Informazione

ROSSO XXI°

Periodico del Movimento per la Confederazione dei Comunisti
http://www.confederazionecomunisti.it/ROSSOXXI.htm
N° 11 - GIUGNO 2002

IL "PROCESSO MILOSEVIC" E L'IMPERIALISMO

di Aldo Bernardini
(prima parte)

1. Sullo ?Spiegel? del 25 febbraio 2002 è comparsa una singolare
intervista dell?attuale premier serbo Djindjic, il capo del governo
della
Repubblica federata serba, membro, questa, per ora, insieme al
Montenegro, della (residua) Federazione jugoslava. Una quindicina di
giorni prima, il 12 febbraio, si era aperto formalmente all?Aja il
processo
all?ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, che proprio Djindjic
nell?estate 2001, dietro il ricatto occidentale basato sui promessi
aiuti
finanziari, aveva illegalmente consegnato al carcere di Scheveningen.
Lamenta il premier serbo che, dell?aiuto immediato promesso per 1,3
miliardi di dollari, erano stati consegnati neppure 500 milioni, laddove
i
danni dei bombardamenti NATO ammontavano a 5 miliardi di dollari:
tutto ciò faceva temere proteste della popolazione, per la crescita
enorme
della disoccupazione, la chiusura di industrie, l?impossibilità della
ricostruzione. L?intervistatore obietta che si potrebbe trattare di un
mezzo
di pressione per ottenere una miglior collaborazione con il Tribunale
dell?Aja. A questo punto Djindjic, mentre ritiene impossibili (vedremo,
per
allora?) consegne ulteriori di incriminati dal Tribunale dell?Aja,
perché ciò
?avrebbe determinato sollevazioni popolari?, è indotto a precisare: ?Il
Tribunale senza dubbio non ha più alcuna potenzialità?, pur se ricerca
ancora taluni incriminati serbo-bosniaci e starebbe forse, secondo lui,
allargando le indagini in altre direzioni. Possiamo domandarci: che cosa
è
avvenuto? Lo dice lo stesso intervistatore: ?Il 40% [in realtà sembra si
tratti del 70%, n.d.r.] della popolazione serba è entusiasta
dell?atteggiamento di Milosevic davanti al Tribunale dell?Aja?, al che
Djindjic: ?Il Tribunale ha perduto ogni credibilità fra la nostra
popolazione.
Perfino avversari di Milosevic manifestano ora simpatia per lui e mi
domandano: perché lo abbiamo consegnato? Molti sono addirittura
convinti che egli abbia avuto successo nel mostrare la NATO quale
criminale principale?. Alla fine un (tentato) colpo canagliesco:
Milosevic
si sarebbe reso colpevole di guerre ?etniche? per fondare il proprio
potere,
pur se ?cavallerescamente? Djindjic lo ritiene corresponsabile insieme
ai
leaders di altre Repubbliche: ma vi sarebbe da preoccuparsi che alla
fine
?gli autori (degli asseriti crimini) appaiano vittime e la comunità
internazionale colpevole?.
Abbiamo qui una chiave di interpretazione rivelatrice. Djindjic è l?uomo
dell?imperialismo, particolarmente tedesco, e oggi quella che viene
chiamata la comunità internazionale è semplice metafora per indicare i
centri dell?imperialismo. Djindjic lavora per l?integrazione
(ovviamente,
subalterna) dell?attuale Jugoslavia, forse dal suo punto di vista della
sola
Serbia, nell?Europa. Milosevic aveva partecipato nel 1997 a un incontro
a
Creta di capi di stato e di governo balcanici (vi era anche, per
l?Albania,
Fatos Nano) per promuovere un?integrazione paritaria di tali Paesi,
autonoma rispetto all?Europa. Secondo lo stesso Milosevic (me lo disse
il
16 agosto 2001, quando lo visitai nel carcere), ciò sarebbe stato uno
dei
fattori scatenanti della crisi del Kosovo: fu, così mi ricordò, il
ministro
degli esteri francese Védrine a diramare poco dopo una nota nella quale
si
stigmatizzavano asserite persecuzioni contro i kosovaro-albanesi. Il
processo a Milosevic ha la funzione di deterrente contro tutti i popoli
e i
leaders che contrastano i disegni dell?imperialismo tanto con il rifiuto
di
sottomettersi a integrazioni subalterne, quelle tipiche della c.d.
globalizzazione (in realtà, appunto, imperialismo), e dunque perseguendo
la difesa dell?indipendenza e sovranità statale, quanto sul piano del
mantenimento di elementi di socialismo o di stato sociale, pur
oggettivamente affievoliti. E? il caso proprio della Jugoslavia di
Milosevic.
Più specificamente, il processo dell?Aja tende a consolidare il totale
rovesciamento dei fatti e dei principi fondamentali del diritto
internazionale, su cui si è fondata l?azione distruttiva
dell?imperialismo in
Jugoslavia. Il dilemma posto da Djindjic, colpevole Milosevic, perché
non
può esserlo la comunità internazionale, riflette questa enorme
mistificazione.
Di seguito mi limiterò a segnalare alcune fra le più vistose ipotesi di
stravolgimento dei fatti e del diritto nella vicenda jugoslava. Occorre
premettere talune considerazioni generali e una schematica cronologia di
eventi rilevanti.

2. Una gigantesca e sfrontata campagna alla Goebbels ha, dal 1990 in
poi,
rovesciato fatti, responsabilità, dati e principi giuridici nella crisi
jugoslava
voluta, o almeno fortissimamente favorita e fomentata, dall?Occidente:
crimine contro la pace culminato (ma solo inizialmente) nei
riconoscimenti prematuri delle Repubbliche secessioniste quando ancora
esisteva la Federazione socialista jugoslava. Crimine non a caso omesso
nello Statuto dell?illegittimo Tribunale dell?Aja.
La disgregazione della Repubblica federale socialista jugoslava è stata
provocata - nel quadro di un progrediente degrado economico e sociale,
al
quale non sono rimasti estranei il forte indebitamento e le conseguenti
pressioni e operazioni del Fondo monetario internazionale - da elementi
interni che hanno attizzato umori nazionalistici ed etnicistici per
conseguire obiettivi di dominio politico ed economico, anche con la
depredazione della proprietà sociale, l?eliminazione di ostacoli al
dispiegamento pieno di rapporti capitalistici, la separazione delle
regioni
più ricche da quelle meno sviluppate, con il rifiuto da parte delle
prime di
finanziare il fondo federale di riequilibrio. Ma non vi sarebbero state
grandi prospettive di successo senza l?ingerenza di forze estranee,
anzitutto degli Stati dell?Unione europea, evidentemente non tutti in
eguale
misura e in tempi uguali, e del Vaticano e, sin dall?inizio ma con ritmo
crescente, anche degli Stati Uniti: vi erano, forse vi sono ancora, in
Jugoslavia (la vecchia Jugoslavia) forze unitarie e sinergie
unificatrici:
famiglie miste numerosissime, commistioni di etnie conviventi fianco a
fianco e che stavano realizzando integrazioni, elementi dichiaratamente
?jugoslavisti? e, mai dimentichiamolo, una classe operaia (e lavoratori
in
genere) ora certo frammentata e avvilita, ma, chissà, capace di ripresa
dell?iniziativa contro le ?borghesie? vessillifere di nazionalismi
frammentatori, ma estranei al senso di indipendenza, in quanto del tutto
subalterne ai centri imperialistici. Quell?ingerenza esterna - in primo
luogo, con pressioni politiche ed economiche, con massicce campagne
mediatiche - si è manifestata essenzialmente nell?appoggio multiforme
alle pretese secessionistiche dei gruppi dirigenti di talune Repubbliche
federate, Slovenia e Croazia in prima linea, non per caso le più ricche,
e
ha quindi contribuito in misura decisiva all?esplosione dei virulenti
fenomeni nazionalistici.
Il processo controrivoluzionario europeo, nella congiunzione tra forze
imperialistiche mondiali e borghesie interne rigenerate dall?espansione
degli elementi di mercato promossi dalle dirigenze revisionistiche (si
veda
Stalin, Lettera a Ivanov del 1938), si compie anche in Jugoslavia nei
fatali
1989-91.
La Costituzione titina del 1974 aveva introdotto elementi di forte
indebolimento della compagine federale. Lo stesso Partito che
costituiva,
insieme all?Armata popolare (poi federale), il cemento politico
unitario, la
Lega dei comunisti jugoslavi, risentì delle conseguenti spinte
?regionalistiche?.
Si tratta del frutto estremo del revisionismo jugoslavo titino e
dell?illusione
piccolo-borghese delle autogestioni e delle autonomie comunitarie, non
bilanciate da forti elementi unificatori centrali (nonostante i contesti
e le
formulazioni diverse, anche la realtà sovietica e degli altri Paesi
socialisti
venne gradualmente inficiata da questi elementi: ce lo documenta con
studi pertinenti, fra gli altri, Kurt Gossweiler, con scritti recenti
che fanno
tesoro della sua battaglia comunista nella ex Germania democratica). Fra
gli elementi che si riveleranno gravidi di conseguenze negative nelle
modifiche costituzionali titine degli ultimi anni ?60 e del 1974 vanno
segnalate l?attribuzione di uno status di quasi repubbliche federate a
due
province autonome racchiuse nella Repubblica federata di Serbia, e cioè
il
Kosovo-Metohia e la Vojvodina, risultandone dunque alterata la
situazione
di autonomie di secondo grado simili a quella dell?italiana provincia di
Bolzano (Alto Adige-Südtirol), compresa nella regione Trentino-Alto
Adige e l?attribuzione ai musulmani di Bosnia-Erzegovina della qualifica
di popolo costitutivo (un improbabile ?popolo?, basato su un?identità
religiosa) di quella Repubblica federata, accanto ai serbi e ai croati
ivi
stanziati.
Qui occorre spendere qualche parola, necessariamente sommaria, sulla
struttura costituzionale della Jugoslavia federale socialista. Le
Repubbliche federate (Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina,
Montenegro, Serbia, Macedonia) erano in realtà entità amministrative di
decentramento di autonomia molto larga (eccessivamente accresciuta,
come detto, con la Costituzione del ?74): esse si identificavano
peraltro
con riferimento ?storico? a determinati ?popoli? in esse stanziati,
entro un
quadro variegato, caratterizzato ad es. da un popolo assolutamente
principale (come in Slovenia), da tre popoli (dopo il 1974) costitutivi
(come
detto, Bosnia-Erzegovina), da più popoli costitutivi (così in Croazia e
in
Serbia, dove accanto al rispettivo popolo maggioritario
?identificatore?,
quello che dava il nome alla Repubblica federata, vi erano riconosciuti
rispettivamente e reciprocamente come popolo costitutivo anche, nella
prima, i serbi e, nella seconda, i croati). Veri elementi costitutivi
della
Federazione socialista jugoslava, per i quali la Costituzione parlava di
diritto di secessione, pur se non espressamente regolato, dovevano
considerarsi i popoli costitutivi, non le Repubbliche federate, la cui
secessione non era direttamente neppure prevista in Costituzione:
dunque,
realtà eventualmente anche trasversali fra le varie Repubbliche federate
rappresentavano i reali elementi costitutivi della Federazione.
Particolari
garanzie venivano riconosciute, dentro ogni repubblica, ai vari gruppi
etnici minoritari, diversi dai popoli costitutivi, i più consistenti dei
quali
denominati ?nazionalità?: così, in particolare, i kosovaro-albanesi e
gli
ungheresi, la cui massiccia presenza ha giustificato l?istituzione delle
due
ricordate province autonome serbe di Kosovo-Metohia e Vojvodina (può
notarsi che l?attribuzione di un?autonomia di secondo grado è tipica di
situazioni etniche che fanno riferimento a popoli costituiti in Stati
indipendenti al di fuori da quello di riferimento, nel nostro caso la
Jugoslavia, e questo, evidentemente, per contenere spinte
secessionistiche
fomentate dall?esterno).

3. In un quadro tanto complesso, non può farsi a meno di una lunga, pur
tuttavia sommaria e forse tediosa cronologia, e mi scuso in anticipo di
qualche svista.
Cominciamo proprio da casa nostra. Il 20 settembre 1989, alla Camera dei
deputati, il ministro degli esteri Gianni De Michelis dichiara: ?Il
processo
di integrazione est-ovest si sviluppa principalmente nell?Europa
centro-settentrionale, grazie alla forte attrazione della Germania; è
dunque
interesse e dovere dell?Italia adoperarsi per un equilibrio mediante
l?istituzione di un analogo processo che leghi l?Europa centrale a
quella
meridionale e balcanica?. Lo stesso De Michelis rappresenta l?Italia,
l?11-12 novembre 1989 a Budapest, per la firma insieme ad Austria,
Ungheria e Jugoslavia della c.d. ?quadrangolare? cioè un processo di
integrazione dell?est all?ovest.
Nel gennaio 1990, a fronte di un atteggiamento separatistico di sloveni
e
croati all?ultimo Congresso della Lega, un atteggiamento simile a quello
dei leghisti ?padani? in Italia (almeno sino a qualche tempo fa), anche
i
serbi finiscono per accettare la disgregazione della Lega. Nelle varie
Repubbliche le sezioni ormai autonome di questa si sciolgono poi in
varie
altre formazioni, e nel corso dell?anno si tengono le prime elezioni
multipartitiche: in Montenegro e in Serbia vince il Partito socialista,
principale erede della Lega, guidato in Serbia stessa da Milosevic; in
Slovenia una coalizione liberista (sin dal 27 settembre 1989 vi era
stato
proclamato un diritto di secessione a modifica della Costituzione
repubblicana e contro quella federale); in Croazia, il 30 maggio, si
afferma
il partito di Tudjiman, che addirittura si ricollega agli ustascia di
Ante
Pavelic. Un elemento di ulteriore complicazione risulta dalla questione
del
Kosovo, provincia autonoma della Serbia a (sempre crescente)
maggioranza albanese, sulla quale si dovrà tornare.
E? questo il quadro favorevole all?ingerenza dall?esterno. Nel maggio
1990 De Michelis presiede riunioni della quadrangolare, alla quale si
aggiungono Bulgaria, Romania, Ucraina e Bielorussia e (udite, udite!)
Croazia e Slovenia, mentre ne viene estromessa (!) la Jugoslavia.
Il 2 luglio 1990 il Parlamento di Lubiana e il 25 luglio quello di
Zagabria
introducono modifiche costituzionali, quelle slovene di particolare
gravità,
nel senso della preminenza delle normative locali sulle federali e
l?abolizione della qualifica di ?socialista? per la Repubblica: il 1°
agosto la
Bosnia-Erzegovina si proclama ?stato sovrano democratico?; il 28
settembre in Serbia si approva una nuova Costituzione che, fra l?altro,
introduce il multipartitismo e consacra la restrizione dell?autonomia
delle
due province autonome: su ciò si ritornerà, anche per aspetti positivi.
Ecco poi il prestito alla Croazia (4 ottobre 1990), ad interesse 0, di 2
miliardi di dollari, restituibili entro 10 anni e 1 giorno, da parte del
Sovrano
Ordine di Malta (Vaticano!): le parti interessate hanno smentito il
fatto, ma
ne esisterebbero precisi riscontri. Ancor più: con la legge 101/513 del
5
novembre 1990 il Congresso USA decide di finanziare direttamente le
nuove formazioni jugoslave ?democratiche?, cioè secessioniste, e non per
nulla un rapporto della CIA ?profetizza? la rapida fine della Jugoslavia
(la
notizia verrà pubblicata il 29 novembre, ricorrenza della Festa
nazionale
jugoslava). Il 22 dicembre il Sabor (Parlamento) croato emana la nuova
Costituzione della Croazia, ?patria dei Croati? (e non più dei popoli
costituenti croato e serbo, come nella Costituzione della Repubblica
federata!) e proclama il diritto di secessione.
1991: l?11 gennaio, in seguito ad elezioni, Milosevic diviene presidente
della Serbia. Già nello stesso mese, si formano ed armano milizie
irregolari in Croazia (in Slovenia ciò stava avvenendo da tempo: la
Presidenza federale il 9 gennaio decreta, senza esito, lo scioglimento
di
tali milizie) e si diffondono notizie circa i preparativi di aggressioni
contro
membri dell?esercito federale e in generale contro cittadini di
nazionalità
serba ?sgraditi?. Il 10 febbraio il Parlamento di Lubiana dichiara la
secessione; il 23 quello di Zagabria la preminenza della normativa
croata
su quella federale. A fronte di questi eventi, il 1° marzo viene
annunciata
l?autonomia dei serbi di Krajina, Slavonia, Baranja e Srem occidentale
(in
Croazia); il 12 maggio il referendum in Krajina richiede l?annessione
alla
Serbia. In questi mesi si verificano scontri tra forze croate e federali
e si
attuano misure croate e slovene di consolidamento del distacco dalla
Federazione. Il 15 maggio la votazione sul candidato croato Mesic nella
Presidenza federale collegiale finisce in uno stallo: lo stesso Mesic
rientra
a Zagabria e si autoproclama presidente federale. Il 13 giugno inizia la
?guerra doganale? tra Slovenia e governo federale. Il 25 giugno i
Parlamenti di Slovenia e Croazia proclamano l?indipendenza (il Papa
parla in quei giorni delle ?legittime aspirazioni del popolo croato?: il
25
maggio aveva ricevuto Tudjiman in Vaticano), il 27 giugno l?Armata
jugoslava (federale) si stanzia sulla frontiera esterna (con l?Italia),
conflitti
armati si sviluppano in Slovenia e Croazia (forze croate attaccano
centri
serbi). Una violenta campagna di disinformazione antijugoslava si
scatena
da parte di ambienti italiani e in genere occidentali filosecessionisti.
Il 30
giugno, dietro pressioni occidentali, risulta eletto presidente federale
il
nazionalista croato Stipe Mesic (attuale presidente della Croazia), il
quale
però si adopera complessivamente per la distruzione della Federazione
(se ne è vantato, come viene ricordato da taluno, nel libro ?Come
abbiamo
sfasciato la Jugoslavia?). Alla Conferenza di Brioni, il 7 luglio, gli
occidentali promuovono una sospensione di tre mesi delle dichiarazioni
di
indipendenza di Slovenia e Croazia. Il 6 luglio Milosevic si era
espresso
nel senso che ?senza i paesi che hanno deciso per l?indipendenza, la
Jugoslavia potrà svilupparsi meglio; l?esercito deve difendere solo quei
popoli che accettano di vivere in Jugoslavia?. Ciò entrava in
dialettica,
forse non in diretta contrapposizione, con le persistenti tendenze di
jugoslavismo integrale, presenti soprattutto nell?Armata federale: si
noti
comunque che il riferimento è, in definitiva, ai ?popoli?, non alle
Repubbliche federate. Il Parlamento europeo, invece, il 10 luglio
afferma,
con grave atto di ingerenza, il ?diritto all?autodeterminazione e alla
secessione di tutte le Repubbliche jugoslave?. Il 18 luglio la
Presidenza
federale jugoslava decide per il ritiro militare dalla Slovenia. Dalla
Slavonia (in Croazia) vengono nell?ottobre cacciati 25.000 serbi;
Vukovar
è occupata da milizie irregolari croate nel novembre, ma ripresa
dall?Armata federale dopo qualche settimana (reciproche accuse di
atrocità: ma vi sono elementi che accusano i paramilitari croati). L?8
settembre si era svolto il referendum per l?indipendenza della
Macedonia,
pronta però a rientrare in una Federazione. Tra fine agosto e settembre
si
hanno azioni dell?Aviazione e Marina federali nei confronti della
Croazia:
questa viene definitivamente dichiarata indipendente dal Sabor l?8
ottobre
(scadenza della moratoria di Brioni; lo stesso per la Slovenia). La
Corte
costituzionale federale dichiara illegittime le indipendenze
repubblicane. Il
10 ottobre il Parlamento europeo, rivedendo la precedente posizione,
rigetta la richiesta dell?Unione Europea (organi politici) di
riconoscere
Slovenia e Croazia. Il 15 ottobre il Parlamento bosniaco prefigura,
contro il
voto dei serbi, la secessione della Bosnia-Erzegovina.
I processi di disgregazione non avrebbero potuto mancare di colpire i
supremi vertici statali: il 3 ottobre 1991 a Belgrado i rappresentanti
del
?blocco serbo? (Serbia, Vojvodina, Kosovo e Montenegro) nella
presidenza federale collegiale, in assenza degli altri e quindi agitando
il
pericolo di paralisi, si erano attribuiti i pieni poteri: il 5 dicembre
Mesic si
dimette affermando che ?la Jugoslavia non esiste più? e viene imitato il
20
dicembre dal primo ministro federale Markovic. Ciò non implica
giuridicamente la fine della Jugoslavia (di allora): si veda il rifiuto
serbo
(alla Conferenza dell?Aja, ripresa il 18 ottobre) del piano Carrington,
che
prevedeva un vincolo molto flessibile fra Stati indipendenti per la
Federazione ed entro le singole Repubbliche ampie autonomie ?nazionali?
per le etnie regionalmente maggioritarie: la Jugoslavia non può essere
cancellata con un tratto di penna, le autonomie ?regionali? sono
questione
puramente interna, opposero i serbi; e vi era pur sempre l?azione
unitaria
dell?Armata federale.
Si mettano queste operazioni in controluce con quanto stava avvenendo
sul piano internazionale: nel quadro delle trattative di Maastricht
(dicembre 1991) venne assunta in definitiva la linea della distruzione
della
Jugoslavia: il documento U.E. 1342, 2° parte, del 6 novembre 1992
confermerà che soprattutto la Germania aveva spinto in quel senso. Già
l?8 novembre 1991 l?U.E. aveva stabilito sanzioni economiche contro la
Jugoslavia (che il 2 dicembre verranno ridimensionate a favore delle
Repubbliche secessioniste), il 10 dicembre la Germania bloccava i
trasporti relativi a Serbia e Montenegro. Si tratta di azioni che
partono dal
presupposto, arbitrariamente assunto, dell?inesistenza dello Stato
federale
jugoslavo.
Il 9 novembre i serbi di Bosnia avevano proclamato di voler comunque
restare in uno Stato unico con Serbia, Montenegro, Krajina, Slavonia
ecc.
e con le nazionalità che avessero espresso simile decisione. Ma il 19
dicembre la Germania decide, e il 23 proclama, di riconoscere, con
effetto
dal 15 gennaio 1992, Slovenia e Croazia nelle loro frontiere
(amministrative!). Lo stesso 19 viene dunque per reazione proclamata, e
il
24 formalmente costituita, la Repubblica serba di Krajina; sempre il 21
dicembre i deputati serbi avevano lasciato il Parlamento di Sarajevo e
proclamavano la Repubblica Srpska di Bosnia con effetto dal Capodanno
ortodosso 1992 mentre il 24 costituiranno l?assemblea del popolo serbo
di
Bosnia-Erzegovina. Profittando di questa situazione, il 24 dicembre
Croazia, Slovenia, Macedonia e Bosnia Erzegovina chiedono alla
Comunità europea il riconoscimento come Stati indipendenti; il 23 un
passo simile era stato compiuto dallo stesso Kosovo entro un quadro che
si
considererà più avanti; il Montenegro annunciava invece di non avere
interesse in proposito.


(Segue. URL: http://www.confederazionecomunisti.it/Il%20processo%20
Milosevic%20e%20l%27imperialismo.htm )

URL for this article:
http://emperors-clothes.com/articles/ian/day.htm

=======================================
THE JUDGE AS PROSECUTOR: TWO DAYS AT THE
"TRIAL" OF SLOBODAN MILOSEVIC
By Ian Johnson
Leigh, Lancashire * UK
[Posted 19 June 2002]
NOTE: For audio of 'trial' go to
http://hague.bard.edu/video.html
For transcripts, go to
http://www.un.org/icty/latest/index.htm
=======================================

Introduction: Ian Johnson recounts an
incident that occurred while he was
attending the Milosevic 'trial' at The Hague
on June 7th:

"During the morning break I met a young
Dutch lad in the lobby. He was
studying medicine in Vienna but was staying
for the summer with his
grandfather in Holland. He was curious about
the Milosevic case. Of course
he couldn't find it on the television. So
he'd come over to watch with his
own eyes. He saw me taking notes and
approached me. He wanted to see if I
was thinking what he was thinking. His
English was excellent. He said, "I
don't know that much about the issues, but
anyone can see this isn't a
proper trial, is it? The Judge is totally
against him. In fact he's openly
contemptuous of Mr. Milosevic, isn't he?
What's going on here?"

I work as a paralegal in the UK. So for me,
the perversion of justice I had
just witnessed - and with a British judge
presiding! - was infuriating. But
here was this young Dutch lad, not in the
legal profession or involved in
defending Mr. Milosevic at all, but a
thinking person, and he was horrified
as well. He wanted to know why his country
was supporting such a travesty.
This is why they have stopped showing the
proceedings on television.
Because the people, and especially the young
people, wouldn't stand for it,
would they?"

Here is Ian Johnson's account of:

TWO DAYS AT THE "TRIAL" OF SLOBODAN
MILOSEVIC

To spend one day at The Hague Tribunal is
enough to confirm the worst of
suspicions. What is actually taking place in
the heart of 'democratic'
Europe is a show-trial so blatant, so
lacking in legality, that it brings
shame to those who are participating in it
and to those who refuse to
challenge it.

The history of the Tribunal's formation and
funding is well documented.
Originally an idea that emanated from the
United States Department of the
Army, it was brought into being via the UN
Security Council in its
Resolutions 808 and 827 of 1993. Not only
was this act legally invalid,
being that the Security Council had no
authority in judicial matters to
establish such a Tribunal, but its creation
also involved a
reinterpretation of the UN Charter.

Canadian lawyer Christopher Black observed
the following:

"...the UN is based on the principle of the
sovereign equality of its
members, a fundamental principle of
international law and the first
guarantee of the right to self-determination
of the world's peoples. If a
people do not have the right of sovereignty,
the right to
self-determination is a sham. This principle
is completely denied by the
creation of the Tribunal. The UN Charter
states that nothing contained in
the Charter shall authorise the UN to
intervene in matters which are
essentially within the domestic jurisdiction
of any state. This fundamental
principle, put in the Charter so that the UN
could not be used by some
members to bully others has also been
fatally undermined by the creation of
the Tribunal. The members of the Security
Council, more precisely, the
permanent members, now hold the opposite
position, and I submit, do so for
reasons connected more with imperialism not
humanitarianism." (1)

The Tribunal's funding exposes its political
character. Much of it comes
from the US government through cash and
equipment, with other notable
contributors being the Rockefeller family,
Time-Warner, who own CNN and
have exclusive rights to broadcast the
trial, and American billionaire
financier George Soros. The Soros connection
is significant. The Coalition
for International Justice (CIJ), founded and
funded by George Soros,
supplies many of the Tribunal's legal staff.
The George Soros foundation,
the Open Society Institute, is one of the
parties that obtain evidence for
the Tribunal, and most tellingly, the Open
Society Institute funds the main
KLA newspaper in Pristina, a fact that has
not been mentioned once by the
western media.

POLITICAL BIAS IN ACTION

Even if one had no knowledge of the
Tribunal's history, a brief visit to
Courtroom One of the Hague Tribunal to
witness the trial of Slobodan
Milosevic would immediately give cause for
concern.

Unlike the practice in criminal courts The
Hague court itself is involved
in the laying of charges and the approval of
one of the trial judges must
be obtained before a charge can be laid.

This extraordinary relationship between the
prosecution and judges
undermines the right of the accused to a
presumption of innocence.
Furthermore this close relationship can be
witnessed in the day to day
proceedings at The Hague.

I visited the Tribunal during the first week
of June 2002 and can bear
witness to the various ways this hand in
glove operation of prosecutor and
judge appears in practice.

I heard the testimony of several prosecution
witnesses during the sessions
I attended.

Each witness gave their, sometimes lengthy,
statements that were then
elaborated on by the prosecution and on
occasions involved photographs and
maps. At no time during this process did the
judge, Richard May, stipulate
a time limit on the prosecution. Yet when it
was the turn of Mr Milosevic
to cross-examine the witness, Judge May
would instruct that a time limit be
put on proceedings. At one point, in
response to protests from Mr
Milosevic, Judge May arrogantly proclaimed,
"We are the judges Mr Milosevic
and we have judged that you will have
forty-five minutes to cross-examine
this witness." (7th June 2002).

Basically a cross-examination should take as
long as it takes, be it ten
minutes or ten hours, especially as the
accused is facing the gravest
charges any human being can face. But in the
peculiar rules and procedures
of this particular court, the trial judges
will ensure that this is not the
case.

Additionally, the Tribunal has been given
the absolute authority to devise
its own rules and procedures, an unheard of
situation in any other
circumstance.

When we come to the way the judges attempt
to 'protect' the prosecution
witnesses from any piercing
cross-examination of their statements the
full
political bias of the court is revealed. I
understand from other reports
that this is a daily occurrence, however I
will limit myself here to what I
personally witnessed.

On the 6th June prosecution witness Mr Buyo,
a KLA commander in the Racak
zone during 1999, in his testimony relating
to events surrounding the
alleged Racak 'massacre', initially claimed
that Serbian security forces
had opened fire first.

However, later in his testimony when
explaining the KLA's actions, he
testified that his own forces had merely
fired warning shots into the air
so as to alert their colleagues of the
approaching Serb forces.

Mr Milosevic seized on this discrepancy and
pointedly asked the witness,
"Why, if it was true that the Serbian
security forces had fired first, was
it necessary to fire warning shots into the
air?" A quite reasonable
assumption one would have thought. If you
are under attack there is no need
for any colleague of yours to fire shots in
the air warning you of an
approaching enemy.

Mr Milosevic attempted to drive home the
significance of this discrepancy
at which point, with the witness clearly in
trouble, Judge May intervened
and instructed, "Move on Mr Milosevic, you
have laboured this point enough.
Go on to another question." Mr Buyo was off
the hook.

A further witness, who admitted his brother
was a member of the KLA,
claimed he was an eyewitness to a 'massacre'
of civilians in his village
near Bela Crkva

He testified that Serb forces had entered
his peaceful village, separated
the women and children from the men and
proceeded to execute seventy men,
women and children.

In his cross-examination (time limit
imposed) Mr Milosevic asked why, if
they killed seventy men, women and children
so indiscriminately, would they
bother separating them in the first place?
After a lengthy silence from the
witness Judge May interjected, "I don't
think you can expect the witness to
know that."

The witness's credibility was further
undermined when he denied any
knowledge of the KLA kidnapping of both Serb
and Albanian residents in his
village just a few weeks earlier, claiming
he must have been away at the
time and upon his return no villagers
mentioned it to him. Up to that date
the kidnapping was the biggest event to
occur in his village for years,
yet, as a life long resident there, he had
never even heard about it.

Proceedings were taking a predictable
course. It didn't take much insight
to grasp the following: A) The witnesses
told a well-rehearsed story. B) If
the witnesses got into difficulties during
the cross-examination the Judge
would intervene.

INADEQUATE WHEN CHALLENGED

This observation was further confirmed with
the appearance of one Mr Ian
Robert Hendrie, a member of the London
Metropolitan Police who had been
seconded to the OSCE and was part of the
verification mission in Racak
headed by William Walker.

Mr Hendrie told of his observations while he
was touring the Racak
'massacre' site, using several photographs
that he had taken personally.

Under cross-examination, when asked if he
toured the site alone or if
somebody had showed him around, he replied
that the latter was the case.
"Who showed you around the site?" enquired
Mr Milosevic. "I don't know,"
was the astonishing response.

Here was a member of the verification team
who could not verify who it was
that told him about the 'massacre' and
showed him the supposed evidence.
But apparently Mr. Hendrie's testimony,
dependent as it was on a guide and
translator whom he could not identify, was
neverthless acceptable, because
Judge May impatiently instructed Mr.
Milosevic to move on to another
question.

However the other questions got Mr Hendrie
into deeper trouble. He could
not explain why his photographs showed only
patches of blood and not pools
as would be expected. Nor could he explain
why no person's blood had
spilled onto another person's body, which it
was logical to assume would
have been the case if all these bodies,
densely packed together, had been
killed simultaneously at this one specific
place.

Enter Judge May. "The witness is not a
forensic expert and cannot be
expected to know these things." In other
words, Mr. Hendrie's expertise had
a dual nature. It was sufficient when he was
testifying against Mr.
Milosevic, but woefully inadequate when he
was challenged.

Comments such as this, which pepper the
trial every day, might be expected
from the prosecution, but from a supposedly
neutral trial Judge?

When asked by the defendant if he had ever
heard of the 'paraffin test', (a
test which can determine if a person had
recently handled a firearm), Mr
Hendrie didn't answer but left it to Judge
May to announce that, "This test
has been discredited" to which Mr Milosevic
added with a touch of sarcasm
"But only in the USA, not in Yugoslavia."

Mr Yemeni was the last prosecution witness I
observed during my June visit.
In his statement he claimed to have
witnessed the killing of civilians in
his village in Kosovo. He claimed he was
hiding in his attic from where he
supposedly witnessed the 'killings' and also
overheard Yugoslav commanders
communicating on mobile phones and comparing
the number of dead with the
number of dead at Racak. Mr Yemeni, at the
age of twenty-four, was Mayor of
his village.

Below I paraphrase excerpts of the
cross-examination:

Mr Milosevic. "Are you a member of the KLA?"

Mr Yemeni. "No."

Mr M. "Are you a member of any political
party?"

Mr Y. "Yes"

Me M. "What is your party called?"

Mr Y. "The Democratic Party"

Mr M. "Who is the leader of your party?"

Mr Y. "Mr. Thaci." [Mr Thaci was a leader of
the KLA in 1999]. ***

Mr M. "When did you join this party?"

Mr Y. "I don't know."

Mr M. "You don't know when you joined? All
right. Approximately when did
you join?"

Mr Y. " I don't know"

Judge May. "Mr Milosevic, move on, it is not
relevant when he joined the
party."

Mr M. "It is very relevant. However. How is
it that you were Mayor of your
village at such a young age? This is very
unusual."

Mr Y. " I was Mayor because I represent
modern civilisation, unlike the
backward Serbs. Modern civilisation that we
are now building in Kosovo
needs leaders like myself to take them out
of the backwardness that Serbs
kept them in. We are building a civilisation
that is modern and we need
intelligent people like me."

Judge May allowed this racist diatribe to go
on without comment.

Mr M. "I didn't know I was talking to an
intellectual. However, let me ask
you about the conversations that you say you
overheard between commanders.
Where were you when you overheard these
conversations?"

Mr Y "Hiding in the attic of my house."

Mr M. "And what was the position of the
soldiers who were using their
phones?"

Mr Y. "On the balcony of a house facing my
attic window."

Mr M. "Which is how far away?"

Mr Y. "Fifteen metres."

Mr Milosevic holds up a photograph for the
witness that shows the houses in
question.

Mr M. "As you can see there is no balcony
facing your attic. And the
nearest house is more like fifty metres
away. Is that right or not?"

Mr Y. "No."

Judge May. "Move on Mr. Milosevic. The
witness has told you his position."

Mr M. "Very well. As there were no KLA in
your village, as you say, and
therefore the villagers saw no reason to
flee, as you say in your
statement, why then did you feel it
necessary to hide in your attic?"

A lengthy silence followed. Then the witness
resumed his anti-Serb rhetoric
of fighting for a modern civilisation
against the darkness of the Serbs. At
no point did Judge May direct the witness to
answer the question or attempt
to stop the racist language being used by Mr
Yemeni.

Mr M. "All right. When the Security Forces
were in your village what was
the atmosphere like?"

Mr Y. "It was frightening. The Serbs were
firing their guns into the air
all the time and shouting and screaming at
the civilians. They were like
wild men."

Mr M. "So above this frightening noise,
above the firing of guns, above the
shouts and the screams you were able, even
from, as you insist, fifteen
metres away, you were able to hear telephone
conversations?"

Mr Y. "We represent a modern civilisation,
that's what intellectuals like
myself are fighting for."

Mr. Milosevic repeated the question.

Judge May. "Have you many more questions for
this witness Mr Milosevic?"

Mr M. "I have about forty more questions."

Judge May. "Well I am giving you ten more
minutes with this witness."

Mr M. "That just shows the bias of this
court as I have said previously."

Turning to the prosecution witness Mr
Milosevic continued.

Mr M. "From what position did you observe
the killing of the civilians?"

Mr Y. "From my attic window."

Mr M. "All the killings took place outside
your attic window?"

Mr Y. "I can observe all the town from my
attic. I can move around."

Mr M. "So with all this killing going on you
felt secure enough, just
fifteen metres away from the Security
forces, to be able to move around
your attic?"

Mr Y. "With all the noise no one could hear
me so I was secure."

Mr M. "So the noise was so great that the
Security forces could not hear
you moving around, but the noise wasn't loud
enough to prevent you from
listening to a telephone conversation at
least fifteen metres away from
your position. Is that right or not?"

Judge May. "Your time is up Mr Milosevic. Mr
Yemeni, I would like to thank
you for coming to give evidence to the
International Tribunal and you are
now free to go."

THE SCALES OF JUSTICE

As I perused Courtroom One with its judges,
lawyers, secretaries and legal
clerks, I realised that these people,
working for this particular Tribunal,
had sold their dignity and the dignity of
their profession to the New World
Order.

The essence of this Tribunal is summed up
perfectly by lawyer Christopher
Black:

"No citizen of any country in the world
would consider themselves fairly
tried before a court that was paid for,
staffed and assisted by private
citizens or corporations which had a direct
stake in the outcome of the
trial and who were, themselves, in practical
terms, immune from that court.
It is a well established principle of law
that a party in a legal action,
whether civil or criminal, is entitled to
ask for the removal of any judge
sitting on the case when there exists a
reasonable apprehension of bias. In
this instance, a compelling argument can be
made that the bias is not only
apprehended, it is real, that it is not of
one judge but of the entire
tribunal, that this is not a judicial body
worthy of international respect
but a kangaroo court, a bogus court, with a
political purpose serving very
powerful and identifiable masters. To be
consistent with my thesis I will
go further and say that as a political
instrument designed to violate, to
destroy the integrity and sovereignty of a
country, its creation is a crime
against peace under the Nuremberg
Principles. Instead of resolving conflict
as it claims, it is used to justify
conflict, instead of creating peace, it
is used to justify war and therefore is an
instrument of war."

During the trial session of Friday 7th June
Mr. Milosevic complained to the
court that he had not as yet received a copy
of the statement made by
William Walker, head of the OSCE and a vital
prosecution witness. Mr Walker
was due in court the following Monday. Judge
May said he would look into
this.

The prosecution has been preparing their
case for years, their witnesses
are well rehearsed, hearsay evidence is
accepted, as is secret testimony,
and cross-examination time is restricted.
Yet, as if that wasn't enough,
witness statements are withheld from the
accused until a few hours
beforehand, giving little time for the
defence to prepare the
cross-examination.

Add to this the physical and psychological
conditions that Mr Milosevic and
other Yugoslav prisoners are subject to.
They are treated as if they have
already been convicted, being kept in cells
and under constant
surveillance, having their mail censored,
family visits restricted, any
communication with their families to be at
their own expense, and
restrictions on what they can see or hear on
radio or television.

And, especially in the case of Mr Milosevic,
a refusal to allow him to meet
with the legal advisors of his choice.
Several prisoners have already died
while in custody and to the shame of
organisations such as Amnesty
International, no investigation into these
deaths has been forthcoming.

Despite all this Mr Milosevic is bravely
using the Tribunal as his
battleground to defend his people and his
country and expose the real
culprits for the wars and break-up of the
Balkans, Nato and the
International Monetary Fund. He stated his
position very clearly in his
11th December 2001 pre-trial appearance: "I
can tell you that I am proud
that I commanded the armed forces of
Yugoslavia..I am here as a punishment
for standing up against the danger of the
biggest tyranny that has
threatened mankind."

The Milosevic trial is expected to last two
years, yet no matter how long a
trial takes, no matter how many
well-rehearsed prosecution witnesses are
wheeled in, if the outcome is predetermined,
then it is a show trial.

The resistance shown by the former President
of the Federal Republic of
Yugoslavia, against overwhelming odds,
should serve as encouragement to all
those who oppose the wars, poverty and
suffering inherent in the creation
of a New World Order.

Ian Johnson June 2002
Mr. Johnson can be reached by email at

***

Join our email list at
http://emperors-clothes.com/f.htm
Receive articles posted on Emperor's
Clothes.

Click here to email the link to this article
to a friend.

Further Reading:

1) In 'The Other Side of the Story', two
retired Yugoslav Army generals
refute the charges against Slobodan
Milosevic and other Yugoslav leaders
point-by-point. Their sources include
Yugoslav Army documents never before
available. The original source material and
reasoning refutes the
'tribunal' indictments and at the same time
the narrative is informative,
interesting and hard to put down. You can
download the entire book at
http://www.icdsm.org/more/book.htm
Or load one chapter at a time, starting with
Chapter One at
http://emperors-clothes.com/book/book1.htm

2) "An Impartial Tribunal? Really?" by
Christopher Black. Can be read at
http://emperors-clothes.com/analysis/Impartial.htm

3) 'Unjust from the Start, Part IV: Learning
from the Inquisition,' by
Yugoslav law professor Kosta Cavoski is part
of his series on The Hague
'tribunal.' It can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/cavoski/c-4.htm


Prof. Cavoski's series is a good
introduction to The Hague 'tribunal.' You
could begin with Part I, "Unjust from the
Start: The War Crimes Tribunal
vs. General Djordje Djukic," at
http://emperors-clothes.com/articles/cavoski/c-1.htm

4) Attorney John Philpot wrote in asking if
there was documentation of the
charge that Hague Prosecutor Arbour
conferred with Western regimes before
indicting Pres. Milosevic. Read his letter,
and the documentation at
http://emperors-clothes.com/letters/philpot.htm

5) In 'For Whom the Bell Tolls,' editor
Jared Israel warns that the
injustice at The Hague is a communicable
disease...Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/tolls.htm

--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Miroslav Antic" wrote:

M. Markovic: Haski tribunal iscrpljuje Milosevica

Supruga bivseg jugoslovenskog predsjednika Slobodana Milosevica,
Mirjana Markovic, izjavila je danas da se njen suprug razbolio,
jer je na sudenju u Haskom tribunalu izlozen "stalnom i planiranom
iscrpljivanju".
"Plan sudjenja Milosevicu je plan njegovog iscrpljivanja. Serijom
niskih udaraca Tribunal nastoji da smanji njegovu koncentraciju i
umanji mu mogucnost da kompromituje svedoke, a posebno tuzilastvo",
rekla je ona na konferenciji za novinare i dodala da ce za njegovo
"naruseno zdravlje biti krivi i odgovorni oni koji su ga doveli u
stanje da se tamo nasilno nadje". Mirjana Markovic je navela da se
Tribunal cesto ne pridrzava plana ispitivanja svjedoka i da materijale
za sudjenje ne prevodi na srpski jezik i ne dostavlja ih Milosevicu na
vrijeme.

http://www.pcnen.cg.yu/

--- End forwarded message ---



Subject: Poruka Busu i Putinu: UKINITE HAG! OSLOBODITE
MILOSEVICA
Date: Fri, 24 May 2002 14:50:29 +0200
From: "Vladimir Krsljanin"

RUSKI DRUSTVENI KOMITET ZA ODBRANU SLOBODANA MILOSEVICA
Moskva, 24. maja 2002. g.

OTVORENO PISMO

Predsedniku Ruske Federacije Vladimiru Putinu i

Predsedniku SAD Dzordzu Busu



Postovana gospodo Predsednici,

Vec vise meseci u Hagu, u
Medjunarodnom tribunalu za bivsu Jugoslaviju traje
sudjenje bivsem Predsedniku Savezne Republike
Jugoslavije Slobodanu Milosevicu.

Taj tribunal je svojevremeno
zamisljen sa pozitivnim ciljem - kaznjavanja lica,
odgovornih za ratne zlocine, u uslovima kada je
pravosudni sistem prethodne Jugoslavije bio
unisten.

Danas je, medjutim, postalo
jasno da se prvobitna zamisao pokazala kao
neostvariva, jer se tribunal pretvorio u
jednostrani, ispolitizovani instrument za progon
Srba i njihovih lidera.

U svetskoj zajednici sve vise
se cuju osnovane tvrdnje o nelegitimnosti tog
organa, stvorenog krsenjem Povelje UN.

Tok sudskog procesa ubedljivo
pokazuje da tribunal ne poseduje nikakve dokaze o
krivici Slobodana Milosevica i drugih bivsih
lidera Jugoslavije za zlocine za koje su optuzeni.
O tome svedoce i ispitivanja svedoka optuzbe, koji
takodje ne mogu da iznesu bilo kakve dokaze o
krivici Slobodana Milosevica.

Ono sto se dogadja u Hagu
diskredituje i samu ideju o medjunarodnom
pravosudju.

U cilju uspostavljanja pravde,
pozivamo Vas da date zajednicku izjavu o
neophodnosti okoncanja delatnosti Medjunarodnog
tribunala za bivsu Jugoslaviju, predaje predmeta
koje razmatra ovaj tribunal sudovima odgovarajucih
zemalja prethodne Jugoslavije i neophodnosti
oslobodjenja svih politickih zatvorenika,
ukljucujuci Slobodana Milosevica.

Predsednik Komiteta Aleksandar Zinovjev

Kopredsednik Komiteta, poslanik Drzavne Dume Ruske
Federacije gen. Nikolaj Bezborodov



To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.jutarnje.co.yu/ ('morning news' the only Serbian newspaper
advocating liberation)

1.FONTE: Glas Javnosti.
2.TITOLO: Che dicano dove sono i 400.000 Serbi
3.INDICE: Il Comitato Popolare Serbo (SNV) pone condizioni al
riconoscimento del censimento in Croazia.
4.SITO INTERNET:
5.NUMERO DI PAGINE: 2.
6.DATA: 07/06/02.

Secondo l'ultimo censimento in Croazia, fatto l'anno scorso, il numero
dei Serbi è sceso dal 12,6 % degli inizi degli anni 90, al 4,05%
attuale, secondo recenti dati non ufficiali.
Come ha dichiarato Pupovac, presidente del SNV, per "l'Europa Libera,
la risposta alla domanda dove sono spariti i 400.000 cittadini croati
di nazionalità serba, sarebbe piu' chiara se si pubblicasse quale è
il volume della popolazione registrata e quanti sono i cittadini
croati di nazionalità serba non compresi dal censimento, visto che
la nuova metologia esclude tutti quelli che hanno vissuto almeno un
anno al di fuori della Croazia." "Solo nella RFJ sono presenti oltre
130.000 rifugiati con documenti croati", ha ricordato Pupovac, il
quale ha chiesto che siano pubblicati i dati di tutti quelli che
non si sono dichiarati come Serbi visto che avevano paura di farlo,
ed anche che nei risultati del censimento si includano tutti i 48.000
registrati fuori della Croazia e non solo il numero di 6.800 che è stato
riconosciuto. Pupovac ha detto che i risultati del censimento possono
essere riconosciuti dall'SNV solo a condizione che tutte le richieste
siano accettate dal Governo croato. In caso contrario, il SNV chiederà
la difesa della legalità di fronte alla Comunità internazionale.
Pupovac mette in relazione la manipolazione del numero di Serbi "con la
approvazione della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze in
Croazia, che si fa adesso in fretta e furia, senza la partecipazione
delle minoranze e senza gli esperti. Gli autori di questa nuova Legge
vogliono mettere la minoranza serba e le altre minoranze, nonchè la
Comunità internazionale, davanti al fatto compiuto".
Le autorità croate hanno annunciato che pubblicheranno i risultati
ufficiali del censimento il 17 giugno. Finalmente si dovrebbe chiarire
come è possibile che di 600.000 Serbi (il numero ufficiale secondo il
censimento del 1991), oggi in Croazia ne risultino solamente 180.000.

(trad. di Z. Nedanovska)

===*===


http://www.ptd.net/webnews/wed/dj/Qcroatia-census-serbs.Rcxn_CuI.html


Croatian Serbs contest new census showing sharp drop
in their ranks
ZAGREB, June 18 (AFP) - Croatian Serb political
leaders on Tuesday demanded a revision of the Balkan
country's first census since independence, released
the day before, asserting that it seriously
exaggerated the post-war decline in the country's
ethnic Serb population.
"The census should be revised," Milorad Pupovac, head
of the Serb National Council (SNV) umbrella
organisation, told journalists, stating his group
would not recognize the results of the 2001 census.
Pupovac said more Serbs than listed were living in
Croatia, claiming that results had been flawed by
faulty methodology and failure to include returning
refugees.
The new census showed that ethnic Serbs -- the
country's second largest group -- had dropped to 4.54
percent of the population in 2001, down from 12. 16
percent in the last survey in 1991 when Croatia was
still part of the former Yugoslavia.
Pupovac insisted that "the percentage of the Serb
population is higher than six percent," without even
taking refugees into account.
He said some citizens had preferred not to specify
their ethnic affiliation, but said "it is visible to
the naked eye that members of the Serb community
outnumber those who declared themselves so."
The census, officially published Monday, also showed
that Croatia's overall population has fallen 6.1
percent from 1991, to 4,437,460.
Ethnic Croatians make up the vast majority at 89.63
percent.
Ethnic Serbs now account for 201,631 people or 4.54
percent of the population, or a two-thirds decline
since the 1991-95 Serbo-Croatian war touched off by
Zagreb's declaration of independence from Belgrade in
June 1991.
Pupovac also contested the methodology used in the
census, which he said did not include people who have
a legal residence in Croatia but have lived outside
the country for at least a year.
The official statistics bureau says it acted in line
with recommendations from the United Nations and
Eurostat, the EU statistics bureau.
But Pupovac insisted "that is not true," saying the
2001 survey had used the UN and Eurostat methods to
issue figures that "cemented the results of the ethnic
cleansing."
"I do not understand what is Pupovac trying to say by
that. Methodology used by the bureau was derived from
the recommended methodologies for taking a census. It
is a completely different dimension whether it is
politically acceptable of not," statistics chief
Marijan Gredelj told AFP.
He said that censuses recently taken in Slovenia,
Serbia and Poland were using the same methodology.
According to UN figures, some 280,000 Croatian Serbs
fled the country during and after the 1991-95
conflict. So far, almost 95,000 have returned.
Pupovac's group had already reacted angrily in May
when unofficial forecasts hinted at a massive post-war
decline in Serb numbers.
"The SNV will not recognize the results of the
census," Pupovac said, complaining the government did
not reply to a list of its requests that followed
those first unofficial results.
Croatian Serb political leaders notably asked the
census bureau to publish a clear breakdown on what
percentage of the population had been covered by the
survey, as well as the number of Croatians citizens
still living outside the country.
They specifically requested that some 48,000 Croatian
citizens listed as living outside Croatia and another
20,000 who had returned since the census was conducted
in April 2001 should be included in the final results.

===*===

In Kroatien gibt es heute 4,54 % Prozent Serben

ZAGREB, 18. Juni 2002. In Kroatien leben heute noch
201.631 (4,54 %) Serben, dies zeigt das offizielle
Ergebnis der Volkszählung, welches am Montag vom
Statistischen Amt Kroatiens veröffentlicht worden
ist. Die serbischen Flüchtlinge aus Kroatien, die
nach der kroatischen Militäroffensive im Jahre 1995
in der Bundesrepublik Jugoslawien (SRJ) Zuflucht
gefunden haben, wurden bei der Zählung nicht
berücksichtigt, erklärte der Leiter des Amtes
Marijan Gredelj. Etwa 400.000 vertriebene
kroatische Serben leben weiterhin unter
erbärmlichen Bedingungen bereits seit 7 Jahren in
der SRJ ohne Hoffnung auf eine baldige Rückkehr.
Kroatien hat eine massive Rückkehr der Serben
bisher verhindert. Nach den Zensusdaten leben auch
4.926 Montenegriner in Kroatien. Der serbische
Bevölkerungsanteil in Kroatien betrug vor dem Krieg
ca. 12 Prozent.

TANJUG / AMSELFELD.COM

Subject: POZIV NA AKCIJU: Ugrozeno zdravlje i
osnovna prava Predsednika Milosevica!
Date: Mon, 17 Jun 2002 17:37:46 +0200
From: "Vladimir Krsljanin" <vlada@...>



SAOPSTENJE ZA JAVNOST
Jugoslovenskog komiteta za odbranu
Slobodana Milosevica

Udruzenje SLOBODA -
Jugoslovenski komitet za odbranu Slobodana
Milosevica upucuje javni apel svim
gradjanima i svim casnim ljudima i
politickim faktorima u zemlji i svetu da
ustanu u odbranu zivota, zdravlja i
osnovnih prava Predsednika Milosevica, jer
to predstavlja odbranu slobode i
prava svih.
Vest o najnovijem pogorsanju
zdravstvenog stanja Predsednika
Milosevica izaziva najvecu zabrinutost.
Upozoravamo tamnicare koji su do
sada, uprkos brojnim protestima iz zemlje i
sveta, uskracivali pravo
Predsedniku Milosevicu na specijalisticku
zdravstvenu zastitu, da na sebe
preuzimaju tesko breme odgovornosti.
Zahtevamo takodje od svih u ovoj zemlji
koje Ustav na to obavezuje, da pruze
odgovarajucu zastitu prvom gradjaninu
ove zemlje.
Borba Predsednika Slobodana
Milosevica za istinu protiv surove
obavestajno-propagandne masinerije NATO
pakta nevesto zaogrnute u pravnicko
ruho, poprima dimenzije istorijske pravde.
Bezumni pokusaj da lazni sud
NATO pakta presudi da je srpski
narod najveci nosilac nacionalizma,
sovinizma, etnicke mrznje i genocida u
XX veku, a da su za tragediju Jugoslavije
krivi oni koji su je branili, rusi
se pred intelektualnom superiornoscu i
politickom doslednoscu Predsednika
Milosevica, iza kojeg stoje istina i narod.
Panicni strah od poraza u
istorijsko-politickoj bici koja se ne
moze dobiti lazima, nagoni mentore
"tribunala" da se protiv Predsednika
Milosevica bore fizickim iznurivanjem,
zatvorskom torturom i bezocnim
gazenjem njegovih prava.
O ogromnom moralnom posrnucu
govori cinjenica da su lica koja su
kupljena ili ucenjena da sprovode ova
anticivilizacijska gazenja prava,
obucena u odore sudija i tuzilaca. Izgleda
da je odsustvo morala bio
najvazniji uslov za dobijanje zaposlenja u
haskom "tribunalu".
O moralnom i pravnickom liku
tzv. "glavnog tuzioca" Karle del
Ponte vec je sve poznato. Na pijedestalu
bescasca pridruzuju joj se tzv.
"tuzilac" Dzefri Najs i tzv. "sudija"
Ricard Mej. Izvrsavajuci politicki
zadatak za koji primaju ogromne plate, oni
se ne obaziru na pravo.
Industrija lazi, laznih
dokumenata i laznih svedoka koju
predstavlja hasko "tuzilastvo", ne moze se
uporediti ni sa cim u celokupnoj
istoriji pravosudja. Posto posle cetiri
meseca svakodnevnog celodnevnog
"sudjenja" i osamdeset "svedoka", ovo
takozvano "tuzilastvo" nije dokazalo
nista, svaki pravi sudija bi prekinuo ovu
farsu, odbacio "optuznicu" i
oslobodio Predsednika Milosevica.
Umesto toga, takozvani "sudija"
Mej direktno pomaze laznim
svedocima, ogranicava unakrsno ispitivanje
na besmisleno kratko vreme,
prekida ispitivanje kad god pomisli da ce
lazni svedok biti potpuno
kompromitovan, ili kada se iznese neka
cinjenica o zlocinima NATO pakta,
dozvoljava "tuzilastvu" da u poslednjem
trenutku menja redosled "svedoka",
da kao "svedoke" izvodi sopstvene
sluzbenike i saradnike, da dostavlja
hiljade stranica "materijala" bez prevoda
itd.
Povodom ovog moralnog sloma,
sramnog izrugivanja pravu a u prvom
redu zbog opasnog i kriminalnog ugrozavanja
prava Predsednika Milosevica
koje podrazumeva krivicnu odgovornost,
Udruzenje SLOBODA - Jugoslovenski
komitet za odbranu Slobodana Milosevica
uputilo je pismo - apel ambasadama
svih zemalja clanica Saveta Bezbednosti UN
u Beogradu, smatrajuci ovaj organ
svetske organizacije formalno
najodgovornijim da sankcionise bespravlje
haskog "tribunala". Delegacija Udruzenja
SLOBODA posetice i kancelariju
Ujedinjenih Nacija u Beogradu i pismeno i
usmeno ukazati da je svetska
organizacija duzna da u svom interesu i u
interesu svih svojih zemalja
clanica neodlozno reaguje i povuce odlucne
poteze.
Borba za slobodu, prava coveka
i naroda, i za istorijsku pravdu,
koju predvodi Predsednik Slobodan Milosevic
nastavice se do konacne pobede!

Beograd, 17. jun 2002. g.


To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum for
the world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international
committee to defend Slobodan Milosevic)
http://www.jutarnje.co.yu/ ('morning news'
the only Serbian newspaper advocating liberation)

ARTEL GEOPOLITIKA
by www.artel.co.yu

office@...
Datum:14 juni 2002

===

AMERICA STAKES ON FORCE

by Valentin KUNIN, political observer
RIA Novosti
Moscow, June 14, 2002.

Following the concepts of "humanitarian intervention" and
"limited sovereignty" invented in Washington the United States
seems to be about to "please" the international community with
a new innovation. The George Bush administration is presently
developing a new strategic doctrine stipulating the
possibility of making "preventive strikes" against those
states which, according to Washington, threaten to use weapons
of mass destruction against the USA.
Referring to sources in the Bush administration, the
Washington Post reported that the new US national security
doctrine will be published in a few months. According to some
consultants from the US Department of Defence, by working out
the new doctrine George Bush attempts "to prepare the US
people for a certain preventive step" against Iraq. However,
strategists from the White House and the Pentagon are hardly
likely to reduce the "defensive intervention" concept to such
a limit.
By provoking the North Atlantic Alliance to stage an
unsanctioned aggression against Yugoslavia the Americans
clearly demonstrated what the "humanitarian intervention"
concept means in practice.
The result is world-known-thousands of civilians were killed,
a severe damage was done to the Yugoslav economy, Albanian
nationalists and militant leaders from the terrorist
organisation Kosovo Liberation Army came to power and the
situation in neighbouring Macedonia got destabilised.
However, the concepts of "humanitarian intervention" and
"limited sovereignty" just like the notorious thesis about the
"axis of evil" are becoming too "tight" for Washington.
Now the US should give more universal grounds for military
operations against any state if its policy does not for some
reasons suit the US administration. In a broader sense,
foundation is needed for the US policy aimed at taking the
world's power lead. It has been increasingly clear of late
that the incumbent US administration is prosecuting this very
policy without taking into consideration that it contradicts
the interests of the international community and the global
strategic stability.
The events of the past 18 months the George Bush
administration has been in office of the White House are
convincing of that. The first signal was the 2003 draft
federal budget Bush submitted to Congress past January. It
marked a sharp militarisation spiral of the country's economy.
The President proposed the largest over the past 20 years
increase in assignments for defence. Next year the Pentagon is
to be given $379 billion. This sum is to reach $451 billion in
2007. Bush's decision to abrogate the 1972 Soviet-US ABM
Treaty and to develop a national missile defence system is
also aimed at enhancing the US military power. Indeed, this
May the United States signed an agreement with Russia on
strategic offensive arms cuts under which both sides should
reduce their warheads to 1,700-2,200 by the year 2012.
However, next year the Pentagon is to receive tens of billions
of dollars for the purchase of new armaments, including
high-precision arms, which, according to experts, might in the
future replace ballistic missiles with nuclear warheads. By
2010 the US Department of Defence plans to develop a few tens
of thousands of cruise long-range missiles which experts
classify as high-precision weapons.
It's an open secret that the Bush administration has refused
to submit the comprehensive nuclear test ban treaty for
ratification to Congress. In this context, the Pentagon's
repeated allegations concerning an urgent need to resume
nuclear tests and develop low-power nuclear munitions, which
are quite likely to be used in regional conflicts against
countries without nuclear potential, sound increasingly
alarming. It's hardly worth proving that such plans are
fraught with lowering the level of the possible use of nuclear
arms as a result of which the very approach to this problem
might change. If that happens, the new strategy may change the
status of nuclear weapons from deterrence means to tactical
munitions.
Together with regional instability, this approach of
Washington to the nuclear weapons use poses a great danger to
the whole international security system.
All these facts make the danger of the US administration's
intention to include provisions stipulating possible
"preventive strikes" and "defensive intervention" in the new
strategic doctrine being drafted now only too evident.

===

RIA "Novosti": AMERIKA STAVLJA AKCENAT NA SILU

Ruska informativna agencija RIA "Novosti"
Specijalno za ARTEL
(Moskva, 14. juna, RIA "Novosti")

Odmah nakon vasingtonskih izuma koncepcija "humanitarne
intervencije" i "ogranicenog suvereniteta" Sjedinjene Drzave
nameracile su da "obraduju" svetsku zajednicu jos jednom
novacijom: administracija Dzordza Bussa danas razradjuje novu
stratesku doktrinu, koja predvidja mogucnost nanosenja
"preventivnih udara" i ostvarivanje "odbrambene intervencije"
u odnosu na one drzave koje, po misljenju Vasingtona, prete da
ce primeniti oruzje za masovno unistavanje.
Ovo je, pozivajuci se na izvore u Bussovoj administraciji,
saopstio list "Vasington post", po cijim podacima ce nova
doktrina nacionalne bezbednosti SAD biti objavljena kroz
nekoliko meseci.
Po misljneju nekih konsultanata Ministarstva odbrane
Sjedinjenih Drzava, izradom nove doktrine Dzordz Buss
"pokusava da pripremi americki narod na nekakav preventivni
korak" protiv Iraka. Misljenja smo, medjutim, da stratezi Bele
kuce i Pentagona niposto ne planiraju da koncepciju
"odbrambene doktrine" ogranicavaju nekakvim lokalnim okvirima.

Sta prakticno znaci pojam "humanitarna intervencija"
Amerikanci su ocigledno demonstrirali, iniciravsi niccim
isprovociranu agresiju Severnoatlantske alijanse protiv
Jugoslavije. Rezultat je svima dobro poznat - hiljade
poginulih mirnih gradjana, gigantska steta ekonomici zemlje,
dolazak na vlast na Kosovu albanskih nacionalista i glavesina
terorista iz teroristicke organizacije "OVK", destabilizacija
situacije u susednoj Makedoniji.
Koncepcije "humanitarne intervencije" i "ogranicenog
suvereniteta", podjednako kao i zloglasna teza o "osovini zla"
po svoj prilici su za Vasington u najtesnjoj sprezi.
Potrebna je kudikamo univerzalnija argumentacija za svaku
vojnu akciju Sjedinjenih Drzava protiv ove ili one drzave,
cija politika se iz ovih ili onih razloga ne dopada americkoj
administraciji. A jos na sirem planu - argumentacija za kurs
aktuelne americke administracije koji se sve vise ispoljava u
pravcu vojne dominacije Sjedinjenih Drzava u svetu, bez
osvrtanja na to sto taj kurs otvoreno protivureci interesima
medjunarodnog mira i globalne strateske bezbednosti.
Dogadjaji iz osamnaest meseci koliko se Dzordz Buss i njegov
tim nalaze u Beloj kuci, svedoce o tome prilicno ubedljivo.
Prvi signal bio je upuceni u januaru ove godine od strane
Dzordza Bussa kongresu nacrt federalnog budzeta za 2003.
finansijsku godinu, koji je oznacio drasticnu spiralu
militarizacije americke ekonomike. Predsednik je predlozio
najvece u poslednje dve decenije povecanje izdvajanja za
odbranu. U iducoj godini Pentagon treba da dobije za svoje
potrebe 379 milijardi dolara. A u narednih pet godina ta suma
ce prema planu biti povecana za jos 125 milijardi dolara, tako
da ce vec 2007. godine izneti 451 milijardu dolara. U
kontekstu povecanja americke vojne moci lezi i odluka Bussove
administracije o istupanju iz sovjetsko-americkog sporazuma o
ogranicenju sistema protivraketne odbrane iz 1972. godine, i
stvaranje nacionalnog sistema protivraketne odbrane.
Da, Sjedinjene Americke Drzave potpisle su maja ove godine
sporazum sa Rusijom o uzajamnom radikalnom smanjenju
strateskih ofanzivnih potencijala do 2012. godine do nivoa
1700-2200 nuklearnih bojevih glava. Medjutim, Pentagon vec u
iducoj godini treba da dobije na desetine milijardi dolara za
kupovinu novog naoruzanja, pored ostalog visokosofisticiranog,
koje kako smatraju eksperti u perspektivi moze u potpunosti
zameniti balisticke rakete sa nuklearnim bojevim glavama. Do
2010. godine Ministarstvo odbrane SAD planira da instalira
nekoliko desetina hiljada krstarecih raketa velikog dometa,
koje strucnjaci svrstavaju u red visokopreciznog naoruzanja.
Kao sto je poznato, Bussova administracija odbila je da uputi
na ratifikovanje u kongresu Sporazum o sveobuhvatnoj zabrani
nuklearnih proba. S tim u vezi mora da nas navede na oprez
cinjenica, da se u poslednje vreme iz Pentagona sve cesce cuju
izjave o neophodnosti obnavljanja nuklearnih proba, o razradi
novih nuklearnih bojevih glava manjeg kapaciteta i mogucnosti
njihove primene protiv nenuklearnih drzava i u regionalnim
konfliktima.
Nije potrebno dokazivati da su ovakvi planovi bremeniti
snizavanjem praga eventualne primene nuklearnog oruzja, usled
cega se moze promeniti i sam prilaz tom problemu. A u tom
slucaju apsolutno je realna i promena strategije, kada se
nuklearno oruzje iz sredstva za zadrzavanje spusta na nivo
taktickog oruzja operativne primene.
U kombinaciji sa regionalnom nestabilnoscu, slican prilaz
Vasingtona eventualnom koriscenju nuklearnog oruzja
predstavlja ogromnu opasnost po citav sistem medjunarodne
bezbednosti.
U kontekstu svih tih cinjenica postaje ocigledna i sva
opasnost od namera americke administracije da u sada
razradjivanu novu stratesku doktrinu SAD ukljuci odrednice
kojima se predvidja mogucnost nanosenja "preventivnih udara" i
realizacija "odbrambene intervencije".

MOVIMENTO STUDENDESCO

Gli studenti universitari di Belgrado si sono radunati a centinaia, il
15 giugno, sotto la Facolta' di Filosofia per protestare contro le
altissime tasse universitarie introdotte dal governo ultraliberista di
Djindjic.

La protesta studentesca non viene piu' seguita dalla "sinistra"
occidentale, come fu ad esempio nel 1997, perche' essa non e' piu'
funzionale alla svolta in senso filooccidentale e liberista della
Serbia, svolta che e' gia' avvenuta. Il movimento giovanile OTPOR,
reazionario e squadrista e pagato dagli occidentali, che portava alle
sue manifestazioni le bandiere nere con il pugno chiuso, le bandiere
della Ferrari e della DOS, si trova oggi dalla parte opposta della
barricata rispetto al movimento studentesco.

> +++ Studentenproteste in Belgrad +++
>
> BELGRAD, 15. Juni 2002. Mehrere Hundert Studenten versammelten
> sich heute zu einer Protestkundgebung vor der Philosophischen
> Fakultät im Zentrum Belgrads. Sie forderten die Senkung der
> extrem hohen Studiengebühren, die die ultraliberale
> Djindjic-Regierung eingeführt hat.
>
> TANJUG / AMSELFELD.COM

http://www.ekathimerini.com/4dcgi/_w_articles_world_8244182_12/06/2002_17507


Kathimerini (Greece)
June 12, 2002


A new 'commodity' in Kosovo
Young, ill-educated women lured and sold as sex slaves
for 700 to 2,500 euros, IOM reports


By Miron Varouhakis - Kathimerini English Edition
Young single women who have little education and are
victims of physical abuse by their parents are being
trafficked into Kosovo from across the Balkans and
ex-Soviet republics as sex slaves, according to a
recent report by the International Organization for
Migration (IOM).
"All around Kosovo trafficking in women for sexual
exploitation is happening," the IOM notes in its
Counter-Trafficking Report, adding that "women from
Moldova, Romania, Ukraine, Bulgaria, Albania and
Russia are forced into prostitution."
The report, released on June 7, is based on the
testimonies of 303 women and minors assisted by the
IOM in Kosovo from February 2000 to April 2002, and
establishes a detailed socioeconomic profile of the
victims.
In reference to the victims' country of origin, the
report notes that 52 percent of the women assisted by
the IOM came from Moldova, 23 percent from Romania, 13
percent from Ukraine, 5 percent from Bulgaria, 3
percent from Kosovo, 3 percent from Albania and 1
percent from Russia.
In terms of their age, the report reveals that the
average age of the women was 25, while 38 of the 303
victims were minors. Moreover, some of the victims
have a very basic education while only a few are
university graduates. More specifically, slightly more
than 50 percent of the victims had a primary-school
level of education, 16 percent had completed high
school and only 2 percent had been to university.
From their in-depth interviews to the anti-trafficking
unit of the IOM in Kosovo, it appears that the
majority of them had been taken from urban areas in
their countries — as 14 percent of them came from
their country's capital city — 51 percent from urban
areas, and 33 percent from rural areas.
The majority, 65 percent, of the victims were single
when they were lured into trafficking, but almost 38
percent now have children which they are raising on
their own.
The report also found that almost 25 percent of the
victims had experienced physical abuse, and 12.5
percent rape within their family.
"A man from my neighborhood raped me when I was 15. I
went to the police, everyone knew what happened to me.
I started having problems with my friends and my
family. I was ashamed," a 16-year-old girl from Peja
told IOM fieldworkers. Like others, a friend later
told her about a job abroad, a chance as she said, "to
leave all the bad things behind." Little did she know
that the worst was yet to come.
Trafficking methods
The IOM notes that trafficking is often based on
deception and lies, while increasingly networks use
other women and friends to lure their young victims.
"The woman, my neighbor, told me she would find a good
family in Spain where I could work as baby-sitter. She
said I could earn $500 per month," one of the victims
told the IOM.
According to the report, 83 percent of the women fell
into the hands of traffickers as they were pushed to
search for a job abroad due to poverty and lack of job
prospects at home. Some 79 percent were lured abroad
under false promises for a job and almost 9 percent
were kidnapped.
"He is a friend of mine; he was! He invited me over
his place for a coffee and never let me go back to my
family. The day after he sold me to a woman for $200,"
another victim said in her interview with IOM staff in
Kosovo.
The report reveals that in almost 50 percent of the
cases the recruiter was a woman, and in 45 percent the
victim knew the person who tricked them into accepting
a phony job abroad.
"Women are usually offered a job as a baby-sitter,
cleaner, waitress, or as a carer for the elderly,
which normally do not require a high level of
education or language skills," the IOM underlines in
its report, stressing that 41.6 percent of the women
were offered a job in Italy.
A false job promise abroad is usually accompanied by
promises to arrange everything from travel documents,
visas and transportation, to a job and comfortable
accommodation. This in turn explains why 25 percent of
the women assisted by the IOM left their countries
without a passport. Some 47.9 percent of the women
helped by the IOM had never left their countries
before being trafficked.
According to the report, only 23.8 percent of the
women were partially or fully aware of the possibility
of being involved in sex-related activities.
Traffickers appear to prefer crossing into Kosovo from
routes inside the Former Yugoslav Republic of
Macedonia (FYROM), as 22.3 percent of the women
assisted by the IOM reported that they had used those
specific routes. Other less-preferred routes cross
into Montengero (5 percent) and Albania (4 percent).
In interviews conducted by IOM staff in Kosovo,
trafficked women declared that they were bought and
sold three to six times on their journey to Kosovo.
Many of them are sexually abused or exploited already
in the transit countries where they might remain up to
few months before arriving in Kosovo.
Their "commercial" value in Kosovo varied from 700 to
2,500 euros.
Working conditions
The living conditions while in Kosovo for the
trafficked victims are "dramatic" according to the
IOM, with 77 percent of the women reporting beatings
by their traffickers or exploiters, and 57 percent
saying they had been sexually abused by their
traffickers and exploiters.
"Accommodation is always collective and normally used
also to receive clients," the report states. "In most
of the cases the shared accommodation is in the bar,
sleeping on chairs or sharing a sofa between three to
four women. Hygiene conditions are usually poor and
access to food is limited."
In most cases, 74 percent, profits were not shared
with the women, who never received any payment during
their stay in Kosovo. Only 4 percent of the women
reported receiving regular payments for the services
provided.
Interviews also reveal that in many cases the women
are forced to have unprotected sex, while medical care
is scarce. Specifically, 62 percent of the women were
forced into unprotected sex, and a third of the
victims were completely denied medical care.
"Medical care is normally given on an emergency basis
only, especially when the symptoms could affect the
'performance'," the report states, adding that 33
percent of the women were denied medical attention.
The majority of the women assisted by the IOM were
found to have vaginal infections and other sexually
transmitted diseases when examined once back in their
countries of origin.
The report notes that more than 63 percent of the
victims were rescued during police raids on bars and
nightclubs which operate as brothels. At the same
time, an increasing number of victims, 33.6 percent,
managed to escape and seek help from authorities.

Subject: New texte on ARTEL GEOPOLITIKA- Bane
Popovivc A Serb Apology
Date: Sun, 9 Jun 2002 00:26:12 -0700
From: "Artel"

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu

office@...
Date:08 June 2002

Bane Popovic: A Serb Apology

A Serb Apology Demanded recently by Sen. Joseph
Byden,
U. S. Senate's Foreign Policy Committee Chairman
Belgrade, May 27, 2002

A Serb Apology Demanded recently by Sen. Joseph
Byden, U. S. Senate's Foreign Policy Committee
Chairman, compiled instead of Mr. Vojislav Kostunica
and Mr. Zoran Djindjic, who were not brave enough to
state the following:
On behalf of all Serbs we, a group of Serb patriots,
solemnly apologize for:
- Defending ourselves from the breaking-up of Tito's
Yugoslavia by the anti-communist activities of CIA
and other Western secret services, and then from
Croat, Slovene, Muslim and Albanian separatisms.
- Responding to the hasty recognition of Croatia,
Slovenia, Macedonia and Bosnia & Herzegovina by the
USA and their satellites with the continuity of FR
Yugoslavia with the historically (since the end of
the 19th Century) recognized states of Serbia and
Montenegro.
- Being for several years subjected to cruel
economic sanctions of USA and their satellites,
following the false accusation against FR Yugoslavia
of committing aggression on Bosnia & Herzegovina, no
matter that, on the day of implementation of the
embargo, FR Yugoslavia had no soldiers on Bosnian
territory, while Croatia kept there several tens of
thousands of armed personnel.
- Having witnessed horrific massacres of civilians
and a genocidal ethnic cleansing of hundreds of
thousands of Serbs during Croatian military actions
- in the Medak pocket in 1993 or "Lightning" and
"Storm" in 1995.
- Pointing out to the World public opinion that
secret services of USA and their satellites were the
main organizers of the staged shelling of Vase
Miskina Street in 1992 and Markale Marketplace in
1995 in Sarajevo, for which the Serbian side was
blamed and sanctions were imposed on the Bosnian,
Serbs who were also heavily bombed.
- Becoming victims of the conditions, imposed by the
US administration, by which several injustices
toward Serbs were committed - southern part of
predominantly inhabited by Serbs Bosnian Krayina was
given to the Croats, territory of Republika Srpska
cut in two by the creation of the "Brcko District",
advantage given to the Croatian concept of solving
the issue of Prevlaka peninsula instead of
respecting the wholeness and sovereignty of the Bay
of Kotor within Montenegro and FR Yugoslavia, Kosovo
and Metohia Province occupied although being an
inseparable part of Serbia.
- Being subjected to an "outer wall of sanctions" by
USA and their satellites by: a) not letting FR
Yugoslavia's return to UN, IMF, World Bank and other
international organizations, b) isolating the
legally elected authorities of Serbia and FR
Yugoslavia from travelling abroad, c) meddling into
internal affairs of FR Yugoslavia (by financing the
quisling opposition in Serbia and
depending-from-foreign-aid media, turning
Montenegrin authorities against Serbian ones,
imposing a media demonization of Serbian nation and
authorities, as well as by interminably conditioning
Belgrade - The Hague "tribunal", succession process
of Former Yugoslavia, Kosovo and Metohia, South of
Serbia).
- Being subjected to American-led and financed
Albanian secessionist movement in Kosovo and
Metohia, a staged by William Walker and his KVM's
Racak "massacre", the U. S. ultimatum to Serbia and
FR Yugoslavia at the false negotiations in
Rambouillet.
- Defending ourselves from Albanian terrorism in
Kosovo and Metohia and resisting to the savage
bombardment of FR Yugoslavia by NATO aviation (for
which there was no grounds in international law), by
which was physically destroyed our economic,
transport and media infrastructure, while our piece
of the earth has been poisoned with radioactive and
toxic weapons.
- Being humiliated as a nation with the injustice
taking place in the so-called Hague tribunal, where
are being submitted to trial only the highest
political and military leaders of our nation (from
FR Yugoslavia, Serbia and Republic of Srpska), who
stood up against such actions of USA, their
satellites and their Yugoslav quislings, aiming to
conceal their own heavy responsibility for all
crimes committed against the Serb nation.
- As a nation currently being under occupation of
USA and the West, who have imposed to the Serb
nation a quisling leadership with the task to
completely fulfill the American Diktat of breaking
up the independent Serbian state and in such way
help the decades-long policy of pushing the Serbs
into the "New World Order" under American control to
be finally realized.

Ciao,

desideriamo farti sapere che, nella sezione File del gruppo
crj-mailinglist, troverai un nuovo file appena caricato.

File : /slobo.jpg
Caricato da : itajug <jugocoord@...>
Descrizione : Milosevic's Portrait, from "Politika", June 2, 2002 (artist: D.Stojanovic)

Puoi accedere al file dal seguente indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/slobo.jpg

Per ulteriori informazioni su come condividere i file con gli altri
iscritti al tuo gruppo, vai invece alla sezione di Aiuto al seguente
indirizzo:
http://help.yahoo.com/help/it/groups/files


Cordiali saluti,

itajug <jugocoord@...>

1. NATO E JUGOSLAVIA: come lo smantellamento del socialismo non sia
stato poi così pacifico (J. Catalinotto, WW News service, 6/6/2002)

2. "La RF di Jugoslavia e la NATO" (Vladislav Jovanovic, ex ministro
degli Esteri, Contributo per il Forum di Belgrado, 2 ottobre 2001)


===1===


NATO E JUGOSLAVIA:
come lo smantellamento del socialismo non sia stato poi così pacifico

Di John Catalinotto

Workers World News Service, 6 June 2002

Quale la relazione tra la <<guerra senza fine al terrorismo>> di
Washington, l'espansione della Nato, e il cosiddetto processo per
crimini di guerra che si sta svolgendo in Olanda nei confronti di
Slobodan Milosevic?

Se non fosse stato per il viaggio europeo di Bush, è probabile che ci
si sarebbe dimenticato come l'alleanza militare della Nato sia ancora
attiva. Sebbene agli elementi più aggressivi dell'amministrazione Bush
sarebbe piaciuto evitare ogni consultazione con i propri alleati
atlantici, Washington mantiene ancora una strategia Nato.

Questa strategia mira al completamento di una nuova colonizzazione
dell'Europa Orientale e della vecchia Unione Sovietica. L'espansione
della Nato ha questo obiettivo mentre mantiene l'Europa Occidentale
legata a se come "senior partner" dell'imperialismo statunitense.

Gli analisti del Pentagono hanno reso pubblica tale strategia
lasciandosi sfuggire un documento ai media nel 1992. Questo documento,
pubblicato dal New York Times a marzo, dimostra chiaramente come
Washington cerchi di ottenere l'egemonia in ogni regione, e come abbia
intenzione di mettere in atto tale politica in Europa attraverso la
Nato.

La Jugoslavia è stato l'ultimo dei paesi ex-socialisti a resistere
all'espansione verso est della Nato. Gli Stati Uniti e la Nato hanno
bombardato il governo di Belgrado con l'obiettivo di occupare la
provincia del Kosovo nel 1999. Inoltre l'Occidente ha organizzato un
vero e proprio colpo di stato per rovesciare dal governo il Partito
Socialista nell'ottobre del 2000.

La penetrazione ad est della Nato

Nel 1991, gli Stati Uniti e la Nato non avevano basi in Europa
Orientale. Nel Balcani c'erano solamente le basi della Grecia, paese
membro della Nato. Nell'arco di dieci anni di guerre e sovvertimenti
contro la Repubblica Jugoslava, il Pentagono è riuscito a piazzare i
suoi militari in Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania, Croazia e
Bulgaria. L'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia divennero membri
della Nato giusto in tempo per prestare aiuto agli attacchi alla
Iugoslavia.

A partire da quella catastrofe, i regimi favorevoli al capitalismo di
tutti gli altri paesi che un tempo fecero parte del blocco sovietico -
con l'eccezione della Bielorussia - hanno chiesto a gran voce di
potersi congiungere all'alleanza imperialista.

Da novembre, la Nato può chiedere l'allargamento per la Slovenia,
l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, e in più, forse,
anche per la Slovacchia. Ne hanno fatto richiesta anche l'Albania, la
Macedonia e la Croazia, mentre l'Ucraina lo farà a luglio.

I leader di questi paesi sono ben felici di concedere all'imperialismo
occidentale quella sovranità ristretta che era rimasta loro dopo la
"globalizzazione" delle loro economie nazionali, ovvero dopo essere
state integrate dal mercato mondiale imperialista.

Considerano l'appartenenza alla Nato come una garanzia militare contro
sollevamenti di massa a favore del socialismo. Ma il loro già scarno
bilancio nazionale dovrà ora essere utilizzato per l'acquisto di
armamenti di fabbricazione statunitense invece che stanziare fondi per
la sanità, l'educazione ed il welfare.

La guerra americana all'Afghanistan e le nuove basi militari americane
in Uzbekistan, Tajikistan e Kyrgizstan sono stati dei passi di
ricolonizzazione dell'Asia Centrale e del Medio Oriente. In modo
simile, la guerra alla Jugoslavia e l'espansione della Nato ha
trasformato le vecchie repubbliche socialiste ed indipendenti in
neocolonie.

La Conferenza di Baghdad difende Milosevic

Dalla metà di febbraio, Slobodan Milosevic, che era presidente della
Jugoslavia quando quel paese cercava di resistere all'aggressione
degli Stati Uniti e della Nato, è sotto processo di fronte alla corte
dell'Aja, accusato di crimini di guerra e di genocidio durante le
guerre civili in Kosovo, Bosnia e Croazia.

Sebbene la corte pretenda d'essere imparziale, è stata istituita dalle
potenze Nato per processare solamente esponenti dalla vecchia
Jugoslavia per crimini di guerra. I crimini degli Stati Uniti e della
Nato rimangono opportunamente al di fuori della giurisdizione della
corte.

La settima sessione del Comitato di Controllo e di Coordinamento della
Conferenza di Baghdad, svoltasi dal 7 al 9 maggio, ha prodotto non
solo delle dichiarazioni in condanna della globalizzazione ma ha anche
difeso Milosevic contro questa corte. La Conferenza si componeva di
160 rappresentanti di 90 partiti politici ed organizzazioni da più di
40 paesi, inclusi tutti gli stati arabi.

Ciò che rende questo dato interessante è che mentre Milosevic è stato
accusato soprattutto per crimini contro le popolazioni musulmane del
Kosovo e della Bosnia, queste accuse non hanno confuso i
rappresentanti di paesi che sono per la maggior parte musulmani.

La conferenza ha adottato una dichiarazione che afferma di <<non
riconoscere la legalità del tribunale perché politicamente motivato ed
illegalmente costituito>>, che solamente la popolazione Jugoslava è
competente per giudicare una qualsiasi questione concernente la
Jugoslavia, e che <<il presidente Milosevic dovrebbe essere
immediatamente rilasciato dalla detenzione illegale.>>

In un'altra conferenza, tenuta dallo European Peace Forum ad Atene dal
17 al 19 maggio, i partecipanti di 20 paesi hanno riconosciuto come il
processo a Milosevic fosse stato non solo un attacco individuale ma
anche un attacco rivolto ad <<un individuo, che, per numerose ragioni,
è divenuto il simbolo della resistenza alla bellicoso politica Nato
d'interferenza negli affari interni della Jugoslavia e alla guerra
della Nato.>>

Secondo questa coalizione pacifista: <<Agli occhi della Nato, questa
guerra sarà vinta, e sarà compiuto anche lo smembramento della
Jugoslavia, solamente se e quando questo simbolo sarà discreditato.>>

Milosevic si difende da solo

In altre parole, gli Stati Uniti e la Nato hanno progettato all'Aja un
processo-vetrina per screditare e punire Milosevic, e con ciò
screditare l'intera resistenza jugoslava. Ma Milosevic li ha sorpresi.
Si è rifiutato di riconoscere l'autorità della corte e sta imbastendo
una dura difesa politica e legale.

Nella sua dichiarazione iniziale, in febbraio, il leader Jugoslavo ha
rovesciato politicamente contro la Nato le sue accuse. Ha illustrato
l'attività disgregativa dell'imperialismo tedesco nel riconoscere ed
incitare quegli elementi che tentavano di separarsi dalla Jugoslavia,
fomentando così la guerra civile. Ha poi descritto come gli Stati
Uniti abbiano infine guidato la Nato in una guerra criminale che ha
significato 78 giorni di bombardamento ad alta tecnologia alle
infrastruttura nazionali ed ucciso o ferito migliaia di civili.

L'accusa ha presentato in seguito dei testimoni che hanno cercato di
dimostrare la colpevolezza di Milosevic per crimini di guerra. Il
quotidiano italiano Il Manifesto ha riportato il 27 febbraio che
attraverso il suo controinterrogatorio Milosevic ha screditato cinque
testimoni nelle prime due settimane del processo.

Milosevic ha continuato a sfidare tutti i testimoni nel suo
controinterrogatorio. Alcuni hanno dovuto ritrattare le proprie
dichiarazioni. Altri hanno dovuto ammettere d'essere legati a gruppi
come l'UCK (l'Esercito di Liberazione del Kosovo) che ha combattuto
duramente contro l'autorità con armi fornite dagli Stati Uniti e dalla
Germania.

Durante tutto questo, il Partito Socialista di Serbia non era più nel
potere. Milosevic preparava la sua difesa in una cella di 3 metri per
4,5 con l'unico supporto di una linea telefonica incerta.
Ciononostante è stato capace di preparare la difesa grazie ad un
forte appoggio fornito da ricercatori ed esperti in Serbia che
simpatizzavano con la sua resistenza, se non sostenevano direttamente
la sua politica. Già questo è stato un segnale che all'interno della
Jugoslavia lo spirito di resistenza all'imperialismo non è scomparso.

Perfino i suoi nemici politici sono stati costretti a riconoscere nei
media che Milosevic stava ottenendo solidarietà ed aiuto, specialmente
in Serbia, ma anche dovunque i suoi argomenti hanno ottenuto
visibilità. Un articolo del primo marzo sul San Francisco Chronicle
che <<i serbi che seguono il processo dicono che Milosevic stia
vincendo.>>

Con uno staff di 1100 uomini e tutto il potere della Nato a sostegno,
gli accusatori del Tribunale Internazionale per i crimini
nell'ex-Jugoslavia dell'Aja, finora non sono stati capaci di
costringere Milosevic sulla difensiva. Di fronte a questa situazione,
i media hanno semplicemente smesso di aggiornare sull'andamento del
processo. Sui giornali statunitensi apparirà al massimo una volta alla
settimana. È un processo-vetrina senza la vetrina, perché solo in
pochi potrebbero convincersi della colpevolezza di Milosevic.

L'unico articolo recente di una certa importanza, scritto il 30 maggio
sul New Yorker da Joseph Lelyveld, ex-direttore esecutivo del New York
Times, era un evidente attacco a Milosevic. Lelyveld accusava l'ex
presidente Jugoslavo d'"intimorire" i testimoni, nonostante fosse
totalmente privo di potere reale.

Lelyveld scrisse che il generale statunitense Wesley Clark stava
considerando di presentarsi come testimone al processo e "sembrava che
si divertisse alla prospettiva d'essere controinterrogato da
Milosevic." Chiunque abbia letto il libro di Clark, "Modern Warfare",
sa che vi si ammette praticamente la natura coloniale della guerra
intrapresa dalla Nato contro la Jugoslavia e che lo scopo dei
bombardamenti era d'intimidire i civili ed obbligarli alla resa.

Molte persone che si sono opposte all'aggressione statunitense e Nato
alla Jugoslavia sperano probabilmente che il generale Clark rispetti
la sua promessa. Così, almeno per una volta, un vero criminale di
guerra siederà davanti alla corte. Sarà anche l'occasione per
dimostrare come la guerra mondiale di Bush sia la continuazione
dell'aggressione di Clinton alla Jugoslavia.


Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011 ww@...
Traduzione italiana di fokista@...


===2===



Vladislav Jovanovic, ex ministro degli Esteri
"La RF di Jugoslavia e la NATO"

Contributo per il Forum di Belgrado, sul tema "La RFJ e
l'Organizzazione politica e militare nordatlantica",
2 ottobre 2001 (testo finora inedito).

Cercherò di essere breve e concreto, senza ripetere quello che gli
stimati relatori hanno già detto.
In primo luogo, la NATO di oggi non è la stessa che e' stata finora.
Prima la Nato era un'alleanza difensiva, oggi la NATO è un'alleanza
politico-militare offensiva, e come è stato esplicitamente detto a
Washington, il suo compito è di difendere i valori e gli interessi dei
paesi sviluppati occidentali in tutto il mondo dove essi sono
minacciati. Perciò non dobbiamo avere illusioni sul fatto che entrando
in questa alleanza finiremmo soltanto sotto un ombrello difensivo.
Entrando in essa diventiamo contemporaneamente mercenari che, secondo
il suo volere e desiderio, l'America usa in tutto il mondo come vuole.
Secondo : la adesione alla Partnership per la pace sembra essere per
tutti un fatto compiuto. Ma si tratta di un atto compiuto dietro le
quinte dall'attuale governo, non soltanto contro i nostri interessi
nazionali ma anche contro la volonta' dei propri elettori. Una
decisione cosi importante come l'adesione alla Partnership per la pace
deve avere il consenso degli elettori. Tutti i paesi che hanno aderito
alla Partnership hanno organizzato un referendum. Il Governo ufficiale
non nomina nemmeno questa possibilità. Non c'e' un diritto
discrezionale perché il governo ufficiale decida in merito, ma lo
deve fare tutto il paese. D'altra parte è vero che ci troviamo
circondati da nemici, che la stessa NATO ci ha circondato con la rete
della Partnership, oppure con i suoi membri. Ma è anche vero che noi
non siamo come gli altri paesi che hanno bussato alle porte della NATO
per far parte della Partnership. Noi siamo la grande vittima della
NATO e la NATO è nostro grande debitore. La NATO ha espropriato una
parte storica del nostro paese - la regione del Kosovo e Metohija. Ci
ha praticamente escluso dalla sovranità su di essa e noi abbiamo il
dovere di riprenderla. La NATO ha il dovere di risarcire i danni
materiali che ha causato coi bombardamenti sulla Jugoslavia. La NATO
non ci tratta ancora alla pari. Non soltanto perché ci ha bombardato e
distrutto, e neanche perché ci ha sottratto di fatto la sovranità sul
Kosovo, ma perché continuamente ci ricatta con un elenco di richieste
e condizioni. Alcuni giorni fa la NATO ha risposto alla nostra
richiesta per la Partnership dicendo che una delle condizioni per
farne parte è sottrarre ogni sostegno ai serbi della Bosnia ed
Erzegovina. Questo significa che li dobbiamo abbandonare perché la
NATO possa obbligarli a far parte della Bosnia ed Erzegovina
unitaria. Perciò noi assolutamente non dobbiamo chiedere per primi di
far parte della Partnership. Altrimenti noi automaticamente perdiamo
la nostra vera forza, la superiorità morale che abbiamo come vittime
di una aggressione illegale, e ci collochiamo invece in una posizione
politica d'inferiorita'. In altre parole accetteremmo di trattare, a
condizioni ingiuste, per entrare a far parte della Partnership. Perciò
dobbiamo attendere che sia la NATO ad invitarci, sullo stesso piano
degli altri paesi nella regione. Il Governo ha fatto uno sbaglio di
metodo perché ha accettato di parlare a condizioni impari per entrare
a far parte della Partnership per la pace, ed in particolare perche'
ha bussato per primo alla porta della NATO.
La Macedonia dimostra che aderire alla Partnership per la pace non
soltanto non significa essere difesi dal pericolo estraneo, ma puo'
significare essere sottoposti ad un pericolo che proviene
dall'interno. La NATO ha difeso la Macedonia dalla Jugoslavia durante
l'aggressione ma non l'ha difesa dal pericolo terrorista -
separatista interno. Anzi l'ha istigato, legando cosi le mani alla
Macedonia che non puo' importare armi dall'estero fintantoché durano
gli scontri con i terroristi.
Dopo gli attacchi terroristici contro gli USA, tutti i paesi membri
della NATO si sono dovuti sottomettere all'art. 5 della Alleanza,
secondo il quale un attacco all'America e' contemporaneamente un
attacco a tutti loro. I Paesi membri sono automaticamente entrati in
allerta militare contro un non identificato nemico dell'America, che
sicuramente sarà individuato nell'Afganistan e forse in qualche altro
Stato. Se l'America lo chiede, i membri dell'Alleanza dovranno dare ad
essa l'aiuto militare.
Se un domani entriamo a far parte della NATO, dovremo seguire gli USA
e tutti gli altri nella guerra. Non dimentichiamo che i pericoli ora
per la NATO sono al di fuori dell'area europea. L'Afganistan non è nel
centro dell'attenzione soltanto a causa del terrorismo ma innanzitutto
per ragioni economiche. E' stato scoperto un grande giacimento di
petrolio e metano nell'est del Turkmenistan, e si progettano
l'oleodotto e il gasdotto che dovrebbero attraversare l'ovest
dell'Afganistan e il sud del Pakistan. Per realizzare ciò l'Afganistan
deve essere sotto controllo politicamente e militarmente, proprio come
è stato per la Jugoslavia quando è stata bombardata per poter essere
poi controllata.
Se entriamo nella NATO, dobbiamo sapere che saremo usati secondo la
volonta' altrui e questo non soltanto nelle vicinanze bensi', se
servira', anche nel bacino del Caspio, ed un domani forse anche
contro la Cina, o in qualche altro luogo. E' questo il nostro
interesse nazionale ?
Tutto questo sarebbe chiarito e giustificato in base a tutta la nostra
storia ? Siamo mai stati, noi, corpo di spedizione per gli altri ? E'
successo soltanto due volte. Marko Kraljevic [eroe popolare] dovette
combattere per i turchi, ed il despota Stefan Lazarevic dovette
combattere per il sultano Bajasit sotto l'Angora, perche' erano
vassalli. Noi, per fortuna, non siamo vassalli, ma ci stiamo
adoperando per diventarlo molto presto, ed ho paura che ad alcune
persone farebbe comodo di piu' se lo fossimo anziche' no. Noi non
dobbiamo ignorare che la NATO e' un dato di fatto politico-militare
enorme, in Europa e nel mondo, e particolarmente nella nostra regione.
Non dobbiamo trascurare questo nella politica corrente per il lungo
termine. E' difficile poter dire "no" a tutte le richieste e
pressioni della NATO e dell'America. Ma possiamo rispondere "si,
pero'", e far rimbalzare le pressioni da noi verso di loro. Noi siamo
per la NATO, ma quale NATO ? Siamo per una NATO europea, oppure per
una Europa della NATO ? Noi siamo per una NATO europea. Noi siamo per
un sistema di sicurezza continentale, nel quale tutti gli Stati
dell'Europa debbano essere sullo stesso piano e garantiti nella loro
sicurezza. Una simile NATO europea non rappresenterebbe una minaccia
verso gli Stati e verso i popoli delle altre regioni. La attuale NATO
invece rappresenta questo. Questo e' scritto sulla bandiera di
Washington. Non dobbiamo ingannarci.
Se dessimo una tale risposta, ci difenderemmo meglio dalle pressioni e
dalle contestazioni di chi dice che non vogliamo la NATO. In questo
caso, potremmo contare su di una alleanza attiva con Ucraina, Russia,
ed altri che vogliono ottenere la migliore risposta possibile dalla
NATO, e cioe' che essa garantisca uguale sicurezza a tutti in Europa,
e non "uguale per alcuni, e non per altri"... In questo modo potremmo
realizzare uno spazio di manovra ed acquisire il tempo necessario a
migliorare la nostra posizione in relazione alla NATO, che e' adesso
molto sfavorevole.
Non e' vero che essere membri dell'Unione Europea significhi essere
anche membri della NATO. Ci sono quattro o cinque membri dell'Unione
Europea che non pensano a diventare membri della NATO, ma si sentono
egualmente sicuri. L'Irlanda, la Finlandia, la Svezia, l'Austria, la
Svizzera sono fuori della NATO. Noi non siamo come loro, perche'
siamo stati bombardati, perche' ci e' stata sottratta una parte del
territorio, perche' continuano a ricattarci. Pero' dalla nostra
parte abbiamo il fattore morale. E' questa la nostra grande carta,
che dovremmo giocare, sulla quale potremmo contare per ottenere
comprensione e sostegno dagli altri. Se proprio dobbiamo in qualche
modo rappacificarci con l'America, e nell'attesa che la NATO diventi
europea, e' meglio che lo facciamo tramite un accordo bilaterale,
come lo fece la Spagna ai tempi di Franco, accordo tramite il quale
guadagnare tempo e tranquillizzare anche questa grande potenza, e nel
frattempo, insieme alla Russia, lottare per una NATO europea.

ARTEL GEOPOLITIKA

by www.artel.co.yu - <office@...>

1. IZLAGANJE SAMIJA SADOUNA, ambasadora Iraka u SRJ, O TERORIZMU I
TERORISTIMA
2. HUAN SANCHEZ MONRO, Ambasador Kube U SRJ: Terorizam - sta je to?


===1===

IZLAGANJE SAMIJA SADOUNA, ambasadora Iraka u SRJ,
O TERORIZMU I TERORISTIMA

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
OKRUGLI STO: MEDJUNARODNI TERORIZAM
22. januar 2002.

"Terorizam", "teroristi" i "dr?ava terora" su termini koji
su u?estali u opticaju, posebno od dogadjaja 11. septembra
u SAD-u i dalje - ubrzanim razvojem koji se zavrsio ratom
protiv Avganistana, koji je nazvan svetskim stecistem
terora.Rat koji se i dalje nastavlja uprkos stradanju na
desetine hiljada nevinih ljudi koji su ?rtve ameri?ke
masinerije smrti sa izgovorom "borba protiv terora i
terorista".
Mo?da posebo privla?i pa?nju ?injenica da uprkos poznatom
shvatanju i zna?enju, u re?enicima i politi?kim
enciklopedijama: zna?enje koje i sada vlada (ameri?ko
zna?enje) ovog termina, jer zbog velike u?estalosti preko
gigantskih ameri?kih i zapadnih medija gotovo da je pravo
shvatanje i zna?enje ovog termina izgubljeno posto su mu
amerikanci dali ruho koje odgovara njihovoj politici sa
ciljem (amerikanizacijom sveta), odnosno "ameri?kom
hegemonijom".
Terorista je onaj ko ne izrazi sau?es?e Americi i koji ne
ka?e Busu: "?ao mi je zbog doga|aja 11. septembra ... ";
terorista je ?ak i onaj koji je izrazio sau?es?e
porodicama ?rtava. Savet Busovoj administraciji da ne ?uri
sa optu?bama koje upu?uje ovamo ili onamo i da bude blaga
i precizna, i da bez ?urbe vrsi istragu radi otkrivanja
zlo?ina i da se razumno i mudro ponasa sticajem neoborivih
dokaza, i da izbegava ihitren odgovor nasiljem jer to samo
vodi do jos ve?eg nasilja, kao sto je uradio Irak uputivsi
tri poruke od strane predsednika Sadama Huseina vladarima
i narodima Amerike i Zapada.
Busova administracija svrstava ga u onu drugu grupu, a to
je grupa terorista. Prema ovakvom ameri?kom shvatanju
terorizma i terorista ameri?ki predsednik D?ord? Bus
mladji je podelio svet na dva dela i nema tre?eg, onog
koji je sa Amerikom protiv terorizma i nije terorista. Sa
druge strane imamo teroristu, a to su oni koji nisu
izrazili stav koji zna?i poni?enje i zadovoljava vladare
Bele ku?e. Zvuci zla prate ameri?ki rat ?ija je prva ?rtva
Avganistan na dugom i otovrenom spisku.
Ovo ameri?ko shvatanje terorizma i terorista, ne ?udi
ljude koji su upoznati sa istorijom i pravom slikom
Amerike i kako je ona nastala. Politi?ari i donosioci
odluka u Vasingtonu se di?e time da su nasilje i
kolonijalisti?ki ekspanzionizam deo ameri?kog nasledja na
kome po?iva SAD.
Ameri?ki analiti?ar za strateske studije Benjamin Swarter
daje primer isterivanja starosedelaca Amerike, Indijanaca
i okupiranje njihove zemlje. Ameri?ki lideri se ose?aju da
su superiorniji i da ceo svet mora da ih slusa i kle?i
pred njima, sto je i bivsi ameri?ki sekretar Olbrajtova
izrazila na Samitu 7 velikih 1997. g. kada je rekla: "Mi
stojimo na ve?oj visini i vidimo dalje od onog sto drugi
vide", i dodala: "Amerika je dr?ava bez koje svet ne mo?e
i svet mora prihvatiti univerzalno liderstvo".
Mo?da su okolnosti koje su sledile posle hladnog rata
pove?ale ose?aj siline kod vladara Vasingtona do te mere
da je Predsednik Sadam Husein opisao:
"To je sila koja je nadvladala ameri?ki um pa su izgubili
razum i da su se opili razornim, praznim i slepim
zadovoljstvom da svet poklekne i prihati njihove ruke".
Zatim su po?inili strasnu agresiju protiv Iraka 1991. g. i
nametnuli razornu blokadu koja jos traje. Posle toga
ameri?ki svetski terorizam se oslobodio i intevrenisao u
niz zemalja medju njima Somalija, Panama, Ruanda, Burundi,
?e?enija i Jugoslavija , na koju je uticao u raspar?avanju
na vise malih dr?ava i napao je zajedno sa NATO-om 1999.
g. i nametnuo katastrofalnu blokadu, sto je rezultiralo
razornim posledicama.
Ono sto je Amerika ?inila u razli?itim krajevima sveta od
kada je ostala sama na medjunarodnoj sceni kao lider
koriste?i svoju perfidnu snagu za tzv. "Novi svet" - to
Amerika ne naziva terorizmom i smatra ga potrebnim radi
zastite svog nacionalnog interesa?! A nju nije briga za
interese drugih. Tu se jasno pojavljuju i dupli standardi
u ameri?koj politici. Ko slepo slusa nju, je veliki
demokrata i nema veze sa terorizmom, iako je diktator, a
njegov re?im se ni najmanje ne bazira na demokratskim
principima slobode i postovanja ljudskih prava?! A ko se
ponosi svojom politi?kom voljom i brani nezavisnost i ?ast
svoje zemlje, Vasington ga stavlja na vrh spiska
terorista?! Isto kao sto se desilo bivsem predsedniku
Slobodanu Milosevi?u koji je poslat u Hag u opasnom
medjunarodnom presedanu. Mo?da jedan od na?ina
omalova?avanja celog sveta od strane vladara Vasingtona je
da Ameri?ki kongres stavlja nacionalni i lokalni zakon nad
medjunarodnim zakonom i medjunarodnom bilateralnom
saradnjom i zapo?eo saradnju sa dr?avama kao da pripadaju
Americi i nad njima primenjuje svoj lokalni zakon. Donosi
niz ilegalnih interventnih zakona, mdj|u njima Zakon o
dr?avama koje su se odmetnule od zakona, Zakon zastite
religije i verskih zajednica, Zakon o postovanju ljudskih
prava, Zakon o terorizmu i zemljama pokroviteljima
terorizma, Zakon o oslobadjanju Iraka koji predstavlja
otvoren primer zavere protiv Iraka. Medju ostalim izdatim
zakonima je jedan koji dozvoljava sudjenje optu?enih
terorista pred vojnim sudovima i Zakon o odobrenju
ameri?koj armiji da intevrenise u bilo kom delu sveta. Svi
ti zakoni su u stvari nepobitni dokazi je Amerika dr?ava
koja se bavi terorizmom kao i da je njen pokrovitelj,
upotrebljivaju?i svoju perfidnu snagu protiv onoga ko se
suprotstavqa njenoj politici ?iji je cilj apsolutna
dominacija nad svetom i njegovim bogatstvom.
Ko je osim Amerike poslao svoje vojne snage preko okeana
da bi bacili 110 000 tona bombi i projektila na ira?ki
narod i unistili svu infrastrukturu i pobili nevine ljude
i medju njima vise od 1, 25 miliona ira?ke dece agresijom
i strasnom trajnom blokadom?
Ko je upotrebio medjunarodno zabranjeno oru?je osiromaseni
uranijum protiv ira?kog i jugoslovenskog naroda?
Ko podr?ava i stiti izraelske cioniste pod rukovodstvom
Sarona koji svakog dana ubija nevinu decu naseg
nenaoru?anog palestinskog naroda, i rusi ku?e palestinskom
stanovnistvu? Zar to nije Amerika i njeni sateliti? Ti
njeni zlo?ini su pravi terorizam, i ona je prava dr?ava
pokrovitelj terorizma.
Kad pru?amo te dokaze to ne zna?i da smo protiv suzbijanja
terorizma. Niko u svetu vise od naseg miroljubivog naroda
ne stoji toliko protiv terorizma. Arapi i muslimani su
zagovornici mira, bezbednosti i stabilnosti. Islam je vera
vernosti, milosrdja, prijateljstva i mira, isto kao sto je
tolerantna hris?anska vera. Zato nasim narodima je najvise
potreban mir, sigurnost i stabilnost, zato sto smo trpeli
kroz istoriju nepravdu, agresiju i teror velikih dr?avnih
imperija.
Svetu je danas potrebno da definise koncepciju i zna?enje
terorizma pre preduzimanja bilo koje akcije pod plastom
"rat protiv terorizma", sto je Irak zatra?io na zadnjem
zasedanju generalne skupstine i na sastancima Arapske lige
i na drugim medjunarodnim skupovima, upozoravaju?i na
opasnost od raspustenosti bez kontrole, da ?e neke druge
sile upotrebiti to u skladu sa njihovim planovima,
namerama i interesima, kao sto to danas ?ini SAD u
razornom nepravednom ratu protiv avganistanskog
miroljubivog naroda i pretnjom drugim dr?avama radi
politi?kih obra?una razotkrivenim namerama i ciljevima.
Nacionalna i ljudska obaveza zahteva od svih dobrih u
svetu i svih ?asnih i rodoljubivih ozbiljnost u definiciji
i zna?enju i shvatanju terorizma, ina?e ?e lider novog
sveta i njemu sli?ni potopiti svet sa vise krvi nevinih u
ime suzbijanja terorizma.

DR. SAMI SADOUN
Ambasador Iraka u SRJ

===*===

HUAN SAN?EZ MONRO, Ambasador Kube U
SRJ:Terorizam- sta je to?

Izlaganje Ambasadora Kube u SRJ, Huan Sancez Monroa, na
okruglom stolu Beogradskog foruma na temu "Medjunarodni
terorizam"
22 januar 2002

Ja bih sa ovog mesta prvo hteo da izrazim svoju najdublju
zahvalnost rukovodstvu Beogradskog foruma koji me je
pozvao na ovaj okrugli sto.
Ovo je jedan akademski skup i zbog toga ne?u mnogo da
govorim o zvani?nom stavu Kube, iako ?u, naravno, dati
nekoliko zvani?nih stavova Kube. Umesto toga bih podelio
sa vama neka razmisljanja na akademskom planu, da bismo
bili podjednaki.
Mislim da ova rasprava ima izuzetan zna?aj jer se
?ove?anstvo nalazi na raskrsnici. Svi mi koji u ovom
tranutku ?ivimo na ovoj planeti, nesumnjivo odlu?ujemo o
sudbini ljudske vrste. Naravno, budu?nost ?ove?anstva nije
u bombama, ve? u inteligenciji. Skupovi, kao sto je ovaj,
doprinose tome da se obogati nasa inteligencija. Zbog toga
?ine deo nase borbe za o?uvanje ljudske vrste. Zbog toga
je i ova debata va?na jer na medjunarodnom planu postoji
jedno veliko odsustvo. A to je odsustvo jedne stvarne i
sadr?ajne definicije sta je to terorizam. A odsustvo takve
definicije nosi sa sobom razne opasnosti. A to je opasnost
da ta tema, ili taj fenomen, bude samo parcijalno ili
selektivno tretiran. Potrebna je jedna integralna vizija
problema terorizma. Danas to ne postoji. Svako ima svoju
viziju. Ali, ako svako ima svoju viziju, ne?emo se slo?iti
oko ove teme. A ta tema je ozbiljna i taj fenomen opasan.
Terorizam nije nov iako se kao fenomen javlja poslednjih
godina. Naravno, ta ?injenica ima veze sa svim onim sto se
desava u svetu, a posebno sa procesom globalizacije i sa
neoliberalnim na?inom koji se name?e tom procesu
globalizacije.
Terorizam nije stran pove?anju siromastva, ni
produbljivanju razlika izmedju siromasih i bogatih
zemalja. Nije stran ni koncentraciji bogatstva u malom
broju ruku. Niti prepotenciji glavne sile ili glavnih sila
sveta. Niti nametanju tudjih vrednosti drugim narodima. Na
primer, ovde se danas govorilo o islamskom
fundamentalizmu. Ja sam dosta razmisljao o tom fenomenu i
svaki put sam sve vise ubedjen da su islamski
fundamentalizam kao i neke aktivnosti ekstremne levice u
nekima od najsiromasnijih zemalja, odgovor odredjenih
sektora koji se opiru nametanju stranih vrednosti
njihovima. Ne mo?e se o?ekivati da muslimanski narodi
promene navike, na?in ?ivota, a da se nista ne dogodi i da
niko od njih ne reaguje protiv toga na neki na?in. Mislim
da je resenje tog problema u primeni principa postovanja
drugih. Mnogo se govori o toleranciji, ja sam protiv tog
termina. Niko ne mora nikoga da tolerise, ali svi treba da
se postujemo. Nedostatak postovanja drugoga je jedno od
glavnih zala sadasnjeg sveta. Veliki i mo?ni zamenjuju
postovanje prepotencijom. Ako im se nesto ne dopada u
Jugoslaviji, oni dodju i bombarduju. Ka?u da je ovde
ubijeno ne zna se koliko nedu?nih kosovskih Albanaca. A
niko ne govori o nedu?nim Srbima, a isto tako i Albancima
sa Kosova koje su ubile NATO bombe.
Ka?e se da su Bin Laden i Talibani ubili ?rtve u Wujorku,
Vasingtonu i Pensilvaniji. Vise od 4 hiljade nedu?nih je
poginulo u tom zaista divlja?kom aktu. Ali se ne ka?e
koliko je nedu?nih Avganistanaca ubijeno od ameri?kih
bombi. Niko tu ne izvla?i ra?unicu. Ta prepotencija vodi u
provaliju, a ne ka resenju problema terorizma.
Preduzet je rat da bi se uhvatila dva ?oveka za koje se ne
zna gde su. Masakriran je jedan narod bez ikakvog
rezultata. Kuba je od po?etka govorila da to nije na?in.
Ali je kubanski glas ostao usamqen u medjunarodnom
kontekstu. Svi su aplaudirali agresiji protiv Avganistana.
To je tu?no, ali je ?injenica. Ali osim toga, prepotencija
velikih ih je dovela do podsticanja terorizma. Danas se
pojavljuju teroristi?ke organizacije koje su delovale u
Jugoslaviji i koje je ameri?ka vlada sada zabranila. Iste
te organizacije kojima su oni pomagali.
U slu?aju Kube ne mo?e biti ilustrativnije. Nedavno smo u
Havani obele?ili 25 godisnjicu divlja?ke diverzije na
jednom avionu Cubane de Aviacion u toku leta. 78 nedu?nih
Kubanaca, Nikaragvanaca i Korejanaca su bili razneti u
komade u vazduhu, zbog bombe koju je postavila jedna
organizacija ?ije je sediste u Sjedinjenim Dr?avama.
Intelektualni autori tog zlo?ina su na slobodi u
Sjedinjenim Dr?avama. A materijalni izvrsilac tog zlo?ina
je od pre godinu i po dana zatvoren u Panami, i to je
gospodin Posada Cariles. Bio je uhva?en tokom organizacije
Iberoameri?kog samita u Panami dok je pripremao atentat na
predsednika Fidela Kastra. A njegov plan je bio da izvs{i
visestruko masovno ubistvo. Jer je usput mogao da ubije i
mnoge druge predsednike iz razli?itih zemalja koji su
prisustvovali Samitu. Danas ?ine sve napore da on bude
oslobodjen iz zatvora. Problem je u tome sto nije zgodno
da gospodin Posada Cariles govori i da se pojavi na sudu.
Vi ste isto tako sigurno ?uli za jedan lanac atentata koji
su pre dve-tri godine bili izvedeni u hotelima na Kubi.
Taj lanac atentata je lisio ?ivota jednog italijanskog
turistu, a nova sredstva koja su koris?ena za to poti?u od
jedne organizacije koja se nalazi u Sjedinjenim Dr?avama.
Niko od ?lanova te organizacije nije izveden pred sud. U
ovom trenutku se u Sjedinjenim Dr?avama nalaze petorica
kubanskih sunarodnika koji su osudjeni na vrlo stroge
kazne zbog tobo?weg zlo?ina spijuna?e, jer su kao deo
kubanske bezbednosti branili nas narod od teroristi?kih
akata.
To je politika dvostrukog morala koju u vezi sa tim
odr?avaju Sjedinjene Dr?ave. Tako da je tim putem, drugovi
i drugarice, jako tesko da se svet oslobodi terorizma i
jos vise da ?ove?anstvo pre?ivi.
Stav Kube o tome je jasan. Mi smo protiv terorizma ma
kakav da je i odakle god da poti?e. To nije stav koji se
izra?ava sada, posle 11. septembra. To je stav koji je
prvi put izra?en 18. oktobra 2000. godine tokom
Iberoameri?kog samita u Panami. Kuba je bila, i jos uvek
je zabrinuta, zbog problema terorizma. Mislimo da je to
pojava protiv koje se treba boriti, kao sto se bori protiv
droge, protiv ilegalnog prometa ljudi, protiv belog roblja
i mnogih drugih svetskih nesre?a koje su se, zahvaljuju?i
neoliberalnoj globalizaciji, pretvorile u socijalnu
pandemiju za ?ove?anstvo. U toj borbi je va?no da budemo
jedinstveni. I da diskutujemo. I da usaglasimo kriterijume
i konceprte, jer taj rat moramo da dobijemo idejama.
Hvala lepo.