigiane che hanno liberato Trieste..
Devo dire che, le iniziative che festeggiano l’occupazione delle terre degli altri, sono in opposizione con la politica europea, che, come una delle proprie basi, ha l’antifascismo. Siccome si tratta di una situazione molto seria, nel caso si continui con le attività per la realizzazione di una di queste iniziative assolutamente inaccettabili, aspetto la reazione del governo croato.
Credo che la maggior parte degli Italiani non vede nessun bene nel celebrare l’occupazione di una città, che testimonia la vostra lettera nella quale esprimete la propria resistenza alla celebrazione dell’occupazione di Fiume e il manifesto al quale, il proprio appoggio, hanno dato decine e decine di personalità del mondo della cultura, intellettuali, storici...
Quindi, come il sindaco di Fiume, dò il mio pieno sostegno alla vostra iniziativa e vi autorizzo a rendere pubblica la mia dichiarazione. A parte questo, avviserò il Consolato croato a Trieste e il sindaco Dipiazza, poiché con Trieste coltiviamo i rapporti amichevoli. Colgo l’occasione a rilevare che Fiume, nell’ambito del programma della Capitale europea della cultura, quest’ autunno organizzerà una mostra con il titolo D'Annunzijeva Mučenica / L'Olocausta di d'Annunzio / D’Annunzio’s Martyr, nel Museo marittimo e storico del litorale croato, che come il tema avrà D’Annunzio, la sua sanguinosa occupazione della nostra città e i suoi crimini. La mostra affronterà il centesimo anniversario dell'occupazione della città di Fiume, “Città olocausta” o come lui la chiamava spesso “Olocausta”. Spero che alla fine prevale la ragione e che questa idea non sarà realizzata.

Cordiali saluti 
VOJKO OBERSNEL
 
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La Carta del Carnaro e la tutela del bilinguismo. Una grande farsa storica 

14 luglio 2019
 
Abbiamo già evidenziato una delle più grandi fake news che hanno caratterizzato probabilmente la marcia su Fiume che ha anticipato quella su Roma, guidata da colui che da molti è stato definito come il padre delle fake news a partire dal concetto inventato della "vittoria mutilata". Gabriele D'Annunzio. La fake news di Lenin che riconosceva il carattere rivoluzionario di D'Annunzio. Che aveva come fonte una voce di corridoio catturata da un giornalista, forse, per sentito dire da quel Bombacci che da comunista che era, finirà a testa in giù a piazzale Loreto insieme a Mussolini. Ed il tutto veniva riportato in un trafiletto della Stampa del 30 dicembre 1920. Sulla questione di Fiume si tende a guardare non la luna, ovvero il carattere eversivo, nazionalistico e militarista di quell'atto, ovvero annettere una città straniera all'Italia, ma il dito. Un dito che distrae, un dito fatto di follie e deliri, che non potrà mai cambiare il volto della luna. E il volto della luna di quel settembre del 1919 fu pessimo. Come ha avuto modo di evidenziare anche il Sindaco di Fiume in risposta alle celebrazioni in atto a Trieste per D'Annunzio e marcia di Fiume, denunciando il carattere tirannico del "duce divino" come si faceva chiamare D'Annunzio, denunciando la pericolosità oltre che la vergogna per siffatte celebrazioni che riguardano "l’occupazione delle terre degli altri". Uno dei tanti miti che si tirano in ballo per legittimare quanto accaduto a Fiume, è la Carta del Carnaro con alcuni suoi principi, come la fantomatica tutela del bilinguismo. Carta che non venne mai applicata, tra le altre cose. Nella stessa Carta si legge che: "Il ritmo romano, il ritmo fatale del compimento, deve ricondurre su le vie consolari l’altra stirpe inquieta che s’illude di poter cancellare le grandi vestigia e di poter falsare la grande storia. Nella terra di specie latina, nella terra smossa dal vomere latino, l’altra stirpe sarà foggiata o prima o poi dallo spirito creatore della latinità". Doveva realizzarsi la supremazia della cultura latina rispetto a quella slava ritenuta inquieta e destinata a soccombere, Dunque, anche se si prevedeva il riconoscimento delle lingue nelle scuole, pur rimarcandosi che in tutte le scuole di tutti i Comuni l’insegnamento della lingua italiana ha privilegio insigne, in verità, è una parvenza di tutela, una grande farsa storica. D'altronde hanno parlato i fatti, ed abbiamo visto come si è tutelato il bilinguismo in quelle terre da parte dei democratici occupatori. A colpi di olio di ricino, e con il considerare i croati e i popoli slavi nel complesso come "mandrie di porci", luride scimmie, "schiaveria bastarda". Questa era la luna e non il dito.
 
mb [Marco Barone]
 
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Incredibile ma vero. L'Abruzzo lancia gemellaggio con la Repubblica di Croazia per l'occupazione di Fiume
19 luglio 2019
 
Diciamolo pure, sul centenario dell'occupazione di Fiume sta succedendo di tutto. Gli opposti non solo si attraggono ma si fondono per dare luogo ad un qualcosa che neanche la mente letteraria più diabolica forse riuscirebbe a partorire. Dove hai fascisti che negano il carattere fascista della marcia di Fiume pur di riabilitarla, vendendosi l'anima all'anarchia, destri che diventano quasi comunisti ricordando, la fake news che Lenin riconobbe il carattere rivoluzionario di quella roba militarista, e comunisti e anarchici che ne denunciano invece e correttamente il carattere nazionalista, eversivo e militarista e fascista. Ma il paradosso lo si raggiunge in Abruzzo. Cioè si celebra l'occupazione di una città straniera, Fiume, avvenuta con un atto eversivo, antislavo, che anticipò i processi di italianizzazione forzata, e cosa di propone? Il gemellaggio con la Repubblica di Croazia.  Non è uno scherzo. Con la Legge 16 luglio n° 20 del 2019 la Regione Abruzzo, in attuazione dell'articolo 8 dello Statuto regionale, "intende valorizzare l'apporto di un illustre abruzzese quale Gabriele D'Annunzio all'evoluzione storica, sociale e culturale della Repubblica in occasione dell'impresa di Fiume del 12 settembre 1919". All'articolo 2 si legge: "Per le finalita' di cui all'articolo 1, la Regione organizza un evento celebrativo da tenere nel mese di settembre 2019 nella citta' di Pescara e nei luoghi dannunziani delle quattro province in occasione del centenario dell'impresa di Fiume guidata dal poeta abruzzese Gabriele D'Annunzio.  Per le medesime finalita', la Regione favorisce iniziative di gemellaggio con la Repubblica di Croazia."  Ovviamente si stanziano un bel pò di soldini pubblici per questa celebrazione. Una vera inezia rispetto a quello che succede dalle parti di Trieste, ma pur di cifre importanti si parla, 150mila euro per la "Celebrazione del centenario di D'Annunzio e la citta' di Fiume". 
Forse agli abruzzesi è sfuggito che nel 2017 l'Ambasciata della Repubblica di Croazia ha preso una posizione netta di contrarietà a queste celebrazioni. Oppure forse è sfuggita la durissima presa di posizione del Sindaco della città di Fiume sulle celebrazioni in atto a Trieste sull'occupazione di Fiume, reputando D'Annunzio come un "tiranno".
 
mb [Marco Barone]